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              |  | LIBRI STORICI |  |  Per trovare una parola premi il tasto F tenendo premuto il tasto Ctrl (CTRL+F) GIOSUÈ 1 [1] Dopo
        la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore disse a Giosuè, figlio
        di Nun, servo di Mosè:
 [2] "Mosè mio servo è morto; orsù, attraversa questo Giordano tu
        e tutto questo popolo, verso il paese che io dò loro, agli Israeliti.
 
 [3] Ogni luogo che calcherà la pianta dei vostri piedi, ve l'ho
        assegnato, come ho promesso a Mosè.
 
 [4] Dal deserto e dal Libano fino al fiume grande, il fiume Eufràte,
        tutto il paese degli Hittiti, fino al Mar Mediterraneo, dove tramonta il
        sole: tali saranno i vostri confini.
 
 [5] Nessuno potrà resistere a te per tutti i giorni della tua vita;
        come sono stato con Mosè, così sarò con te; non ti lascerò né ti
        abbandonerò.
 
 [6] Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in
        possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro.
 
 [7] Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta
        la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né
        a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua
        impresa.
 
 [8] Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo
        giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto;
        poiché allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo.
 
 [9] Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e
        non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu
        vada".
 
 [10] Allora Giosuè comandò agli scribi del popolo:
 
 [11] "Passate in mezzo all'accampamento e comandate al popolo:
        Fatevi provviste di viveri, poiché fra tre giorni voi passerete questo
        Giordano, per andare ad occupare il paese che il Signore vostro Dio vi dà
        in possesso".
 
 [12] Poi Giosuè disse ai Rubeniti, ai Gaditi e alla metà della tribù
        di Manàsse:
 
 [13] "Ricordatevi di ciò che vi ha ordinato Mosè, servo del
        Signore: Il Signore Dio vostro vi concede riposo e vi dà questo paese;
 
 [14] le vostre mogli, i vostri bambini e il vostro bestiame rimarranno
        nella terra che vi ha assegnata Mosè oltre il Giordano; voi tutti
        invece, prodi guerrieri, passerete ben armati davanti ai vostri
        fratelli, e li aiuterete,
 
 [15] finché il Signore conceda riposo ai vostri fratelli, come a voi, e
        anch'essi siano entrati in possesso del paese che il Signore Dio vostro
        assegna loro. Allora ritornerete e possederete la terra della vostra
        eredità, che Mosè, servo del Signore, diede a voi oltre il Giordano,
        ad oriente".
 
 [16] Essi risposero a Giosuè: "Faremo quanto ci hai ordinato e noi
        andremo dovunque ci manderai.
 
 [17] Come abbiamo obbedito in tutto a Mosè, così obbediremo a te; ma
        il Signore tuo Dio sia con te come è stato con Mosè.
 
 [18] Chiunque disprezzerà i tuoi ordini e non obbedirà alle tue parole
        in quanto ci comanderai, sarà messo a morte. Solo, sii forte e
        coraggioso".
 2 [1] In
        seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie,
        ingiungendo: "Andate, osservate il territorio e Gerico". Essi
        andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata
        Raab, dove passarono la notte.
 [2] Ma fu riferito al re di Gerico: "Ecco alcuni degli Israeliti
        sono venuti qui questa notte per esplorare il paese".
 
 [3] Allora il re di Gerico mandò a dire a Raab: "Fà uscire gli
        uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono
        venuti per esplorare tutto il paese".
 
 [4] Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose:
        "Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove
        fossero.
 
 [5] Ma quando stava per chiudersi la porta della città al cader della
        notte, essi uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli subito e li
        raggiungerete".
 
 [6] Essa invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti
        fra gli steli di lino che vi aveva accatastato.
 
 [7] Gli uomini li inseguirono sulla strada del Giordano verso i guadi e
        si chiuse la porta, dopo che furono usciti gli inseguitori.
 
 [8] Quelli non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro
        sulla terrazza
 
 [9] e disse loro: "So che il Signore vi ha assegnato il paese, che
        il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli
        abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi,
 
 [10] perché abbiamo sentito come il Signore ha prosciugato le acque del
        Mare Rosso davanti a voi, alla vostra uscita dall'Egitto e come avete
        trattato i due re Amorrèi, che erano oltre il Giordano, Sicon ed Og, da
        voi votati allo sterminio.
 
 [11] Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce
        di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in
        cielo e quaggiù sulla terra.
 
 [12] Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza,
        anche voi userete benevolenza alla casa di mio padre; datemi dunque un
        segno certo
 
 [13] che lascerete vivi mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie
        sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla
        morte".
 
 [14] Gli uomini le dissero: "A morte le nostre vite al posto
        vostro, purché non riveliate questo nostro affare; quando poi il
        Signore ci darà il paese, ti tratteremo con benevolenza e lealtà".
 
 [15] Allora essa li fece scendere con una corda dalla finestra, perché
        la sua casa era addossata al muro di cinta; infatti sulle mura aveva
        l'abitazione.
 
 [16] Disse loro: "Andate verso la montagna, perché non si
        imbattano in voi i vostri inseguitori e là rimarrete nascosti tre
        giorni fino al loro ritorno; poi andrete per la vostra strada".
 
 [17] Le risposero allora gli uomini: "Saremo sciolti da questo
        giuramento, che ci hai fatto fare, a queste condizioni:
 
 [18] quando noi entreremo nel paese, legherai questa cordicella di filo
        scarlatto alla finestra, per la quale ci hai fatto scendere e radunerai
        presso di te in casa tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la
        famiglia di tuo padre.
 
 [19] Chiunque allora uscirà dalla porta di casa tua, il suo sangue
        ricadrà sulla sua testa e noi non ne avremo colpa; chiunque invece sarà
        con te in casa, il suo sangue ricada sulla nostra testa, se gli si
        metterà addosso una mano.
 
 [20] Ma se tu rivelerai questo nostro affare, noi saremo liberi da ciò
        che ci hai fatto giurare".
 
 [21] Essa allora rispose: "Sia così secondo le vostre
        parole". Poi li congedò e quelli se ne andarono. Essa legò la
        cordicella scarlatta alla finestra.
 
 [22] Se ne andarono dunque e giunsero alla montagna dove rimasero tre
        giorni, finché non furono tornati gli inseguitori. Gli inseguitori li
        avevano cercati in ogni direzione senza trovarli.
 
 [23] I due uomini allora tornarono sui loro passi, scesero dalla
        montagna, passarono il Giordano e vennero da Giosuè, figlio di Nun, e
        gli raccontarono quanto era loro accaduto.
 
 [24] Dissero a Giosuè: "Dio ha messo nelle nostre mani tutto il
        paese e tutti gli abitanti del paese sono già disfatti dinanzi a
        noi".
 3 [1]
        Giosuè si mise all'opera di buon mattino; partirono da Sittim e
        giunsero al Giordano, lui e tutti gli Israeliti. Lì si accamparono
        prima di attraversare.
 [2] Trascorsi tre giorni, gli scribi passarono in mezzo all'accampamento
 
 [3] e diedero al popolo questo ordine: "Quando vedrete l'arca
        dell'alleanza del Signore Dio vostro e i sacerdoti leviti che la
        portano, voi vi muoverete dal vostro posto e la seguirete;
 
 [4] ma tra voi ed essa vi sarà la distanza di circa duemila cùbiti:
        non avvicinatevi. Così potrete conoscere la strada dove andare, perché
        prima d'oggi non siete passati per questa strada".
 
 [5] Poi Giosuè disse al popolo: "Santificatevi, poiché domani il
        Signore compirà meraviglie in mezzo a voi".
 
 [6] Giosuè disse ai sacerdoti: "Portate l'arca dell'alleanza e
        passate davanti al popolo". Essi portarono l'arca dell'alleanza e
        camminarono davanti al popolo.
 
 [7] Disse allora il Signore a Giosuè: "Oggi stesso comincerò a
        glorificarti agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che come sono
        stato con Mosè, così sarò con te.
 
 [8] Tu ordinerai ai sacerdoti che portano l'arca dell'alleanza: Quando
        sarete giunti alla riva delle acque del Giordano, voi vi
        fermerete".
 
 [9] Disse allora Giosuè agli Israeliti: "Avvicinatevi e ascoltate
        gli ordini del Signore Dio vostro".
 
 [10] Continuò Giosuè: "Da ciò saprete che il Dio vivente è in
        mezzo a voi e che, certo, scaccerà dinanzi a voi il Cananeo, l'Hittita,
        l'Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l'Amorreo e il Gebuseo.
 
 [11] Ecco l'arca dell'alleanza del Signore di tutta la terra passa
        dinanzi a voi nel Giordano.
 
 [12] Ora sceglietevi dodici uomini dalle tribù di Israele, un uomo per
        ogni tribù.
 
 [13] Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l'arca di Dio,
        Signore di tutta la terra, si poseranno sulle acque del Giordano, le
        acque del Giordano si divideranno; le acque che scendono dalla parte
        superiore si fermeranno come un solo argine".
 
 [14] Quando il popolo si mosse dalle sue tende per attraversare il
        Giordano, i sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza camminavano
        davanti al popolo.
 
 [15] Appena i portatori dell'arca furono arrivati al Giordano e i piedi
        dei sacerdoti che portavano l'arca si immersero al limite delle acque -
        il Giordano infatti durante tutti i giorni della mietitura è gonfio fin
        sopra tutte le sponde -
 
 [16] si fermarono le acque che fluivano dall'alto e stettero come un
        solo argine a grande distanza, in Adama, la città che è presso Zartan,
        mentre quelle che scorrevano verso il mare dell'Araba, il Mar Morto, se
        ne staccarono completamente e il popolo passò di fronte a Gerico.
 
 [17] I sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore si
        fermarono immobili all'asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto
        Israele passava all'asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di
        attraversare il Giordano.
 4 [1]
        Quando tutta la gente ebbe finito di attraversare il Giordano, il
        Signore disse a Giosuè:
 [2] "Sceglietevi dal popolo dodici uomini, un uomo per ogni tribù,
 
 [3] e comandate loro: Prendetevi dodici pietre da qui, in mezzo al
        Giordano, dal luogo dove stanno immobili i piedi dei sacerdoti;
        trasportatele con voi e deponetele nel luogo, dove vi accamperete questa
        notte".
 
 [4] Allora Giosuè convocò i dodici uomini, che aveva designati tra gli
        Israeliti, un uomo per ogni tribù,
 
 [5] e disse loro: "Passate davanti all'arca del Signore vostro Dio
        in mezzo al Giordano e caricatevi sulle spalle ciascuno una pietra,
        secondo il numero delle tribù degli Israeliti,
 
 [6] perché diventino un segno in mezzo a voi. Quando domani i vostri
        figli vi chiederanno: Che significano per voi queste pietre?
 
 [7] risponderete loro: Perché si divisero le acque del Giordano dinanzi
        all'arca dell'alleanza del Signore; mentre essa attraversava il
        Giordano, le acque del Giordano si divisero e queste pietre dovranno
        essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre".
 
 [8] Fecero dunque gli Israeliti come aveva comandato Giosuè, presero
        dodici pietre in mezzo al Giordano, secondo quanto aveva comandato il
        Signore a Giosuè, in base al numero delle tribù degli Israeliti, le
        trasportarono con sé verso l'accampamento e le deposero in quel luogo.
 
 [9] Giosuè fece collocare altre dodici pietre in mezzo al Giordano, nel
        luogo dove poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano l'arca
        dell'alleanza: esse si trovano là fino ad oggi.
 
 [10] I sacerdoti che portavano l'arca si erano fermati in mezzo al
        Giordano, finché fosse eseguito ogni ordine che il Signore aveva
        comandato a Giosuè di comunicare al popolo, e secondo tutte le
        prescrizioni di Mosè a Giosuè. Il popolo dunque si affrettò a
        passare.
 
 [11] Quando poi tutto il popolo ebbe terminato la traversata, passò
        l'arca del Signore e i sacerdoti, dinanzi al popolo.
 
 [12] Passarono i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di
        Manàsse, ben armati, davanti agli Israeliti, secondo quanto aveva
        comandato loro Mosè;
 
 [13] circa quarantamila, armati per la guerra, passarono davanti al
        Signore per il combattimento verso le steppe di Gerico.
 
 [14] In quel giorno il Signore glorificò Giosuè agli occhi di tutto
        Israele e lo temettero, come avevano temuto Mosè in tutti i giorni
        della sua vita.
 
 [15] Disse allora il Signore a Giosuè:
 
 [16] "Comanda ai sacerdoti che portano l'arca della testimonianza
        che salgano dal Giordano".
 
 [17] Giosuè comandò ai sacerdoti: "Salite dal Giordano".
 
 [18] Non appena i sacerdoti, che portavano l'arca dell'alleanza del
        Signore, furono saliti dal Giordano, mentre le piante dei piedi dei
        sacerdoti raggiungevano l'asciutto, le acque del Giordano tornarono al
        loro posto e rifluirono come prima su tutta l'ampiezza delle loro
        sponde.
 
 [19] Il popolo salì dal Giordano il dieci del primo mese e si accampò
        in Gàlgala, dalla parte orientale di Gerico.
 
 [20] Quelle dodici pietre che avevano portate dal Giordano, Giosuè le
        eresse in Gàlgala.
 
 [21] Si rivolse poi agli Israeliti: "Quando domani i vostri figli
        interrogheranno i loro padri: Che cosa sono queste pietre?,
 
 [22] farete sapere ai vostri figli: All'asciutto Israele ha attraversato
        questo Giordano,
 
 [23] poiché il Signore Dio vostro prosciugò le acque del Giordano
        dinanzi a voi, finché foste passati, come fece il Signore Dio vostro al
        Mare Rosso, che prosciugò davanti a noi finché non fummo passati;
 
 [24] perché tutti i popoli della terra sappiano quanto è forte la mano
        del Signore e temiate il Signore Dio vostro, per sempre".
 5 [1]
        Quando tutti i re degli Amorrèi, che sono oltre il Giordano ad
        occidente, e tutti i re dei Cananei, che erano presso il mare, seppero
        che il Signore aveva prosciugato le acque del Giordano davanti agli
        Israeliti, finché furono passati, si sentirono venir meno il cuore e
        non ebbero più fiato davanti agli Israeliti.
 [2] In quel tempo il Signore disse a Giosuè: "Fatti coltelli di
        selce e circoncidi di nuovo gli Israeliti".
 
 [3] Giosuè si fece coltelli di selce e circoncise gli Israeliti alla
        collina Aralot.
 
 [4] La ragione per cui Giosuè fece praticare la circoncisione è la
        seguente: tutto il popolo uscito dall'Egitto, i maschi, tutti gli uomini
        atti alla guerra, morirono nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto;
 
 [5] mentre tutto quel popolo che ne era uscito era circonciso, tutto il
        popolo nato nel deserto, dopo l'uscita dall'Egitto, non era circonciso.
 
 [6] Quarant'anni infatti camminarono gli Israeliti nel deserto, finché
        fu estinta tutta la nazione, cioè gli uomini atti alla guerra usciti
        dall'Egitto, i quali non avevano ascoltato la voce del Signore e ai
        quali il Signore aveva giurato di non mostrare loro quella terra, dove
        scorre latte e miele, che il Signore aveva giurato ai padri di darci,
 
 [7] ma al loro posto fece sorgere i loro figli e questi circoncise Giosuè;
        non erano infatti circoncisi perché non era stata fatta la
        circoncisione durante il viaggio.
 
 [8] Quando si terminò di circoncidere tutta la nazione, rimasero al
        loro posto nell'accampamento finché furono guariti.
 
 [9] Allora il Signore disse a Giosuè: "Oggi ho allontanato da voi
        l'infamia d'Egitto". Quel luogo si chiamò Gàlgala fino ad oggi.
 
 [10] Si accamparono dunque in Gàlgala gli Israeliti e celebrarono la
        pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gerico.
 
 [11] Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione,
        azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
 
 [12] La manna cessò il giorno dopo, come essi ebbero mangiato i
        prodotti della terra e non ci fu più manna per gli Israeliti; in
        quell'anno mangiarono i frutti della terra di Cànaan.
 
 [13] Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un
        uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè
        si diresse verso di lui e gli chiese: "Tu sei per noi o per i
        nostri avversari?".
 
 [14] Rispose: "No, io sono il capo dell'esercito del Signore.
        Giungo proprio ora". Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si
        prostrò e gli disse: "Che dice il mio signore al suo servo?".
 
 [15] Rispose il capo dell'esercito del Signore a Giosuè: "Togliti
        i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è
        santo". Giosuè così fece.
 6 [1] Ora
        Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e
        nessuno entrava.
 [2] Disse il Signore a Giosuè: "Vedi, io ti metto in mano Gerico e
        il suo re. Voi tutti prodi guerrieri,
 
 [3] tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il
        circuito della città una volta. Così farete per sei giorni.
 
 [4] Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti
        all'arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette
        volte e i sacerdoti suoneranno le trombe.
 
 [5] Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il
        suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di
        guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà,
        ciascuno diritto davanti a sé".
 
 [6] Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro:
        "Portate l'arca dell'alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe
        di corno d'ariete davanti all'arca del Signore".
 
 [7] Disse al popolo: "Mettetevi in marcia e girate intorno alla
        città e il gruppo armato passi davanti all'arca del Signore".
 
 [8] Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che
        portavano le sette trombe d'ariete davanti al Signore, si mossero e
        suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva;
 
 [9] l'avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la
        retroguardia seguiva l'arca; si procedeva a suon di tromba.
 
 [10] Al popolo Giosuè aveva ordinato: "Non urlate, non fate neppur
        sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò:
        Lanciate il grido di guerra, allora griderete".
 
 [11] L'arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito
        una volta, poi tornarono nell'accampamento e passarono la notte
        nell'accampamento.
 
 [12] Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l'arca del
        Signore;
 
 [13] i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti
        all'arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l'avanguardia li
        precedeva e la retroguardia seguiva l'arca del Signore; si marciava a
        suon di tromba.
 
 [14] Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e
        tornarono poi all'accampamento. Così fecero per sei giorni.
 
 [15] Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e
        girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in
        quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città.
 
 [16] Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè
        disse al popolo: "Lanciate il grido di guerra perché il Signore
        mette in vostro potere la città.
 
 [17] La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per
        il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei
        nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati.
 
 [18] Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché,
        mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che
        è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio
        l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia.
 
 [19] Tutto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa
        sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore".
 
 [20] Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le
        trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un
        grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo
        allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e
        occuparono la città.
 
 [21] Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere
        che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e
        perfino il bue, l'ariete e l'asino.
 
 [22] Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse:
        "Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto
        le appartiene, come le avete giurato".
 
 [23] Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Raab, suo padre,
        sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire
        tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell'accampamento di
        Israele.
 
 [24] Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l'argento,
        l'oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa
        del Signore.
 
 [25] Giosuè però lasciò in vita Raab, la prostituta, la casa di suo
        padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad
        oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a
        Gerico.
 
 [26] In quella circostanza Giosuè fece giurare: "Maledetto davanti
        al Signore l'uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gerico!
        Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne
        erigerà le porte!".
 
 [27] Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese.
 7 [1] Gli
        Israeliti si resero colpevoli di violazione quanto allo sterminio: Acan,
        figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di
        Giuda, si impadronì di quanto era votato allo sterminio e allora la
        collera del Signore si accese contro gli Israeliti.
 [2] Giosuè inviò uomini di Gerico ad Ai, che è presso Bet-Aven, ad
        oriente di Betel. Disse loro: "Andate a esplorare la regione".
        Gli uomini andarono a esplorare Ai.
 
 [3] Poi ritornarono da Giosuè e gli dissero: "Non vada tutto il
        popolo; vadano all'assalto due o tremila uomini per espugnare Ai; non
        impegnateci tutto il popolo, perché sono pochi".
 
 [4] Vi andarono allora del popolo circa tremila uomini, ma si diedero
        alla fuga dinanzi agli uomini di Ai.
 
 [5] Gli uomini di Ai ne uccisero circa trentasei, li inseguirono davanti
        alla porta fino a Sebarim e li colpirono nella discesa. Allora al popolo
        venne meno il cuore e si sciolse come acqua.
 
 [6] Giosuè si stracciò le vesti, si prostrò con la faccia a terra
        davanti all'arca del Signore fino alla sera e con lui gli anziani di
        Israele e sparsero polvere sul loro capo.
 
 [7] Giosuè esclamò: "Signore Dio, perché hai fatto passare il
        Giordano a questo popolo, per metterci poi nelle mani dell'Amorreo e
        distruggerci? Se avessimo deciso di stabilirci oltre il Giordano!
 
 [8] Perdonami, Signore: che posso dire, dopo che Israele ha voltato le
        spalle ai suoi nemici?
 
 [9] Lo sapranno i Cananei e tutti gli abitanti della regione, ci
        accerchieranno e cancelleranno il nostro nome dal paese. E che farai tu
        per il tuo grande nome?".
 
 [10] Rispose il Signore a Giosuè: "Alzati, perché stai prostrato
        sulla faccia?
 
 [11] Israele ha peccato. Essi hanno trasgredito l'alleanza che avevo
        loro prescritto e hanno preso ciò che era votato allo sterminio: hanno
        rubato, hanno dissimulato e messo nei loro sacchi!
 
 [12] Gli Israeliti non potranno resistere ai loro nemici, volteranno le
        spalle ai loro nemici, perché sono incorsi nello sterminio. Non sarò
        più con voi, se non eliminerete da voi chi è incorso nello sterminio.
 
 [13] Orsù, santifica il popolo.
 Dirai: Santificatevi per domani, perché dice il Signore, Dio di
        Israele: Uno votato allo sterminio è in mezzo a te, Israele; tu non
        potrai resistere ai tuoi nemici, finché non eliminerete da voi chi è
        votato allo sterminio.
 
 [14] Vi accosterete dunque domattina secondo le vostre tribù; la tribù
        che il Signore avrà designato con la sorte si accosterà per famiglie e
        la famiglia che il Signore avrà designata si accosterà per case; la
        casa che il Signore avrà designata si accosterà per individui;
 
 [15] colui che risulterà votato allo sterminio sarà bruciato dal fuoco
        con quanto è suo, perché ha trasgredito l'alleanza del Signore e ha
        commesso un'infamia in Israele".
 
 [16] Giosuè si alzò di buon mattino e fece accostare Israele secondo
        le sue tribù e fu designata dalla sorte la tribù di Giuda.
 
 [17] Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia
        degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e
        fu designato Zabdi;
 
 [18] fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte
        Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù
        di Giuda.
 
 [19] Disse allora Giosuè ad Acan: "Figlio mio, dà gloria al
        Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai
        fatto, non me lo nascondere".
 
 [20] Rispose Acan a Giosuè: "In verità, proprio io ho peccato
        contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e quest'altro.
 
 [21] Avevo visto nel bottino un bel mantello di Sennaar, duecento sicli
        d'argento e un lingotto d'oro del peso di cinquanta sicli; ne sentii
        bramosia e li presi ed eccoli nascosti in terra in mezzo alla mia tenda
        e l'argento è sotto".
 
 [22] Giosuè mandò allora messaggeri che corsero alla tenda, ed ecco
        tutto era nascosto nella tenda e l'argento era sotto.
 
 [23] Li presero dalla tenda, li portarono a Giosuè e a tutti gli
        Israeliti e li deposero davanti al Signore.
 
 [24] Giosuè allora prese Acan di Zerach e l'argento, il mantello, il
        lingotto d'oro, i suoi figli, le sue figlie, il suo bue, il suo asino,
        le sue pecore, la sua tenda e quanto gli apparteneva. Tutto Israele lo
        seguiva ed egli li condusse alla valle di Acòr.
 
 [25] Giosuè disse: "Come tu hai portato sventura a noi, così il
        Signore oggi la porti a te!". Tutto Israele lo lapidò, li
        bruciarono tutti e li uccisero tutti a sassate.
 
 [26] Eressero poi sul posto un gran mucchio di pietre, che esiste fino
        ad oggi. Il Signore allora desistette dal suo tremendo sdegno. Per
        questo quel luogo si chiama fino ad oggi Valle di Acòr.
 8 [1] Il
        Signore disse a Giosuè: "Non temere e non abbatterti. Prendi con
        te tutti i guerrieri. Su, và contro Ai. Vedi, io ti metto in mano il re
        di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo territorio.
 [2] Farai ad Ai e al suo re come hai fatto a Gerico e al suo re;
        tuttavia prenderete per voi il suo bottino e il suo bestiame. Tendi un
        agguato contro Ai, dietro ad essa".
 
 [3] Giosuè dunque e tutti quelli del popolo atti alla guerra si
        accinsero ad assalire Ai; Giosuè scelse trentamila uomini, guerrieri
        valenti, li inviò di notte
 
 [4] e comandò loro: "State attenti: voi tenderete un agguato
        contro la città, dietro ad essa. Non allontanatevi troppo dalla città
        e state tutti pronti.
 
 [5] Io, con tutta la gente, mi avvicinerò alla città. Ora, quando essi
        usciranno contro di noi come l'altra volta, noi fuggiremo davanti a
        loro.
 
 [6] Essi usciranno ad inseguirci finché noi li avremo tirati lontani
        dalla città, perché diranno: Fuggono davanti a noi come l'altra volta!
        Mentre noi fuggiremo davanti a loro,
 
 [7] voi balzerete dall'agguato e occuperete la città e il Signore
        vostro Dio la metterà in vostro potere.
 
 [8] Come l'avrete in potere, appiccherete il fuoco alla città: farete
        secondo il comando del Signore. Fate attenzione! Questo è il mio
        comando".
 
 [9] Giosuè allora li inviò ed essi andarono al luogo dell'agguato e si
        posero fra Betel e Ai, ad occidente di Ai; Giosuè passò quella notte
        in mezzo al popolo.
 
 [10] Si alzò di buon mattino, passò in rassegna il popolo e andò con
        gli anziani di Israele alla testa del popolo verso Ai.
 
 [11] Tutti quelli del popolo atti alla guerra, che erano con lui,
        salendo avanzarono e arrivarono di fronte alla città e si accamparono a
        nord di Ai. Tra Giosuè e Ai c'era di mezzo la valle.
 
 [12] Prese circa cinquemila uomini e li pose in agguato tra Betel e Ai,
        ad occidente della città.
 
 [13] Il popolo pose l'accampamento a nord di Ai mentre l'agguato era ad
        occidente della città; Giosuè andò quella notte in mezzo alla valle.
 
 [14] Non appena il re di Ai si accorse di ciò, gli uomini della città
        si alzarono in fretta e uscirono per il combattimento incontro ad
        Israele, il re con tutto il popolo, verso il pendio di fronte all'Araba.
        Egli non s'accorse che era teso un agguato contro di lui dietro la città.
 
 [15] Giosuè e tutto Israele si diedero per vinti dinanzi a loro e
        fuggirono per la via del deserto.
 
 [16] Tutta la gente che era dentro la città corse ad inseguirli;
        inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città.
 
 [17] Non ci rimase in Ai nessuno che non inseguisse Israele e così
        lasciarono aperta la città per inseguire Israele.
 
 [18] Disse allora il Signore a Giosuè: "Tendi verso la città il
        giavellotto che tieni in mano, perché io te la metto nelle mani".
        Giosuè tese il giavellotto, che teneva in mano, verso la città.
 
 [19] Come ebbe stesa la mano, quelli che erano in agguato balzarono
        subito dal loro nascondiglio, entrarono di corsa nella città, la
        occuparono e s'affrettarono ad appiccarvi il fuoco.
 
 [20] Gli uomini di Ai si voltarono indietro ed ecco videro che il fumo
        della città si alzava verso il cielo. Allora non ci fu più possibilità
        per loro di fuggire in alcuna direzione, mentre il popolo che fuggiva
        verso il deserto si rivolgeva contro quelli che lo inseguivano.
 
 [21] Infatti Giosuè e tutto Israele s'erano accorti che il gruppo in
        agguato aveva occupata la città e che il fumo della città si era
        levato; si voltarono dunque indietro e colpirono gli uomini di Ai.
 
 [22] Anche gli altri uscirono dalcirono dalla città contro di loro, e
        così i combattenti di Ai si trovarono in mezzo agli Israeliti, avendoli
        da una parte e dall'altra. Li colpirono finché non rimase nessun
        superstite e fuggiasco.
 
 [23] Il re di Ai lo presero vivo e lo condussero da Giosuè.
 
 [24] Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai
        nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti
        fino all'ultimo furono caduti sotto i colpi della spada, gli Israeliti
        si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada.
 
 [25] Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila,
        tutti di Ai.
 
 [26] Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché
        non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai.
 
 [27] Gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Giosuè,
        trattennero per sé soltanto il bestiame e il bottino della città.
 
 [28] Poi Giosuè incendiò Ai e ne fece una rovina per sempre, una
        desolazione fino ad oggi.
 
 [29] Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar
        del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall'albero;
        lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra
        un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi.
 
 [30] In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di
        Israele, sul monte Ebal,
 
 [31] secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli
        Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di
        pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra
        olocausti e si offrirono sacrifici di comunione.
 
 [32] In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè,
        che questi aveva scritto per gli Israeliti.
 
 [33] Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici,
        forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra
        dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca
        dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra
        metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del
        Signore, per benedire il popolo di Israele.
 
 [34] Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la
        maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge.
 
 [35] Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non
        leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i
        fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro.
 9 [1] Non
        appena ebbero udito questi fatti, tutti i re che si trovavano oltre il
        Giordano, nella zona montuosa, nel bassopiano collinoso e lungo tutto il
        litorale del Mar Mediterraneo verso il Libano, gli Hittiti, gli Amorrèi,
        i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei,
 [2] si allearono per far guerra di comune accordo contro Giosuè e
        Israele.
 
 [3] Invece gli abitanti di Gàbaon, quando ebbero sentito ciò che Giosuè
        aveva fatto a Gerico e ad Ai,
 
 [4] ricorsero da parte loro ad un'astuzia: andarono a rifornirsi di
        vettovaglie, presero sacchi sdrusciti per i loro asini, otri di vino
        consunti, rotti e rappezzati,
 
 [5] si misero ai piedi sandali strappati e ricuciti, addosso vestiti
        logori. Tutto il pane della loro provvigione era secco e sbriciolato.
 
 [6] Andarono poi da Giosuè all'accampamento di Gàlgala e dissero a lui
        e agli Israeliti: "Veniamo da un paese lontano; stringete con noi
        un'alleanza".
 
 [7] La gente di Israele rispose loro: "Forse abitate in mezzo a noi
        e come possiamo stringere alleanza con voi?".
 
 [8] Risposero a Giosuè: "Noi siamo tuoi servi!" e Giosuè
        chiese loro: "Chi siete e da dove venite?".
 
 [9] Gli risposero: "I tuoi servi vengono da un paese molto lontano,
        a causa del nome del Signore Dio tuo, poiché abbiamo udito della sua
        fama, di quanto ha fatto in Egitto,
 
 [10] di quanto ha fatto ai due re degli Amorrèi, che erano oltre il
        Giordano, a Sicon, re di Chesbòn, e ad Og, re di Basan, che era ad
        Astarot.
 
 [11] Ci dissero allora i nostri vecchi e tutti gli abitanti del nostro
        paese: Rifornitevi di provviste per la strada, andate loro incontro e
        dite loro: Noi siamo servi vostri, stringete dunque un'alleanza con noi.
 
 [12] Questo è il nostro pane: caldo noi lo prendemmo come provvista
        nelle nostre case quando uscimmo per venire da voi e ora eccolo secco e
        ridotto in briciole;
 
 [13] questi otri di vino, che noi riempimmo nuovi, eccoli rotti e questi
        nostri vestiti e i nostri sandali sono consunti per il cammino molto
        lungo".
 
 [14] La gente allora prese le loro provviste senza consultare l'oracolo
        del Signore.
 
 [15] Giosuè fece pace con loro e stipulò l'alleanza di lasciarli
        vivere; i capi della comunità s'impegnarono verso di loro con
        giuramento.
 
 [16] Tre giorni dopo avere stipulato con essi il patto, gli Israeliti
        vennero a sapere che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a
        loro.
 
 [17] Allora gli Israeliti partirono e il terzo giorno entrarono nelle
        loro città: le loro città erano Gàbaon, Chefira, Beerot e
        Kiriat-Iarim.
 
 [18] Ma gli Israeliti non li uccisero, perché i capi della comunità
        avevano loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e tutta la comunità
        si lamentò dei capi.
 
 [19] Dissero allora tutti i capi dell'intera comunità: "Noi
        abbiamo loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e ora non possiamo
        colpirli.
 
 [20] Faremo loro questo: li lasceremo vivere e così non ci sarà su di
        noi lo sdegno, a causa del giuramento che abbiamo loro prestato".
 
 [21] Ma aggiunsero i capi: "Vivano pure, siano però tagliatori di
        legna e portatori d'acqua per tutta la comunità". Come i capi
        ebbero loro parlato,
 
 [22] Giosuè chiamò i Gabaoniti e disse loro: "Perché ci avete
        ingannati, dicendo: Noi abitiamo molto lontano da voi, mentre abitate in
        mezzo a noi?
 
 [23] Orbene voi siete maledetti e nessuno di voi cesserà di essere
        schiavo e di tagliar legna e di portare acqua per la casa del mio
        Dio".
 
 [24] Risposero a Giosuè e dissero: "Era stato riferito ai tuoi
        servi quanto il Signore Dio tuo aveva ordinato a Mosè suo servo, di
        dare cioè a voi tutto il paese e di sterminare dinanzi a voi tutti gli
        abitanti del paese; allora abbiamo avuto molto timore per le nostre vite
        a causa vostra e perciò facemmo tal cosa.
 
 [25] Ora eccoci nelle tue mani, trattaci pure secondo quanto è buono e
        giusto ai tuoi occhi".
 
 [26] Li trattò allora in questo modo: li salvò dalla mano degli
        Israeliti, che non li uccisero;
 
 [27] e in quel giorno, Giosuè li costituì tagliatori di legna e
        portatori di acqua per la comunità e per l'altare del Signore, nel
        luogo che Egli avrebbe scelto, fino ad oggi.
 10 [1]
        Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva
        preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a
        Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di
        Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in
        mezzo a loro,
 [2] ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più
        grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi.
 
 [3] Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di
        Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di
        Eglon:
 
 [4] "Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto
        pace con Giosuè e con gli Israeliti".
 
 [5] Quelli si unirono e i cinque re amorrèi, il re di Gerusalemme, il
        re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero
        con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero
        battaglia.
 
 [6] Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè,
        all'accampamento di Gàlgala: "Non privare del tuo aiuto i tuoi
        servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati
        contro di noi tutti i re degli Amorrèi, che abitano sulle
        montagne".
 
 [7] Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i
        prodi guerrieri.
 
 [8] Allora il Signore disse a Giosuè: "Non aver paura di loro,
        perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a
        te".
 
 [9] Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva
        marciato, partendo da Gàlgala.
 
 [10] Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele,
        che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la
        salita di Bet-Coron e li battè fino ad Azekà e fino a Makkeda.
 
 [11] Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di
        Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre
        fino ad Azekà e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della
        grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la
        spada.
 
 [12] Allora, quando il Signore mise gli Amorrèi nelle mani degli
        Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:
 "Sole, fèrmati in Gàbaon
 e tu, luna, sulla valle di Aialon".
 
 [13] Si fermò il sole
 e la luna rimase immobile
 finché il popolo non si vendicò dei nemici.
 Non è forse scritto nel libro del Giusto: "Stette fermo il sole in
        mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.
 
 [14] Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva
        ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva
        per Israele"?
 
 [15] Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all'accampamento di Gàlgala.
 
 [16] Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in
        Makkeda.
 
 [17] Fu portata a Giosuè la notizia: "Sono stati trovati i cinque
        re, nascosti nella grotta in Makkeda".
 
 [18] Disse loro Giosuè: "Rotolate grosse pietre contro l'entrata
        della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli.
 
 [19] Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli
        nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città,
        perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani".
 
 [20] Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro
        una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti
        ed entrati nelle fortezze,
 
 [21] ritornò tutto il popolo all'accampamento presso Giosuè, in
        Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti.
 
 [22] Disse allora Giosuè: "Aprite l'ingresso della grotta e fatemi
        uscire dalla grotta quei cinque re".
 
 [23] Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re,
        il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e
        il re di Eglon.
 
 [24] Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli
        convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano
        marciato con lui: "Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di
        questi re!". Quelli s'accostarono e posero i piedi sul loro collo.
 
 [25] Disse loro Giosuè: "Non temete e non spaventatevi! Siate
        forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici,
        contro cui dovrete combattere".
 
 [26] Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a
        cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera.
 
 [27] All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli
        alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse
        pietre all'ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi.
 
 [28] Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di
        spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che
        era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come
        aveva trattato il re di Gerico.
 
 [29] Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse
        guerra contro Libna.
 
 [30] Il Signore mise anch'essa e il suo re in potere di Israele, che la
        passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi
        lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re
        di Gerico.
 
 [31] Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si
        accampò contro di essa e le mosse guerra.
 
 [32] Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il
        secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che
        era in essa, come aveva fatto a Libna.
 
 [33] Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di
        Ghezer, e Giosuè battè lui e il suo popolo, fino a non lasciargli
        alcun superstite.
 
 [34] Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si
        accamparono contro di essa e le mossero guerra.
 
 [35] In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono
        allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa,
        come aveva fatto a Lachis.
 
 [36] Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le
        mossero guerra.
 
 [37] La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i
        suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun
        superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni
        essere vivente che era in essa.
 
 [38] Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse
        guerra.
 
 [39] La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil
        di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa;
        non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva
        trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re.
 
 [40] Così Giosuè battè tutto il paese: le montagne, il Negheb, il
        bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e
        votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il
        Signore, Dio di Israele.
 
 [41] Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di
        Gosen fino a Gàbaon.
 
 [42] Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta,
        perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele.
 
 [43] Poi Giosuè con tutto Israele tornò all'accampamento di Gàlgala.
 11 [1]
        Quando Iabin, re di Cazor, seppe queste cose, ne informò Iobab, il re
        di Madon, il re di Simron, il re di Acsaf
 [2] e i re che erano al nord, sulle montagne, nell'Araba a sud di
        Chinarot, nel bassopiano e sulle colline di Dor dalla parte del mare.
 
 [3] I Cananei erano a oriente e a occidente, gli Amorrèi, gli Hittiti,
        i Perizziti, i Gebusei erano sulle montagne e gli Evei erano al di sotto
        dell'Ermon nel paese di Mizpa.
 
 [4] Allora essi uscirono con tutti i loro eserciti: un popolo numeroso,
        come la sabbia sulla riva del mare, con cavalli e carri in gran quantità.
 
 [5] Si unirono tutti questi re e vennero ad accamparsi insieme presso le
        acque di Merom, per combattere contro Israele.
 
 [6] Allora il Signore disse a Giosuè: "Non temerli, perché domani
        a quest'ora io li mostrerò tutti trafitti davanti ad Israele. Taglierai
        i garretti ai loro cavalli e appiccherai il fuoco ai loro carri".
 
 [7] Giosuè con tutti i suoi guerrieri li raggiunse presso le acque di
        Merom d'improvviso e piombò su di loro.
 
 [8] Il Signore li mise in potere di Israele, che li battè e li inseguì
        fino a Sidone la Grande, fino a Misrefot-Maim e fino alla valle di Mizpa
        ad oriente. Li batterono fino a non lasciar loro neppure un superstite.
 
 [9] Giosuè fece loro come gli aveva detto il Signore: tagliò i
        garretti ai loro cavalli e appiccò il fuoco ai loro carri.
 
 [10] In quel tempo Giosuè ritornò e prese Cazor e passò a fil di
        spada il suo re, perché prima Cazor era stata la capitale di tutti quei
        regni.
 
 [11] Passò a fil di spada ogni essere vivente che era in essa,
        votandolo allo sterminio; non lasciò nessuno vivo e appiccò il fuoco a
        Cazor.
 
 [12] Giosuè prese tutti quei re e le oro città, passandoli a fil di
        spada; li votò allo sterminio, come aveva comandato Mosè, servo del
        Signore.
 
 [13] Tuttavia Israele non incendiò nessuna delle città erette sui
        colli, fatta eccezione per la sola Cazor, che Giosuè incendiò.
 
 [14] Gli Israeliti presero tutto il bottino di queste città e il
        bestiame; solo passarono a fil di spada tutti gli uomini fino a
        sterminarli; non lasciarono nessuno vivo.
 
 [15] Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a
        Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva
        comandato il Signore a Mosè.
 
 [16] Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il
        Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l'Araba e le montagne di
        Israele con il loro bassopiano.
 
 [17] Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del
        Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise
        a morte.
 
 [18] Per molti giorni Giosuè mosse guerra a tutti questi re.
 
 [19] Non ci fu città che avesse fatto pace con gli Israeliti, eccetto
        gli Evei che abitavano Gàbaon: si impadronirono di tutti con le armi.
 
 [20] Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse
        nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che
        trovassero grazia, e per annientarli, come aveva comandato il Signore a
        Mosè.
 
 [21] In quel tempo Giosuè si mosse per eliminare gli Anakiti dalle
        montagne, da Ebron, da Debir, da Anab, da tutte le montagne di Giuda e
        da tutte le montagne di Israele. Giosuè li votò allo sterminio con le
        loro città.
 
 [22] Non rimase un Anakita nel paese degli Israeliti; solo ne rimasero a
        Gaza, a Gat e ad Asdòd.
 
 [23] Giosuè si impadronì di tutta la regione, come aveva detto il
        Signore a Mosè, e Giosuè la diede in possesso ad Israele, secondo le
        loro divisioni per tribù. Poi il paese non ebbe più la guerra.
 12 [1]
        Questi sono i re del paese, che gli Israeliti sconfissero e del cui
        territorio entrarono in possesso, oltre il Giordano, ad oriente, dal
        fiume Arnon al monte Ermon, con tutta l'Araba orientale.
 [2] Sicon, re degli Amorrèi che abitavano in Chesbòn; il suo dominio
        cominciava da Aroer, situata sul margine della valle del torrente Arnon,
        incluso il centro del torrente, e comprendeva la metà di Gàlaad fino
        al torrente Iabbok, lungo il confine dei figli di Ammon
 
 [3] e inoltre l'Araba fino alla riva orientale del mare di Kinarot e
        fino alla riva orientale dell'Araba, cioè il Mar Morto, in direzione di
        Bet-Iesimot e più a sud, fin sotto le pendici del Pisga.
 
 [4] Inoltre Og, re di Basan, proveniente da un residuo di Refaim, che
        abitava in Astarot e in Edrei,
 
 [5] dominava le montagne dell'Ermon e Salca e tutto Basan sino al
        confine dei Ghesuriti e dei Maacatiti, inoltre metà di Gàlaad sino al
        confine di Sicon re di Chesbòn.
 
 [6] Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè,
        servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà
        della tribù di Manàsse.
 
 [7] Questi sono i re del paese che Giosuè e gli Israeliti sconfissero,
        al di qua del Giordano ad occidente, da Baal-Gad nella valle del Libano
        fino al monte Calak, che sale verso Seir, e di cui Giosuè diede il
        possesso alle tribù di Israele secondo le loro divisioni,
 
 [8] sulle montagne, nel bassopiano, nell'Araba, sulle pendici, nel
        deserto e nel Negheb: gli Hittiti, gli Amorrèi, i Cananei, i Perizziti,
        gli Evei e i Gebusei:
 
 [9] il re di Gerico, uno; il re di Ai, che è presso Betel, uno;
 
 [10] il re di Gerusalemme, uno; il re di Ebron, uno;
 
 [11] il re di Iarmut, uno; il re di Lachis, uno;
 
 [12] il re di Eglon, uno; il re di Ghezer, uno;
 
 [13] il re di Debir, uno; il re di Gheder, uno;
 
 [14] il re di Corma, uno; il re di Arad, uno;
 
 [15] il re di Libna, uno; il re di Adullàm, uno;
 
 [16] il re di Makkeda, uno; il re di Betel, uno;
 
 [17] il re di Tappuach, uno; il re di Efer, uno;
 
 [18] il re di Afek, uno; il re di Sarom, uno;
 
 [19] il re di Madon, uno; il re di Cazor, uno;
 
 [20] il re di Simron-Meroon, uno; il re di Acsaf, uno;
 
 [21] il re di Taanach, uno; il re di Meghiddo, uno;
 
 [22] il re di Kades, uno; il re di Iokneam del Carmelo, uno;
 
 [23] il re di Dor, sulla collina di Dor, uno;
 il re delle genti di Gàlgala, uno;
 
 [24] il re di Tirza, uno. In tutto trentun re.
 13 [1]
        Quando Giosuè fu vecchio e avanti negli anni, il Signore gli disse:
        "Tu sei diventato vecchio, avanti negli anni e rimane molto
        territorio da occupare.
 [2] Questo è il paese rimasto: tutti i distretti dei Filistei e tutto
        il territorio dei Ghesuriti,
 
 [3] dal Sicor, che è sulla frontiera dell'Egitto, fino al territorio di
        Ekron, al nord, che è ritenuto cananeo, i cinque principati dei
        Filistei: quello di Gaza, di Asdòd, di Ascalòn, di Gat e di Ekron; gli
        Avviti
 
 [4] al mezzogiorno; tutto il paese dei Cananei, da Ara che è di quelli
        di Sidòne, fino ad Afek, sino al confine degli Amorrèi;
 
 [5] il paese di quelli di Biblos e tutto il Libano ad oriente, da
        Baal-Gad sotto il monte Ermon fino all'ingresso di Amat.
 
 [6] Tutti gli abitanti delle montagne dal Libano a Misrefot-Maim, tutti
        quelli di Sidòne, io li scaccerò davanti agli Israeliti. Però tu
        assegna questo paese in possesso agli Israeliti, come ti ho comandato.
 
 [7] Ora dividi questo paese a sorte alle nove tribù e a metà della
        tribù di Manàsse".
 
 [8] Insieme con l'altra metà di Manàsse, i Rubeniti e i Gaditi avevano
        ricevuto la loro parte di eredità, che Mosè aveva data loro oltre il
        Giordano, ad oriente, come aveva concesso loro Mosè, servo del Signore.
 
 [9] Da Aroer, che è sulla riva del fiume Arnon, e dalla città, che è
        in mezzo alla valle, tutta la pianura di Madaba fino a Dibon;
 
 [10] tutte le città di Sicon, re degli Amorrèi, che regnava in Chesbòn,
        sino al confine degli Ammoniti.
 
 [11] Inoltre Gàlaad, il territorio dei Ghesuriti e dei Maacatiti, tutte
        le montagne dell'Ermon e tutto Basan fino a Salca;
 
 [12] tutto il regno di Og, in Basan, il quale aveva regnato in Astarot e
        in Edrei ed era l'ultimo superstite dei Refaim, Mosè li aveva debellati
        e spodestati.
 
 [13] Però gli Israeliti non avevano scacciato i Ghesuriti e i
        Maacatiti; così Ghesur e Maaca abitano in mezzo ad Israele fino ad
        oggi.
 
 [14] Soltanto alla tribù di Levi non aveva assegnato eredità: i
        sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, Dio di Israele, sono la
        sua eredità, secondo quanto gli aveva detto il Signore.
 
 [15] Mosè aveva dato alla tribù dei figli di Ruben una parte secondo
        le loro famiglie
 
 [16] ed essi ebbero il territorio da Aroer, che è sulla riva del fiume
        Arnon, e la città che è a metà della valle e tutta la pianura presso
        Madaba;
 
 [17] Chesbòn e tutte le sue città che sono nella pianura, Dibon,
        Bamot-Baal, Bet-Baal-Meon,
 
 [18] Iaaz, Kedemot, Mefaat,
 
 [19] Kiriataim, Sibma e Zeret-Sacar sulle montagne che dominano la
        valle;
 
 [20] Bet-Peor, i declivi del Pisga, Bet-Iesimot,
 
 [21] tutte le città della pianura, tutto il regno di Sicon, re degli
        Amorrèi, che aveva regnato in Chesbòn e che Mosè aveva sconfitto
        insieme con i capi dei Madianiti, Evi, Rekem, Zur, Cur e Reba, vassalli
        di Sicon, che abitavano nella regione.
 
 [22] Quanto a Balaam, figlio di Beor, l'indovino, gli Israeliti lo
        uccisero di spada insieme a quelli che avevano trafitto.
 
 [23] Il confine per i figli di Ruben fu dunque il Giordano e il
        territorio limitrofo. Questa fu l'eredità dei figli di Ruben secondo le
        loro famiglie: le città con i loro villaggi.
 
 [24] Mosè poi aveva dato una parte alla tribù di Gad, ai figli di Gad
        secondo le loro famiglie
 
 [25] ed essi ebbero il territorio di Iazer e tutte le città di Gàlaad
        e metà del paese degli Ammoniti fino ad Aroer, che è di fronte a
        Rabba,
 
 [26] e da Chesbòn fino a Ramat-Mizpe e Betonim e da Macanaim fino al
        territorio di Lodebar;
 
 [27] nella valle: Bet-Aram e Bet-Nimra, Succot e Zafon, il resto del
        regno di Sicon, re di Chesbòn. Il Giordano era il confine sino
        all'estremità del mare di Genèsaret oltre il Giordano, ad oriente.
 
 [28] Questa è l'eredità dei figli di Gad secondo le loro famiglie: le
        città con i loro villaggi.
 
 [29] Mosè aveva dato una parte a metà della tribù dei figli di Manàsse,
        secondo le loro famiglie
 
 [30] ed essi ebbero il territorio da Macanaim, tutto il Basan, tutto il
        regno di Og, re di Basan, e tutti gli attendamenti di Iair, che sono in
        Basan: sessanta città.
 
 [31] La metà di Gàlaad, Astarot e Edrei, città del regno di Og in
        Basan furono dati ai figli di Machir, figlio di Manàsse, anzi alla metà
        dei figli di Machir, secondo le loro famiglie.
 
 [32] Questo distribuì Mosè nelle steppe di Moab, oltre il Giordano di
        Gerico, ad oriente.
 
 [33] Alla tribù di Levi però Mosè non aveva assegnato alcuna eredità:
        il Signore, Dio di Israele, è la loro eredità, come aveva loro detto.
 14 [1]
        Questo invece ebbero in eredità gli Israeliti nel paese di Cànaan: lo
        assegnarono loro in eredità il sacerdote Eleazaro e Giosuè, figlio di
        Nun, e i capi dei casati delle tribù degli Israeliti.
 [2] La loro eredità fu stabilita per sorte, come aveva comandato il
        Signore per mezzo di Mosè, per le nove tribù e per la mezza tribù;
 
 [3] infatti Mosè aveva assegnato l'eredità di due tribù e della mezza
        tribù oltre il Giordano; ai leviti non aveva dato alcuna eredità in
        mezzo a loro;
 
 [4] però i figli di Giuseppe formano due tribù, Manàsse ed Efraim,
        mentre non si diede parte alcuna ai leviti del paese, tranne le città
        dove abitare e i loro contadi per i loro greggi e gli armenti.
 
 [5] Come aveva comandato il Signore a Mosè, così fecero gli Israeliti
        e si divisero il paese.
 
 [6] Si presentarono allora i figli di Giuda da Giosuè a Gàlgala e
        Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita gli disse: "Tu conosci la
        parola che ha detto il Signore a Mosè, l'uomo di Dio, riguardo a me e a
        te a Kades-Barnea.
 
 [7] Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da
        Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo.
 
 [8] I compagni che vennero con me scoraggiarono il popolo, io invece fui
        pienamente fedele al Signore Dio mio.
 
 [9] Mosè in quel giorno giurò: Certo la terra, che ha calcato il tuo
        piede, sarà in eredità a te e ai tuoi figli, per sempre, perché sei
        stato pienamente fedele al Signore Dio mio.
 
 [10] Ora, ecco il Signore mi ha fatto vivere, come aveva detto, sono cioè
        quarantacinque anni da quando disse questa parola a Mosè, mentre
        Israele camminava nel deserto, e oggi, ecco ho ottantacinque anni;
 
 [11] io sono ancora oggi come quando Mosè mi inviò: come il mio vigore
        allora, così il mio vigore ora, sia per la battaglia, sia per ogni
        altro servizio;
 
 [12] ora concedimi questi monti, di cui il Signore ha parlato in quel
        giorno, poiché tu hai allora saputo che vi sono gli Anakiti e città
        grandi e fortificate; spero che il Signore sia con me e io le conquisterò
        secondo quanto ha detto il Signore!".
 
 [13] Giosuè lo benedisse e diede Ebron in eredità a Caleb, figlio di
        Iefunne.
 
 [14] Per questo Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, ebbe in eredità
        Ebron fino ad oggi, perché pienamente fedele al Signore, Dio di
        Israele. Ebron si chiamava prima Kiriat-Arba: Arba era stato l'uomo più
        grande tra gli Anakiti. Poi il paese non ebbe più la guerra.
 15 [1] La
        porzione che toccò in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo le
        loro famiglie, si trova ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il
        Negheb, all'estremo sud.
 [2] Il loro confine a mezzogiorno cominciava alla parte estrema del Mar
        Morto, dalla punta rivolta verso mezzodì,
 
 [3] poi procedeva a sud della salita di Akrabbim, passava per Sin e
        risaliva a sud di Kades-Barnea; passava poi da Chezron, saliva ad Addar
        e girava verso Karkaa;
 
 [4] passava poi da Azmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva
        capo al mare. Questo sarà il vostro confine meridionale.
 
 [5] A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del
        Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di
        mare presso la foce del Giordano,
 
 [6] saliva a Bet-Ogla e passava a nord di Bet-Araba e saliva alla Pietra
        di Bocan, figlio di Ruben.
 
 [7] Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acòr e, a nord,
        girava verso le curve, che sono di fronte alla salita di Adummin, a
        mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva
        capo a En-Roghel.
 
 [8] Saliva poi la valle di Ben-Innom a sud del fianco dei Gebusei, cioè
        di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che
        domina la valle di Innom ad ovest ed è alla estremità della pianura
        dei Refaim, al nord.
 
 [9] Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte
        delle Acque di Neftoach e usciva al monte Efron; piegava poi verso
        Baala, che è Kiriat-Iearim.
 
 [10] Indi il confine girava da Baala, ad occidente, verso il monte Seir,
        passava sul pendio settentrionale del monte Iearim, cioè Chesalon,
        scendeva a Bet-Semes e passava a Timna.
 
 [11] Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron,
        quindi piegava verso Siccaron, passava per il monte Baala, raggiungeva
        Iabneel e terminava al mare.
 
 [12] La frontiera occidentale era il Mar Mediterraneo. Questo era da
        tutti i lati il confine dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
 
 [13] A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di
        Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba,
        padre di Anak, cioè Ebron.
 
 [14] Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai,
        discendenti di Anak.
 
 [15] Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir. Si chiamava Debir
        Kiriat-Sefer.
 
 [16] Disse allora Caleb: "A chi colpirà Kiriat-Sefer e se ne
        impadronirà, io darò in moglie Acsa, mia figlia".
 
 [17] Se ne impadronì Otniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui
        diede in moglie sua figlia Acsa.
 
 [18] Quand'essa arrivò presso il marito, questi la persuase a chiedere
        un campo al padre. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse:
        "Che fai?".
 
 [19] Gli disse: "Concedimi un favore. Poiché tu mi hai dato il
        paese del Negheb, dammi anche alcune sorgenti d'acqua". Le diede
        allora la sorgente superiore e la sorgente inferiore.
 
 [20] Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo le
        loro famiglie.
 
 [21] Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda,
        verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur,
 
 [22] Kina, Dimona, Arara,
 
 [23] Kedes, Cazor-Itnan,
 
 [24] Zif, Telem, Bealot,
 
 [25] Caroz-Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor,
 
 [26] Amam, Sema, Molada,
 
 [27] Cazar-Gadda, Esmon, Bet-Pelet,
 
 [28] Cazar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze,
 
 [29] Baala, Iim, Ezem,
 
 [30] Eltolad, Chesil, Corma,
 
 [31] Ziklag, Madmanna, Sansanna,
 
 [32] Lebaot, Silchim, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro
        villaggi.
 
 [33] Nella Sefela: Estaol, Sorea, Asna,
 
 [34] Zanoach, En-Gannim, Tappuach, Enam,
 
 [35] Iarmut, Adullàm, Soco, Azekà,
 
 [36] Saaraim, Aditaim, Ghedera e Ghederotaim: quattordici città e i
        loro villaggi;
 
 [37] Senan, Cadasa, Migdal-Gad,
 
 [38] Dilean, Mizpe, Iokteel,
 
 [39] Lachis, Boskat, Eglon,
 
 [40] Cabbon, Lacmas, Chitlis,
 
 [41] Ghederot, Bet-Dagon, Naama e Makkeda: sedici città e i loro
        villaggi;
 
 [42] Libna, Eter, Asan,
 
 [43] Iftach, Asna, Nesib,
 
 [44] Keila, Aczib e Maresa: nove città e i loro villaggi;
 
 [45] Ekron, le città del suo territorio e i suoi villaggi;
 
 [46] da Ekron fino al mare, tutte le città vicine a Asdòd e i loro
        villaggi;
 
 [47] Asdòd, le città del suo territorio e i suoi villaggi; Gaza, le
        città del suo territorio e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e
        al Mar Mediterraneo, che serve di confine.
 
 [48] Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco,
 
 [49] Danna, Kiriat-Sanna, cioè Debir,
 
 [50] Anab, Estemoa, Anim,
 
 [51] Gosen, Olon e Ghilo: undici città e i loro villaggi.
 
 [52] Aràb, Duma, Esean,
 
 [53] Ianum, Bet-Tappuach, Afeka,
 
 [54] Umta, Kiriat-Arba, cioè Ebron e Sior: nove città e i loro
        villaggi.
 
 [55] Maon, Carmelo, Zif, Iutta,
 
 [56] Izreel, Iokdeam, Zanoach,
 
 [57] Kain, Ghibea e Timna: dieci città e i loro villaggi.
 
 [58] Calcul, Bet-Sur, Ghedor,
 
 [59] Maarat, Bet-Anot e Eltekon: sei città e i loro villaggi. Tekoa,
        Efrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallim,
        Beter, Manak: undici città e i loro villaggi.
 
 [60] Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, e Rabba: due città e i loro
        villaggi.
 
 [61] Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secaca,
 
 [62] Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi.
 
 [63] Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda
        non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme
        insieme con i figli di Giuda fino ad oggi.
 16 [1] La
        parte toccata in sorte ai figli di Giuseppe si estendeva dal Giordano
        presso Gerico verso le acque di Gerico a oriente, seguendo il deserto
        che per la montagna sale da Gerico a Betel.
 [2] Il confine continuava poi da Betel-Luza e passava per la frontiera
        degli Architi ad Atarot;
 
 [3] scendeva a occidente verso il confine degli Iafletiti fino al
        confine di Bet-Coron inferiore e fino a Ghezer e faceva capo al mare.
 
 [4] I figli di Giuseppe, Manàsse ed Efraim ebbero ciascuno la loro
        eredità.
 
 [5] Questi furono i confini dei figli di Efraim, secondo le loro
        famiglie. Il confine della loro eredità era a oriente Atarot-Addar,
        fino a Bet-Coron superiore;
 
 [6] continuava fino al mare, dal lato di occidente, verso Micmetat al
        nord, girava a oriente verso Taanat-Silo e le passava davanti a oriente
        di Ianoach.
 
 [7] Poi da Ianoach scendeva ad Atarot e a Naara, toccava Gerico, e
        faceva capo al Giordano.
 
 [8] Da Tappuach il confine andava verso occidente fino al torrente di
        Kana e le sue foci erano al mare. Tale era l'eredità della tribù dei
        figli d'Efraim, secondo le loro famiglie;
 
 [9] incluse le città, tutte le città con i loro villaggi, riservate ai
        figli di Efraim in mezzo all'eredità dei figli di Manàsse.
 
 [10] Essi non scacciarono i Cananei che abitavano a Ghezer; i Cananei
        hanno abitato in mezzo ad Efraim fino ad oggi, ma sono costretti ai
        lavori forzati.
 17 [1]
        Questa era la parte toccata in sorte alla tribù di Manàsse, perché
        egli era il primogenito di Giuseppe. Quanto a Machir, primogenito di Manàsse
        e padre di Gàlaad, poiché era guerriero, aveva ottenuto Gàlaad e
        Basan.
 [2] Fu dunque assegnata una parte agli altri figli di Manàsse secondo
        le loro famiglie: ai figli di Abiezer, ai figli di Elek, ai figli
        d'Asriel, ai figli di Sichem, ai figli di Efer, ai figli di Semida.
        Questi erano i figli maschi di Manàsse, figlio di Giuseppe, secondo le
        loro famiglie.
 
 [3] Ma Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir,
        figlio di Manàsse, non ebbe figli maschi; ma ebbe figlie, delle quali
        ecco i nomi: Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza.
 
 [4] Queste si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di
        Nun e ai capi dicendo: "Il Signore ha comandato a Mosè di darci
        una eredità in mezzo ai nostri fratelli". Giosuè diede loro
        un'eredità in mezzo ai fratelli del padre loro, secondo l'ordine del
        Signore.
 
 [5] Toccarono così dieci parti a Manàsse, oltre il paese di Gàlaad e
        di Basan che è oltre il Giordano,
 
 [6] poiché le figlie di Manàsse ebbero un'eredità in mezzo ai figli
        di lui.
 
 [7] Il confine di Manàsse era dal lato di Aser, Micmetat, situata di
        fronte a Sichem, poi il confine girava a destra verso Iasib alla fonte
        di Tappuach. A Manàsse apparteneva il territorio di Tappuach, mentre
        Tappuach, al confine di Manàsse, era dei figli di Efraim.
 
 [9] Quindi la frontiera scendeva al torrente Kana. A sud del torrente vi
        erano le città di Efraim, oltre quelle che Efraim possedeva in mezzo
        alle città di Manàsse. Il territorio di Manàsse era a nord del
        torrente e faceva capo al mare.
 
 [10] Il territorio a sud era di Efraim, a nord era di Manàsse e suo
        confine era il mare. Con Aser erano contigui a nord e con Issacar ad
        est.
 
 [11] Inoltre in Issacar e in Aser appartenevano a Manàsse: Beisan e i
        suoi villaggi, Ibleam e i suoi villaggi, gli abitanti di Dor e i suoi
        villaggi, gli abitanti di En-Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di
        Taanach e i suoi villaggi, gli abitanti di Meghiddo e i suoi villaggi,
        un terzo della regione collinosa.
 
 [12] Non poterono però i figli di Manàsse impadronirsi di queste città
        e il Cananeo continuò ad abitare in questa regione.
 
 [13] Poi, quando gli Israeliti divennero forti, costrinsero il Cananeo
        ai lavori forzati, ma non lo spodestarono del tutto.
 
 [14] I figli di Giuseppe dissero a Giosuè: "Perché mi hai dato in
        possesso una sola parte, una sola porzione misurata, mentre io sono un
        popolo numeroso, tanto mi ha benedetto il Signore?".
 
 [15] Rispose loro Giosuè: "Se sei un popolo numeroso, sali alla
        foresta e disbosca a tuo piacere lassù nel territorio dei Perizziti e
        dei Refaim, dato che le montagne di Efraim sono troppo anguste per
        te".
 
 [16] Dissero allora i figli di Giuseppe: "Le montagne non ci
        bastano; inoltre tutti i Cananei che abitano nel paese della valle hanno
        carri di ferro, tanto in Beisan e nelle sue dipendenze, quanto nella
        pianura di Izreel".
 
 [17] Allora Giosuè disse alla casa di Giuseppe, a Efraim e a Manàsse:
        "Tu sei un popolo numeroso e possiedi una grande forza; la tua non
        sarà una porzione soltanto,
 
 [18] perché le montagne saranno tue. È una foresta, ma tu la
        disboscherai e sarà tua da un estremo all'altro; spodesterai infatti il
        Cananeo, benché abbia carri di ferro e sia forte".
 18 [1]
        Allora tutta la comunità degli Israeliti si radunò in Silo, e qui
        eresse la tenda del convegno. Il paese era stato sottomesso a loro.
 [2] Rimanevano tra gli Israeliti sette tribù che non avevano avuto la
        loro parte.
 
 [3] Disse allora Giosuè ai figli di Israele: "Fino a quando
        trascurerete di andare ad occupare il paese, che vi ha dato il Signore,
        Dio dei padri vostri?
 
 [4] Sceglietevi tre uomini per tribù e io li invierò. Essi si
        alzeranno, gireranno nella regione, la descriveranno secondo la loro
        eredità e torneranno da me.
 
 [5] Essi se la divideranno in sette parti: Giuda rimarrà sul suo
        territorio nel meridione e quelli della casa di Giuseppe rimarranno sul
        loro territorio al settentrione.
 
 [6] Voi poi farete una descrizione del paese in sette parti e me la
        porterete qui e io getterò per voi la sorte qui dinanzi al Signore Dio
        nostro.
 
 [7] Infatti non vi è parte per i leviti in mezzo a voi, perché il
        sacerdozio del Signore è la loro eredità, e Gad, Ruben e metà della
        tribù di Manàsse hanno già ricevuta la loro eredità oltre il
        Giordano, ad oriente, come ha concesso loro Mosè, servo del
        Signore".
 
 [8] Si alzarono dunque gli uomini e si misero in cammino; Giosuè a
        coloro che andavano a descrivere il paese ordinò: "Andate, girate
        nella regione, descrivetela e tornate da me e qui io getterò per voi la
        sorte davanti al Signore, in Silo".
 
 [9] Gli uomini andarono, passarono per la regione, la descrissero
        secondo le città in sette parti su di un libro e vennero da Giosuè
        all'accampamento, in Silo.
 
 [10] Allora Giosuè gettò per loro la sorte in Silo, dinanzi al
        Signore, e lì Giosuè spartì il paese tra gli Israeliti, secondo le
        loro divisioni.
 
 [11] Fu tirata a sorte la parte della tribù dei figli di Beniamino,
        secondo le loro famiglie; la parte che toccò loro aveva i confini tra i
        figli di Giuda e i figli di Giuseppe.
 
 [12] Dal lato di settentrione, il loro confine partiva dal Giordano,
        saliva il pendio settentrionale di Gerico, saliva per la montagna verso
        occidente e faceva capo al deserto di Bet-Aven.
 
 [13] Di là passava per Luza, sul versante meridionale di Luza, cioè
        Betel, e scendeva ad Atarot-Addar, presso il monte che è a mezzogiorno
        di Bet-Coron inferiore.
 
 [14] Poi il confine si piegava e, al lato occidentale, girava a
        mezzogiorno dal monte posto di fronte a Bet-Coron, a mezzogiorno, e
        faceva capo a Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, città dei figli di
        Giuda. Questo era il lato occidentale.
 
 [15] Il lato meridionale cominciava all'estremità di Kiriat-Iearim. Il
        confine piegava verso occidente fino alla fonte delle acque di Neftoach;
 
 [16] poi scendeva all'estremità del monte di fronte alla valle di
        Ben-Innom, nella valle dei Refaim, al nord, e scendeva per la valle di
        Innom, sul pendio meridionale dei Gebusei, fino a En-Roghel.
 
 [17] Si estendeva quindi verso il nord e giungeva a En-Semes; di là si
        dirigeva verso le Curve di fronte alla salita di Adummim e scendeva al
        sasso di Bocan, figlio di Ruben;
 
 [18] poi passava per il pendio settentrionale di fronte all'Araba e
        scendeva all'Araba.
 
 [19] Il confine passava quindi per il pendio settentrionale di Bet-Ogla
        e faceva capo al golfo settentrionale del Mar Morto, alla foce
        meridionale del Giordano. Questo era il confine meridionale.
 
 [20] Il Giordano serviva di confine dal lato orientale.
 Questo il possedimento dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie,
        con i suoi confini da tutti i lati.
 
 [21] Le città della tribù dei figli di Beniamino, secondo le loro
        famiglie erano: Gerico, Bet-Ogla, Emek-Kesis,
 
 [22] Bet-Araba, Semaraim, Betel,
 
 [23] Avvim, Para, Ofra,
 
 [24] Chefar-Ammonai, Ofni e Gheba; dodici città e i loro villaggi;
 
 [25] Gàbaon, Rama, Beerot,
 
 [26] Mizpe, Chefira, Mosa,
 
 [27] Rekem, Irpeel, Tareala,
 
 [28] Sela-Elef, Iebus, cioè Gerusalemme, Gabaa, Kiriat-Iearim:
        quattordici città e i loro villaggi.
 Questo fu il possesso dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie.
 19 [1] La
        seconda parte sorteggiata toccò a Simeone, alla tribù dei figli di
        Simeone secondo le loro famiglie. Il loro possesso era in mezzo a quello
        dei figli di Giuda.
 [2] Ebbero nel loro territorio: Bersabea, Seba, Molada,
 
 [3] Cazar-Susa, Bala, Asem,
 
 [4] Eltolad, Betul, Corma,
 
 [5] Ziklag, Bet-Marcabot, Cazar-Susa,
 
 [6] Bet-Lebaot e Saruchen: tredici città e i loro villaggi;
 
 [7] En, Rimmon, Eter e Asan: quattro città e i loro villaggi;
 
 [8] tutti i villaggi che stavano intorno a queste città, fino a
        Baalat-Beer, Ramat-Negheb.
 Questo fu il possesso della tribù dei figli di Simeone, secondo le loro
        famiglie.
 
 [9] Il possesso dei figli di Simeone fu preso dalla parte dei figli di
        Giuda, perché la parte dei figli di Giuda era troppo grande per loro;
        perciò i figli di Simeone ebbero il loro possesso in mezzo al possesso
        di quelli.
 
 [10] La terza parte sorteggiata toccò ai figli di Zàbulon, secondo le
        loro famiglie. Il confine del loro territorio si estendeva fino a Sarid.
 
 [11] Questo confine saliva a occidente verso Mareala e giungeva a
        Dabbeset e poi toccava il torrente che è di fronte a Iokneam.
 
 [12] Da Sarid girava ad oriente, dove sorge il sole, sino al confine di
        Chislot-Tabor; poi continuava verso Daberat e saliva a Iafia.
 
 [13] Di là passava verso oriente, dove sorge il sole, per Gat-Efer, per
        Et-Kazin, usciva verso Rimmon, girando fino a Nea.
 
 [14] Poi il confine piegava dal lato di settentrione verso Annaton e
        faceva capo alla valle d'Iftach-El.
 
 [15] Esso includeva inoltre: Kattat, Naalal, Simron, Ideala e Betlemme:
        dodici città e i loro villaggi.
 
 [16] Questo fu il possesso dei figli di Zàbulon, secondo le loro
        famiglie: queste città e i loro villaggi.
 
 [17] La quarta parte sorteggiata toccò a Issacar, ai figli di Issacar,
        secondo le loro famiglie.
 
 [18] Il loro territorio comprendeva: Izreel, Chesullot, Sunem,
 
 [19] Afaraim, Sion, Anacarat,
 
 [20] Rabbit, Kision, Abes,
 
 [21] Remet, En-Gannim, En-Chadda e Bet-Passes.
 
 [22] Poi il confine giungeva a Tabor, Sacasim, Bet-Semes e faceva capo
        al Giordano: sedici città e i loro villaggi.
 
 [23] Questo fu il possesso della tribù dei figli d'Issacar, secondo le
        loro famiglie: queste città e i loro villaggi.
 
 [24] La quinta parte sorteggiata toccò ai figli di Aser secondo le loro
        famiglie.
 
 [25] Il loro territorio comprendeva: Elkat, Ali, Beten, Acsaf,
 
 [26] Alammelech, Amead, Miseal. Il loro confine giungeva, verso
        occidente, al Carmelo e a Sicor-Libnat.
 
 [27] Poi piegava dal lato dove sorge il sole verso Bet-Dagon, toccava Zàbulon
        e la valle di Iftach-El al nord, Bet-Emek e Neiel, e si prolungava verso
        Cabul a sinistra
 
 [28] e verso Ebron, Recob, Ammon e Cana fino a Sidòne la Grande.
 
 [29] Poi il confine piegava verso Rama fino alla fortezza di Tiro,
        girava verso Osa e faceva capo al mare; incluse Macleb, Aczib,
 
 [30] Acco, Afek e Recob: ventidue città e i loro villaggi.
 
 [31] Questo il possesso della tribù dei figli di Aser, secondo le loro
        famiglie: queste città e i loro villaggi.
 
 [32] La sesta parte sorteggiata toccò ai figli di Nèftali, secondo le
        loro famiglie.
 
 [33] Il loro confine si estendeva da Elef e dalla quercia di Besaannim
        ad Adami-Nekeb e Iabneel fino a Lakkum e faceva capo al Giordano,
 
 [34] poi il confine piegava a occidente verso Aznot-Tabor e di là
        continuava verso Ukkok; giungeva a Zàbulon dal lato di mezzogiorno, ad
        Aser dal lato d'occidente e a Giuda del Giordano dal lato di levante.
 
 [35] Le fortezze erano Siddim, Ser, Ammat, Rakkat, Genèsaret,
 
 [36] Adama, Rama, Cazor,
 
 [37] Kedes, Edrei, En-Cazor,
 
 [38] Ireon, Migdal-El, Orem, Bet-Anat e Bet-Semes: diciannove città e i
        loro villaggi.
 
 [39] Questo fu il possesso della tribù dei figli di Nèftali, secondo
        le loro famiglie: queste città e i loro villaggi.
 
 [40] La settima parte sorteggiata toccò alla tribù dei figli di Dan,
        secondo le loro famiglie.
 
 [41] Il confine del loro possesso comprendeva Sorea, Estaol, Ir-Semes,
 
 [42] Saalabbin, Aialon, Itla,
 
 [43] Elon, Timna, Ekron,
 
 [44] Elteke, Ghibbeton, Baalat,
 
 [45] Ieud, Bene-Berak, Gat-Rimmon,
 
 [46] Me-Iarkon e Rakkon con il territorio di fronte a Giaffa.
 
 [47] Ma il territorio dei figli di Dan si estese più lontano, perché i
        figli di Dan andarono a combattere contro Lesem; la presero e la
        passarono a fil di spada; ne presero possesso, vi si stabilirono e la
        chiamarono Dan, dal nome di Dan loro padre.
 
 [48] Questo fu il possesso della tribù dei figli di Dan, secondo le
        loro famiglie: queste città e i loro villaggi.
 
 [49] Quando gli Israeliti ebbero finito di ripartire il paese secondo i
        suoi confini, diedero a Giosuè, figlio di Nun, una proprietà in mezzo
        a loro.
 
 [50] Secondo l'ordine del Signore, gli diedero la città che egli
        chiese: Timnat-Serach, sulle montagne di Efraim. Egli costruì la città
        e vi stabilì la dimora.
 
 [51] Tali sono le eredità che il sacerdote Eleazaro, Giosuè, figlio di
        Nun, e i capifamiglia delle tribù degli Israeliti distribuirono a sorte
        in Silo, davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno. Così
        compirono la divisione del paese.
 20 [1] Poi
        il Signore disse a Giosuè:
 [2] "Parla agli Israeliti e dì loro: Stabilitevi le città di
        rifugio, delle quali vi ho parlato per mezzo di Mosè,
 
 [3] perché l'omicida che avrà ucciso qualcuno per errore o per
        inavvertenza, vi si possa rifugiare; vi serviranno di rifugio contro il
        vendicatore del sangue.
 
 [4] L'omicida fuggirà in una di quelle città e, fermatosi all'ingresso
        della porta della città, esporrà il suo caso agli anziani di quella
        città; questi lo accoglieranno presso di loro dentro la città, gli
        assegneranno una dimora ed egli si stabilirà in mezzo a loro.
 
 [5] Se il vendicatore del sangue lo inseguirà, essi non gli daranno
        nelle mani l'omicida, perché ha ucciso il prossimo senza averne
        l'intenzione, senza averlo prima odiato.
 
 [6] L'omicida rimarrà in quella città finché, alla morte del sommo
        sacerdote, che sarà in funzione in quei giorni, comparirà in giudizio
        davanti all'assemblea. Allora l'omicida potrà tornarsene e rientrare
        nella sua città e nella sua casa, nella città da dove era
        fuggito".
 
 [7] Consacrarono dunque Kades in Galilea sulle montagne di Nèftali,
        Sichem sulle montagne di Efraim e Kiriat-Arba, cioè Ebron sulle
        montagne di Giuda.
 
 [8] Oltre il Giordano, a oriente di Gerico, stabilirono Bezer della tribù
        di Ruben, nel deserto, sull'altipiano; Ramot in Gàlaad nella tribù di
        Gad e Golan in Basan, nella tribù di Manàsse.
 
 [9] Queste furono le città stabilite per tutti gli Israeliti e per lo
        straniero che abita in mezzo a loro, perché chiunque avesse ucciso
        qualcuno per inavvertenza, potesse rifugiarvisi e non morisse per mano
        del vendicatore del sangue, prima d'essere comparso davanti
        all'assemblea.
 21 [1] I
        capifamiglia dei leviti si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè
        figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti
 [2] e dissero loro a Silo, nel paese di Cànaan: "Il Signore ha
        comandato, per mezzo di Mosè, che ci fossero date città da abitare con
        i loro pascoli per il nostro bestiame".
 
 [3] Gli Israeliti diedero ai leviti, sorteggiandole dal loro possesso,
        le seguenti città con i loro pascoli, secondo il comando del Signore.
 
 [4] Si tirò a sorte per le famiglie dei Keatiti; fra i leviti, i figli
        del sacerdote Aronne ebbero in sorte tredici città della tribù di
        Giuda, della tribù di Simeone e della tribù di Beniamino.
 
 [5] Al resto dei Keatiti toccarono in sorte dieci città delle famiglie
        della tribù di Efraim, della tribù di Dan e di metà della tribù di
        Manàsse.
 
 [6] Ai figli di Gherson toccarono in sorte tredici città delle famiglie
        della tribù d'Issacar, della tribù di Aser, della tribù di Nèftali e
        di metà della tribù di Manàsse in Basan.
 
 [7] Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, toccarono dodici città
        della tribù di Ruben, della tribù di Gad e della tribù di Zàbulon.
 
 [8] Gli Israeliti diedero dunque a sorte queste città con i loro
        pascoli ai leviti, come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè.
 
 [9] Diedero, cioè, della tribù dei figli di Giuda e della tribù dei
        figli di Simeone le città qui nominate.
 
 [10] Esse toccarono ai figli d'Aronne tra le famiglie dei Keatiti, figli
        di Levi, perché il primo sorteggio fu per loro.
 
 [11] Furono dunque date loro Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron,
        sulle montagne di Giuda, con i suoi pascoli tutt'intorno;
 
 [12] ma diedero i campi di questa città e i suoi villaggi come possesso
        a Caleb, figlio di Iefunne.
 
 [13] Diedero ai figli del sacerdote Aronne Ebron, città di rifugio per
        l'omicida, con i suoi pascoli; poi Libna e i suoi pascoli,
 
 [14] Iattir e i suoi pascoli, Estemoa e i suoi pascoli,
 
 [15] Debir e i suoi pascoli, Colon e i suoi pascoli,
 
 [16] Ain e i suoi pascoli, Iutta e i suoi pascoli, Bet-Semes e i suoi
        pascoli: nove città di queste tribù.
 
 [17] Della tribù di Beniamino, Gàbaon e i suoi pascoli, Ghega e i suoi
        pascoli,
 
 [18] Anatot e i suoi pascoli, Almon e i suoi pascoli: quattro città.
 
 [19] Totale delle città dei sacerdoti figli d'Aronne: tredici città e
        i loro pascoli.
 
 [20] Alle famiglie dei Keatiti, cioè al resto dei leviti, figli di
        Keat, toccarono città della tribù di Efraim.
 
 [21] Fu loro data, come città di rifugio per l'omicida, Sichem e i suoi
        pascoli sulle montagne di Efraim; poi Ghezer e i suoi pascoli,
 
 [22] Chibsaim e i suoi pascoli, Bet-Coron e i suoi pascoli: quattro città.
 
 [23] Della tribù di Dan: Elteke e i suoi pascoli, Ghibbeton e i suoi
        pascoli,
 
 [24] Aialon e i suoi pascoli, Gat-Rimmon e i suoi pascoli: quattro città.
 
 [25] Di metà della tribù di Manàsse: Taanach e i suoi pascoli, Ibleam
        e i suoi pascoli: due città.
 
 [26] Totale: dieci città con i loro pascoli, che toccarono alle
        famiglie degli altri figli di Keat.
 
 [27] Ai figli di Gherson, che erano tra le famiglie dei leviti, furono
        date: di metà della tribù di Manàsse, come città di rifugio per
        l'omicida, Golan in Basan e i suoi pascoli, Astarot con i suoi pascoli:
        due città;
 
 [28] della tribù d'Issacar, Kision e i suoi pascoli, Daberat e i suoi
        pascoli,
 
 [29] Iarmut e i suoi pascoli, En-Gannim e i suoi pascoli: quattro città;
 
 [30] della tribù di Aser, Miseal e i suoi pascoli, Abdon e i suoi
        pascoli;
 
 [31] Elkat e i suoi pascoli, Recob e i suoi pascoli: quattro città;
 
 [32] della tribù di Nèftali, come città di rifugio per l'omicida,
        Kades in Galilea e i suoi pascoli, Ammot-Dor e i suoi pascoli, Kartan
        con i suoi pascoli: tre città.
 
 [33] Totale delle città dei Ghersoniti, secondo le loro famiglie:
        tredici città e i loro pascoli.
 
 [34] Alle famiglie dei figli di Merari, cioè al resto dei leviti,
        furono date: della tribù di Zàbulon, Iokneam e i suoi pascoli, Karta e
        i suoi pascoli,
 
 [35] Dimna e i suoi pascoli, Naalal e i suoi pascoli: quattro città;
 
 [36] della tribù di Ruben, come città di rifugio per l'omicida, Bezer
        e i suoi pascoli, Iaas e i suoi pascoli,
 
 [37] Kedemot e i suoi pascoli, Mefaat e i suoi pascoli: quattro città;
 
 [38] della tribù di Gad, come città di rifugio per l'omicida, Ramot in
        Gàlaad e i suoi pascoli, Macanaim e i suoi pascoli,
 
 [39] Chesbòn e i suoi pascoli, Iazer e i suoi pascoli: in tutto quattro
        città.
 
 [40] Totale delle città date in sorte ai figli di Merari, secondo le
        loro famiglie, cioè il resto delle famiglie dei leviti: dodici città.
 
 [41] Totale delle città dei leviti in mezzo ai possessi degli
        Israeliti: quarantotto città e i loro pascoli.
 
 [42] Ciascuna di queste città aveva intorno il pascolo; così era di
        tutte queste città.
 
 [43] Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato
        ai padri di dar loro e gli Israeliti ne presero possesso e vi si
        stabilirono.
 
 [44] Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai
        loro padri; nessuno di tutti i loro nemici potè resistere loro; il
        Signore mise in loro potere tutti quei nemici.
 
 [45] Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa
        d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento.
 22 [1]
        Allora Giosuè convocò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse
 [2] e disse loro: "Voi avete osservato quanto Mosè, servo del
        Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto
        quello che io vi ho comandato.
 
 [3] Non avete abbandonato i vostri fratelli durante questo lungo tempo
        fino ad oggi e avete osservato il comando del Signore vostro Dio.
 
 [4] Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri
        fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende,
        nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha
        assegnato oltre il Giordano.
 
 [5] Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè,
        servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando
        in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e
        servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima".
 
 [6] Poi Giosuè li benedisse e li congedò ed essi tornarono alle loro
        tende.
 
 [7] Mosè aveva dato a metà della tribù di Manàsse un possesso in
        Basan e Giosuè diede all'altra metà un possesso tra i loro fratelli,
        di qua del Giordano, a occidente.
 Quando Giosuè li rimandò alle loro tende e li benedisse,
 
 [8] aggiunse: "Voi tornate alle vostre tende con grandi ricchezze,
        con bestiame molto numeroso, con argento, oro, rame, ferro e con grande
        quantità di vesti; dividete con i vostri fratelli il bottino, tolto ai
        vostri nemici".
 
 [9] I figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse
        dunque tornarono, dopo aver lasciato gli Israeliti a Silo, nel paese di
        Cànaan, per andare nel paese di Gàlaad, il paese di loro proprietà,
        che avevano ricevuto in possesso, in forza del comando del Signore, per
        mezzo di Mosè.
 
 [10] Quando furono giunti alle Curve del Giordano, che sono nel paese di
        Cànaan, i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse
        vi costruirono un altare, presso il Giordano: un altare di forma
        grandiosa.
 
 [11] Gli Israeliti udirono che si diceva: "Ecco i figli di Ruben, i
        figli di Gad e metà della tribù di Manàsse hanno costruito un altare
        di fronte al paese di Cànaan, alle Curve del Giordano, dalla parte
        degli Israeliti".
 
 [12] Quando gli Israeliti seppero questo, tutta la loro comunità si
        riunì a Silo per muover loro guerra.
 
 [13] Gli Israeliti mandarono ai figli di Ruben, ai figli di Gad e metà
        della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad, Pincas, figlio del
        sacerdote Eleazaro,
 
 [14] e con lui dieci capi, un capo per ciascun casato paterno di tutte
        le tribù d'Israele:
 
 [15] tutti erano capi di un casato paterno fra i gruppi di migliaia
        d'Israele; essi andarono dai figli di Ruben, dai figli di Gad e da metà
        della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad e dissero loro:
 
 [16] "Dice tutta la comunità del Signore: Che è questa infedeltà,
        che avete commessa contro il Dio d'Israele, desistendo oggi dal seguire
        il Signore, costruendovi un altare per ribellarvi oggi al Signore?
 
 [17] Non ci basta l'iniquità di Peor, della quale non ci siamo ancora
        purificati oggi e che attirò quel flagello sulla comunità del Signore?
 
 [18] Voi oggi desistete dal seguire il Signore! Poiché oggi vi siete
        ribellati al Signore, domani egli si adirerà contro tutta la comunità
        d'Israele.
 
 [19] Se ritenete immondo il paese che possedete, ebbene, passate nel
        paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la Dimora del
        Signore, e stabilitevi in mezzo a noi; ma non ribellatevi al Signore e
        non fate di noi dei ribelli, costruendovi un altare oltre l'altare del
        Signore nostro Dio.
 
 [20] Quando Acan figlio di Zerach commise un'infedeltà riguardo allo
        sterminio, non venne forse l'ira del Signore su tutta la comunità
        d'Israele sebbene fosse un individuo solo? Non dovette egli morire per
        la sua colpa?".
 
 [21] Allora i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse
        risposero e dissero ai capi dei gruppi di migliaia d'Israele:
 
 [22] "Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore! Lui lo sa, ma anche
        Israele lo sappia. Se abbiamo agito per ribellione o per infedeltà
        verso il Signore, che Egli non ci salvi oggi!
 
 [23] Se abbiamo costruito un altare per desistere dal seguire il
        Signore; se è stato per offrire su di esso olocausti od oblazioni e per
        fare su di esso sacrifici di comunione, il Signore stesso ce ne chieda
        conto!
 
 [24] In verità l'abbiamo fatto preoccupati di questo: pensando cioè
        che in avvenire i vostri figli potessero dire ai nostri figli: Che avete
        in comune voi con il Signore Dio d'Israele?
 
 [25] Il Signore ha posto il Giordano come confine tra noi e voi, figli
        di Ruben e figli di Gad; voi non avete parte alcuna con il Signore! Così
        i vostri figli farebbero desistere i nostri figli dal temere il Signore.
 
 [26] Perciò abbiamo detto: Costruiamo un altare, non per olocausti, né
        per sacrifici,
 
 [27] ma perchèma perché sia testimonio fra noi e voi e fra i nostri
        discendenti dopo di noi, dimostrando che vogliamo servire al Signore
        dinanzi a lui, con i nostri olocausti, con le nostre vittime e con i
        nostri sacrifici di comunione. Così i vostri figli non potranno un
        giorno dire ai nostri figli: Voi non avete parte alcuna con il Signore.
 
 [28] Abbiamo detto: Se in avvenire essi diranno questo a noi o ai nostri
        discendenti, noi risponderemo: Guardate la forma dell'altare del
        Signore, che i nostri padri fecero, non per olocausti, né per
        sacrifici, ma perché fosse di testimonio fra noi e voi.
 
 [29] Lungi da noi l'idea di ribellarci al Signore e di desistere dal
        seguire il Signore, costruendo un altare per olocausti, per oblazioni o
        per sacrifici, oltre l'altare del Signore nostro Dio, che è davanti
        alla sua Dimora!".
 
 [30] Quando Pincas e i capi della comunità, i capi dei gruppi di
        migliaia d'Israele che erano con lui, udirono le parole dette dai figli
        di Ruben, dai figli di Gad e dai figli di Manàsse, ne rimasero
        soddisfatti.
 
 [31] Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, disse ai figli di Ruben, ai
        figli di Gad e ai figli di Manàsse: "Oggi riconosciamo che il
        Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà
        verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del
        Signore".
 
 [32] Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, e i capi lasciarono i figli
        di Ruben e i figli di Gad e tornarono dal paese di Gàlaad al paese di Cànaan
        presso gli Israeliti, ai quali riferirono l'accaduto.
 
 [33] La cosa piacque agli Israeliti, i quali benedissero Dio e non
        parlarono più di muover guerra ai figli di Ruben e di Gad, per
        devastare il paese che essi abitavano.
 
 [34] I figli di Ruben e i figli di Gad chiamarono quell'altare
        Testimonio perché dissero: "Esso è testimonio fra di noi che il
        Signore è Dio".
 23 [1]
        Molto tempo dopo che il Signore aveva dato riposo a Israele, liberandolo
        da tutti i nemici che lo circondavano, Giosuè, ormai vecchio e molto
        avanti negli anni,
 [2] convocò tutto Israele, gli anziani, i capi, i giudici e gli scribi
        del popolo e disse loro: "Io sono vecchio, molto avanti negli anni.
 
 [3] Voi avete visto quanto il Signore vostro Dio ha fatto a tutte queste
        nazioni, scacciandole dinanzi a voi; poiché il Signore vostro Dio ha
        combattuto per voi.
 
 [4] Ecco io ho diviso tra voi a sorte, come possesso per le vostre tribù,
        il paese delle nazioni che restano e di tutte quelle che ho sterminate,
        dal Giordano fino al Mar Mediterraneo, ad occidente.
 
 [5] Il Signore vostro Dio le disperderà egli stesso dinanzi a voi e le
        scaccerà dinanzi a voi e voi prenderete possesso del loro paese, come
        il Signore vostro Dio vi ha detto.
 
 [6] Siate forti nell'osservare ed eseguire quanto è scritto nel libro
        della legge di Mosè, senza deviare né a destra, né a sinistra,
 
 [7] senza mischiarvi con queste nazioni che rimangono fra di voi; non
        pronunciate neppure il nome dei loro dei, non ne fate uso nei
        giuramenti; non li servite e non vi prostrate davanti a loro:
 
 [8] ma restate fedeli al Signore vostro Dio, come avete fatto fino ad
        oggi.
 
 [9] Il Signore ha scacciato dinanzi a voi nazioni grandi e potenti;
        nessuno ha potuto resistere a voi fino ad oggi.
 
 [10] Uno solo di voi ne inseguiva mille, perché il Signore vostro Dio
        combatteva per voi come aveva promesso.
 
 [11] Abbiate gran cura, per la vostra vita, di amare il Signore vostro
        Dio.
 
 [12] Perché, se fate apostasia e vi unite al resto di queste nazioni
        che sono rimaste fra di voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con
        esse ed esse con voi,
 
 [13] allora sappiate che il Signore vostro Dio non scaccerà più queste
        genti dinanzi a voi, ma esse diventeranno per voi una rete, una
        trappola, un flagello ai vostri fianchi; diventeranno spine nei vostri
        occhi, finché non siate periti e scomparsi da questo buon paese che il
        Signore vostro Dio vi ha dato.
 
 [14] Ecco io oggi me ne vado per la via di ogni abitante della terra;
        riconoscete con tutto il cuore e con tutta l'anima che neppur una di
        tutte le buone promesse, che il Signore vostro Dio aveva fatto per voi,
        è caduta a vuoto; tutte sono giunte a compimento per voi: neppure una
        è andata a vuoto.
 
 [15] Ma, come ogni buona parola che il Signore vostro Dio vi aveva detta
        è giunta a compimento per voi, così il Signore farà giungere a vostro
        danno tutte le sue parole di minaccia, finché vi abbia sterminati da
        questo buon paese che il vostro Dio, il Signore, vi ha dato.
 
 [16] Se trasgredite l'alleanza che il Signore vostro Dio vi ha imposta,
        e andate a servire altri dei e vi prostrate davanti a loro, l'ira del
        Signore si accenderà contro di voi e voi perirete presto, scomparendo
        dal buon paese che egli vi ha dato".
 24 [1]
        Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele in Sichem e convocò gli
        anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si
        presentarono davanti a Dio.
 [2] Giosuè disse a tutto il popolo: "Dice il Signore, Dio
        d'Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor,
        abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei.
 
 [3] Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci
        percorrere tutto il paese di Cànaan; moltiplicai la sua discendenza e
        gli diedi Isacco.
 
 [4] Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso
        delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.
 
 [5] Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con i prodigi che feci
        in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire.
 
 [6] Feci dunque uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al
        mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino
        al Mare Rosso.
 
 [7] Quelli gridarono al Signore ed egli pose fitte tenebre fra voi e gli
        Egiziani; poi spinsi sopra loro il mare, che li sommerse; i vostri occhi
        videro ciò che io avevo fatto agli Egiziani. Dimoraste lungo tempo nel
        deserto.
 
 [8] Io vi condussi poi nel paese degli Amorrèi, che abitavano oltre il
        Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere;
        voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi a voi.
 
 [9] Poi sorse Balak, figlio di Zippor, re di Moab, per muover guerra a
        Israele; mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi
        maledicesse;
 
 [10] ma io non volli ascoltare Balaam; egli dovette benedirvi e vi
        liberai dalle mani di Balak.
 
 [11] Passaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Gli abitanti di Gerico,
        gli Amorrèi, i Perizziti, i Cananei, gli Hittiti, i Gergesei, gli Evei
        e i Gebusei combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere.
 
 [12] Mandai avanti a voi i calabroni, che li scacciarono dinanzi a voi,
        com'era avvenuto dei due re amorrèi: ma ciò non avvenne per la vostra
        spada, né per il vostro arco.
 
 [13] Vi diedi una terra, che voi non avevate lavorata, e abitate in città,
        che voi non avete costruite, e mangiate i frutti delle vigne e degli
        oliveti, che non avete piantati.
 
 [14] Temete dunque il Signore e servitelo con integrità e fedeltà;
        eliminate gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume e in
        Egitto e servite il Signore.
 
 [15] Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete
        servire: se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure
        gli dei degli Amorrèi, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla
        mia casa, vogliamo servire il Signore".
 
 [16] Allora il popolo rispose e disse: "Lungi da noi l'abbandonare
        il Signore per servire altri dei!
 
 [17] Poiché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri
        dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi
        miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio
        che abbiamo fatto e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati.
 
 [18] Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli
        Amorrèi che abitavano il paese. Perciò anche noi vogliamo servire il
        Signore, perché Egli è il nostro Dio".
 
 [19] Giosuè disse al popolo: "Voi non potrete servire il Signore,
        perché è un Dio santo, è un Dio geloso; Egli non perdonerà le vostre
        trasgressioni e i vostri peccati.
 
 [20] Se abbandonerete il Signore e servirete dei stranieri, Egli vi si
        volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi
        consumerà".
 
 [21] Il popolo disse a Giosuè: "No! Noi serviremo il
        Signore".
 
 [22] Allora Giosuè disse al popolo: "Voi siete testimoni contro
        voi stessi, che vi siete scelto il Signore per servirlo!".
 Risposero: "Siamo testimoni!".
 
 [23] Giosuè disse: "Eliminate gli dei dello straniero, che sono in
        mezzo a voi, e rivolgete il cuore verso il Signore, Dio
        d'Israele!".
 
 [24] Il popolo rispose a Giosuè: "Noi serviremo il Signore nostro
        Dio e obbediremo alla sua voce!".
 
 [25] Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza con il popolo e gli
        diede uno statuto e una legge a Sichem.
 
 [26] Poi Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio; prese
        una grande pietra e la rizzò là, sotto il terebinto, che è nel
        santuario del Signore.
 
 [27] Giosuè disse a tutto il popolo: "Ecco questa pietra sarà una
        testimonianza per noi; perché essa ha udito tutte le parole che il
        Signore ci ha dette; essa servirà quindi da testimonio contro di voi,
        perché non rinneghiate il vostro Dio".
 
 [28] Poi Giosuè rimandò il popolo, ognuno al proprio territorio.
 
 [29] Dopo queste cose, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a
        centodieci anni
 
 [30] e lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Serach,
        che è sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas.
 
 [31] Israele servì il Signore per tutta la vita di Giosuè e tutta la
        vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che conoscevano tutte
        le opere che il Signore aveva compiute per Israele.
 
 [32] Le ossa di Giuseppe, che gli Israeliti avevano portate dall'Egitto,
        le seppellirono a Sichem, nella parte della montagna che Giacobbe aveva
        acquistata dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi
        d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuta in eredità.
 
 [33] Poi morì anche Eleazaro, figlio di Aronne, e lo seppellirono a Gàbaa
        di Pincas, che era stata data a suo figlio Pincas, sulle montagne di
        Efraim.
 GIUDICI 1 [1] Dopo
        la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore dicendo:
        "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i Cananei?".
 [2] Il Signore rispose: "Andrà Giuda: ecco, ho messo il paese
        nelle sue mani".
 
 [3] Allora Giuda disse a Simeone suo fratello: "Vieni con me nel
        paese, che mi è toccato in sorte, e combattiamo contro i Cananei; poi
        anch'io verrò con te in quello che ti è toccato in sorte".
        Simeone andò con lui.
 
 [4] Giuda dunque si mosse e il Signore mise nelle loro mani i Cananei e
        i Perizziti; sconfissero a Bezek diecimila uomini.
 
 [5] Incontrato Adoni-Bezek a Bezek, l'attaccarono e sconfissero i
        Cananei e i Perizziti.
 
 [6] Adoni-Bezek fuggì, ma essi lo inseguirono, lo catturarono e gli
        amputarono i pollici delle mani e dei piedi.
 
 [7] Adoni-Bezek disse: "Settanta re con i pollici delle mani e dei
        piedi amputati, raccattavano gli avanzi sotto la mia tavola. Quello che
        ho fatto io, Dio me lo ripaga". Lo condussero poi a Gerusalemme
        dove morì.
 
 [8] I figli di Giuda attaccarono Gerusalemme e la presero; la passarono
        a fil di spada e l'abbandonarono alle fiamme.
 
 [9] Poi andarono a combattere contro i Cananei che abitavano le
        montagne, il Negheb e la Sefela.
 
 [10] Giuda marciò contro i Cananei che abitavano a Ebron, che prima si
        chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse Sesai, Achiman e Talmai.
 
 [11] Di là andò contro gli abitanti di Debir, che prima si chiamava
        Kiriat-Sefer.
 
 [12] Allora Caleb disse: "A chi batterà Kiriat-Sefer e la prenderà
        io darò in moglie Acsa mia figlia".
 
 [13] La prese Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, e
        questi gli diede in moglie sua figlia Acsa.
 
 [14] Ora, mentre andava dal marito, egli la indusse a chiedere un campo
        a suo padre. Essa scese dall'asino e Caleb le disse: "Che
        hai?".
 
 [15] Essa rispose: "Fammi un dono; poiché tu mi hai dato una terra
        arida, dammi anche qualche fonte d'acqua". Egli le donò la
        sorgente superiore e la sorgente inferiore.
 
 [16] I figli del suocero di Mosè, il Kenita, salirono dalla città
        delle Palme con i figli di Giuda nel deserto di Giuda, a mezzogiorno di
        Arad; andarono dunque e si stabilirono in mezzo al popolo.
 
 [17] Poi Giuda marciò con Simeone suo fratello: sconfissero i Cananei
        che abitavano in Sefat, votarono allo sterminio la città, che fu
        chiamata Corma.
 
 [18] Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalòn con il suo
        territorio ed Ekron con il suo territorio.
 
 [19] Il Signore fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne,
        ma non potè espellere gli abitanti della pianura, perché muniti di
        carri di ferro.
 
 [20] Come Mosè aveva ordinato, Ebron fu data a Caleb, che da essa
        scacciò i tre figli di Anak.
 
 [21] I figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei che abitavano
        Gerusalemme, perciò i Gebusei abitano con i figli di Beniamino in
        Gerusalemme fino ad oggi.
 
 [22] Anche la casa di Giuseppe marciò contro Betel e il Signore fu con
        loro.
 
 [23] La casa di Giuseppe mandò a esplorare Betel, città che prima si
        chiamava Luz.
 
 [24] Gli esploratori videro un uomo che usciva dalla città e gli
        dissero: "Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti faremo
        grazia".
 
 [25] Egli insegnò loro la via di accesso alla città ed essi passarono
        la città a fil di spada, ma risparmiarono quell'uomo con tutta la sua
        famiglia.
 
 [26] Quell'uomo andò nel paese degli Hittiti e vi edificò una città
        che chiamò Luz: questo è il suo nome fino ad oggi.
 
 [27] Manàsse non scacciò gli abitanti di Beisan e delle sue
        dipendenze, né quelli di Taanach e delle sue dipendenze, né quelli di
        Dor e delle sue dipendenze, né quelli d'Ibleam e delle sue dipendenze,
        né quelli di Meghiddo e delle sue dipendenze; i Cananei continuarono ad
        abitare in quel paese.
 
 [28] Quando Israele divenne più forte, costrinse ai lavori forzati i
        Cananei, ma non li scacciò del tutto.
 
 [29] Nemmeno Efraim scacciò i Cananei, che abitavano a Ghezer, perciò
        i Cananei abitarono in Ghezer in mezzo ad Efraim.
 
 [30] Zàbulon non scacciò gli abitanti di Kitron, né gli abitanti di
        Naalol; i Cananei abitarono in mezzo a Zàbulon e furono ridotti in
        schiavitù.
 
 [31] Aser non scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidòne,
        né quelli di Aclab, di Aczib, di Elba, di Afik, di Recob;
 
 [32] i figli di Aser si stabilirono in mezzo ai Cananei che abitavano il
        paese, perché non li avevano scacciati.
 
 [33] Nèftali non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti
        di Bet-Anat e si stabilì in mezzo ai Cananei che abitavano il paese; ma
        gli abitanti di Bet-Semes e di Bet-Anat furono da loro costretti ai
        lavori forzati.
 
 [34] Gli Amorrèi respinsero i figli di Dan sulle montagne e non li
        lasciarono scendere nella pianura.
 
 [35] Gli Amorrèi continuarono ad abitare Ar-Cheres, Aialon e Saalbim;
        ma la mano della casa di Giuseppe si aggravò su di loro e furono
        costretti ai lavori forzati.
 
 [36] Il confine degli Amorrèi si estendeva dalla salita di Akrabbim, da
        Sela in su.
 2 [1] Ora
        l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: "Io vi ho
        fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato
        ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia
        alleanza con voi;
 [2] voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese;
        distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce.
        Perché avete fatto questo?
 
 [3] Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi
        staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo".
 
 [4] Appena l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli
        Israeliti, il popolo alzò la voce e pianse.
 
 [5] Chiamarono quel luogo Bochim e vi offrirono sacrifici al Signore.
 
 [6] Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne
        andarono, ciascuno nel suo territorio, a prendere in possesso il paese.
 
 [7] Il popolo servì il Signore durante tutta la vita degli anziani che
        sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che
        il Signore aveva fatte in favore d'Israele.
 
 [8] Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci
        anni
 
 [9] e fu sepolto nel territorio, che gli era toccato a Timnat-Cheres
        sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas.
 
 [10] Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di
        essa ne sorse un'altra, che non conosceva il Signore, né le opere che
        aveva compiute in favore d'Israele.
 
 [11] Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e
        servirono i Baal;
 
 [12] abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti
        uscire dal paese d'Egitto, e seguirono altri dei di quei popoli che
        avevano intorno: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore,
 
 [13] abbandonarono il Signore e servirono Baal e Astarte.
 
 [14] Allora si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano
        a razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro
        intorno ed essi non potevano più tener testa ai nemici.
 
 [15] Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro,
        come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono
        ridotti all'estremo.
 
 [16] Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano dalle
        mani di quelli che li spogliavano.
 
 [17] Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad
        altri dei e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la
        via battuta dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del
        Signore: essi non fecero così.
 
 [18] Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il
        giudice e li liberava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita
        del giudice; perché il Signore si lasciava commuovere dai loro gemiti
        sotto il giogo dei loro oppressori.
 
 [19] Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro
        padri, seguendo altri dei per servirli e prostrarsi davanti a loro, non
        desistendo dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata.
 
 [20] Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e disse:
        "Poiché questa nazione ha violato l'alleanza che avevo stabilita
        con i loro padri e non hanno obbedito alla mia voce,
 
 [21] nemmeno io scaccerò più dinanzi a loro nessuno dei popoli, che
        Giosuè lasciò quando morì.
 
 [22] Così, per mezzo loro, metterò alla prova Israele, per vedere se
        cammineranno o no sulla via del Signore, come fecero i loro padri".
 
 [23] Il Signore lasciò quelle nazioni senza affrettarsi a scacciarle e
        non le mise nelle mani di Giosuè.
 3 [1]
        Queste sono le nazioni che il Signore risparmiò allo scopo di mettere
        alla prova Israele per mezzo loro, cioè quanti non avevano visto le
        guerre di Cànaan.
 [2] Ciò avvenne soltanto per l'istruzione delle nuove generazioni degli
        Israeliti, perché imparassero la guerra, quelli, per lo meno, che prima
        non l'avevano mai vista:
 
 [3] i cinque capi dei Filistei, tutti i Cananei, quei di Sidòne e gli
        Evei, che abitavano le montagne del Libano, dal monte Baal-Ermon fino
        all'ingresso di Amat.
 
 [4] Queste nazioni servirono a mettere Israele alla prova per vedere se
        Israele avrebbe obbedito ai comandi, che il Signore aveva dati ai loro
        padri per mezzo di Mosè.
 
 [5] Così gli Israeliti abitarono in mezzo ai Cananei, agli Hittiti,
        agli Amorrèi, ai Perizziti, agli Evei e ai Gebusei;
 
 [6] presero in mogli le figlie di essi, maritarono le proprie figlie con
        i loro figli e servirono i loro dei.
 
 [7] Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore;
        dimenticarono il Signore loro Dio e servirono i Baal e le Asere.
 
 [8] Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e li mise nelle
        mani di Cusan-Risataim, re del Paese dei due fiumi; gli Israeliti furono
        servi di Cusan-Risataim per otto anni.
 
 [9] Poi gli Israeliti gridarono al Signore, e il Signore suscitò loro
        un liberatore, Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, ed
        egli li liberò.
 
 [10] Lo spirito del Signore fu su di lui ed egli fu giudice d'Israele;
        uscì a combattere e il Signore gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re
        di Aram; la sua mano fu potente contro Cusan-Risataim.
 
 [11] Il paese rimase in pace per quarant'anni, poi Otniel, figlio di
        Kenaz, morì.
 
 [12] Gli Israeliti ripresero a fare ciò che è male agli occhi del
        Signore; il Signore rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perché
        facevano ciò che è male agli occhi del Signore.
 
 [13] Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e gli Amaleciti, fece una
        spedizione contro Israele, lo battè e si impadronì della città delle
        Palme.
 
 [14] Gli Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto
        anni.
 
 [15] Poi gridarono al Signore ed egli suscitò loro un liberatore, Eud,
        figlio di Ghera, Beniaminita, che era mancino. Gli Israeliti mandarono
        per mezzo di lui un tributo a Eglon re di Moab.
 
 [16] Eud si fece una spada a due tagli, lunga un gomed, e se la cinse
        sotto la veste, al fianco destro.
 
 [17] Poi presentò il tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto
        grasso.
 
 [18] Finita la presentazione del tributo, ripartì con la gente che
        l'aveva portato.
 
 [19] Ma egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò
        indietro e disse: "O re, ho una cosa da dirti in segreto". Il
        re disse: "Silenzio!" e quanti stavano con lui uscirono.
 
 [20] Allora Eud si accostò al re che stava seduto nel piano di sopra,
        riservato a lui solo, per la frescura, e gli disse: "Ho una parola
        da dirti da parte di Dio". Quegli si alzò dal suo seggio.
 
 [21] Allora Eud, allungata la mano sinistra, trasse la spada dal suo
        fianco e gliela piantò nel ventre.
 
 [22] Anche l'elsa entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno
        alla lama, perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la
        spada dal ventre.
 
 [23] Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di
        sopra e aver tirato il chiavistello.
 
 [24] Quando fu uscito, vennero i servi, i quali guardarono e videro che
        i battenti del piano di sopra erano sprangati; dissero: "Certo
        attende ai suoi bisogni nel camerino della stanza fresca".
 
 [25] Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i
        battenti del piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco
        il loro signore era steso per terra, morto.
 
 [26] Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato
        gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira.
 
 [27] Appena arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e
        gli Israeliti scesero con lui dalle montagne ed egli si mise alla loro
        testa.
 
 [28] Disse loro: "Seguitemi, perché il Signore vi ha messo nelle
        mani i Moabiti, vostri nemici". Quelli scesero dopo di lui, si
        impadronirono dei guadi del Giordano, per impedirne il passo ai Moabiti,
        e non lasciarono passare nessuno.
 
 [29] In quella circostanza sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti
        robusti e valorosi; non ne scampò neppure uno.
 
 [30] Così in quel giorno Moab fu umiliato sotto la mano d'Israele e il
        paese rimase tranquillo per ottant'anni.
 
 [31] Dopo di lui ci fu Samgar figlio di Anat. Egli sconfisse seicento
        Filistei con un pungolo da buoi; anch'egli salvò Israele.
 4 [1] Eud
        era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò che è male agli occhi
        del Signore.
 [2] Il Signore li mise nelle mani di Iabin re di Cànaan, che regnava in
        Cazor. Il capo del suo esercito era Sisara che abitava a Aroset-Goim.
 
 [3] Gli Israeliti gridarono al Signore, perché Iabin aveva novecento
        carri di ferro e già da venti anni opprimeva duramente gli Israeliti.
 
 [4] In quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Dèbora, moglie
        di Lappidot.
 
 [5] Essa sedeva sotto la palma di Dèbora, tra Rama e Betel, sulle
        montagne di Efraim, e gli Israeliti venivano a lei per le vertenze
        giudiziarie.
 
 [6] Essa mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kades di Nèftali,
        e gli disse: "Il Signore, Dio d'Israele, ti dà quest'ordine: Và,
        marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila figli di Nèftali e
        figli di Zàbulon.
 
 [7] Io attirerò verso di te al torrente Kison Sisara, capo
        dell'esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo
        metterò nelle tue mani".
 
 [8] Barak le rispose: "Se vieni anche tu con me, andrò; ma se non
        vieni, non andrò".
 
 [9] Rispose: "Bene, verrò con te; però non sarà tua la gloria
        sulla via per cui cammini; ma il Signore metterà Sisara nelle mani di
        una donna". Dèbora si alzò e andò con Barak a Kades.
 
 [10] Barak convocò Zàbulon e Nèftali a Kades; diecimila uomini si
        misero al suo seguito e Dèbora andò con lui.
 
 [11] Ora Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di
        Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla Quercia di
        Saannaim che è presso Kades.
 
 [12] Fu riferito a Sisara che Barak, figlio di Abinoam, era salito sul
        monte Tabor.
 
 [13] Allora Sisara radunò tutti i suoi carri, novecento carri di ferro,
        e tutta la gente che era con lui da Aroset-Goim fino al torrente Kison.
 
 [14] Dèbora disse a Barak: "Alzati, perché questo è il giorno in
        cui il Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il Signore non esce forse
        in campo davanti a te?". Allora Barak scese dal monte Tabor,
        seguito da diecimila uomini.
 
 [15] Il Signore sconfisse, davanti a Barak, Sisara con tutti i suoi
        carri e con tutto il suo esercito; Sisara scese dal carro e fuggì a
        piedi.
 
 [16] Barak inseguì i carri e l'esercito fino ad Aroset-Goim; tutto
        l'esercito di Sisara cadde a fil di spada e non ne scampò neppure uno.
 
 [17] Intanto Sisara era fuggito a piedi verso la tenda di Giaele, moglie
        di Eber il Kenita, perché vi era pace fra Iabin, re di Cazor, e la casa
        di Eber il Kenita.
 
 [18] Giaele uscì incontro a Sisara e gli disse: "Fermati, mio
        signore, fermati da me: non temere". Egli entrò da lei nella sua
        tenda ed essa lo nascose con una coperta.
 
 [19] Egli le disse: "Dammi un pò d'acqua da bere perché ho
        sete". Essa aprì l'otre del latte, gli diede da bere e poi lo
        ricoprì.
 
 [20] Egli le disse: "Stà all'ingresso della tenda; se viene
        qualcuno a interrogarti dicendo: C'è qui un uomo?, dirai:
        Nessuno".
 
 [21] Ma Giaele, moglie di Eber, prese un picchetto della tenda, prese in
        mano il martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto
        nella tempia, fino a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente
        addormentato e sfinito; così morì.
 
 [22] Ed ecco Barak inseguiva Sisara; Giaele gli uscì incontro e gli
        disse: "Vieni e ti mostrerò l'uomo che cerchi". Egli entrò
        da lei ed ecco Sisara era steso morto con il picchetto nella tempia.
 
 [23] Così Dio umiliò quel giorno Iabin, re di Cànaan, davanti agli
        Israeliti.
 
 [24] La mano degli Israeliti si fece sempre più pesante su Iabin, re di
        Cànaan, finché ebbero sterminato Iabin re di Cànaan.
 5 [1] In
        quel giorno Dèbora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo
        canto:
 [2] "Ci furono capi in Israele
 per assumere il comando;
 ci furono volontari
 per arruolarsi in massa: Benedite il Signore!
 
 [3] Ascoltate, re,
 porgete gli orecchi, o principi;
 io voglio cantare al Signore,
 voglio cantare al Signore,
 voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele!
 
 [4] Signore, quando uscivi dal Seir,
 quando avanzavi dalla steppa di Edom,
 la terra tremò, i cieli si scossero,
 le nubi si sciolsero in acqua.
 
 [5] Si stemperarono i monti
 davanti al Signore, Signore del Sinai,
 davanti al Signore, Dio d'Israele.
 
 [6] Ai giorni di Samgar, figlio di Anat,
 ai giorni di Giaele,
 erano deserte le strade
 e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi.
 
 [7] Era cessata ogni autorità di governo,
 era cessata in Israele,
 fin quando sorsi io, Dèbora,
 fin quando sorsi come madre in Israele.
 
 [8] Si preferivano divinità straniere
 e allora la guerra fu alle porte,
 ma scudo non si vedeva né lancia
 né quarantamila in Israele.
 
 [9] Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele,
 ai volontari tra il popolo;
 benedite il Signore!
 
 [10] Voi, che cavalcate asine bianche,
 seduti su gualdrappe,
 voi che procedete sulla via, raccontate;
 
 [11] unitevi al grido degli uomini
 schierati fra gli abbeveratoi:
 là essi proclamano le vittorie del Signore,
 le vittorie del suo governo in Israele,
 quando scese alle porte il popolo del Signore.
 
 [12] Dèstati, dèstati, o Dèbora,
 dèstati, dèstati, intona un canto!
 Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri,
 o figlio di Abinoam!
 
 [13] Allora scesero i fuggiaschi
 per unirsi ai principi;
 il popolo del Signore
 scese a sua difesa tra gli eroi.
 
 [14] Quelli della stirpe di Efraim
 scesero nella pianura,
 ti seguì Beniamino fra le tue genti.
 Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti
 e da Zàbulon chi impugna lo scettro del comando.
 
 [15] I principi di Issacar mossero con Dèbora;
 Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura.
 Presso i ruscelli di Ruben grandi erano le esitazioni.
 
 [16] Perché sei rimasto seduto tra gli ovili,
 ad ascoltare le zampogne dei pastori?
 Presso i ruscelli di Ruben
 erano ben grandi le dispute...
 
 [17] Gàlaad dimora oltre il Giordano
 e Dan perché vive straniero sulle navi?
 Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare
 e presso le sue insenature dimora.
 
 [18] Zàbulon invece è un popolo che si è esposto
        alla morte,
 come Nèftali, sui poggi della campagna!
 
 [19] Vennero i re, diedero battaglia,
 combatterono i re di Cànaan,
 a Taanach sulle acque di Meghiddo,
 ma non riportarono bottino d'argento.
 
 [20] Dal cielo le stelle diedero battaglia,
 dalle loro orbite combatterono contro Sisara.
 
 [21] Il torrente Kison li travolse;
 torrente impetuoso fu il torrente Kison...
 Anima mia, calpesta con forza!
 
 [22] Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli
 al galoppo, al galoppo dei corsieri.
 
 [23] Maledite Meroz - dice l'angelo del Signore -
 maledite, maledite i suoi abitanti,
 perché non vennero in aiuto al Signore,
 in aiuto al Signore tra gli eroi.
 
 [24] Sia benedetta fra le donne Giaele,
 la moglie di Eber il Kenita,
 benedetta fra le donne della tenda!
 
 [25] Acqua egli chiese, latte essa diede,
 in una coppa da principi offrì latte acido.
 
 [26] Una mano essa stese al picchetto
 e la destra a un martello da fabbri,
 e colpì Sisara, lo percosse alla testa,
 ne fracassò, ne trapassò la tempia.
 
 [27] Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
 ai piedi di lei si contorse, ricadde,
 dove si contorse, là ricadde finito.
 
 [28] Dietro la finestra si affaccia e si lamenta
 la madre di Sisara, dietro la persiana:
 Perché il suo carro tarda ad arrivare?
 Perché così a rilento procedono i suoi carri?
 
 [29] Le più sagge sue principesse rispondono
 e anche lei torna a dire a se stessa:
 
 [30] Certo han trovato bottino, stan facendo le parti:
 una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo;
 un bottino di vesti variopinte per Sisara,
 un bottino di vesti variopinte a ricamo;
 una veste variopinta a due ricami
 è il bottino per il mio collo...
 
 [31] Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
 Ma coloro che ti amano siano come il sole,
 quando sorge con tutto lo splendore".
 Poi il paese ebbe pace per quarant'anni.
 6 [1] Gli
        Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li
        mise nelle mani di Madian per sette anni.
 [2] La mano di Madian si fece pesante contro Israele; per la paura dei
        Madianiti gli Israeliti adattarono per sé gli antri dei monti, le
        caverne e le cime scoscese.
 
 [3] Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con i figli di Amalek e i
        figli dell'oriente venivano contro di lui,
 
 [4] si accampavano sul territorio degli Israeliti, distruggevano tutti i
        prodotti del paese fino all'ingresso di Gaza e non lasciavano in Israele
        mezzi di sussistenza: né pecore, né buoi, né asini.
 
 [5] Poiché venivano con i loro armenti e con le loro tende e arrivavano
        numerosi come le cavallette - essi e i loro cammelli erano senza numero
        - e venivano nel paese per devastarlo.
 
 [6] Israele fu ridotto in grande miseria a causa di Madian e gli
        Israeliti gridarono al Signore.
 
 [7] Quando gli Israeliti ebbero gridato a causa di Madian,
 
 [8] il Signore mandò loro un profeta che disse: "Dice il Signore,
        Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho fatti uscire
        dalla condizione servile;
 
 [9] vi ho liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano di quanti vi
        opprimevano; li ho scacciati davanti a voi, vi ho dato il loro paese
 
 [10] e vi ho detto: Io sono il Signore vostro Dio; non venerate gli dei
        degli Amorrèi, nel paese dei quali abitate. Ma voi non avete ascoltato
        la mia voce".
 
 [11] Ora l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra,
        che apparteneva a Ioas, Abiezerita; Gedeone, figlio di Ioas, batteva il
        grano nel tino per sottrarlo ai Madianiti.
 
 [12] L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Il Signore è
        con te, uomo forte e valoroso!".
 
 [13] Gedeone gli rispose: "Signor mio, se il Signore è con noi,
        perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che
        i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci ha fatto
        forse uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha
        messi nelle mani di Madian".
 
 [14] Allora il Signore si volse a lui e gli disse: "Và con questa
        forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse
        io?".
 
 [15] Gli rispose: "Signor mio, come salverò Israele? Ecco, la mia
        famiglia è la più povera di Manàsse e io sono il più piccolo nella
        casa di mio padre".
 
 [16] Il Signore gli disse: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i
        Madianiti come se fossero un uomo solo".
 
 [17] Gli disse allora: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi
        un segno che proprio tu mi parli.
 
 [18] Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti
        la mia offerta da presentarti". Rispose: "Resterò finché tu
        torni".
 
 [19] Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di
        farina preparò focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo
        in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì.
 
 [20] L'angelo di Dio gli disse: "Prendi la carne e le focacce
        azzime, mettile su questa pietra e versavi il brodo". Egli fece così.
 
 [21] Allora l'angelo del Signore stese l'estremità del bastone che
        aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; salì dalla roccia
        un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime e l'angelo del
        Signore scomparve dai suoi occhi.
 
 [22] Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore,
        ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!".
 
 [23] Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non
        morirai!".
 
 [24] Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo
        chiamò Signore-Pace. Esso esiste fino ad oggi a Ofra degli Abiezeriti.
 
 [25] In quella stessa notte il Signore gli disse: "Prendi il
        giovenco di tuo padre e un secondo giovenco di sette anni, demolisci
        l'altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il palo sacro che gli sta
        accanto.
 
 [26] Costruisci un altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa
        roccia, disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo giovenco
        e offrilo in olocausto sulla legna del palo sacro che avrai
        tagliato".
 
 [27] Allora Gedeone prese dieci uomini fra i suoi servitori e fece come
        il Signore gli aveva ordinato; ma temendo di farlo di giorno, per paura
        dei suoi parenti e della gente della città, lo fece di notte.
 
 [28] Quando il mattino dopo la gente della città si alzò, vide che
        l'altare di Baal era stato demolito, che il palo sacro accanto era stato
        tagliato e che il secondo giovenco era offerto in olocausto sull'altare
        che era stato costruito.
 
 [29] Si dissero l'un altro: "Chi ha fatto questo?".
        Investigarono, si informarono e dissero: "Gedeone, figlio di Ioas,
        ha fatto questo".
 
 [30] Allora la gente della città disse a Ioas: "Conduci fuori tuo
        figlio e sia messo a morte, perché ha demolito l'altare di Baal e ha
        tagliato il palo sacro che gli stava accanto".
 
 [31] Ioas rispose a quanti insorgevano contro di lui: "Volete
        difendere voi la causa di Baal e venirgli in aiuto? Chi vorrà difendere
        la sua causa sarà messo a morte prima di domattina; se è Dio, difenda
        da sé la sua causa, per il fatto che hanno demolito il suo
        altare".
 
 [32] Perciò in quel giorno Gedeone fu chiamato Ierub-Baal, perché si
        disse: "Baal difenda la sua causa contro di lui, perché egli ha
        demolito il suo altare".
 
 [33] Ora tutti i Madianiti, Amalek e i figli dell'oriente si radunarono,
        passarono il Giordano e si accamparono nella pianura di Izreel.
 
 [34] Ma lo spirito del Signore investì Gedeone; egli suonò la tromba e
        gli Abiezeriti furono convocati per seguirlo.
 
 [35] Egli mandò anche messaggeri in tutto Manàsse, che fu pure
        chiamato a seguirlo; mandò anche messaggeri nelle tribù di Aser, di Zàbulon
        e di Nèftali, le quali vennero ad unirsi agli altri.
 
 [36] Gedeone disse a Dio: "Se tu stai per salvare Israele per mia
        mano, come hai detto,
 
 [37] ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è rugiada
        soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu
        salverai Israele per mia mano, come hai detto".
 
 [38] Così avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò per tempo, strizzò
        il vello e ne spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua.
 
 [39] Gedeone disse a Dio: "Non adirarti contro di me; io parlerò
        ancora una volta. Lasciami fare la prova con il vello, solo ancora una
        volta: resti asciutto soltanto il vello e ci sia la rugiada su tutto il
        terreno".
 
 [40] Dio fece così quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci
        fu rugiada su tutto il terreno.
 7 [1]
        Ierub-Baal dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente che era con lui,
        alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il campo di
        Madian era al nord, verso la collina di More, nella pianura.
 [2] Il Signore disse a Gedeone: "La gente che è con te è troppo
        numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe
        vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato.
 
 [3] Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha paura e trema,
        torni indietro". Gedeone li mise così alla prova. Tornarono
        indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.
 
 [4] Il Signore disse a Gedeone: "La gente è ancora troppo
        numerosa; falli scendere all'acqua e te li metterò alla prova. Quegli
        del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà; e quegli del quale ti
        dirò: Questi non venga con te, non verrà".
 
 [5] Gedeone fece dunque scendere la gente all'acqua e il Signore gli
        disse: "Quanti lambiranno l'acqua con la lingua, come la lambisce
        il cane, li porrai da una parte; porrai da un'altra quanti, per bere, si
        metteranno in ginocchio".
 
 [6] Il numero di quelli che lambirono l'acqua portandosela alla bocca
        con la mano, fu di trecento uomini; tutto il resto della gente si mise
        in ginocchio per bere l'acqua.
 
 [7] Allora il Signore disse a Gedeone: "Con questi trecento uomini
        che hanno lambito l'acqua, io vi salverò e metterò i Madianiti nelle
        tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa
        sua".
 
 [8] Egli prese dalle mani del popolo le brocche e le trombe; rimandò
        tutti gli altri Israeliti ciascuno alla sua tenda e tenne con sé i
        trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava al di sotto, nella
        pianura.
 
 [9] In quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: "Alzati e
        piomba sul campo, perché io te l'ho messo nelle mani.
 
 [10] Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo servo
 
 [11] e udrai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul
        campo". Egli scese con Pura suo servo fino agli avamposti
        dell'accampamento.
 
 [12] I Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano
        sparsi nella pianura e i loro cammelli erano senza numero come la sabbia
        che è sul lido del mare.
 
 [13] Quando Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo
        compagno e gli diceva: "Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una
        pagnotta di orzo rotolare nell'accampamento di Madian: giunse alla
        tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda cadde a terra".
 
 [14] Il suo compagno gli rispose: "Questo non è altro che la spada
        di Gedeone, figlio di Ioas, uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue mani
        Madian e tutto l'accampamento".
 
 [15] Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua
        interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo di Israele e disse:
        "Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani
        l'accampamento di Madian".
 
 [16] Divise i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti trombe e
        brocche vuote con dentro fiaccole;
 
 [17] disse loro: "Guardate me e fate come farò io, così farete
        voi.
 
 [18] Quando io, con quanti sono con me, suonerò la tromba, anche voi
        suonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e griderete: Per il
        Signore e per Gedeone!".
 
 [19] Gedeone e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità
        dell'accampamento, all'inizio della veglia di mezzanotte, quando appena
        avevano cambiato le sentinelle. Egli suonò la tromba spezzando la
        brocca che aveva in mano.
 
 [20] Allora le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche,
        tenendo le fiaccole con la sinistra e con la destra le trombe per
        suonare e gridarono: "La spada per il Signore e per Gedeone!".
 
 [21] Ognuno di essi rimase al suo posto, intorno all'accampamento; tutto
        il campo si mise a correre, a gridare, a fuggire.
 
 [22] Mentre quelli suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere
        la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l'accampamento.
        L'esercito fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera fino alla riva di
        Abel-Mecola, sopra Tabbat.
 
 [23] Gli Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse si
        radunarono e inseguirono i Madianiti.
 
 [24] Intanto Gedeone aveva mandato messaggeri per tutte le montagne di
        Efraim a dire: "Scendete contro i Madianiti e tagliate loro i guadi
        sul Giordano fino a Bet-Bara". Così tutti gli uomini di Efraim si
        radunarono e si impadronirono dei guadi sul Giordano fino a Bet-Bara.
 
 [25] Presero due capi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia
        di Oreb e Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono
        le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano.
 8 [1] Ma
        gli uomini di Efraim gli dissero: "Che azione ci hai fatto, non
        chiamandoci quando sei andato a combattere contro Madian?".
        Litigarono con lui violentemente.
 [2] Egli rispose loro: "Che ho fatto io in confronto a voi? La
        racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di Abiezer?
 
 [3] Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque
        ho potuto fare io in confronto a voi?". A tali parole, la loro ira
        contro di lui si calmò.
 
 [4] Gedeone arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi
        trecento uomini erano stanchi e affamati.
 
 [5] Disse a quelli di Succot: "Date focacce di pane alla gente che
        mi segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di
        Madian".
 
 [6] Ma i capi di Succot risposero: "Tieni forse già nelle tue mani
        i polsi di Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo
        esercito?".
 
 [7] Gedeone disse: "Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle
        mani Zebach e Zalmunna, vi strazierò le carni con le spine del deserto
        e con i cardi".
 
 [8] Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso
        modo; essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot.
 
 [9] Egli disse anche agli uomini di Penuel: "Quando tornerò in
        pace, abbatterò questa torre".
 
 [10] Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa
        quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli
        dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti.
 
 [11] Gedeone salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea
        e mise in rotta l'esercito che si credeva sicuro.
 
 [12] Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese
        i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto l'esercito.
 
 [13] Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita
        di Cheres.
 
 [14] Catturò un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli
        gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot:
        settantasette uomini.
 
 [15] Poi venne alla gente di Succot e disse: "Ecco Zebach e
        Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo: Hai tu forse
        già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il
        pane alla tua gente stanca?".
 
 [16] Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e con i
        cardi castigò gli uomini di Succot.
 
 [17] Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città.
 
 [18] Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che
        avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te;
        ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re".
 
 [19] Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la
        vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi
        ucciderei!".
 
 [20] Poi disse a Ieter, suo primogenito: "Su, uccidili!". Ma
        il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, poiché era
        ancora giovane.
 
 [21] Zebach e Zalmunna dissero: "Suvvia, colpisci tu stesso, poiché
        qual è l'uomo, tale è la sua forza". Gedeone si alzò e uccise
        Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro cammelli portavano al
        collo.
 
 [22] Allora gli Israeliti dissero a Gedeone: "Regna su di noi tu e
        i tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di Madian".
 
 [23] Ma Gedeone rispose loro: "Io non regnerò su di voi né mio
        figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi".
 
 [24] Poi Gedeone disse loro: "Una cosa voglio chiedervi: ognuno di
        voi mi dia un pendente del suo bottino". I nemici avevano pendenti
        d'oro, perché erano Ismaeliti.
 
 [25] Risposero: "Li daremo volentieri". Egli stese allora il
        mantello e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino".
 
 [26] Il peso dei pendenti d'oro, che egli aveva chiesti, fu di
        millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le catenelle e le vesti
        di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le collane che i
        loro cammelli avevano al collo.
 
 [27] Gedeone ne fece un efod che pose in Ofra sua città; tutto Israele
        vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina
        per Gedeone e per la sua casa.
 
 [28] Così Madian fu umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il
        capo; il paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di
        Gedeone.
 
 [29] Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a dimorare a casa sua.
 
 [30] Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli.
 
 [31] Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio,
        che chiamò Abimèlech.
 
 [32] Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona vecchiaia e fu sepolto
        nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti.
 
 [33] Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a
        Baal e presero Baal-Berit come loro dio.
 
 [34] Gli Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva
        liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno
 
 [35] e non dimostrarono gratitudine alla casa di Ierub-Baal, cioè di
        Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele.
 9 [1] Ora
        Abimèlech, figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli di sua
        madre e disse loro e a tutta la parentela di sua madre:
 [2] "Dite agli orecchi di tutti i signori di Sichem: È meglio per
        voi che vi governino settanta uomini, tutti i figli di Ierub-Baal, o che
        vi governi un solo uomo? Ricordatevi che io sono del vostro
        sangue".
 
 [3] I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i
        signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a favore di
        Abimèlech, perché dicevano: "È nostro fratello".
 
 [4] Gli diedero settanta sicli d'argento che tolsero dal tempio di
        Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini sfaccendati e audaci che
        lo seguirono.
 
 [5] Venne alla casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa
        pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta uomini. Ma Iotam,
        figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era nascosto.
 
 [6] Tutti i signori di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e andarono
        a proclamare re Abimèlech presso la Quercia della Stele che si trova a
        Sichem.
 
 [7] Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del
        monte Garizim e, alzando la voce, gridò: "Ascoltatemi, signori di
        Sichem, e Dio ascolterà voi!
 
 [8] Si misero in cammino gli alberi
 per ungere un re su di essi.
 Dissero all'ulivo:
 Regna su di noi.
 
 [9] Rispose loro l'ulivo:
 Rinuncerò al mio olio,
 grazie al quale
 si onorano dei e uomini,
 e andrò ad agitarmi sugli alberi?
 
 [10] Dissero gli alberi al fico:
 Vieni tu, regna su di noi.
 
 [11] Rispose loro il fico:
 Rinuncerò alla mia dolcezza
 e al mio frutto squisito,
 e andrò ad agitarmi sugli alberi?
 
 [12] Dissero gli alberi alla vite:
 Vieni tu, regna su di noi.
 
 [13] Rispose loro la vite:
 Rinuncerò al mio mosto
 che allieta dei e uomini,
 e andrò ad agitarmi sugli alberi?
 
 [14] Dissero tutti gli alberi al rovo:
 Vieni tu, regna su di noi.
 
 [15] Rispose il rovo agli alberi:
 Se in verità ungete
 me re su di voi,
 venite, rifugiatevi alla mia ombra;
 se no, esca un fuoco dal rovo
 e divori i cedri del Libano.
 
 [16] Ora voi non avete agito con lealtà e onestà proclamando re Abimèlech,
        non avete operato bene verso Ierub-Baal e la sua casa, non lo avete
        trattato secondo il merito delle sue azioni...
 
 [17] Perché mio padre ha combattuto per voi, ha esposto al pericolo la
        vita e vi ha liberati dalle mani di Madian.
 
 [18] Voi invece oggi siete insorti contro la casa di mio padre, avete
        ucciso i suoi figli, settanta uomini, sopra una stessa pietra e avete
        proclamato re dei signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua
        schiava, perché è vostro fratello.
 
 [19] Se dunque avete operato oggi con sincerità e con integrità verso
        Ierub-Baal e la sua casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda voi!
 
 [20] Ma se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i
        signori di Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e da Bet-Millo
        un fuoco che divori Abimèlech!".
 
 [21] Iotam corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a Beer,
        lontano da Abimèlech suo fratello.
 
 [22] Abimèlech dominò su Israele tre anni.
 
 [23] Poi Dio mandò un cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di
        Sichem e i signori di Sichem si ribellarono ad Abimèlech.
 
 [24] Questo avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di
        Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse su Abimèlech
        loro fratello, che li aveva uccisi, e sui signori di Sichem, che gli
        avevano dato mano per uccidere i suoi fratelli.
 
 [25] I signori di Sichem posero agguati contro di lui sulla cima dei
        monti, rapinando chiunque passasse vicino alla strada. Abimèlech fu
        informato della cosa.
 
 [26] Poi Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli vennero e si
        stabilirono a Sichem e i signori di Sichem riposero la fiducia in lui.
 
 [27] Usciti nella campagna, vendemmiarono le loro vigne, pigiarono l'uva
        e fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio, mangiarono,
        bevvero e maledissero Abimèlech.
 
 [28] Gaal, figlio di Ebed, disse: "Chi è Abimèlech e che è
        Sichem, perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero piuttosto il figlio di
        Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini di Camor,
        capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo noi?
 
 [29] Se avessi in mano questo popolo, io scaccerei Abimèlech e direi:
        Accresci pure il tuo esercito ed esci in campo".
 
 [30] Ora Zebul, governatore della città, udite le parole di Gaal,
        figlio di Ebed, si accese d'ira
 
 [31] e mandò messaggeri ad Abimèlech in Aruma per dirgli: "Ecco
        Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli sono venuti a Sichem e sollevano
        la città contro di te.
 
 [32] Alzati dunque di notte con la gente che hai con te e tendi un
        agguato nella campagna.
 
 [33] Domattina, non appena spunterà il sole, ti alzerai e piomberai
        sulla città mentre lui con la sua gente ti uscirà contro: tu gli farai
        quel che troverai opportuno".
 
 [34] Abimèlech e tutta la gente che era con lui si alzarono di notte e
        tesero un agguato contro Sichem, divisi in quattro schiere.
 
 [35] Gaal, figlio di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta
        della città; allora Abimèlech uscì dall'agguato con la gente che
        aveva.
 
 [36] Gaal, vista quella gente, disse a Zebul: "Ecco gente che
        scende dalle cime dei monti". Zebul gli rispose: "Tu vedi
        l'ombra dei monti e la prendi per uomini".
 
 [37] Gaal riprese a parlare e disse: "Ecco gente che scende
        dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la via della
        Quercia dei Maghi".
 
 [38] Allora Zebul gli disse: "Dov'è ora la spavalderia di quando
        dicevi: Chi è Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è questo il
        popolo che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di
        lui!".
 
 [39] Allora Gaal uscì alla testa dei signori di Sichem e diede
        battaglia ad Abimèlech.
 
 [40] Ma Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti
        uomini caddero morti fino all'ingresso della porta.
 
 [41] Abimèlech ritornò ad Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi
        fratelli, che non poterono più rimanere a Sichem.
 
 [42] Il giorno dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e Abimèlech
        ne fu informato.
 
 [43] Egli prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un agguato
        nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse
        contro di essi e li battè.
 
 [44] Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono
        all'ingresso della porta della città, mentre le altre due schiere si
        gettarono su quelli che erano nella campagna e li colpirono.
 
 [45] Abimèlech combattè contro la città tutto quel giorno, la prese e
        uccise il popolo che vi si trovava; poi distrusse la città e la
        cosparse di sale.
 
 [46] Tutti i signori della torre di Sichem, all'udir questo, entrarono
        nel sotterraneo del tempio di El-Berit.
 
 [47] Fu riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di Sichem
        si erano adunati.
 
 [48] Allora Abimèlech salì sul monte Zalmon con tutta la gente che
        aveva con sé; prese in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo
        sollevò e se lo mise in spalla; poi disse alla sua gente: "Quello
        che mi avete visto fare, fatelo presto anche voi!".
 
 [49] Tutti tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech; posero i
        rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la sala con quelli
        che vi erano dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem,
        circa mille persone, fra uomini e donne.
 
 [50] Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese.
 
 [51] In mezzo alla città c'era una torre fortificata, dove si
        rifugiarono tutti i signori della città, uomini e donne; vi si
        rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo della torre.
 
 [52] Abimèlech, giunto alla torre, l'attaccò e si accostò alla porta
        della torre per appiccarvi il fuoco.
 
 [53] Ma una donna gettò giù il pezzo superiore di una macina sulla
        testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio.
 
 [54] Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli
        disse: "Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me:
        L'ha ucciso una donna!". Il giovane lo trafisse ed egli morì.
 
 [55] Quando gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne
        andarono ciascuno a casa sua.
 
 [56] Così Dio fece ricadere sopra Abimèlech il male che egli aveva
        fatto contro suo padre, uccidendo settanta suoi fratelli.
 
 [57] Dio fece anche ricadere sul capo della gente di Sichem tutto il
        male che essa aveva fatto; così si avverò su di loro la maledizione di
        Iotam, figlio di Ierub-Baal.
 10 [1] Dopo
        Abimèlech, sorse a salvare Israele Tola, figlio di Pua, figlio di Dodo,
        uomo di Issacar. Dimorava a Samir sulle montagne di Efraim;
 [2] fu giudice d'Israele per ventitré anni, poi morì e fu sepolto a
        Samir.
 
 [3] Dopo di lui sorse Iair, il Galaadita, che fu giudice d'Israele per
        ventidue anni;
 
 [4] ebbe trenta figli che cavalcavano trenta asinelli e avevano trenta
        città, che si chiamano anche oggi i Villaggi di Iair e sono nel paese
        di Gàlaad.
 
 [5] Poi Iair morì e fu sepolto a Kamon.
 
 [6] Gli Israeliti continuarono a fare ciò che è male agli occhi del
        Signore e servirono i Baal, le Astarti, gli dei di Aram, gli dei di Sidòne,
        gli dei di Moab, gli dei degli Ammoniti e gli dei dei Filistei;
        abbandonarono il Signore e non lo servirono più.
 
 [7] L'ira del Signore si accese contro Israele e li mise nelle mani dei
        Filistei e nelle mani degli Ammoniti.
 
 [8] Questi afflissero e oppressero per diciotto anni gli Israeliti,
        tutti i figli d'Israele che erano oltre il Giordano, nel paese degli
        Amorrèi in Gàlaad.
 
 [9] Poi gli Ammoniti passarono il Giordano per combattere anche contro
        Giuda, contro Beniamino e contro la casa d'Efraim e Israele fu in grande
        angoscia.
 
 [10] Allora gli Israeliti gridarono al Signore: "Abbiamo peccato
        contro di te, perché abbiamo abbandonato il nostro Dio e abbiamo
        servito i Baal".
 
 [11] Il Signore disse agli Israeliti: "Non vi ho io liberati dagli
        Egiziani, dagli Amorrèi, dagli Ammoniti e dai Filistei?
 
 [12] Quando quelli di Sidòne, gli Amaleciti e i Madianiti vi
        opprimevano e voi gridavate a me, non vi ho forse liberati dalle loro
        mani?
 
 [13] Eppure, mi avete abbandonato e avete servito altri dei; perciò io
        non vi salverò più.
 
 [14] Andate a gridare agli dei che avete scelto; vi salvino essi nel
        tempo della vostra angoscia!".
 
 [15] Gli Israeliti dissero al Signore: "Abbiamo peccato; fà di noi
        ciò che ti piace; soltanto, liberaci in questo giorno".
 
 [16] Eliminarono gli dei stranieri e servirono il Signore, il quale non
        tollerò più a lungo la tribolazione di Israele.
 
 [17] Gli Ammoniti si radunarono e si accamparono in Gàlaad e anche gli
        Israeliti si adunarono e si accamparono a Mizpa.
 
 [18] Il popolo, i principi di Gàlaad, si dissero l'un l'altro:
        "Chi sarà l'uomo che comincerà a combattere contro gli Ammoniti?
        Egli sarà il capo di tutti gli abitanti di Gàlaad".
 11 [1] Ora
        Iefte, il Galaadita, era uomo forte e valoroso, figlio di una
        prostituta; lo aveva generato Gàlaad.
 [2] Poi la moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della
        moglie furono adulti, cacciarono Iefte e gli dissero: "Tu non avrai
        eredità nella casa di nostro padre, perché sei figlio di un'altra
        donna".
 
 [3] Iefte fuggì lontano dai suoi fratelli e si stabilì nel paese di
        Tob. Attorno a Iefte si raccolsero alcuni sfaccendati e facevano
        scorrerie con lui.
 
 [4] Qualche tempo dopo gli Ammoniti mossero guerra a Israele.
 
 [5] Quando gli Ammoniti iniziarono la guerra contro Israele, gli anziani
        di Gàlaad andarono a prendere Iefte nel paese di Tob.
 
 [6] Dissero a Iefte: "Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo
        contro gli Ammoniti".
 
 [7] Ma Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Non siete forse voi
        quelli che mi avete odiato e scacciato dalla casa di mio padre? Perché
        venite da me ora che siete in difficoltà?".
 
 [8] Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Proprio per questo ora
        ci rivolgiamo a te: verrai con noi, combatterai contro gli Ammoniti e
        sarai il capo di noi tutti abitanti di Gàlaad".
 
 [9] Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Se mi riconducete per
        combattere contro gli Ammoniti e il Signore li mette in mio potere, io
        sarò vostro capo".
 
 [10] Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Il Signore sia
        testimone tra di noi, se non faremo come hai detto".
 
 [11] Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì
        suo capo e condottiero e Iefte ripetè le sue parole davanti al Signore
        in Mizpa.
 
 [12] Poi Iefte inviò messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli:
        "Che c'è tra me e te, perché tu venga contro di me a muover
        guerra al mio paese?".
 
 [13] Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di Iefte: "Perché,
        quando Israele uscì dall'Egitto, si impadronì del mio territorio,
        dall'Arnon fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo
        spontaneamente".
 
 [14] Iefte inviò di nuovo messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli:
 
 [15] "Dice Iefte: Israele non si impadronì del paese di Moab, né
        del paese degli Ammoniti;
 
 [16] ma, quando Israele uscì dall'Egitto e attraversò il deserto fino
        al Mare Rosso e giunse a Kades,
 
 [17] mandò messaggeri al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per il
        tuo paese, ma il re di Edom non acconsentì. Mandò anche al re di Moab,
        nemmeno lui volle e Israele rimase a Kades.
 
 [18] Poi camminò per il deserto, fece il giro del paese di Edom e del
        paese di Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre
        l'Arnon senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon segna il
        confine di Moab.
 
 [19] Allora Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrèi, re di
        Chesbòn, e gli disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al
        nostro.
 
 [20] Ma Sicon non si fidò che Israele passasse per i suoi confini; anzi
        radunò tutta la sua gente, si accampò a Iaaz e combattè contro
        Israele.
 
 [21] Il Signore, Dio d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle
        mani d'Israele, che li sconfisse; così Israele conquistò tutto il
        paese degli Amorrèi che abitavano quel territoro;
 
 [22] conquistò tutti i territori degli Amorrèi, dall'Arnon allo Iabbok
        e dal deserto al Giordano.
 
 [23] Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli Amorrèi davanti a
        Israele suo popolo e tu vorresti possedere il loro paese?
 
 [24] Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così
        anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati
        davanti a noi.
 
 [25] Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor, re di Moab? Mosse
        forse querela ad Israele o gli fece guerra?
 
 [26] Da trecento anni Israele abita a Chesbòn e nelle sue dipendenze,
        ad Aroer e nelle sue dipendenze e in tutte le città lungo l'Arnon;
        perché non gliele avete tolte durante questo tempo?
 
 [27] Io non ti ho fatto torto e tu agisci male verso di me, muovendomi
        guerra; il Signore giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli
        Ammoniti!".
 
 [28] Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che Iefte gli aveva
        mandato a dire.
 
 [29] Allora lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad
        e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse
        gli Ammoniti.
 
 [30] Iefte fece voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani
        gli Ammoniti,
 
 [31] la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per
        venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per
        il Signore e io l'offrirò in olocausto".
 
 [32] Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore
        glieli mise nelle mani.
 
 [33] Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti
        città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati
        davanti agli Israeliti.
 
 [34] Poi Iefte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro
        la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva altri
        figli, né altre figlie.
 
 [35] Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: "Figlia mia, tu
        mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io
        ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi".
 
 [36] Essa gli disse: "Padre mio, se hai dato parola al Signore, fà
        di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha
        concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici".
 
 [37] Poi disse al padre: "Mi sia concesso questo: lasciami libera
        per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia
        verginità con le mie compagne".
 
 [38] Egli le rispose: "Và!", e la lasciò andare per due
        mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua
        verginità.
 
 [39] Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello
        che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui
        venne in Israele questa usanza:
 
 [40] ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di
        Iefte il Galaadita, per quattro giorni.
 12 [1] Ora
        gli uomini di Efraim si radunarono, passarono il fiume verso Zafon e
        dissero a Iefte: "Perché sei andato a combattere contro gli
        Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Noi bruceremo te e la tua
        casa".
 [2] Iefte rispose loro: "Io e il mio popolo abbiamo avuto grandi
        lotte con gli Ammoniti; quando vi ho chiamati in aiuto, non siete venuti
        a liberarmi dalle loro mani.
 
 [3] Vedendo che voi non venivate in mio aiuto, ho esposto al pericolo la
        vita, ho marciato contro gli Ammoniti e il Signore me li ha messi nelle
        mani. Perché dunque siete venuti oggi contro di me a muovermi
        guerra?".
 
 [4] Iefte, radunati tutti gli uomini di Gàlaad, diede battaglia ad
        Efraim; gli uomini di Gàlaad sconfissero gli Efraimiti, perché questi
        dicevano: "Voi siete fuggiaschi di Efraim; Gàlaad sta in mezzo a
        Efraim e in mezzo a Manàsse".
 
 [5] I Galaaditi intercettarono agli Efraimiti i guadi del Giordano;
        quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: "Lasciatemi
        passare", gli uomini di Gàlaad gli chiedevano: "Sei un
        Efraimita?". Se quegli rispondeva: "No",
 
 [6] i Galaaditi gli dicevano: "Ebbene, dì Scibbolet", e
        quegli diceva Sibbolet, non sapendo pronunciare bene. Allora lo
        afferravano e lo uccidevano presso i guadi del Giordano. In quella
        occasione perirono quarantaduemila uomini di Efraim.
 
 [7] Iefte fu giudice d'Israele per sei anni. Poi Iefte, il Galaadita,
        morì e fu sepolto nella sua città in Gàlaad.
 
 [8] Dopo di lui fu giudice d'Israele Ibsan di Betlemme.
 
 [9] Egli ebbe trenta figli, maritò trenta figlie e fece venire da fuori
        trenta fanciulle per i suoi figli. Fu giudice d'Israele per sette anni.
 
 [10] Poi Ibsan morì e fu sepolto a Betlemme.
 
 [11] Dopo di lui fu giudice d'Israele Elon, lo Zabulonita; fu giudice
        d'Israele per dieci anni.
 
 [12] Poi Elon, lo Zabulonita, morì e fu sepolto ad Aialon, nel paese di
        Zàbulon.
 
 [13] Dopo di lui fu giudice d'Israele Abdon, figlio di Illel, di
        Piraton.
 
 [14] Ebbe quaranta figli e trenta nipoti, i quali cavalcavano settanta
        asinelli. Fu giudice d'Israele per otto anni.
 
 [15] Poi Abdon, figlio di Illel, il Piratonita, morì e fu sepolto a
        Piraton, nel paese di Efraim, sul monte Amalek.
 13 [1] Gli
        Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del Signore e
        il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant'anni.
 [2] C'era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti, chiamato
        Manoach; sua moglie era sterile e non aveva mai partorito.
 
 [3] L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: "Ecco,
        tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un
        figlio.
 
 [4] Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla
        d'immondo.
 
 [5] Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa
        non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a
        Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani
        dei Filistei".
 
 [6] La donna andò a dire al marito: "Un uomo di Dio è venuto da
        me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile. Io non
        gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome,
 
 [7] ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non
        bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché
        il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno
        della sua morte".
 
 [8] Allora Manoach pregò il Signore e disse: "Signore, l'uomo di
        Dio mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che dobbiamo
        fare per il nascituro".
 
 [9] Dio ascoltò la preghiera di Manoach e l'angelo di Dio tornò ancora
        dalla donna, mentre stava nel campo; ma Manoach suo marito non era con
        lei.
 
 [10] La donna corse in fretta ad informare il marito e gli disse:
        "Ecco, mi è apparso quell'uomo che venne da me l'altro
        giorno".
 
 [11] Manoach si alzò, seguì la moglie e giunto a quell'uomo gli disse:
        "Sei tu l'uomo che hai parlato a questa donna?". Quegli
        rispose: "Sono io".
 
 [12] Manoach gli disse: "Quando la tua parola si sarà avverata,
        quale sarà la norma da seguire per il bambino e che si dovrà fare per
        lui?".
 
 [13] L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Si astenga la donna
        da quanto le ho detto.
 
 [14] Non mangi nessun prodotto della vigna, né beva vino o bevanda
        inebriante e non mangi nulla d'immondo; osservi quanto le ho
        comandato".
 
 [15] Manoach disse all'angelo del Signore: "Permettici di
        trattenerti e di prepararti un capretto!".
 
 [16] L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Anche se tu mi
        trattenessi, non mangerei il tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto,
        offrilo al Signore". Manoach non sapeva che quello fosse l'angelo
        del Signore.
 
 [17] Poi Manoach disse all'angelo del Signore: "Come ti chiami,
        perché quando si saranno avverate le tue parole, noi ti rendiamo
        onore?".
 
 [18] L'angelo del Signore gli rispose: "Perché mi chiedi il nome?
        Esso è misterioso".
 
 [19] Manoach prese il capretto e l'offerta e li bruciò sulla pietra al
        Signore, che opera cose misteriose. Mentre Manoach e la moglie stavano
        guardando,
 
 [20] mentre la fiamma saliva dall'altare al cielo, l'angelo del Signore
        salì con la fiamma dell'altare. Manoach e la moglie, che stavano
        guardando, si gettarono allora con la faccia a terra
 
 [21] e l'angelo del Signore non apparve più né a Manoach né alla
        moglie. Allora Manoach comprese che quello era l'angelo del Signore.
 
 [22] Manoach disse alla moglie: "Noi moriremo certamente, perché
        abbiamo visto Dio".
 
 [23] Ma sua moglie gli disse: "Se il Signore avesse voluto farci
        morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l'olocausto e l'offerta;
        non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe fatto udire
        proprio ora cose come queste".
 
 [24] Poi la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino
        crebbe e il Signore lo benedisse.
 
 [25] Lo spirito del Signore cominciò a investirlo quando era a
        Macane-Dan, fra Zorea ed Estaol.
 14 [1]
        Sansone scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei
        Filistei.
 [2] Tornato a casa, disse al padre e alla madre: "Ho visto a Timna
        una donna, una figlia dei Filistei; ora prendetemela in moglie".
 
 [3] Suo padre e sua madre gli dissero: "Non c'è una donna tra le
        figlie dei tuoi fratelli e in tutto il nostro popolo, perché tu vada a
        prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?". Ma Sansone
        rispose al padre: "Prendimi quella, perché mi piace".
 
 [4] Suo padre e sua madre non sapevano che questo veniva dal Signore, il
        quale cercava pretesto di lite dai Filistei. In quel tempo i Filistei
        dominavano Israele.
 
 [5] Sansone scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono
        giunti alle vigne di Timna, ecco un leone venirgli incontro ruggendo.
 
 [6] Lo spirito del Signore lo investì e, senza niente in mano, squarciò
        il leone come si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non
        disse nulla al padre né alla madre.
 
 [7] Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque.
 
 [8] Dopo qualche tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per
        vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c'era uno sciame
        d'api e il miele.
 
 [9] Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo
        camminando; quand'ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed
        essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo
        del leone.
 
 [10] Suo padre scese dunque da quella donna e Sansone fece ivi un
        banchetto, perché così usavano fare i giovani.
 
 [11] Quando lo ebbero visto, presero trenta compagni perché stessero
        con lui.
 
 [12] Sansone disse loro: "Voglio proporvi un indovinello; se voi me
        lo spiegate entro i sette giorni del banchetto e se l'indovinate, vi darò
        trenta tuniche e trenta mute di vesti;
 
 [13] ma se non sarete capaci di spiegarmelo, darete trenta tuniche e
        trenta mute di vesti a me".
 
 [14] Quelli gli risposero: "Proponi l'indovinello e noi lo
        ascolteremo". Egli disse loro:
 "Dal divoratore è uscito il cibo
 e dal forte è uscito il dolce".
 Per tre giorni quelli non riuscirono a spiegare l'indovinello.
 
 [15] Al quarto giorno dissero alla moglie di Sansone: "Induci tuo
        marito a spiegarti l'indovinello; se no daremo fuoco a te e alla casa di
        tuo padre. Ci avete invitati qui per spogliarci?".
 
 [16] La moglie di Sansone si mise a piangergli attorno e a dirgli:
        "Tu hai per me solo odio e non mi ami; hai proposto un indovinello
        ai figli del mio popolo e non me l'hai spiegato!". Le disse:
        "Ecco, non l'ho spiegato a mio padre né a mia madre e dovrei
        spiegarlo a te?".
 
 [17] Essa gli pianse attorno, durante i sette giorni del banchetto; il
        settimo giorno Sansone glielo spiegò, perché lo tormentava, ed essa
        spiegò l'indovinello ai figli del suo popolo.
 
 [18] Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che tramontasse
        il sole, dissero a Sansone:
 "Che c'è di più dolce del miele?
 Che c'è di più forte del leone?".
 Rispose loro:
 "Se non aveste arato con la mia giovenca,
 non avreste sciolto il mio indovinello".
 
 [19] Allora lo spirito del Signore lo investì ed egli scese ad Ascalòn;
        vi uccise trenta uomini, prese le loro spoglie e diede le mute di vesti
        a quelli che avevano spiegato l'indovinello. Poi acceso d'ira, risalì a
        casa di suo padre
 
 [20] e la moglie di Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da
        amico di nozze.
 15 [1] Dopo
        qualche tempo, nei giorni della mietitura del grano, Sansone andò a
        visitare sua moglie, le portò un capretto e disse: "Voglio entrare
        da mia moglie nella camera". Ma il padre di lei non gli permise di
        entrare
 [2] e gli disse: "Credevo proprio che tu l'avessi ripudiata e perciò
        l'ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non è più bella di
        lei? Prendila dunque al suo posto".
 
 [3] Ma Sansone rispose loro: "Questa volta non sarò colpevole
        verso i Filistei, se farò loro del male".
 
 [4] Sansone se ne andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole,
        legò coda e coda e mise una fiaccola fra le due code.
 
 [5] Poi accese le fiaccole, lasciò andare le volpi per i campi di grano
        dei Filistei e bruciò i covoni ammassati, il grano tuttora in piedi e
        perfino le vigne e gli oliveti.
 
 [6] I Filistei chiesero: "Chi ha fatto questo?". Fu risposto:
        "Sansone, il genero dell'uomo di Timna, perché costui gli ha
        ripreso la moglie e l'ha data al compagno di lui". I Filistei
        salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo padre.
 
 [7] Sansone disse loro: "Poiché agite in questo modo, io non la
        smetterò finché non mi sia vendicato di voi".
 
 [8] Li battè l'uno sull'altro, facendone una grande strage. Poi scese e
        si ritirò nella caverna della rupe di Etam.
 
 [9] Allora i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una
        scorreria fino a Lechi.
 
 [10] Gli uomini di Giuda dissero loro: "Perché siete venuti contro
        di noi?". Quelli risposero: "Siamo venuti per legare Sansone;
        per fare a lui quello che ha fatto a noi".
 
 [11] Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della rupe di Etam e
        dissero a Sansone: "Non sai che i Filistei ci dominano? Che cosa ci
        hai fatto?". Egli rispose loro: "Quello che hanno fatto a me,
        io l'ho fatto a loro".
 
 [12] Gli dissero: "Siamo scesi per legarti e metterti nelle mani
        dei Filistei". Sansone replicò loro: "Giuratemi che voi non
        mi colpirete".
 
 [13] Quelli risposero: "No, ti legheremo soltanto e ti metteremo
        nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo". Lo legarono con due
        funi nuove e lo fecero salire dalla rupe.
 
 [14] Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano incontro con
        grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi che aveva
        alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i
        legami gli caddero disfatti dalle mani.
 
 [15] Trovò allora una mascella d'asino ancora fresca, stese la mano,
        l'afferrò e uccise con essa mille uomini.
 
 [16] Sansone disse:
 "Con la mascella dell'asino,
 li ho ben macellati!
 Con la mascella dell'asino,
 ho colpito mille uomini!".
 
 [17] Quand'ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo,
        quel luogo fu chiamato Ramat-Lechi.
 
 [18] Poi ebbe gran sete e invocò il Signore dicendo: "Tu hai
        concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir
        di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?".
 
 [19] Allora Dio spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì
        acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita.
        Perciò quella fonte fu chiamata En-Korè: essa esiste a Lechi fino ad
        oggi.
 
 [20] Sansone fu giudice d'Israele, al tempo dei Filistei, per venti
        anni.
 16 [1]
        Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò da lei.
 [2] Fu detto a quelli di Gaza: "È venuto Sansone". Essi lo
        circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della
        città e tutta quella notte rimasero quieti, dicendo: "Attendiamo
        lo spuntar del giorno e allora lo uccideremo".
 
 [3] Sansone riposò fino a mezzanotte; a mezzanotte si alzò, afferrò i
        battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme
        con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che
        guarda in direzione di Ebron.
 
 [4] In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si
        chiamava Dalila.
 
 [5] Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero:
        "Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come
        potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno
        mille e cento sicli d'argento".
 
 [6] Dalila dunque disse a Sansone: "Spiegami: da dove proviene la
        tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per
        domarti?".
 
 [7] Sansone le rispose: "Se mi si legasse con sette corde d'arco
        fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo
        qualunque".
 
 [8] Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d'arco fresche,
        non ancora secche, ed essa lo legò con esse.
 
 [9] L'agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò:
        "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli spezzò le
        corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il
        segreto della sua forza non fu conosciuto.
 
 [10] Poi Dalila disse a Sansone: "Ecco tu ti sei burlato di me e mi
        hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare".
 
 [11] Le rispose: "Se mi si legasse con funi nuove non ancora
        adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque".
 
 [12] Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò:
        "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". L'agguato era teso
        nella camera interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle
        braccia.
 
 [13] Poi Dalila disse a Sansone: "Ancora ti sei burlato di me e mi
        hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare". Le
        rispose: "Se tu tessessi le sette trecce della mia testa
        nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei
        debole e sarei come un uomo qualunque".
 
 [14] Essa dunque lo fece addormentare, tessè le sette trecce della sua
        testa nell'ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò:
        "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli si svegliò
        dal sonno e strappò il pettine del telaio e l'ordito.
 
 [15] Allora essa gli disse: "Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo
        cuore non è con me? già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai
        spiegato da dove proviene la tua forza così grande".
 
 [16] Ora poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo
        tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte
 
 [17] e le aprì tutto il cuore e le disse: "Non è mai passato
        rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia
        madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei
        debole e sarei come un uomo qualunque".
 
 [18] Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò
        a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: "Venite su questa
        volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore". Allora i capi dei
        Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro.
 
 [19] Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e
        gli fece radere le sette trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi
        e la sua forza si ritirò da lui.
 
 [20] Allora essa gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono
        addosso!". Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: "Io ne uscirò
        come ogni altra volta e mi svincolerò". Ma non sapeva che il
        Signore si era ritirato da lui.
 
 [21] I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere
        a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina
        nella prigione.
 
 [22] Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a
        ricrescergli.
 
 [23] Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran
        sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano:
 "Il nostro dio ci ha messo nelle mani
 Sansone nostro nemico".
 
 [24] Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
 "Il nostro dio ci ha messo nelle mani
 Sansone nostro nemico,
 che ci devastava il paese
 e che ha ucciso tanti dei nostri".
 
 [25] Nella gioia del loro cuore dissero: "Chiamate Sansone perché
        ci faccia divertire!". Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione
        ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra
        le colonne.
 
 [26] Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano:
        "Lasciami pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la
        casa, così che possa appoggiarmi ad esse".
 
 [27] Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi
        dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne,
        che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi.
 
 [28] Allora Sansone invocò il Signore e disse: "Signore, ricordati
        di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi
        vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!".
 
 [29] Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa;
        si appoggiò ad esse, all'una con la destra, all'altra con la sinistra.
 
 [30] Sansone disse: "Che io muoia insieme con i Filistei!". Si
        curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il
        popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua
        morte di quanti aveva uccisi in vita.
 
 [31] Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo
        portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel
        sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d'Israele per
        venti anni.
 17 [1]
        C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica.
 [2] Egli disse alla madre: "Quei millecento sicli di argento che ti
        hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai
        pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso
        io. Ora te lo restituisco". La madre disse: "Benedetto sia mio
        figlio dal Signore!".
 
 [3] Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre
        disse: "Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in
        favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di
        getto".
 
 [4] Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese
        duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua
        scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica.
 
 [5] Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un efod e i terafim e
        diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote.
 
 [6] In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che
        gli pareva meglio.
 
 [7] Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il
        quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero.
 
 [8] Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per
        cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle
        montagne di Efraim, alla casa di Mica.
 
 [9] Mica gli domandò: "Da dove vieni?". Gli rispose:
        "Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora
        dove la troverò".
 
 [10] Mica gli disse: "Rimani con me e sii per me padre e sacerdote;
        ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto". Il
        levita entrò.
 
 [11] Il levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il
        giovane come un figlio.
 
 [12] Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da
        sacerdote e si stabilì in casa di lui.
 
 [13] Mica disse: "Ora so che il Signore mi farà del bene, perché
        ho ottenuto questo levita come mio sacerdote".
 18 [1] In
        quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un
        territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era
        toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.
 [2] I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini
        della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese;
        dissero loro: "Andate ad esplorare il Paese!". Quelli giunsero
        sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in
        quel luogo.
 
 [3] Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane
        levita; avvicinatisi, gli chiesero: "Chi ti ha condotto qua? Che
        fai in questo luogo? Che hai tu qui?".
 
 [4] Rispose loro: "Mica mi ha fatto così e così, mi dà un
        salario e io gli faccio da sacerdote".
 
 [5] Gli dissero: "Consulta Dio, perché possiamo sapere se il
        viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito".
 
 [6] Il sacerdote rispose loro: "Andate in pace, il viaggio che fate
        è sotto lo sguardo del Signore".
 
 [7] I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro
        che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di
        quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi,
        usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da
        quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno.
 
 [8] Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli
        chiesero loro: "Che notizie portate?".
 
 [9] Quelli risposero: "Alziamoci e andiamo contro quella gente,
        poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi?
        Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese.
 
 [10] Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di
        nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo
        dove non manca nulla di ciò che è sulla terra".
 
 [11] Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e
        da Estaol, ben armati.
 
 [12] Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il
        luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino
        ad oggi l'accampamento di Dan.
 
 [13] Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di
        Mica.
 
 [14] I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais
        dissero ai loro fratelli: "Sapete che in queste case c'è un efod,
        ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate
        ora quello che dovete fare".
 
 [15] Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane
        levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono.
 
 [16] Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi,
        stavano davanti alla porta,
 
 [17] e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero,
        entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la
        statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i
        seicento uomini armati.
 
 [18] Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita,
        l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro:
        "Che fate?".
 
 [19] Quelli gli risposero: "Taci, mettiti la mano sulla bocca,
        vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per
        te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote
        di una tribù e di una famiglia in Israele?".
 
 [20] Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua
        scolpita e si unì a quella gente.
 
 [21] Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini,
        il bestiame e le masserizie.
 
 [22] Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si
        misero in armi e raggiunsero i Daniti.
 
 [23] Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica:
        "Perché ti sei messo in armi?".
 
 [24] Egli rispose: "Avete portato via gli dei che mi ero fatti e il
        sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque
        dirmi: Che hai?".
 
 [25] I Daniti gli dissero: "Non si senta la tua voce dietro a noi,
        perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci
        perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!".
 
 [26] I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più
        forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
 
 [27] Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il
        sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se
        ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la
        città alle fiamme.
 
 [28] Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi
        abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che
        si estende verso Bet-Recob.
 
 [29] Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono
        Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la
        città si chiamava Lais.
 
 [30] E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Giònata,
        figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti
        della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati.
 
 [31] Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica
        aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo.
 19 [1] In
        quel tempo, quando non c'era un re in Israele, un levita, il quale
        dimorava all'interno delle montagne di Efraim, si prese per concubina
        una donna di Betlemme di Giuda.
 [2] Ma la concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando a
        casa del padre a Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro mesi.
 
 [3] Suo marito si mosse e andò da lei per convincerla a tornare. Aveva
        preso con sé il suo servo e due asini. Ella lo condusse in casa di suo
        padre; quando il padre della giovane lo vide, gli andò incontro con
        gioia.
 
 [4] Il padre della giovane, suo suocero, lo trattenne ed egli rimase con
        lui tre giorni; mangiarono e bevvero e passarono la notte in quel luogo.
 
 [5] Il quarto giorno si alzarono di buon'ora e il levita si disponeva a
        partire. Il padre della giovane disse: "Prendi un boccone di pane
        per ristorarti; poi, ve ne andrete".
 
 [6] Così sedettero tutti e due insieme e mangiarono e bevvero. Poi il
        padre della giovane disse al marito: "Accetta di passare qui la
        notte e il tuo cuore gioisca".
 
 [7] Quell'uomo si alzò per andarsene; ma il suocero fece tanta
        insistenza che accettò di passare la notte in quel luogo.
 
 [8] Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene e il padre
        della giovane gli disse: "Rinfràncati prima". Così
        indugiarono fino al declinare del giorno e mangiarono insieme.
 
 [9] Quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e con
        il suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: "Ecco,
        il giorno volge ora a sera; state qui questa notte; ormai il giorno sta
        per finire; passa la notte qui e il tuo cuore gioisca; domani vi
        metterete in viaggio di buon'ora e andrai alla tua tenda".
 
 [10] Ma quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò,
        partì e giunse di fronte a Iebus, cioè Gerusalemme, con i suoi due
        asini sellati, con la sua concubina e il servo.
 
 [11] Quando furono vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il
        servo disse al suo padrone: "Vieni, deviamo il cammino verso questa
        città dei Gebusei e passiamovi la notte".
 
 [12] Il padrone gli rispose: "Non entreremo in una città di
        stranieri, i cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo oltre, fino a Gàbaa".
 
 [13] Aggiunse al suo servo: "Vieni, raggiungiamo uno di quei luoghi
        e passeremo la notte a Gàbaa o a Rama".
 
 [14] Così passarono oltre e continuarono il viaggio; il sole
        tramontava, quando si trovarono di fianco a Gàbaa, che appartiene a
        Beniamino. Deviarono in quella direzione per passare la notte a Gàbaa.
 
 [15] Il levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno
        li accolse in casa per passare la notte.
 
 [16] Quand'ecco un vecchio che tornava la sera dal lavoro nei campi; era
        un uomo delle montagne di Efraim, che abitava come forestiero in Gàbaa,
        mentre invece la gente del luogo era beniaminita.
 
 [17] Alzati gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. Il
        vecchio gli disse: "Dove vai e da dove vieni?".
 
 [18] Quegli rispose: "Andiamo da Betlemme di Giuda fino
        all'estremità delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a
        Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi
        accoglie sotto il suo tetto.
 
 [19] Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e
        vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi;
        non ci manca nulla".
 
 [20] Il vecchio gli disse: "La pace sia con te! Prendo a mio carico
        quanto ti occorre; non devi passare la notte sulla piazza".
 
 [21] Così lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i
        viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero.
 
 [22] Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città,
        gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al
        vecchio padrone di casa: "Fà uscire quell'uomo che è entrato in
        casa tua, perché vogliamo abusare di lui".
 
 [23] Il padrone di casa uscì e disse loro: "No, fratelli miei, non
        fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa
        mia, non dovete commettere questa infamia!
 
 [24] Ecco mia figlia che è vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene
        e fatele quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una
        simile infamia".
 
 [25] Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò
        la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono
        di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo spuntar
        dell'alba.
 
 [26] Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della
        casa dell'uomo, presso il quale stava il suo padrone e là restò finché
        fu giorno chiaro.
 
 [27] Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e
        uscì per continuare il suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina,
        giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia.
 
 [28] Le disse: "Alzati, dobbiamo partire!". Ma non ebbe
        risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare
        alla sua abitazione.
 
 [29] Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua
        concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì
        per tutto il territorio d'Israele.
 
 [30] Agli uomini che inviava ordinò: "Così direte ad ogni uomo
        d'Israele: È forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti
        sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e
        decidete!". Quanti vedevano, dicevano: "Non è mai accaduta e
        non si è mai vista una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti
        dal paese d'Egitto fino ad oggi!".
 20 [1]
        Allora tutti gli Israeliti uscirono, da Dan fino a Bersabea e al paese
        di Gàlaad, e il popolo si radunò come un sol uomo dinanzi al Signore,
        a Mizpa.
 [2] I capi di tutto il popolo e tutte le tribù d'Israele si
        presentarono all'assemblea del popolo di Dio, in numero di
        quattrocentomila fanti, che maneggiavano la spada.
 
 [3] I figli di Beniamino vennero a sapere che gli Israeliti erano venuti
        a Mizpa. Gli Israeliti dissero: "Parlate! Com'è avvenuta questa
        scelleratezza?".
 
 [4] Allora il levita, il marito della donna che era stata uccisa,
        rispose: "Io ero giunto con la mia concubina a Gàbaa di Beniamino
        per passarvi la notte.
 
 [5] Ma gli abitanti di Gàbaa insorsero contro di me e circondarono di
        notte la casa dove stavo; volevano uccidere me; quanto alla mia
        concubina le usarono violenza fino al punto che ne morì.
 
 [6] Io presi la mia concubina, la feci a pezzi e li mandai per tutto il
        territorio della nazione d'Israele, perché costoro hanno commesso un
        delitto e un'infamia in Israele.
 
 [7] Eccovi qui tutti, Israeliti; consultatevi e decidete qui
        stesso".
 
 [8] Tutto il popolo si alzò insieme gridando: "Nessuno di noi
        tornerà alla tenda, nessuno di noi rientrerà a casa.
 
 [9] Ora ecco quanto faremo a Gàbaa: tireremo a sorte
 
 [10] e prenderemo in tutte le tribù d'Israele dieci uomini su cento,
        cento su mille e mille su diecimila, i quali andranno a cercare viveri
        per il popolo, per quelli che andranno a punire Gàbaa di Beniamino,
        come merita l'infamia che ha commessa in Israele".
 
 [11] Così tutti gli Israeliti si radunarono contro quella città, uniti
        come un sol uomo.
 
 [12] Le tribù d'Israele mandarono uomini in tutta la tribù di
        Beniamino a dire: "Quale delitto è stato commesso in mezzo a voi?
 
 [13] Dunque consegnateci quegli uomini iniqui di Gàbaa, perché li
        uccidiamo e cancelliamo il male da Israele". Ma i figli di
        Beniamino non vollero ascoltare la voce dei loro fratelli, gli
        Israeliti.
 
 [14] I figli di Beniamino uscirono dalle loro città e si radunarono a Gàbaa
        per combattere contro gli Israeliti.
 
 [15] Si passarono in rassegna i figli di Beniamino usciti dalle città:
        formavano un totale di ventiseimila uomini che maneggiavano la spada,
        senza contare gli abitanti di Gàbaa.
 
 [16] Fra tutta questa gente c'erano settecento uomini scelti, che erano
        ambidestri. Tutti costoro erano capaci di colpire con la fionda un
        capello, senza fallire il colpo.
 
 [17] Si fece pure la rassegna degli Israeliti, non compresi quelli di
        Beniamino, ed erano quattrocentomila uomini in grado di maneggiare la
        spada, tutti guerrieri.
 
 [18] Gli Israeliti si mossero, vennero a Betel e consultarono Dio,
        dicendo: "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i figli
        di Beniamino?". Il Signore rispose: "Giuda andrà per
        primo".
 
 [19] Il mattino dopo, gli Israeliti si mossero e si accamparono presso Gàbaa.
 
 [20] Gli Israeliti uscirono per combattere contro Beniamino e si
        disposero in ordine di battaglia contro di loro, presso Gàbaa.
 
 [21] Allora i figli di Beniamino uscirono e in quel giorno sterminarono
        ventiduemila Israeliti,
 
 [22] ma il popolo, gli Israeliti, si rinfrancarono e tornarono a
        schierarsi in battaglia dove si erano schierati il primo giorno.
 
 [23] Gli Israeliti andarono a piangere davanti al Signore fino alla sera
        e consultarono il Signore, dicendo: "Devo continuare a combattere
        contro Beniamino mio fratello?". Il Signore rispose: "Andate
        contro di loro".
 
 [24] Gli Israeliti vennero a battaglia con i figli di Beniamino una
        seconda volta.
 
 [25] I Beniaminiti una seconda volta uscirono da Gàbaa contro di loro e
        sterminarono altri diciottomila uomini degli Israeliti, tutti atti a
        maneggiar la spada.
 
 [26] Allora tutti gli Israeliti e tutto il popolo andarono a Betel,
        piansero e rimasero davanti al Signore e digiunarono quel giorno fino
        alla sera e offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti al
        Signore.
 
 [27] Gli Israeliti consultarono il Signore - l'arca dell'alleanza di Dio
        in quel tempo era là
 
 [28] e Pincas, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio
        davanti a essa in quel tempo - e dissero: "Devo continuare ancora a
        uscire in battaglia contro Beniamino mio fratello o devo cessare?".
        Il Signore rispose: "Andate, perché domani ve li metterò nelle
        mani".
 
 [29] Israele tese quindi un agguato intorno a Gàbaa.
 
 [30] Gli Israeliti andarono il terzo giorno contro i figli di Beniamino
        e si disposero a battaglia presso Gàbaa come le altre volte.
 
 [31] I figli di Beniamino fecero una sortita contro il popolo, si
        lasciarono attirare lontano dalla città e cominciarono a colpire e ad
        uccidere, come le altre volte, alcuni del popolo d'Israele, lungo le
        strade che portano a Betel e a Gàbaon, in aperta campagna: ne uccisero
        circa trenta.
 
 [32] Gia i figli di Beniamino pensavano: "Eccoli sconfitti davanti
        a noi come la prima volta". Ma gli Israeliti dissero:
        "Fuggiamo e attiriamoli dalla città sulle strade!".
 
 [33] Tutti gli Israeliti abbandonarono la loro posizione e si disposero
        a battaglia a Baal-Tamar, mentre quelli di Israele che erano in agguato
        sbucavano dal luogo dove si trovavano, a occidente di Gàbaa.
 
 [34] Diecimila uomini scelti in tutto Israele giunsero davanti a Gàbaa.
        Il combattimento fu aspro: quelli non si accorgevano del disastro che
        stava per colpirli.
 
 [35] Il Signore sconfisse Beniamino davanti ad Israele; gli Israeliti
        uccisero in quel giorno venticinquemila e cento uomini di Beniamino,
        tutti atti a maneggiare la spada.
 
 [36] I figli di Beniamino si accorsero d'essere sconfitti. Gli Israeliti
        avevano ceduto terreno a Beniamino, perché confidavano nell'agguato che
        avevano teso presso Gàbaa.
 
 [37] Quelli che stavano in agguato infatti si gettarono d'improvviso
        contro Gàbaa e, fattavi irruzione, passarono a fil di spada l'intera
        città.
 
 [38] C'era un segnale convenuto fra gli Israeliti e quelli
        dell'imboscata: questi dovevano fare salire dalla città una colonna di
        fumo.
 
 [39] Gli Israeliti avevano dunque voltato le spalle nel combattimento e
        gli uomini di Beniamino avevano cominciato a colpire e uccidere circa
        trenta uomini d'Israele. Essi dicevano: "Ormai essi sono sconfitti
        davanti a noi, come nella prima battaglia!".
 
 [40] Ma quando il segnale, la colonna di fumo, cominciò ad alzarsi
        dalla città, quelli di Beniamino si voltarono indietro ed ecco tutta la
        città saliva in fiamme verso il cielo.
 
 [41] Allora gli Israeliti tornarono indietro e gli uomini di Beniamino
        furono presi dal terrore, vedendo il disastro piombare loro addosso.
 
 [42] Voltarono le spalle davanti agli Israeliti e presero la via del
        deserto; ma i combattenti li incalzavano e quelli che venivano dalla
        città piombavano in mezzo a loro massacrandoli.
 
 [43] Circondarono i Beniaminiti, li inseguirono senza tregua, li
        incalzarono fino di fronte a Gàbaa dal lato di oriente.
 
 [44] Caddero dei Beniaminiti diciottomila uomini, tutti valorosi.
 
 [45] I superstiti voltarono le spalle e fuggirono verso il deserto, in
        direzione della roccia di Rimmon e gli Israeliti ne rastrellarono per le
        strade cinquemila, li incalzarono fino a Ghideom e ne colpirono altri
        duemila.
 
 [46] Così il numero totale dei Beniaminiti, che caddero quel giorno, fu
        di venticinquemila, atti a maneggiare la spada, tutta gente di valore.
 
 [47] Seicento uomini, che avevano voltato le spalle ed erano fuggiti
        verso il deserto, raggiunsero la roccia di Rimmon, rimasero alla roccia
        di Rimmon quattro mesi.
 
 [48] Intanto gli Israeliti tornarono contro i figli di Beniamino,
        passarono a fil di spada nella città uomini e bestiame e quanto
        trovarono, e diedero alle fiamme anche tutte le città che incontrarono.
 21 [1] Gli
        Israeliti avevano giurato a Mizpa: "Nessuno di noi darà in moglie
        la figlia a un Beniaminita".
 [2] Il popolo venne a Betel, dove rimase fino alla sera davanti a Dio,
        alzò la voce prorompendo in pianto
 
 [3] e disse: "Signore, Dio d'Israele, perché è avvenuto questo in
        Israele, che oggi in Israele sia venuta meno una delle sue tribù?".
 
 [4] Il giorno dopo il popolo si alzò di buon mattino, costruì in quel
        luogo un altare e offrì olocausti e sacrifici di comunione.
 
 [5] Poi gli Israeliti dissero: "Chi è fra tutte le tribù
        d'Israele, che non sia venuto all'assemblea davanti al Signore?".
        Perché c'era stato questo grande giuramento contro chi non fosse venuto
        alla presenza del Signore a Mizpa: "Sarà messo a morte".
 
 [6] Gli Israeliti si pentivano di quello che avevano fatto a Beniamino
        loro fratello e dicevano: "Oggi è stata soppressa una tribù
        d'Israele.
 
 [7] Come faremo per le donne dei superstiti, perché abbiamo giurato per
        il Signore di non dar loro in moglie nessuna delle nostre figlie?".
 
 [8] Dissero dunque: "Qual è fra le tribù d'Israele quella che non
        è venuta davanti al Signore a Mizpa?". Risultò che nessuno di
        Iabes di Gàlaad era venuto all'accampamento dove era l'assemblea;
 
 [9] fatta la rassegna del popolo si era trovato che là non vi era
        nessuno degli abitanti di Iabes di Gàlaad.
 
 [10] Allora la comunità vi mandò dodicimila uomini dei più valorosi e
        ordinò: "Andate e passate a fil di spada gli abitanti di Iabes di
        Gàlaad, comprese le donne e i bambini.
 
 [11] Farete così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto
        rapporti con un uomo; invece risparmierete le vergini".
 
 [12] Trovarono fra gli abitanti di Iabes di Gàlaad quattrocento
        fanciulle vergini, che non avevano avuto rapporti con alcuno, e le
        condussero all'accampamento, a Silo, che è nel paese di Cànaan.
 
 [13] Allora tutta la comunità mandò messaggeri per parlare ai figli di
        Beniamino che erano alla roccia di Rimmon e per proclamar loro la pace.
 
 [14] Così i Beniaminiti tornarono e furono loro date le donne a cui era
        stata risparmiata la vita fra le donne di Iabes di Gàlaad; ma non erano
        sufficienti per tutti.
 
 [15] Il popolo dunque si era pentito di quello che aveva fatto a
        Beniamino, perché il Signore aveva aperto una breccia fra le tribù
        d'Israele.
 
 [16] Gli anziani della comunità dissero: "Come procureremo donne
        ai superstiti, poiché le donne beniaminite sono state distrutte?".
 
 [17] Soggiunsero: "Le proprietà dei superstiti devono appartenere
        a Beniamino perché non sia soppressa una tribù in Israele.
 
 [18] Ma noi non possiamo dar loro in moglie le nostre figlie, perché
        gli Israeliti hanno giurato: Maledetto chi darà una moglie a
        Beniamino!".
 
 [19] Aggiunsero: "Ecco ogni anno si fa una festa per il Signore a
        Silo", che è a nord di Betel, a oriente della strada che va da
        Betel a Sichem e a mezzogiorno di Lebona.
 
 [20] Diedero quest'ordine ai figli di Beniamino: "Andate,
        appostatevi nelle vigne
 
 [21] e state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per danzare
        in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una donna tra le fanciulle
        di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino.
 
 [22] Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi,
        direte loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in
        battaglia... ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste
        peccato".
 
 [23] I figli di Beniamino fecero a quel modo: si presero mogli, secondo
        il loro numero, fra le danzatrici; le rapirono, poi partirono e
        tornarono nel loro territorio, riedificarono le città e vi stabilirono
        la dimora.
 
 [24] In quel medesimo tempo, gli Israeliti se ne andarono ciascuno nella
        sua tribù e nella sua famiglia e da quel luogo ciascuno si diresse
        verso la sua eredità.
 
 [25] In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quel che
        gli pareva meglio.
 RUT 1 [1] Al
        tempo in cui governavano i giudici, ci fu nel paese una carestia e un
        uomo di Betlemme di Giuda emigrò nella campagna di Moab, con la moglie
        e i suoi due figli.
 [2] Quest'uomo si chiamava Elimèlech, sua moglie Noemi e i suoi due
        figli Maclon e Chilion; erano Efratei di Betlemme di Giuda. Giunti nella
        campagna di Moab, vi si stabilirono.
 
 [3] Poi Elimèlech, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i due
        figli.
 
 [4] Questi sposarono donne di Moab, delle quali una si chiamava Orpa e
        l'altra Rut. Abitavano in quel luogo da circa dieci anni,
 
 [5] quando anche Maclon e Chilion morirono tutti e due e la donna rimase
        priva dei suoi due figli e del marito.
 
 [6] Allora si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di
        Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo
        popolo, dandogli pane.
 
 [7] Partì dunque con le due nuore da quel luogo e mentre era in cammino
        per tornare nel paese di Giuda
 
 [8] Noemi disse alle due nuore: "Andate, tornate ciascuna a casa di
        vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con
        quelli che sono morti e con me!
 
 [9] Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un
        marito". Essa le baciò, ma quelle piansero ad alta voce
 
 [10] e le dissero: "No, noi verremo con te al tuo popolo".
 
 [11] Noemi rispose: "Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste
        con me? Ho io ancora figli in seno, che possano diventare vostri mariti?
 
 [12] Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per
        avere un marito. Se dicessi: Ne ho speranza, e se anche avessi un marito
        questa notte e anche partorissi figli,
 
 [13] vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi asterreste per
        questo dal maritarvi? No, figlie mie; io sono troppo infelice per
        potervi giovare, perché la mano del Signore è stesa contro di
        me".
 
 [14] Allora esse alzarono la voce e piansero di nuovo; Orpa baciò la
        suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei.
 
 [15] Allora Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata al suo
        popolo e ai suoi dei; torna indietro anche tu, come tua cognata".
 
 [16] Ma Rut rispose: "Non insistere con me perché ti abbandoni e
        torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch'io; dove
        ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio
        sarà il mio Dio;
 
 [17] dove morirai tu, morirò anch'io e vi sarò sepolta. Il Signore mi
        punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te".
 
 [18] Quando Noemi la vide così decisa ad accompagnarla, cessò di
        insistere.
 
 [19] Così fecero il viaggio insieme fino a Betlemme. Quando giunsero a
        Betlemme, tutta la città s'interessò di loro. Le donne dicevano:
        "È proprio Noemi!".
 
 [20] Essa rispondeva: "Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara,
        perché l'Onnipotente mi ha tanto amareggiata!
 
 [21] Io ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota. Perché
        chiamarmi Noemi, quando il Signore si è dichiarato contro di me e
        l'Onnipotente mi ha resa infelice?".
 
 [22] Così Noemi tornò con Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle
        campagne di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a
        mietere l'orzo.
 2 [1]
        Noemi aveva un parente del marito, uomo potente e ricco della famiglia
        di Elimèlech, che si chiamava Booz.
 [2] Rut, la Moabita, disse a Noemi: "Lasciami andare per la
        campagna a spigolare dietro a qualcuno agli occhi del quale avrò
        trovato grazia". Le rispose: "Và, figlia mia".
 
 [3] Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori;
        per caso si trovò nella parte della campagna appartenente a Booz, che
        era della famiglia di Elimèlech.
 
 [4] Ed ecco Booz arrivò da Betlemme e disse ai mietitori: "Il
        Signore sia con voi!". Quelli gli risposero: "Il Signore ti
        benedica!".
 
 [5] Booz disse al suo servo, incaricato di sorvegliare i mietitori:
        "Di chi è questa giovane?".
 
 [6] Il servo incaricato di sorvegliare i mietitori rispose: "È una
        giovane moabita, quella che è tornata con Noemi dalla campagna di Moab.
 
 [7] Ha detto: Vorrei spigolare e raccogliere dietro ai mietitori. È
        venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora; solo in questo
        momento si è un poco seduta nella casa".
 
 [8] Allora Booz disse a Rut: "Ascolta, figlia mia, non andare a
        spigolare in un altro campo; non allontanarti di qui, ma rimani con le
        mie giovani;
 
 [9] tieni d'occhio il campo dove si miete e cammina dietro a loro. Non
        ho forse ordinato ai miei giovani di non molestarti? Quando avrai sete,
        và a bere dagli orci ciò che i giovani avranno attinto".
 
 [10] Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: "Per
        qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti interessi
        di me che sono una straniera?".
 
 [11] Booz le rispose: "Mi è stato riferito quanto hai fatto per
        tua suocera dopo la morte di tuo marito e come hai abbandonato tuo
        padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo, che prima
        non conoscevi.
 
 [12] Il Signore ti ripaghi quanto hai fatto e il tuo salario sia pieno
        da parte del Signore, Dio d'Israele, sotto le cui ali sei venuta a
        rifugiarti".
 
 [13] Essa gli disse: "Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, o mio
        signore! Poiché tu mi hai consolata e hai parlato al cuore della tua
        serva, benché io non sia neppure come una delle tue schiave".
 
 [14] Poi, al momento del pasto, Booz le disse: "Vieni, mangia il
        pane e intingi il boccone nell'aceto". Essa si pose a sedere
        accanto ai mietitori. Booz le pose davanti grano abbrustolito; essa ne
        mangiò a sazietà e ne mise da parte gli avanzi.
 
 [15] Poi si alzò per tornare a spigolare e Booz diede quest'ordine ai
        suoi servi: "Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non le fate
        affronto;
 
 [16] anzi lasciate cadere apposta per lei spighe dai mannelli;
        abbandonatele, perché essa le raccolga, e non sgridatela".
 
 [17] Così essa spigolò nel campo fino alla sera; battè quello che
        aveva raccolto e ne venne circa una quarantina di chili di orzo.
 
 [18] Se lo caricò addosso, entrò in città e sua suocera vide ciò che
        essa aveva spigolato. Poi Rut tirò fuori quello che era rimasto del
        cibo e glielo diede.
 
 [19] La suocera le chiese: "Dove hai spigolato oggi? Dove hai
        lavorato? Benedetto colui che si è interessato di te!". Rut riferì
        alla suocera presso chi aveva lavorato e disse: "L'uomo presso il
        quale ho lavorato oggi si chiama Booz".
 
 [20] Noemi disse alla nuora: "Sia benedetto dal Signore, che non ha
        rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!".
        Aggiunse: "Questo uomo è nostro parente stretto; è di quelli che
        hanno su di noi il diritto di riscatto".
 
 [21] Rut, la Moabita, disse: "Mi ha anche detto: Rimani insieme ai
        miei servi, finché abbiano finito tutta la mia mietitura".
 
 [22] Noemi disse a Rut, sua nuora: "È bene, figlia mia, che tu
        vada con le sue schiave e non ti esponga a sgarberie in un altro
        campo".
 
 [23] Essa rimase dunque con le schiave di Booz, a spigolare, sino alla
        fine della mietitura dell'orzo e del frumento. Poi abitò con la
        suocera.
 3 [1]
        Noemi, sua suocera, le disse: "Figlia mia, non devo io cercarti una
        sistemazione, così che tu sia felice?
 [2] Ora, Booz, con le cui giovani tu sei stata, non è nostro parente?
        Ecco, questa sera deve ventilare l'orzo sull'aia.
 
 [3] Su dunque, profumati, avvolgiti nel tuo manto e scendi all'aia; ma
        non ti far riconoscere da lui, prima che egli abbia finito di mangiare e
        di bere.
 
 [4] Quando andrà a dormire, osserva il luogo dove egli dorme; poi và,
        alzagli la coperta dalla parte dei piedi e mettiti lì a giacere; ti dirà
        lui ciò che dovrai fare".
 
 [5] Rut le rispose: "Farò quanto dici".
 
 [6] Scese all'aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato.
 
 [7] Booz mangiò, bevve e aprì il cuore alla gioia; poi andò a dormire
        accanto al mucchio d'orzo. Allora essa venne pian piano, gli alzò la
        coperta dalla parte dei piedi e si coricò.
 
 [8] Verso mezzanotte quell'uomo si svegliò, con un brivido, si guardò
        attorno ed ecco una donna gli giaceva ai piedi.
 
 [9] Le disse: "Chi sei?". Rispose: "Sono Rut, tua serva;
        stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il
        diritto di riscatto".
 
 [10] Le disse: "Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo
        secondo atto di bontà è migliore anche del primo, perché non sei
        andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi.
 
 [11] Ora non temere, figlia mia; io farò per te quanto dici, perché
        tutti i miei concittadini sanno che sei una donna virtuosa.
 
 [12] Ora io sono tuo parente, ma ce n'è un altro che è parente più
        stretto di me.
 
 [13] Passa qui la notte e domani mattina se quegli vorrà sposarti, va
        bene, ti prenda; ma se non gli piacerà, ti prenderò io, per la vita
        del Signore! Stà tranquilla fino al mattino".
 
 [14] Rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina. Poi Booz si alzò
        prima che un uomo possa distinguere un altro, perché diceva:
        "Nessuno sappia che questa donna è venuta sull'aia!".
 
 [15] Poi aggiunse: "Apri il mantello che hai addosso e tienilo con
        le due mani". Essa lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure
        d'orzo e glielo pose sulle spalle.
 
 [16] e venne dalla suocera, che le disse: "Come è andata, figlia
        mia?". Essa le raccontò quanto quell'uomo aveva fatto per lei.
 
 [17] Aggiunse: "Mi ha anche dato sei misure di orzo; perché mi ha
        detto: Non devi tornare da tua suocera a mani vuote".
 
 [18] Noemi disse: "Stà quieta, figlia mia, finché tu sappia come
        la cosa si concluderà; certo quest'uomo non si darà pace finché non
        abbia concluso oggi stesso questa faccenda".
 4 [1]
        Intanto Booz venne alla porta della città e vi sedette. Ed ecco passare
        colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato.
        Booz gli disse: "Tu, quel tale, vieni e siediti qui!". Quello
        si avvicinò e sedette.
 [2] Poi Booz scelse dieci uomini fra gli anziani della città e disse
        loro: "Sedete qui". Quelli sedettero.
 
 [3] Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: "Il
        campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlech, lo mette in vendita
        Noemi, che è tornata dalla campagna di Moab.
 
 [4] Ho pensato bene di informartene e dirti: Fanne acquisto alla
        presenza delle persone qui sedute e alla presenza degli anziani del mio
        popolo. Se vuoi acquistarlo con il diritto di riscatto, acquistalo, ma
        se non vuoi acquistarlo, dichiaramelo, che io lo sappia; perché nessuno
        fuori di te ha il diritto di riscatto e dopo di te vengo io".
        Quegli rispose: "Io intendo acquistarlo".
 
 [5] Allora Booz disse: "Quando acquisterai il campo dalla mano di
        Noemi, nell'atto stesso tu acquisterai anche Rut, la Moabita, moglie del
        defunto, per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità".
 
 [6] Colui che aveva il diritto di riscatto rispose: "Io non posso
        acquistare con il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia
        propria eredità; subentra tu nel mio diritto, perché io non posso
        valermene".
 
 [7] Una volta in Israele esisteva questa usanza relativa al diritto del
        riscatto o della permuta, per convalidare ogni atto: uno si toglieva il
        sandalo e lo dava all'altro; era questo il modo di attestare in Israele.
 
 [8] Così chi aveva il diritto di riscatto disse a Booz: "Acquista
        tu il mio diritto di riscatto"; si tolse il sandalo e glielo diede.
 
 [9] Allora Booz disse agli anziani e a tutto il popolo: "Voi siete
        oggi testimoni che io ho acquistato dalle mani di Noemi quanto
        apparteneva a Elimèlech, a Chilion e a Maclon,
 
 [10] e che ho anche preso in moglie Rut, la Moabita, già moglie di
        Maclon, per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità e perché
        il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della
        sua città. Voi ne siete oggi testimoni".
 
 [11] Tutto il popolo che si trovava alla porta rispose: "Ne siamo
        testimoni". Gli anziani aggiunsero: "Il Signore renda la
        donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che
        fondarono la casa d'Israele. Procurati ricchezze in Efrata, fatti un
        nome in Betlemme!
 
 [12] La tua casa sia come la casa di Perez, che Tamar partorì a Giuda,
        grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane!".
 
 [13] Così Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si unì a lei e
        il Signore le accordò di concepire: essa partorì un figlio.
 
 [14] E le donne dicevano a Noemi: "Benedetto il Signore, il quale
        oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché il nome del defunto
        si perpetuasse in Israele!
 
 [15] Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia;
        perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di
        sette figli".
 
 [16] Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice.
 
 [17] E le vicine dissero: "È nato un figlio a Noemi!". Essa
        lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.
 
 [18] Questa è la discendenza di Perez: Perez generò Chezron; Chezron
        generò Ram;
 
 [19] Ram generò Amminadab;
 
 [20] Amminadab generò Nacson; Nacson generò Salmon;
 
 [21] Salmon generò Booz; Booz generò Obed;
 
 [22] Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.
 PRIMO
        LIBRO DI SAMUELE 1 [1]
        C'era un uomo di Ramatàim, uno Zufita delle montagne di Efraim,
        chiamato Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Eliàu, figlio di Tòcu,
        figlio di Zuf, l'Efraimita.
 [2] Aveva due mogli, l'una chiamata Anna, l'altra Peninna. Peninna aveva
        figli mentre Anna non ne aveva.
 
 [3] Quest'uomo andava ogni anno dalla sua città per prostrarsi e
        sacrificare al Signore degli eserciti in Silo, dove stavano i due figli
        di Eli Cofni e Pìncas, sacerdoti del Signore.
 
 [4] Un giorno Elkana offrì il sacrificio. Ora egli aveva l'abitudine di
        dare alla moglie Peninna e a tutti i figli e le figlie di lei le loro
        parti.
 
 [5] Ad Anna invece dava una parte sola; ma egli amava Anna, sebbene il
        Signore ne avesse reso sterile il grembo.
 
 [6] La sua rivale per giunta l'affliggeva con durezza a causa della sua
        umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo.
 
 [7] Così succedeva ogni anno: tutte le volte che salivano alla casa del
        Signore, quella la mortificava.
 Anna dunque si mise a piangere e non voleva prendere cibo.
 
 [8] Elkana suo marito le disse: "Anna, perché piangi? Perché non
        mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio
        di dieci figli?".
 
 [9] Anna, dopo aver mangiato in Silo e bevuto, si alzò e andò a
        presentarsi al Signore. In quel momento il sacerdote Eli stava sul
        sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore.
 
 [10] Essa era afflitta e innalzò la preghiera al Signore, piangendo
        amaramente.
 
 [11] Poi fece questo voto: "Signore degli eserciti, se vorrai
        considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non
        dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio,
        io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio
        non passerà sul suo capo".
 
 [12] Mentre essa prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava
        osservando la sua bocca.
 
 [13] Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la
        voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca.
 
 [14] Le disse Eli: "Fino a quando rimarrai ubriaca? Lìberati dal
        vino che hai bevuto!".
 
 [15] Anna rispose: "No, mio signore, io sono una donna affranta e
        non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo
        sfogandomi davanti al Signore.
 
 [16] Non considerare la tua serva una donna iniqua, poiché finora mi ha
        fatto parlare l'eccesso del mio dolore e della mia amarezza".
 
 [17] Allora Eli le rispose: "Và in pace e il Dio d'Israele ascolti
        la domanda che gli hai fatto".
 
 [18] Essa replicò: "Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi
        occhi". Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non
        fu più come prima.
 
 [19] Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al
        Signore tornarono a casa in Rama. Elkana si unì a sua moglie e il
        Signore si ricordò di lei.
 
 [20] Così al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo
        chiamò Samuele. "Perché - diceva - dal Signore l'ho
        impetrato".
 
 [21] Quando poi Elkana andò con tutta la famiglia a offrire il
        sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il voto,
 
 [22] Anna non andò, perché diceva al marito: "Non verrò, finché
        il bambino non sia divezzato e io possa condurlo a vedere il volto del
        Signore; poi resterà là per sempre".
 
 [23] Le rispose Elkana suo marito: "Fà pure quanto ti sembra
        meglio; rimani finché tu l'abbia divezzato; soltanto adempia il Signore
        la tua parola". La donna rimase e allattò il figlio, finché
        l'ebbe divezzato.
 
 [24] Dopo averlo divezzato, andò con lui, portando un giovenco di tre
        anni, un'efa di farina e un otre di vino e venne alla casa del Signore a
        Silo e il fanciullo era con loro.
 
 [25] Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli
 
 [26] e Anna disse: "Ti prego, mio signore. Per la tua vita, signor
        mio, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il
        Signore.
 
 [27] Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la
        grazia che gli ho chiesto.
 
 [28] Perciò anch'io lo dò in cambio al Signore: per tutti i giorni
        della sua vita egli è ceduto al Signore". E si prostrarono là
        davanti al Signore.
 2 [1]
        Allora Anna pregò:Il mio cuore esulta nel Signore,
 la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio.
 Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
 perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
 
 [2] Non c'è santo come il Signore,
 non c'è rocca come il nostro Dio.
 
 [3] Non moltiplicate i discorsi superbi,
 dalla vostra bocca non esca arroganza;
 perché il Signore è il Dio che sa tutto
 e le sue opere sono rette.
 
 [4] L'arco dei forti s'è spezzato,
 ma i deboli sono rivestiti di vigore.
 
 [5] I sazi sono andati a giornata per un pane,
 mentre gli affamati han cessato di faticare.
 La sterile ha partorito sette volte
 e la ricca di figli è sfiorita.
 
 [6] Il Signore fa morire e fa vivere,
 scendere agli inferi e risalire.
 
 [7] Il Signore rende povero e arricchisce,
 abbassa ed esalta.
 
 [8] Solleva dalla polvere il misero,
 innalza il povero dalle immondizie,
 per farli sedere insieme con i capi del popolo
 e assegnar loro un seggio di gloria.
 Perché al Signore appartengono i cardini della terra
 e su di essi fa poggiare il mondo.
 
 [9] Sui passi dei giusti Egli veglia,
 ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
 Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza.
 
 [10] Il Signore... saranno abbattuti i suoi avversari!
 L'Altissimo tuonerà dal cielo.
 Il Signore giudicherà gli estremi confini della
        terra;
 darà forza al suo re
 ed eleverà la potenza del suo Messia".
 
 [11] Poi Elkana tornò a Rama, a casa sua, e il fanciullo rimase a
        servire il Signore alla presenza del sacerdote Eli.
 
 [12] Ora i figli di Eli erano uomini depravati; non tenevano in alcun
        conto il Signore,
 
 [13] né la retta condotta dei sacerdoti verso il popolo. Quando uno si
        presentava a offrire il sacrificio, veniva il servo del sacerdote mentre
        la carne cuoceva, con in mano un forchettone a tre denti,
 
 [14] e lo introduceva nella pentola o nella marmitta o nel tegame o
        nella caldaia e tutto ciò che il forchettone tirava su il sacerdote lo
        teneva per sé. Così facevano con tutti gli Israeliti che venivano là
        a Silo.
 
 [15] Prima che fosse bruciato il grasso, veniva ancora il servo del
        sacerdote e diceva a chi offriva il sacrificio: "Dammi la carne da
        arrostire per il sacerdote, perché non vuole avere da te carne cotta,
        ma cruda".
 
 [16] Se quegli rispondeva: "Si bruci prima il grasso, poi prenderai
        quanto vorrai!", replicava: "No, me la devi dare ora,
        altrimenti la prenderò con la forza".
 
 [17] Così il peccato di quei giovani era molto grande davanti al
        Signore perché disonoravano l'offerta del Signore.
 
 [18] Samuele prestava servizio davanti al Signore per quanto lo poteva
        un fanciullo e andava cinto di efod di lino.
 
 [19] Sua madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni
        anno, quando andava con il marito a offrire il sacrificio annuale.
 
 [20] Eli allora benediceva Elkana e sua moglie ed esclamava: "Ti
        conceda il Signore altra prole da questa donna per il prestito che essa
        ha fatto al Signore". Essi tornarono a casa
 
 [21] e il Signore visitò Anna, che partorì ancora tre figli e due
        figlie. Frattanto il fanciullo Samuele cresceva presso il Signore.
 
 [22] Eli era molto vecchio e gli veniva all'orecchio quanto i suoi figli
        facevano a tutto Israele e come essi si univano alle donne che
        prestavano servizio all'ingresso della tenda del convegno.
 
 [23] Perciò disse loro: "Perché dunque fate tali cose? Io sento
        infatti da parte di tutto il popolo le vostre azioni empie!
 
 [24] No, figli, non è bene ciò che io odo di voi, che cioè sviate il
        popolo del Signore.
 
 [25] Se un uomo pecca contro un altro uomo,
 Dio potrà intervenire in suo favore,
 ma se l'uomo pecca contro il Signore,
 chi potrà intercedere per lui?".
 Ma non ascoltarono la voce del padre, perché il Signore aveva deciso di
        farli morire.
 
 [26] Invece il giovane Samuele andava crescendo in statura e in bontà
        davanti al Signore e agli uomini.
 
 [27] Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: "Così dice
        il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre
        erano in Egitto, in casa del faraone?
 
 [28] Non l'ho scelto da tutte le tribù d'Israele come mio sacerdote,
        perché salga l'altare, bruci l'incenso e porti l'efod davanti a me?
        Alla casa di tuo padre ho anche assegnato tutti i sacrifici consumati
        dal fuoco, offerti dagli Israeliti.
 
 [29] Perché dunque avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte
        che io ho ordinato per sempre e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi
        figli che a me e vi siete pasciuti in tal modo con le primizie di ogni
        offerta di Israele mio popolo?
 
 [30] Ecco dunque l'oracolo del Signore, Dio d'Israele: Avevo promesso
        alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero sempre camminato
        alla mia presenza. Ma ora - oracolo del Signore - non sia mai! Perché
        chi mi onorerà anch'io l'onorerò, chi mi disprezzerà sarà oggetto di
        disprezzo.
 
 [31] Ecco verranno giorni in cui io taglierò via il tuo braccio e il
        braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano
        nella tua casa.
 
 [32] Guarderai sempre angustiato tutto il bene che farò a Israele,
        mentre non si troverà mai più un anziano nella tua casa.
 
 [33] Qualcuno dei tuoi tuttavia non lo strapperò dal mio altare, perché
        ti si consumino gli occhi e si strazi il tuo animo: ma chiunque sarà
        nato dalla tua famiglia morirà per la spada degli uomini.
 
 [34] Sarà per te un segno quello che avverrà ai tuoi due figli, a
        Cofni e Pìncas: nello stesso giorno moriranno tutti e due.
 
 [35] Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele che agirà
        secondo il mio cuore e il mio desiderio. Io gli darò una casa stabile e
        camminerà alla mia presenza, come mio consacrato per sempre.
 
 [36] Chiunque sarà superstite nella tua casa, andrà a prostrarsi
        davanti a lui per una monetina d'argento e per un pezzo di pane e dirà:
        Ammettimi a qualunque ufficio sacerdotale, perché possa mangiare un
        tozzo di pane".
 3 [1] Il
        giovane Samuele continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli.
        La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano
        frequenti.
 [2] In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi
        cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere.
 
 [3] La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel
        tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
 
 [4] Allora il Signore chiamò: "Samuele!" e quegli rispose:
        "Eccomi",
 
 [5] poi corse da Eli e gli disse: "Mi hai chiamato, eccomi!".
        Egli rispose: "Non ti ho chiamato, torna a dormire!". Tornò e
        si mise a dormire.
 
 [6] Ma il Signore chiamò di nuovo: "Samuele!" e Samuele,
        alzatosi, corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Ma
        quegli rispose di nuovo: "Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a
        dormire!".
 
 [7] In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il
        Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
 
 [8] Il Signore tornò a chiamare: "Samuele!" per la terza
        volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: "Mi hai
        chiamato, eccomi!". Allora Eli comprese che il Signore chiamava il
        giovinetto.
 
 [9] Eli disse a Samuele: "Vattene a dormire e, se ti si chiamerà
        ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta".
        Samuele andò a coricarsi al suo posto.
 
 [10] Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora
        come le altre volte: "Samuele, Samuele!". Samuele rispose
        subito: "Parla, perché il tuo servo ti ascolta".
 
 [11] Allora il Signore disse a Samuele: "Ecco io sto per fare in
        Israele una cosa tale che chiunque udirà ne avrà storditi gli orecchi.
 
 [12] In quel giorno attuerò contro Eli quanto ho pronunziato riguardo
        alla sua casa, da cima a fondo.
 
 [13] Gli ho annunziato che io avrei fatto vendetta della casa di lui per
        sempre, perché sapeva che i suoi figli disonoravano Dio e non li ha
        puniti.
 
 [14] Per questo io giuro contro la casa di Eli: non sarà mai espiata
        l'iniquità della casa di Eli né con i sacrifici né con le
        offerte!".
 
 [15] Samuele si coricò fino al mattino, poi aprì i battenti della casa
        del Signore. Samuele però non osava manifestare la visione a Eli.
 
 [16] Eli chiamò Samuele e gli disse: "Samuele, figlio mio".
        Rispose: "Eccomi".
 
 [17] Proseguì: "Che discorso ti ha fatto? Non tenermi nascosto
        nulla. Così Dio agisca con te e anche peggio, se mi nasconderai una
        sola parola di quanto ti ha detto".
 
 [18] Allora Samuele gli svelò tutto e non tenne nascosto nulla. Eli
        disse: "Egli è il Signore! Faccia ciò che a lui pare bene".
 
 [19] Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né
        lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
 
 [20] Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele
        era stato costituito profeta del Signore.
 
 [21a] In seguito il Signore si mostrò altre volte a Samuele, dopo che si
        era rivelato a Samuele in Silo,
 
 [4,1a] e la parola di Samuele giunse a
        tutto Israele
 
 [21b] come parola del Signore.
 4 [1b] La
        parola di Samuele si rivolse a tutto Israele.In quei giorni i Filistei si radunarono per combattere contro Israele.
        Allora Israele scese in campo a dar battaglia ai Filistei. Essi si
        accamparono presso Eben-Ezer mentre i Filistei s'erano accampati in Afèk.
 
 [2] I Filistei si schierarono per attaccare Israele e la battaglia
        divampò, ma Israele ebbe la peggio di fronte ai Filistei e caddero sul
        campo, delle loro schiere, circa quattromila uomini.
 
 [3] Quando il popolo fu rientrato nell'accampamento, gli anziani
        d'Israele si chiesero: "Perché ci ha percossi oggi il Signore di
        fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l'arca del Signore a Silo, perché
        venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici".
 
 [4] Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli
        eserciti che siede sui cherubini: c'erano con l'arca di Dio i due figli
        di Eli, Cofni e Pìncas.
 
 [5] Non appena l'arca del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti
        elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra.
 
 [6] Anche i Filistei udirono l'eco di quell'urlo e dissero: "Che
        significa il risuonare di quest'urlo così forte nell'accampamento degli
        Ebrei?". Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo
        l'arca del Signore.
 
 [7] I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: "È venuto il loro
        Dio nel loro campo!", ed esclamavano: "Guai a noi, perché non
        è stato così né ieri né prima.
 
 [8] Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così
        potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l'Egitto nel
        deserto.
 
 [9] Risvegliate il coraggio e siate uomini, o Filistei, altrimenti
        sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate
        uomini dunque e combattete!".
 
 [10] Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e
        ciascuno fu costretto a fuggire nella sua tenda. La strage fu molto
        grande: dalla parte d'Israele caddero tremila fanti.
 
 [11] In più l'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Cofni e Pìncas,
        morirono.
 
 [12] Uno della tribù di Beniamino fuggì dalle file e venne a Silo il
        giorno stesso, con le vesti stracciate e polvere sul capo.
 
 [13] Mentre giungeva, ecco Eli stava sul sedile presso la porta e
        scrutava la strada di Mizpa, perché aveva il cuore in ansia per l'arca
        di Dio. Venne dunque l'uomo e diede l'annuncio in città e tutta la città
        alzò lamenti.
 
 [14] Eli, sentendo il rumore delle grida, si chiese: "Che sarà
        questo grido di tumulto?". Intanto l'uomo si avanzò in gran fretta
        e narrò a Eli ogni cosa.
 
 [15] Eli era vecchio di novantotto anni, aveva gli occhi rigidi e non
        poteva più vedere.
 
 [16] Disse dunque quell'uomo a Eli: "Sono giunto dal campo. Sono
        fuggito oggi dalle schiere dei combattenti". Eli domandò:
        "Che è dunque accaduto, figlio mio?".
 
 [17] Rispose il messaggero: "Israele è fuggito davanti ai Filistei
        e nel popolo v'è stata grande strage; inoltre i tuoi due figli Cofni e
        Pìncas sono morti e l'arca di Dio è stata presa!".
 
 [18] Appena ebbe accennato all'arca di Dio, Eli cadde all'indietro dal
        sedile sul lato della porta, battè la nuca e morì, perché era vecchio
        e pesante. Egli aveva giudicato Israele per quarant'anni.
 
 [19] La nuora di lui, moglie di Pìncas, incinta e prossima al parto,
        quando sentì la notizia che era stata presa l'arca di Dio e che erano
        morti il suocero e il marito, s'accosciò e partorì, colta dalle
        doglie.
 
 [20] Mentre era sul punto di morire, le dicevano quelle che le stavano
        attorno: "Non temere, hai partorito un figlio". Ma essa non
        rispose e non ne fece caso.
 
 [21] Ma chiamò il bambino Icabod, cioè: "Se n'è andata lungi da
        Israele la gloria!" riferendosi alla cattura dell'arca di Dio e al
        suocero e al marito.
 
 [22] La donna disse: "Se n'è andata lungi da Israele la
        gloria", perché era stata presa l'arca di Dio.
 5 [1] I
        Filistei, catturata l'arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdòd.
 [2] I Filistei poi presero l'arca di Dio e la introdussero nel tempio di
        Dagon.
 
 [3] Il giorno dopo i cittadini di Asdòd si alzarono ed ecco Dagon
        giaceva con la faccia a terra davanti all'arca del Signore; essi presero
        Dagon e lo rimisero al suo posto.
 
 [4] Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la
        faccia a terra davanti all'arca del Signore, mentre il capo di Dagon e
        le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era
        rimasto a Dagon.
 
 [5] A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio
        di Dagon in Asdòd non calpestano la soglia fino ad oggi.
 
 [6] Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di
        Asdòd, li devastò e li colpì con bubboni, Asdòd e il suo territorio.
 
 [7] I cittadini di Asdòd, vedendo che le cose si mettevano in tal modo,
        dissero: "Non rimanga con noi l'arca del Dio d'Israele, perché la
        sua mano è troppo dura contro Dagon nostro dio!".
 
 [8] Allora, fatti radunare presso di loro tutti i principi dei Filistei,
        dissero: "Che cosa si deve fare dell'arca del Dio d'Israele?".
        Dissero: "Si porti a Gat l'arca del Dio d'Israele". E
        portarono a Gat l'arca del Dio d'Israele.
 
 [9] Ma ecco, dopo che l'ebbero trasportata, la mano del Signore si fece
        sentire sulla città con terrore molto grande, colpendo gli abitanti
        della città dal più piccolo al più grande e provocando loro bubboni.
 
 [10] Allora mandarono l'arca di Dio ad Ekron; ma all'arrivo dell'arca di
        Dio ad Ekron, i cittadini protestarono: "Mi hanno portato qui
        l'arca del Dio d'Israele, per far morire me e il mio popolo!".
 
 [11] Fatti perciò radunare tutti i capi dei Filistei, dissero:
        "Mandate via l'arca del Dio d'Israele!". Infatti si era
        diffuso un terrore mortale in tutta la città, perché la mano di Dio
        era molto pesante.
 
 [12] Quelli che non morivano erano colpiti da bubboni e i lamenti della
        città salivano al cielo.
 6 [1]
        Rimase l'arca del Signore nel territorio dei Filistei sette mesi.
 [2] Poi i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero:
        "Che dobbiamo fare dell'arca del Signore? Indicateci il modo di
        rimandarla alla sua sede".
 
 [3] Risposero: "Se intendete rimandare l'arca del Dio d'Israele,
        non rimandatela vuota, ma pagate un tributo in ammenda della vostra
        colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché non si è ritirata da
        voi la sua mano".
 
 [4] Chiesero: "Quale riparazione dobbiamo pagarle?".
        Risposero: "Secondo il numero dei capi dei Filistei, cinque bubboni
        d'oro e cinque topi d'oro, perché unico è stato il flagello per tutto
        il popolo e per i vostri capi.
 
 [5] Fate dunque immagini dei vostri bubboni e immagini dei vostri topi
        che infestano la terra e datele in omaggio al Dio d'Israele, sperando
        che sia tolto il peso della sua mano da voi, dal vostro dio e dal vostro
        paese.
 
 [6] Perché ostinarvi come si sono ostinati gli Egiziani e il faraone?
        Dopo essere stati colpiti dai flagelli, non li lasciarono forse andare,
        cosicché essi partirono?
 
 [7] Dunque fate un carro nuovo, poi prendete due vacche allattanti sulle
        quali non sia mai stato posto il giogo e attaccate queste vacche al
        carro, togliendo loro i vitelli e riconducendoli alla stalla.
 
 [8] Quindi prendete l'arca del Signore, collocatela sul carro e ponete
        gli oggetti d'oro che dovete pagarle in riparazione in una cesta appesa
        di fianco. Poi fatela partire e lasciate che se ne vada.
 
 [9] E state a vedere: se salirà a Bet-Sèmes per la via che porta al
        suo territorio, essa ci ha provocato tutti questi mali così grandi; se
        no, sapremo che non ci ha colpiti la sua mano, ma per puro caso abbiamo
        avuto questo incidente".
 
 [10] Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due vacche allattanti, le
        attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli.
 
 [11] Quindi collocarono l'arca del Signore sul carro con la cesta e i
        topi d'oro e le immagini dei bubboni.
 
 [12] Le vacche andarono diritte per la strada di Bet-Sèmes percorrendo
        sicure una sola via e muggendo continuamente, ma non piegando né a
        destra né a sinistra. I capi dei Filistei le seguirono sino al confine
        con Bet-Sèmes.
 
 [13] Gli abitanti di Bet-Sèmes stavano facendo la mietitura del grano
        nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l'arca ed esultarono a quella
        vista.
 
 [14] Il carro giunse al campo di Giosuè di Bet-Sèmes e si fermò là
        dove era una grossa pietra. Allora fecero a pezzi i legni del carro e
        offrirono le vacche in olocausto al Signore.
 
 [15] I leviti avevano tolto l'arca del Signore e la cesta che vi era
        appesa, nella quale stavano gli oggetti d'oro, e l'avevano posta sulla
        grossa pietra. In quel giorno gli uomini di Bet-Sèmes offrirono
        olocausti e immolarono vittime al Signore.
 
 [16] I cinque capi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il
        giorno stesso ad Ekron.
 
 [17] Sono questi i bubboni d'oro che i Filistei pagarono in ammenda al
        Signore: uno per Asdòd, uno per Gaza, uno per Ascalòn, uno per Gat,
        uno per Ekron.
 
 [18] Invece i topi d'oro erano pari al numero delle città filistee
        appartenenti ai cinque capi, dalle fortezze sino ai villaggi di
        campagna. A testimonianza di tutto ciò rimane oggi nel campo di Giosuè
        a Bet-Sèmes la grossa pietra, sulla quale avevano deposto l'arca del
        Signore.
 
 [19] Ma il Signore percosse gli uomini di Bet-Sèmes, perché avevano
        guardato l'arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su
        cinquantamila e il popolo fu in lutto perché il Signore aveva inflitto
        alla loro gente questo grave castigo.
 
 [20] Gli uomini di Bet-Sèmes allora esclamarono: "Chi mai potrà
        stare alla presenza del Signore, questo Dio così santo? La manderemo
        via da noi; ma da chi?".
 
 [21] Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm con
        questa ambasciata: "I Filistei hanno ricondotto l'arca del Signore.
        Scendete e portatela presso di voi".
 7 [1] Gli
        abitanti di Kiriat-Iearìm scesero a prendere l'arca del Signore e la
        introdussero nella casa di Abinadàb, sulla collina; consacrarono suo
        figlio Eleazaro perché custodisse l'arca del Signore.
 [2] Erano trascorsi molti giorni da quando era stata collocata l'arca a
        Kiriat-Iearìm, erano passati venti anni, quando tutta la casa d'Israele
        alzò grida di lamento verso il Signore.
 
 [3] Allora Samuele si rivolse a tutta la casa d'Israele dicendo:
        "Se è proprio di tutto cuore che voi tornate al Signore, eliminate
        da voi tutti gli dei stranieri e le Astàrti; fate in modo che il vostro
        cuore sia indirizzato al Signore e servite lui, lui solo, ed egli vi
        libererà dalla mano dei Filistei".
 
 [4] Subito gli Israeliti eliminarono i Baal e le Astàrti e servirono
        solo il Signore.
 
 [5] Disse poi Samuele: "Radunate tutto Israele a Mizpa, perché
        voglio pregare il Signore per voi".
 
 [6] Si radunarono pertanto in Mizpa, attinsero acqua, la sparsero
        davanti al Signore e digiunarono in quel giorno, dicendo: "Abbiamo
        peccato contro il Signore!". A Mizpa Samuele fu giudice degli
        Israeliti.
 
 [7] Udirono anche i Filistei che gli Israeliti si erano radunati a Mizpa
        e i capi filistei mossero contro Israele. Quando gli Israeliti lo
        seppero, ebbero paura dei Filistei.
 
 [8] Dissero allora gli Israeliti a Samuele: "Non cessar di
        supplicare per noi il Signore Dio nostro perché ci liberi dalle mani
        dei Filistei".
 
 [9] Samuele prese un agnello da latte e lo offrì tutto intero in
        olocausto al Signore; lo stesso Samuele alzò grida al Signore per
        Israele e il Signore lo esaudì.
 
 [10] Mentre Samuele offriva l'olocausto, i Filistei si accostarono in
        ordine di battaglia a Israele; ma in quel giorno il Signore tuonò con
        voce potente contro i Filistei, li disperse ed essi furono sconfitti
        davanti a Israele.
 
 [11] Gli Israeliti uscirono da Mizpa per inseguire i Filistei e li
        batterono fin sotto Bet-Car.
 
 [12] Samuele prese allora una pietra e la pose tra Mizpa e Iesana e la
        chiamò Eben-Ezer, dicendo: "Fin qui ci ha soccorso il
        Signore".
 
 [13] Così i Filistei furono umiliati e non invasero più il territorio
        d'Israele: la mano del Signore fu contro i Filistei per tutto il periodo
        di Samuele.
 
 [14] Tornarono anche in possesso d'Israele le città che i Filistei
        avevano sottratto agli Israeliti, da Ekron a Gat: Israele liberò il
        loro territorio dal dominio dei Filistei. Ci fu anche pace tra Israele e
        l'Amorreo.
 
 [15] Samuele fu giudice d'Israele per tutto il tempo della sua vita.
 
 [16] Ogni anno egli compiva il giro di Bètel, Gàlgala e Mizpa,
        esercitando l'ufficio di giudice d'Israele in tutte queste località.
 
 [17] Poi ritornava a Rama, perché là era la sua casa e anche là
        giudicava Israele. In quel luogo costruì anche un altare al Signore.
 8 [1]
        Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli.
 [2] Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià;
        esercitavano l'ufficio di giudici a Bersabea.
 
 [3] I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché
        deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il
        giudizio.
 
 [4] Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da
        Samuele a Rama.
 
 [5] Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano
        le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene
        per tutti i popoli".
 
 [6] Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto:
        "Dacci un re che ci governi". Perciò Samuele pregò il
        Signore.
 
 [7] Il Signore rispose a Samuele: "Ascolta la voce del popolo per
        quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno
        rigettato me, perché io non regni più su di essi.
 
 [8] Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire
        dall'Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dei, così
        intendono fare a te.
 
 [9] Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le
        pretese del re che regnerà su di loro".
 
 [10] Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva
        chiesto un re.
 
 [11] Disse loro: "Queste saranno le pretese del re che regnerà su
        di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi
        cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio,
 
 [12] li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad
        arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le
        sue battaglie e attrezzature per i suoi carri.
 
 [13] Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche
        e fornaie.
 
 [14] Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i
        vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri.
 
 [15] Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le
        darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri.
 
 [16] Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori
        e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori.
 
 [17] Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi
        schiavi.
 
 [18] Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il
        Signore non vi ascolterà".
 
 [19] Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua
        voce, ma gridò: "No, ci sia un re su di noi.
 
 [20] Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da
        giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre
        battaglie".
 
 [21] Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì
        all'orecchio del Signore.
 
 [22] Rispose il Signore a Samuele: "Ascoltali; regni pure un re su
        di loro". Samuele disse agli Israeliti: "Ciascuno torni alla
        sua città!".
 9 [1]
        C'era un uomo di Beniamino, chiamato Kis - figlio di Abièl, figlio di
        Zeròr, figlio di Becoràt, figlio di Afìach, figlio di un Beniaminita
        -, un prode.
 [2] Costui aveva un figlio chiamato Saul, alto e bello: non c'era
        nessuno più bello di lui tra gli Israeliti; superava dalla spalla in su
        chiunque altro del popolo.
 
 [3] Ora le asine di Kis, padre di Saul, si smarrirono e Kis disse al
        figlio Saul: "Su, prendi con te uno dei servi e parti subito in
        cerca delle asine".
 
 [4] I due attraversarono le montagne di Efraim, passarono al paese di
        Salisa, ma non le trovarono. Si recarono allora nel paese di Saàlim, ma
        non c'erano; poi percorsero il territorio di Beniamino e anche qui non
        le trovarono.
 
 [5] Quando arrivarono nel paese di Zuf, Saul disse al compagno che era
        con lui: "Su, torniamo indietro, perché non vorrei che mio padre
        avesse smesso di pensare alle asine e ora fosse preoccupato di
        noi".
 
 [6] Gli rispose: "Ecco in questa città c'è un uomo di Dio, tenuto
        in molta considerazione: quanto egli dice, di certo si avvera. Ebbene,
        andiamoci! Forse ci indicherà la via che dobbiamo battere".
 
 [7] Rispose Saul: "Sì, andiamo! Ma che daremo a quell'uomo? Il
        pane nelle nostre sporte è finito e non abbiamo alcun dono da portare
        all'uomo di Dio; infatti che abbiamo?".
 
 [8] Ma il servo rispondendo a Saul soggiunse: "Guarda: mi son
        trovato in mano un quarto di siclo d'argento. Dallo all'uomo di Dio e ci
        indicherà la nostra via".
 
 [9] In passato in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva:
        "Su, andiamo dal veggente", perché quello che oggi si dice
        profeta allora si diceva veggente.
 
 [10] Disse dunque Saul al servo: "Hai detto bene; su, andiamo"
        e si diressero alla città dove era l'uomo di Dio.
 
 [11] Mentre essi salivano il pendio della città, trovarono ragazze che
        uscivano ad attingere acqua e chiesero loro: "È qui il
        veggente?".
 
 [12] Quelle risposero dicendo: "Sì, c'è; ecco, vi ha preceduto di
        poco: ora, proprio ora è rientrato in città, perché oggi il popolo
        celebra un sacrificio sull'altura.
 
 [13] Entrando in città lo troverete subito, prima che salga all'altura
        per il banchetto, perché il popolo non si mette a mangiare, finché
        egli non sia arrivato; egli infatti deve benedire la vittima, e dopo gli
        invitati mangiano. Presto, salite e lo troverete subito".
 
 [14] Salirono dunque alla città. Mentre essi giungevano in mezzo alla
        porta, ecco, Samuele usciva in direzione opposta per salire all'altura.
 
 [15] Il Signore aveva detto all'orecchio di Samuele, un giorno prima che
        giungesse Saul:
 
 [16] "Domani a quest'ora ti manderò un uomo della terra di
        Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele. Egli libererà
        il mio popolo dalle mani dei Filistei, perché io ho guardato il mio
        popolo, essendo giunto fino a me il suo grido".
 
 [17] Quando Samuele vide Saul, il Signore gli rivelò: "Ecco l'uomo
        di cui ti ho parlato; costui avrà potere sul mio popolo".
 
 [18] Saul si accostò a Samuele in mezzo alla porta e gli chiese:
        "Vuoi indicarmi la casa del veggente?".
 
 [19] Samuele rispose a Saul: "Sono io il veggente. Precedimi su
        all'altura. Oggi voi due mangerete con me. Ti congederò domani mattina
        e ti manifesterò quanto pensi;
 
 [20] riguardo poi alle tue asine smarrite tre giorni fa, non stare in
        pensiero, perché sono state ritrovate. A chi del resto appartiene il
        meglio d'Israele, se non a te e a tutta la casa di tuo padre?".
 
 [21] Rispose Saul: "Non sono io forse un Beniaminita, della più
        piccola tribù d'Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola
        fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino? Perché hai voluto
        farmi questo discorso?".
 
 [22] Ma Samuele prese Saul e il suo servo e li fece entrare nella sala e
        assegnò loro il posto a capo degli invitati che erano una trentina.
 
 [23] Quindi Samuele disse al cuoco: "Portami la porzione che ti
        avevo dato dicendoti: Conservala presso di te".
 
 [24] Il cuoco portò la coscia e la coda e le pose davanti a Saul,
        mentre Saul diceva: "Ecco, ciò che è avanzato ti è posto
        davanti, mangia, perché proprio per te è stato serbato, perché lo
        mangiassi con gli invitati". Così quel giorno Saul mangiò con
        Samuele.
 
 [25] Scesero poi dall'altura in città; fu allestito un giaciglio per
        Saul sulla terrazza
 
 [26] ed egli vi si coricò.
 Al sorgere dell'aurora Samuele chiamò Saul che era sulla terrazza,
        dicendo: "Alzati, perché devo congedarti". Saul si alzò e i
        due, cioè lui e Samuele, uscirono.
 
 [27] Quando furono scesi alla periferia della città, Samuele disse a
        Saul: "Ordina al servo che ci oltrepassi e vada avanti" e il
        servo passò oltre. "Tu fermati un momento, perché io ti faccia
        intendere la parola di Dio".
 10 [1]
        Samuele prese allora l'ampolla dell'olio e gliela versò sulla testa,
        poi lo baciò dicendo: "Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra
        Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo
        libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno. Questo ti sarà
        il segno che proprio il Signore ti ha unto capo sulla sua casa:
 [2] oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso il
        sepolcro di Rachele sul confine con Beniamino in Zelzach. Essi ti
        diranno: Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare. Ecco
        tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di
        voi e va dicendo: Che devo fare per mio figlio?
 
 [3] Passerai in fretta di là e andrai oltre; quando arriverai alla
        quercia del Tabor, vi troverete tre uomini in viaggio per salire a Dio
        in Betel: uno porterà tre capretti, l'altro porterà tre pani rotondi,
        il terzo porterà un otre di vino.
 
 [4] Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai
        dalle loro mani.
 
 [5] Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c'è una guarnigione di Filistei
        e mentre entrerai in città, incontrerai un gruppo di profeti che
        scenderanno dall'altura preceduti da arpe, timpani, flauti e cetre, in
        atto di fare i profeti.
 
 [6] Lo spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il
        profeta insieme con loro e sarai trasformato in un altro uomo.
 
 [7] Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai come
        vorrai, perché Dio sarà con te.
 
 [8] Tu poi scenderai a Gàlgala precedendomi. Io scenderò in seguito
        presso di te per offrire olocausti e immolare sacrifici di comunione.
        Sette giorni aspetterai, finché io verrò a te e ti indicherò quello
        che dovrai fare".
 
 [9] Ed ecco, quando quegli ebbe voltato le spalle per partire da
        Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il
        giorno stesso.
 
 [10] I due arrivarono là a Gàbaa ed ecco, mentre una schiera di
        profeti avanzava di fronte a loro, lo spirito di Dio lo investì e si
        mise a fare il profeta in mezzo a loro.
 
 [11] Allora quanti lo avevano conosciuto prima, vedendolo d'un tratto
        fare il profeta con i profeti, si dissero l'un l'altro fra la gente:
        "Che è accaduto al figlio di Kis? È dunque anche Saul tra i
        profeti?".
 
 [12] Uno del luogo disse: "E chi è il loro padre?". Per
        questo passò in proverbio l'espressione: "È dunque anche Saul tra
        i profeti?".
 
 [13] Quando ebbe terminato di profetare andò sull'altura.
 
 [14] Lo zio di Saul chiese poi a lui e al suo servo: "Dove siete
        andati?". Rispose: "A cercare le asine e, vedendo che non
        c'erano, ci siamo recati da Samuele".
 
 [15] Lo zio di Saul soggiunse: "Suvvia, raccontami quello che vi ha
        detto Samuele".
 
 [16] Saul rispose allo zio: "Ci ha assicurato che le asine erano
        state ritrovate". Ma non gli riferì il discorso del regno, che gli
        aveva tenuto Samuele.
 
 [17] Samuele radunò il popolo davanti a Dio in Mizpa
 
 [18] e disse a tutti gli Israeliti: "Dice il Signore Dio d'Israele:
        Io ho fatto uscire Israele dall'Egitto e l'ho liberato dalla mano degli
        Egiziani e dalla mano di tutti i regni che vi opprimevano.
 
 [19] Ma voi oggi avete ripudiato il vostro Dio, il quale solo vi salva
        da tutti i vostri mali e da tutte le angosce. E avete detto: No,
        costituisci un re sopra di noi! Ora presentatevi a Dio distinti per tribù
        e per famiglie".
 
 [20] Samuele fece accostare ogni tribù d'Israele e fu sorteggiata la
        tribù di Beniamino.
 
 [21] Fece poi accostare la tribù di Beniamino distinta per famiglie e
        fu sorteggiata la famiglia di Matri. Fece allora venire la famiglia di
        Matri per singoli individui e fu sorteggiato Saul figlio di Kis. Si
        misero a cercarlo ma non si riuscì a trovarlo.
 
 [22] Allora consultarono di nuovo il Signore: "È venuto qui l'uomo
        o no?". Rispose il Signore: "Eccolo nascosto in mezzo ai
        bagagli".
 
 [23] Corsero a prenderlo di là e fu presentato al popolo: egli
        sopravanzava dalla spalla in su tutto il popolo.
 
 [24] Samuele disse a tutta la folla: "Vedete dunque che l'ha
        proprio eletto il Signore, perché non c'è nessuno in tutto il popolo
        come lui". Tutto il popolo proruppe in un grido: "Viva il
        re!".
 
 [25] Samuele espose a tutto il popolo i diritti del regno e li scrisse
        in un libro che depositò davanti al Signore. Poi Samuele congedò tutto
        il popolo perché andasse ognuno a casa sua.
 
 [26] Anche Saul tornò a casa in Gàbaa e con lui si accompagnarono
        uomini valenti ai quali Dio aveva toccato il cuore.
 
 [27] Ma altri, individui spregevoli, dissero: "Potrà forse
        salvarci costui?". Così lo disprezzarono e non vollero portargli
        alcun dono.
 11 [1]
        Circa un mese dopo, Nacas l'Ammonita si mosse e pose il campo contro
        Iabes di Gàlaad. Tutti i cittadini di Iabes di Gàlaad dissero allora a
        Nacas: "Vieni a patti con noi e ti saremo sudditi".
 [2] Rispose loro Nacas l'Ammonita: "A queste condizioni mi alleerò
        con voi: possa io cavare a tutti voi l'occhio destro e porre tale gesto
        a sfregio di tutto Israele".
 
 [3] Di nuovo chiesero gli anziani di Iabes: "Lasciaci sette giorni
        per inviare messaggeri in tutto il territorio d'Israele. Se nessuno verrà
        a salvarci, usciremo incontro a te".
 
 [4] I messaggeri arrivarono a Gàbaa di Saul e riferirono quelle parole
        davanti al popolo e tutto il popolo levò la voce e pianse.
 
 [5] Or ecco Saul veniva dalla campagna dietro l'armento. Chiese dunque
        Saul: "Che ha il popolo da piangere?". Riferirono a lui le
        parole degli uomini di Iabes.
 
 [6] Lo spirito di Dio investì allora Saul ed egli, appena udite quelle
        parole, si irritò molto.
 
 [7] Poi prese un paio di buoi, li fece a pezzi e ne inviò in tutto il
        territorio d'Israele mediante messaggeri con questo proclama: "Se
        qualcuno non uscirà dietro Saul e dietro Samuele, la stessa cosa avverrà
        dei suoi buoi". Si sparse lo spavento del Signore nel popolo e si
        mossero come un sol uomo.
 
 [8] Saul li passò in rassegna a Bèzek e risultarono trecentomila
        Israeliti e trentamila di Giuda.
 
 [9] Dissero allora ai messaggeri che erano giunti: "Direte ai
        cittadini di Iabes di Gàlaad: Domani, quando il sole comincerà a
        scaldare, avverrà la vostra salvezza".
 I messaggeri partirono e riferirono agli uomini di Iabes, che ne ebbero
        grande gioia.
 
 [10] Allora gli uomini di Iabes diedero risposta a Nacas: "Domani
        usciremo incontro a voi e ci farete quanto sembrerà bene ai vostri
        occhi".
 
 [11] Il giorno dopo Saul divise il grosso in tre schiere e irruppe in
        mezzo al campo nemico sul far del mattino; batterono gli Ammoniti finché
        il giorno si fece caldo. Quelli che scamparono furono dispersi talmente
        che non ne rimasero due insieme.
 
 [12] Il popolo allora disse a Samuele: "Chi ha detto: Dovrà forse
        regnare Saul su di noi? Consegnaci costoro e li faremo morire".
 
 [13] Ma Saul disse: "Oggi non si deve far morire nessuno, perché
        in questo giorno il Signore ha operato una liberazione in Israele".
 
 [14] Samuele ordinò al popolo: "Su, andiamo a Gàlgala: là
        inaugureremo il regno".
 
 [15] Tutto il popolo si portò a Gàlgala e là davanti al Signore in Gàlgala
        riconobbero Saul come re; qui ancora offrirono sacrifici di comunione
        davanti al Signore e qui fecero grande festa Saul e tutti gli Israeliti.
 12 [1]
        Allora Samuele disse a tutto Israele: "Ecco ho ascoltato la vostra
        voce in tutto quello che mi avete chiesto e ho costituito su di voi un
        re.
 [2] Da questo momento ecco il re procede davanti a voi. Quanto a me sono
        diventato vecchio e canuto e i miei figli eccoli tra di voi. Io ho
        vissuto dalla mia giovinezza fino ad oggi sotto i vostri occhi.
 
 [3] Eccomi, pronunciatevi a mio riguardo alla presenza del Signore e del
        suo consacrato. A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via
        l'asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi
        ho accettato un regalo per chiudere gli occhi a suo riguardo? Sono qui a
        restituire!".
 
 [4] Risposero: "Non ci hai trattato con prepotenza, né ci hai
        fatto offesa, né hai preso nulla da nessuno".
 
 [5] Egli soggiunse loro: "È testimonio il Signore contro di voi ed
        è testimonio oggi il suo consacrato, che non trovate niente in mano
        mia?". Risposero: "Sì, è testimonio".
 
 [6] Allora Samuele disse al popolo: "È testimonio il Signore che
        ha stabilito Mosè e Aronne e che ha fatto uscire i vostri padri dal
        paese d'Egitto.
 
 [7] Ora state qui raccolti e io voglio discutere con voi davanti al
        Signore a causa di tutti i benefici che il Signore ha operato con voi e
        con i vostri padri.
 
 [8] Quando Giacobbe andò in Egitto e gli Egiziani li oppressero e i
        vostri padri gridarono al Signore, il Signore mandò loro Mosè e Aronne
        che li fecero uscire dall'Egitto e li ricondussero in questo luogo.
 
 [9] Ma poiché avevano dimenticato il Signore loro Dio, li abbandonò in
        potere di Sisara, capo dell'esercito di Cazor e in potere dei Filistei e
        in potere del re di Moab, che mossero loro guerra.
 
 [10] Essi gridarono al Signore: Abbiamo peccato, perché abbiamo
        abbandonato il Signore e abbiamo servito i Baal e le Astàrti! Ma ora
        liberaci dalle mani dei nostri nemici e serviremo te.
 
 [11] Allora il Signore vi mandò Ierub-Baal e Barak e Iefte e Samuele e
        vi liberò dalle mani dei nemici che vi circondavano e siete tornati a
        vita tranquilla.
 
 [12] Eppure quando avete visto che Nacas re degli Ammoniti muoveva
        contro di voi, mi avete detto: No, vogliamo che un re regni sopra di
        noi, mentre il Signore vostro Dio è vostro re.
 
 [13] Ora eccovi il re che avete scelto e che avevate chiesto. Vedete che
        il Signore ha costituito un re sopra di voi.
 
 [14] Dunque se temerete il Signore, se lo servirete e ascolterete la sua
        voce e non sarete ribelli alla parola del Signore, voi e il re che regna
        su di voi vivrete con il Signore vostro Dio.
 
 [15] Se invece non ascolterete la voce del Signore e sarete ribelli alla
        sua parola, la mano del Signore peserà su di voi, come pesò sui vostri
        padri.
 
 [16] Ora, state attenti e osservate questa grande cosa che il Signore
        vuole operare sotto i vostri occhi.
 
 [17] Non è forse questo il tempo della mietitura del grano? Ma io
        griderò al Signore ed Egli manderà tuoni e pioggia. Così vi
        persuaderete e constaterete che grande è il peccato che avete fatto
        davanti al Signore chiedendo un re per voi".
 
 [18] Samuele allora invocò il Signore e il Signore mandò subito tuoni
        e pioggia in quel giorno. Tutto il popolo fu preso da grande timore del
        Signore e di Samuele.
 
 [19] Tutto il popolo perciò disse a Samuele: "Prega il Signore tuo
        Dio per noi tuoi servi che non abbiamo a morire, poiché abbiamo
        aggiunto a tutti i nostri errori il peccato di aver chiesto per noi un
        re".
 
 [20] Samuele rispose al popolo: "Non temete: voi avete fatto tutto
        questo male, ma almeno in seguito non allontanatevi dal Signore, anzi
        servite lui, il Signore, con tutto il cuore.
 
 [21] Non allontanatevi per seguire vanità che non possono giovare né
        salvare, perché appunto sono vanità.
 
 [22] Certo il Signore non abbandonerà il suo popolo, per riguardo al
        suo nome che è grande, perché il Signore ha cominciato a fare di voi
        il suo popolo.
 
 [23] Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro il Signore,
        tralasciando di supplicare per voi e di indicarvi la via buona e retta.
 
 [24] Vogliate soltanto temere il Signore e servirlo fedelmente con tutto
        il cuore, perché dovete ben riconoscere le grandi cose che ha operato
        con voi.
 
 [25] Se invece vorrete fare il male, voi e il vostro re sarete spazzati
        via".
 13 [1] Saul
        aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su
        Israele...
 [2] Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul
        in Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di
        Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda.
 
 [3] Allora Giònata sconfisse la guarigione dei Filistei che era in Gàbaa
        e i Filistei lo seppero subito. Ma Saul suonò la tromba in tutta la
        regione gridando: "Ascoltino gli Ebrei!".
 
 [4] Tutto Israele udì e corse la voce: "Saul ha battuto la
        guarnigione dei Filistei e ormai Israele s'è urtato con i
        Filistei". Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala.
 
 [5] Anche i Filistei si radunarono per combattere Israele, con tremila
        carri e seimila cavalieri e una moltitudine numerosa come la sabbia che
        è sulla spiagga del mare. Così si mossero e posero il campo a Micmas a
        oriente di Bet-Aven.
 
 [6] Quando gli Israeliti si accorsero di essere in difficoltà, perché
        erano stretti dal nemico, cominciarono a nascondersi in massa nelle
        grotte, nelle macchie, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne.
 
 [7] Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano nella terra di Gad e Gàlaad.
 Saul restava in Gàlgala e tutto il popolo che stava con lui era
        impaurito.
 
 [8] Aspettò tuttavia sette giorni secondo il tempo fissato da Samuele.
        Ma Samuele non arrivava a Gàlgala e il popolo si disperdeva lontano da
        lui.
 
 [9] Allora Saul diede ordine: "Preparatemi l'olocausto e i
        sacrifici di comunione". Quindi offrì l'olocausto.
 
 [10] Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l'olocausto, giunse Samuele
        e Saul gli uscì incontro per salutarlo.
 
 [11] Samuele disse subito: "Che hai fatto?". Saul rispose:
        "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi
        al termine dei giorni fissati, mentre i Filistei si addensavano in
        Micmas,
 
 [12] ho detto: ora scenderanno i Filistei contro di me in Gàlgala
        mentre io non ho ancora placato il Signore. Perciò mi sono fatto ardito
        e ho offerto l'olocausto".
 
 [13] Rispose Samuele a Saul: "Hai agito da stolto, non osservando
        il comando che il Signore Dio tuo ti aveva imposto, perché in questa
        occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per
        sempre.
 
 [14] Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto
        un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo, perché
        tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore".
 
 [15] Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala per andarsene per la sua
        strada. Il resto del popolo salì dietro a Saul incontro ai guerrieri e
        vennero da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che era
        rimasta con lui: erano seicento uomini.
 
 [16] Saul e Giònata e la gente rimasta con loro stavano a Gàbaa di
        Beniamino e i Filistei erano accampati in Micmas.
 
 [17] Dall'accampamento filisteo uscì una pattuglia d'assalto divisa in
        tre schiere: una si diresse sulla via di Ofra verso il paese di Suàl;
 
 [18] un'altra si diresse sulla via di Bet-Coron; la terza schiera si
        diresse sulla via del confine che sovrasta la valle di Zeboìm verso il
        deserto.
 
 [19] Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele:
        "Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o
        lance".
 
 [20] Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per
        affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce.
 
 [21] L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e
        un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli.
 
 [22] Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e
        Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si potè
        averne solo per Saul e suo figlio Giònata.
 
 [23] Intanto una guarnigione di Filistei era uscita verso il passo di
        Micmas.
 14 [1] Un
        giorno Giònata, figlio di Saul, disse al suo scudiero: "Su vieni,
        portiamoci fino all'appostamento dei Filistei che sta qui di
        fronte". Ma non disse nulla a suo padre.
 [2] Saul se ne stava al limitare di Gàbaa sotto il melograno che si
        trova in Migròn; la sua gente era di circa seicento uomini.
 
 [3] Achià figlio di Achitùb, fratello di Icabòd, figlio di Pìncas,
        figlio di Eli, sacerdote del Signore in Silo, portava l'efod e il popolo
        non sapeva che Giònata era andato.
 
 [4] Tra i varchi per i quali Giònata cercava di passare, puntando
        sull'appostamento dei Filistei, vi era una sporgenza rocciosa da una
        parte e una sporgenza rocciosa dall'altra parte: una si chiamava Bòzez,
        l'altra Sène.
 
 [5] Una delle rocce sporgenti era di fronte a Micmas a settentrione,
        l'altra era di fronte a Gàbaa a meridione.
 
 [6] Giònata disse allo scudiero: "Su, vieni, passiamo
        all'appostamento di questi non circoncisi; forse il Signore ci aiuterà,
        perché non è difficile per il Signore salvare con molti o con
        pochi".
 
 [7] Lo scudiero gli rispose: "Fà quanto hai in animo. Avvìati e và!
        Eccomi con te: come il tuo cuore, così è il mio".
 
 [8] Allora Giònata disse: "Ecco, noi passeremo verso questi uomini
        e ci mostreremo loro.
 
 [9] Se ci diranno: Fermatevi finché veniamo a raggiungervi, restiamo in
        basso e non saliamo da loro.
 
 [10] Se invece ci diranno: Venite su da noi!, saliamo, perché il
        Signore ce li ha messi nelle mani e questo sarà per noi il segno".
 
 [11] Quindi i due si lasciarono scorgere dall'appostamento filisteo e i
        Filistei dissero: "Ecco gli Ebrei che escono dalle caverne dove si
        erano nascosti".
 
 [12] Poi gli uomini della guarnigione dissero a Giònata e al suo
        scudiero: "Salite da noi, che abbiamo qualche cosa da dirvi!".
        Giònata allora disse al suo scudiero: "Sali dopo di me, perché il
        Signore li ha messi nelle mani di Israele".
 
 [13] Giònata saliva aiutandosi con le mani e con i piedi e lo scudiero
        lo seguiva; quelli cadevano davanti a Giònata e, dietro, lo scudiero li
        finiva.
 
 [14] Questa fu la prima strage nella quale Giònata e il suo scudiero
        colpirono una ventina di uomini, entro quasi metà di un campo arabile.
 
 [15] Si sparse così il terrore nell'accampamento, nella regione e in
        tutto il popolo. Anche la guarnigione e i suoi uomini d'assalto furono
        atterriti e la terra tremò e ci fu un terrore divino.
 
 [16] Le vedette di Saul che stavano in Gàbaa di Beniamino guardarono e
        videro la moltitudine che fuggiva qua e là.
 
 [17] Allora Saul ordinò alla gente che era con lui: "Su, cercate e
        indagate chi sia partito da noi". Cercarono ed ecco non c'erano né
        Giònata né il suo scudiero.
 
 [18] Saul disse ad Achia: "Avvicina l'efod!" - egli infatti
        allora portava l'efod davanti agli Israeliti -.
 
 [19] Mentre Saul parlava al sacerdote, il tumulto che era sorto nel
        campo filisteo andava propagandosi e crescendo. Saul disse al sacerdote:
        "Ritira la mano".
 
 [20] A loro volta Saul e la gente che era con lui alzarono grida e
        mossero all'attacco, ma ecco trovarono che la spada dell'uno si
        rivolgeva contro l'altro in una confusione molto grande.
 
 [21] Anche quegli Ebrei che erano con i Filistei da qualche tempo e che
        erano saliti con loro all'accampamento, si voltarono, per mettersi con
        Israele che era là con Saul e Giònata.
 
 [22] Inoltre anche tutti gli Israeliti che si erano nascosti sulle
        montagne di Efraim, quando seppero che i Filistei erano in fuga, si
        unirono a inseguirli e batterli.
 
 [23] Così il Signore in quel giorno salvò Israele e la battaglia si
        estese fino a Bet-Aven.
 
 [24] Gli Israeliti erano sfiniti in quel giorno e Saul impose questo
        giuramento a tutto il popolo: "Maledetto chiunque gusterà cibo
        prima di sera, prima che io mi sia vendicato dei miei nemici". E
        nessuno del popolo gustò cibo.
 
 [25] Tutta la gente passò per una selva dove c'erano favi di miele sul
        suolo.
 
 [26] Il popolo passò per la selva ed ecco si vedeva colare il miele, ma
        nessuno stese la mano e la portò alla bocca, perché il popolo temeva
        il giuramento.
 
 [27] Ma Giònata non aveva saputo che suo padre aveva fatto giurare il
        popolo, quindi allungò la punta del bastone che teneva in mano e la
        intinse nel favo di miele, poi riportò la mano alla bocca e i suoi
        occhi si rischiararono.
 
 [28] Uno del gruppo s'affrettò a dire: "Tuo padre ha fatto fare
        questo solenne giuramento al popolo: Maledetto chiunque toccherà cibo
        quest'oggi!, sebbene il popolo fosse sfinito".
 
 [29] Rispose Giònata: "Mio padre vuol rovinare il paese! Guardate
        come si sono rischiarati i miei occhi, perché ho gustato un poco di
        questo miele.
 
 [30] Dunque se il popolo avesse mangiato oggi qualche cosa dei viveri
        presi ai nemici, quanto maggiore sarebbe stata ora la rotta dei
        Filistei!".
 
 [31] In quel giorno percossero i Filistei da Micmas fino ad Aialon e il
        popolo era sfinito.
 
 [32] Quelli del popolo si gettarono sulla preda e presero pecore, buoi e
        vitelli e li macellarono e li mangiarono con il sangue.
 
 [33] La cosa fu annunziata a Saul: "Ecco il popolo pecca contro il
        Signore, mangiando con il sangue". Rispose: "Avete
        prevaricato! Rotolate subito qui una grande pietra".
 
 [34] Allora Saul soggiunse: "Passate tra il popolo e dite a tutti:
        Ognuno conduca qua il suo bue e il suo montone e li macelli su questa
        pietra, poi mangiatene; così non peccherete contro il Signore,
        mangiando le carni con il sangue". In quella notte ogni uomo del
        popolo condusse a mano ciò che aveva e là lo macellò.
 
 [35] Saul innalzò un altare al Signore. Fu questo il primo altare che
        egli edificò al Signore.
 
 [36] Quindi Saul disse: "Scendiamo dietro i Filistei questa notte
        stessa e deprediamoli fino al mattino e non lasciamo scampare uno solo
        di loro". Gli risposero: "Fà quanto ti sembra bene". Ma
        il sacerdote disse: "Accostiamoci qui a Dio".
 
 [37] Saul dunque interrogò Dio: "Devo scendere dietro i Filistei?
        Li consegnerai in mano di Israele?". Ma quel giorno non gli
        rispose.
 
 [38] Allora Saul disse: "Accostatevi qui voi tutti capi del popolo.
        Cercate ed esaminate da chi sia stato commesso oggi il peccato,
 
 [39] perché per la vita del Signore salvatore d'Israele certamente
        costui morirà, anche se si tratta di Giònata mio figlio". Ma
        nessuno del popolo gli rispose.
 
 [40] Perciò disse a tutto Israele: "Voi state da una parte: io e
        mio figlio Giònata staremo dall'altra". Il popolo rispose a Saul:
        "Fà quanto ti sembra bene".
 
 [41] Saul parlò al Signore: "Dio d'Israele, fà conoscere
        l'innocente". Furono designati Giònata e Saul e il popolo restò
        libero.
 
 [42] Saul soggiunse: "Tirate a sorte tra me e mio figlio Giònata".
        Fu sorteggiato Giònata.
 
 [43] Saul disse a Giònata: "Narrami quello che hai fatto". Giònata
        raccontò: "Realmente ho assaggiato un pò di miele con la punta
        del bastone che avevo in mano. Ecco, morirò".
 
 [44] Saul disse: "Faccia Dio a me questo e anche di peggio, se non
        andrai a morte, Giònata!".
 
 [45] Ma il popolo disse a Saul: "Dovrà forse morire Giònata che
        ha ottenuto questa grande vittoria in Israele? Non sia mai! Per la vita
        del Signore, non cadrà a terra un capello del suo capo, perché in
        questo giorno egli ha agito con Dio". Così il popolo salvò Giònata
        che non fu messo a morte.
 
 [46] Saul cessò dall'inseguire i Filistei e questi raggiunsero il loro
        paese.
 
 [47] Saul si assicurò il regno su Israele e mosse contro tutti i nemici
        all'intorno: contro Moab e gli Ammoniti, contro Edom e i re di Zoba e i
        Filistei e dovunque si volgeva aveva successo.
 
 [48] Compì imprese brillanti, battè gli Amaleciti e liberò Israele
        dalle mani degli oppressori.
 
 [49] Figli di Saul furono Giònata, Isbàal e Malkisùa; le sue due
        figlie si chiamavano Merab la maggiore e Mikal la più piccola.
 
 [50] La moglie di Saul si chiamava Achinòam, figlia di Achimàaz. Il
        capo delle sue milizie si chiamava Abner figlio di Ner, zio di Saul.
 
 [51] Kis padre di Saul e Ner padre di Abner erano figli di Abièl.
 
 [52] Durante tutto il tempo di Saul vi fu guerra aperta con i Filistei;
        se Saul scorgeva un uomo valente o un giovane coraggioso, lo prendeva al
        suo seguito.
 15 [1]
        Samuele disse a Saul: "Il Signore ha inviato me per consacrarti re
        sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore.
 [2] Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha
        fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva
        dall'Egitto.
 
 [3] Và dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli
        appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi
        uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e
        asini".
 
 [4] Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm:
        erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda.
 
 [5] Saul venne alla città di Amalek e tese un'imboscata nella valle.
 
 [6] Disse inoltre Saul ai Keniti: "Andate via, ritiratevi dagli
        Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato
        benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall'Egitto".
        I Keniti si ritirarono da Amalek.
 
 [7] Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte
        all'Egitto.
 
 [8] Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il
        popolo.
 
 [9] Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame
        minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il
        meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto
        il bestiame scadente e patito.
 
 [10] Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore:
 
 [11] "Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è
        allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola". Samuele
        rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte.
 
 [12] Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma
        fu annunziato a Samuele: "Saul è andato a Carmel, ed ecco si è
        fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a
        Gàlgala".
 
 [13] Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: "Benedetto tu davanti
        al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore".
 
 [14] Rispose Samuele: "Ma che è questo belar di pecore, che mi
        giunge all'orecchio, e questi muggiti d'armento che odo?".
 
 [15] Disse Saul: "Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il
        meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per
        sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l'abbiamo votato allo
        sterminio".
 
 [16] Rispose Samuele a Saul: "Basta! Lascia che ti annunzi ciò che
        il Signore mi ha rivelato questa notte". E Saul gli disse:
        "Parla!".
 
 [17] Samuele cominciò: "Non sei tu capo delle tribù d'Israele,
        benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore
        consacrato re d'Israele?
 
 [18] Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Và,
        vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non
        li avrai distrutti.
 
 [19] Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei
        attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?".
 
 [20] Saul insistè con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del
        Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho
        condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti.
 
 [21] Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò
        che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala".
 
 [22] Samuele esclamò:
 "Il Signore forse gradisce gli olocausti e i
 sacrifici
 come obbedire alla voce del Signore?
 Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
 essere docili è più del grasso degli arieti.
 
 [23] Poiché peccato di divinazione è la ribellione,
 e iniquità e terafim l'insubordinazione.
 Perché hai rigettato la parola del Signore,
 Egli ti ha rigettato come re".
 
 [24] Saul disse allora a Samuele: "Ho peccato per avere trasgredito
        il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho
        ascoltato la sua voce.
 
 [25] Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri
        al Signore".
 
 [26] Ma Samuele rispose a Saul: "Non posso ritornare con te, perché
        tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha
        rigettato perché tu non sia più re sopra Israele".
 
 [27] Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del
        mantello, che si strappò.
 
 [28] Samuele gli disse: "Il Signore ha strappato da te il regno
        d'Israele e l'ha dato ad un altro migliore di te.
 
 [29] D'altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può
        ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi".
 
 [30] Saul disse: "Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani
        del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al
        Signore tuo Dio".
 
 [31] Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore.
 
 [32] Poi Samuele disse: "Conducetemi Agag, re di Amalek". Agag
        avanzò verso di lui tutto tremante, dicendo:
 "Certo è passata l'amarezza della morte!".
 
 [33] Samuele l'apostrofò:
 "Come la tua spada ha privato di figli le donne,
 così sarà privata di figli tra le donne tua madre".
 Poi Samuele trafisse Agag davanti al Signore in Gàlgala.
 
 [34] Samuele andò quindi a Rama e Saul salì a casa sua a Gàbaa di
        Saul.
 
 [35] Né Samuele tornò a rivedere Saul fino al giorno della sua morte,
        ma Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver
        fatto regnare Saul su Israele.
 16 [1] E il
        Signore disse a Samuele: "Fino a quando piangerai su Saul, mentre
        io l'ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo
        corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perché tra i
        suoi figli mi sono scelto un re".
 [2] Samuele rispose: "Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e
        mi ucciderà". Il Signore soggiunse: "Prenderai con te una
        giovenca e dirai: Sono venuto per sacrificare al Signore.
 
 [3] Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti indicherò quello
        che dovrai fare e tu ungerai colui che io ti dirò".
 
 [4] Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a
        Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli
        chiesero: "È di buon augurio la tua venuta?".
 
 [5] Rispose: "È di buon augurio. Sono venuto per sacrificare al
        Signore. Provvedete a purificarvi, poi venite con me al
        sacrificio". Fece purificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò
        al sacrificio.
 
 [6] Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: "È forse
        davanti al Signore il suo consacrato?".
 
 [7] Il Signore rispose a Samuele: "Non guardare al suo aspetto né
        all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo
        ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il
        cuore".
 
 [8] Iesse fece allora venire Abìnadab e lo presentò a Samuele, ma
        questi disse: "Nemmeno su costui cade la scelta del Signore".
 
 [9] Iesse fece passare Samma e quegli disse: "Nemmeno su costui
        cade la scelta del Signore".
 
 [10] Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripetè a
        Iesse: "Il Signore non ha scelto nessuno di questi".
 
 [11] Samuele chiese a Iesse: "Sono qui tutti i giovani?".
        Rispose Iesse: "Rimane ancora il più piccolo che ora sta a
        pascolare il gregge". Samuele ordinò a Iesse: "Manda a
        prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto
        qui".
 
 [12] Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli
        occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: "Alzati e ungilo: è
        lui!".
 
 [13] Samuele prese il corno dell'olio e lo consacrò con l'unzione in
        mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da
        quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama.
 
 [14] Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva
        atterrito da uno spirito cattivo, da parte del Signore.
 
 [15] Allora i servi di Saul gli dissero: "Vedi, un cattivo spirito
        sovrumano ti turba.
 
 [16] Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi
        cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito
        cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai
        meglio".
 
 [17] Saul rispose ai ministri: "Ebbene cercatemi un uomo che suoni
        bene e fatelo venire da me".
 
 [18] Rispose uno dei giovani: "Ecco, ho visto il figlio di Iesse il
        Betlemmita: egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi,
        saggio di parole, di bell'aspetto e il Signore è con lui".
 
 [19] Saul mandò messaggeri a Iesse con quest'invito: "Mandami
        Davide tuo figlio, quello che sta con il gregge".
 
 [20] Iesse preparò un asino e provvide pane e un otre di vino e un
        capretto, affidò tutto a Davide suo figlio e lo inviò a Saul.
 
 [21] Davide giunse da Saul e cominciò a stare alla sua presenza. Saul
        gli si affezionò molto e Davide divenne suo scudiero.
 
 [22] E Saul mandò a dire a Iesse: "Rimanga Davide con me, perché
        ha trovato grazia ai miei occhi".
 
 [23] Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva
        in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo
        spirito cattivo si ritirava da lui.
 17 [1] I
        Filistei radunarono di nuovo l'esercito per la guerra e si ammassarono a
        Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azekà, a Efes-Dammìm.
 [2] Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella
        valle del Terebinto e si schierarono a battaglia di fronte ai Filistei.
 
 [3] I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele sul monte
        dall'altra parte e in mezzo c'era la valle.
 
 [4] Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di
        Gat; era alto sei cubiti e un palmo.
 
 [5] Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a
        piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo.
 
 [6] Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo
        tra le spalle.
 
 [7] L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama
        dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo
        scudiero.
 
 [8] Egli si fermò davanti alle schiere d'Israele e gridò loro:
        "Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io
        Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda
        contro di me.
 
 [9] Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo
        vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete
        voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi".
 
 [10] Il Filisteo aggiungeva: "Io ho lanciato oggi una sfida alle
        schiere d'Israele. Datemi un uomo e combatteremo insieme".
 
 [11] Saul e tutto Israele udirono le parole del Filisteo; ne rimasero
        colpiti ed ebbero grande paura.
 
 [12] Davide era figlio di un Efratita da Betlemme di Giuda chiamato
        Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest'uomo era anziano e
        avanti negli anni.
 
 [13] I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di
        questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava
        Eliab, il secondo Abìnadab, il terzo Samma.
 
 [14] Davide era ancor giovane quando i tre maggiori erano partiti dietro
        Saul.
 
 [15] Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava al gregge di suo
        padre in Betlemme.
 
 [16] Il Filisteo avanzava mattina e sera; continuò per quaranta giorni
        a presentarsi.
 
 [17] Ora Iesse disse a Davide suo figlio: "Prendi su per i tuoi
        fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e portali in
        fretta ai tuoi fratelli nell'accampamento.
 
 [18] Al capo di migliaia porterai invece queste dieci forme di cacio.
        Informati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga.
 
 [19] Saul con essi e tutto l'esercito di Israele sono nella valle del
        Terebinto a combattere contro i Filistei".
 
 [20] Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge alla cura di un
        guardiano, prese la roba e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò
        all'accampamento quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano
        il grido di guerra.
 
 [21] Si disposero in ordine Israele e i Filistei: schiera contro
        schiera.
 
 [22] Davide si tolse il fardello e l'affidò al custode dei bagagli, poi
        corse tra le file e domandò ai suoi fratelli se stavano bene.
 
 [23] Mentre egli parlava con loro, ecco il campione, chiamato Golia, il
        Filisteo di Gat, uscì dalle schiere filistee e tornò a dire le sue
        solite parole e Davide le intese.
 
 [24] Tutti gli Israeliti, quando lo videro, fuggirono davanti a lui ed
        ebbero grande paura.
 
 [25] Ora un Israelita disse: "Vedete quest'uomo che avanza? Viene a
        sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze,
        gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni
        gravame in Israele".
 
 [26] Davide domandava agli uomini che stavano attorno a lui: "Che
        faranno dunque all'uomo che eliminerà questo Filisteo e farà cessare
        la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo non circonciso per
        insultare le schiere del Dio vivente?".
 
 [27] Tutti gli rispondevano la stessa cosa: "Così e così si farà
        all'uomo che lo eliminerà".
 
 [28] Lo sentì Eliab, suo fratello maggiore, mentre parlava con gli
        uomini, ed Eliab si irritò con Davide e gli disse: "Ma perché sei
        venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io
        conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto per
        vedere la battaglia".
 
 [29] Davide rispose: "Che ho dunque fatto? Non si può fare una
        domanda?".
 
 [30] Si allontanò da lui, si rivolse a un altro e fece la stessa
        domanda e tutti gli diedero la stessa risposta.
 
 [31] Sentendo le domande che faceva Davide, pensarono di riferirle a
        Saul e questi lo fece venire a sé.
 
 [32] Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d'animo a causa di
        costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo".
 
 [33] Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo
        Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi
        fin dalla sua giovinezza".
 
 [34] Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo custodiva il gregge di
        suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora
        dal gregge.
 
 [35] Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua
        bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle,
        l'abbattevo e lo uccidevo.
 
 [36] Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non
        circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le
        schiere del Dio vivente".
 
 [37] Davide aggiunse: "Il Signore che mi ha liberato dalle unghie
        del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di
        questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Ebbene và e il
        Signore sia con te".
 
 [38] Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo
        di bronzo e gli fece indossare la corazza.
 
 [39] Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura, ma cercò invano
        di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul:
        "Non posso camminare con tutto questo, perché non sono
        abituato". E Davide se ne liberò.
 
 [40] Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci
        dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da
        bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo.
 
 [41] Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il
        suo scudiero lo precedeva.
 
 [42] Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe
        disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto.
 
 [43] Il Filisteo gridò verso Davide: "Sono io forse un cane, perché
        tu venga a me con un bastone?". E quel Filisteo maledisse Davide in
        nome dei suoi dei.
 
 [44] Poi il Filisteo gridò a Davide: "Fatti avanti e darò le tue
        carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche".
 
 [45] Davide rispose al Filisteo: "Tu vieni a me con la spada, con
        la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli
        eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato.
 
 [46] In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani.
        Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i
        cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie
        selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele.
 
 [47] Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo
        della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e
        vi metterà certo nelle nostre mani".
 
 [48] Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi
        corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo.
 
 [49] Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la
        lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra
        s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra.
 
 [50] Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con
        la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada.
 
 [51] Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la
        sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei
        videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.
 
 [52] Si levarono allora gli uomini d'Israele e di Giuda alzando il grido
        di guerra e inseguirono i Filistei fin presso Gat e fino alle porte di
        Ekron. I Filistei caddero e lasciarono i loro cadaveri lungo la via fino
        a Saaràim, fino a Gat e fino ad Ekron.
 
 [53] Quando gli Israeliti furono di ritorno dall'inseguimento dei
        Filistei, saccheggiarono il loro campo.
 
 [54] Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme. Le
        armi di lui invece le pose nella sua tenda.
 
 [55] Saul, mentre guardava Davide uscire incontro al Filisteo, aveva
        chiesto ad Abner capo delle milizie: "Abner, di chi è figlio
        questo giovane?". Rispose Abner: "Per la tua vita, o re, non
        lo so".
 
 [56] Il re soggiunse: "Chiedi tu di chi sia figlio quel
        giovinetto".
 
 [57] Quando Davide tornò dall'uccisione del Filisteo, Abner lo prese e
        lo condusse davanti a Saul mentre aveva ancora in mano la testa del
        Filisteo.
 
 [58] Saul gli chiese: "Di chi sei figlio, giovane?". Rispose
        Davide: "Di Iesse il Betlemmita, tuo servo".
 18 [1]
        Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, l'anima di Giònata s'era
        già talmente legata all'anima di Davide, che Giònata lo amò come se
        stesso.
 [2] Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa
        di suo padre.
 
 [3] Giònata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se
        stesso.
 
 [4] Giònata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi
        aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura.
 
 [5] Davide riusciva in tutti gli incarichi che Saul gli affidava, così
        che Saul lo pose al comando dei guerrieri ed era gradito a tutto il
        popolo e anche ai ministri di Saul.
 
 [6] Al loro rientrare, mentre Davide tornava dall'uccisione del
        Filisteo, uscirono le donne da tutte le città d'Israele a cantare e a
        danzare incontro al re Saul, accompagnandosi con i timpani, con grida di
        gioia e con sistri.
 
 [7] Le donne danzavano e cantavano alternandosi:
 "Saul ha ucciso i suoi mille,
 Davide i suoi diecimila".
 
 [8] Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole.
        Diceva: "Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato mille.
        Non gli manca altro che il regno".
 
 [9] Così da quel giorno in poi Saul si ingelosì di Davide.
 
 [10] Il giorno dopo, un cattivo spirito sovrumano s'impossessò di Saul,
        il quale si mise a delirare in casa. Davide suonava la cetra come i
        giorni precedenti e Saul teneva in mano la lancia.
 
 [11] Saul impugnò la lancia, pensando: "Inchioderò Davide al
        muro!". Ma Davide gli sfuggì davanti per due volte.
 
 [12] Saul cominciò a sentir timore di fronte a Davide, perché il
        Signore era con lui, mentre si era ritirato da Saul.
 
 [13] Saul lo allontanò da sé e lo fece capo di migliaia e Davide
        andava e veniva alla testa del suo gruppo.
 
 [14] Davide riusciva in tutte le sue imprese, poiché il Signore era con
        lui.
 
 [15] Saul, vedendo che riusciva proprio sempre, aveva timore di lui.
 
 [16] Ma tutto Israele e Giuda amavano Davide, perché egli si muoveva
        alla loro testa.
 
 [17] Ora Saul disse a Davide: "Ecco Merab, mia figlia maggiore. La
        do in moglie a te. Tu dovrai essere il mio guerriero e combatterai le
        battaglie del Signore". Saul pensava: "Non sia contro di lui
        la mia mano, ma contro di lui sia la mano dei Filistei".
 
 [18] Davide rispose a Saul: "Chi sono io e che importanza ha la
        famiglia di mio padre in Israele, perché io possa diventare genero del
        re?".
 
 [19] Ma ecco, quando venne il tempo di dare Merab, figlia di Saul, a
        Davide, fu data invece in moglie ad Adriel di Mecola.
 
 [20] Intanto Mikal, l'altra figlia di Saul, s'invaghì di Davide; ne
        riferirono a Saul e la cosa gli piacque.
 
 [21] Saul diceva: "Gliela darò, ma sarà per lui una trappola e la
        mano dei Filistei cadrà su di lui". E Saul disse a Davide:
        "Oggi hai una seconda occasione per diventare mio genero".
 
 [22] Quindi Saul ordinò ai suoi ministri: "Dite di nascosto a
        Davide: Ecco, tu piaci al re e i suoi ministri ti amano. Su, dunque,
        diventa genero del re".
 
 [23] I ministri di Saul sussurrarono all'orecchio di Davide queste
        parole e Davide rispose: "Vi pare piccola cosa divenir genero del
        re? Io sono povero e uomo di bassa condizione".
 
 [24] I ministri di Saul gli riferirono: "Davide ha risposto in
        questo modo".
 
 [25] Allora Saul disse: "Riferite a Davide: Il re non pretende il
        prezzo nuziale, ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta
        vendetta dei nemici del re". Saul pensava di far cadere Davide in
        mano ai Filistei.
 
 [26] I ministri di lui riferirono a Davide queste parole e piacque a
        Davide tale condizione per diventare genero del re. Non erano ancora
        passati i giorni fissati,
 
 [27] quando Davide si alzò, partì con i suoi uomini e uccise tra i
        Filistei duecento uomini. Davide riportò i loro prepuzi e li contò
        davanti al re per diventare genero del re. Saul gli diede in moglie la
        figlia Mikal.
 
 [28] Saul si accorse che il Signore era con Davide e che Mikal figlia di
        Saul lo amava.
 
 [29] Saul ebbe ancor più paura nei riguardi di Davide; Saul fu nemico
        di Davide per tutti i suoi giorni.
 
 [30] I capi dei Filistei facevano sortite, ma Davide, ogni volta che
        uscivano, riportava successi maggiori di tutti i ministri di Saul e in
        tal modo si acquistò grande fama.
 19 [1] Saul
        comunicò a Giònata suo figlio e ai suoi ministri di aver deciso di
        uccidere Davide. Ma Giònata figlio di Saul nutriva grande affetto per
        Davide.
 [2] Giònata informò Davide dicendo: "Saul mio padre cerca di
        ucciderti. Stà in guardia da domani all'alba, stà fermo in un luogo
        nascosto e non farti vedere.
 
 [3] Io uscirò e starò al fianco di mio padre nella campagna dove sarai
        tu e parlerò in tuo favore a mio padre. Vedrò ciò che succede e te lo
        farò sapere".
 
 [4] Giònata parlò difatti a Saul suo padre in favore di Davide e gli
        disse: "Non si macchi il re contro il suo servo, contro Davide, che
        non si è macchiato contro di te, che anzi ti ha reso un servizio molto
        grande.
 
 [5] Egli ha esposto la vita, quando sconfisse il Filisteo, e il Signore
        ha concesso una grande vittoria a tutto Israele. Hai visto e hai gioito.
        Dunque, perché pecchi contro un innocente, uccidendo Davide senza
        motivo?".
 
 [6] Saul ascoltò la voce di Giònata e giurò: "Per la vita del
        Signore, non morirà!".
 
 [7] Giònata chiamò Davide e gli riferì questo colloquio. Poi Giònata
        introdusse presso Saul Davide, che rimase al suo seguito come prima.
 
 [8] La guerra si riaccese e Davide uscì a combattere i Filistei e
        inflisse loro una grande sconfitta, sicché si dettero alla fuga davanti
        a lui.
 
 [9] Ma un sovrumano spirito cattivo si impadronì di Saul. Egli stava in
        casa e teneva in mano la lancia, mentre Davide suonava la cetra.
 
 [10] Saul tentò di colpire Davide con la lancia contro il muro. Ma
        Davide si scansò da Saul, che infisse la lancia nel muro. Davide fuggì
        e quella notte fu salvo.
 
 [11] Saul mandò messaggeri alla casa di Davide per sorvegliarlo e
        ucciderlo il mattino dopo. Mikal moglie di Davide lo avvertì dicendo:
        "Se non metti al sicuro la tua vita questa notte, domani sarai
        ucciso".
 
 [12] Mikal calò Davide dalla finestra e quegli partì di corsa e si
        mise in salvo.
 
 [13] Mikal prese allora i terafim e li pose presso il letto. Mise dalla
        parte del capo un tessuto di pelo di capra e coprì il letto con una
        coltre.
 
 [14] Saul mandò dunque messaggeri a prendere Davide ma essa disse:
        "È malato".
 
 [15] Saul rimandò i messaggeri a vedere Davide con questo ordine:
        "Portatelo qui da me nel suo letto, perché lo faccia morire".
 
 [16] Tornarono i messaggeri ed ecco presso il letto c'erano i terafim e
        il tessuto di pelo di capra dalla parte del capo.
 
 [17] Saul disse a Mikal: "Perché mi hai ingannato a questo modo e
        hai fatto fuggire il mio nemico, perché si mettesse in salvo?".
        Rispose Mikal a Saul: "Egli mi ha detto: Lasciami fuggire,
        altrimenti ti uccido".
 
 [18] Davide dunque fuggì e si mise in salvo. Andò da Samuele in Rama e
        gli narrò quanto gli aveva fatto Saul; poi Davide e Samuele andarono ad
        abitare a Naiot.
 
 [19] La cosa fu riferita a Saul: "Ecco, Davide sta a Naiot presso
        Rama".
 
 [20] Allora Saul spedì messaggeri a catturare Davide, ma quando videro
        profetare la comunità dei profeti, mentre Samuele stava in piedi alla
        loro testa, lo spirito di Dio investì i messaggeri di Saul e anch'essi
        fecero i profeti.
 
 [21] Annunziarono a Saul questa cosa ed egli spedì altri messaggeri, ma
        anch'essi fecero i profeti. Saul mandò di nuovo messaggeri per la terza
        volta, ma anch'essi fecero i profeti.
 
 [22] Allora venne egli stesso a Rama e si portò alla grande cisterna
        che si trova a Secu e domandò: "C'è qui forse Samuele con
        Davide?". Gli risposero: "Eccoli: sono a Naiot di Rama".
 
 [23] Egli si incamminò verso Naiot di Rama, ma cadde anche su di lui lo
        spirito di Dio e andava avanti facendo il profeta finché giunse a Naiot
        di Rama.
 
 [24] Anch'egli si tolse gli abiti e continuò a fare il profeta davanti
        a Samuele; poi crollò e restò nudo tutto quel giorno e tutta la notte.
        Da qui è venuto il detto: "Anche Saul è tra i profeti?".
 20 [1]
        Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli
        disse: "Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto
        nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?".
 [2] Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa
        nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe
        nascosto questa cosa? Non è possibile!".
 
 [3] Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato
        grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché
        si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un
        sol passo tra me e la morte".
 
 [4] Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?".
 
 [5] Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a
        tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella
        campagna fino alla terza sera.
 
 [6] Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo
        andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il
        sacrificio annuale per tutta la famiglia.
 
 [7] Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece
        andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua.
 
 [8] Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a
        te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi
        tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?".
 
 [9] Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da
        parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo
        farei forse sapere?".
 
 [10] Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti
        risponde duramente?".
 
 [11] Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna".
 Uscirono tutti e due nei campi.
 
 [12] Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio
        d'Israele, domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni
        di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a
        riferirlo al tuo orecchio,
 
 [13] tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece
        sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo
        confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà
        con te come è stato con mio padre.
 
 [14] Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del
        Signore. Se sarò morto,
 
 [15] non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il
        Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide,
 
 [16] non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il
        Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide".
 
 [17] Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo
        amava come se stesso.
 
 [18] Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua
        assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto.
 
 [19] Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai
        al luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso
        quella collinetta.
 
 [20] Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio
        per mio conto.
 
 [21] Poi manderò il ragazzo gridando: Và a cercare le frecce! Se dirò
        al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi,
        prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del
        Signore, non ci sarà niente di grave.
 
 [22] Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di
        dove ti trovi!, allora và perché il Signore ti fa partire.
 
 [23] Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio
        il Signore tra me e te per sempre".
 
 [24] Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re
        sedette a tavola per mangiare.
 
 [25] Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata
        stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide
        rimase vuoto.
 
 [26] Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà
        successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo".
 
 [27] Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di
        Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio:
        "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né
        oggi?".
 
 [28] Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza
        di lasciarlo andare a Betlemme.
 
 [29] Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il
        sacrificio di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se
        dunque ho trovato grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa
        vedere i miei fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del
        re".
 
 [30] Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una
        donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di
        Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?
 
 [31] Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non
        avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e
        conducilo qui da me, perché deve morire".
 
 [32] Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che
        ha fatto?".
 
 [33] Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì
        che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre.
 
 [34] Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere
        cibo in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per
        riguardo a Davide perché suo padre ne violava i diritti.
 
 [35] Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni
        a Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo.
 
 [36] Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò".
        Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui.
 
 [37] Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata
        aveva tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse
        più avanti di te?".
 
 [38] Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non
        fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò
        al suo padrone.
 
 [39] Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide
        sapevano la cosa.
 
 [40] Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse:
        "Và e riportale in città".
 
 [41] Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde
        con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un
        l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece
        tardi.
 
 [42] Allora Giònata disse a Davide: "Và in pace, ora che noi due
        abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te,
        con la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre".
 21 [1]
        Davide si alzò e partì e Giònata tornò in città.
 [2] Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelech. Achimelech, turbato,
        andò incontro a Davide e gli disse: "Perché sei solo e non c'è
        nessuno con te?".
 
 [3] Rispose Davide al sacerdote Achimelech: "Il re mi ha ordinato e
        mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando
        e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal
        posto.
 
 [4] Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa
        che si possa trovare".
 
 [5] Il sacerdote rispose a Davide: "Non ho sottomano pani comuni,
        ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle
        donne, potete mangiarne".
 
 [6] Rispose Davide al sacerdote: "Ma certo! Dalle donne ci siamo
        astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i
        giovani sono mondi, sebbene si tratti d'un viaggio profano; tanto più
        oggi essi sono mondi".
 
 [7] Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c'era là altro
        pane che quello dell'offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per
        essere sostituito con pane fresco nel giorno in cui si toglie.
 
 [8] Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto
        presso il Signore, di nome Doeg, Idumeo, capo dei pastori di Saul.
 
 [9] Davide disse ad Achimelech: "Non hai per caso sottomano una
        lancia o una spada? Io non ho preso con me né la lancia né altra arma,
        perché l'incarico del re era urgente".
 
 [10] Il sacerdote rispose: "Guarda, c'è la spada di Golia, il
        Filisteo che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro
        l'efod, avvolta in un manto. Se vuoi, portala via, prendila, perché qui
        non c'è altra spada che questa". Rispose Davide: "Non ce n'è
        una migliore; dammela".
 
 [11] Quel giorno Davide si alzò e si allontanò da Saul e giunse da
        Achis, re di Gat.
 
 [12] I ministri di Achis gli dissero: "Non è costui Davide, il re
        del paese? Non cantavano in coro in onore di lui:
 Ha ucciso Saul i suoi mille
 e Davide i suoi diecimila?".
 
 [13] Davide si preoccupò di queste parole e temette molto Achis re di
        Gat.
 
 [14] Allora cominciò a fare il pazzo ai loro occhi, a fare il folle tra
        le loro mani; tracciava segni sui battenti delle porte e lasciava colare
        la saliva sulla barba.
 
 [15] Achis disse ai ministri: "Ecco, vedete anche voi che è un
        pazzo. Perché lo avete condotto da me? Non ho abbastanza pazzi io perché
        mi conduciate anche costui per fare il folle davanti a me? Dovrebbe
        entrare in casa mia un uomo simile?".
 22 [1]
        Davide partì di là e si rifugiò nella grotta di Adullàm. Lo seppero
        i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre e scesero là.
 [2] Si radunarono allora con lui quanti erano in strettezze, quelli che
        avevano debiti e tutti gli scontenti, ed egli diventò loro capo.
        Stettero così con lui circa quattrocento uomini.
 
 [3] Davide partì di là e andò a Mizpa di Moab e disse al re di Moab:
        "Permetti che restino con voi mio padre e mia madre, finché sappia
        che cosa Dio vuol fare di me".
 
 [4] Li presentò al re di Moab e rimasero con lui finché Davide rimase
        nel rifugio.
 
 [5] Il profeta Gad disse a Davide: "Non restare più in questo
        rifugio. Parti e và nel paese di Giuda". Davide partì e andò
        nella foresta di Cheret.
 
 [6] Saul venne a sapere che era stato avvistato Davide con gli uomini
        che erano con lui. Saul era seduto in Gàbaa, sotto il tamarisco
        sull'altura, con la lancia in mano e i ministri intorno.
 
 [7] Saul disse allora ai ministri che gli stavano intorno:
        "Ascoltate, voi Beniaminiti, voi tutti che siete qui. Forse il
        figlio di Iesse darà a tutti voi campi e vigne, vi farà capi di
        migliaia e capi di centinaia,
 
 [8] perché voi tutti siate d'accordo contro di me? Nessuno mi avverte
        dell'alleanza di mio figlio con il figlio di Iesse, nessuno di voi si
        interessa di me e nessuno mi confida che mio figlio ha sollevato il mio
        servo contro di me per ordire insidie, come avviene oggi".
 
 [9] Rispose Doeg l'Idumeo, che stava con i ministri di Saul: "Ho
        visto il figlio di Iesse quando venne a Nob da Achimelech figlio di
        Achitub
 
 [10] e costui ha consultato il Signore per lui, gli ha dato da mangiare
        e gli ha consegnato la spada di Golia il Filisteo".
 
 [11] Il re subito convocò il sacerdote Achimelech figlio di Achitub e
        tutti i sacerdoti della casa di suo padre che erano in Nob ed essi
        vennero tutti dal re.
 
 [12] Disse Saul: "Ascolta, figlio di Achitub". Rispose:
        "Eccomi, signor mio".
 
 [13] Saul gli disse: "Perché vi siete accordati contro di me, tu e
        il figlio di Iesse, dal momento che gli hai fornito pane e spada e hai
        consultato l'oracolo di Dio per lui, allo scopo di sollevarmi oggi un
        nemico?".
 
 [14] Achimelech rispose al re: "E chi è come Davide tra tutti i
        ministri del re? È fedele, è genero del re, capo della tua guardia e
        onorato in casa tua.
 
 [15] È forse oggi la prima volta che consulto Dio per lui? Lungi da me!
        Non getti il re questa colpa sul suo servo né su tutta la casa di mio
        padre, poiché il tuo servo non sapeva di questa faccenda cosa alcuna, né
        piccola né grande".
 
 [16] Ma il re disse: "Devi morire, Achimelech, tu e tutta la casa
        di tuo padre".
 
 [17] Il re disse ai corrieri che stavano attorno a lui:
        "Accostatevi e mettete a morte i sacerdoti del Signore, perché
        hanno prestato mano a Davide e non mi hanno avvertito pur sapendo che
        egli fuggiva". Ma i ministri del re non vollero stendere le mani
        per colpire i sacerdoti del Signore.
 
 [18] Allora il re disse a Doeg: "Accostati tu e colpisci i
        sacerdoti". Doeg l'Idumeo si fece avanti e colpì di sua mano i
        sacerdoti e uccise in quel giorno ottantacinque uomini che portavano
        l'efod di lino.
 
 [19] Saul passò a fil di spada Nob, la città dei sacerdoti: uomini e
        donne, fanciulli e lattanti; anche buoi, asini e pecore passò a fil di
        spada.
 
 [20] Scampò un figlio di Achimelech, figlio di Achitub, che si chiamava
        Ebiatar, il quale fuggì presso Davide.
 
 [21] Ebiatar narrò a Davide che Saul aveva trucidato i sacerdoti del
        Signore.
 
 [22] Davide rispose ad Ebiatar: "Quel giorno sapevo, data la
        presenza di Doeg l'Idumeo, che avrebbe riferito tutto a Saul. Io devo
        rispondere di tutte le vite della casa di tuo padre.
 
 [23] Rimani con me e non temere: chiunque vorrà la tua vita, vorrà la
        mia, perché tu starai presso di me come un deposito da custodire".
 23 [1]
        Riferirono a Davide: "Ecco i Filistei assediano Keila e
        saccheggiano le aie".
 [2] Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare? Riuscirò
        a battere questi Filistei?". Rispose il Signore: "Và perché
        sconfiggerai i Filistei e libererai Keila".
 
 [3] Ma gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco, noi abbiamo già da
        temere qui in Giuda, tanto più se andremo a Keila contro le forze dei
        Filistei".
 
 [4] Davide consultò di nuovo il Signore e il Signore gli rispose:
        "Muoviti e scendi a Keila, perché io metterò i Filistei nelle tue
        mani".
 
 [5] Davide con i suoi uomini scese a Keila, assalì i Filistei, portò
        via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide
        liberò gli abitanti di Keila.
 
 [6] Quando Ebiatar figlio di Achimelech si era rifugiato presso Davide,
        l'efod era nelle sue mani e con quello era sceso a Keila.
 
 [7] Fu riferito a Saul che Davide era giunto a Keila e Saul disse:
        "Dio l'ha messo nelle mie mani, perché si è messo in una trappola
        venendo in una città con porte e sbarre".
 
 [8] Saul chiamò tutto il popolo alle armi per scendere a Keila e
        assediare Davide e i suoi uomini.
 
 [9] Quando Davide seppe che Saul veniva contro di lui macchinando
        disegni iniqui, disse al sacerdote Ebiatar: "Porta qui
        l'efod".
 
 [10] Davide disse: "Signore, Dio d'Israele, il tuo servo ha sentito
        dire che Saul cerca di venire contro Keila e di distruggere la città
        per causa mia.
 
 [11] Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Keila? Scenderà Saul,
        come ha saputo il tuo servo? Signore, Dio d'Israele, fallo sapere al tuo
        servo". Il Signore rispose: "Scenderà".
 
 [12] Davide aggiunse: "I cittadini di Keila mi consegneranno nelle
        mani di Saul con i miei uomini?". Il Signore rispose: "Ti
        consegneranno".
 
 [13] Davide si alzò e uscì da Keila con la truppa, circa seicento
        uomini, e andò vagando senza mèta. Fu riferito a Saul che Davide era
        fuggito da Keila ed egli rinunziò all'azione.
 
 [14] Davide andò a dimorare nel deserto in luoghi impervii, in zona
        montuosa, nel deserto di Zif e Saul lo ricercava sempre; ma Dio non lo
        mise mai nelle sue mani.
 
 [15] Davide sapeva che Saul era uscito a cercare la sua vita. Intanto
        Davide stava nel deserto di Zif, a Corsa.
 
 [16] Allora Giònata figlio di Saul si alzò e andò da Davide a Corsa e
        ne rinvigorì il coraggio in Dio.
 
 [17] Poi gli disse: "Non temere: la mano di Saul mio padre non potrà
        raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo.
        Anche Saul mio padre lo sa bene".
 
 [18] Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e
        Giònata tornò a casa.
 
 [19] Ma alcuni uomini di Zif vennero a Gàbaa da Saul per dirgli:
        "Non sai che Davide è nascosto presso di noi fra i dirupi?
 
 [20] Ora, atteso il tuo desiderio di scendere, o re, scendi e sapremo
        metterlo nelle mani del re".
 
 [21] Rispose Saul: "Benedetti voi nel nome del Signore, perché vi
        siete presi a cuore la mia causa.
 
 [22] Andate dunque, informatevi ancora, accertatevi bene del luogo dove
        muove i suoi passi e chi lo ha visto là, perché mi hanno detto che
        egli è molto astuto.
 
 [23] Cercate di conoscere tutti i nascondigli nei quali si rifugia e
        tornate a me con la conferma. Allora verrò con voi e, se sarà nel
        paese, lo ricercherò in tutti i villaggi di Giuda".
 
 [24] Si alzarono e tornarono a Zif precedendo Saul. Davide e i suoi
        uomini erano nel deserto di Maon, nell'Araba a meridione della steppa.
 
 [25] Saul andò con i suoi uomini per ricercarlo. Ma la cosa fu riferita
        a Davide, il quale scese presso la rupe, rimanendo nel deserto di Maon.
        Lo seppe Saul e seguì le tracce di Davide nel deserto di Maon.
 
 [26] Saul procedeva sul fianco del monte da una parte e Davide e i suoi
        uomini sul fianco del monte dall'altra parte. Davide cercava in ogni
        modo di sfuggire a Saul e Saul e i suoi uomini accerchiavano Davide e i
        suoi uomini per prenderli.
 
 [27] Ma arrivò un messaggero a dire a Saul: "Vieni in fretta,
        perché i Filistei hanno invaso il paese".
 
 [28] Allora Saul cessò di inseguire Davide e andò contro i Filistei.
        Per questo chiamarono quel luogo: Rupe della separazione.
 24 [1]
        Davide da quel luogo salì ad abitare nel deserto di Engàddi.
 [2] Quando Saul tornò dall'azione contro i Filistei, gli riferirono:
        "Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi".
 
 [3] Saul scelse tremila uomini valenti in tutto Israele e partì alla
        ricerca di Davide di fronte alle Rocce dei caprioli.
 
 [4] Arrivò ai recinti dei greggi lungo la strada, ove c'era una
        caverna. Saul vi entrò per un bisogno naturale, mentre Davide e i suoi
        uomini se ne stavano in fondo alla caverna.
 
 [5] Gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco il giorno in cui il
        Signore ti dice: Vedi, metto nelle tue mani il tuo nemico, trattalo come
        vuoi". Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul,
        senza farsene accorgere.
 
 [6] Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore
        per aver tagliato un lembo del mantello di Saul.
 
 [7] Poi disse ai suoi uomini: "Mi guardi il Signore dal fare simile
        cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano
        su di lui, perché è il consacrato del Signore".
 
 [8] Davide dissuase con parole severe i suoi uomini e non permise che si
        avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.
 
 [9] Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a
        Saul: "O re, mio signore"; Saul si voltò indietro e Davide si
        inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò.
 
 [10] Davide continuò rivolgendosi a Saul: "Perché ascolti la voce
        di chi dice: Ecco Davide cerca la tua rovina?
 
 [11] Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti
        aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna. Mi fu suggerito di
        ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: Non stenderò la mano
        sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore.
 
 [12] Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando
        ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, vedi che non ti
        ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun disegno
        iniquo né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai
        insidiando la mia vita per sopprimerla.
 
 [13] Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore
        nei tuoi confronti, poiché la mia mano non si stenderà su di te.
 
 [14] Come dice il proverbio antico:
 Dagli empi esce l'empietà
 e la mia mano non sarà contro di te.
 
 [15] Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto,
        una pulce.
 
 [16] Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e giudichi la
        mia causa e mi faccia giustizia di fronte a te".
 
 [17] Quando Davide ebbe finito di pronunziare verso Saul queste parole,
        Saul disse: "È questa la tua voce, Davide figlio mio?". Saul
        alzò la voce e pianse.
 
 [18] Poi continuò verso Davide: "Tu sei stato più giusto di me,
        perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male.
 
 [19] Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me, che il Signore mi
        aveva messo nelle tue mani e tu non mi hai ucciso.
 
 [20] Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare per la sua
        strada in pace? Il Signore ti renda felicità per quanto hai fatto a me
        oggi.
 
 [21] Or ecco sono persuaso che, certo, regnerai e che sarà saldo nelle
        tue mani il regno d'Israele.
 
 [22] Ma tu giurami ora per il Signore che non sopprimerai dopo di me la
        mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio
        padre".
 
 [23] Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi
        uomini salì al rifugio.
 25 [1]
        Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono
        presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
 [2] Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto
        ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a
        Carmel per tosare il gregge.
 
 [3] Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di
        buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un
        Calebita.
 
 [4] Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge.
 
 [5] Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani:
        "Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta
        bene.
 
 [6] Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e
        pace a quanto ti appartiene!
 
 [7] Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando
        i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente
        delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel.
 
 [8] Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino
        grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Dà, ti
        prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide".
 
 [9] Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a
        nome di Davide e attesero.
 
 [10] Ma Nabal rispose ai servi di Davide: "Chi è Davide e chi è
        il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro
        padroni.
 
 [11] Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i
        tosatori e darli a gente che non so da dove venga?".
 
 [12] Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli
        riferirono tutto questo discorso.
 
 [13] Allora Davide disse ai suoi uomini: "Cingete tutti la
        spada!". Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono
        dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei
        bagagli.
 
 [14] Ma Abigail, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei servi, che
        le disse: "Ecco Davide ha inviato messaggeri dal deserto per
        salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di essi.
 
 [15] Veramente questi uomini sono stati molto buoni con noi; non ci
        hanno molestati e non ci è venuto a mancare niente finché siamo stati
        con loro, quando eravamo in campagna.
 
 [16] Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno,
        finché siamo stati con loro a pascolare il gregge.
 
 [17] Sappilo dunque e vedi ciò che devi fare, perché pende qualche
        guaio sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli poi è troppo
        cattivo e non gli si può dire una parola".
 
 [18] Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino,
        cinque arieti preparati, cinque misure di grano tostato, cento grappoli
        di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li caricò sugli
        asini.
 
 [19] Poi disse ai servi: "Precedetemi, io vi seguirò". Ma non
        disse nulla al marito Nabal.
 
 [20] Ora, mentre essa sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero
        nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a
        lei ed essa s'incontrò con loro.
 
 [21] Davide andava dicendo: "Ho dunque custodito invano tutto ciò
        che appartiene a costui nel deserto; niente fu danneggiato di ciò che
        gli appartiene ed egli mi rende male per bene.
 
 [22] Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i
        suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!".
 
 [23] Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall'asino, cadde con
        la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra.
 
 [24] Cadde ai suoi piedi e disse: "Sono io colpevole, mio signore.
        Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu dègnati di
        ascoltare le parole della tua schiava.
 
 [25] Non faccia caso il mio signore di quell'uomo cattivo che è Nabal,
        perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in
        lui; io tua schiava non avevo visto i tuoi giovani, o mio signore, che
        avevi mandato.
 
 [26] Ora, mio signore, per la vita del Signore e per la tua vita, poiché
        il Signore ti ha impedito di venire al sangue e farti giustizia con la
        tua mano, siano appunto come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di
        fare il male al mio signore.
 
 [27] Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fà
        che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore.
 
 [28] Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore concederà a
        te, mio signore, una casa duratura, perché il mio signore combatte le
        battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i
        giorni della tua vita.
 
 [29] Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e a cercare la tua vita, la
        tua anima, o mio signore, sarà conservata nello scrigno della vita
        presso il Signore tuo Dio, mentre l'anima dei tuoi nemici Egli la
        scaglierà come dal cavo della fionda.
 
 [30] Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha
        detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d'Israele,
 
 [31] non sia di angoscia o di rimorso al tuo cuore questa cosa: l'aver
        versato invano il sangue e l'aver fatto giustizia con la tua mano, mio
        signore. Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai
        ricordarti della tua schiava".
 
 [32] Davide esclamò rivolto ad Abigail: "Benedetto il Signore, Dio
        d'Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me.
 
 [33] Benedetto il tuo senno e benedetta tu che mi hai impedito oggi di
        venire al sangue e di fare giustizia da me.
 
 [34] Viva sempre il Signore, Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti
        il male; perché se non fossi venuta in fretta incontro a me, non
        sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio".
 
 [35] Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le
        disse: "Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho
        rasserenato il tuo volto".
 
 [36] Abigail tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un
        banchetto da re. Il suo cuore era allegro ed egli era ubriaco fradicio.
        Essa non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno.
 
 [37] Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli
        narrò la faccenda; il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase
        come una pietra.
 
 [38] Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì.
 
 [39] Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: "Benedetto
        il Signore che ha fatto giustizia dell'ingiuria che ho ricevuto da
        Nabal; ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di
        Nabal la sua iniquità". Poi Davide mandò messaggeri e annunziò
        ad Abigail che voleva prenderla in moglie.
 
 [40] I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: "Davide ci
        ha mandati a prenderti perché tu sia sua moglie".
 
 [41] Essa si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse:
        "Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai
        servi del mio signore".
 
 [42] Abigail si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita
        dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e
        divenne sua moglie.
 
 [43] Davide aveva preso anche Achinoàm da Izreèl e furono tutte e due
        sue mogli.
 
 [44] Saul aveva dato Mikal sua figlia, già moglie di Davide, a Palti
        figlio di Lais, che abitava in Gallìm.
 26 [1] Gli
        abitanti di Zif si recarono da Saul in Gàbaa e gli dissero: "Non
        è forse Davide nascosto sull'altura di Cachilà, di fronte al
        deserto?".
 [2] Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sé tremila
        uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
 
 [3] Saul si accampò sull'altura di Cachilà di fronte al deserto presso
        la strada mentre Davide si trovava nel deserto. Quando si accorse che
        Saul lo inseguiva nel deserto,
 
 [4] Davide mandò alcune spie ed ebbe conferma che Saul era arrivato
        davvero.
 
 [5] Allora Davide si alzò e venne al luogo dove era giunto Saul; là
        Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner figlio di Ner, capo
        dell'esercito di lui. Saul riposava tra i carriaggi e la truppa era
        accampata all'intorno.
 
 [6] Davide si rivolse ad Achimelech, l'Hittita e ad Abisài, figlio di
        Zeruià, fratello di Ioab, dicendo: "Chi vuol scendere con me da
        Saul nell'accampamento?". Rispose Abisài: "Scenderò io con
        te".
 
 [7] Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul
        giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a
        capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva all'intorno.
 
 [8] Abisài disse a Davide: "Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo
        nemico. Lascia dunque che io l'inchiodi a terra con la lancia in un sol
        colpo e non aggiungerò il secondo".
 
 [9] Ma Davide disse ad Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la
        mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?".
 
 [10] Davide soggiunse: "Per la vita del Signore, solo il Signore lo
        toglierà di mezzo o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché
        scenderà in battaglia e sarà ucciso.
 
 [11] Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del
        Signore! Ora prendi la lancia che sta a capo del suo giaciglio e la
        brocca dell'acqua e andiamocene".
 
 [12] Così Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era
        dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide,
        nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era
        venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
 
 [13] Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del
        monte; vi era grande spazio tra di loro.
 
 [14] Allora Davide gridò alla truppa e ad Abner, figlio di Ner:
        "Non risponderai, Abner?". Abner rispose: "Chi sei tu che
        gridi verso il re?".
 
 [15] Davide rispose ad Abner: "Non sei un uomo tu? E chi è come te
        in Israele? E perché non hai fatto guardia al re tuo signore? È venuto
        infatti uno del popolo per uccidere il re tuo signore.
 
 [16] Non hai fatto certo una bella cosa. Per la vita del Signore, siete
        degni di morte voi che non avete fatto guardia al vostro signore,
        all'unto del Signore. E ora guarda dov'è la lancia del re e la brocca
        che era presso il suo capo".
 
 [17] Saul riconobbe la voce di Davide e gridò: "È questa la tua
        voce, Davide, figlio mio?". Rispose Davide: "È la mia voce, o
        re mio signore".
 
 [18] Aggiunse: "Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che
        ho fatto? Che male si trova in me?
 
 [19] Ascolti dunque il re mio signore la parola del suo servo: se il
        Signore ti eccita contro di me, voglia accettare il profumo di
        un'offerta. Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore,
        perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare all'eredità
        del Signore. È come se dicessero: Và a servire altri dei.
 
 [20] Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal
        Signore, ora che il re d'Israele è uscito in campo per ricercare una
        pulce, come si insegue una pernice sui monti".
 
 [21] Il re rispose: "Ho peccato, ritorna, Davide figlio mio. Non ti
        farò più del male, perché la mia vita oggi è stata tanto preziosa ai
        tuoi occhi. Ho agito da sciocco e mi sono molto, molto ingannato".
 
 [22] Rispose Davide: "Ecco la lancia del re, passi qui uno degli
        uomini e la prenda!
 
 [23] Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua
        fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani
        e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore.
 
 [24] Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così
        sia preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da
        ogni angoscia".
 
 [25] Saul rispose a Davide: "Benedetto tu sia, Davide figlio mio.
        Certo saprai fare e riuscirai in tutto". Davide andò per la sua
        strada e Saul tornò alla sua dimora.
 27 [1]
        Davide pensò: "Certo un giorno o l'altro perirò per mano di Saul.
        Non ho miglior via d'uscita che cercare scampo nel paese dei Filistei;
        Saul rinunzierà a ricercarmi in tutto il territorio d'Israele e sfuggirò
        dalle sue mani".
 [2] Così Davide si mosse e si portò, con i seicento uomini che aveva
        con sé, presso Achis, figlio di Moach, re di Gat.
 
 [3] Davide rimase presso Achis in Gat, lui e i suoi uomini, ciascuno con
        la famiglia; Davide con le due mogli, Achinoàm di Izreèl e Abigail, già
        moglie di Nabal da Carmel.
 
 [4] Fu riferito a Saul che Davide si era rifugiato in Gat e non lo cercò
        più.
 
 [5] Davide disse ad Achis: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mi
        sia concesso un luogo in una città del tuo territorio dove io possa
        abitare. Perché dovrà stare il tuo servo presso di te nella tua città
        reale?".
 
 [6] E Achis quello stesso giorno gli diede Ziklàg; per questo Ziklàg
        è rimasta in possesso di Giuda fino a oggi.
 
 [7] La durata del soggiorno di Davide nel territorio dei Filistei fu di
        un anno e quattro mesi.
 
 [8] Davide e i suoi uomini partivano a fare razzie contro i Ghesuriti, i
        Ghirziti e gli Amaleciti: questi appunto sono gli abitanti di quel
        territorio che si estende da Telam verso Sur fino al paese d'Egitto.
 
 [9] Davide batteva quel territorio e non lasciava in vita né uomo né
        donna; prendeva greggi e armenti, asini e cammelli e vesti, poi tornava
        indietro e veniva da Achis.
 
 [10] Quando Achis chiedeva: "Dove avete fatto scorrerie
        oggi?", Davide rispondeva: "Contro il Negheb di Giuda, contro
        il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti".
 
 [11] Davide non lasciava sopravvivere né uomo né donna da portare a
        Gat, pensando: "Non vorrei che riferissero contro di noi: Così ha
        fatto Davide". Tale fu la sua condotta finché dimorò nel
        territorio dei Filistei.
 
 [12] Achis faceva conto su Davide, pensando: "Certo si è attirato
        l'odio del suo popolo, di Israele e così sarà per sempre mio
        servo".
 28 [1] In
        quei giorni i Filistei radunarono l'esercito per combattere contro
        Israele e Achis disse a Davide: "Tieni bene a mente che devi uscire
        in campo con me insieme con i tuoi uomini".
 [2] Davide rispose ad Achis: "Tu sai già quello che farà il tuo
        servo". Achis disse: "Bene! Ti faccio per sempre mia guardia
        del corpo".
 
 [3] Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui;
        poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal
        paese i negromanti e gl'indovini.
 
 [4] I Filistei si radunarono, si mossero e posero il campo in Sunàm.
        Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gelboe.
 
 [5] Quando Saul vide il campo dei Filistei, rimase atterrito e il suo
        cuore tremò di paura.
 
 [6] Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose né
        attraverso sogni, né mediante gli Urim, né per mezzo dei profeti.
 
 [7] Allora Saul disse ai suoi ministri: "Cercatemi una negromante,
        perché voglio andare a consultarla". I suoi ministri gli
        risposero: "Vi è una negromante nella città di Endor".
 
 [8] Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da
        quella donna di notte. Disse: "Pratica la divinazione per me con
        uno spirito. Evocami colui che io ti dirò".
 
 [9] La donna gli rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha
        eliminato dal paese i negromanti e gli indovini e tu perché tendi un
        tranello alla mia vita per uccidermi?".
 
 [10] Saul le giurò per il Signore: "Per la vita del Signore, non
        avrai alcuna colpa per questa faccenda".
 
 [11] Essa disse: "Chi devo evocarti?". Rispose: "Evocami
        Samuele".
 
 [12] La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse quella
        donna a Saul: "Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!".
 
 [13] Le rispose il re: "Non aver paura, che cosa vedi?". La
        donna disse a Saul: "Vedo un essere divino che sale dalla
        terra".
 
 [14] Le domandò: "Che aspetto ha?". Rispose: "È un uomo
        anziano che sale ed è avvolto in un mantello". Saul comprese che
        era veramente Samuele e si inginocchiò con la faccia a terra e si
        prostrò.
 
 [15] Allora Samuele disse a Saul: "Perché mi hai disturbato e
        costretto a salire?". Saul rispose: "Sono in grande difficoltà.
        I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me; non mi ha più
        risposto né per mezzo dei profeti, né per mezzo dei sogni; perciò ti
        ho evocato, perché tu mi manifesti quello che devo fare".
 
 [16] Samuele rispose: "Perché mi vuoi consultare, quando il
        Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico?
 
 [17] Il Signore ha fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia
        bocca. Il Signore ha strappato da te il regno e l'ha dato al tuo
        prossimo, a Davide.
 
 [18] Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato
        effetto alla sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato
        oggi in questo modo.
 
 [19] Il Signore abbandonerà inoltre Israele insieme con te nelle mani
        dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore
        consegnerà anche l'accampamento d'Israele in mano ai Filistei".
 
 [20] All'istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per
        le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva
        mangiato niente tutto quel giorno e la notte.
 
 [21] Allora la donna si accostò a Saul e vedendolo tutto spaventato,
        gli disse: "Ecco, la tua serva ha ascoltato i tuoi ordini. Ho
        esposto al pericolo la vita per obbedire alla parola che mi hai detto.
 
 [22] Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Ti ho preparato un
        pezzo di pane: mangia e riprenderai le forze, perché devi rimetterti in
        viaggio".
 
 [23] Egli rifiutava e diceva: "Non mangio". Ma i suoi servi
        insieme alla donna lo costrinsero e accettò di mangiare. Si alzò da
        terra e sedette sul letto.
 
 [24] La donna aveva in casa un vitello da ingrasso; si affrettò a
        ucciderlo, poi prese la farina, la impastò e gli fece cuocere pani
        azzimi.
 
 [25] Mise tutto davanti a Saul e ai suoi servi. Essi mangiarono, poi si
        alzarono e partirono quella stessa notte.
 29 [1] I
        Filistei avevano concentrato tutte le forze in Afèk, mentre gli
        Israeliti erano accampati presso la sorgente che si trova in Izreèl.
 [2] I capi dei Filistei marciavano con le loro centinaia e le migliaia.
        Davide e i suoi uomini marciavano alla retroguardia con Achis.
 
 [3] I capi dei Filistei domandarono: "Che cosa fanno questi
        Ebrei?". Achis rispose ai capi dei Filistei: "Non è forse
        costui Davide servo di Saul re d'Israele? È stato con me un anno o due
        e non ho trovato in lui nulla da ridire dal giorno della sua venuta fino
        ad oggi".
 
 [4] I capi dei Filistei furono tutti contro di lui e gli intimarono:
        "Rimanda quest'uomo: torni al luogo che gli hai assegnato. Non
        venga con noi in guerra, perché non diventi nostro nemico durante il
        combattimento. Come riacquisterà costui il favore del suo signore, se
        non con la testa di questi uomini?
 
 [5] Non è costui quel Davide a cui cantavano tra le danze:
 "Saul ha ucciso i suoi mille
 e Davide i suoi diecimila?".
 
 [6] Achis chiamò Davide e gli disse: "Per la vita del Signore, tu
        sei leale e io vedo con piacere che tu vada e venga con me in guerra,
        perché non ho trovato in te alcuna malizia, da quando sei arrivato fino
        ad oggi. Ma non sei gradito agli occhi dei capi.
 
 [7] Quindi torna indietro, per non passare come nemico agli occhi dei
        capi dei Filistei".
 
 [8] Rispose Davide ad Achis: "Che cosa ho fatto e che cosa hai
        trovato nel tuo servo, da quando sono venuto alla tua presenza fino ad
        oggi, perché io non possa venire a combattere contro i nemici del re
        mio signore?".
 
 [9] Rispose Achis a Davide: "So bene che tu mi sei prezioso come un
        inviato di Dio; ma i capi dei Filistei mi hanno detto: Non deve venire
        con noi a combattere.
 
 [10] Alzatevi dunque domani mattina tu e i servi del tuo signore che
        sono venuti con te. Alzatevi presto e allo spuntar del giorno
        partite".
 
 [11] Il mattino dopo Davide e i suoi uomini si alzarono presto per
        partire e tornarono nel territorio dei Filistei. I Filistei salirono ad
        Izreèl.
 30 [1]
        Quando Davide e i suoi uomini arrivarono a Ziklàg il terzo giorno, gli
        Amaleciti avevano fatto una razzia nel Negheb e a Ziklàg. Avevano
        distrutto Ziklàg appiccandole il fuoco.
 [2] Avevano condotto via le donne e quanti vi erano, piccoli e grandi;
        non avevano ucciso nessuno, ma li avevano fatti prigionieri e se n'erano
        andati.
 
 [3] Tornò dunque Davide e gli uomini che erano con lui ed ecco la città
        era in preda alle fiamme; le loro donne, i loro figli e le loro figlie
        erano stati condotti via.
 
 [4] Davide e la sua gente alzarono la voce e piansero finché ne ebbero
        forza.
 
 [5] Le due mogli di Davide, Achinoàm di Izrèel e Abigail, già moglie
        di Nabal da Carmel, erano state condotte via.
 
 [6] Davide fu in grande angoscia perché tutta quella gente parlava di
        lapidarlo. Tutti avevano l'animo esasperato, ciascuno per i suoi figli e
        le sue figlie. Ma Davide ritrovò forza e coraggio nel Signore suo Dio.
 
 [7] Allora Davide disse al sacerdote Ebiatar figlio di Achimelech:
        "Portami l'efod". Ebiatar accostò l'efod a Davide.
 
 [8] Davide consultò il Signore e chiese: "Devo inseguire questa
        banda? La raggiungerò?". Gli rispose: "Inseguila, la
        raggiungerai e libererai i prigionieri".
 
 [9] Davide e i seicento uomini che erano con lui partirono e giunsero al
        torrente di Besor, dove quelli rimasti indietro si fermarono.
 
 [10] Davide continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: si
        fermarono invece duecento uomini che erano troppo affaticati per passare
        il torrente di Besor.
 
 [11] Trovarono nella campagna un Egiziano e lo portarono a Davide. Gli
        diedero da mangiare pane e gli diedero da bere acqua.
 
 [12] Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di
        uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e
        non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti.
 
 [13] Davide gli domandò: "A chi appartieni tu e di dove
        sei?". Rispose: "Sono un giovane egiziano, schiavo di un
        Amalecita. Il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi
        sono ammalato.
 
 [14] Noi abbiamo depredato il Negheb dei Cretei, quello di Giuda e il
        Negheb di Caleb e abbiamo appiccato il fuoco a Ziklàg".
 
 [15] Davide gli disse: "Vuoi tu guidarmi verso quella banda?".
        Rispose: "Giurami per Dio che non mi ucciderai e non mi
        riconsegnerai al mio padrone e ti condurrò da quella banda".
 
 [16] Così fece da guida ed ecco, erano sparsi sulla distesa di quella
        regione a mangiare e a bere e a far festa con tutto l'ingente bottino
        che avevano preso dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda.
 
 [17] Davide li battè dalle prime luci dell'alba fino alla sera del
        giorno dopo e non sfuggì alcuno di essi, se non quattrocento giovani,
        che montarono sui cammelli e fuggirono.
 
 [18] Davide liberò tutti coloro che gli Amaleciti avevano preso e in
        particolare Davide liberò le sue due mogli.
 
 [19] Non mancò nessuno tra di essi, né piccolo né grande, né figli né
        figlie, né la preda né ogni altra cosa che era stata presa loro:
        Davide ricuperò tutto.
 
 [20] Davide prese tutto il bestiame minuto e grosso: spingevano davanti
        a lui tutto questo bestiame e gridavano: "Questo è il bottino di
        Davide".
 
 [21] Davide poi giunse ai duecento uomini che erano troppo sfiniti per
        seguire Davide e aveva fatto rimanere al torrente di Besor. Essi
        andarono incontro a Davide e a tutta la sua gente: Davide con la truppa
        si accostò e domandò loro come stavano le cose.
 
 [22] Ma tutti i cattivi e gli iniqui tra gli uomini che erano andati con
        Davide si misero a dire: "Poiché non sono venuti con noi, non si
        dia loro niente della preda, eccetto le mogli e i figli di ciascuno; li
        conducano via e se ne vadano".
 
 [23] Davide rispose: "Non fate così, fratelli miei, con quello che
        il Signore ci ha dato, salvandoci tutti e mettendo nelle nostre mani
        quella torma che era venuta contro di noi.
 
 [24] Chi vorrà seguire questo vostro parere? Perché quale la parte di
        chi scende a battaglia, tale è la parte di chi fa la guardia ai
        bagagli: insieme faranno le parti".
 
 [25] Da quel giorno in poi stabilì questo come regola e statuto in
        Israele fino ad oggi.
 
 [26] Quando fu di ritorno a Ziklàg, Davide mandò parte del bottino
        agli anziani di Giuda suoi amici, con queste parole: "Eccovi un
        dono proveniente dal bottino dei nemici del Signore":
 
 [27] a quelli di Betel
 e a quelli di Rama nel Negheb,
 a quelli di Iattìr,
 
 [28] a quelli di Aroer,
 a quelli di Sifmòt,
 a quelli di Estemoà,
 
 [29] a quelli di Ràcal,
 a quelli delle città degli Ieracmeeliti,
 a quelli delle città dei Keniti,
 
 [30] a quelli di Cormà,
 a quelli di Bor-Asàn,
 a quelli di Atach,
 
 [31] a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi
        per cui era
        passato Davide con i suoi uomini.
 31 [1] I
        Filistei vennero a battaglia con Israele, ma gli Israeliti fuggirono
        davanti ai Filistei e ne caddero trafitti sul monte Gelboe.
 [2] I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a
        morte Giònata, Abinadàb e Malkisuà, figli di Saul.
 
 [3] La lotta si aggravò contro Saul: gli arcieri lo presero di mira con
        gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri.
 
 [4] Allora Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada e
        trafiggimi, prima che vengano quei non circoncisi a trafiggermi e a
        schernirmi". Ma lo scudiero non volle, perché era troppo
        spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra.
 
 [5] Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui
        sulla sua spada e morì con lui.
 
 [6] Così morirono insieme in quel giorno Saul e i suoi tre figli, lo
        scudiero e ancora tutti i suoi uomini.
 
 [7] Quando gli Israeliti che erano dall'altra parte della valle e quelli
        che erano oltre il Giordano, videro che l'esercito d'Israele era in fuga
        ed erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e
        fuggirono. I Filistei vennero e vi si stabilirono.
 
 [8] Il giorno dopo, quando i Filistei vennero per depredare i cadaveri,
        trovarono Saul e i suoi tre figli caduti sul monte Gelboe.
 
 [9] Essi tagliarono la testa di lui, lo spogliarono dell'armatura e
        inviarono queste cose nel paese dei Filistei, girando dovunque per dare
        il felice annunzio ai templi dei loro idoli e a tutto il popolo.
 
 [10] Posero poi le sue armi nel tempio di Astàrte e appesero il suo
        corpo alle mura di Beisan.
 
 [11] I cittadini di Iabes di Gàlaad vennero a sapere quello che i
        Filistei avevano fatto a Saul.
 
 [12] Allora tutti gli uomini valorosi si mossero: partirono nel pieno
        della notte e sottrassero il corpo di Saul e i corpi dei suoi figli
        dalle mura di Beisan, li portarono a Iabes e qui li bruciarono.
 
 [13] Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto il tamarisco che è
        in Iabes e fecero digiuno per sette giorni.
 SECONDO
        LIBRO DI SAMUELE 1 [1]
        Dopo la morte di Saul, Davide tornò dalla strage degli Amaleciti e
        rimase in Ziklàg due giorni.
 [2] Al terzo giorno ecco arrivare un uomo dal campo di Saul con la veste
        stracciata e col capo cosparso di polvere. Appena giunto presso Davide,
        cadde a terra e si prostrò.
 
 [3] Davide gli chiese: "Da dove vieni?". Rispose: "Sono
        fuggito dal campo d'Israele".
 
 [4] Davide gli domandò: "Come sono andate le cose? Su,
        raccontami!". Rispose: "È successo che il popolo è fuggito
        nel corso della battaglia, molti del popolo sono caduti e sono morti;
        anche Saul e suo figlio Giònata sono morti".
 
 [5] Davide chiese ancora al giovane che gli portava le notizie:
        "Come sai che sono morti Saul e suo figlio Giònata?".
 
 [6] Il giovane che recava la notizia rispose: "Ero venuto per caso
        sul monte Gelboe ed ecco vidi Saul appoggiato alla lancia e serrato tra
        carri e cavalieri.
 
 [7] Egli si volse indietro, mi vide e mi chiamò vicino. Dissi: Eccomi!
 
 [8] Mi chiese: Chi sei tu? Gli risposi: Sono un Amalecita.
 
 [9] Mi disse: Gettati contro di me e uccidimi: io sento le vertigini, ma
        la vita è ancora tutta in me.
 
 [10] Io gli fui sopra e lo uccisi, perché capivo che non sarebbe
        sopravvissuto alla sua caduta. Poi presi il diadema che era sul suo capo
        e la catenella che aveva al braccio e li ho portati qui al mio
        signore".
 
 [11] Davide afferrò le sue vesti e le stracciò; così fecero tutti gli
        uomini che erano con lui.
 
 [12] Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e
        Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele,
        perché erano caduti colpiti di spada.
 
 [13] Davide chiese poi al giovane che aveva portato la notizia: "Di
        dove sei tu?". Rispose: "Sono figlio di un forestiero
        amalecita".
 
 [14] Davide gli disse allora: "Come non hai provato timore nello
        stendere la mano per uccidere il consacrato del Signore?".
 
 [15] Davide chiamò uno dei suoi giovani e gli disse: "Accostati e
        ammazzalo". Egli lo colpì subito e quegli morì.
 
 [16] Davide gridò a lui: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo.
        Attesta contro di te la tua bocca che ha detto: Io ho ucciso il
        consacrato del Signore!".
 
 [17] Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata
 
 [18] e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda. Ecco, si trova
        scritto nel Libro del Giusto:
 
 [19] "Il tuo vanto, Israele,
 sulle tue alture giace trafitto!
 Perché sono caduti gli eroi?
 
 [20] Non fatelo sapere in Gat,
 non l'annunziate per le vie di Ascalòn,
 non ne faccian festa le figlie dei Filistei,
 non ne esultino le figlie dei non circoncisi!
 
 [21] O monti di Gelboe, non più rugiada né pioggia su
        di voi
 né campi di primizie,
 perché qui fu avvilito lo scudo degli eroi,
 lo scudo di Saul, non unto di olio,
 
 [22] ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi.
 L'arco di Giònata non tornò mai indietro,
 la spada di Saul non tornava mai a vuoto.
 
 [23] Saul e Giònata, amabili e gentili,
 né in vita né in morte furon divisi;
 erano più veloci delle aquile,
 più forti dei leoni.
 
 [24] Figlie d'Israele, piangete su Saul,
 che vi vestiva di porpora e di delizie,
 che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti.
 
 [25] Perché son caduti gli eroi
 in mezzo alla battaglia?
 Giònata, per la tua morte sento dolore,
 
 [26] l'angoscia mi stringe per te,
 fratello mio Giònata!
 Tu mi eri molto caro;
 la tua amicizia era per me preziosa
 più che amore di donna.
 
 [27] Perché son caduti gli eroi,
 son periti quei fulmini di guerra?".
 2 [1] Dopo
        questi fatti, Davide consultò il Signore dicendo: "Devo andare in
        qualcuna delle città di Giuda?". Il Signore gli rispose: "Và!".
        Chiese ancora Davide: "Dove andrò?". Rispose: "A
        Ebron".
 [2] Davide dunque andò là con le sue due mogli, Achinoàm di Izreèl e
        Abigail, già moglie di Nabal da Carmel.
 
 [3] Davide portò con sé anche i suoi uomini, ognuno con la sua
        famiglia, e abitarono nella città di Ebron.
 
 [4] Vennero allora gli uomini di Giuda e qui unsero Davide re sulla casa
        di Giuda.
 Come fu noto a Davide che gli uomini di Iabes di Gàlaad avevano sepolto
        Saul,
 
 [5] Davide inviò messaggeri agli uomini di Iabes di Gàlaad per dir
        loro: "Benedetti voi dal Signore, perché avete fatto quest'opera
        di misericordia al vostro Signore, a Saul, e gli avete dato sepoltura.
 
 [6] Vi renda dunque il Signore misericordia e fedeltà. Anch'io farò a
        voi del bene perché avete compiuto quest'opera.
 
 [7] Ora riprendano coraggio le vostre mani e siate uomini forti. È
        morto Saul vostro signore, ma quelli della tribù di Giuda hanno unto me
        come re sopra di loro".
 
 [8] Intanto Abner figlio di Ner, capo dell'esercito di Saul, prese Is-Bàal,
        figlio di Saul e lo condusse a Macanàim.
 
 [9] Poi lo costituì re su Gàlaad, sugli Asuriti, su Izreèl, su Efraim
        e su Beniamino, cioè su tutto Israele.
 
 [10] Is-Bàal, figlio di Saul, aveva quarant'anni quando fu fatto re di
        Israele e regnò due anni. Solo la casa di Giuda seguiva Davide.
 
 [11] Il periodo di tempo durante il quale Davide fu re di Ebron fu di
        sette anni e sei mesi.
 
 [12] Abner figlio di Ner e i ministri di Is-Bàal, figlio di Saul, si
        mossero da Macanàim verso Gàbaon.
 
 [13] Anche Ioab, figlio di Zeruià, e i seguaci di Davide si mossero e
        li incontrarono presso la piscina di Gàbaon. Questi stavano presso la
        piscina da una parte e quelli dall'altra parte.
 
 [14] Abner gridò a Ioab: "Potrebbero alzarsi i giovani e
        scontrarsi davanti a noi". Ioab rispose: "Si alzino
        pure".
 
 [15] Si alzarono e sfilarono in rassegna: dodici dalla parte di
        Beniamino e di Is-Bàal figlio di Saul e dodici tra i seguaci di Davide.
 
 [16] Ciascuno afferrò la testa dell'avversario e gli cacciò la spada
        nel fianco: così caddero tutti insieme e quel luogo fu chiamato Campo
        dei Fianchi, che si trova in Gàbaon.
 
 [17] La battaglia divenne in quel giorno molto dura e furono sconfitti
        Abner e gli Israeliti dai seguaci di Davide.
 
 [18] Vi erano là tre figli di Zeruià, Ioab, Abisài e Asaèl. Asaèl
        era veloce nella corsa come una gazzella selvatica.
 
 [19] Asaèl si era messo ad inseguire Abner e non deviava né a destra né
        a sinistra nell'inseguire Abner.
 
 [20] Abner si volse indietro e gli gridò: "Tu sei Asaèl?".
        Rispose: "Sì".
 
 [21] Abner aggiunse: "Volgiti a destra o a sinistra, afferra
        qualcuno dei giovani e porta via le sue spoglie". Ma Asaèl non
        volle cessare di inseguirlo.
 
 [22] Abner tornò a dirgli: "Smetti di inseguirmi. Perché vuoi che
        ti stenda a terra? Come potrò alzare lo sguardo verso Ioab tuo
        fratello?".
 
 [23] Ma siccome quegli non voleva saperne di ritirarsi, lo colpì con la
        punta della lancia al basso ventre, così che la lancia gli uscì di
        dietro ed egli cadde sul posto. Allora quanti arrivarono al luogo dove
        Asaèl era caduto e morto si fermarono.
 
 [24] Ma Ioab e Abisài inseguirono Abner, finché, al tramonto del sole,
        essi giunsero alla collina di Ammà, di fronte a Ghiach, sulla strada
        del deserto di Gàbaon.
 
 [25] I Beniaminiti si radunarono dietro Abner formando un gruppo
        compatto e si fermarono in cima ad una collina.
 
 [26] Allora Abner gridò a Ioab: "Dovrà continuare per sempre la
        spada a divorare? Non sai che alla fine sarà una sventura? Quando
        finalmente darai ordine alla truppa di cessare l'inseguimento dei loro
        fratelli?".
 
 [27] Rispose Ioab: "Per la vita di Dio, se tu non avessi parlato
        così, nessuno della truppa avrebbe cessato fino al mattino di inseguire
        il proprio fratello".
 
 [28] Allora Ioab fece suonare la tromba e tutta la truppa si fermò e
        non inseguì più Israele e non combattè più.
 
 [29] Abner e i suoi uomini marciarono per l'Araba tutta quella notte;
        passarono il Giordano, camminarono tutta la mattinata e arrivarono a
        Macanàim.
 
 [30] Ioab, tornato dall'inseguimento di Abner, radunò tutta la truppa.
        Degli uomini di Davide ne mancavano diciannove oltre Asaèl.
 
 [31] Ma i servi di Davide avevano colpito e ucciso trecentosessanta
        uomini tra i Beniaminiti e la gente di Abner.
 
 [32] Essi presero Asaèl e lo seppellirono nel sepolcro di suo padre,
        che è in Betlemme. Ioab e i suoi uomini marciarono tutta la notte;
        spuntava il giorno quando furono in Ebron.
 3 [1] La
        guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si protrasse a lungo.
        Davide con l'andar del tempo si faceva più forte, mentre la casa di
        Saul andava indebolendosi.
 [2] In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn,
        nato da Achinoàm di Izreèl;
 
 [3] il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il
        terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di Talmài re di Ghesùr;
 
 [4] il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto Sefatìa, figlio di
        Abitàl;
 
 [5] il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie di Davide. Questi nacquero a
        Davide in Ebron.
 
 [6] Mentre durava la lotta tra la casa di Saul e quella di Davide, Abner
        era diventato potente nella casa di Saul.
 
 [7] Saul aveva avuto una concubina chiamata Rizpà figlia di Aià. Ora
        Is-Bàal disse ad Abner: "Perché ti sei unito alla concubina di
        mio padre?".
 
 [8] Abner si adirò molto per le parole di Is-Bàal e disse: "Sono
        io una testa di cane, di quelli di Giuda? Fino ad oggi ho usato
        benevolenza alla casa di Saul tuo padre, favorendo i suoi fratelli e i
        suoi amici, e non ti ho fatto cadere nelle mani di Davide; oggi tu mi
        rimproveri una colpa di donna.
 
 [9] Tanto faccia Dio ad Abner e anche peggio, se io non farò per Davide
        ciò che il Signore gli ha giurato:
 
 [10] trasferire cioè il regno dalla casa di Saul e stabilire il trono
        di Davide su Israele e su Giuda, da Dan fino a Bersabea".
 
 [11] Quegli non fu capace di rispondere una parola ad Abner, perché
        aveva paura di lui.
 
 [12] Abner inviò subito messaggeri a Davide per dirgli: "A chi il
        paese?". Intendeva dire: "Fà alleanza con me ed ecco, la mia
        mano sarà con te per ricondurre a te tutto Israele".
 
 [13] Rispose: "Bene! Io farò alleanza con te. Però ho una cosa da
        chiederti ed è questa: non verrai alla mia presenza, se prima non mi
        condurrai davanti Mikal figlia di Saul, quando verrai a vedere il mio
        volto".
 
 [14] Davide spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli:
        "Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di
        cento membri di Filistei".
 
 [15] Is-Bàal mandò incaricati a toglierla al suo marito, Paltiel
        figlio di Lais.
 
 [16] Suo marito la seguì, camminando e piangendo dietro di lei fino a
        Bacurim. Poi Abner gli disse: "Torna indietro!" e quegli tornò.
 
 [17] Intanto Abner rivolse questo discorso agli anziani d'Israele:
        "Da tempo voi ricercate Davide come vostro re.
 
 [18] Ora mettetevi al lavoro, perché il Signore ha detto e confermato a
        Davide: Per mezzo di Davide mio servo libererò Israele mio popolo dalle
        mani dei Filistei e dalle mani di tutti i suoi nemici".
 
 [19] Abner ebbe colloqui anche con gli uomini di Beniamino. Poi Abner
        tornò solo da Davide in Ebron a riferirgli quanto era stato approvato
        da Israele e da tutta la casa di Beniamino.
 
 [20] Abner venne dunque a Davide in Ebron con venti uomini e Davide fece
        servire un banchetto ad Abner e ai suoi uomini.
 
 [21] Abner disse poi a Davide: "Sono pronto! Vado a radunare tutto
        Israele intorno al re mio signore. Essi faranno alleanza con te e
        regnerai su quanto tu desideri". Davide congedò poi Abner, che
        partì in pace.
 
 [22] Ed ecco, gli uomini di Davide e Ioab tornavano da una scorreria e
        portavano con sé grande bottino. Abner non era più con Davide in
        Ebron, perché questi lo aveva congedato, ed egli era partito in pace.
 
 [23] Quando arrivarono Ioab e la sua truppa, fu riferito a Ioab: "È
        venuto dal re Abner figlio di Ner ed egli l'ha congedato e se n'è
        andato in pace".
 
 [24] Ioab si presentò al re e gli disse: "Che hai fatto? Ecco, è
        venuto Abner da te; perché l'hai congedato ed egli se n'è andato?
 
 [25] Non sai chi è Abner figlio di Ner? È venuto per ingannarti, per
        conoscere le tue mosse, per sapere ciò che fai".
 
 [26] Ioab si allontanò da Davide e mandò messaggeri dietro Abner e lo
        fece tornare indietro dalla cisterna di Sira, senza che Davide lo
        sapesse.
 
 [27] Abner tornò a Ebron e Ioab lo prese in disparte in mezzo alla
        porta, come per parlargli in privato, e qui lo colpì al basso ventre e
        lo uccise, per vendicare il sangue di Asaèl suo fratello.
 
 [28] Davide seppe più tardi la cosa e protestò: "Sono innocente
        io e il mio regno per sempre davanti al Signore del sangue di Abner
        figlio di Ner.
 
 [29] Ricada sulla testa di Ioab e su tutta la casa di suo padre. Nella
        casa di Ioab non manchi mai chi soffra gonorrea o sia colpito da lebbra
        o maneggi il fuso, chi cada di spada o chi sia senza pane".
 
 [30] Ioab e suo fratello Abisài avevano trucidato Abner, perché aveva
        ucciso Asaèl loro fratello a Gàbaon in battaglia.
 
 [31] Davide disse a Ioab e a tutta la gente che era con lui:
        "Stracciatevi le vesti, vestitevi di sacco e fate lutto davanti ad
        Abner". Anche il re Davide seguiva la bara.
 
 [32] Seppellirono Abner in Ebron e il re levò la sua voce e pianse
        davanti al sepolcro di Abner; pianse tutto il popolo.
 
 [33] Il re intonò un lamento funebre su Abner e disse:
 "Come muore un insensato,
 doveva dunque Abner morire?
 
 [34] Le tue mani non erano state legate,
 i tuoi piedi non erano stati stretti in catene!
 Sei caduto come si cade
 davanti ai malfattori!".
 Tutto il popolo riprese a piangere su di lui.
 
 [35] Tutto il popolo venne a invitare Davide perché prendesse cibo,
        mentre era ancora giorno; ma Davide giurò: "Tanto mi faccia Dio e
        anche di peggio, se io gusterò pane o qualsiasi altra cosa prima del
        tramonto del sole".
 
 [36] Tutto il popolo notò la cosa e la trovò giusta; quanto fece il re
        ebbe l'approvazione del popolo intero.
 
 [37] Tutto il popolo, cioè tutto Israele, fu convinto in quel giorno
        che la morte di Abner figlio di Ner non era stata provocata dal re.
 
 [38] Disse ancora il re ai suoi ministri: "Sappiate che oggi è
        caduto un capo, un grande in Israele. Io, oggi, mi sono comportato
        dolcemente, sebbene già consacrato re, mentre questi uomini, i figli di
        Zeruià, sono stati più duri di me. Provveda il Signore a trattare il
        malvagio secondo la sua malvagità".
 4 [1]
        Quando il figlio di Saul seppe della morte di Abner in Ebron, gli
        cascarono le braccia e tutto Israele si sentì scoraggiato.
 [2] Il figlio di Saul aveva due uomini, capi di bande, chiamati l'uno
        Baanà e il secondo Recàb, figli di Rimmòn da Beeròt, della tribù di
        Beniamino, perché anche Beeròt era computata fra le città di
        Beniamino.
 
 [3] I Beerotiti si erano rifugiati a Ghittàim e vi sono rimasti come
        forestieri fino ad oggi.
 
 [4] Giònata, figlio di Saul, aveva un figlio storpio di ambedue i
        piedi. Egli aveva cinque anni, quando giunsero da Izreèl le notizie
        circa i fatti di Saul e di Giònata. La nutrice l'aveva preso ed era
        fuggita, ma nella fretta della fuga il bambino era caduto e rimasto
        storpio. Si chiamava Merib-Bàal.
 
 [5] Si mossero dunque i figli di Rimmòn il Beerotita, Recàb e Baanà,
        e vennero nell'ora più calda del giorno alla casa di Is-Bàal mentre
        egli stava facendo la siesta.
 
 [6] Or ecco, la portinaia della casa, mentre mondava il grano, si era
        assopita e dormiva: perciò Recàb e Baanà suo fratello, poterono
        introdursi inosservati.
 
 [7] Entrarono dunque in casa, mentre egli giaceva sul suo letto e
        riposava; lo colpirono, l'uccisero e gli tagliarono la testa; poi,
        portando via la testa di lui, presero la via dell'Araba, camminando
        tutta la notte.
 
 [8] Portarono la testa di Is-Bàal a Davide in Ebron e dissero al re:
        "Ecco la testa di Is-Bàal figlio di Saul, tuo nemico, che cercava
        la tua vita. Oggi il Signore ha concesso al re mio signore la vendetta
        contro Saul e la sua discendenza".
 
 [9] Ma Davide rispose a Recàb e a Baanà suo fratello, figli di Rimmòn
        il Beerotita: "Per la vita del Signore che mi ha liberato da ogni
        angoscia:
 
 [10] se ho preso e ucciso in Ziklàg colui che mi annunziava: Ecco è
        morto Saul, credendo di portarmi una lieta notizia, per cui dovessi io
        dargli un compenso,
 
 [11] ora che uomini iniqui hanno ucciso un giusto in casa mentre
        dormiva, non dovrò a maggior ragione chiedere conto del suo sangue alle
        vostre mani ed eliminarvi dalla terra?".
 
 [12] Davide diede ordine ai suoi giovani; questi li uccisero, tagliarono
        loro le mani e i piedi e li appesero presso la piscina di Ebron. Presero
        poi il capo di Is-Bàal e lo seppellirono nel sepolcro di Abner in
        Ebron.
 5 [1]
        Vennero allora tutte le tribù d'Israele da Davide in Ebron e gli
        dissero: "Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne.
 [2] Gia prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi
        Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu
        sarai capo in Israele".
 
 [3] Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re in Ebron e il re
        Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero
        Davide re sopra Israele.
 
 [4] Davide aveva trent'anni quando fu fatto re e regnò quarant'anni.
 
 [5] Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò
        quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda.
 
 [6] Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che
        abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: "Non entrerai
        qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti", per dire:
        "Davide non potrà entrare qui".
 
 [7] Ma Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide.
 
 [8] Davide proclamò in quel giorno: "Chiunque colpirà i Gebusei e
        li raggiungerà attraverso il canale... Quanto ai ciechi e agli zoppi,
        sono in odio a Davide". Per questo dicono: "Il cieco e lo
        zoppo non entreranno nella casa".
 
 [9] Davide abitò nella rocca e la chiamò Città di Davide. Egli vi
        fece intorno costruzioni, dal Millo verso l'interno.
 
 [10] Davide andava sempre crescendo in potenza e il Signore Dio degli
        eserciti era con lui.
 
 [11] Chiram re di Tirò inviò a Davide messaggeri con legno di cedro,
        carpentieri e muratori, i quali costruirono una casa a Davide.
 
 [12] Davide seppe allora che il Signore lo confermava re di Israele e
        innalzava il suo regno per amore di Israele suo popolo.
 
 [13] Davide prese ancora concubine e mogli di Gerusalemme, dopo il suo
        arrivo da Ebron: queste generarono a Davide altri figli e figlie.
 
 [14] I figli che gli nacquero in Gerusalemme si chiamano Sammùa, Sobàb,
        Natan e Salomone;
 
 [15] Ibcàr, Elisùa, Nèfeg, Iafìa;
 
 [16] Elisamà, Eliadà ed Elifèlet.
 
 [17] Quando i Filistei vennero a sapere che avevano consacrato Davide re
        d'Israele, salirono tutti per dargli la caccia, ma appena Davide ne fu
        informato, discese alla fortezza.
 
 [18] Vennero i Filistei e si sparsero nella valle di Rèfaim.
 
 [19] Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare contro i
        Filistei? Li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose a
        Davide: "Và pure, perché certo metterò i Filistei nelle tue
        mani".
 
 [20] Davide si recò a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse ed esclamò:
        "Il Signore ha aperto una breccia tra i nemici davanti a me, come
        una breccia aperta dalle acque". Per questo chiamò quel luogo
        Baal-Perazìm.
 
 [21] I Filistei abbandonarono là i loro dei e Davide e la sua gente li
        portarono via.
 
 [22] I Filistei salirono poi di nuovo e si sparsero nella valle di Rèfaim.
 
 [23] Davide consultò il Signore, il quale gli disse: "Non andare;
        gira alle loro spalle e piomba su di loro dalla parte dei Balsami.
 
 [24] Quando udrai un rumore di passi sulle cime dei Balsami, lanciati
        subito all'attacco, perché allora il Signore uscirà davanti a te per
        sconfiggere l'esercito dei Filistei".
 
 [25] Davide fece come il Signore gli aveva ordinato e sconfisse i
        Filistei da Gàbaa fino all'ingresso di Ghezer.
 6 [1]
        Davide radunò di nuovo tutti gli uomini migliori d'Israele, in numero
        di trentamila.
 [2] Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per
        trasportare di là l'arca di Dio, sulla quale è invocato il nome, il
        nome del Signore degli eserciti, che siede in essa sui cherubini.
 
 [3] Posero l'arca di Dio sopra un carro nuovo e la tolsero dalla casa di
        Abinadàb che era sul colle; Uzzà e Achìo, figli di Abinadàb,
        conducevano il carro nuovo:
 
 [4] Uzzà stava presso l'arca di Dio e Achìo precedeva l'arca.
 
 [5] Davide e tutta la casa d'Israele facevano festa davanti al Signore
        con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, timpani, sistri e
        cembali.
 
 [6] Ma quando furono giunti all'aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso
        l'arca di Dio e vi si appoggiò perché i buoi la facevano piegare.
 
 [7] L'ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua
        colpa ed egli morì sul posto, presso l'arca di Dio.
 
 [8] Davide si rattristò per il fatto che il Signore si era scagliato
        con impeto contro Uzzà; quel luogo fu chiamato Perez-Uzzà fino ad
        oggi.
 
 [9] Davide in quel giorno ebbe paura del Signore e disse: "Come
        potrà venire da me l'arca del Signore?".
 
 [10] Davide non volle trasferire l'arca del Signore presso di sé nella
        città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Edom di Gat.
 
 [11] L'arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Edom di Gat e il
        Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa.
 
 [12] Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore ha benedetto la casa
        di Obed-Edom e quanto gli appartiene, a causa dell'arca di Dio".
        Allora Davide andò e trasportò l'arca di Dio dalla casa di Obed-Edom
        nella città di Davide, con gioia.
 
 [13] Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei
        passi, egli immolò un bue e un ariete grasso.
 
 [14] Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide
        era cinto di un efod di lino.
 
 [15] Così Davide e tutta la casa d'Israele trasportavano l'arca del
        Signore con tripudi e a suon di tromba.
 
 [16] Mentre l'arca del Signore entrava nella città di David, Mikal,
        figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava
        e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo.
 
 [17] Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo
        posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantata per essa; Davide
        offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore.
 
 [18] Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di
        comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli
        eserciti
 
 [19] e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele,
        uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne e
        una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno
        a casa sua.
 
 [20] Ma quando Davide tornava per benedire la sua famiglia, Mikal figlia
        di Saul gli uscì incontro e gli disse: "Bell'onore si è fatto
        oggi il re di Israele a mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle
        serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!".
 
 [21] Davide rispose a Mikal: "L'ho fatto dinanzi al Signore, che mi
        ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo
        sul popolo del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore.
 
 [22] Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi
        occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro,
        io sarò onorato!".
 
 [23] Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua
        morte.
 7 [1] Il
        re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato
        tregua da tutti i suoi nemici all'intorno,
 [2] disse al profeta Natan: "Vedi, io abito in una casa di cedro,
        mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda".
 
 [3] Natan rispose al re: "Và, fà quanto hai in mente di fare,
        perché il Signore è con te".
 
 [4] Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan:
 
 [5] "Và e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu
        mi costruirai una casa, perché io vi abiti?
 
 [6] Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli
        Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda,
        in un padiglione.
 
 [7] Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli
        Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo
        comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una
        casa di cedro?
 
 [8] Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore
        degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché
        tu fossi il capo d'Israele mio popolo;
 
 [9] sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro
        distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome
        grande come quello dei grandi che sono sulla terra.
 
 [10] Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché
        abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano
        come in passato,
 
 [11] al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e
        gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore
        farà grande, poiché una casa farà a te il Signore.
 
 [12] Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi
        padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue
        viscere, e renderò stabile il suo regno.
 
 [13] Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per
        sempre il trono del suo regno.
 
 [14] Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo
        castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo,
 
 [15] ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul,
        che ho rimosso dal trono dinanzi a te.
 
 [16] La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e
        il tuo trono sarà reso stabile per sempre".
 
 [17] Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa
        visione.
 
 [18] Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse:
        "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è mai la mia casa, perché tu
        mi abbia fatto arrivare fino a questo punto?
 
 [19] E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu
        hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e
        questa è come legge dell'uomo, Signore Dio!
 
 [20] Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore
        Dio!
 
 [21] Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto
        tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo.
 
 [22] Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è
        altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi.
 
 [23] E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla
        terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un
        nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo
        paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall'Egitto, dai popoli e
        dagli dei.
 
 [24] Tu hai stabilito il tuo popolo Israele per essere tuo popolo per
        sempre; tu, Signore, sei divenuto il suo Dio.
 
 [25] Ora, Signore, la parola che hai pronunciata riguardo al tuo servo e
        alla sua casa, confermala per sempre e fà come hai detto.
 
 [26] Allora il tuo nome sarà magnificato per sempre così: Il Signore
        degli eserciti è il Dio d'Israele! La casa del tuo servo Davide sia
        dunque stabile davanti a te!
 
 [27] Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una
        rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa!
        perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera.
 
 [28] Ora, Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso
        questo bene al tuo servo.
 
 [29] Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché
        sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la
        tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!".
 8 [1]
        Dopo, Davide sconfisse i Filistei e li sottomise e tolse di mano ai
        Filistei Gat e le sue dipendenze.
 [2] Sconfisse anche i Moabiti e, facendoli coricare per terra, li misurò
        con la corda; ne misurò due corde per farli mettere a morte e una corda
        intera per lasciarli in vita. I Moabiti divennero sudditi di Davide, a
        lui tributari.
 
 [3] Davide sconfisse anche Hadad-Ezer, figlio di Recòb, re di Zobà,
        mentre egli andava ad estendere il dominio sul fiume Eufràte.
 
 [4] Davide gli prese millesettecento combattenti sui carri e ventimila
        fanti: tagliò i garretti a tutte le pariglie di cavalli, riservandone
        soltanto cento.
 
 [5] Quando gli Aramei di Damasco vennero per soccorrere Hadad-Ezer, re
        di Zobà, Davide ne uccise ventiduemila.
 
 [6] Poi Davide stabilì guarnigioni nell'Aram di Damasco e gli Aramei
        divennero sudditi di Davide e a lui tributari. Il Signore rendeva
        vittorioso Davide dovunque egli andava.
 
 [7] Davide tolse ai servitori di Hadad-Ezer i loro scudi d'oro e li portò
        a Gerusalemme.
 
 [8] Il re Davide prese anche grande quantità di rame a Bètach e a
        Berotài, città di Hadad-Ezer.
 
 [9] Quando Toù, re di Amat, seppe che Davide aveva sconfitto tutto
        l'esercito di Hadad-Ezer,
 
 [10] mandò al re Davide suo figlio Adduràm per salutarlo e per
        benedirlo perché aveva mosso guerra a Hadad-Ezer e l'aveva sconfitto;
        infatti Hadad-Ezer era sempre in guerra con Toù. Adduràm gli portò
        vasi d'argento, vasi d'oro e vasi di rame.
 
 [11] Il re Davide consacrò anche quelli al Signore, come già aveva
        consacrato l'argento e l'oro tolto alle nazioni che aveva soggiogate,
 
 [12] agli Aramei, ai Moabiti, agli Ammoniti, ai Filistei, agli
        Amaleciti, e come aveva fatto del bottino di Hadad-Ezer figlio di Recòb,
        re di Zobà.
 
 [13] Al ritorno dalla sua vittoria sugli Aramei, Davide acquistò ancora
        fama, sconfiggendo nella Valle del Sale diciottomila Idumei.
 
 [14] Stabilì guarnigioni in Idumea; ne mise per tutta l'Idumea e tutti
        gli Idumei divennero sudditi di Davide; il Signore rendeva vittorioso
        Davide dovunque egli andava.
 
 [15] Davide regnò su tutto Israele e pronunziava giudizi e faceva
        giustizia a tutto il suo popolo.
 
 [16] Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito; Giosafat figlio di
        Achilùd era archivista;
 
 [17] Zadòk figlio di Achitùb e Achimèlech figlio di Ebiatàr erano
        sacerdoti; Seraià era segretario,
 
 [18] Benaià, figlio di Ioiadà, era capo dei Cretei e dei Peletei e i
        figli di Davide erano ministri.
 9 [1]
        Davide disse: "È forse rimasto qualcuno della casa di Saul, a cui
        io possa fare del bene a causa di Giònata?".
 [2] Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Zibà, che fu fatto
        venire presso Davide. Il re gli chiese: "Sei tu Zibà?".
        Quegli rispose: "Sì".
 
 [3] Il re gli disse: "Non c'è più nessuno della casa di Saul, a
        cui io possa usare la misericordia di Dio?". Zibà rispose al re:
        "Vi è ancora un figlio di Giònata storpio dei piedi".
 
 [4] Il re gli disse: "Dov'è?". Zibà rispose al re: "È
        in casa di Machìr figlio di Ammièl a Lodebàr".
 
 [5] Allora il re lo mandò a prendere in casa di Machìr figlio di Ammièl
        a Lodebàr.
 
 [6] Merib-Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, venne da Davide, si
        gettò con la faccia a terra e si prostrò davanti a lui. Davide disse:
        "Merib-Bàal!". Rispose:
 
 [7] "Ecco il tuo servo!". Davide gli disse: "Non temere,
        perché voglio trattarti con bontà per amore di Giònata tuo padre e ti
        restituisco tutti i campi di Saul tuo avo e tu mangerai sempre alla mia
        tavola".
 
 [8] Merib-Bàal si prostrò e disse: "Che cos'è il tuo servo,
        perché tu prenda in considerazione un cane morto come sono io?".
 
 [9] Allora il re chiamò Zibà servo di Saul e gli disse: "Quanto
        apparteneva a Saul e a tutta la sua casa, io lo dò al figlio del tuo
        Signore.
 
 [10] Tu dunque con i figli e gli schiavi lavorerai per lui la terra e ne
        raccoglierai i prodotti, perché abbia pane e nutrimento la casa del tuo
        signore; quanto a Merib-Bàal figlio del tuo signore, mangerà sempre
        alla mia tavola". Ora Zibà aveva quindici figli e venti schiavi.
 
 [11] Zibà disse al re: "Il tuo servo farà quanto il re mio
        signore ordina al suo servo". Merib-Bàal dunque mangiava alla
        tavola di Davide come uno dei figli del re.
 
 [12] Merib-Bàal aveva un figlioletto chiamato Micà; tutti quelli che
        stavano in casa di Zibà erano al servizio di Merib-Bàal.
 
 [13] Ma Merib-Bàal abitava in Gerusalemme perché mangiava sempre alla
        tavola del re. Era storpio di ambedue i piedi.
 10 [1] Dopo
        il re degli Ammoniti morì e Canùn suo figlio regnò al suo posto.
 [2] Davide disse: "Io voglio usare a Canùn figlio di Nacàs la
        benevolenza che suo padre usò a me". Davide mandò alcuni suoi
        ministri a fargli le condoglianze per suo padre. Ma quando i ministri di
        Davide furono giunti nel paese degli Ammoniti,
 
 [3] i capi degli Ammoniti dissero a Canùn, loro signore: "Credi tu
        che Davide ti abbia mandato consolatori per onorare tuo padre? Non ha
        piuttosto mandato da te i suoi ministri per esplorare la città, per
        spiarla e distruggerla?".
 
 [4] Allora Canùn prese i ministri di Davide, fece loro radere la metà
        della barba e tagliare le vesti a metà fino alle natiche, poi li lasciò
        andare.
 
 [5] Quando fu informato della cosa, Davide mandò alcuni incontro a
        loro, perché quegli uomini erano pieni di vergogna. Il re fece dire
        loro: "Restate a Gerico finché vi sia cresciuta di nuovo la barba,
        poi tornerete".
 
 [6] Gli Ammoniti, vedendo che si erano attirati l'odio di Davide,
        mandarono a prendere al loro soldo ventimila fanti degli Aramei di
        Bet-Recòb e degli Aramei di Zobà, mille uomini del re di Maacà e
        dodicimila uomini della gente di Tob.
 
 [7] Quando Davide sentì questo, inviò contro di loro Ioab con tutto
        l'esercito dei prodi.
 
 [8] Gli Ammoniti uscirono e si schierarono in battaglia all'ingresso
        della porta della città, mentre gli Aramei di Zobà e di Recòb e la
        gente di Tob e di Maacà stavano soli nella campagna.
 
 [9] Ioab vide che quelli erano pronti ad attaccarlo di fronte e alle
        spalle. Scelse allora un corpo tra i migliori Israeliti, lo schierò in
        ordine di battaglia contro gli Aramei
 
 [10] e affidò il resto del popolo al fratello Abisài, per tener testa
        agli Ammoniti.
 
 [11] Disse ad Abisài: "Se gli Aramei sono più forti di me, tu mi
        verrai in aiuto; se invece gli Ammoniti sono più forti di te, verrò io
        in tuo aiuto.
 
 [12] Abbi coraggio e dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le
        città del nostro Dio. Il Signore faccia quello che a lui piacerà".
 
 [13] Poi Ioab con la gente che aveva con sé avanzò per attaccare gli
        Aramei, i quali fuggirono davanti a lui.
 
 [14] Quando gli Ammoniti videro che gli Aramei erano fuggiti, fuggirono
        anch'essi davanti ad Abisài e rientrarono nella città. Allora Ioab
        tornò dalla spedizione contro gli Ammoniti e venne a Gerusalemme.
 
 [15] Gli Aramei, vedendo che erano stati battuti da Israele, si
        riunirono insieme.
 
 [16] Hadad-Ezer mandò messaggeri e schierò in campo gli Aramei che
        abitavano oltre il fiume e quelli giunsero a Chelàm con alla testa Sobàk,
        capo dell'esercito di Hadad-Ezer.
 
 [17] La cosa fu riferita a Davide, che radunò tutto Israele, passò il
        Giordano e giunse a Chelàm. Gli Aramei si schierarono in battaglia
        contro Davide.
 
 [18] Ma gli Aramei fuggirono davanti a Israele: Davide uccise agli
        Aramei settecento pariglie di cavalli e quarantamila uomini; battè
        anche Sobàk capo del loro esercito, che morì in quel luogo.
 
 [19] Quando tutti i re vassalli di Hadad-Ezer si videro sconfitti da
        Israele, fecero pace con Israele e gli rimasero sottoposti. Gli Aramei
        non osarono più venire in aiuto degli Ammoniti.
 11 [1]
        L'anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò
        Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli
        Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a
        Gerusalemme.
 [2] Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a
        passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza
        egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di
        aspetto.
 
 [3] Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: "È
        Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita".
 
 [4] Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed
        egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi
        essa tornò a casa.
 
 [5] La donna concepì e fece sapere a Davide: "Sono incinta".
 
 [6] Allora Davide mandò a dire a Ioab: "Mandami Uria
        l'Hittita". Ioab mandò Uria da Davide.
 
 [7] Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e
        come andasse la guerra.
 
 [8] Poi Davide disse a Uria: "Scendi a casa tua e làvati i
        piedi". Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata
        della tavola del re.
 
 [9] Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo
        signore e non scese a casa sua.
 
 [10] La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: "Uria non è
        sceso a casa sua". Allora Davide disse a Uria: "Non vieni
        forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?".
 
 [11] Uria rispose a Davide: "L'arca, Israele e Giuda abitano sotto
        le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta
        campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per
        dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima,
        io non farò tal cosa!".
 
 [12] Davide disse ad Uria: "Rimani qui anche oggi e domani ti
        lascerò partire". Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il
        seguente.
 
 [13] Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare;
        la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi
        del suo signore e non scese a casa sua.
 
 [14] La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò
        per mano di Uria.
 
 [15] Nella lettera aveva scritto così: "Ponete Uria in prima fila,
        dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito
        e muoia".
 
 [16] Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove
        sapeva che il nemico aveva uomini valorosi.
 
 [17] Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab;
        parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì
        anche Uria l'Hittita.
 
 [18] Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose
        che erano avvenute nella battaglia
 
 [19] e diede al messaggero quest'ordine: "Quando avrai finito di
        raccontare al re quanto è successo nella battaglia,
 
 [20] se il re andasse in collera e ti dicesse: Perché vi siete
        avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che
        avrebbero tirato dall'alto delle mura?
 
 [21] Chi ha ucciso Abimelech figlio di Ierub-Bàal? Non fu forse una
        donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che
        egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura? tu
        digli allora: Anche il tuo servo Uria l'Hittita è morto".
 
 [22] Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, riferì a Davide
        quanto Ioab lo aveva incaricato di dire. Davide andò in collera contro
        Ioab e disse al messaggero: "Perché vi siete avvicinati così alla
        città per dare battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall'alto
        delle mura? Chi ha ucciso Abimelech, figlio di Ierub-Bàal? Non fu forse
        una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così
        che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle
        mura?".
 
 [23] Il messaggero rispose a Davide: "Perché i nemici avevano
        avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi
        nella campagna; ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città;
 
 [24] allora gli arcieri tirarono sulla tua gente dall'alto delle mura e
        parecchi della gente del re perirono. Anche il tuo servo Uria l'Hittita
        è morto".
 
 [25] Allora Davide disse al messaggero: "Riferirai a Ioab: Non ti
        affligga questa cosa, perché la spada divora or qua or là; rinforza
        l'attacco contro la città e distruggila. E tu stesso fagli
        coraggio".
 
 [26] La moglie di Uria, saputo che Uria suo marito era morto, fece il
        lamento per il suo signore.
 
 [27] Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l'accolse
        nella sua casa. Essa diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò
        che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore.
 12 [1] Il
        Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli
        disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e
        l'altro povero.
 [2] Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero;
 
 [3] ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che
        egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme
        con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo
        sul suo seno; era per lui come una figlia.
 
 [4] Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi,
        risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare
        una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora
        di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da
        lui".
 
 [5] Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a
        Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la
        morte.
 
 [6] Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una
        tal cosa e non aver avuto pietà".
 
 [7] Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il
        Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato
        dalle mani di Saul,
 
 [8] ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le
        donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se
        questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro.
 
 [9] Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò
        che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai
        preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli
        Ammoniti.
 
 [10] Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu
        mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita.
 
 [11] Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la
        sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi
        occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce
        di questo sole;
 
 [12] poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a
        tutto Israele e alla luce del sole".
 
 [13] Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il
        Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il
        tuo peccato; tu non morirai.
 
 [14] Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore
        (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà
        morire". Natan tornò a casa.
 
 [15] Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva
        partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente.
 
 [16] Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e
        rientrando passava la notte coricato per terra.
 
 [17] Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si
        alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con
        loro.
 
 [18] Ora, il settimo giorno il bambino morì e i ministri di Davide
        temevano di fargli sapere che il bambino era morto, perché dicevano:
        "Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e
        non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il
        bambino è morto? Farà qualche atto insano!".
 
 [19] Ma Davide si accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro,
        comprese che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: "È
        morto il bambino?". Quelli risposero: "È morto".
 
 [20] Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le
        vesti; poi andò nella casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in
        casa, chiese che gli portassero il cibo e mangiò.
 
 [21] I suoi ministri gli dissero: "Che fai? Per il bambino ancora
        vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!".
 
 [22] Egli rispose: "Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e
        piangevo, perché dicevo: Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e
        il bambino resterà vivo.
 
 [23] Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo
        ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!".
 
 [24] Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì:
        essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone.
 
 [25] Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò
        Iedidià per ordine del Signore.
 
 [26] Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della
        città delle acque
 
 [27] e inviò messaggeri a Davide per dirgli: "Ho assalito Rabbà e
        mi sono già impadronito della città delle acque.
 
 [28] Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e
        prendila, altrimenti se la prendo io, porterebbe il mio nome".
 
 [29] Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, l'assalì e
        la prese.
 
 [30] Tolse dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d'oro
        e conteneva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide.
        Asportò dalla città un bottino molto grande.
 
 [31] Fece uscire gli abitanti che erano nella città e li impiegò nei
        lavori delle seghe, dei picconi di ferro e delle scuri di ferro e li
        fece lavorare alle fornaci da mattoni; così fece a tutte le città
        degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua truppa.
 13 [1] Dopo
        queste cose, accadde che, avendo Assalonne figlio di Davide, una sorella
        molto bella, chiamata Tamàr, Amnòn figlio di Davide si innamorò di
        lei.
 [2] Amnòn ne ebbe una tal passione, da cadere malato a causa di Tamàr
        sua sorella; poiché essa era vergine pareva impossibile ad Amnòn di
        poterle fare qualcosa.
 
 [3] Ora Amnòn aveva un amico, chiamato Ionadàb figlio di Simeà,
        fratello di Davide e Ionadàb era un uomo molto astuto.
 
 [4] Egli disse: "Perché, figlio del re, tu diventi sempre più
        magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire?". Amnòn gli
        rispose: "Sono innamorato di Tamàr, sorella di mio fratello
        Assalonne".
 
 [5] Ionadàb gli disse: "Mettiti a letto e fingiti malato; quando
        tuo padre verrà a vederti, gli dirai: Permetti che mia sorella Tamàr
        venga a darmi da mangiare e a preparare la vivanda sotto i miei occhi,
        così che io veda; allora prenderò il cibo dalle sue mani".
 
 [6] Amnòn si mise a letto e si finse malato; quando il re lo venne a
        vedere, Amnòn gli disse: "Permetti che mia sorella Tamàr venga e
        faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il
        cibo dalle sue mani".
 
 [7] Allora Davide mandò a dire a Tamàr, in casa: "Và a casa di
        Amnòn tuo fratello e prepara una vivanda per lui".
 
 [8] Tamàr andò a casa di Amnòn suo fratello, che giaceva a letto.
        Essa prese farina stemperata, la impastò, ne fece frittelle sotto i
        suoi occhi e le fece cuocere.
 
 [9] Poi prese la padella e versò le frittelle davanti a lui; ma egli
        rifiutò di mangiare e disse: "Allontanate tutti dalla mia
        presenza". Tutti uscirono.
 
 [10] Allora Amnòn disse a Tamàr: "Portami la vivanda in camera e
        prenderò il cibo dalle tue mani". Tamàr prese le frittelle che
        aveva fatte e le portò in camera ad Amnòn suo fratello.
 
 [11] Ma mentre gliele dava da mangiare, egli l'afferrò e le disse:
        "Vieni, unisciti a me, sorella mia".
 
 [12] Essa gli rispose: "No, fratello mio, non farmi violenza;
        questo non si fa in Israele; non commettere questa infamia!
 
 [13] Io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu
        diverresti come un malfamato in Israele. Parlane piuttosto al re, egli
        non mi rifiuterà a te".
 
 [14] Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò
        unendosi a lei.
 
 [15] Poi Amnòn concepì verso di lei un odio grandissimo: l'odio verso
        di lei fu più grande dell'amore con cui l'aveva prima amata. Le disse:
 
 [16] "Alzati, vattene!". Gli rispose: "O no! Questo torto
        che mi fai cacciandomi è peggiore dell'altro che mi hai già
        fatto". Ma egli non volle ascoltarla.
 
 [17] Anzi, chiamato il giovane che lo serviva, gli disse: "Cacciami
        fuori costei e sprangale dietro il battente".
 
 [18] Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano,
        da molto tempo, le figlie del re ancora vergini. Il servo di Amnòn
        dunque la mise fuori e le sprangò il battente dietro.
 
 [19] Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle
        lunghe maniche che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne
        andò camminando e gridando.
 
 [20] Assalonne suo fratello le disse: "Forse Amnòn tuo fratello è
        stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti
        per questa cosa". Tamàr desolata rimase in casa di Assalonne, suo
        fratello.
 
 [21] Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non
        volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era
        infatti il suo primogenito.
 
 [22] Assalonne non disse una parola ad Amnòn né in bene né in male;
        odiava Amnòn perché aveva violato Tamàr sua sorella.
 
 [23] Due anni dopo Assalonne, avendo i tosatori a Baal-Cazòr, presso
        Efraim, invitò tutti i figli del re.
 
 [24] Andò dunque Assalonne dal re e disse: "Ecco il tuo servo ha i
        tosatori presso di sé. Venga dunque anche il re con i suoi ministri a
        casa del tuo servo!".
 
 [25] Ma il re disse ad Assalonne: "No, figlio mio, non si venga noi
        tutti, perché non ti siamo di peso". Sebbene insistesse, il re non
        volle andare; ma gli diede la sua benedizione.
 
 [26] Allora Assalonne disse: "Se non vuoi venire tu, permetti ad
        Amnòn mio fratello di venire con noi". Il re gli rispose:
        "Perché dovrebbe venire con te?".
 
 [27] Ma Assalonne tanto insistè che Davide lasciò andare con lui Amnòn
        e tutti i figli del re. Assalonne fece un banchetto come un banchetto da
        re.
 
 [28] Ma Assalonne diede quest'ordine ai servi: "Badate, quando Amnòn
        avrà il cuore riscaldato dal vino e io vi dirò: Colpite Amnòn!, voi
        allora uccidetelo e non abbiate paura. Non ve lo comando io? Fatevi
        coraggio e comportatevi da forti!".
 
 [29] I servi di Assalonne fecero ad Amnòn come Assalonne aveva
        comandato. Allora tutti i figli del re si alzarono, montarono ciascuno
        sul suo mulo e fuggirono.
 
 [30] Mentre essi erano ancora per strada, giunse a Davide questa
        notizia: "Assalonne ha ucciso tutti i figli del re e neppure uno è
        scampato".
 
 [31] Allora il re si alzò, si stracciò le vesti e si gettò per terra;
        tutti i suoi ministri che gli stavano intorno, stracciarono le loro
        vesti.
 
 [32] Ma Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide, disse: "Non
        dica il mio signore che tutti i giovani, figli del re, sono stati
        uccisi; il solo Amnòn è morto; per Assalonne era cosa decisa fin da
        quando Amnòn aveva fatto violenza a sua sorella Tamàr.
 
 [33] Ora non si metta in cuore il mio signore una tal cosa, come se
        tutti i figli del re fossero morti; il solo Amnòn è morto
 
 [34] e Assalonne è fuggito". Il giovane che stava di sentinella
        alzò gli occhi, guardò ed ecco una gran turba di gente veniva per la
        strada di Bacurìm, dal lato del monte, sulla discesa. La sentinella
        venne ad avvertire il re e disse: "Ho visto uomini scendere per la
        strada di Bacurìm, dal lato del monte".
 
 [35] Allora Ionadàb disse al re: "Ecco i figli del re arrivano; la
        cosa sta come il tuo servo ha detto".
 
 [36] Come ebbe finito di parlare, ecco giungere i figli del re, i quali
        alzarono grida e piansero; anche il re e tutti i suoi ministri fecero un
        gran pianto.
 
 [37] Quanto ad Assalonne, era fuggito ed era andato da Talmài, figlio
        di Ammiùd, re di Ghesùr. Il re fece il lutto per il suo figlio per
        lungo tempo.
 
 [38] Assalonne rimase tre anni a Ghesùr, dove era andato dopo aver
        preso la fuga.
 
 [39] Poi lo spirito del re Davide cessò di sfogarsi contro Assalonne,
        perché si era placato il dolore per la morte di Amnòn.
 14 [1] Ioab
        figlio di Zeruià si accorse che il cuore del re era contro Assalonne.
 [2] Allora mandò a chiamare a Tekòa e fece venire una donna saggia e
        le disse: "Fingi di essere in lutto: mettiti una veste da lutto,
        non ti ungere con olio e compòrtati da donna che pianga da molto tempo
        un morto;
 
 [3] poi entra presso il re e parlagli così e così". Ioab le mise
        in bocca le parole da dire.
 
 [4] La donna di Tekòa andò dunque dal re, si gettò con la faccia a
        terra, si prostrò e disse: "Aiuto, o re!".
 
 [5] Il re le disse: "Che hai?". Rispose: "Ahimè! Io sono
        una vedova; mio marito è morto.
 
 [6] La tua schiava aveva due figli, ma i due vennero tra di loro a
        contesa in campagna e nessuno li separava; così uno colpì l'altro e
        l'uccise.
 
 [7] Ed ecco tutta la famiglia è insorta contro la tua schiava dicendo:
        consegnaci l'uccisore del fratello, perché lo facciamo morire per
        vendicare il fratello che egli ha ucciso. Elimineranno così anche
        l'erede e spegneranno l'ultima bracia che mi è rimasta e non lasceranno
        a mio marito né nome, né discendenza sulla terra".
 
 [8] Il re disse alla donna: "Và pure a casa: io darò ordini a tuo
        riguardo".
 
 [9] La donna di Tekòa disse al re: "Re mio signore, la colpa cada
        su di me e sulla casa di mio padre, ma il re e il suo trono sono
        innocenti".
 
 [10] E il re: "Se qualcuno parla contro di te, conducilo da me e
        vedrai che non ti molesterà più".
 
 [11] Riprese: "Il re pronunzi il nome del Signore suo Dio perché
        il vendicatore del sangue non aumenti la disgrazia e non mi sopprimano
        il figlio". Egli rispose: "Per la vita del Signore, non cadrà
        a terra un capello di tuo figlio!".
 
 [12] Allora la donna disse: "La tua schiava possa dire una parola
        al re mio signore!". Egli rispose: "Parla".
 
 [13] Riprese la donna: "Allora perché pensi così contro il popolo
        di Dio? Intanto il re, pronunziando questa sentenza si è come
        dichiarato colpevole, per il fatto che il re non fa ritornare colui che
        ha bandito.
 
 [14] Noi dobbiamo morire e siamo come acqua versata in terra, che non si
        può più raccogliere, e Dio non ridà la vita. Il re pensi qualche
        piano perché il proscritto non sia più bandito lontano da lui.
 
 [15] Ora, se io sono venuta a parlare così al re mio signore, è perché
        la gente mi ha fatto paura e la tua schiava ha detto: Voglio parlare al
        re; forse il re farà quanto gli dirà la sua schiava;
 
 [16] il re ascolterà la sua schiava e la libererà dalle mani di quelli
        che cercano di sopprimere me e mio figlio dalla eredità di Dio".
 
 [17] La donna concluse: "La parola del re mio signore conceda la
        calma. Perché il re mio signore è come un angelo di Dio per
        distinguere il bene e il male. Il Signore tuo Dio sia con te!".
 
 [18] Il re rispose e disse alla donna: "Non tenermi nascosto nulla
        di quello che io ti domanderò". La donna disse: "Parli pure
        il re mio signore".
 
 [19] Disse il re: "La mano di Ioab non è forse con te in tutto
        questo?". La donna rispose: "Per la tua vita, o re mio
        signore, non si può andare né a destra né a sinistra di quanto ha
        detto il re mio signore! Proprio il tuo servo Ioab mi ha dato questi
        ordini e ha messo tutte queste parole in bocca alla tua schiava.
 
 [20] Per dare alla cosa un'altra faccia, il tuo servo Ioab ha agito così;
        ma il mio signore ha la saggezza di un angelo di Dio e sa quanto avviene
        sulla terra".
 
 [21] Allora il re disse a Ioab: "Ecco, voglio fare quello che hai
        chiesto; và dunque e fà tornare il giovane Assalonne".
 
 [22] Ioab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re
        e disse: "Oggi il tuo servo sa di aver trovato grazia ai tuoi
        occhi, re mio signore, poiché il re ha fatto quello che il suo servo
        gli ha chiesto".
 
 [23] Ioab dunque si alzò, andò a Ghesùr e condusse Assalonne a
        Gerusalemme.
 
 [24] Ma il re disse: "Si ritiri in casa e non veda la mia
        faccia". Così Assalonne si ritirò in casa e non vide la faccia
        del re.
 
 [25] Ora in tutto Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la
        sua bellezza quanto Assalonne; dalle piante dei piedi alla cima del
        capo, non vi era in lui un difetto alcuno.
 
 [26] Quando si faceva tagliare i capelli, e se li faceva tagliare ogni
        anno perché la capigliatura gli pesava troppo, egli pesava i suoi
        capelli e il peso era di duecento sicli a peso del re.
 
 [27] Ad Assalonne nacquero tre figli e una figlia chiamata Tamàr, che
        era donna di bell'aspetto.
 
 [28] Assalonne abitò in Gerusalemme due anni, senza vedere la faccia
        del re.
 
 [29] Poi Assalonne convocò Ioab per mandarlo dal re; ma egli non volle
        andare da lui; lo convocò una seconda volta, ma Ioab non volle andare.
 
 [30] Allora Assalonne disse ai suoi servi: "Vedete, il campo di
        Ioab è vicino al mio e vi è l'orzo; andate ed appiccatevi il
        fuoco!". I servi di Assalonne appiccarono il fuoco al campo.
 
 [31] Allora Ioab si alzò, andò a casa di Assalonne e gli disse:
        "Perché i tuoi servi hanno dato fuoco al mio campo?".
 
 [32] Assalonne rispose a Ioab: "Io ti avevo mandato a dire: Vieni
        qui, voglio mandarti a dire al re: Perché sono tornato da Ghesùr?
        Sarebbe meglio per me se fossi rimasto là. Ora voglio vedere la faccia
        del re e, se vi è in me colpa, mi faccia morire!".
 
 [33] Ioab allora andò dal re e gli riferì la cosa. Il re fece chiamare
        Assalonne, il quale venne e si prostrò con la faccia a terra davanti a
        lui; il re baciò Assalonne.
 15 [1] Ma
        dopo, Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che
        correvano davanti a lui.
 [2] Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della
        strada di accesso alla porta della città; quando qualcuno aveva una
        lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli
        diceva: "Di quale città sei?", l'altro gli rispondeva:
        "Il tuo servo è di tale e tale tribù d'Israele".
 
 [3] Allora Assalonne gli diceva: "Vedi, le tue ragioni sono buone e
        giuste, ma nessuno ti ascolta da parte del re".
 
 [4] Assalonne aggiungeva: "Se facessero me giudice del paese!
        Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei
        giustizia".
 
 [5] Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli
        porgeva la mano, l'abbracciava e lo baciava.
 
 [6] Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re
        per il giudizio; in questo modo Assalonne si cattivò l'affetto degli
        Israeliti.
 
 [7] Ora, dopo quattro anni, Assalonne disse al re: "Lasciami andare
        a Ebron a sciogliere un voto che ho fatto al Signore.
 
 [8] Perché durante la sua dimora a Ghesùr, in Aram, il tuo servo ha
        fatto questo voto: Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò
        il Signore a Ebron!".
 
 [9] Il re gli disse: "Và in pace!". Egli si alzò e andò a
        Ebron.
 
 [10] Allora Assalonne mandò emissari per tutte le tribù d'Israele a
        dire: "Quando sentirete il suono della tromba, allora direte:
        Assalonne è divenuto re a Ebron".
 
 [11] Con Assalonne erano partiti da Gerusalemme duecento uomini, i
        quali, invitati, partirono con semplicità, senza saper nulla.
 
 [12] Assalonne convocò Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Davide,
        perché venisse dalla sua città di Ghilo ad assistere mentre offriva i
        sacrifici. La congiura divenne potente e il popolo andava crescendo di
        numero intorno ad Assalonne.
 
 [13] Arrivò un informatore da Davide e disse: "Il cuore degli
        Israeliti si è volto verso Assalonne".
 
 [14] Allora Davide disse a tutti i suoi ministri che erano con lui a
        Gerusalemme: "Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà
        dalle mani di Assalonne. Partite in fretta perché non si affretti lui a
        raggiungerci e faccia cadere su di noi la sventura e colpisca la città
        a fil di spada".
 
 [15] I ministri del re gli dissero: "Tutto secondo ciò che
        sceglierà il re mio signore; ecco, noi siamo i tuoi ministri".
 
 [16] Il re dunque uscì a piedi con tutta la famiglia; lasciò dieci
        concubine a custodire la reggia.
 
 [17] Il re uscì dunque a piedi con tutto il popolo e si fermarono
        all'ultima casa.
 
 [18] Tutti i ministri del re camminavano al suo fianco e tutti i Cretei
        e tutti i Peletei e Ittài con tutti quelli di Gat, seicento uomini
        venuti da Gat al suo seguito, sfilavano davanti al re.
 
 [19] Allora il re disse a Ittài di Gat: "Perché vuoi venire anche
        tu con noi? Torna indietro e resta con il re, perché sei un forestiero
        e per di più un esule dalla tua patria.
 
 [20] Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei errare con noi, mentre io
        stesso vado dove capiterà di andare? Torna indietro e riconduci con te
        i tuoi fratelli; siano con te la grazia e la fedeltà al Signore!".
 
 [21] Ma Ittài rispose al re: "Per la vita del Signore e la tua, o
        re mio signore, in qualunque luogo sarà il re mio signore, per morire o
        per vivere, là sarà anche il tuo servo".
 
 [22] Allora Davide disse a Ittài: "Và, prosegui pure!". Ittài,
        quello di Gat, proseguì con tutti gli uomini e con tutte le donne e i
        bambini che erano con lui.
 
 [23] Tutti quelli del paese piangevano ad alta voce, mentre tutto il
        popolo passava. Il re stava in piedi nella valle del Cedron e tutto il
        popolo passava davanti a lui prendendo la via del deserto.
 
 [24] Ecco venire anche Zadòk con tutti i leviti, i quali portavano
        l'arca dell'alleanza di Dio. Essi deposero l'arca di Dio presso Ebiatàr,
        finché tutto il popolo non finì di uscire dalla città.
 
 [25] Il re disse a Zadòk: "Riporta in città l'arca di Dio! Se io
        trovo grazia agli occhi del Signore, egli mi farà tornare e me la farà
        rivedere insieme con la sua Dimora.
 
 [26] Ma se dice: Non ti gradisco, eccomi: faccia di me quello che sarà
        bene davanti a lui".
 
 [27] Il re aggiunse al sacerdote Zadòk: "Vedi? Torna in pace in
        città con tuo figlio Achimaaz e Giònata figlio di Ebiatàr.
 
 [28] Badate: io aspetterò presso i guadi del deserto, finché mi sia
        portata qualche notizia da parte vostra".
 
 [29] Così Zadòk ed Ebiatàr riportarono a Gerusalemme l'arca di Dio e
        là dimorarono.
 
 [30] Davide saliva l'erta degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con
        il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva
        il capo coperto e, salendo, piangeva.
 
 [31] Fu intanto portata a Davide la notizia: "Achitòfel è con
        Assalonne tra i congiurati". Davide disse: "Rendi vani i
        consigli di Achitòfel, Signore!".
 
 [32] Quando Davide fu giunto in vetta al monte, al luogo dove ci si
        prostra a Dio, ecco farglisi incontro Cusài, l'Archita, con la tunica
        stracciata e il capo coperto di polvere.
 
 [33] Davide gli disse: "Se tu procedi con me, mi sarai di peso;
 
 [34] ma se torni in città e dici ad Assalonne: Io sarò tuo servo, o
        re; come sono stato servo di tuo padre prima, così sarò ora tuo servo,
        tu dissiperai in mio favore i consigli di Achitòfel.
 
 [35] E non avrai forse là con te i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr? Quanto
        sentirai dire della reggia, lo riferirai ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr.
 
 [36] Ecco, essi hanno con loro i due figli, Achimaaz, figlio di Zadòk e
        Giònata, figlio di Ebiatàr; per mezzo di loro mi farete sapere quanto
        avrete sentito".
 
 [37] Cusài, amico di Davide, arrivò in città quando Assalonne entrava
        in Gerusalemme.
 16 [1]
        Davide aveva di poco superato la cima del monte, quando ecco Zibà,
        servo di Merib-Bàal, gli si fece incontro con un paio di asini sellati
        e carichi di duecento pani, cento grappoli di uva secca, cento frutti
        d'estate e un otre di vino.
 [2] Il re disse a Zibà: "Che vuoi fare di queste cose?". Zibà
        rispose: "Gli asini serviranno di cavalcatura alla reggia, i pani e
        i frutti d'estate sono per sfamare i giovani, il vino per dissetare
        quelli che saranno stanchi nel deserto".
 
 [3] Il re disse: "Dov'è il figlio del tuo signore?". Zibà
        rispose al re: "Ecco, è rimasto a Gerusalemme perché ha detto:
        Oggi la casa di Israele mi renderà il regno di mio padre".
 
 [4] Il re disse a Zibà: "Quanto appartiene a Merib-Bàal è
        tuo". Zibà rispose: "Mi prostro! Possa io trovar grazia ai
        tuoi occhi, re mio signore!".
 
 [5] Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un
        uomo della stessa famiglia della casa di Saul, chiamato Simeì, figlio
        di Ghera. Egli usciva imprecando
 
 [6] e gettava sassi contro Davide e contro tutti i ministri del re
        Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla destra e
        alla sinistra del re.
 
 [7] Simeì, maledicendo Davide, diceva: "Vattene, vattene,
        sanguinario, scellerato!
 
 [8] Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa
        di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle
        mani di Assalonne tuo figlio ed eccoti nella sventura che hai meritato,
        perché sei un sanguinario".
 
 [9] Allora Abisài figlio di Zeruià disse al re: "Perché questo
        cane morto dovrà maledire il re mio signore? Lascia che io vada e gli
        tagli la testa!".
 
 [10] Ma il re rispose: "Che ho io in comune con voi, figli di Zeruià?
        Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: Maledici Davide! E chi
        potrà dire: Perché fai così?".
 
 [11] Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi ministri: "Ecco,
        il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: Quanto più
        ora questo Beniaminita! Lasciate che maledica, poiché glielo ha
        ordinato il Signore.
 
 [12] Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene
        in cambio della maledizione di oggi".
 
 [13] Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simeì camminava
        sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e, cammin facendo,
        imprecava contro di lui, gli tirava sassi e gli lanciava polvere.
 
 [14] Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il
        Giordano e là ripresero fiato.
 
 [15] Intanto Assalonne con tutti gli Israeliti era entrato in
        Gerusalemme e Achitòfel era con lui.
 
 [16] Quando Cusài l'Archita, l'amico di Davide, fu giunto presso
        Assalonne gli disse: "Viva il re! Viva il re!".
 
 [17] Assalonne disse a Cusài: "Questa è la fedeltà che hai per
        il tuo amico? Perché non sei andato con il tuo amico?".
 
 [18] Cusài rispose ad Assalonne: "No, io sarò per colui che il
        Signore e questo popolo e tutti gli Israeliti hanno scelto e con lui
        rimarrò.
 
 [19] E poi di chi sarò schiavo? Non lo sarò forse di suo figlio? Come
        ho servito tuo padre, così servirò te".
 
 [20] Allora Assalonne disse ad Achitòfel: "Consultatevi su quello
        che dobbiamo fare".
 
 [21] Achitòfel rispose ad Assalonne: "Entra dalle concubine che
        tuo padre ha lasciate a custodia della casa; tutto Israele saprà che ti
        sei reso odioso a tuo padre e sarà rafforzato il coraggio di tutti i
        tuoi".
 
 [22] Fu dunque piantata una tenda sulla terrazza per Assalonne e
        Assalonne entrò dalle concubine del padre, alla vista di tutto Israele.
 
 [23] In quei giorni un consiglio dato da Achitòfel era come una parola
        data da Dio a chi lo consulta. Così era di tutti i consigli di Achitòfel
        per Davide e per Assalonne.
 17 [1]
        Achitòfel disse ad Assalonne: "Sceglierò dodicimila uomini: mi
        metterò ad inseguire Davide questa notte;
 [2] gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche;
        lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io
        colpirò solo il re
 
 [3] e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al marito.
        La vita di un solo uomo tu cerchi; la gente di lui rimarrà
        tranquilla".
 
 [4] Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d'Israele.
 
 [5] Ma Assalonne disse: "Chiamate anche Cusài l'Archita e sentiamo
        ciò che ha in bocca anche lui".
 
 [6] Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: "Achitòfel
        ha parlato così e così; dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla
        tu!".
 
 [7] Cusài rispose ad Assalonne: "Questa volta il consiglio dato da
        Achitòfel non è buono".
 
 [8] Cusài continuò: "Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai
        che sono uomini valorosi e che hanno l'animo esasperato come un'orsa
        nella campagna quando le sono stati rapiti i figli; poi tuo padre è un
        guerriero e non passerà la notte con il popolo.
 
 [9] A quest'ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro
        luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, qualcuno lo verrà
        a sapere e si dirà: C'è stata una strage tra la gente che segue
        Assalonne.
 
 [10] Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si
        avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i
        suoi uomini sono valorosi.
 
 [11] Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si
        raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare,
        e che tu vada in persona alla battaglia.
 
 [12] Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e gli
        piomberemo addosso come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi
        uomini non ne scamperà uno solo.
 
 [13] Se invece si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde
        a quella città e noi la trascineremo nella valle, così che non se ne
        trovi più nemmeno una pietruzza".
 
 [14] Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: "Il consiglio di Cusài
        l'Archita è migliore di quello di Achitòfel". Il Signore aveva
        stabilito di mandare a vuoto il saggio consiglio di Achitòfel per far
        cadere la sciagura su Assalonne.
 
 [15] Allora Cusài disse ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Achitòfel
        ha consigliato Assalonne e gli anziani d'Israele così e così, ma io ho
        consigliato in questo modo.
 
 [16] Ora dunque mandate in fretta ad informare Davide e ditegli: Non
        passare la notte presso i guadi del deserto, ma passa subito dall'altra
        parte, perché non venga lo sterminio sul re e sulla gente che è con
        lui".
 
 [17] Ora Giònata e Achimaaz stavano presso En-Roghèl, in attesa che
        una schiava andasse a portare le notizie che essi dovevano andare a
        riferire al re Davide; perché non potevano farsi vedere ad entrare in
        città.
 
 [18] Ma un giovane li vide e informò Assalonne. I due partirono di
        corsa e giunsero a Bacurìm a casa di un uomo che aveva nel cortile una
        cisterna.
 
 [19] Quelli vi si calarono e la donna di casa prese una coperta, la
        distese sulla bocca della cisterna e vi sparse grano pesto, così che
        non ci si accorgeva di nulla.
 
 [20] I servi di Assalonne vennero in casa della donna e chiesero:
        "Dove sono Achimaaz e Giònata?". La donna rispose loro:
        "Hanno passato il serbatoio dell'acqua". Quelli si misero a
        cercarli, ma, non riuscendo a trovarli, tornarono a Gerusalemme.
 
 [21] Quando costoro se ne furono partiti, i due uscirono dalla cisterna
        e andarono ad informare il re Davide. Gli dissero: "Muovetevi e
        passate in fretta l'acqua, perché così ha consigliato Achitòfel a
        vostro danno".
 
 [22] Allora Davide si mosse con tutta la sua gente e passò il Giordano.
        All'apparire del giorno, neppure uno era rimasto che non avesse passato
        il Giordano.
 
 [23] Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito,
        sellò l'asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in
        ordine gli affari della casa e s'impiccò. Così morì e fu sepolto nel
        sepolcro di suo padre.
 
 [24] Davide era giunto a Macanàim, quando Assalonne passò il Giordano
        con tutti gli Israeliti.
 
 [25] Assalonne aveva posto a capo dell'esercito Amasà invece di Ioab.
        Amasà era figlio di un uomo chiamato Itrà l'Ismaelita, il quale si era
        unito a Abigàl, figlia di Iesse e sorella di Zeruià, madre di Ioab.
 
 [26] Israele e Assalonne si accamparono nel paese di Gàlaad.
 
 [27] Quando Davide fu giunto a Macanàim, Sobì, figlio di Nacàs che
        era da Rabbà, città degli Ammoniti, Machìr, figlio di Ammiel da Lodebàr,
        e Barzillài, il Galaadita di Roghelìm,
 
 [28] portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo,
        farina, grano arrostito, fave, lenticchie,
 
 [29] miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e
        per la sua gente perché mangiassero; infatti dicevano: "Questa
        gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto".
 18 [1]
        Davide passò in rassegna la sua gente e costituì capi di migliaia e
        capi di centinaia per comandarla.
 [2] Divise la gente in tre corpi: un terzo sotto il comando di Ioab, un
        terzo sotto il comando di Abisài figlio di Zeruià, fratello di Ioab, e
        un terzo sotto il comando di Ittài di Gat. Poi il re disse al popolo:
        "Voglio uscire anch'io con voi!".
 
 [3] Ma il popolo rispose: "Tu non devi uscire, perché se noi
        fossimo messi in fuga, non si farebbe alcun caso di noi; quand'anche
        perisse la metà di noi, non se ne farebbe alcun caso, ma tu conti per
        diecimila di noi; è meglio che ti tenga pronto a darci aiuto dalla città".
 
 [4] Il re rispose loro: "Farò quello che vi sembra bene". Il
        re si fermò al fianco della porta, mentre tutto l'esercito usciva a
        schiere di cento e di mille uomini.
 
 [5] Il re ordinò a Ioab, ad Abisài e ad Ittài: "Trattatemi con
        riguardo il giovane Assalonne!". E tutto il popolo udì quanto il
        re ordinò a tutti i capi nei riguardi di Assalonne.
 
 [6] L'esercito uscì in campo contro Israele e la battaglia ebbe luogo
        nella foresta di Efraim.
 
 [7] La gente d'Israele fu in quel luogo sconfitta dai servi di Davide;
        la strage fu grande: in quel giorno caddero ventimila uomini.
 
 [8] La battaglia si estese su tutta la contrada e la foresta divorò in
        quel giorno molta più gente di quanta non ne avesse divorato la spada.
 
 [9] Ora Assalonne s'imbattè nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il
        mulo; il mulo entrò sotto i rami di un grande terebinto e la testa di
        Assalonne rimase impigliata nel terebinto e così egli restò sospeso
        fra cielo e terra; mentre il mulo che era sotto di lui passava oltre.
 
 [10] Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: "Ho visto Assalonne
        appeso a un terebinto".
 
 [11] Ioab rispose all'uomo che gli portava la notizia: "Dunque,
        l'hai visto? E perché non l'hai tu, sul posto, steso al suolo? Io non
        avrei mancato di darti dieci sicli d'argento e una cintura".
 
 [12] Ma quell'uomo disse a Ioab: "Quand'anche mi fossero messi in
        mano mille sicli d'argento, io non stenderei la mano sul figlio del re;
        perché con i nostri orecchi abbiamo udito l'ordine che il re ha dato a
        te, ad Abisài e a Ittài: Salvatemi il giovane Assalonne!
 
 [13] Se io avessi commesso di mia testa una perfidia, poiché nulla
        rimane nascosto al re, tu stesso saresti sorto contro di me".
 
 [14] Allora Ioab disse: "Io non voglio perdere così il tempo con
        te". Prese in mano tre dardi e li immerse nel cuore di Assalonne,
        che era ancora vivo nel folto del terebinto.
 
 [15] Poi dieci giovani scudieri di Ioab circondarono Assalonne, lo
        colpirono e lo finirono.
 
 [16] Allora Ioab suonò la tromba e il popolo cessò di inseguire
        Israele, perché Ioab aveva trattenuto il popolo.
 
 [17] Poi presero Assalonne, lo gettarono in una grande fossa nella
        foresta ed elevarono sopra di lui un enorme mucchio di pietre. Tutto
        Israele era fuggito ciascuno nella sua tenda.
 
 [18] Ora Assalonne mentre era in vita, si era eretta la stele che è
        nella Valle del re; perché diceva: "Io non ho un figlio che
        conservi il ricordo del mio nome"; chiamò quella stele con il suo
        nome e la si chiamò di Assalonne fino ad oggi.
 
 [19] Achimaaz figlio di Zadòk disse a Ioab: "Correrò a portare al
        re la notizia che il Signore gli ha fatto giustizia contro i suoi
        nemici".
 
 [20] Ioab gli rispose: "Oggi tu non sarai l'uomo della buona
        notizia, la porterai un altro giorno; non porterai oggi la bella notizia
        perché il figlio del re è morto".
 
 [21] Poi Ioab disse all'Etiope: "Và e riferisci al re quello che
        hai visto". L'Etiope si prostrò a Ioab e corse via.
 
 [22] Achimaaz, figlio di Zadòk, disse di nuovo a Ioab: "Qualunque
        cosa avvenga, lasciami correre dietro all'Etiope". Ioab gli disse:
        "Ma perché correre, figlio mio? La buona notizia non ti porterà
        nulla di buono".
 
 [23] E l'altro: "Qualunque cosa avvenga, voglio correre". Ioab
        gli disse: "Corri!". Allora Achimaaz prese la corsa per la
        strada della valle e oltrepassò l'Etiope.
 
 [24] Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto
        della porta dal lato del muro; alzò gli occhi, guardò ed ecco un uomo
        correre tutto solo.
 
 [25] La sentinella gridò e avvertì il re. Il re disse: "Se è
        solo, porta una buona notizia". Quegli andava avvicinandosi sempre
        più.
 
 [26] Poi la sentinella vide un altro uomo che correva e gridò al
        guardiano: "Ecco un altro uomo correre tutto solo!". E il re:
        "Anche questo porta una buona notizia".
 
 [27] La sentinella disse: "Il modo di correre del primo mi pare
        quello di Achimaaz, figlio di Zadòk". E il re disse: "È un
        uomo dabbene: viene certo per una lieta notizia!".
 
 [28] Achimaaz gridò al re: "Pace!". Prostratosi dinanzi al re
        con la faccia a terra, disse: "Benedetto sia il Signore tuo Dio che
        ha messo in tuo potere gli uomini che avevano alzato le mani contro il
        re mio signore!".
 
 [29] Il re disse: "Il giovane Assalonne sta bene?". Achimaàz
        rispose: "Quando Ioab mandava il servo del re e me tuo servo, io
        vidi un gran tumulto, ma non so di che cosa si trattasse".
 
 [30] Il re gli disse: "Mettiti là, da parte". Quegli si mise
        da parte e aspettò.
 
 [31] Ed ecco arrivare l'Etiope che disse: "Buone notizie per il re
        mio signore! Il Signore ti ha reso oggi giustizia, liberandoti dalle
        mani di quanti erano insorti contro di te".
 
 [32] Il re disse all'Etiope: "Il giovane Assalonne sta bene?".
        L'Etiope rispose: "Diventino come quel giovane i nemici del re mio
        signore e quanti insorgono contro di te per farti il male!".
 19 [1]
        Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della
        porta e pianse; diceva in lacrime: "Figlio mio! Assalonne figlio
        mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne,
        figlio mio, figlio mio!".
 [2] Fu riferito a Ioab: "Ecco il re piange e fa lutto per
        Assalonne".
 
 [3] La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo,
        perché il popolo sentì dire in quel giorno: "Il re è molto
        afflitto a causa del figlio".
 
 [4] Il popolo in quel giorno rientrò in città furtivamente, come
        avrebbe fatto gente vergognosa per essere fuggita in battaglia.
 
 [5] Il re si era coperta la faccia e gridava a gran voce: "Figlio
        mio Assalonne, Assalonne figlio mio, figlio mio!".
 
 [6] Allora Ioab entrò in casa del re e disse: "Tu copri oggi di
        rossore il volto di tutta la tua gente, che in questo giorno ha salvato
        la vita a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, alle tue mogli e alle tue
        concubine,
 
 [7] perché mostri di amare quelli che ti odiano e di odiare quelli che
        ti amano. Infatti oggi tu mostri chiaramente che capi e ministri per te
        non contano nulla; ora io ho capito che, se Assalonne fosse vivo e noi
        fossimo quest'oggi tutti morti, allora sarebbe una cosa giusta ai tuoi
        occhi.
 
 [8] Ora dunque alzati, esci e parla al cuore della tua gente; perché io
        giuro per il Signore che, se non esci, neppure un uomo resterà con te
        questa notte; questa sarebbe per te la peggiore sventura di tutte quelle
        che ti sono cadute addosso dalla tua giovinezza fino ad oggi".
 
 [9] Allora il re si alzò e si sedette sulla porta; fu dato
        quest'annunzio a tutto il popolo: "Ecco il re sta seduto alla
        porta". E tutto il popolo venne alla presenza del re.
 
 [10] In tutte le tribù d'Israele tutto il popolo stava discutendo e
        diceva: "Il re ci ha liberati dalle mani dei nostri nemici e ci ha
        salvati dalle mani dei Filistei; ora è dovuto fuggire dal paese a causa
        di Assalonne.
 
 [11] Ma quanto ad Assalonne, che noi avevamo consacrato perché regnasse
        su di noi, è morto in battaglia. Ora perché non cercate di far tornare
        il re?".
 
 [12] Ciò che si diceva in tutto Israele era giunto a conoscenza del re.
        Il re Davide mandò a dire ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr:
        "Riferite agli anziani di Giuda: Perché volete essere gli ultimi a
        far tornare il re alla sua casa?
 
 [13] Voi siete mio osso e mia carne e perché dunque sareste gli ultimi
        a far tornare il re?
 
 [14] Dite ad Amasà: Non sei forse mio osso e mia carne? Dio mi faccia
        questo e mi aggiunga quest'altro, se tu non diventerai davanti a me capo
        dell'esercito per sempre al posto di Ioab!".
 
 [15] Così piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come se fosse
        stato il cuore di un sol uomo; essi mandarono a dire al re:
        "Ritorna tu e tutti i tuoi ministri".
 
 [16] Il re dunque tornò e giunse al Giordano; quelli di Giuda vennero a
        Gàlgala per andare incontro al re e per fargli passare il Giordano.
 
 [17] Simeì, figlio di Ghera, Beniaminita, che era di Bacurìm, si
        affrettò a scendere con gli uomini di Giuda incontro al re Davide.
 
 [18] Aveva con sé mille uomini di Beniamino. Zibà, il servo della casa
        di Saul, i suoi quindici figli con lui e i suoi venti servi si erano
        precipitati al Giordano prima del re
 
 [19] e avevano servito per far passare la famiglia del re e per fare
        quanto a lui sarebbe piaciuto. Intanto Simeì, figlio di Ghera, si gettò
        ai piedi del re nel momento in cui passava il Giordano
 
 [20] e disse al re: "Il mio signore non tenga conto della mia
        colpa! Non ricordarti di quanto il tuo servo ha commesso quando il re
        mio signore è uscito da Gerusalemme; il re non lo conservi nella sua
        mente!
 
 [21] Perché il tuo servo riconosce di aver peccato ed ecco, oggi, primo
        di tutta la casa di Giuseppe, sono sceso incontro al re mio
        signore".
 
 [22] Ma Abisài figlio di Zeruià, disse: "Non dovrà forse essere
        messo a morte Simeì perché ha maledetto il consacrato del
        Signore?".
 
 [23] Davide disse: "Che ho io in comune con voi, o figli di Zeruià,
        che vi mostriate oggi miei avversari? Si può mettere a morte oggi
        qualcuno in Israele? Non so dunque che oggi divento re di
        Israele?".
 
 [24] Il re disse a Simeì: "Tu non morirai!". E il re glielo
        giurò.
 
 [25] Anche Merib-Bàal nipote di Saul scese incontro al re. Non si era
        curato i piedi e le mani, né la barba intorno alle labbra e non aveva
        lavato le vesti dal giorno in cui il re era partito a quello in cui
        tornava in pace.
 
 [26] Quando giunse da Gerusalemme incontro al re, il re gli disse:
        "Perché non sei venuto con me, Merib-Bàal?".
 
 [27] Egli rispose: "Re, mio signore, il mio servo mi ha ingannato!
        Il tuo servo aveva detto: Io mi farò sellare l'asino, monterò e andrò
        con il re, perché il tuo servo è zoppo.
 
 [28] Ma egli ha calunniato il tuo servo presso il re mio signore. Però
        il re mio signore è come un angelo di Dio; fà dunque ciò che sembrerà
        bene ai tuoi occhi.
 
 [29] Perché tutti quelli della casa di mio padre non avevano meritato
        dal re mio signore altro che la morte; ma tu avevi posto il tuo servo
        fra quelli che mangiano alla tua tavola. E che diritto avrei ancora di
        implorare presso il re?".
 
 [30] Il re gli disse: "Non occorre che tu aggiunga altre parole. Ho
        deciso: tu e Zibà vi dividerete i campi".
 
 [31] Merib-Bàal rispose al re: "Se li prenda pure tutti lui, dato
        che ormai il re mio signore è tornato in pace a casa!".
 
 [32] Barzillài il Galaadita era sceso da Roghelìm e aveva passato il
        Giordano con il re, per congedarsi da lui presso il Giordano.
 
 [33] Barzillài era molto vecchio: aveva ottant'anni. Aveva fornito i
        viveri al re mentre questi si trovava a Macanàim, perché era un uomo
        molto facoltoso.
 
 [34] Il re disse a Barzillài: "Vieni con me; io provvederò al tuo
        sostentamento presso di me, a Gerusalemme".
 
 [35] Ma Barzillài rispose al re: "Quanti sono gli anni che mi
        restano da vivere, perché io salga con il re a Gerusalemme?
 
 [36] Io ho ora ottant'anni; posso forse ancora distinguere ciò che è
        buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che
        mangia e ciò che beve? Posso udire ancora la voce dei cantori e delle
        cantanti? E perché allora il tuo servo dovrebbe essere di peso al re
        mio signore?
 
 [37] Solo per poco tempo il tuo servo verrà con il re oltre il
        Giordano; perché il re dovrebbe darmi una tale ricompensa?
 
 [38] Lascia che il tuo servo torni indietro e che io possa morire nella
        mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre. Ecco qui mio
        figlio, il tuo servo Chimàm; venga lui con il re mio signore; fà per
        lui quello che ti piacerà".
 
 [39] Il re rispose: "Venga dunque con me Chimàm e io farò per lui
        quello che a te piacerà; farò per te quello che desidererai da
        me".
 
 [40] Poi tutto il popolo passò il Giordano; il re l'aveva già passato.
        Allora il re baciò Barzillài e lo benedisse; quegli tornò a casa.
 
 [41] Così il re passò verso Gàlgala e Chimàm era venuto con lui.
        Tutta la gente di Giuda e anche metà della gente d'Israele aveva fatto
        passare il re.
 
 [42] Allora tutti gli Israeliti vennero dal re e gli dissero:
        "Perché i nostri fratelli, gli uomini di Giuda, ti hanno portato
        via di nascosto e hanno fatto passare il Giordano al re, alla sua
        famiglia e a tutta la gente di Davide?".
 
 [43] Tutti gli uomini di Giuda risposero agli Israeliti: "Il re è
        un nostro parente stretto; perché vi adirate per questo? Abbiamo forse
        mangiato a spese del re o ci fu portata qualche porzione?".
 
 [44] Gli Israeliti replicarono agli uomini di Giuda: "Dieci parti
        mi spettano sul re; inoltre sono io il primogenito e non tu; perché mi
        hai disprezzato? Non sono forse stato il primo a proporre di far tornare
        il re?". Ma il parlare degli uomini di Giuda fu più violento di
        quello degli Israeliti.
 20 [1] Ora
        si trovava là un uomo iniquo chiamato Sèba, figlio di Bicrì, un
        Beniaminita, il quale suonò la tromba e disse:"Non abbiamo alcuna parte con Davide
 e non abbiamo un'eredità con il figlio di Iesse.
 Ognuno alle proprie tende, Israele!".
 
 [2] Tutti gli Israeliti si allontanarono da Davide per seguire Sèba,
        figlio di Bicrì; ma gli uomini di Giuda rimasero attaccati al loro re e
        lo accompagnarono dal Giordano fino a Gerusalemme.
 
 [3] Davide entrò nella reggia a Gerusalemme. Il re prese le dieci
        concubine che aveva lasciate a custodia della reggia e le mise in un
        domicilio sorvegliato; egli somministrava loro gli alimenti, ma non si
        accostava loro; rimasero così recluse fino al giorno della loro morte,
        in stato di vedovanza perenne.
 
 [4] Poi il re disse ad Amasà: "Radunami tutti gli uomini di Giuda
        in tre giorni; poi vieni qui".
 
 [5] Amasà dunque partì per adunare gli uomini di Giuda; ma tardò più
        del tempo fissato.
 
 [6] Allora Davide disse ad Abisài: "Sèba figlio di Bicrì ci farà
        ora più male di Assalonne; prendi i servi del tuo signore e inseguilo,
        perché non trovi fortezze e ci sfugga".
 
 [7] Abisài uscì per la spedizione, seguito dalla gente di Ioab, dai
        Cretei, dai Peletei e da tutti i prodi; uscirono da Gerusalemme per
        inseguire Sèba figlio di Bicrì.
 
 [8] Si trovavano presso la grande pietra che è in Gàbaon, quando Amasà
        venne loro incontro. Ioab indossava la veste militare, sopra la quale
        portava la cintura con la spada pendente dai fianchi nel fodero; egli la
        fece uscire e cadere.
 
 [9] Ioab disse ad Amasà: "Stai bene, fratello mio?" e con la
        destra prese Amasà per la barba per baciarlo.
 
 [10] Amasà non fece attenzione alla spada che Ioab aveva nell'altra
        mano; Ioab lo colpì al basso ventre e ne sparse le viscere a terra; non
        lo colpì una seconda volta perché era già morto. Poi Ioab e Abisài
        suo fratello inseguirono Sèba, figlio di Bicrì.
 
 [11] Uno dei giovani di Ioab era rimasto presso Amasà e diceva:
        "Chi ama Ioab e chi è per Davide segua Ioab!".
 
 [12] Intanto Amasà si rotolava nel sangue in mezzo alla strada e
        quell'uomo si accorse che tutto il popolo si fermava. Allora trascinò
        Amasà fuori della strada in un campo e gli buttò addosso una veste,
        perché quanti gli arrivavano vicino lo vedevano e si fermavano.
 
 [13] Quando esso fu tolto dalla strada, tutti passarono al seguito di
        Ioab per dare la caccia a Sèba, figlio di Bicrì.
 
 [14] Attraversarono il territorio di tutte le tribù d'Israele fino ad
        Abel-Bet-Maacà, dove tutti quelli della famiglia di Bicrì erano stati
        convocati ed erano entrati al seguito di Sèba.
 
 [15] Vennero dunque, assediarono Sèba in Abel-Bet-Maacà e innalzarono
        contro la città un terrapieno; tutto il popolo che era con Ioab scavava
        per demolire le mura.
 
 [16] Allora una donna saggia gridò dalla città: "Ascoltate,
        ascoltate! Dite a Ioab di avvicinarsi, gli voglio parlare!".
 
 [17] Quando egli si fu avvicinato, la donna gli chiese: "Sei tu
        Ioab?". Egli rispose: "Sì". Allora essa gli disse:
        "Ascolta la parola della tua schiava". Egli rispose:
        "Ascolto".
 
 [18] Riprese: "Una volta si soleva dire: Si interroghi bene ad Abel
        e a Dan per sapere se sono venute meno le costumanze
 
 [19] stabilite dai fedeli d'Israele. Tu cerchi di far perire una città
        che è una madre in Israele. Perché vuoi distruggere l'eredità del
        Signore?".
 
 [20] Ioab rispose: "Lungi, lungi da me l'idea di distruggere e di
        rovinare.
 
 [21] La questione è diversa: un uomo delle montagne di Efraim, chiamato
        Sèba, figlio di Bicrì, ha alzato la mano contro il re Davide.
        Consegnatemi lui solo e io mi allontanerò dalla città". La donna
        disse a Ioab: "Ecco, la sua testa ti sarà gettata dall'alto delle
        mura".
 
 [22] Allora la donna rientrò in città e parlò a tutto il popolo con
        saggezza; così quelli tagliarono la testa a Sèba, figlio di Bicrì, e
        la gettarono a Ioab. Egli fece suonare la tromba; tutti si dispersero
        lontano dalla città e ognuno andò alla propria tenda. Poi Ioab tornò
        a Gerusalemme presso il re.
 
 [23] Ioab era a capo di tutto l'esercito d'Israele; Benaià, figlio di
        Ioiadà, era capo dei Cretei e dei Peletei;
 
 [24] Adoràm sovrintendeva ai lavori forzati; Giosafat, figlio di Achilùd,
        era archivista;
 
 [25] Seraià era scriba; Zadòk ed Ebiatàr erano sacerdoti e anche Ira
        lo Iairita era ministro di Davide.
 21 [1] Al
        tempo di Davide ci fu una carestia per tre anni; Davide cercò il volto
        del Signore e il Signore gli disse: "Su Saul e sulla sua casa pesa
        un fatto di sangue, perché egli ha fatto morire i Gabaoniti".
 [2] Allora il re chiamò i Gabaoniti e parlò loro. I Gabaoniti non
        erano del numero degli Israeliti, ma un resto degli Amorrèi, e gli
        Israeliti avevano giurato loro; Saul però, nel suo zelo per gli
        Israeliti e per quelli di Giuda, aveva cercato di sterminarli.
 
 [3] Davide disse ai Gabaoniti: "Che devo fare per voi? In che modo
        espierò, perché voi benediciate l'eredità del Signore?".
 
 [4] I Gabaoniti gli risposero: "Fra noi e Saul e la sua casa non è
        questione d'argento o d'oro, né ci riguarda l'uccidere qualcuno in
        Israele". Il re disse: "Quello che voi direte io lo farò per
        voi".
 
 [5] Quelli risposero al re: "Di quell'uomo che ci ha distrutti e
        aveva fatto il piano di sterminarci, perché più non sopravvivessimo
        entro alcun confine d'Israele,
 
 [6] ci siano consegnati sette uomini tra i suoi figli e noi li
        impiccheremo davanti al Signore in Gàbaon, sul monte del Signore".
        Il re disse: "Ve li consegnerò".
 
 [7] Il re risparmiò Merib-Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, per
        il giuramento che Davide e Giònata, figlio di Saul, si erano fatto
        davanti al Signore;
 
 [8] ma il re prese i due figli che Rizpà figlia di Aià aveva partoriti
        a Saul, Armonì e Merib-Bàal e i cinque figli che Meràb figlia di Saul
        aveva partoriti ad Adrièl il Mecolatita figlio di Barzillài.
 
 [9] Li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul monte, davanti al
        Signore. Tutti e sette perirono insieme. Furono messi a morte nei primi
        giorni della mietitura, quando si cominciava a mietere l'orzo.
 
 [10] Allora Rizpà, figlia di Aià, prese il mantello di sacco e lo
        tese, fissandolo alla roccia, e stette là dal principio della mietitura
        dell'orzo finché dal cielo non cadde su di loro la pioggia. Essa non
        permise agli uccelli del cielo di posarsi su di essi di giorno e alle
        bestie selvatiche di accostarsi di notte.
 
 [11] Fu riferito a Davide quello che Rizpà, figlia di Aià, concubina
        di Saul, aveva fatto.
 
 [12] Davide andò a prendere le ossa di Saul e quelle di Giònata suo
        figlio presso i cittadini di Iabès di Gàlaad, i quali le avevano
        portate via dalla piazza di Beisan, dove i Filistei avevano appeso i
        cadaveri quando avevano sconfitto Saul sul Gelboe.
 
 [13] Egli riportò le ossa di Saul e quelle di Giònata suo figlio; poi
        si raccolsero anche le ossa di quelli che erano stati impiccati.
 
 [14] Le ossa di Saul e di Giònata suo figlio, come anche le ossa degli
        impiccati furono sepolte nel paese di Beniamino a Zela, nel sepolcro di
        Kis, padre di Saul; fu fatto quanto il re aveva ordinato. Dopo, Dio si
        mostrò placato verso il paese.
 
 [15] I Filistei mossero di nuovo guerra ad Israele e Davide scese con i
        suoi sudditi a combattere contro i Filistei. Davide era stanco
 
 [16] e Isbi-Benòb, uno dei figli di Rafa, che aveva una lancia del peso
        di trecento sicli di rame ed era cinto di una spada nuova, manifestò il
        proposito di uccidere Davide;
 
 [17] ma Abisài, figlio di Zeruià, venne in aiuto al re, colpì il
        Filisteo e lo uccise. Allora i ministri di Davide gli giurarono:
        "Tu non uscirai più con noi a combattere e non spegnerai la
        lampada d'Israele".
 
 [18] Dopo, ci fu un'altra battaglia contro i Filistei, a Gob; allora
        Sibbecài il Cusatita uccise Saf, uno dei figli di Rafa.
 
 [19] Ci fu un'altra battaglia contro i Filistei a Gob; Elcanàn, figlio
        di Iair di Betlemme, uccise il fratello di Golia di Gat: l'asta della
        sua lancia era come un subbio di tessitori.
 
 [20] Ci fu un'altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande
        statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro
        dita: anch'egli era nato a Rafa.
 
 [21] Costui insultò Israele, ma lo uccise Giònata, figlio di Simeà,
        fratello di Davide.
 
 [22] Questi quattro erano nati a Rafa, in Gat. Essi perirono per mano di
        Davide e per mano dei suoi ministri.
 22 [1]
        Davide rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore
        lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici, specialmente dalla mano di
        Saul.
 [2] Egli disse:
 "Il Signore è la mia roccia,
 la mia fortezza, il mio liberatore,
 
 [3] il mio Dio, la mia rupe in cui mi rifugio,
 il mio scudo, la mia salvezza, il mio riparo!
 Sei la mia roccaforte che mi salva:
 tu mi salvi dalla violenza.
 
 [4] Invoco il Signore, degno di ogni lode,
 e sono liberato dai miei nemici.
 
 [5] Mi circondavano i flutti della morte,
 mi atterrivano torrenti esiziali.
 
 [6] Mi avviluppavano le funi degli inferi;
 mi stavano davanti i lacci della morte.
 
 [7] Nell'angoscia ho invocato il Signore,
 ho gridato al mio Dio,
 Egli ha ascoltato dal suo tempio la mia voce;
 il mio grido è giunto ai suoi orecchi.
 
 [8] Si scosse la terra e sobbalzò;
 tremarono le fondamenta del cielo;
 si scossero, perché egli si era irritato.
 
 [9] Fumo salì dalle sue narici;
 dalla sua bocca uscì un fuoco divoratore;
 carboni accesi partirono da lui.
 
 [10] Egli piegò i cieli e discese;
 una nube oscura era sotto i suoi piedi.
 
 [11] Cavalcò un cherubino e volò;
 si librò sulle ali del vento.
 
 [12] Si avvolse di tenebra tutto intorno;
 acque scure e dense nubi erano la sua tenda.
 
 [13] Per lo splendore che lo precedeva
 arsero carboni infuocati.
 
 [14] Il Signore tuonò nei cieli,
 l'Altissimo emise la sua voce.
 
 [15] Scagliò frecce e li disperse;
 vibrò folgori e li mise in fuga.
 
 [16] Apparvero le profondità marine;
 si scoprirono le basi del mondo,
 come effetto della tua minaccia, Signore,
 del soffio violento della tua ira.
 
 [17] Dall'alto stese la mano e mi prese;
 mi fece uscire dalle grandi acque.
 
 [18] Mi liberò dai miei robusti avversari,
 dai miei nemici più forti di me.
 
 [19] Mi affrontarono nel giorno della mia rovina,
 ma il Signore fu il mio sostegno.
 
 [20] Egli mi trasse al largo;
 mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza.
 
 [21] Il Signore mi ricompensò secondo la mia
        giustizia,
 mi trattò secondo la purità delle mie mani.
 
 [22] Perché mi sono mantenuto nelle vie del Signore,
 non sono stato empio, lontano dal mio Dio,
 
 [23] perché tutti i suoi decreti mi sono dinanzi
 e non ho allontanato da me le sue leggi.
 
 [24] Sono stato irreprensibile nei suoi riguardi;
 mi sono guardato dall'iniquità.
 
 [25] Il Signore mi trattò secondo la mia giustizia,
 secondo la purità delle mie mani alla sua presenza.
 
 [26] Con il pio ti mostri pio,
 con il prode ti mostri integro;
 
 [27] con il puro ti mostri puro,
 con il tortuoso ti mostri astuto.
 
 [28] Tu salvi la gente umile,
 mentre abbassi gli occhi dei superbi.
 
 [29] Sì, tu sei la mia lucerna, Signore;
 il Signore illumina la mia tenebra.
 
 [30] Sì, con te io posso affrontare una schiera,
 con il mio Dio posso slanciarmi sulle mura.
 
 [31] La via di Dio è perfetta;
 la parola del Signore è integra;
 egli è scudo per quanti si rifugiano in lui.
 
 [32] C'è forse un dio come il Signore;
 una rupe fuori del nostro Dio?
 
 [33] Dio mi cinge di forza,
 rende sicura la mia via.
 
 [34] Ha reso simili i miei piedi a quelli delle cerve;
 mi ha fatto stare sulle alture.
 
 [35] Ha addestrato la mia mano alla guerra;
 ha posto un arco di bronzo nelle mie braccia.
 
 [36] Mi hai dato lo scudo della tua salvezza,
 la tua sollecitudine mi fa crescere.
 
 [37] Fai largo davanti ai miei passi;
 le mie gambe non vacillano.
 
 [38] Inseguo e raggiungo i miei nemici,
 non desisto finché non siano distrutti.
 
 [39] Li colpisco ed essi non possono resistere;
 cadono sotto i miei piedi.
 
 [40] Mi cingi di forza per la battaglia;
 hai fatto piegare sotto di me i miei avversari.
 
 [41] Mi mostri i nemici di spalle,
 così io distruggo quelli che mi odiano.
 
 [42] Gridano, ma nessuno li salva,
 verso il Signore, che a loro non risponde.
 
 [43] Li disperdo come polvere della terra,
 li calpesto come fango delle piazze.
 
 [44] Tu mi liberi dalle contese del popolo;
 mi poni a capo di nazioni;
 un popolo non conosciuto mi serve.
 
 [45] I figli degli stranieri mi onorano
 appena sentono, mi obbediscono.
 
 [46] I figli degli stranieri vengono meno,
 lasciano con spavento i loro nascondigli.
 
 [47] Viva il Signore! Sia benedetta la mia rupe!
 Sia esaltato il Dio della mia salvezza!
 
 [48] Dio fa vendetta per me
 e mi sottomette i popoli.
 
 [49] Tu mi liberi dai miei nemici,
 mi innalzi sopra i miei avversari,
 mi liberi dall'uomo violento.
 
 [50] Perciò ti loderò, Signore,
 fra i popoli canterò inni al tuo nome.
 
 [51] Egli concede una grande vittoria al suo re,
 la grazia al suo consacrato,
 a Davide e ai suoi discendenti per sempre".
 23 [1]
        Queste sono le ultime parole di Davide:"Oracolo di Davide, figlio di Iesse,
 oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato,
 del consacrato del Dio di Giacobbe,
 del soave cantore d'Israele.
 
 [2] Lo spirito del Signore parla in me,
 la sua parola è sulla mia lingua;
 
 [3] il Dio di Giacobbe ha parlato,
 la rupe d'Israele mi ha detto:
 Chi governa gli uomini ed è giusto,
 chi governa con timore di Dio,
 
 [4] è come la luce del mattino
 al sorgere del sole,
 in un mattino senza nubi,
 che fa scintillare dopo la pioggia
 i germogli della terra.
 
 [5] Così è stabile la mia casa davanti a Dio,
 perché ha stabilito con me un'alleanza eterna,
 in tutto regolata e garantita.
 Non farà dunque germogliare
 quanto mi salva
        e quanto mi diletta?
 
 [6] Ma gli scellerati sono come spine,
 che si buttano via a fasci
 e non si prendono con la mano;
 
 [7] chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia
 e si bruciano al completo nel fuoco".
 
 [8] Questi sono i nomi dei prodi di Davide: Is-Bàal il Cacmonita, capo
        dei Tre. Egli impugnò la lancia contro ottocento uomini e li trafisse
        in un solo scontro.
 
 [9] Dopo di lui veniva Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre
        prodi che erano con Davide, quando sfidarono i Filistei schierati in
        battaglia, mentre gli Israeliti si ritiravano sulle alture.
 
 [10] Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita,
        rimase attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una
        grande vittoria e il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i
        cadaveri.
 
 [11] Dopo di lui veniva Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei
        erano radunati a Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di
        lenticchie: mentre il popolo fuggiva dinanzi ai Filistei,
 
 [12] Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i
        Filistei. E il Signore concesse una grande vittoria.
 
 [13] Tre dei Trenta scesero al tempo della mietitura e vennero da Davide
        nella caverna di Adullàm, mentre una schiera di Filistei era accampata
        nella valle dei Rèfaim.
 
 [14] Davide era allora nella fortezza e c'era un appostamento di
        Filistei a Betlemme.
 
 [15] Davide espresse un desiderio e disse: "Se qualcuno mi desse da
        bere l'acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!".
 
 [16] I tre prodi si aprirono un varco attraverso il campo filisteo,
        attinsero l'acqua dal pozzo di Betlemme, vicino alla porta, la presero e
        la presentarono a Davide; il quale però non ne volle bere, ma la sparse
        davanti al Signore,
 
 [17] dicendo: "Lungi da me, Signore, il fare tal cosa! È il sangue
        di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!".
        Non la volle bere. Questo fecero quei tre prodi.
 
 [18] Abisài, fratello di Ioab, figlio di Zeruià, fu il capo dei
        Trenta. Egli impugnò la lancia contro trecento uomini e li trafisse; si
        acquistò fama fra i trenta.
 
 [19] Fu il più glorioso dei Trenta e perciò fu fatto loro capo, ma non
        giunse alla pari dei Tre.
 
 [20] Poi veniva Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per
        le sue prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl,
        di Moab. Scese anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in
        un giorno di neve.
 
 [21] Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una
        lancia in mano; Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di
        mano all'Egiziano la lancia e lo uccise con la lancia di lui.
 
 [22] Questo fece Benaià figlio di Ioiadà, e si acquistò fama tra i
        trenta prodi.
 
 [23] Fu il più illustre dei Trenta, ma non giunse alla pari dei Tre.
        Davide lo ammise nel suo consiglio.
 
 [24] Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab, uno dei Trenta; Elcanàn
        figlio di Dodò, di Betlemme.
 
 [25] Sammà di Caròd; Elikà di Caròd;
 
 [26] Cèles di Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa;
 
 [27] Abièzer di Anatot; Mebunnài di Cusà;
 
 [28] Zalmòn di Acòach; Maharai di Netofà;
 
 [29] Chèleb figlio di Baanà, di Netofà; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa
        di Beniamino; Benaià di Piratòn;
 
 [30] Iddài di Nahale-Gaàs;
 
 [31] Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di Bacurìm;
 
 [32] Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun;
 
 [33] Giònata figlio di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di
        Afàr;
 
 [34] Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita; Eliàm figlio di Achitòfel,
        di Ghilo;
 
 [35] Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb;
 
 [36] Igàl figlio di Natàn, da Zobà; Banì di Gad;
 
 [37] Zèlek l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di
        Zeruià;
 
 [38] Irà di Ièter; Garèb di Ièter;
 
 [39] Uria l'Hittita. In tutto trentasette.
 24 [1] La
        collera del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide
        contro il popolo in questo modo: "Su, fà il censimento d'Israele e
        di Giuda".
 [2] Il re disse a Ioab e ai suoi capi dell'esercito: "Percorri
        tutte le tribù d'Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento
        del popolo, perché io conosca il numero della popolazione".
 
 [3] Ioab rispose al re: "Il Signore tuo Dio moltiplichi il popolo
        cento volte più di quello che è, e gli occhi del re mio signore
        possano vederlo! Ma perché il re mio signore desidera questa
        cosa?".
 
 [4] Ma l'ordine del re prevalse su Ioab e sui capi dell'esercito e Ioab
        e i capi dell'esercito si allontanarono dal re per fare il censimento
        del popolo d'Israele.
 
 [5] Passarono il Giordano e cominciarono da Aroer e dalla città che è
        in mezzo al torrente di Gad e presso Iazer.
 
 [6] Poi andarono in Gàlaad e nel paese degli Hittiti a Kades; andarono
        a Dan. Poi girarono intorno a Sidòne;
 
 [7] andarono alla fortezza di Tiro e in tutte le città degli Evei e dei
        Cananei e finirono nel Negheb di Giuda a Bersabea.
 
 [8] Percorsero così tutto il paese e dopo nove mesi e venti giorni
        tornarono a Gerusalemme.
 
 [9] Ioab consegnò al re la cifra del censimento del popolo: c'erano in
        Israele ottocentomila guerrieri che maneggiavano la spada; in Giuda
        cinquecentomila.
 
 [10] Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, si sentì
        battere il cuore e disse al Signore: "Ho peccato molto per quanto
        ho fatto; ma ora, Signore, perdona l'iniquità del tuo servo, poiché io
        ho commesso una grande stoltezza".
 
 [11] Quando Davide si fu alzato il mattino dopo, questa parola del
        Signore fu rivolta al profeta Gad, il veggente di David:
 
 [12] "Và a riferire a Davide: Dice il Signore: Io ti propongo tre
        cose: scegline una e quella ti farò".
 
 [13] Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: "Vuoi
        tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico
        che ti insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e
        vedi che cosa io debba rispondere a chi mi ha mandato".
 
 [14] Davide rispose a Gad: "Sono in grande angoscia! Ebbene cadiamo
        nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io
        non cada nelle mani degli uomini!".
 
 [15] Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino
        al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del
        popolo.
 
 [16] E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per
        distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che
        distruggeva il popolo: "Basta; ritira ora la mano!".
 Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo.
 
 [17] Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore:
        "Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno
        fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio
        padre!".
 
 [18] Quel giorno Gad venne da Davide e gli disse: "Sali, innalza un
        altare al Signore sull'aia di Araunà il Gebuseo".
 
 [19] Davide salì, secondo la parola di Gad, come il Signore aveva
        comandato.
 
 [20] Araunà guardò e vide il re e i suoi ministri dirigersi verso di
        lui. Araunà uscì e si prostrò davanti al re con la faccia a terra.
 
 [21] Poi Araunà disse: "Perché il re mio signore viene dal suo
        servo?". Davide rispose: "Per acquistare da te quest'aia e
        innalzarvi un altare al Signore, perché il flagello cessi di colpire il
        popolo".
 
 [22] Araunà disse a Davide: "Il re mio signore prenda e offra
        quanto gli piacerà! Ecco i buoi per l'olocausto; le trebbie e gli
        arnesi dei buoi serviranno da legna.
 
 [23] Tutte queste cose, re, Araunà te le regala". Poi Araunà
        disse al re: "Il Signore tuo Dio ti sia propizio!".
 
 [24] Ma il re rispose ad Araunà: "No, io acquisterò da te queste
        cose per il loro prezzo e non offrirò al Signore mio Dio olocausti che
        non mi costino nulla". Davide acquistò l'aia e i buoi per
        cinquanta sicli d'argento;
 
 [25] edificò in quel luogo un altare al Signore e offrì olocausti e
        sacrifici di comunione. Il Signore si mostrò placato verso il paese e
        il flagello cessò di colpire il popolo.
 PRIMO
        LIBRO DEI RE 1 [1] Il
        re Davide era vecchio e avanzato negli anni e, sebbene lo coprissero,
        non riusciva a riscaldarsi.
 [2] I suoi ministri gli suggerirono: "Si cerchi per il re nostro
        signore una vergine giovinetta, che assista il re e lo curi e dorma con
        lui; così il re nostro signore si riscalderà".
 
 [3] Si cercò in tutto il territorio d'Israele una giovane bella e si
        trovò Abisag da Sunem e la condussero al re.
 
 [4] La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva, ma il re
        non si unì a lei.
 
 [5] Ma Adonia, figlio di Agghìt, insuperbito, diceva: "Sarò io il
        re". Si procurò carri, cavalli e cinquanta uomini che lo
        precedessero.
 
 [6] Il re suo padre, per non affliggerlo, non gli disse mai: "Perché
        ti comporti in questo modo?". Adonia era molto bello; sua madre
        l'aveva partorito dopo Assalonne.
 
 [7] Si accordò con Ioab, figlio di Zeruià, e con il sacerdote Ebiatàr,
        che stavano dalla sua parte.
 
 [8] Invece il sacerdote Zadòk, Benaià figlio di Ioiadà, il profeta
        Natan, Simei, Rei e il nerbo delle milizie di Davide non si schierarono
        con Adonia.
 
 [9] Adonia un giorno immolò pecore e buoi e vitelli grassi sulla pietra
        Zochelet, che è vicina alla fonte di Roghèl. Invitò tutti i suoi
        fratelli, figli del re, e tutti gli uomini di Giuda al servizio del re.
 
 [10] Ma non invitò il profeta Natan, né Benaià, né i più valorosi
        soldati e neppure Salomone suo fratello.
 
 [11] Allora Natan disse a Betsabea, madre di Salomone: "Non hai
        sentito che Adonia, figlio di Agghìt, si è fatto re e Davide nostro
        signore non lo sa neppure?
 
 [12] Ebbene, ti do un consiglio, perché tu salvi la tua vita e quella
        del tuo figlio Salomone.
 
 [13] Và, presentati al re Davide e digli: Re mio signore, non hai forse
        giurato alla tua schiava che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di
        te, sedendo sul tuo trono? Perché si è fatto re Adonia?
 
 [14] Ecco, mentre tu starai ancora lì a parlare al re, io ti seguirò e
        confermerò le tue parole".
 
 [15] Betsabea si presentò nella camera del re, che era molto vecchio, e
        Abisag la Sunammita lo serviva.
 
 [16] Betsabea si inginocchiò e si prostrò davanti al re, che le domandò:
        "Che hai?".
 
 [17] Essa gli rispose: "Signore, tu hai giurato alla tua schiava
        per il Signore tuo Dio che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di
        te, sedendo sul tuo trono.
 
 [18] Ora invece Adonia è divenuto re e tu, re mio signore, non lo sai
        neppure.
 
 [19] Ha immolato molti buoi, vitelli grassi e pecore, ha invitato tutti
        i figli del re, il sacerdote Ebiatàr e Ioab capo dell'esercito, ma non
        ha invitato Salomone tuo servitore.
 
 [20] Re mio signore, gli occhi di tutto Israele sono su di te, perché
        annunzi loro chi siederà sul trono del re mio signore dopo di lui.
 
 [21] Quando il re mio signore si sarà addormentato con i suoi padri, io
        e mio figlio Salomone saremo trattati da colpevoli".
 
 [22] Mentre Betsabea ancora parlava con il re, arrivò il profeta Natan.
 
 [23] Fu annunziato al re: "Ecco c'è il profeta Natan". Questi
        si presentò al re, davanti al quale si prostrò con la faccia a terra.
 
 [24] Natan disse: "Re mio signore, tu forse hai decretato: Adonia
        regnerà dopo di me e siederà sul mio trono?
 
 [25] Difatti oggi egli è andato ad immolare molti buoi, vitelli grassi
        e pecore e ha invitato tutti i figli del re, i capi dell'esercito e il
        sacerdote Ebiatàr. Costoro mangiano e bevono con lui e gridano: Viva il
        re Adonia!
 
 [26] Ma non ha invitato me tuo servitore, né il sacerdote Zadòk, né
        Benaià figlio di Ioiadà, né Salomone tuo servitore.
 
 [27] Proprio il re mio signore ha ordinato ciò? Perché non hai
        indicato ai tuoi ministri chi siederà sul trono del re mio
        signore?".
 
 [28] Il re Davide, presa la parola, disse: "Chiamatemi
        Betsabea!". Costei si presentò al re e, restando essa alla sua
        presenza,
 
 [29] il re giurò: "Per la vita del Signore che mi ha liberato da
        ogni angoscia!
 
 [30] Come ti ho giurato per il Signore, Dio di Israele, che Salomone tuo
        figlio avrebbe regnato dopo di me, sedendo sul mio trono al mio posto,
        così farò oggi".
 
 [31] Betsabea si inginocchiò con la faccia a terra, si prostrò davanti
        al re dicendo: "Viva il mio signore, il re Davide, per
        sempre!".
 
 [32] Il re Davide fece chiamare il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e
        Benaià figlio di Ioiadà. Costoro si presentarono al re,
 
 [33] che disse loro: "Prendete con voi la guardia del vostro
        signore: fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a
        Ghicon.
 
 [34] Ivi il sacerdote Zadòk e il profeta Natan lo ungano re d'Israele.
        Voi suonerete la tromba e griderete: Viva il re Salomone!
 
 [35] Quindi risalirete dietro a lui, che verrà a sedere sul mio trono e
        regnerà al mio posto. Poiché io ho designato lui a divenire capo
        d'Israele e di Giuda".
 
 [36] Benaià figlio di Ioiadà rispose al re: "Così sia! Anche il
        Signore, Dio del re mio signore, decida allo stesso modo!
 
 [37] Come il Signore ha assistito il re mio signore, così assista
        Salomone e renda il suo trono più splendido di quello del re Davide mio
        signore".
 
 [38] Scesero il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di
        Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei; fecero montare Salomone
        sulla mula del re Davide e lo condussero a Ghicon.
 
 [39] Il sacerdote Zadòk prese il corno dell'olio dalla tenda e unse
        Salomone al suono della tromba. Tutti i presenti gridarono: "Viva
        il re Salomone!".
 
 [40] Risalirono tutti dietro a lui, suonando i flauti e mostrando una
        grandissima gioia e i luoghi rimbombavano delle loro acclamazioni.
 
 [41] Li sentirono Adonia e i suoi invitati, che avevano appena finito di
        mangiare. Ioab, udito il suono della tromba, chiese: "Che cos'è
        questo frastuono nella città in tumulto?".
 
 [42] Mentre parlava ecco giungere Giònata figlio del sacerdote Ebiatàr,
        al quale Adonia disse: "Vieni! Tu sei un valoroso e rechi certo
        buone notizie!".
 
 [43] "No - rispose Giònata ad Adonia - il re Davide nostro signore
        ha nominato re Salomone
 
 [44] e ha mandato con lui il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià
        figlio di Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei che l'hanno
        fatto montare sulla mula del re.
 
 [45] Il sacerdote Zadòk e il profeta Natan l'hanno unto re in Ghicon;
        quindi sono risaliti esultanti, mentre la città echeggiava di grida.
        Questo il motivo del frastuono da voi udito.
 
 [46] Anzi Salomone si è già seduto sul trono del regno
 
 [47] e i ministri del re sono andati a felicitarsi con il re Davide
        dicendo: Il tuo Dio renda il nome di Salomone più celebre del tuo e
        renda il suo trono più splendido del tuo! Il re si è prostrato sul
        letto,
 
 [48] poi ha detto: Sia benedetto il Signore, Dio di Israele, perché
        oggi ha concesso che uno sedesse sul mio trono e i miei occhi lo
        vedessero".
 
 [49] Tutti gli invitati di Adonia allora spaventati si alzarono e se ne
        andarono ognuno per la sua strada.
 
 [50] Adonia, che temeva Salomone, alzatosi andò ad aggrapparsi ai corni
        dell'altare.
 
 [51] Fu riferito a Salomone: "Sappi che Adonia, avendo paura del re
        Salomone, ha afferrato i corni dell'altare dicendo: Mi giuri oggi il re
        Salomone che non farà morire di spada il suo servitore".
 
 [52] Salomone disse: "Se si comporterà da uomo leale, neppure un
        suo capello cadrà a terra; ma se cadrà in qualche fallo, morirà".
 
 [53] Il re Salomone ordinò che lo facessero scendere dall'altare;
        quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse:
        "Vattene a casa!".
 2 [1]
        Sentendo avvicinarsi il giorno della sua morte, Davide fece queste
        raccomandazioni al figlio Salomone:
 [2] "Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra. Tu sii
        forte e mostrati uomo.
 
 [3] Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed
        eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue
        prescrizioni, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca
        in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto,
 
 [4] perché il Signore attui la promessa che mi ha fatto quando ha
        detto: Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare
        davanti a me con lealtà, con tutto il cuore e con tutta l'anima, sul
        trono d'Israele siederà sempre uno dei tuoi discendenti.
 
 [5] Anche tu sai quel che ha fatto a me Ioab, figlio di Zeruià, cioè
        come egli ha trattato i due capi dell'esercito di Israele, Abner figlio
        di Ner e Amasà figlio di Ieter, come li ha uccisi spargendo in tempo di
        pace il sangue, come si fa in guerra, e macchiando di sangue innocente
        la cintura dei suoi fianchi e i sandali dei suoi piedi.
 
 [6] Tu agirai con saggezza, ma non permetterai che la sua vecchiaia
        scenda in pace agli inferi.
 
 [7] Agirai con bontà verso i figli di Barzillài il Galaadita, che
        mangeranno alla tua tavola, perché mi hanno assistito mentre fuggivo da
        Assalonne tuo fratello.
 
 [8] Tu hai accanto a te anche Simèi figlio di Ghera, Beniaminita, di
        Bacurìm; egli mi maledisse con una maledizione terribile quando fuggivo
        verso Macanàim. Ma mi venne incontro al Giordano e gli giurai per il
        Signore: Non ti farò morire di spada.
 
 [9] Ora non lasciare impunito il suo peccato. Sei saggio e sai come
        trattarlo. Farai scendere la sua canizie agli inferi con morte
        violenta".
 
 [10] Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di
        Davide.
 
 [11] La durata del regno di Davide su Israele fu di quaranta anni: sette
        in Ebron e trentatré in Gerusalemme.
 
 [12] Salomone sedette sul trono di Davide suo padre e il suo regno si
        consolidò molto.
 
 [13] Adonia figlio di Agghìt si recò da Betsabea, madre di Salomone,
        che gli chiese: "Vieni con intenzioni pacifiche?".
        "Pacifiche", rispose quello,
 
 [14] e soggiunse: "Ho da dirti una cosa". E quella:
        "Parla!".
 
 [15] Egli disse: "Tu sai che il regno spettava a me e che tutti gli
        Israeliti si attendevano che io regnassi. Eppure il regno mi è sfuggito
        ed è passato a mio fratello, perché gli era stato decretato dal
        Signore.
 
 [16] Ora ti rivolgo una domanda; non respingermi". Ed essa:
        "Parla!".
 
 [17] Adonia disse: "Dì al re Salomone - il quale nulla ti può
        negare - che mi conceda in moglie Abisag la Sunammita".
 
 [18] Betsabea rispose: "Bene! Parlerò in tuo favore al re".
 
 [19] Betsabea si presentò al re Salomone per parlargli in favore di
        Adonia. Il re si alzò per andarle incontro, si prostrò davanti a lei,
        quindi sedette sul trono, facendo collocare un trono per la madre del
        re. Questa gli sedette alla destra
 
 [20] e disse: "Ho una piccola grazia da chiederti; non me la
        negare". Il re le rispose: "Chiedi, madre mia, non ti
        respingerò".
 
 [21] E quella: "Si conceda Abisag la Sunammita in moglie ad Adonia
        tuo fratello".
 
 [22] Il re Salomone rispose alla madre: "Perché tu mi chiedi
        Abisag la Sunammita per Adonia? Chiedi anche il regno per lui, poiché
        egli è mio fratello maggiore e per lui parteggiano il sacerdote Ebiatàr
        e Ioab figlio di Zeruià".
 
 [23] Il re Salomone giurò per il Signore: "Dio mi faccia questo e
        altro mi aggiunga, se non è vero che Adonia ha manifestato quest'idea a
        danno della propria vita.
 
 [24] Ebbene, per la vita del Signore che mi ha reso saldo, mi ha fatto
        sedere sul trono di Davide mio padre e mi ha concesso una casa come
        aveva promesso, oggi stesso Adonia verrà ucciso".
 
 [25] Il re Salomone ordinò a Benaià figlio di Ioiadà, di ucciderlo;
        così morì Adonia.
 
 [26] Al sacerdote Ebiatàr il re ordinò: "Vattene in Anatòt,
        nella tua campagna. Meriteresti la morte, ma oggi non ti faccio morire
        perché tu hai portato l'arca del Signore davanti a Davide mio padre e
        perché hai partecipato a tutte le traversie di mio padre".
 
 [27] Così Salomone escluse Ebiatàr dal sacerdozio del Signore,
        adempiendo la parola che il Signore aveva pronunziata in Silo riguardo
        alla casa di Eli.
 
 [28] Quando la notizia giunse a Ioab - questi era stato dalla parte di
        Adonia, ma non per Assalonne - Ioab si rifugiò nella tenda del Signore
        e si afferrò ai corni dell'altare.
 
 [29] Fu riferito al re Salomone come Ioab si fosse rifugiato nella tenda
        del Signore e si fosse posto al fianco dell'altare. Salomone inviò
        Benaià figlio di Ioiadà con l'ordine: "Và, colpiscilo!".
 
 [30] Benaià andò nella tenda del Signore e disse a Ioab: "Per
        ordine del re, esci!". Quegli rispose: "No! Morirò qui".
        Benaià riferì al re: "Ioab ha parlato così e così mi ha
        risposto".
 
 [31] Il re gli disse: "Fà come egli ha detto; colpiscilo e
        seppelliscilo; così allontanerai da me e dalla casa di mio padre il
        sangue che Ioab ha sparso senza motivo.
 
 [32] Il Signore farà ricadere il suo sangue sulla sua testa, perché
        egli ha colpito due uomini giusti e migliori di lui e li ha trafitti con
        la sua spada - senza che Davide mio padre lo sapesse - ossia Abner,
        figlio di Ner, capo dell'esercito di Israele e Amasà figlio di Ieter,
        capo dell'esercito di Giuda.
 
 [33] Il loro sangue ricada sulla testa di Ioab e sulla testa della sua
        discendenza per sempre, mentre su Davide e sulla sua discendenza, sul
        suo casato e sul suo trono si riversi per sempre la pace da parte del
        Signore".
 
 [34] Benaià figlio di Ioiadà andò, lo assalì e l'uccise; Ioab fu
        sepolto nella sua casa, nel deserto.
 
 [35] Il re lo sostituì, nominando capo dell'esercito Benaià figlio di
        Ioiadà, mentre mise il sacerdote Zadòk al posto di Ebiatàr.
 
 [36] Il re mandò a chiamare Simèi per dirgli: "Costruisciti una
        casa in Gerusalemme; ivi sia la tua dimora; non ne uscirai per andartene
        qua e là.
 
 [37] Quando ne uscirai, oltrepassando il torrente Cedron - sappilo bene!
        - sarai degno di morte; il tuo sangue ricadrà sulla tua testa".
 
 [38] Simèi disse al re: "L'ordine è giusto! Come ha detto il re
        mio signore, così farà il tuo servo". Simèi dimorò in
        Gerusalemme per molto tempo.
 
 [39] Dopo tre anni, due schiavi di Simei fuggirono presso Achis figlio
        di Maaca, re di Gat. Fu riferito a Simei che i suoi schiavi erano in
        Gat.
 
 [40] Simei si alzò, sellò l'asino e partì per Gat andando da Achis in
        cerca dei suoi schiavi. Simei vi andò e ricondusse i suoi schiavi da
        Gat.
 
 [41] Fu riferito a Salomone che Simei era andato da Gerusalemme a Gat e
        che era ritornato.
 
 [42] Il re, fattolo chiamare, gli disse: "Non ti avevo forse
        giurato per il Signore e non ti avevo io testimoniato che, quando tu
        fossi uscito per andartene qua e là - lo sapevi bene! - saresti stato
        degno di morte? Tu mi avevi risposto: L'ordine è giusto! Ho capito.
 
 [43] Perché non hai rispettato il giuramento del Signore e il comando
        che ti avevo impartito?".
 
 [44] Il re aggiunse a Simei: "Tu conosci tutto il male che hai
        fatto a Davide mio padre. Il Signore farà ricadere la tua malvagità
        sulla tua testa.
 
 [45] Invece sia benedetto il re Salomone e il trono di Davide sia saldo
        per sempre davanti al Signore".
 
 [46] Il re diede ordine a Benaià figlio di Ioiadà, di andare ad
        ucciderlo. E quegli morì.
 Il regno si consolidò nelle mani di Salomone.
 3 [1]
        Salomone si imparentò con il faraone, re di Egitto. Sposò la figlia
        del faraone, che introdusse nella città di Davide, ove rimase finché
        non terminò di costruire la propria casa, il tempio del Signore e le
        mura di cinta di Gerusalemme.
 [2] Il popolo allora offriva sacrifici sulle alture, perché ancora non
        era stato costruito un tempio in onore del nome del Signore.
 
 [3] Salomone amava il Signore e nella sua condotta seguiva i principi di
        Davide suo padre; solamente offriva sacrifici e bruciava incenso sulle
        alture.
 
 [4] Il re andò a Gàbaon per offrirvi sacrifici perché ivi sorgeva la
        più grande altura. Su quell'altare Salomone offrì mille olocausti.
 
 [5] In Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e
        gli disse: "Chiedimi ciò che io devo concederti".
 
 [6] Salomone disse: "Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre
        con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con
        fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai
        conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che
        sedesse sul suo trono, come avviene oggi.
 
 [7] Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di
        Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi.
 
 [8] Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così
        numeroso che non si può calcolare né contare.
 
 [9] Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere
        giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché
        chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?".
 
 [10] Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel
        governare.
 
 [11] Dio gli disse: "Perché hai domandato questa cosa e non hai
        domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei
        tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le
        cause,
 
 [12] ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e
        intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di
        te.
 
 [13] Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria
        come nessun re ebbe mai.
 
 [14] Se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei decreti e i miei
        comandi, come ha fatto Davide tuo padre, prolungherò anche la tua
        vita".
 
 [15] Salomone si svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò in
        Gerusalemme; davanti all'arca dell'alleanza del Signore offrì
        olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti
        i suoi servi.
 
 [16] Un giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi
        a lui.
 
 [17] Una delle due disse: "Ascoltami, signore! Io e questa donna
        abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in
        casa.
 
 [18] Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi
        stiamo insieme e non c'è nessun estraneo in casa fuori di noi due.
 
 [19] Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa
        gli si era coricata sopra.
 
 [20] Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal
        mio fianco - la tua schiava dormiva - e se lo è messo in seno e sul mio
        seno ha messo il figlio morto.
 
 [21] Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era
        morto. L'ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito
        io".
 
 [22] L'altra donna disse: "Non è vero! Mio figlio è quello vivo,
        il tuo è quello morto". E quella, al contrario, diceva: "Non
        è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo".
        Discutevano così alla presenza del re.
 
 [23] Egli disse: "Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è
        quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il
        mio è quello vivo".
 
 [24] Allora il re ordinò: "Prendetemi una spada!". Portarono
        una spada alla presenza del re.
 
 [25] Quindi il re aggiunse: "Tagliate in due il figlio vivo e
        datene una metà all'una e una metà all'altra".
 
 [26] La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si
        erano commosse per il suo figlio, e disse: "Signore, date a lei il
        bambino vivo; non uccidetelo affatto!". L'altra disse: "Non
        sia né mio né tuo; dividetelo in due!".
 
 [27] Presa la parola, il re disse: "Date alla prima il bambino
        vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre".
 
 [28] Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e
        concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la
        saggezza di Dio era in lui per render giustizia.
 4 [1] Il
        re Salomone estendeva il suo dominio su tutto Israele.
 [2] Questi furono i suoi dignitari: Azaria figlio di Zadòk fu
        sacerdote.
 
 [3] Elicoref e Achia, figli di Sisa, scribi. Giòsafat, figlio di Achilùd,
        archivista.
 
 [4] Benaià, figlio di Ioiadà, capo dell'esercito. Zadòk e Ebiatàr,
        sacerdoti.
 
 [5] Azaria, figlio di Natan, capo dei prefetti. Zabud, figlio di Natan,
        sacerdote, amico del re.
 
 [6] Achisar maggiordomo. Adoniram, figlio di Abda, sovrintendente ai
        lavori forzati.
 
 [7] Salomone aveva dodici prefetti su tutto Israele; costoro
        provvedevano al re e alla sua famiglia; ognuno aveva l'incarico di
        procurare il necessario per un mese all'anno.
 
 [8] Questi sono i loro nomi:...figlio di Cur, sulle montagne di Efraim;
 
 [9] ...figlio di Deker, a Makaz, a Saalbìm, a Bet-Sèmes, ad Aialon
        fino a Bet-Canan;
 
 [10] ...figlio di Chesed, in Arubbot; a lui appartenevano Soco e tutto
        il paese di Chefer;
 
 [11] ...figlio di Abinadàb, aveva tutta la costa di Dor (sua moglie era
        Tafat, figlia di Salomone);
 
 [12] Baana, figlio di Achilùd, aveva Tàanach, Meghìddo, sino al di là
        di Iakmeam, e tutto Beisan che è sotto Izreèl, da Beisan fino ad
        Abel-Mecola che è verso Zartan;
 
 [13] ... figlio di Gheber, in Ramot di Gàlaad; a lui appartenevano i
        villaggi di Iair figlio di Manàsse in Gàlaad, il distretto di Argob in
        Basan, sessanta grandi città con mura e spranghe di bronzo;
 
 [14] Achinadàb, figlio di Iddo, a Macanàim;
 
 [15] Achimaaz in Nèftali - anche costui aveva preso in moglie una
        figlia di Salomone, Bosmat -;
 
 [16] Baana, figlio di Cusai, in Aser e in Zàbulon;
 
 [17] Giòsafat, figlio di Paruach, in Issacar;
 
 [18] Simei, figlio di Ela, in Beniamino;
 
 [19] Gheber, figlio di Uri, nel paese di Gad, già terra di Sicon re
        degli Amorrèi e di Og re di Basan. Inoltre c'era un prefetto nel
        territorio di Giuda.
 
 [20] Giuda e Israele erano numerosi come la sabbia del mare e mangiavano
        e bevevano allegramente.
 5 [1]
        (4,21) Salomone esercitava l'egemonia su tutti i regni, dal fiume alla
        regione dei Filistei e al confine con l'Egitto. Gli portavano tributi e
        servirono Salomone finché visse.
 [2] (22) I viveri di Salomone per un giorno erano trenta kor di fior di
        farina e sessanta kor di farina comune,
 
 [3] (23) dieci buoi grassi, venti buoi da pascolo e cento pecore, senza
        contare i cervi, le gazzelle, le antilopi e i volatili da stia.
 
 [4] (24) Egli, infatti, dominava su tutto l'Oltrefiume, da Tipsach a
        Gaza su tutti i re dell'Oltrefiume, ed era in pace con tutti i
        confinanti all'intorno.
 
 [5] (25) Giuda e Israele erano al sicuro; ognuno stava sotto la propria
        vite e sotto il proprio fico - da Dan fino a Bersabea - per tutta la
        vita di Salomone.
 
 [6] (26) Salomone possedeva quattromila greppie per i cavalli dei suoi
        carri e dodicimila cavalli da sella.
 
 [7] (27) Quei prefetti, ognuno per il suo mese, provvedevano quanto
        serviva al re Salomone e a quelli che erano ammessi alla sua tavola; non
        facevano mancare nulla.
 
 [8] (28) Portavano l'orzo e la paglia per i cavalli da tiro e da sella
        nel luogo ove si trovava ognuno secondo la propria mansione.
 
 [9] (29) Dio concesse a Salomone saggezza e intelligenza molto grandi e
        una mente vasta come la sabbia che è sulla spiaggia del mare.
 
 [10] (30) La saggezza di Salomone superò la saggezza di tutti gli
        orientali e tutta la saggezza dell'Egitto.
 
 [11] (31) Egli fu veramente più saggio di tutti, più di Etan
        l'Ezrachita, di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Macol; il suo nome
        divenne noto fra tutti i popoli limitrofi.
 
 [12] (32) Salomone pronunziò tremila proverbi; le sue poesie furono
        millecinque.
 
 [13] (33) Parlò di piante, dal cedro del Libano all'issòpo che sbuca
        dal muro; parlò di quadrupedi, di uccelli, di rettili e di pesci.
 
 [14] (34) Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la saggezza di
        Salomone; venivano anche i re dei paesi ove si era sparsa la fama della
        sua saggezza.
 
 [15] (5,1) Chiram, re di Tiro, mandò i suoi ministri da Salomone, perché
        aveva sentito che era stato consacrato re al posto di suo padre; ora
        Chiram era sempre stato amico di Davide.
 
 [16] (2) Salomone mandò a dire a Chiram:
 
 [17] (3) "Tu sai che Davide mio padre non ha potuto edificare un
        tempio al nome del Signore suo Dio a causa delle guerre che i nemici gli
        mossero da tutte le parti, finché il Signore non li prostrò sotto la
        pianta dei suoi piedi.
 
 [18] (4) Ora il Signore mio Dio mi ha dato pace da ogni parte e non ho né
        avversari né particolari difficoltà.
 
 [19] (5) Ecco, ho deciso di edificare un tempio al nome del Signore mio
        Dio, come ha detto il Signore a Davide mio padre: Tuo figlio, che io
        porrò al tuo posto sul tuo trono, edificherà un tempio al mio nome.
 
 [20] (6) Ordina, dunque, che si taglino per me cedri del Libano; i miei
        servi saranno con i tuoi servi; io ti darò come salario per i tuoi
        servi quanto fisserai. Tu sai bene, infatti, che fra di noi nessuno è
        capace di tagliare il legname come sanno fare quelli di Sidone".
 
 [21] (7) Quando Chiram udì le parole di Salomone, gioì molto e disse:
        "Sia benedetto, oggi, il Signore che ha dato a Davide un figlio
        saggio per governare questo gran popolo".
 
 [22] (8) Chiram mandò a dire a Salomone: "Ho ascoltato il tuo
        messaggio; farò quanto desideri riguardo al legname di cedro e al
        legname di abete.
 
 [23] (9) I miei servi lo caleranno dal Libano al mare; io lo metterò in
        mare su zattere fino al punto che mi indicherai. Là lo scaricherò e tu
        lo prenderai. Quanto a provvedere al mantenimento della mia famiglia, tu
        soddisferai il mio desiderio".
 
 [24] (10) Chiram fornì a Salomone legname di cedro e legname di abete,
        quanto ne volle.
 
 [25] (11) Salomone diede a Chiram ventimila kor di grano, per il
        mantenimento della sua famiglia, e venti kor di olio d'olive
        schiacciate; questo dava Salomone a Chiram ogni anno.
 
 [26] (12) Il Signore concesse a Salomone la saggezza come gli aveva
        promesso. Fra Chiram e Salomone regnò la pace e i due conclusero
        un'alleanza.
 
 [27] (13) Il re Salomone reclutò il lavoro forzato da tutto Israele e
        il lavoro forzato era di trentamila uomini.
 
 [28] (14) Ne mandò a turno nel Libano diecimila al mese: passavano un
        mese nel Libano e due mesi nelle loro case. Adoniram sovrintendeva al
        loro lavoro.
 
 [29] (15) Salomone aveva settantamila operai addetti al trasporto del
        materiale e ottantamila scalpellini a tagliar pietre sui monti,
 
 [30] (16) senza contare gli incaricati dei prefetti, che erano
        tremilatrecento, preposti da Salomone al comando delle persone addette
        ai lavori.
 
 [31] (17) Il re diede ordine di estrarre grandi massi, tra i migliori,
        perché venissero squadrati per le fondamenta del tempio.
 
 [32] (18) Gli operai di Salomone, gli operai di Chiram e di Biblos li
        sgrossavano; furono anche preparati il legname e le pietre per la
        costruzione del tempio.
 6 [1] Alla
        costruzione del tempio del Signore fu dato inizio l'anno
        quattrocentottanta dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto,
        l'anno quarto del regno di Salomone su Israele, nel mese di Ziv, cioè
        nel secondo mese.
 [2] Il tempio costruito dal re Salomone per il Signore, era lungo
        sessanta cubiti, largo venti, alto trenta.
 
 [3] Davanti al tempio vi era un atrio lungo venti cubiti, in base alla
        larghezza del tempio, ed esteso per dieci cubiti secondo la lunghezza
        del tempio.
 
 [4] Fece nel tempio finestre quadrangolari con grate.
 
 [5] Intorno al muro del tempio fu costruito un edificio a piani, lungo
        la navata e la cella.
 
 [6] Il piano più basso era largo cinque cubiti, quello di mezzo sei e
        il terzo sette, perché le mura esterne, intorno, erano state costruite
        a riseghe, in modo che le travi non poggiassero sulle mura del tempio.
 
 [7] Per la sua costruzione si usarono pietre lavorate e intere; durante
        i lavori nel tempio non si udì rumore di martelli, di piccone o di
        altro arnese di ferro.
 
 [8] La porta del piano più basso era sul lato destro del tempio; per
        mezzo di una scala a chiocciola si passava al piano di mezzo e dal piano
        di mezzo a quello superiore.
 
 [9] In tal modo Salomone costruì il tempio; dopo averlo terminato, lo
        ricoprì con assi e travi di cedro.
 
 [10] Innalzò anche l'ala laterale intorno al tempio, alta cinque cubiti
        per piano; la unì al tempio con travi di cedro.
 
 [11] E il Signore parlò a Salomone e disse:
 
 [12] "Riguardo al tempio che stai edificando, se camminerai secondo
        i miei decreti, se eseguirai le mie disposizioni e osserverai tutti i
        miei comandi, uniformando ad essi la tua condotta, io confermerò a tuo
        favore le parole dette da me a Davide tuo padre.
 
 [13] Io abiterò in mezzo agli Israeliti; non abbandonerò il mio popolo
        Israele".
 
 [14] Terminata la costruzione del tempio,
 
 [15] Salomone rivestì all'interno le pareti del tempio con tavole di
        cedro dal pavimento al soffitto; rivestì anche con legno di cedro la
        parte interna del soffitto e con tavole di cipresso il pavimento.
 
 [16] Separò uno spazio di venti cubiti, a partire dal fondo del tempio,
        con un assito di tavole di cedro che dal pavimento giungeva al soffitto,
        e la cella che ne risultò all'interno divenne il santuario, il Santo
        dei santi.
 
 [17] La navata di fronte ad esso era di quaranta cubiti.
 
 [18] Il cedro all'interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli
        di fiori; tutto era di cedro e non si vedeva una pietra.
 
 [19] Per l'arca dell'alleanza del Signore fu apprestata una cella nella
        parte più segreta del tempio.
 
 [20] La cella interna era lunga venti cubiti e alta venti. La rivestì
        d'oro purissimo e vi eresse un altare di cedro.
 
 [21] Salomone rivestì l'interno del tempio con oro purissimo e fece
        passare, davanti alla cella, un velo che scorreva mediante catenelle
        d'oro e lo ricoprì d'oro.
 
 [22] E d'oro fu rivestito tutto l'interno del tempio, e rivestì d'oro
        anche tutto l'altare che era nella cella.
 
 [23] Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci
        cubiti.
 
 [24] L'ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era
        anche l'altra ala del cherubino; c'erano dieci cubiti da una estremità
        all'altra delle ali.
 
 [25] Di dieci cubiti era l'altro cherubino; i due cherubini erano
        identici nella misura e nella forma.
 
 [26] L'altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella
        dell'altro.
 
 [27] Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio, nel
        santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l'ala di uno toccava la
        parete e l'ala dell'altro toccava l'altra parete; le loro ali si
        toccavano in mezzo al tempio, ala contro ala.
 
 [28] Erano anch'essi rivestiti d'oro.
 
 [29] Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di
        cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all'interno e all'esterno.
 
 [30] Ricoprì d'oro il pavimento del tempio, all'interno e all'esterno.
 
 [31] Fece costruire la porta della cella con battenti di legno di ulivo;
        il frontale e gli stipiti formavano un pentagono.
 
 [32] I due battenti erano di legno di ulivo. Su di essi fece scolpire
        cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro, stendendo
        lamine d'oro sui cherubini e sulle palme.
 
 [33] Lo stesso procedimento adottò per la porta della navata, che aveva
        stipiti di legno di ulivo a forma quadrangolare.
 
 [34] I due battenti erano di legno di abete; un battente era costituito
        da due pezzi girevoli e così l'altro battente.
 
 [35] Vi scolpì cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro
        lungo le linee dell'incisione.
 
 [36] Costruì il muro del cortile interno con tre ordini di pietre
        squadrate e con un ordine di tavole di cedro.
 
 [37] Nell'anno quarto, nel mese di Ziv, si gettarono le fondamenta del
        tempio del Signore.
 
 [38] Nell'anno undecimo, nel mese di Bul, che è l'ottavo mese, fu
        terminato il tempio in tutte le sue parti e con tutto l'occorrente.
        Salomone lo edificò in sette anni.
 7 [1]
        Salomone costruì anche la propria reggia e la portò a compimento in
        tredici anni.
 [2] Costruì il palazzo detto Foresta del Libano, lungo cento cubiti,
        largo cinquanta e alto trenta su tre ordini di colonne di cedro e con
        capitelli di cedro sulle colonne.
 
 [3] Un soffitto di cedro si stendeva sopra le stanze che poggiavano
        sulle colonne; queste erano quarantacinque, quindici per fila.
 
 [4] Vi erano tre serie di finestre, che si corrispondevano faccia a
        faccia tre volte.
 
 [5] Le porte e i loro stipiti erano a forma quadrangolare; le finestre
        erano le une di fronte alle altre per tre volte.
 
 [6] Costruì il vestibolo delle colonne, lungo cinquanta cubiti e largo
        trenta. Sul davanti c'era un vestibolo e altre colonne e davanti ad esse
        una tettoia.
 
 [7] Fece anche il vestibolo del trono, ove rendeva giustizia, cioè il
        vestibolo della giustizia; era di cedro dal pavimento alle travi.
 
 [8] La reggia, dove abitava, fu costruita con il medesimo disegno, in un
        secondo cortile, all'interno rispetto al vestibolo; nello stile di tale
        vestibolo fece anche una casa per la figlia del faraone, che Salomone
        aveva sposata.
 
 [9] Tutte queste costruzioni erano di pietre pregiate, squadrate secondo
        misura, segate con la sega sul lato interno ed esterno, dalle fondamenta
        ai cornicioni e al di fuori fino al cortile maggiore.
 
 [10] Le fondamenta erano di pietre pregiate, pietre grandi dieci o otto
        cubiti.
 
 [11] Al di sopra erano pietre pregiate, squadrate a misura, e legno di
        cedro.
 
 [12] Il cortile maggiore comprendeva tre ordini di pietre squadrate e un
        ordine di tavole di cedro; era simile al cortile interno del tempio e al
        vestibolo del tempio.
 
 [13] Salomone fece venire da Tiro Chiram,
 
 [14] figlio di una vedova della tribù di Nèftali; suo padre era di
        Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di
        intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo.
        Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.
 
 [15] Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di
        circonferenza.
 
 [16] Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle
        colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.
 
 [17] Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le
        colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro
        capitello.
 
 [18] Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i
        capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo
        capitello.
 
 [19] I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio.
 
 [20] C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che
        era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in
        fila intorno a ogni capitello.
 
 [21] Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di
        destra, che chiamò Iachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò
        Boaz.
 
 [22] Così fu terminato il lavoro delle colonne.
 
 [23] Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo
        all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua
        circonferenza di trenta cubiti.
 
 [24] Intorno, sotto l'orlo, c'erano cucurbite, dieci per ogni cubito; le
        cucurbite erano disposte in due file ed erano state colate insieme con
        il bacino.
 
 [25] Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione,
        tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il bacino
        poggiava su di essi e le loro parti posteriori erano rivolte verso
        l'interno.
 
 [26] Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo fatto come l'orlo di
        un calice era a forma di giglio. Conteneva duemila bat.
 
 [27] Fece dieci basi di bronzo, ciascuna lunga quattro cubiti, larga
        quattro e alta tre cubiti.
 
 [28] Ecco come erano fatte le basi: si componevano di doghe e di
        traverse incrociate con le doghe.
 
 [29] Sulle doghe che erano fra le traverse c'erano leoni, buoi e
        cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni
        e i buoi c'erano ghirlande a forma di festoni.
 
 [30] Ciascuna base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo;
        i suoi quattro piedi avevano sporgenze, sotto il bacino; le sporgenze
        erano di metallo fuso e situate al di là di ogni ghirlanda.
 
 [31] L'estremità della base, dalla parte della sporgenza e sopra, era
        di un cubito; tale estremità era rotonda, fatta in forma di sostegno,
        alta un cubito e mezzo; anche su tale estremità c'erano sculture. Le
        traverse erano di forma quadrata, non rotonda.
 
 [32] Le quattro ruote erano sotto le traverse; gli assi delle ruote
        erano fissati alla base; l'altezza di ogni ruota era di un cubito e
        mezzo.
 
 [33] Le ruote erano lavorate come le ruote di un carro; i loro assi, i
        loro quarti, i loro raggi e i loro mozzi erano tutti di metallo fuso.
 
 [34] Quattro sporgenze erano sui quattro angoli di ciascuna base; la
        sporgenza e la base erano di un sol pezzo.
 
 [35] Alla cima della base c'era un sostegno rotondo, alto mezzo cubito;
        alla cima della base c'erano i manici; le traverse e la base erano di un
        sol pezzo.
 
 [36] Sulle sue pareti scolpì cherubini, leoni e palme, secondo gli
        spazi liberi, e ghirlande intorno.
 
 [37] Fuse le dieci basi in un medesimo stampo, identiche nella misura e
        nella forma.
 
 [38] Fuse poi anche dieci bacini di bronzo; ognuno conteneva quaranta
        bat ed era di quattro cubiti; un bacino per ogni base, per le dieci
        basi.
 
 [39] Pose cinque delle basi sul lato destro del tempio e cinque su
        quello sinistro. Pose la vasca sul lato destro del tempio, a sud-est.
 
 [40] Chiram preparò inoltre caldaie, palette e vassoi. E terminò tutte
        le commissioni del re Salomone per il tempio del Signore,
 
 [41] cioè le due colonne, i globi dei capitelli che erano sopra le
        colonne, i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che
        erano sopra le colonne,
 
 [42] le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane
        per ciascun reticolato,
 
 [43] le dieci basi e i dieci bacini sulle basi,
 
 [44] il bacino e i dodici buoi sotto il bacino,
 
 [45] le caldaie, le palette, i vassoi e tutti quei vasi che Chiram aveva
        fatti al re Salomone per il tempio del Signore; tutto era di bronzo
        rifinito.
 
 [46] Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso,
        fra Succot e Zartan.
 
 [47] Salomone installò tutti gli arredi in quantità molto grande: non
        si poteva calcolare il peso del bronzo.
 
 [48] Salomone fece anche tutti gli arredi del tempio del Signore,
        l'altare d'oro, le tavole d'oro su cui si ponevano i pani dell'offerta,
 
 [49] i cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla
        cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro,
 
 [50] le coppe, i coltelli, gli aspersori, i mortai e i bracieri d'oro
        purissimo, i cardini per le porte del tempio interno, cioè per il Santo
        dei santi, e i battenti d'oro per la navata.
 
 [51] Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto
        per il tempio. Salomone presentò le offerte fatte da Davide suo padre,
        cioè l'argento, l'oro e i vari oggetti; le depositò nei tesori del
        tempio.
 8 [1] A
        questo punto Salomone convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di
        Israele, tutti i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti, per
        trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè
        da Sion.
 [2] Tutto Israele si radunò presso il re Salomone per la festa, nel
        mese di Etanim, cioè il settimo mese.
 
 [3] Presenti tutti gli anziani di Israele, l'arca del Signore fu
        sollevata e i sacerdoti e i leviti la trasportarono
 
 [4] con la tenda del convegno e con tutti gli arredi sacri che erano
        nella tenda.
 
 [5] Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di
        lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi che non si contavano né
        si calcolavano.
 
 [6] I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo
        posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi, sotto le ali
        dei cherubini.
 
 [7] Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano
        l'arca e le sue stanghe dall'alto.
 
 [8] Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si vedevano
        dal Santo di fronte alla cella, ma non si vedevano di fuori; tali cose
        ci sono fino ad oggi.
 
 [9] Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole di pietra, che vi
        aveva deposte Mosè sull'Oreb, cioè le tavole dell'alleanza conclusa
        dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dal paese d'Egitto.
 
 [10] Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì
        il tempio
 
 [11] e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a
        causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio.
 
 [12] Allora Salomone disse:
 "Il Signore ha deciso di abitare sulla nube.
 
 [13] Io ti ho costruito una casa potente,
 un luogo per la tua dimora perenne".
 
 [14] Il re si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre
        tutti i presenti stavano in piedi.
 
 [15] Salomone disse: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, che ha
        adempiuto con potenza quanto aveva promesso con la sua bocca a Davide
        mio padre:
 
 [16] Da quando ho fatto uscire Israele mio popolo dall'Egitto, io non mi
        sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si
        costruisse una casa, ove abitasse il mio nome; ora mi sono scelto
        Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché
        sia capo del popolo di Israele.
 
 [17] Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del
        Signore, Dio di Israele,
 
 [18] ma il Signore gli disse: Tu hai pensato di edificare un tempio al
        mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto.
 
 [19] Non tu costruirai il tempio, ma il figlio che uscirà dai tuoi
        fianchi, lui costruirà un tempio al mio nome.
 
 [20] Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunziata; io ho preso
        il posto di Davide mio padre, mi sono seduto sul trono di Israele, come
        aveva preannunziato il Signore, e ho costruito il tempio al nome del
        Signore, Dio di Israele.
 
 [21] In esso ho fissato un posto per l'arca, dove c'è l'alleanza che il
        Signore aveva conclusa con i nostri padri quando li fece uscire dal
        paese di Egitto".
 
 [22] Poi Salomone si pose davanti all'altare del Signore, di fronte a
        tutta l'assemblea di Israele, e, stese le mani verso il cielo,
 
 [23] disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è un Dio come te, né
        lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l'alleanza e la
        misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il
        cuore.
 
 [24] Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto
        gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l'hai adempiuto con
        potenza, come appare oggi.
 
 [25] Ora, Signore Dio di Israele, mantieni al tuo servo Davide mio padre
        quanto gli hai promesso: Non ti mancherà un discendente che stia
        davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli veglino
        sulla loro condotta camminando davanti a me come vi hai camminato tu.
 
 [26] Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai
        rivolta a Davide mio padre.
 
 [27] Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i
        cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho
        costruita!
 
 [28] Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore
        mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza
        davanti a te!
 
 [29] Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso
        il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera
        che il tuo servo innalza in questo luogo.
 
 [30] Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando
        pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal
        cielo; ascolta e perdona.
 
 [31] Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un
        giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in
        questo tempio,
 
 [32] tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fà giustizia con i tuoi
        servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e
        dichiara giusto l'innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza.
 
 [33] Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico
        perché ha peccato contro di te, se si rivolge a te, se loda il tuo
        nome, se ti prega e ti supplica in questo tempio,
 
 [34] tu ascolta dal cielo, perdona il peccato di Israele tuo popolo e
        fallo tornare nel paese che hai dato ai suoi padri.
 
 [35] Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno
        peccato contro di te, se ti pregano in questo luogo, se lodano il tuo
        nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati,
 
 [36] tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e di
        Israele tuo popolo, ai quali indicherai la strada buona su cui
        camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al
        tuo popolo.
 
 [37] Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o
        ruggine, invasione di locuste o di bruchi; quando il nemico assedierà
        il tuo popolo in qualcuna delle sue porte o quando scoppierà
        un'epidemia o un flagello qualsiasi;
 
 [38] se uno qualunque oppure tutto Israele tuo popolo, dopo avere
        provato il rimorso nel cuore, ti prega o supplica con le mani tese verso
        questo tempio,
 
 [39] tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, perdona, intervieni
        e rendi a ognuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore -
        tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini -
 
 [40] perché ti temano durante tutti i giorni della loro vita nel paese
        che hai dato ai nostri padri.
 
 [41] Anche lo straniero, che non appartiene a Israele tuo popolo, se
        viene da un paese lontano a causa del tuo nome
 
 [42] perché si sarà sentito parlare del tuo grande nome, della tua
        mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo
        tempio,
 
 [43] tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le
        richieste dello straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano
        il tuo nome, ti temano come Israele tuo popolo e sappiano che al tuo
        nome è stato dedicato questo tempio che io ho costruito.
 
 [44] Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro il suo nemico,
        seguendo le vie in cui l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti
        verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito
        al tuo nome,
 
 [45] ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro
        giustizia.
 
 [46] Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è nessuno che non
        pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i
        loro conquistatori li deporteranno in un paese ostile, lontano o vicino,
 
 [47] se nel paese in cui saranno deportati rientreranno in se stessi e
        faranno ritorno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia,
        dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,
 
 [48] se torneranno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima nel paese
        dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso
        il paese che tu hai dato ai loro padri, verso la città che ti sei
        scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,
 
 [49] tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e
        la loro supplica e rendi loro giustizia.
 
 [50] Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le
        ribellioni di cui si è reso colpevole verso di te, fà che i suoi
        deportatori gli usino misericordia,
 
 [51] perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro
        che hai fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro.
 
 [52] Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo
        popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono,
 
 [53] perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua
        proprietà secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo,
        mentre facevi uscire, o Signore, i nostri padri dall'Egitto".
 
 [54] Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore questa
        preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore,
        dove era inginocchiato con le palme tese verso il cielo,
 
 [55] si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea di Israele, a voce
        alta:
 
 [56] "Benedetto il Signore, che ha concesso tranquillità a Israele
        suo popolo, secondo la sua parola. Non è venuta meno neppure una delle
        parole buone che aveva pronunziate per mezzo di Mosè suo servo.
 
 [57] Il Signore nostro Dio sia con noi come è stato con i nostri padri;
        non ci abbandoni e non ci respinga,
 
 [58] ma volga piuttosto i nostri cuori verso di lui, perché seguiamo
        tutte le sue vie e osserviamo i comandi, gli statuti e i decreti che ha
        imposti ai nostri padri.
 
 [59] Queste parole, usate da me per supplicare il Signore, siano
        presenti davanti al Signore nostro Dio, giorno e notte, perché renda
        giustizia al suo servo e a Israele suo popolo secondo le necessità di
        ogni giorno.
 
 [60] Allora tutti i popoli della terra sapranno che il Signore è Dio e
        che non ce n'è altri.
 
 [61] Il vostro cuore sarà tutto dedito al Signore nostro Dio, perché
        cammini secondo i suoi decreti e osservi i suoi comandi, come avviene
        oggi".
 
 [62] Il re e tutto Israele offrirono un sacrificio davanti al Signore.
 
 [63] Salomone immolò al Signore, in sacrificio di comunione,
        ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutti gli
        Israeliti dedicarono il tempio al Signore.
 
 [64] In quel giorno il re consacrò il centro del cortile di fronte al
        tempio del Signore; infatti ivi offrì l'olocausto, l'oblazione e il
        grasso dei sacrifici di comunione, perché l'altare di bronzo, che era
        davanti al Signore, era troppo piccolo per contenere l'olocausto,
        l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione.
 
 [65] In quell'occasione Salomone celebrò la festa davanti al Signore
        nostro Dio per sette giorni: tutto Israele, dall'ingresso di Amat al
        torrente d'Egitto, un'assemblea molto grande, era con lui.
 
 [66] Nel giorno ottavo congedò il popolo. I convenuti, salutato il re,
        tornarono alle loro case, contenti e con la gioia nel cuore per tutto il
        bene concesso dal Signore a Davide suo servo e a Israele suo popolo.
 9 [1]
        Quando Salomone ebbe terminato di costruire il tempio del Signore, la
        reggia e quanto aveva voluto attuare,
 [2] il Signore apparve per la seconda volta a Salomone, come gli era
        apparso in Gàbaon.
 
 [3] Il Signore gli disse: "Ho ascoltato la preghiera e la supplica
        che mi hai rivolto; ho santificato questa casa, che tu hai costruita
        perché io vi ponga il mio nome per sempre; i miei occhi e il mio cuore
        saranno rivolti verso di essa per sempre.
 
 [4] Se tu camminerai davanti a me, come vi camminò tuo padre, con cuore
        integro e con rettitudine, se adempirai quanto ti ho comandato e se
        osserverai i miei statuti e i miei decreti,
 
 [5] io stabilirò il trono del tuo regno su Israele per sempre, come ho
        promesso a Davide tuo padre: Non ti mancherà mai un uomo sul trono di
        Israele.
 
 [6] Ma se voi e i vostri figli vi allontanerete da me, se non
        osserverete i comandi e i decreti che io vi ho dati, se andrete a
        servire altri dei e a prostrarvi davanti ad essi,
 
 [7] eliminerò Israele dal paese che ho dato loro, rigetterò da me il
        tempio che ho consacrato al mio nome; Israele diventerà la favola e lo
        zimbello di tutti i popoli.
 
 [8] Riguardo a questo tempio, già così eccelso, chiunque vi passerà
        vicino si stupirà e fischierà, domandandosi: Perché il Signore ha
        agito così con questo paese e con questo tempio?
 
 [9] Si risponderà: Perché hanno abbandonato il Signore loro Dio che
        aveva fatto uscire i loro padri dal paese d'Egitto, si sono legati a dei
        stranieri, prostrandosi davanti ad essi e servendoli; per questo il
        Signore ha fatto piombare su di loro tutta questa sciagura".
 
 [10] Venti anni dopo che Salomone aveva costruito i due edifici, il
        tempio del Signore e la reggia,
 
 [11] poiché Chiram, re di Tiro, aveva fornito a Salomone legname di
        cedro e legname di abete e oro a piacere, Salomone diede a Chiram venti
        villaggi nella regione della Galilea.
 
 [12] Chiram partì da Tiro per vedere i villaggi che Salomone gli aveva
        dati, ma non gli piacquero.
 
 [13] Perciò disse: "Sono questi i villaggi che tu mi hai dati,
        fratello mio?". Li chiamò paese di Kabul, nome ancora in uso.
 
 [14] Chiram mandò al re centoventi talenti d'oro.
 
 [15] Questa è l'occasione del lavoro forzato che reclutò il re
        Salomone per costruire il tempio, la reggia, il Millo, le mura di
        Gerusalemme, Cazor, Meghiddo, Ghezer.
 
 [16] Il faraone, re d'Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer,
        l'aveva data alle fiamme, aveva ucciso i Cananei che abitavano nella
        città e poi l'aveva assegnata in dote alla figlia, moglie di Salomone.
 
 [17] Salomone riedificò Ghezer, Bet-Coròn inferiore,
 
 [18] Baalat, Tamàr nel deserto del paese
 
 [19] e tutte le città di rifornimento che gli appartenevano, le città
        per i suoi carri, quelle per i suoi cavalli e quanto Salomone aveva
        voluto costruire in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del
        suo dominio.
 
 [20] Quanti rimanevano degli Amorrèi, degli Hittiti, dei Perizziti,
        degli Evei e dei Gebusei, che non appartenevano agli Israeliti,
 
 [21] e cioè i discendenti rimasti dopo di loro nel paese, coloro che
        gli Israeliti non erano riusciti a sterminare, Salomone li costrinse ai
        lavori forzati, e tale è ancora la loro condizione.
 
 [22] Ma degli Israeliti, Salomone non assoggettò nessuno alla schiavitù:
        costoro divennero suoi guerrieri, suoi ministri, suoi ufficiali, suoi
        scudieri, capi dei suoi carri e dei suoi cavalieri.
 
 [23] I capi dei prefetti, che dirigevano i lavori per Salomone, erano
        cinquecentocinquanta; essi sovrintendevano alla massa impiegata nei
        lavori.
 
 [24] Dopo che la figlia del faraone si trasferì dalla città di Davide
        alla casa che Salomone le aveva costruita, questi costruì il Millo.
 
 [25] Tre volte all'anno Salomone offriva olocausti e sacrifici di
        comunione sull'altare che aveva costruito per il Signore e bruciava
        incenso su quello che era davanti al Signore. Così terminò il tempio.
 
 [26] Salomone costruì anche una flotta in Ezion-Gheber, cioè in Elat,
        sulla riva del Mare Rosso nella regione di Edom.
 
 [27] Chiram inviò sulle navi i suoi servi, marinai che conoscevano il
        mare, insieme con i servi di Salomone.
 
 [28] Andarono in Ofir, ove presero oro - quattrocentoventi talenti - e
        lo portarono al re Salomone.
 10 [1] La
        regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla
        prova con enigmi.
 [2] Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli
        carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si
        presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato.
 
 [3] Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non
        avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone.
 
 [4] La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di
        Salomone, il palazzo che egli aveva costruito,
 
 [5] i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività
        dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che
        egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato.
 
 [6] Allora disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel
        mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza!
 
 [7] Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono
        giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata
        riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità,
        superi la fama che io ne ho udita.
 
 [8] Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre
        davanti a te e ascoltano la tua saggezza!
 
 [9] Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da
        collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il
        Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la
        giustizia".
 
 [10] Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità
        e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la
        regina di Saba a Salomone.
 
 [11] Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da
        Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose.
 
 [12] Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per
        la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si
        vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo.
 
 [13] Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e
        aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa
        tornò nel suo paese con i suoi servi.
 
 [14] La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno
        era di seicentosessantasei talenti,
 
 [15] senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai
        commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese.
 
 [16] Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per
        ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro,
 
 [17] e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali
        adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta
        del Libano.
 
 [18] Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro
        puro.
 
 [19] Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di
        vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano
        due leoni.
 
 [20] Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne
        esistevano di simili in nessun regno.
 
 [21] Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli
        arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo
        di Salomone l'argento non si stimava nulla.
 
 [22] Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di
        Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e
        d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini.
 
 [23] Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i
        re della terra.
 
 [24] In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per
        ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore.
 
 [25] Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro,
        vesti, armi, aromi, cavalli e muli.
 
 [26] Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e
        dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re
        in Gerusalemme.
 
 [27] Fece sì che in Gerusalemme l'argento abbondasse come le pietre e
        rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono
        nella Sefela.
 
 [28] I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del
        re li compravano in Kue.
 
 [29] Un carro, importato da Muzri, costava seicento sicli d'argento, un
        cavallo centocinquanta. In tal modo tutti i re degli Hittiti e i re di
        Aram vendevano i loro cavalli.
 11 [1] Ma
        il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne
        e hittite,
 [2] appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti:
        "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo
        faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dei". Salomone si legò
        a loro per amore.
 
 [3] Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue
        donne gli pervertirono il cuore.
 
 [4] Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dei
        stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio
        come il cuore di Davide suo padre.
 
 [5] Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom,
        obbrobrio degli Ammoniti.
 
 [6] Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu
        fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
 
 [7] Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei
        Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di
        Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.
 
 [8] Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che
        offrivano incenso e sacrifici ai loro dei.
 
 [9] Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto
        il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte
 
 [10] e gli aveva comandato di non seguire altri dei, ma Salomone non
        osservò quanto gli aveva comandato il Signore.
 
 [11] Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e
        non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti,
        ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito.
 
 [12] Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo
        padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.
 
 [13] Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo
        figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città
        da me eletta".
 
 [14] Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd
        che era della stirpe regale di Edom.
 
 [15] Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo
        dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i
        maschi di Edom -
 
 [16] Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare
        tutti i maschi di Edom -
 
 [17] Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto.
        Allora Hadàd era giovinetto.
 
 [18] Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé
        uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd,
        gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni.
 
 [19] Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in
        moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni.
 
 [20] La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni
        allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone
        tra i figli del faraone.
 
 [21] Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i
        suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone:
        "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese".
 
 [22] Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia
        casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse:
        "No! ma, ti prego, lasciami andare".
 
 [25b] Ecco il male fatto
        da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom.
 
 [23] Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di
        Eliada, che era fuggito da Hadad-Ezer re di Zoba, suo signore.
 
 [24] Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando
        Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si
        stabilì e ne divenne re.
 
 [25a] Fu avversario di Israele per tutta la
        vita di Salomone.
 
 [26] Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda - sua
        madre, una vedova, si chiamava Zerua -, mentre era al servizio di
        Salomone, insorse contro il re.
 
 [27] La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone
        costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide
        suo padre;
 
 [28] Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane
        lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di
        Giuseppe.
 
 [29] In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per
        strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano
        loro due soli, in campagna.
 
 [30] Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in
        dodici pezzi.
 
 [31] Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice
        il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di
        Salomone e ne darò a te dieci tribù.
 
 [32] A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di
        Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.
 
 [33] Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato
        davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e
        a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò
        che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti,
        come aveva fatto Davide suo padre.
 
 [34] Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per
        tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto,
        il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti.
 
 [35] Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te
        dieci tribù.
 
 [36] A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio
        servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che
        mi sono scelta per porvi il mio nome.
 
 [37] Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di
        Israele.
 
 [38] Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai
        quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei
        comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò
        una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele;
 
 [39] umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per
        sempre".
 
 [40] Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò
        rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase
        in Egitto fino alla morte di Salomone.
 
 [41] Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono
        descritte nel libro della gesta di Salomone.
 
 [42] Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto
        Israele fu di quaranta anni.
 
 [43] Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città
        di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.
 12 [1]
        Roboamo andò in Sichem, perché tutto Israele era convenuto in Sichem
        per proclamarlo re.
 [2] Quando lo seppe, Geroboamo figlio di Nebàt, che era ancora in
        Egitto ove si era rifugiato per paura del re Salomone, tornò
        dall'Egitto.
 
 [3] Lo mandarono a chiamare e Geroboamo venne con tutta l'assemblea di
        Israele e dissero a Roboamo:
 
 [4] "Tuo padre ci ha imposto un pesante giogo; ora tu alleggerisci
        la dura schiavitù di tuo padre e il giogo pesante che quegli ci ha
        imposto e noi ti serviremo".
 
 [5] Rispose loro: "Ritiratevi per tre giorni; poi tornerete da
        me". Il popolo se ne andò.
 
 [6] Il re Roboamo si consigliò con gli anziani, che erano stati al
        servizio di Salomone suo padre durante la sua vita, domandando:
        "Che cosa mi consigliate di rispondere a questo popolo?".
 
 [7] Gli dissero: "Se oggi ti mostrerai arrendevole verso questo
        popolo, se darai loro soddisfazione, se dirai loro parole gentili, essi
        saranno tuoi servi per sempre".
 
 [8] Ma egli trascurò il consiglio che gli anziani gli avevano dato e si
        consultò con giovani che erano cresciuti con lui ed erano al suo
        servizio.
 
 [9] Domandò loro: "Che cosa mi consigliate di rispondere a questo
        popolo che mi ha chiesto di alleggerire il giogo imposto loro da mio
        padre?".
 
 [10] I giovani che erano cresciuti con lui gli dissero: "Così
        risponderai a questo popolo, che ti ha chiesto: Tuo padre ha reso
        pesante il nostro giogo, tu alleggeriscilo! così dirai loro: Il mio
        mignolo è più grosso dei fianchi di mio padre.
 
 [11] Ora, se mio padre vi caricò di un giogo pesante, io renderò
        ancora più grave il vostro giogo; mio padre vi castigò con fruste, io
        vi castigherò con flagelli".
 
 [12] Quando Geroboamo e tutto il popolo si presentarono a Roboamo il
        terzo giorno, come il re aveva ordinato affermando: "Ritornate da
        me il terzo giorno",
 
 [13] il re rispose duramente al popolo respingendo il consiglio degli
        anziani;
 
 [14] egli disse loro secondo il consiglio dei giovani: "Mio padre
        vi ha imposto un giogo pesante; io renderò ancora più grave il vostro
        giogo. Mio padre vi ha castigati con fruste, io vi castigherò con
        flagelli".
 
 [15] Il re non ascoltò il popolo; ciò accadde per disposizione del
        Signore, perché si attuasse la parola che il Signore aveva rivolta a
        Geroboamo, figlio di Nebàt, per mezzo di Achia di Silo.
 
 [16] Quando compresero che il re non dava loro ascolto, tutti gli
        Israeliti risposero al re:
 "Che parte abbiamo con Davide?
 Non abbiamo eredità con il figlio di Iesse!
 Alle tue tende, Israele!
 Ora pensa alla tua casa, Davide!".
 Israele andò alle sue tende.
 
 [17] Sugli Israeliti che abitavano nelle città di Giuda regnò Roboamo.
 
 [18] Il re Roboamo mandò Adoniram, che era sovrintendente ai lavori
        forzati, ma tutti gli Israeliti lo lapidarono ed egli morì. Allora il
        re Roboamo salì in fretta sul carro per fuggire in Gerusalemme.
 
 [19] Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi.
 
 [20] Quando tutto Israele seppe che era tornato Geroboamo, lo mandarono
        a chiamare perché partecipasse all'assemblea; lo proclamarono re di
        tutto Israele. Nessuno seguì la casa di Davide, se non la tribù di
        Giuda.
 
 [21] Roboamo, giunto in Gerusalemme, convocò tutta la casa di Giuda e
        la tribù di Beniamino, centottantamila guerrieri scelti, per combattere
        contro Israele e per restituire il regno a Roboamo, figlio di Salomone.
 
 [22] Ma il Signore disse a Semeia, uomo di Dio:
 
 [23] "Riferisci a Roboamo figlio di Salomone, re di Giuda, a tutta
        la casa di Giuda e di Beniamino e al resto del popolo:
 
 [24] Dice il Signore: Non marciate per combattere contro i vostri
        fratelli israeliti; ognuno ritorni a casa, perché questa situazione è
        stata voluta da me". Ascoltarono la parola del Signore e tornarono
        indietro come aveva ordinato loro il Signore.
 
 [25] Geroboamo fortificò Sichem sulle montagne di Efraim e vi pose la
        residenza. Uscito di lì, fortificò Penuèl.
 
 [26] Geroboamo pensò: "In questa situazione il regno potrebbe
        tornare alla casa di Davide.
 
 [27] Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel
        tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore,
        verso Roboamo re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re
        di Giuda".
 
 [28] Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo:
        "Siete andati troppo a Gerusalemme! Ecco, Israele, il tuo dio, che
        ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto".
 
 [29] Ne collocò uno a Betel e l'altro lo pose in Dan.
 
 [30] Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a
        Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli.
 
 [31] Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi qua
        e là dal popolo, i quali non erano discendenti di Levi.
 
 [32] Geroboamo istituì una festa nell'ottavo mese, il quindici del
        mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì
        sull'altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva
        eretti; a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle
        alture.
 
 [33] Il quindici dell'ottavo mese salì sull'altare che aveva eretto a
        Betel; istituì una festa per gli Israeliti e salì sull'altare per
        offrire incenso.
 13 [1] Un
        uomo di Dio, per comando del Signore, si portò da Giuda a Betel, mentre
        Geroboamo stava sull'altare per offrire incenso.
 [2] Per comando del Signore, quegli gridò verso l'altare: "Altare,
        altare, così dice il Signore: Ecco nascerà un figlio nella casa di
        Davide, chiamato Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti delle
        alture che hanno offerto incenso su di te, e brucerà su di te ossa
        umane".
 
 [3] E ne diede una prova, dicendo: "Questa è la prova che il
        Signore parla: ecco l'altare si spaccherà e si spanderà la cenere che
        vi è sopra".
 
 [4] Appena sentì il messaggio che l'uomo di Dio aveva proferito contro
        l'altare di Betel, il re Geroboamo tese la mano dall'altare dicendo:
        "Afferratelo!". Ma la sua mano, tesa contro di quello, gli si
        paralizzò e non la potè ritirare a sé.
 
 [5] L'altare si spaccò e si sparse la cenere dell'altare secondo il
        segno dato dall'uomo di Dio per comando del Signore.
 
 [6] Presa la parola, il re disse all'uomo di Dio: "Placa il volto
        del Signore tuo Dio e prega per me perché mi sia resa la mia
        mano". L'uomo di Dio placò il volto del Signore e la mano del re
        tornò come era prima.
 
 [7] All'uomo di Dio il re disse: "Vieni a casa con me per
        rinfrancarti; ti darò un regalo".
 
 [8] L'uomo di Dio rispose al re: "Anche se mi dessi metà della tua
        casa, non verrei con te e non mangerei né berrei nulla in questo luogo,
 
 [9] perché mi è stato ordinato per comando del Signore: Non mangiare e
        non bere nulla e non tornare per la strada percorsa nell'andata".
 
 [10] Se ne andò per un'altra strada e non tornò per quella che aveva
        percorsa venendo a Betel.
 
 [11] Ora viveva a Betel un vecchio profeta, al quale i figli andarono a
        riferire quanto aveva fatto quel giorno l'uomo di Dio a Betel; essi
        riferirono al loro padre anche le parole che quegli aveva dette al re.
 
 [12] Il vecchio profeta domandò loro: "Quale via ha preso?".
        I suoi figli gli indicarono la via presa dall'uomo di Dio, che era
        venuto da Giuda.
 
 [13] Ed egli disse ai suoi figli: "Sellatemi l'asino!". Gli
        sellarono l'asino ed egli vi montò sopra
 
 [14] per inseguire l'uomo di Dio che trovò seduto sotto una quercia.
        Gli domandò: "Sei tu l'uomo di Dio, venuto da Giuda?".
        Rispose: "Sono io".
 
 [15] L'altro gli disse: "Vieni a casa con me per mangiare
        qualcosa".
 
 [16] Egli rispose: "Non posso venire con te né mangiare o bere
        nulla in questo luogo,
 
 [17] perché ho ricevuto questo comando per ordine del Signore: Non
        mangiare e non bere là nulla e non ritornare per la strada percorsa
        nell'andata".
 
 [18] Quegli disse: "Anch'io sono profeta come te; ora un angelo mi
        ha detto per ordine di Dio: Fallo tornare con te nella tua casa, perché
        mangi e beva qualcosa". Egli mentiva a costui,
 
 [19] che ritornò con lui, mangiò e bevve nella sua casa.
 
 [20] Mentre essi stavano seduti a tavola, il Signore parlò al profeta
        che aveva fatto tornare indietro l'altro
 
 [21] ed egli gridò all'uomo di Dio che era venuto da Giuda: "Così
        dice il Signore: Poiché ti sei ribellato all'ordine del Signore, non
        hai ascoltato il comando che ti ha dato il Signore tuo Dio,
 
 [22] sei tornato indietro, hai mangiato e bevuto in questo luogo,
        sebbene ti fosse stato prescritto di non mangiarvi o bervi nulla, il tuo
        cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri".
 
 [23] Dopo che ebbero mangiato e bevuto, l'altro sellò l'asino per il
        profeta che aveva fatto ritornare
 
 [24] e quegli partì. Un leone lo trovò per strada e l'uccise; il suo
        cadavere rimase steso sulla strada, mentre l'asino se ne stava là
        vicino e anche il leone stava vicino al cadavere.
 
 [25] Ora alcuni passanti videro il cadavere steso sulla strada e il
        leone che se ne stava vicino al cadavere. Essi andarono e divulgarono il
        fatto nella città ove dimorava il vecchio profeta.
 
 [26] Avendolo saputo, il profeta che l'aveva fatto ritornare dalla
        strada disse: "Quello è un uomo di Dio, che si è ribellato
        all'ordine del Signore; per questo il Signore l'ha consegnato al leone,
        che l'ha abbattuto e ucciso secondo la parola comunicatagli dal
        Signore".
 
 [27] Egli aggiunse ai figli: "Sellatemi l'asino". Quando
        l'asino fu sellato,
 
 [28] egli andò e trovò il cadavere di lui steso sulla strada con
        l'asino e il leone accanto. Il leone non aveva mangiato il cadavere né
        sbranato l'asino.
 
 [29] Il profeta prese il cadavere dell'uomo di Dio, lo sistemò
        sull'asino e se lo portò nella città dove abitava, per piangerlo e
        seppellirlo.
 
 [30] Depose il cadavere nel proprio sepolcro e fece il lamento su di
        lui: "Ohimè, fratello mio!".
 
 [31] Dopo averlo sepolto, disse ai figli: "Alla mia morte mi
        seppellirete nel sepolcro in cui è stato sepolto l'uomo di Dio; porrete
        le mie ossa vicino alle sue,
 
 [32] poiché certo si avvererà la parola che egli gridò, per ordine
        del Signore, contro l'altare di Betel e contro tutti i santuari delle
        alture che sono nelle città di Samaria".
 
 [33] Dopo questo fatto, Geroboamo non si convertì dalla sua condotta
        perversa. Egli continuò a prendere qua e là dal popolo i sacerdoti
        delle alture e a chiunque lo desiderasse dava l'investitura e quegli
        diveniva sacerdote delle alture.
 
 [34] Tale condotta costituì, per la casa di Geroboamo, il peccato che
        ne provocò la distruzione e lo sterminio dalla terra.
 14 [1] In
        quel tempo si ammalò Abia, figlio di Geroboamo.
 [2] Geroboamo disse alla moglie: "Alzati, cambia vestito perché
        non si sappia che tu sei la moglie di Geroboamo e và a Silo. Là c'è
        il profeta Achia, colui che mi disse che avrei regnato su questo popolo.
 
 [3] Prendi con te dieci pani, focacce e un vaso di miele; và da lui.
        Egli ti rivelerà che cosa avverrà del ragazzo".
 
 [4] La moglie di Geroboamo fece così. Si alzò, andò in Silo ed entrò
        nella casa di Achia, il quale non poteva vedere, perché i suoi occhi
        erano offuscati per la vecchiaia.
 
 [5] Il Signore aveva detto ad Achia: "Ecco, la moglie di Geroboamo
        viene per chiederti un oracolo sul figlio, che è malato; tu le dirai
        questo e questo. Arriva travestita".
 
 [6] Appena Achia sentì il rumore dei piedi di lei che arrivava alla
        porta, disse: "Entra, moglie di Geroboamo. Perché ti sei
        travestita così? Io ho per te cattive notizie.
 
 [7] Su, riferisci a Geroboamo: Dice il Signore, Dio di Israele: Io ti ho
        innalzato dalla turba del popolo costituendoti capo del popolo di
        Israele,
 
 [8] ho strappato il regno dalla casa di Davide e l'ho consegnato a te.
        Ma tu non ti sei comportato come il mio servo Davide, che osservò i
        miei comandi e mi seguì con tutto il cuore, facendo solo quanto è
        giusto davanti ai miei occhi,
 
 [9] anzi hai agito peggio di tutti i tuoi predecessori e sei andato a
        fabbricarti altri dei e immagini fuse per provocarmi, mentre hai gettato
        me dietro alle tue spalle.
 
 [10] Per questo, ecco, manderò la sventura sulla casa di Geroboamo,
        distruggerò nella casa di Geroboamo ogni maschio, schiavo o libero in
        Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo come si spazza lo sterco fino
        alla sua totale scomparsa.
 
 [11] I cani divoreranno quanti della casa di Geroboamo moriranno in città;
        quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria, perché
        il Signore ha parlato.
 
 [12] Ma tu alzati, torna a casa; quando i tuoi piedi raggiungeranno la
        città, il bambino morirà.
 
 [13] Ne faranno il lamento tutti gli Israeliti e lo seppelliranno, perché
        soltanto costui della famiglia di Geroboamo entrerà in un sepolcro,
        perché in lui solo si è trovato qualcosa di buono da parte del Signore
        Dio di Israele nella famiglia di Geroboamo.
 
 [14] Il Signore stabilirà su Israele un suo re, che distruggerà la
        famiglia di Geroboamo.
 
 [15] Inoltre il Signore percuoterà Israele, il cui agitarsi sarà
        simile all'agitarsi di una canna sull'acqua. Eliminerà Israele da
        questo ottimo paese da lui dato ai loro padri e li disperderà oltre il
        fiume perché si sono eretti i loro pali sacri, provocando così il
        Signore.
 
 [16] Il Signore abbandonerà Israele a causa dei peccati di Geroboamo,
        commessi da lui e fatti commettere a Israele".
 
 [17] La moglie di Geroboamo si alzò e se ne andò a Tirza. Proprio
        mentre essa entrava nella soglia di casa, il giovinetto morì.
 
 [18] Lo seppellirono e tutto Israele ne fece il lamento, secondo la
        parola del Signore comunicata per mezzo del suo servo, il profeta Achia.
 
 [19] Le altre gesta di Geroboamo, le sue guerre e il suo regno, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [20] La durata del regno di Geroboamo fu di ventidue anni; egli si
        addormentò con i suoi padri e gli succedette nel regno Nadàb suo
        figlio.
 
 [21] Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda. Aveva quarantun anni
        quando divenne re; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta
        dal Signore fra tutte le tribù di Israele per collocarvi il suo nome.
        Sua madre, ammonita, si chiamava Naama.
 
 [22] Giuda fece ciò che è male agli occhi del Signore; essi
        provocarono il Signore a gelosia più di quanto non l'avessero fatto
        tutti i loro padri, con i loro peccati.
 
 [23] Anch'essi si costruirono alture, stele e pali sacri su ogni alto
        colle e sotto ogni albero verde.
 
 [24] Inoltre nel paese c'erano prostituti sacri, i quali rinnovarono
        tutti gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati davanti agli
        Israeliti.
 
 [25] Nell'anno quinto del re Roboamo, il re di Egitto, Sisach, assalì
        Gerusalemme.
 
 [26] Costui depredò i tesori del tempio e vuotò la reggia dei suoi
        tesori. Prese anche gli scudi d'oro fatti da Salomone.
 
 [27] Roboamo li sostituì con scudi di bronzo, che affidò agli
        ufficiali delle guardie addette alle porte della reggia.
 
 [28] Ogni volta che il re andava nel tempio, le guardie li prendevano,
        poi li riportavano nella sala delle guardie.
 
 [29] Le altre gesta di Roboamo, tutte le sue azioni, sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [30] Ci fu guerra continua fra Roboamo e Geroboamo.
 
 [31] Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città
        di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Abiam.
 15 [1]
        Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo, figlio di Nebàt, divenne re su
        Giuda Abiam.
 [2] Egli regnò tre anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca,
        figlia di Assalonne.
 
 [3] Egli imitò tutti i peccati che suo padre aveva commessi prima di
        lui; il suo cuore non fu sottomesso al Signore suo Dio, come lo era
        stato il cuore di Davide suo antenato.
 
 [4] Ma, per amore di Davide, il Signore suo Dio gli concesse una lampada
        in Gerusalemme, innalzandone il figlio dopo di lui e rendendo stabile
        Gerusalemme,
 
 [5] perché Davide aveva fatto ciò che è giusto agli occhi del Signore
        e non aveva traviato dai comandi che il Signore gli aveva impartiti,
        durante tutta la sua vita, se si eccettua il caso di Uria l'Hittita.
 
 [6] Le altre gesta di Abiam, tutte le sue azioni, sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [7] Ci fu guerra fra Abiam e Geroboamo.
 
 [8] Abiam si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città
        di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Asa.
 
 [9] Nell'anno ventesimo di Geroboamo, re di Israele, divenne re su Giuda
        Asa.
 
 [10] Costui regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava
        Maaca, figlia di Assalonne.
 
 [11] Asa, come Davide suo antenato, fece ciò che è giusto agli occhi
        del Signore.
 
 [12] Eliminò i prostituti sacri dal paese e allontanò tutti gli idoli
        eretti da suo padre.
 
 [13] Anche sua madre Maaca egli privò della dignità di regina madre,
        perché essa aveva eretto un obbrobrio in onore di Asera; Asa abbatté
        l'obbrobrio e lo bruciò nella valle del torrente Cedron.
 
 [14] Ma non scomparvero le alture, anche se il cuore di Asa si mantenne
        integro nei riguardi del Signore per tutta la sua vita.
 
 [15] Fece portare nel tempio le offerte consacrate da suo padre e quelle
        consacrate da lui stesso, consistenti in argento, oro e vasi.
 
 [16] Ci fu guerra fra Asa e Baasa, re di Israele, per tutta la loro
        vita.
 
 [17] Baasa, re di Israele, assalì Giuda; egli fortificò Rama per
        impedire le comunicazioni con Asa re di Giuda.
 
 [18] Asa prese tutto l'argento e l'oro depositato nei tesori del tempio
        e nei tesori della reggia, li consegnò ai suoi ministri, che li
        portarono per ordine del re Asa a Ben-Hadàd, figlio di Tab-Rimmòn,
        figlio di Chezion, re d'Aram, che risiedeva in Damasco, con la proposta:
 
 [19] "Ci sia un'alleanza fra me e te, come ci fu fra mio padre e
        tuo padre. Ecco ti mando un dono d'argento e d'oro. Su, rompi la tua
        alleanza con Baasa, re di Israele, sì che egli si ritiri da me".
 
 [20] Ben-Hadàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città di Israele i
        capi delle sue forze armate, occupò Iion, Dan, Abel-Bet-Maaca e
        l'intera regione di Genèsaret, compreso tutto il territorio di Nèftali.
 
 [21] Quando lo seppe, Baasa smise di fortificare Rama e tornò in Tirza.
 
 [22] Allora il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, senza esclusione
        alcuna; costoro presero da Rama le pietre e il legname che Baasa aveva
        usato per le costruzioni. Con tale materiale il re Asa fortificò Gheba
        di Beniamino e Mizpà.
 
 [23] Le altre gesta di Asa, tutte le sue prodezze e tutte le sue azioni,
        le città che egli edificò, sono descritte nel libro delle Cronache dei
        re di Giuda. Egli nella sua vecchiaia ebbe la podàgra.
 
 [24] Asa si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nella città di
        Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Giòsafat.
 
 [25] Nadàb, figlio di Geroboamo, divenne re d'Israele nell'anno secondo
        di Asa, re di Giuda, e regnò su Israele tre anni.
 
 [26] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la
        condotta di suo padre e il peccato che questi aveva fatto commettere a
        Israele.
 
 [27] Contro di lui congiurò Baasa figlio di Achia, della casa di
        Issacar, e lo assassinò in Ghibbeton che apparteneva ai Filistei,
        mentre Nadàb e tutto Israele assediavano Ghibbeton.
 
 [28] Baasa lo uccise nell'anno terzo di Asa re di Giuda, e divenne re al
        suo posto.
 
 [29] Appena divenuto re, egli distrusse tutta la famiglia di Geroboamo:
        non lasciò vivo nessuno di quella stirpe, ma la distrusse tutta,
        secondo la parola del Signore pronunziata per mezzo del suo servo Achia
        di Silo,
 
 [30] a causa dei peccati di Geroboamo, commessi da lui e fatti
        commettere a Israele, e a causa dello sdegno a cui aveva provocato il
        Signore Dio di Israele.
 
 [31] Le altre gesta di Nadàb e tutte le sue azioni sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [32] Ci fu guerra fra Asa e Baasa, re di Israele, per tutta la loro
        vita. (16)
 
 [33] Nell'anno terzo di Asa, re di Giuda, Baasa, figlio di Achia,
        divenne re d'Israele in Tirza. Regnò ventiquattro anni.
 
 [34] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta
        di Geroboamo e il peccato che questi aveva fatto commettere a Israele.
 16 [1] La
        parola del Signore fu rivolta a Ieu figlio di Canàni contro Baasa:
 [2] "Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho costituito capo del
        popolo di Israele, ma tu hai imitato la condotta di Geroboamo e hai
        fatto peccare Israele mio popolo fino a provocarmi con i loro peccati.
 
 [3] Ecco, io spazzerò Baasa e la sua casa e renderò la tua casa come
        la casa di Geroboamo figlio di Nebàt.
 
 [4] I cani divoreranno quanti della casa di Baasa moriranno in città;
        quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
 
 [5] Le altre gesta di Baasa, le sue azioni e le sue prodezze, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [6] Baasa si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Tirza e al suo
        posto regnò suo figlio Ela.
 
 [7] Attraverso il profeta Ieu figlio di Canàni la parola del Signore fu
        rivolta a Baasa e alla sua casa. Dio condannò Baasa per tutto il male
        che aveva commesso agli occhi del Signore, irritandolo con le sue opere,
        tanto che la sua casa era diventata come quella di Geroboamo, e perché
        egli aveva sterminato quella famiglia.
 
 [8] Nell'anno ventiseiesimo di Asa re di Giuda, su Israele in Tirza
        divenne re Ela figlio di Baasa; regnò due anni.
 
 [9] Contro di lui congiurò un suo ufficiale, Zimri, capo di una metà
        dei carri. Mentre quegli, in Tirza, beveva e si ubriacava nella casa di
        Arza, maggiordomo in Tirza,
 
 [10] arrivò Zimri, lo sconfisse, l'uccise nell'anno ventisettesimo di
        Asa, re di Giuda, e regnò al suo posto.
 
 [11] Quando divenne re, appena seduto sul suo trono, distrusse tutta la
        famiglia di Baasa; non lasciò sopravvivere alcun maschio fra i suoi
        parenti e amici.
 
 [12] Zimri distrusse tutta la famiglia di Baasa secondo la parola che il
        Signore aveva rivolta contro Baasa per mezzo del profeta Ieu,
 
 [13] a causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo
        figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a
        Israele, irritando con le loro vanità il Signore Dio di Israele.
 
 [14] Le altre gesta di Ela e tutte le sue azioni sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [15] Nell'anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per
        sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton,
        che apparteneva ai Filistei.
 
 [16] Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era
        ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno,
        nell'accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell'esercito.
 
 [17] Omri e tutto Israele, abbandonata Ghibbeton, andarono a Tirza.
 
 [18] Quando vide che era stata presa la città, Zimri entrò nella
        fortezza della reggia, incendiò il palazzo e così morì bruciato.
 
 [19] Ciò avvenne a causa del peccato che egli aveva commesso compiendo
        ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di
        Geroboamo e il peccato con cui aveva fatto peccare Israele.
 
 [20] Le altre gesta di Zimri e la congiura da lui organizzata sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [21] Allora il popolo di Israele si divise in due parti. Una metà
        parteggiava per Tibni, figlio di Ghinat, con il proposito di proclamarlo
        re; l'altra metà parteggiava per Omri.
 
 [22] Il partito di Omri prevalse su quello di Tibni figlio di Ghinat.
        Tibni morì e Omri divenne re.
 
 [23] Nell'anno trentunesimo di Asa re di Giuda, divenne re di Israele
        Omri. Regnò dodici anni, di cui sei in Tirza.
 
 [24] Poi acquistò il monte Someron da Semer per due talenti d'argento.
        Costruì sul monte e chiamò la città che ivi edificò Samaria dal nome
        di Semer, proprietario del monte.
 
 [25] Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti
        i suoi predecessori.
 
 [26] Imitò in tutto la condotta di Geroboamo, figlio di Nebàt, e i
        peccati che quegli aveva fatto commettere a Israele, provocando con le
        loro vanità a sdegno il Signore, Dio di Israele.
 
 [27] Le altre gesta di Omri, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [28] Omri si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al
        suo posto divenne re suo figlio Acab.
 
 [29] Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell'anno trentottesimo
        di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria
        ventidue anni.
 
 [30] Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore,
        peggio di tutti i suoi predecessori.
 
 [31] Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebàt; ma
        prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Bàal, re di quelli di
        Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui.
 
 [32] Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva
        costruito in Samaria.
 
 [33] Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose
        irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi
        predecessori.
 
 [34] Nei suoi giorni Chiel di Betel ricostruì Gerico; gettò le
        fondamenta sopra Abiram suo primogenito e ne innalzò le porte sopra
        Segub suo ultimogenito, secondo la parola pronunziata dal Signore per
        mezzo di Giosuè, figlio di Nun.
 17 [1]
        Elia, il Tisbita, uno degli abitanti di Gàlaad, disse ad Acab:
        "Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto,
        in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo
        dirò io".
 [2] A lui fu rivolta questa parola del Signore:
 
 [3] "Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il
        torrente Cherit, che è a oriente del Giordano.
 
 [4] Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il
        tuo cibo".
 
 [5] Egli eseguì l'ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente
        Cherit, che è a oriente del Giordano.
 
 [6] I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva
        al torrente.
 
 [7] Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla
        regione.
 
 [8] Il Signore parlò a lui e disse:
 
 [9] "Alzati, và in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io
        ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo".
 
 [10] Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città,
        ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse:
        "Prendimi un pò d'acqua in un vaso perché io possa bere".
 
 [11] Mentre quella andava a prenderla, le gridò: "Prendimi anche
        un pezzo di pane".
 
 [12] Quella rispose: "Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla
        di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un pò di olio
        nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per
        me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo".
 
 [13] Elia le disse: "Non temere; su, fà come hai detto, ma prepara
        prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per
        te e per tuo figlio,
 
 [14] poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e
        l'orcio dell'olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere
        sulla terra".
 
 [15] Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e
        il figlio di lei per diversi giorni.
 
 [16] La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì,
        secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.
 
 [17] In seguito il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua
        malattia era molto grave, tanto che rimase senza respiro.
 
 [18] Essa allora disse a Elia: "Che c'è fra me e te, o uomo di
        Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per
        uccidermi il figlio?".
 
 [19] Elia le disse: "Dammi tuo figlio". Glielo prese dal seno,
        lo portò al piano di sopra, dove abitava, e lo stese sul letto.
 
 [20] Quindi invocò il Signore: "Signore mio Dio, forse farai del
        male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il
        figlio?".
 
 [21] Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore:
        "Signore Dio mio, l'anima del fanciullo torni nel suo corpo".
 
 [22] Il Signore ascoltò il grido di Elia; l'anima del bambino tornò
        nel suo corpo e quegli riprese a vivere.
 
 [23] Elia prese il bambino, lo portò al piano terreno e lo consegnò
        alla madre. Elia disse: "Guarda! Tuo figlio vive".
 
 [24] La donna disse a Elia: "Ora so che tu sei uomo di Dio e che la
        vera parola del Signore è sulla tua bocca".
 18 [1] Dopo
        molto tempo, il Signore disse a Elia, nell'anno terzo: "Su,
        mostrati ad Acab; io concederò la pioggia alla terra".
 [2] Elia andò a farsi vedere da Acab.
 In Samaria c'era una grande carestia.
 
 [3] Acab convocò Abdia maggiordomo. Abdia temeva molto Dio;
 
 [4] quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, Abdia prese cento
        profeti e ne nascose cinquanta alla volta in una caverna e procurò loro
        pane e acqua.
 
 [5] Acab disse ad Abdia: "Và nel paese verso tutte le sorgenti e
        tutti i torrenti della regione; forse troveremo erba per tenere in vita
        cavalli e muli e non dovremo uccidere una parte del bestiame".
 
 [6] Si divisero la regione da percorrere; Acab andò per una strada e
        Abdia per un'altra.
 
 [7] Mentre Abdia era in cammino, ecco farglisi incontro Elia. Quegli lo
        riconobbe e si prostrò con la faccia a terra dicendo: "Non sei tu
        il mio signore Elia?".
 
 [8] Gli rispose: "Lo sono; su, dì al tuo padrone: C'è qui
        Elia".
 
 [9] Quegli disse: "Che male ho fatto perché tu consegni il tuo
        servo ad Acab perché egli mi uccida?
 
 [10] Per la vita del Signore tuo Dio, non esiste un popolo o un regno in
        cui il mio padrone non abbia mandato a cercarti. Se gli rispondevano:
        Non c'è! egli faceva giurare il popolo o il regno di non averti
        trovato.
 
 [11] Ora tu dici: Su, dì al tuo signore: C'è qui Elia!
 
 [12] Appena sarò partito da te, lo spirito del Signore ti porterà in
        un luogo a me ignoto. Se io vado a riferirlo ad Acab egli, non
        trovandoti, mi ucciderà; ora il tuo servo teme il Signore fin dalla sua
        giovinezza.
 
 [13] Non ti hanno forse riferito, mio signore, ciò che ho fatto quando
        Gezabele sterminava tutti i profeti del Signore, come io nascosi cento
        profeti, cinquanta alla volta, in una caverna e procurai loro pane e
        acqua?
 
 [14] E ora tu comandi: Su, dì al tuo signore: C'è qui Elia? Egli mi
        ucciderà".
 
 [15] Elia rispose: "Per la vita del Signore degli eserciti, alla
        cui presenza io sto, oggi stesso io mi mostrerò a lui".
 
 [16] Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa. Acab si diresse
        verso Elia.
 
 [17] Appena lo vide, Acab disse a Elia: "Sei tu la rovina di
        Israele!".
 
 [18] Quegli rispose: "Io non rovino Israele, ma piuttosto tu
        insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del
        Signore e tu hai seguito Baal.
 
 [19] Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte
        Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i
        quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di
        Gezabele".
 
 [20] Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte
        Carmelo.
 
 [21] Elia si accostò a tutto il popolo e disse: "Fino a quando
        zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece
        lo è Baal, seguite lui!". Il popolo non gli rispose nulla.
 
 [22] Elia aggiunse al popolo: "Sono rimasto solo, come profeta del
        Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta.
 
 [23] Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo
        pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro
        giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco.
 
 [24] Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del
        Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!".
        Tutto il popolo rispose: "La proposta è buona!".
 
 [25] Elia disse ai profeti di Baal: "Sceglietevi il giovenco e
        cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro
        Dio, ma senza appiccare il fuoco".
 
 [26] Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di
        Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal,
        rispondici!". Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli
        continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto.
 
 [27] Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro
        dicendo: "Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse
        è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse
        addormentato, si sveglierà".
 
 [28] Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro
        costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue.
 
 [29] Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era
        venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si
        sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione.
 
 [30] Elia disse a tutto il popolo: "Avvicinatevi!". Tutti si
        avvicinarono. Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato
        demolito.
 
 [31] Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei
        discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: "Israele
        sarà il tuo nome".
 
 [32] Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un
        canaletto, capace di contenere due misure di seme.
 
 [33] Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna.
 
 [34] Quindi disse: "Riempite quattro brocche d'acqua e versatele
        sull'olocausto e sulla legna!". Ed essi lo fecero. Egli disse:
        "Fatelo di nuovo!". Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora:
        "Per la terza volta!". Lo fecero per la terza volta.
 
 [35] L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì
        d'acqua.
 
 [36] Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse:
        "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia
        che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte
        queste cose per tuo comando.
 
 [37] Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei
        il Signore Dio e che converti il loro cuore!".
 
 [38] Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le
        pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto.
 
 [39] A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: "Il
        Signore è Dio! Il Signore è Dio!".
 
 [40] Elia disse loro: "Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi
        uno!". Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison,
        ove li scannò.
 
 [41] Elia disse ad Acab: "Su, mangia e bevi, perché sento un
        rumore di pioggia torrenziale".
 
 [42] Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del
        Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia.
 
 [43] Quindi disse al suo ragazzo: "Vieni qui, guarda verso il
        mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c'è nulla!".
        Elia disse: "Tornaci ancora per sette volte".
 
 [44] La settima volta riferì: "Ecco, una nuvoletta, come una mano
        d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse: "Và a dire ad Acab:
        Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la
        pioggia!".
 
 [45] Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia
        cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel.
 
 [46] La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse
        davanti ad Acab finché giunse a Izrèel.
 19 [1] Acab
        riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada
        tutti i profeti.
 [2] Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: "Gli dei mi
        facciano questo e anche di peggio, se domani a quest'ora non avrò reso
        te come uno di quelli".
 
 [3] Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a
        Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo.
 
 [4] Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a
        sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: "Ora basta,
        Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei
        padri".
 
 [5] Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo
        lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!".
 
 [6] Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su
        pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a
        coricarsi.
 
 [7] Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su
        mangia, perché è troppo lungo per te il cammino".
 
 [8] Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò
        per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.
 
 [9] Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il
        Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?".
 
 [10] Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli
        eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno
        demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono
        rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".
 
 [11] Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del
        Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e
        gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma
        il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il
        Signore non era nel terremoto.
 
 [12] Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.
        Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.
 
 [13] Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si
        fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli
        diceva: "Che fai qui, Elia?".
 
 [14] Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli
        eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno
        demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono
        rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".
 
 [15] Il Signore gli disse: "Su, ritorna sui tuoi passi verso il
        deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram.
 
 [16] Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai
        Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto.
 
 [17] Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno
        scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo.
 
 [18] Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non
        hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l'hanno baciato con la
        bocca.
 
 [19] Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui
        arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava
        il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo
        mantello.
 
 [20] Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: "Andrò
        a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò". Elia disse:
        "Và e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te".
 
 [21] Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con
        gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente,
        perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo
        servizio.
 20 [1]
        Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito; con lui c'erano
        trentadue re con cavalli e carri. Egli marciò contro Samaria per
        cingerla d'assedio ed espugnarla.
 [2] Inviò messaggeri in città ad Acab, re di Israele,
 
 [3] per dirgli: "Dice Ben-Hadàd: Il tuo argento e il tuo oro
        appartiene a me e le tue donne e i tuoi figli minori sono per me".
 
 [4] Il re di Israele rispose: "Sia come dici tu, signore re; io e
        quanto ho siamo tuoi".
 
 [5] Ma i messaggeri tornarono di nuovo e dissero: "Dice Ben-Hadàd,
        il quale ci manda a te: Mi consegnerai il tuo argento, il tuo oro, le
        tue donne e i tuoi figli.
 
 [6] Domani, dunque, a quest'ora, manderò i miei servi che perquisiranno
        la tua casa e le case dei tuoi servi; essi prenderanno e asporteranno
        quanto sarà prezioso ai loro occhi".
 
 [7] Il re di Israele convocò tutti gli anziani della regione, ai quali
        disse: "Sappiate e vedete come costui ci voglia far del male.
        Difatti mi ha mandato a chiedere anche le mie donne e i miei figli, dopo
        che io non gli avevo rifiutato il mio argento e il mio oro".
 
 [8] Tutti gli anziani e tutto il popolo dissero: "Non ascoltarlo e
        non consentire!".
 
 [9] Egli disse ai messaggeri di Ben-Hadàd: "Dite al re vostro
        signore: Quanto hai imposto prima al tuo servo lo farò, ma la nuova
        richiesta non posso soddisfarla". I messaggeri andarono a riferire
        la risposta.
 
 [10] Ben-Hadàd allora gli mandò a dire: "Gli dei mi facciano
        questo e anche di peggio, se la polvere di Samaria basterà per riempire
        il pugno di coloro che mi seguono".
 
 [11] Il re di Israele rispose: "Riferitegli: Chi cinge le armi non
        si vanti come chi le depone".
 
 [12] Nell'udire questa risposta - egli stava insieme con i re a bere
        sotto le tende - disse ai suoi ufficiali: "Circondate la città!".
        Ed essi la circondarono.
 
 [13] Ed ecco un profeta si avvicinò ad Acab, re di Israele, per dirgli:
        "Così dice il Signore: Vedi tutta questa moltitudine immensa?
        Ebbene oggi la metto in tuo potere; saprai che io sono il Signore".
 
 [14] Acab disse: "Per mezzo di chi?". Quegli rispose:
        "Così dice il Signore: Per mezzo dei giovani dei capi delle
        province". Domandò: "Chi attaccherà la battaglia?".
        Rispose: "Tu!".
 
 [15] Acab ispezionò i giovani dei capi delle province; erano
        duecentotrentadue. Dopo di loro ispezionò tutto il popolo, tutti gli
        Israeliti: erano settemila.
 
 [16] A mezzogiorno fecero una sortita. Ben-Hadàd stava bevendo sotto le
        tende insieme con i trentadue re suoi alleati.
 
 [17] Per primi uscirono i giovani dei capi delle province. Fu mandato ad
        avvertire Ben-Hadàd: "Alcuni uomini sono usciti da Samaria!".
 
 [18] Quegli disse: "Se sono usciti con intenzioni pacifiche,
        catturateli vivi; se sono usciti per combattere, catturateli ugualmente
        vivi".
 
 [19] Usciti dunque quelli dalla città, cioè i giovani dei capi delle
        province e l'esercito che li seguiva,
 
 [20] ognuno di loro uccise chi gli si fece davanti. Gli Aramei
        fuggirono, inseguiti da Israele. Ben-Hadàd, re di Aram, scampò a
        cavallo insieme con alcuni cavalieri.
 
 [21] Uscì quindi il re di Israele, che si impadronì dei cavalli e dei
        carri e inflisse ad Aram una grande sconfitta.
 
 [22] Allora il profeta si avvicinò al re di Israele e gli disse:
        "Su, sii forte; sappi e vedi quanto dovrai fare, perché l'anno
        prossimo il re di Aram muoverà contro di te".
 
 [23] Ma i servi del re di Aram dissero a lui: "Il loro Dio è un
        Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; forse se li
        attaccassimo in pianura, saremmo superiori a loro.
 
 [24] Eseguisci questo progetto: ritira i re, ognuno dal suo luogo, e
        sostituiscili con governatori.
 
 [25] Tu prepara un esercito come quello che hai perduto: cavalli come
        quei cavalli e carri come quei carri; quindi li attaccheremo in pianura
        e senza dubbio li batteremo". Egli ascoltò la loro proposta e agì
        in tal modo.
 
 [26] L'anno dopo, Ben-Hadàd ispezionò gli Aramei, quindi andò ad Afèk
        per attaccare gli Israeliti.
 
 [27] Gli Israeliti, organizzati e approvvigionati, mossero loro
        incontro, accampandosi di fronte; sembravano due greggi di capre, mentre
        gli Aramei inondavano il paese.
 
 [28] Un uomo di Dio si avvicinò al re d'Israele e gli disse: "Così
        dice il Signore: Poiché gli Aramei hanno affermato: Il Signore è Dio
        dei monti e non Dio delle valli, io metterò in tuo potere tutta questa
        moltitudine immensa; così saprai che io sono il Signore".
 
 [29] Per sette giorni stettero accampati gli uni di fronte agli altri.
        Al settimo giorno si attaccò battaglia. Gli Israeliti in un giorno
        uccisero centomila fanti aramei.
 
 [30] I superstiti fuggirono in Afèk, nella città, le cui mura caddero
        sui ventisettemila superstiti.
 Ben-Hadàd fuggì; entrato in una casa, per nascondersi passava da una
        stanza all'altra.
 
 [31] I suoi ministri gli dissero: "Ecco, abbiamo sentito che i re
        di Israele sono re clementi. Indossiamo sacchi ai fianchi e mettiamoci
        corde sulla testa e usciamo incontro al re di Israele. Forse ti lascerà
        in vita".
 
 [32] Si legarono sacchi ai fianchi e corde sulla testa, quindi si
        presentarono al re di Israele e dissero: "Il tuo servo Ben-Hadàd
        dice: Su, lasciami in vita!". Quegli domandò: "È ancora
        vivo? Egli è mio fratello!".
 
 [33] Gli uomini vi scorsero un buon auspicio, si affrettarono a cercarne
        una conferma da lui. Dissero: "Ben-Hadàd è tuo fratello!".
        Quegli soggiunse: "Andate a prenderlo". Ben-Hadàd si recò da
        lui, che lo fece salire sul carro.
 
 [34] Ben-Hadàd gli disse: "Restituirò le città che mio padre ha
        prese a tuo padre; tu potrai disporre di mercati in Damasco come mio
        padre ne aveva in Samaria". Ed egli: "Io a questo patto ti
        lascerò andare". E concluse con lui l'alleanza e lo lasciò
        andare.
 
 [35] Allora uno dei figli dei profeti disse al compagno per ordine del
        Signore: "Picchiami!". L'uomo si rifiutò di picchiarlo.
 
 [36] Quegli disse: "Poiché non hai obbedito alla voce del Signore,
        appena ti sarai separato da me, un leone ti ucciderà". Mentre si
        allontanava, incontrò un leone che l'uccise.
 
 [37] Quegli, incontrato un altro uomo, gli disse:
        "Picchiami!". E quegli lo percosse a sangue.
 
 [38] Il profeta andò ad attendere il re sulla strada, dopo essersi reso
        irriconoscibile con una benda agli occhi.
 
 [39] Quando passò il re, gli gridò: "Il tuo servo era nel cuore
        della battaglia, quando un uomo si staccò e mi portò un individuo
        dicendomi: Fà la guardia a quest'uomo! Se ti scappa, la tua vita pagherà
        per la sua oppure dovrai sborsare un talento d'argento.
 
 [40] Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quegli scomparve".
        Il re di Israele disse a lui: "La tua condanna è giusta; l'hai
        proferita tu stesso!".
 
 [41] Ma quegli immediatamente si tolse la benda dagli occhi e il re di
        Israele riconobbe che era uno dei profeti.
 
 [42] Costui gli disse: "Così dice il Signore: Perché hai lasciato
        andare libero quell'uomo da me votato allo sterminio, la tua vita pagherà
        per la sua, il tuo popolo per il suo popolo".
 
 [43] Il re di Israele se ne andò a casa amareggiato e irritato ed entrò
        in Samaria.
 21 [1] In
        seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una
        vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria.
 [2] Acab disse a Nabot: "Cedimi la tua vigna; siccome è vicina
        alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore
        oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che
        vale".
 
 [3] Nabot rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal cederti
        l'eredità dei miei padri".
 
 [4] Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole
        dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: "Non ti cederò
        l'eredità dei miei padri". Si coricò sul letto, si girò verso la
        parete e non volle mangiare.
 
 [5] Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: "Perché mai
        il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?".
 
 [6] Le rispose: "Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua
        vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed
        egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!".
 
 [7] Allora sua moglie Gezabele gli disse: "Tu ora eserciti il regno
        su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la
        vigna di Nabot di Izreèl!".
 
 [8] Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo
        sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella
        città di Nabot.
 
 [9] Nelle lettere scrisse: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot
        in prima fila tra il popolo.
 
 [10] Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino:
        Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli
        muoia".
 
 [11] Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che
        abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele,
        ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite.
 
 [12] Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il
        popolo.
 
 [13] Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui.
        Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: "Nabot ha
        maledetto Dio e il re". Lo condussero fuori della città e lo
        uccisero lapidandolo.
 
 [14] Quindi mandarono a dire a Gezabele: "Nabot è stato lapidato
        ed è morto".
 
 [15] Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse
        ad Acab: "Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il
        quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è
        morto".
 
 [16] Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella
        vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso.
 
 [17] Allora il Signore disse a Elia il Tisbita:
 
 [18] "Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco
        è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso.
 
 [19] Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi!
        Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot,
        i cani lambiranno anche il tuo sangue".
 
 [20] Acab disse a Elia: "Mi hai dunque colto in fallo, o mio
        nemico!". Quegli soggiunse: "Sì, perché ti sei venduto per
        fare ciò che è male agli occhi del Signore.
 
 [21] Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via.
        Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in
        Israele.
 
 [22] Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e
        come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai
        fatto peccare Israele.
 
 [23] Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno
        Gezabele nel campo di Izreèl.
 
 [24] Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i
        cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli
        dell'aria".
 
 [25] In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del
        Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele.
 
 [26] Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli
        Amorrèi, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele.
 
 [27] Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un
        sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a
        testa bassa.
 
 [28] Il Signore disse a Elia, il Tisbita:
 
 [29] "Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si
        è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua
        vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del
        figlio".
 22 [1]
        Trascorsero tre anni senza guerra fra Aram e Israele.
 [2] Nel terzo anno Giòsafat re di Giuda fece visita al re di Israele.
 
 [3] Ora il re di Israele aveva detto ai suoi ufficiali: "Non sapete
        che Ramot di Gàlaad è nostra? Eppure noi ce ne stiamo inerti, senza
        riprenderla dalle mani di Aram".
 
 [4] Disse a Giòsafat: "Verresti con me a combattere per Ramot di Gàlaad?".
        Giòsafat rispose al re di Israele: "Conta su di me come su te
        stesso, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui
        tuoi".
 
 [5] Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso la
        parola del Signore".
 
 [6] Il re di Israele radunò i profeti, in numero di circa quattrocento,
        e domandò loro: "Devo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure devo
        rinunziarvi?". Risposero: "Attaccala; il Signore la metterà
        nelle mani del re".
 
 [7] Giòsafat disse: "Non c'è più nessun altro profeta del
        Signore da consultare?".
 
 [8] Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe ancora un
        uomo, attraverso il quale si potrebbe consultare il Signore, ma io lo
        detesto perché non mi predice altro che male, mai qualcosa di buono. Si
        tratta di Michea, figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re non
        parli così!".
 
 [9] Il re di Israele, chiamato un eunuco, gli ordinò: "Convoca
        subito Michea, figlio di Imla".
 
 [10] Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda sedevano ognuno sul suo
        trono, vestiti dei loro mantelli, nell'aia di fronte alla porta di
        Samaria; tutti i profeti predicevano davanti a loro.
 
 [11] Sedecìa, figlio di Chenaana, che si era fatte corna di ferro,
        affermava: "Dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei
        fino al loro sterminio".
 
 [12] Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di
        Gàlaad, riuscirai. Il Signore la metterà nelle mani del re".
 
 [13] Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse:
        "Ecco, le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo
        del re; ora la tua parola sia identica alla loro; preannunzia il
        successo".
 
 [14] Michea rispose: "Per la vita del Signore, comunicherò quanto
        il Signore mi dirà".
 
 [15] Si presentò al re che gli domandò: "Michea, dobbiamo muovere
        contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Gli rispose:
        "Attaccala, riuscirai; il Signore la metterà nelle mani del
        re".
 
 [16] Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non
        dirmi se non la verità nel nome del Signore?".
 
 [17] Quegli disse:
 "Vedo tutti gli Israeliti
 vagare sui monti
 come pecore senza pastore.
 Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace".
 
 [18] Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse
        detto che non mi avrebbe profetizzato nulla di buono, ma solo il
        male?".
 
 [19] Michea disse: "Per questo, ascolta la parola del Signore. Io
        ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo gli
        stava intorno, a destra e a sinistra.
 
 [20] Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro
        Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un
        altro.
 
 [21] Si è fatto avanti uno spirito che - postosi davanti al Signore -
        ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come?
 
 [22] Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di
        tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz'altro; ci
        riuscirai; và e fà così.
 
 [23] Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla
        bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo
        preannunzia una sciagura".
 
 [24] Allora Sedecìa, figlio di Chenaana, si avvicinò e percosse Michea
        sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è
        passato quando è uscito da me per parlare a te?".
 
 [25] Michea rispose: "Ecco, lo vedrai quando passerai di stanza in
        stanza per nasconderti".
 
 [26] Il re di Israele disse: "Prendi Michea e conducilo da Amon
        governatore della città e da Ioas figlio del re.
 
 [27] Dirai loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con
        il minimo indispensabile di pane e di acqua finché tornerò sano e
        salvo".
 
 [28] Michea disse: "Se tornerai in pace, il Signore non ha parlato
        per mio mezzo".
 
 [29] Il re di Israele marciò, insieme con Giòsafat re di Giuda, contro
        Ramot di Gàlaad.
 
 [30] Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io per combattere mi
        travestirò: tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si
        travestì ed entrò in battaglia.
 
 [31] Il re di Aram aveva ordinato ai capi dei suoi carri - erano
        trentadue -: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, se
        non contro il re di Israele".
 
 [32] Appena videro Giòsafat, i capi dei carri dissero: "Certo,
        questi è il re di Israele". Si volsero contro di lui per
        investirlo. Giòsafat lanciò un grido
 
 [33] e allora i capi dei carri si accorsero che egli non era il re di
        Israele e si allontanarono da lui.
 
 [34] Ma un uomo tese a caso l'arco e colpì il re di Israele fra le
        maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere:
        "Gira, portami fuori della mischia, perché sono ferito".
 
 [35] La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re se ne stava sul
        suo carro di fronte agli Aramei. Alla sera morì; il sangue della sua
        ferita era colato sul fondo del carro.
 
 [36] Al tramonto un grido si diffuse per l'accampamento: "Ognuno
        alla sua città e ognuno alla sua tenda!
 
 [37] Il re è morto!". Lo portarono in Samaria e là lo
        seppellirono.
 
 [38] Il carro fu lavato nella piscina di Samaria dove si lavavano le
        prostitute e i cani leccarono il suo sangue, secondo la parola
        pronunziata dal Signore.
 
 [39] Le altre gesta di Acab, tutte le sue azioni, la costruzione della
        casa d'avorio e delle città da lui erette, sono descritte nel libro
        delle Cronache dei re di Israele.
 
 [40] Acab si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo
        figlio Acazia.
 
 [41] Giòsafat figlio di Asa divenne re su Giuda l'anno quarto di Acab,
        re di Israele.
 
 [42] Quando divenne re, Giòsafat aveva trentacinque anni; regnò
        venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di
        Silchi.
 
 [43] Imitò in tutto la condotta di Asa suo padre, senza deviazioni,
        facendo ciò che è giusto agli occhi del Signore.
 
 [44] Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e
        offriva incenso sulle alture.
 
 [45] Giòsafat fu in pace con il re di Israele.
 
 [46] Le altre gesta di Giòsafat, le prodezze compiute da lui e le sue
        guerre sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [47] Egli spazzò via dalla regione il resto dei prostituti sacri, che
        esistevano al tempo di suo padre Asa.
 
 [48] Allora non c'era re in Edom; lo sostituiva un governatore.
 
 [49] Giòsafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l'oro in
        Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono in Ezion-Gheber.
 
 [50] Allora Acazia, figlio di Acab, disse a Giòsafat: "I miei
        servi si uniscano ai tuoi per costituire gli equipaggi delle navi".
        Ma Giòsafat non accettò.
 
 [51] Giòsafat si addormentò con i suoi padri, con i quali fu sepolto
        nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio
        Ioram.
 
 [52] Acazia, figlio di Acab, divenne re d'Israele in Samaria nell'anno
        diciassette di Giòsafat, re di Giuda; regnò due anni su Israele.
 
 [53] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò la condotta di
        suo padre, quella di sua madre e quella di Geroboamo, figlio di Nebàt,
        che aveva fatto peccare Israele.
 
 [54] Venerò Baal e si prostrò davanti a lui irritando il Signore, Dio
        di Israele, proprio come aveva fatto suo padre.
 SECONDO
        LIBRO DEI RE 1 [1] Dopo
        la morte di Acab Moab si ribellò a Israele.
 [2] Acazia cadde dalla finestra del piano di sopra in Samaria e rimase
        ferito. Allora inviò messaggeri con quest'ordine: "Andate e
        interrogate Baal-Zebub, dio di Ekròn, per sapere se guarirò da questa
        infermità".
 
 [3] Ora l'angelo del Signore disse a Elia il Tisbita: "Su, và
        incontro ai messaggeri del re di Samaria. Dì loro: Non c'è forse un
        Dio in Israele, perché andiate a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn?
 
 [4] Pertanto così dice il Signore: Dal letto, in cui sei salito, non
        scenderai, ma di certo morirai". Ed Elia se ne andò.
 
 [5] I messaggeri ritornarono dal re, che domandò loro: "Perché
        siete tornati?".
 
 [6] Gli dissero: "Ci è venuto incontro un uomo, che ci ha detto:
        Su, tornate dal re che vi ha inviati e ditegli: Così dice il Signore:
        Non c'è forse un Dio in Israele, perché tu mandi a interrogare
        Baal-Zebub, dio di Ekròn? Pertanto, dal letto, in cui sei salito, non
        scenderai, ma di certo morirai".
 
 [7] Domandò loro: "Com'era l'uomo che vi è venuto incontro e vi
        ha detto simili parole?".
 
 [8] Risposero: "Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli
        cingeva i fianchi". Egli disse: "Quello è Elia il
        Tisbita!".
 
 [9] Allora gli mandò il capo di una cinquantina con i suoi cinquanta
        uomini. Questi andò da lui, che era seduto sulla cima del monte, e gli
        disse: "Uomo di Dio, il re ti ordina di scendere!".
 
 [10] Elia rispose al capo della cinquantina: "Se sono uomo di Dio,
        scenda il fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta". Scese un
        fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta.
 
 [11] Il re mandò da lui ancora un altro capo di una cinquantina con i
        suoi cinquanta uomini. Questi andò da lui e gli disse: "Uomo di
        Dio, il re ti ordina di scendere subito".
 
 [12] Elia rispose: "Se sono uomo di Dio, scenda un fuoco dal cielo
        e divori te e i tuoi cinquanta". Scese un fuoco dal cielo e divorò
        quello con i suoi cinquanta.
 
 [13] Il re mandò ancora un terzo capo con i suoi cinquanta uomini.
        Questo terzo capo di una cinquantina andò, si inginocchiò davanti ad
        Elia e supplicò: "Uomo di Dio, valgano qualche cosa ai tuoi occhi
        la mia vita e la vita di questi tuoi cinquanta servi.
 
 [14] Ecco è sceso il fuoco dal cielo e ha divorato i due altri capi di
        cinquantina con i loro uomini. Ora la mia vita valga qualche cosa ai
        tuoi occhi".
 
 [15] L'angelo del Signore disse a Elia: "Scendi con lui e non aver
        paura di lui". Si alzò e scese con lui dal re
 
 [16] e gli disse: "Così dice il Signore: Poiché hai mandato
        messaggeri a consultare Baal-Zebub, dio di Ekròn, come se in Israele ci
        fosse, fuori di me, un Dio da interrogare, per questo, dal letto, su cui
        sei salito, non scenderai, ma certamente morirai".
 
 [17] Difatti morì, secondo la predizione fatta dal Signore per mezzo di
        Elia e al suo posto divenne re suo fratello Ioram, nell'anno secondo di
        Ioram figlio di Giòsafat, re di Giuda, perché egli non aveva figli.
 
 [18] Le altre gesta di Acazia, le sue azioni, sono descritte nel libro
        delle Cronache dei re di Israele.
 2 [1] Poi,
        volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala
        con Eliseo.
 [2] Elia disse a Eliseo: "Rimani qui, perché il Signore mi manda
        fino a Betel". Eliseo rispose: "Per la vita del Signore e per
        la tua stessa vita, non ti lascerò". Scesero fino a Betel.
 
 [3] I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e
        gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo
        padrone?". Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo
        dite".
 
 [4] Elia gli disse: "Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi
        manda a Gerico". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e
        per la tua stessa vita, non ti lascerò". Andarono a Gerico.
 
 [5] I figli dei profeti che erano in Gerico si avvicinarono a Eliseo e
        gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo
        padrone?". Rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite".
 
 [6] Elia gli disse: "Rimani qui, perché il Signore mi manda al
        Giordano". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la
        tua stessa vita, non ti lascerò". E tutti e due si incamminarono.
 
 [7] Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si
        fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano.
 
 [8] Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che
        si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto.
 
 [9] Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: "Domanda che cosa io
        debba fare per te prima che sia rapito lontano da te". Eliseo
        rispose: "Due terzi del tuo spirito diventino miei".
 
 [10] Quegli soggiunse: "Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia,
        se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso;
        in caso contrario non ti sarà concesso".
 
 [11] Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di
        fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il
        cielo.
 
 [12] Eliseo guardava e gridava: "Padre mio, padre mio, cocchio
        d'Israele e suo cocchiere". E non lo vide più. Allora afferrò le
        proprie vesti e le lacerò in due pezzi.
 
 [13] Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò
        indietro, fermandosi sulla riva del Giordano.
 
 [14] Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le
        acque, dicendo: "Dove è il Signore, Dio di Elia?". Quando
        ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così
        Eliseo passò dall'altra parte.
 
 [15] Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gerico
        dissero: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo". Gli
        andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui.
 
 [16] Gli dissero: "Ecco, fra i tuoi servi ci sono cinquanta uomini
        di valore; vadano a cercare il tuo padrone nel caso che lo spirito del
        Signore l'avesse preso e gettato su qualche monte o in qualche
        valle". Egli disse: "Non mandateli!".
 
 [17] Ma essi insistettero tanto che egli confuso disse:
        "Mandateli!". Mandarono cinquanta uomini che cercarono per tre
        giorni, ma non lo trovarono.
 
 [18] Tornarono da Eliseo, che stava in Gerico. Egli disse loro:
        "Non vi avevo forse detto: Non andate?".
 
 [19] Gli abitanti della città dissero a Eliseo: "Ecco è bello
        soggiornare in questa città, come tu stesso puoi constatare, signore,
        ma l'acqua è cattiva e la terra è sterile".
 
 [20] Ed egli disse: "Prendetemi una pentola nuova e mettetevi del
        sale". Gliela portarono.
 
 [21] Eliseo si recò alla sorgente dell'acqua e vi versò il sale,
        pronunziando queste parole: "Dice il Signore: Rendo sane queste
        acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità".
 
 [22] Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola pronunziata
        da Eliseo.
 
 [23] Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada,
        uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo:
        "Vieni su, pelato; vieni su, calvo!".
 
 [24] Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore.
        Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di
        quei fanciulli.
 
 [25] Di là egli andò al monte Carmelo e quindi tornò a Samaria.
 3 [1]
        Ioram figlio di Acab divenne re d'Israele in Samaria l'anno diciotto di
        Giòsafat, re di Giuda. Ioram regnò dodici anni.
 [2] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come suo padre
        e sua madre. Egli allontanò la stele di Baal, eretta dal padre.
 
 [3] Ma restò legato, senza allontanarsene, al peccato che Geroboamo,
        figlio di Nebàt, aveva fatto commettere a Israele.
 
 [4] Mesa re di Moab era un allevatore di pecore. Egli inviava al re di
        Israele centomila agnelli e la lana di centomila arieti.
 
 [5] Ma alla morte di Acab, Mesa si ribellò al re di Israele.
 
 [6] Allora il re Ioram uscì da Samaria e passò in rassegna tutto
        Israele.
 
 [7] Si mosse e mandò a dire a Giòsafat re di Giuda: "Il re di
        Moab si è ribellato contro di me; vuoi partecipare con me alla guerra
        contro Moab?". Quegli rispose: "Ci verrò; conta su di me come
        su di te, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui
        tuoi".
 
 [8] "Per quale strada muoveremo?", domandò Giòsafat. L'altro
        rispose: "Per la strada del deserto di Edom".
 
 [9] Allora si misero in marcia il re di Israele, il re di Giuda e il re
        di Edom. Girarono per sette giorni. Non c'era acqua per l'esercito né
        per le bestie che lo seguivano.
 
 [10] Il re di Israele disse: "Ah, il Signore ha chiamato questi tre
        re per metterli nelle mani di Moab".
 
 [11] Giòsafat disse: "Non c'è qui un profeta del Signore, per
        mezzo del quale possiamo consultare il Signore?". Rispose uno dei
        ministri del re di Israele: "C'è qui Eliseo, figlio di Safat, che
        versava l'acqua sulle mani di Elia".
 
 [12] Giòsafat disse: "La parola del Signore è in lui".
        Scesero da costui il re di Israele, Giòsafat e il re di Edom.
 
 [13] Eliseo disse al re di Israele: "Che c'è fra me e te? Và dai
        profeti di tuo padre e dai profeti di tua madre!". Il re di Israele
        gli disse: "No, perché il Signore ha chiamato noi tre re per
        metterci nelle mani di Moab".
 
 [14] Eliseo disse: "Per la vita del Signore degli eserciti, alla
        cui presenza io sto, se non fosse per il rispetto che provo verso Giòsafat
        re di Giuda, a te non avrei neppure badato, né ti avrei guardato.
 
 [15] Ora cercatemi un suonatore di cetra". Mentre il suonatore
        arpeggiava, cantando, la mano del Signore fu sopra Eliseo.
 
 [16] Egli annunziò: "Dice il Signore: Scavate molte fosse in
        questa valle,
 
 [17] perché dice il Signore: Voi non sentirete il vento né vedrete la
        pioggia, eppure questa valle si riempirà d'acqua; berrete voi, la
        vostra truppa e le vostre bestie da soma.
 
 [18] Ciò è poca cosa agli occhi del Signore; egli metterà anche Moab
        nelle vostre mani.
 
 [19] Voi distruggerete tutte le fortezze e tutte le città più
        importanti; abbatterete ogni albero e ostruirete tutte le sorgenti
        d'acqua; rovinerete ogni campo fertile riempiendolo di pietre".
 
 [20] Al mattino, nell'ora dell'offerta, ecco scorrere l'acqua dalla
        direzione di Edom; la zona ne fu inondata.
 
 [21] Tutti i Moabiti, saputo che erano venuti i re per fare loro guerra,
        arruolarono tutti gli uomini in età di maneggiare le armi e si
        schierarono sulla frontiera.
 
 [22] Alzatisi presto al mattino, quando il sole splendeva sulle acque, i
        Moabiti videro da lontano le acque rosse come sangue.
 
 [23] Esclamarono: "Questo è sangue! I re si sono azzuffati e l'uno
        ha ucciso l'altro. Ebbene, Moab, alla preda!".
 
 [24] Andarono dunque nell'accampamento di Israele. Ma gli Israeliti si
        alzarono e sconfissero i Moabiti, che fuggirono davanti a loro. I
        vincitori si inoltrarono nel paese, incalzando e uccidendo i Moabiti.
 
 [25] Ne demolirono le città; su tutti i campi fertili ognuno gettò una
        pietra e li riempirono; otturarono tutte le sorgenti d'acqua e
        tagliarono tutti gli alberi utili. Rimase soltanto Kir Careset; i
        frombolieri l'aggirarono e l'assalirono.
 
 [26] Il re di Moab, visto che la guerra era insostenibile per lui, prese
        con sé settecento uomini che maneggiavano la spada per aprirsi un
        passaggio verso il re di Edom, ma non ci riuscì.
 
 [27] Allora prese il figlio primogenito, che doveva regnare al suo
        posto, e l'offrì in olocausto sulle mura. Si scatenò una grande ira
        contro gli Israeliti, che si allontanarono da lui e tornarono nella loro
        regione.
 4 [1] Una
        donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: "Mio marito, tuo
        servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è
        venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei
        figli".
 [2] Eliseo le disse: "Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai
        in casa". Quella rispose: "In casa la tua serva non ha altro
        che un orcio di olio".
 
 [3] Le disse: "Su, chiedi in prestito vasi da tutti i tuoi vicini,
        vasi vuoti, nel numero maggiore possibile.
 
 [4] Poi entra in casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli;
        versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte".
 
 [5] Si allontanò da lui e chiuse la porta dietro a sé e ai suoi figli;
        questi porgevano ed essa versava.
 
 [6] Quando i vasi furono pieni, disse a un figlio: "Porgimi ancora
        un vaso". Le rispose: "Non ce ne sono più". L'olio cessò.
 
 [7] Essa andò a riferire la cosa all'uomo di Dio, che le disse: "Và,
        vendi l'olio e accontenta i tuoi creditori; tu e i tuoi figli vivete con
        quanto ne resterà".
 
 [8] Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era una donna facoltosa,
        che l'invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che
        passava, si fermava a mangiare da lei.
 
 [9] Essa disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo,
        colui che passa sempre da noi.
 
 [10] Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura,
        mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che,
        venendo da noi, vi si possa ritirare".
 
 [11] Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e vi si coricò.
 
 [12] Egli disse a Ghecazi suo servo: "Chiama questa
        Sunammita". La chiamò ed essa si presentò a lui.
 
 [13] Eliseo disse al suo servo: "Dille tu: Ecco hai avuto per noi
        tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C'è forse bisogno
        di intervenire in tuo favore presso il re oppure presso il capo
        dell'esercito?". Essa rispose: "Io sto in mezzo al mio
        popolo".
 
 [14] Eliseo replicò: "Che cosa si può fare per lei?".
        Ghecazi disse: "Purtroppo essa non ha figli e suo marito è
        vecchio".
 
 [15] Eliseo disse: "Chiamala!". La chiamò; essa si fermò
        sulla porta.
 
 [16] Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu
        terrai in braccio un figlio". Essa rispose: "No, mio signore,
        uomo di Dio, non mentire con la tua serva".
 
 [17] Ora la donna rimase incinta e partorì un figlio, proprio alla data
        indicata da Eliseo.
 
 [18] Il bambino crebbe e un giorno uscì per andare dal padre fra i
        mietitori.
 
 [19] Egli disse al padre: "La mia testa, la mia testa!". Il
        padre ordinò a un servo: "Portalo dalla mamma".
 
 [20] Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il bambino stette sulle
        ginocchia di costei fino a mezzogiorno, poi morì.
 
 [21] Essa salì a stenderlo sul letto dell'uomo di Dio; chiuse la porta
        e uscì.
 
 [22] Chiamò il marito e gli disse: "Su, mandami uno dei servi e
        un'asina; voglio correre dall'uomo di Dio; tornerò subito".
 
 [23] Quegli domandò: "Perché vuoi andare oggi? Non è il
        novilunio né sabato". Ma essa rispose: "Addio".
 
 [24] Fece sellare l'asina e disse al proprio servo: "Conducimi,
        cammina, non fermarmi durante il tragitto, a meno che non te l'ordini
        io".
 
 [25] Si incamminò; giunse dall'uomo di Dio sul monte Carmelo. Quando
        l'uomo di Dio la vide da lontano, disse a Ghecazi suo servo: "Ecco
        la Sunammita!
 
 [26] Su, corrile incontro e domandale: Stai bene? Tuo marito sta bene? E
        tuo figlio sta bene?". Quella rispose: "Bene!".
 
 [27] Giunta presso l'uomo di Dio sul monte, gli afferrò le ginocchia.
        Ghecazi si avvicinò per tirarla indietro, ma l'uomo di Dio disse:
        "Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata e il Signore
        me ne ha nascosto il motivo; non me l'ha rivelato".
 
 [28] Essa disse: "Avevo forse domandato io un figlio al mio
        signore? Non ti dissi forse: Non mi ingannare?".
 
 [29] Eliseo disse a Ghecazi: "Cingi i tuoi fianchi, prendi il mio
        bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti
        saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del
        ragazzo".
 
 [30] La madre del ragazzo disse: "Per la vita del Signore e per la
        tua vita, non ti lascerò". Allora quegli si alzò e la seguì.
 
 [31] Ghecazi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del
        ragazzo, ma non c'era stato un gemito né altro segno di vita. Egli tornò
        verso Eliseo e gli riferì: "Il ragazzo non si è svegliato".
 
 [32] Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, steso sul letto.
 
 [33] Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore.
 
 [34] Quindi salì, si distese sul ragazzo; pose la bocca sulla bocca di
        lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani nelle mani di lui e si curvò
        su di lui. Il corpo del bambino riprese calore.
 
 [35] Quindi si alzò e girò qua e là per la casa; tornò a curvarsi su
        di lui; il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi.
 
 [36] Eliseo chiamò Ghecazi e gli disse: "Chiama questa
        Sunammita!". La chiamò e, quando essa gli giunse vicino, le disse:
        "Prendi tuo figlio!".
 
 [37] Quella entrò, cadde ai piedi di lui, gli si prostrò davanti,
        prese il figlio e uscì.
 
 [38] Eliseo tornò in Gàlgala. Nella regione imperversava la carestia.
        Mentre i figli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al
        suo servo: "Metti la pentola grande e cuoci una minestra per i
        figli dei profeti".
 
 [39] Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò
        una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì
        il mantello. Ritornò e gettò i frutti a pezzi nella pentola della
        minestra, non sapendo cosa fossero.
 
 [40] Si versò da mangiare agli uomini, che appena assaggiata la
        minestra gridarono: "Nella pentola c'è la morte, uomo di
        Dio!". Non ne potevano mangiare.
 
 [41] Allora Eliseo ordinò: "Portatemi della farina".
        Versatala nella pentola, disse: "Danne da mangiare alla
        gente". Non c'era più nulla di cattivo nella pentola.
 
 [42] Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all'uomo di
        Dio, venti pani d'orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse:
        "Dallo da mangiare alla gente".
 
 [43] Ma colui che serviva disse: "Come posso mettere questo davanti
        a cento persone?". Quegli replicò: "Dallo da mangiare alla
        gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerà
        anche".
 
 [44] Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la
        parola del Signore.
 5 [1] Nàaman,
        capo dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso
        il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva
        concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso.
 [2] Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele
        una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman.
 
 [3] Essa disse alla padrona: "Se il mio signore si rivolgesse al
        profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra".
 
 [4] Nàaman andò a riferire al suo signore: "La giovane che
        proviene dal paese di Israele ha detto così e così".
 
 [5] Il re di Aram gli disse: "Vacci! Io invierò una lettera al re
        di Israele". Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti
        d'argento, seimila sicli d'oro e dieci vestiti.
 
 [6] Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva:
        "Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio
        ministro, perché tu lo curi dalla lebbra".
 
 [7] Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo:
        "Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi
        mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che
        egli cerca pretesti contro di me".
 
 [8] Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le
        vesti, mandò a dire al re: "Perché ti sei stracciate le vesti?
        Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele".
 
 [9] Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò
        alla porta della casa di Eliseo.
 
 [10] Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: "Và, bagnati
        sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai
        guarito".
 
 [11] Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: "Ecco, io
        pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del
        Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la
        lebbra.
 
 [12] Forse l'Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di
        tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere
        guarito?". Si voltò e se ne partì adirato.
 
 [13] Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: "Se il profeta
        ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto
        più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito".
 
 [14] Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la
        parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un
        giovinetto; egli era guarito.
 
 [15] Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò
        a lui dicendo: "Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra
        se non in Israele". Ora accetta un dono dal tuo servo".
 
 [16] Quegli disse: "Per la vita del Signore, alla cui presenza io
        sto, non lo prenderò". Nàaman insisteva perché accettasse, ma
        egli rifiutò.
 
 [17] Allora Nàaman disse: "Se è no, almeno sia permesso al tuo
        servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il
        tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad
        altri dei, ma solo al Signore.
 
 [18] Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore
        entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e
        se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione
        nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa
        azione".
 
 [19] Quegli disse: "Và in pace". Partì da lui e fece un bel
        tratto di strada.
 
 [20] Ghecazi, servo dell'uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: "Ecco,
        il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non
        prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò
        dietro e prenderò qualche cosa da lui".
 
 [21] Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé,
        scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: "Tutto
        bene?".
 
 [22] Quegli rispose: "Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a
        dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne
        di Efraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento
        d'argento e due vestiti".
 
 [23] Nàaman disse: "È meglio che tu prenda due talenti" e
        insistette con lui. Legò due talenti d'argento in due sacchi insieme
        con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono
        davanti a Ghecazi.
 
 [24] Giunto all'Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose
        in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono.
 
 [25] Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò:
        "Ghecazi, da dove vieni?". Rispose: "Il tuo servo non è
        andato in nessun luogo".
 
 [26] Quegli disse: "Non era forse presente il mio spirito quando
        quell'uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il
        tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame
        minuto e grosso, schiavi e schiave?
 
 [27] Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza
        per sempre". Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per
        la lebbra.
 6 [1] I
        figli dei profeti dissero a Eliseo: "Ecco, il luogo in cui ci
        raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi.
 [2] Andiamo fino al Giordano; là prenderemo una trave per ciascuno e ci
        costruiremo una residenza". Quegli rispose: "Andate!".
 
 [3] Uno disse: "Degnati di venire anche tu con i tuoi servi".
        Egli rispose: "Ci verrò".
 
 [4] E andò con loro. Giunti al Giordano, tagliarono alcuni alberi.
 
 [5] Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro dell'ascia gli cadde
        in acqua. Egli gridò: "Oh, mio signore! Era stato preso in
        prestito!".
 
 [6] L'uomo di Dio domandò: "Dove è caduto?". Gli mostrò il
        posto. Eliseo, allora, tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il
        ferro venne a galla.
 
 [7] Disse: "Prendilo!". Quegli stese la mano e lo prese.
 
 [8] Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio
        con i suoi ufficiali disse: "In quel tal posto sarà il mio
        accampamento".
 
 [9] L'uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: "Guardati dal
        passare per quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei".
 
 [10] Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall'uomo
        di Dio. Questi l'avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde
        non una volta o due soltanto.
 
 [11] Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò
        i suoi ufficiali e disse loro: "Non mi potreste indicare chi dei
        nostri è per il re di Israele?".
 
 [12] Uno degli ufficiali rispose: "No, re mio signore, perché
        Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici
        nella tua camera da letto".
 
 [13] Quegli disse: "Andate, informatevi dove sia costui; io manderò
        a prenderlo". Gli fu riferito: "Ecco, sta in Dotan".
 
 [14] Egli mandò là cavalli, carri e un bel numero di soldati; vi
        giunsero di notte e circondarono la città.
 
 [15] Il giorno dopo, l'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì.
        Ecco, un esercito circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo
        disse: "Ohimè, mio signore, come faremo?".
 
 [16] Quegli rispose: "Non temere, perché i nostri sono più
        numerosi dei loro".
 
 [17] Eliseo pregò così: "Signore, apri i suoi occhi; egli
        veda". Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il
        monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.
 
 [18] Poiché gli Aramei scendevano verso di lui, Eliseo pregò il
        Signore: "Oh, colpisci questa gente di cecità!". E il Signore
        li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo.
 
 [19] Disse loro Eliseo: "Non è questa la strada e non è questa la
        città. Seguitemi e io vi condurrò dall'uomo che cercate". Egli li
        condusse in Samaria.
 
 [20] Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: "Signore, apri i
        loro occhi; essi vedano!". Il Signore aprì i loro occhi ed essi
        videro. Erano in mezzo a Samaria!
 
 [21] Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: "Li devo
        uccidere, padre mio?".
 
 [22] Quegli rispose: "Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto
        prigioniero con la spada e con l'arco? Piuttosto metti davanti a loro
        pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone".
 
 [23] Fu imbandito loro un gran banchetto. Dopo che ebbero mangiato e
        bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande
        aramee non penetrarono più nel paese di Israele.
 
 [24] Dopo tali cose Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo
        esercito e venne ad assediare Samaria.
 
 [25] Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l'assedio si
        faceva più duro, tanto che una testa d'asino si vendeva ottanta sicli
        d'argento e un quarto di qab di tuberi cinque sicli.
 
 [26] Mentre il re di Israele passava sulle mura, una donna gli gridò
        contro: "Aiuto, mio signore re!".
 
 [27] Rispose: "Non ti aiuta neppure il Signore! Come potrei
        aiutarti io? Forse con il prodotto dell'aia o con quello del
        torchio?".
 
 [28] Il re aggiunse: "Che hai?". Quella rispose: "Questa
        donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo
        mangeremo domani.
 
 [29] Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io
        le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo
        figlio".
 
 [30] Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti.
        Mentre egli passava sulle mura, lo vide il popolo; ecco, aveva un sacco
        di sotto, sulla carne.
 
 [31] Egli disse: "Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi
        la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà sulle sue spalle".
 
 [32] Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si
        fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli
        disse agli anziani: "Avete visto? Quel figlio di assassino ordina
        che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero,
        chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente
        il rumore dei piedi del suo padrone?".
 
 [33] Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli
        disse: "Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più
        io dal Signore?".
 7 [1] Ma
        Eliseo disse: "Ascolta la parola del Signore: Dice il Signore: A
        quest'ora, domani, alla porta di Samaria una sea di farina costerà un
        siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo".
 [2] Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all'uomo
        di Dio: "Gia, il Signore apre le finestre in cielo! Avverrà mai
        una cosa simile?". Quegli disse: "Ecco, tu lo vedrai con gli
        occhi, ma non ne mangerai".
 
 [3] Ora c'erano quattro lebbrosi davanti alla porta. Essi dicevano fra
        di loro: "Perché stiamo seduti qui ad attendere la morte?
 
 [4] Se risolviamo di andare in città, in città c'è la fame e vi
        moriremo. Se stiamo qui, moriremo ugualmente. Ora, su, andiamo
        all'accampamento degli Aramei; se ci lasceranno in vita, vivremo; se ci
        uccideranno, moriremo".
 
 [5] Si alzarono al crepuscolo per andare all'accampamento degli Aramei e
        giunsero fino al limite del loro campo. Ebbene, là non c'era nessuno.
 
 [6] Il Signore aveva fatto udire nell'accampamento degli Aramei rumore
        di carri, scalpitio di cavalli e chiasso di un grande esercito. Essi si
        erano detti l'un l'altro: "Ecco, il re di Israele ha assoldato
        contro di noi i re degli Hittiti e i re dell'Egitto per assalirci".
 
 [7] Alzatisi all'imbrunire, erano fuggiti, lasciando le loro tende, i
        loro cavalli e i loro asini e il campo come si trovava; erano fuggiti
        per mettersi in salvo.
 
 [8] Quei lebbrosi, giunti al limite del campo, entrarono in una tenda e,
        dopo aver mangiato e bevuto, portarono via argento, oro e vesti, che
        andarono a nascondere. Ritornati, entrarono in un'altra tenda; portarono
        via tutto e andarono a nasconderlo.
 
 [9] Si dissero: "Non è giusto quello che facciamo; oggi è giorno
        di buone notizie, mentre noi ce ne stiamo zitti. Se attendiamo fino
        all'alba di domani, potrebbe sopraggiungerci un castigo. Andiamo ora,
        entriamo in città e annunziamolo alla reggia".
 
 [10] Vi andarono; chiamarono le guardie della città e riferirono loro:
        "Siamo andati nel campo degli Aramei; ecco, non c'era nessuno né
        si sentiva voce umana. C'erano cavalli e asini legati e le tende
        intatte".
 
 [11] Le guardie allora gridarono e la notizia fu portata dentro la
        reggia.
 
 [12] Il re si alzò di notte e disse ai suoi ufficiali: "Vi dirò
        quello che hanno fatto con noi gli Aramei. Sapendo che siamo affamati,
        hanno abbandonato il campo per nascondersi in campagna, dicendo: Appena
        usciranno dalla città, li prenderemo vivi e poi entreremo in città".
 
 [13] Uno dei suoi ufficiali rispose: "Si prendano i cinque cavalli
        che sono rimasti in questa città, caso mai capiterà loro come alla
        moltitudine di Israele, e mandiamo a vedere".
 
 [14] Presero allora due carri con i cavalli; il re li mandò a seguire
        l'esercito degli Aramei, dicendo: "Andate e vedete".
 
 [15] Li seguirono fino al Giordano; ecco tutta la strada era piena di
        abiti e di oggetti che gli Aramei avevano gettato via nella fretta. I
        messaggeri tornarono e riferirono al re.
 
 [16] Allora uscirono tutti e saccheggiarono il campo degli Aramei. Una
        sea di farina si vendette per un siclo, così pure due sea di orzo si
        vendettero per un siclo, secondo la parola del Signore.
 
 [17] Il re aveva messo a guardia della porta lo scudiero, al cui braccio
        egli si appoggiava. Calpestato dalla folla presso la porta, quegli morì
        come aveva predetto l'uomo di Dio quando parlò al re che era sceso da
        lui.
 
 [18] Difatti, dopo che l'uomo di Dio aveva detto al re: "A
        quest'ora, domani, alla porta di Samaria due sea di orzo costeranno un
        siclo e anche una sea di farina costerà un siclo",
 
 [19] lo scudiero aveva risposto all'uomo di Dio: "Gia, Dio apre le
        finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?". E quegli aveva
        detto: "Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai".
 
 [20] A lui capitò proprio questo: lo calpestò la folla alla porta ed
        egli morì.
 8 [1]
        Eliseo aveva detto alla donna a cui aveva risuscitato il figlio:
        "Alzati e vattene con la tua famiglia; dimora fuori del tuo paese,
        dovunque troverai da star bene, perché il Signore ha chiamato la
        carestia, che verrà sul paese per sette anni".
 [2] La donna si era alzata e aveva fatto come aveva detto l'uomo di Dio.
        Se ne era andata con la sua famiglia nel paese dei Filistei, per sette
        anni.
 
 [3] Al termine dei sette anni, la donna tornò dal paese dei Filistei e
        andò dal re a reclamare la sua casa e il suo campo.
 
 [4] Il re stava parlando con Ghecazi, servo dell'uomo di Dio, e diceva:
        "Narrami tutte le meraviglie compiute da Eliseo".
 
 [5] Costui stava narrando al re come aveva risuscitato il morto,
        quand'ecco si presenta al re la donna a cui aveva risuscitato il figlio,
        per riavere la sua casa e il suo campo. Ghecazi disse: "Re, mio
        signore, questa è la donna e questo è il figlio risuscitato da
        Eliseo".
 
 [6] Il re interrogò la donna, che gli narrò il fatto. Il re l'affidò
        a un funzionario dicendo: "Restituiscile quanto le appartiene e la
        rendita intera del campo, dal giorno del suo abbandono del paese fino ad
        ora".
 
 [7] Eliseo andò a Damasco. A Ben-Hadàd, re di Aram, che era ammalato,
        fu riferito: "L'uomo di Dio è venuto fin qui".
 
 [8] Il re disse a Cazaèl: "Prendi un dono e và incontro all'uomo
        di Dio e per suo mezzo interroga il Signore, per sapere se guarirò o no
        da questa malattia".
 
 [9] Cazaèl gli andò incontro prendendo con sé, in regalo, tutte le
        cose più squisite di Damasco, con cui caricò quaranta cammelli.
        Arrivato, si fermò davanti a lui e gli disse: "Tuo figlio, Ben-Hadàd,
        re di Aram, mi ha mandato da te con la domanda: Guarirò o no da questa
        malattia?".
 
 [10] Eliseo gli disse: "Và a dirgli: Tu guarirai; ma il Signore mi
        ha mostrato che egli certamente morirà".
 
 [11] Poi, con sguardo fisso, si irrigidì a lungo; alla fine l'uomo di
        Dio si mise a piangere.
 
 [12] Cazaèl disse: "Signor mio, perché piangi?". Quegli
        rispose: "Perché so quanto male farai agli Israeliti: brucerai le
        loro fortezze, ucciderai di spada i loro giovani, sfracellerai i loro
        bambini, sventrerai le loro donne incinte".
 
 [13] Cazaèl disse: "Ma che sono io tuo servo? Un cane potrebbe
        attuare questa grande predizione?". Eliseo rispose: "Il
        Signore mi ha mostrato che tu diventerai re di Aram".
 
 [14] Quegli si separò da Eliseo e ritornò dal suo padrone, che gli
        domandò: "Che ti ha detto Eliseo?". Rispose: "Mi ha
        detto: Certo guarirai".
 
 [15] Il giorno dopo costui prese una coperta, l'immerse nell'acqua e poi
        la stese sulla faccia del re che morì. Al suo posto divenne re Cazaèl.
 
 [16] Nell'anno quinto di Ioram figlio di Acab, re di Israele, divenne re
        Ioram figlio di Giòsafat re di Giuda.
 
 [17] Quando divenne re aveva trentadue anni; regnò otto anni in
        Gerusalemme.
 
 [18] Camminò per la strada dei re di Israele, come aveva fatto la
        famiglia di Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Fece ciò che
        è male agli occhi del Signore.
 
 [19] Il Signore, però, non volle distruggere Giuda a causa di Davide
        suo servo, secondo la promessa fattagli di lasciargli sempre una lampada
        per lui e per i suoi figli.
 
 [20] Durante il suo regno Edom si ribellò al potere di Giuda e si
        elesse un re.
 
 [21] Allora Ioram passò a Zeira con tutti i suoi carri. Egli si mosse
        di notte e sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato, insieme con
        gli ufficiali dei carri; così il popolo fuggì nelle tende.
 
 [22] Edom, ribellatosi al potere di Giuda, ancora oggi è indipendente.
        In quel tempo anche Libna si ribellò.
 
 [23] Le altre gesta di Ioram, tutte le sue azioni, sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [24] Ioram si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con essi nella
        città di Davide, e al suo posto divenne re suo figlio Acazia.
 
 [25] Nell'anno decimosecondo di Ioram figlio di Acab, re di Israele,
        divenne re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda.
 
 [26] Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in
        Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia, figlia di Omri re di Israele.
 
 [27] Imitò la condotta della casa di Acab; fece ciò che è male agli
        occhi del Signore, come aveva fatto la casa di Acab, perché era
        imparentato con la casa di Acab.
 
 [28] Egli con Ioram figlio di Acab andò in guerra contro Cazaèl re di
        Aram, in Ramot di Gàlaad; ma gli Aramei ferirono Ioram.
 
 [29] Allora il re Ioram andò a curarsi in Izrèel per le ferite
        ricevute dagli Aramei in Ramot, mentre combatteva contro Cazaèl re di
        Aram. Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese a visitare Ioram figlio
        di Acab in Izreèl, perché costui era malato.
 9 [1] Il
        profeta Eliseo chiamò uno dei figli dei profeti e gli disse:
        "Cingiti i fianchi, prendi in mano questo vasetto d'olio e và in
        Ramot di Gàlaad.
 [2] Appena giunto, cerca Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi.
        Entrato in casa, lo farai alzare dal gruppo dei suoi compagni e lo
        condurrai in una camera interna.
 
 [3] Prenderai il vasetto dell'olio e lo verserai sulla sua testa,
        dicendo: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Poi aprirai la porta e
        fuggirai senza indugio".
 
 [4] Il giovane andò a Ramot di Gàlaad.
 
 [5] Appena giunto, trovò i capi dell'esercito seduti insieme. Egli
        disse: "Ho un messaggio per te, o capo". Ieu disse: "Per
        chi fra tutti noi?". Ed egli rispose: "Per te, o capo".
 
 [6] Ieu si alzò ed entrò in una camera; quegli gli versò l'olio sulla
        testa dicendogli: "Dice il Signore, Dio di Israele: Ti ungo re sul
        popolo del Signore, su Israele.
 
 [7] Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue
        dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso
        da Gezabele.
 
 [8] Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò nella famiglia di Acab
        ogni maschio, schiavo o libero in Israele.
 
 [9] Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt,
        e come la casa di Baasa figlio di Achia.
 
 [10] La stessa Gezabele sarà divorata dai cani nella campagna di Izreèl;
        nessuno la seppellirà". Quindi aprì la porta e fuggì.
 
 [11] Quando Ieu si presentò agli ufficiali del suo padrone, costoro gli
        domandarono: "Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da
        te?". Egli disse loro: "Voi conoscete l'uomo e le sue
        chiacchiere".
 
 [12] Gli dissero: "Baie! Su, raccontacelo!". Egli disse:
        "Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo
        re su Israele".
 
 [13] Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui
        sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: "Ieu è
        re".
 
 [14] Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi, congiurò contro Ioram.
        (Ioram aveva difeso con tutto Israele Ramot di Gàlaad di fronte a Cazaèl,
        re di Aram,
 
 [15] poi Ioram era tornato a curarsi in Izreèl le ferite ricevute dagli
        Aramei nella guerra contro Cazaèl, re di Aram). Ieu disse: "Se
        tale è il vostro sentimento, nessuno esca o fugga dalla città per
        andare ad annunziarlo in Izreèl".
 
 [16] Ieu salì su un carro e partì per Izreèl, perché là giaceva
        malato Ioram e Acazia re di Giuda era sceso per visitarlo.
 
 [17] La sentinella che stava sulla torre di Izreèl vide la truppa di
        Ieu che avanzava e disse: "Vedo una truppa". Ioram disse:
        "Prendi un cavaliere e mandalo loro incontro per domandare: Tutto
        bene?".
 
 [18] Uno a cavallo andò loro incontro e disse: "Il re domanda:
        Tutto bene?". Ieu disse: "Che importa a te come vada? Passa
        dietro a me e seguimi". La sentinella riferì: "Il messaggero
        è arrivato da quelli, ma non torna indietro".
 
 [19] Il re mandò un altro cavaliere che, giunto da quelli, disse:
        "Il re domanda: Tutto bene?". Ma Ieu disse: "Che importa
        a te come vada? Passa dietro a me e seguimi".
 
 [20] La sentinella riferì: "È arrivato da quelli, ma non torna
        indietro. Il modo di guidare è quello di Ieu figlio di Nimsi; difatti
        guida all'impazzata".
 
 [21] Ioram disse: "Attacca i cavalli". Appena fu pronto il suo
        carro, Ioram re di Israele, e Acazia re di Giuda, partirono, ognuno sul
        proprio carro. Andarono incontro a Ieu, che raggiunsero nel campo di Nabòt
        di Izreèl.
 
 [22] Quando Ioram vide Ieu, gli domandò: "Tutto bene, Ieu?".
        Rispose: "Sì, tutto bene, finché durano le prostituzioni di
        Gezabele tua madre e le sue numerose magie".
 
 [23] Allora Ioram si volse indietro e fuggì, dicendo ad Acazia:
        "Siamo traditi, Acazia!".
 
 [24] Ieu, impugnato l'arco, colpì Ioram nel mezzo delle spalle. La
        freccia gli attraversò il cuore ed egli si accasciò sul carro.
 
 [25] Ieu disse a Bidkar suo scudiero: "Sollevalo, gettalo nel campo
        che appartenne a Nabòt di Izreèl; mi ricordo che una volta, mentre io
        e te eravamo sullo stesso carro al seguito di suo padre Acab, il Signore
        proferì su di lui questo oracolo:
 
 [26] Non ho forse visto ieri il sangue di Nabòt e il sangue dei suoi
        figli? Oracolo del Signore. Ti ripagherò in questo stesso campo.
        Oracolo del Signore. Sollevalo e gettalo nel campo secondo la parola del
        Signore".
 
 [27] Visto ciò, Acazia re di Giuda fuggì per la strada di Bet-Gan; Ieu
        l'inseguì e ordinò: "Colpite anche costui". Lo colpirono sul
        carro nella salita di Gur, nelle vicinanze di Ibleam. Egli fuggì a Meghìddo,
        ove morì.
 
 [28] I suoi ufficiali lo portarono a Gerusalemme su un carro e lo
        seppellirono nel suo sepolcro, vicino ai suoi padri, nella città di
        Davide.
 
 [29] Acazia era divenuto re di Giuda nell'anno undecimo di Ioram, figlio
        di Acab.
 
 [30] Ieu arrivò in Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli
        occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra.
 
 [31] Mentre Ieu entrava per la porta, gli domando: "Tutto bene, o
        Zimri, assassino del suo padrone?".
 
 [32] Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: "Chi è con me?
        Chi?". Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo.
 
 [33] Egli disse: "Gettatela giù". La gettarono giù. Il suo
        sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo,
 
 [34] poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: "Andate a
        vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re".
 
 [35] Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi
        e le palme delle mani.
 
 [36] Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: "Si è avverata
        così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia
        il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di
        Gezabele.
 
 [37] E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché
        non si possa dire: Questa è Gezabele".
 10 [1] In
        Samaria c'erano settanta figli di Acab. Ieu scrisse lettere e le inviò
        in Samaria ai capi della città, agli anziani e ai tutori dei figli di
        Acab. In esse diceva:
 [2] "Ora, quando giungerà a voi questa lettera - voi, infatti,
        avete con voi i figli del vostro signore, i carri, i cavalli, le
        fortezze e le armi -
 
 [3] scegliete il figlio migliore e più capace del vostro signore e
        ponetelo sul trono del padre; combattete per la casa del vostro
        signore".
 
 [4] Quelli ebbero una grande paura e dissero: "Ecco, due re non
        hanno potuto resistergli; come potremmo resistergli noi?".
 
 [5] Il maggiordomo, il prefetto della città, gli anziani e i tutori
        mandarono a Ieu questo messaggio: "Noi siamo tuoi servi; noi faremo
        quanto ci ordinerai. Non nomineremo un re; fà quanto ti piace".
 
 [6] Ieu scrisse loro quest'altra lettera: "Se siete dalla mia parte
        e se obbedite alla mia parola, prendete le teste dei figli del vostro
        signore e presentatevi a me domani a quest'ora in Izreèl". I figli
        del re erano settanta; vivevano con i grandi della città, che li
        allevavano.
 
 [7] Ricevuta la lettera, quelli presero i figli del re e li uccisero -
        erano settanta -; quindi posero le loro teste in panieri e le mandarono
        da lui in Izreèl.
 
 [8] Si presentò un messaggero che riferì a Ieu: "Hanno portato le
        teste dei figli del re". Egli disse: "Ponetele in due mucchi
        alla porta della città e ci restino fino a domani mattina".
 
 [9] Il mattino dopo uscì, si fermò e disse a tutto il popolo:
        "Voi siete innocenti; ecco io ho congiurato contro il mio signore e
        l'ho ucciso. Ma chi ha colpito tutti questi?
 
 [10] Constatate come neppure una parola che il Signore ha annunziato per
        mezzo del suo servo Elia, sia venuta meno; il Signore ha attuato quanto
        aveva predetto per mezzo di Elia, suo servo".
 
 [11] Ieu uccise poi tutti i superstiti della famiglia di Acab in Izreèl,
        tutti i suoi grandi, i suoi amici e i suoi sacerdoti, fino a non
        lasciarne neppure uno.
 
 [12] Quindi si alzò e partì per Samaria. Passando per Bet-Eked dei
        pastori,
 
 [13] Ieu trovò i fratelli di Acazia, re di Giuda. Egli domandò:
        "Voi, chi siete?". Risposero: "Siamo fratelli di Acazia;
        siamo scesi per salutare i figli del re e i figli della regina".
 
 [14] Egli ordinò: "Prendeteli vivi". Li presero vivi, li
        uccisero e li gettarono nel pozzo di Bet-Eked; erano quarantadue e non
        ne rimase neppure uno.
 
 [15] Partito di lì, si imbattè in Ionadàb, figlio di Recàb, che gli
        veniva incontro; Ieu lo salutò e gli disse: "Il tuo cuore è retto
        verso di me, come il mio nei tuoi riguardi?". Ionadàb rispose:
        "Sì". "Se sì, dammi la mano". Ionadàb gliela
        diede. Ieu allora lo fece salire sul carro vicino a sé
 
 [16] e gli disse: "Vieni con me e vedrai il mio zelo per il
        Signore". Lo portò con sé sul carro.
 
 [17] Entrò in Samaria, ove uccise tutti i superstiti della casa di Acab
        fino ad annientarla, secondo la parola che il Signore aveva comunicata a
        Elia.
 
 [18] Ieu radunò tutto il popolo e gli disse: "Acab ha servito Baal
        un poco; Ieu lo servirà molto.
 
 [19] Ora convocatemi tutti i profeti di Baal, tutti i suoi fedeli e
        tutti i suoi sacerdoti; non ne manchi neppure uno, perché intendo
        offrire un grande sacrificio a Baal. Chi mancherà non sarà lasciato in
        vita". Ieu agiva con astuzia, per distruggere tutti i fedeli di
        Baal.
 
 [20] Ieu disse: "Convocate una festa solenne per Baal". La
        convocarono.
 
 [21] Ieu inviò messaggeri per tutto Israele; si presentarono tutti i
        fedeli di Baal - nessuno si astenne dal viaggio - e si radunarono nel
        tempio di Baal, che ne risultò pieno da un'estremità all'altra.
 
 [22] Ieu disse al guardarobiere: "Tira fuori le vesti per tutti i
        fedeli di Baal". Ed egli le tirò fuori.
 
 [23] Ieu, accompagnato da Ionadàb figlio di Recàb, entrò nel tempio
        di Baal e disse ai fedeli di Baal: "Badate bene che non ci sia fra
        di voi nessuno dei fedeli del Signore, ma solo fedeli di Baal".
 
 [24] Mentre quelli si accingevano a compiere sacrifici e olocausti, Ieu
        fece uscire ottanta suoi uomini con la minaccia: "Se qualcuno farà
        fuggire uno degli uomini che io oggi metto nelle vostre mani, pagherà
        con la sua vita la vita di lui".
 
 [25] Quando ebbe finito di compiere l'olocausto, Ieu disse alle guardie
        e agli scudieri: "Entrate, uccideteli. Nessuno scappi". Le
        guardie e gli scudieri li passarono a fil di spada e li gettarono
        perfino nella cella del tempio di Baal.
 
 [26] Penetrati in essa, portarono fuori il palo sacro del tempio di Baal
        e lo bruciarono.
 
 [27] Fecero a pezzi la stele di Baal, demolirono il tempio di Baal e lo
        ridussero un immondezzaio fino ad oggi.
 
 [28] Ieu fece scomparire Baal da Israele.
 
 [29] Ma Ieu non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt
        aveva fatto commettere a Israele e non abbandonò i vitelli d'oro che
        erano a Betel e in Dan.
 
 [30] Il Signore disse a Ieu: "Perché ti sei compiaciuto di fare ciò
        che è giusto ai miei occhi e hai compiuto per la casa di Acab quanto
        era nella mia intenzione, i tuoi figli - fino alla quarta generazione -
        siederanno sul trono di Israele".
 
 [31] Ma Ieu non si preoccupò di seguire la legge del Signore Dio di
        Israele con tutto il cuore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo
        aveva fatto commettere a Israele.
 
 [32] In quel tempo il Signore cominciò a ridurre il territorio di
        Israele; Cazaèl sconfisse gli Israeliti in tutti i loro confini:
 
 [33] dal Giordano, verso oriente, occupò tutta la regione di Gàlaad,
        dei Gaditi, dei Rubeniti e dei Manassiti, da Aroer, che è presso il
        torrente Arnon, a Gàlaad e a Basan.
 
 [34] Le altre gesta di Ieu, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [35] Ieu si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in Samaria.
        Al suo posto divenne re suo figlio Ioacaz.
 
 [36] La durata del regno di Ieu su Israele, in Samaria, fu di ventotto
        anni.
 11 [1]
        Atalia madre di Acazia, visto che era morto suo figlio, si propose di
        sterminare tutta la discendenza regale.
 [2] Ma Ioseba, figlia del re Ioram e sorella di Acazia, sottrasse Ioas
        figlio di Acazia dal gruppo dei figli del re destinati alla morte e lo
        portò con la nutrice nella camera dei letti; lo nascose così ad Atalia
        ed egli non fu messo a morte.
 
 [3] Rimase sei anni nascosto presso di lei nel tempio; intanto Atalia
        regnava sul paese.
 
 [4] Il settimo anno Ioiada convocò i capi di centinaia dei Carii e
        delle guardie e li fece venire nel tempio. Egli concluse con loro
        un'alleanza, facendoli giurare nel tempio; quindi mostrò loro il figlio
        del re.
 
 [5] Diede loro le seguenti disposizioni: "Questo farete: un terzo
        di quelli che fra di voi iniziano il servizio di sabato per fare la
        guardia alla reggia,
 
 [6] un altro terzo alla porta di Sur e un terzo alla porta dietro i
        cursori; voi farete invece la guardia alla casa di Massach,
 
 [7] gli altri due gruppi di voi, ossia quanti smontano il sabato,
        faranno la guardia al tempio.
 
 [8] Circonderete il re, ognuno con la sua arma in pugno e chi tenta di
        penetrare nello schieramento sia messo a morte. Accompagnerete il re
        ovunque egli vada".
 
 [9] I capi di centinaia fecero quanto aveva disposto il sacerdote
        Ioiada. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio e
        quelli che smontavano il sabato, e andarono dal sacerdote Ioiada.
 
 [10] Il sacerdote consegnò ai capi di centinaia lance e scudi del re
        Davide, che erano nel deposito del tempio.
 
 [11] Le guardie, ognuno con l'arma in pugno, si disposero dall'angolo
        meridionale del tempio fino all'angolo settentrionale, davanti
        all'altare e al tempio e intorno al re.
 
 [12] Allora Ioiada fece uscire il figlio del re, gli impose il diadema e
        le insegne; lo proclamò re e lo unse. Gli astanti batterono le mani ed
        esclamarono: "Viva il re!".
 
 [13] Atalia, sentito il clamore delle guardie e del popolo, si diresse
        verso la moltitudine nel tempio.
 
 [14] Guardò: ecco, il re stava presso la colonna secondo l'usanza; i
        capi e i trombettieri erano intorno al re, mentre tutto il popolo del
        paese esultava e suonava le trombe. Atalia si stracciò le vesti e gridò:
        "Tradimento, tradimento!".
 
 [15] Il sacerdote Ioiada ordinò ai capi dell'esercito: "Fatela
        uscire tra le file e chiunque la segua sia ucciso di spada". Il
        sacerdote infatti aveva stabilito che non venisse uccisa nel tempio del
        Signore.
 
 [16] Le misero le mani addosso ed essa raggiunse la reggia attraverso
        l'ingresso dei Cavalli e là fu uccisa.
 
 [17] Ioiada concluse un'alleanza fra il Signore, il re e il popolo, con
        cui questi si impegnò a essere il popolo del Signore; ci fu anche
        un'alleanza fra il re e il popolo.
 
 [18] Tutto il popolo del paese penetrò nel tempio di Baal e lo demolì,
        frantumandone gli altari e le immagini: uccisero dinanzi agli altari lo
        stesso Mattan, sacerdote di Baal.
 
 [19] Egli prese i capi di centinaia dei Carii e delle guardie e tutto il
        popolo del paese; costoro fecero scendere il re dal tempio e attraverso
        la porta delle Guardie lo condussero nella reggia, ove egli sedette sul
        trono regale.
 
 [20] Tutto il popolo del paese fu in festa; la città restò tranquilla.
        Atalia fu uccisa con la spada nella reggia.
 12 [1]
        Quando divenne re, Ioas aveva sette anni.
 [2] Divenne re nell'anno settimo di Ieu e regnò quarant'anni in
        Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia.
 
 [3] Ioas fece ciò che è giusto agli occhi del Signore per tutta la sua
        vita, perché era stato educato dal sacerdote Ioiada.
 
 [4] Ma non scomparvero le alture, infatti il popolo tuttora sacrificava
        e offriva incenso sulle alture.
 
 [5] Ioas disse ai sacerdoti: "Tutto il denaro delle rendite sacre,
        che viene portato nel tempio del Signore, il denaro che uno versa per il
        proprio riscatto e tutto il denaro offerto spontaneamente al tempio,
 
 [6] lo prendano i sacerdoti, ognuno dalla mano del proprio conoscente;
        con esso eseguiscano le riparazioni del tempio, ovunque appaiano
        necessarie".
 
 [7] Ora nell'anno ventitré del re Ioas i sacerdoti non avevano ancora
        eseguito le riparazioni nel tempio.
 
 [8] Il re Ioas convocò il sacerdote Ioiada e gli altri sacerdoti e
        disse loro: "Perché non avete restaurato il tempio? D'ora innanzi
        non ritirerete più il denaro dai vostri conoscenti, ma lo consegnerete
        per il restauro del tempio".
 
 [9] I sacerdoti acconsentirono a non ricevere più il denaro dal popolo
        e a non curare il restauro del tempio.
 
 [10] Il sacerdote Ioiada prese una cassa, vi fece un buco nel coperchio
        e la pose a lato dell'altare, a destra di chi entra nel tempio. I
        sacerdoti custodi della soglia depositavano ivi tutto il denaro portato
        al tempio.
 
 [11] Quando vedevano che nella cassa c'era molto denaro, veniva il
        segretario del re, insieme con il sommo sacerdote, che riducevano in
        verghe e contavano il denaro trovato nel tempio.
 
 [12] Consegnavano il denaro controllato nelle mani degli esecutori dei
        lavori nel tempio. Costoro lo distribuivano ai falegnami e ai muratori,
        che lavoravano nel tempio,
 
 [13] ai muratori, ai tagliapietre, ai fornitori del legname e delle
        pietre da taglio per il restauro dei danni nel tempio, insomma per
        quanto era necessario per riparare il tempio.
 
 [14] Ma con il denaro portato al tempio del Signore non si dovevano fare
        né coppe d'argento, né strumenti musicali, né coltelli, né vassoi, né
        trombe, insomma nessun oggetto d'oro o d'argento.
 
 [15] Esso era consegnato solo agli esecutori dei lavori, che l'usavano
        per restaurare il tempio.
 
 [16] Coloro nelle cui mani si rimetteva il denaro perché lo dessero
        agli esecutori dei lavori non dovevano renderne conto, perché la loro
        condotta ispirava fiducia.
 
 [17] Il denaro dei sacrifici per il delitto e per il peccato non era
        destinato al tempio, ma era lasciato ai sacerdoti.
 
 [18] In quel tempo Cazaèl re di Aram mosse guerra contro Gat e la
        conquistò. Allora Cazaèl si preparò ad assalire Gerusalemme.
 
 [19] Ioas re di Giuda prese tutti gli oggetti consacrati da Giòsafat,
        da Ioram e da Acazia, suoi antenati, re di Giuda, e quelli consacrati da
        lui stesso, insieme con tutto l'oro trovato nei tesori del tempio e
        della reggia; egli mandò tutto ciò a Cazaèl re di Aram, che si
        allontanò da Gerusalemme.
 
 [20] Le altre gesta di Ioas e tutte le sue azioni sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [21] I suoi ufficiali si sollevarono organizzando una congiura; uccisero
        Ioas a Bet-Millo, nella discesa verso Silla.
 
 [22] Iozabàd figlio di Simeat e Iozabàd figlio di Somer, suoi
        ufficiali, lo colpirono ed egli morì. Lo seppellirono con i suoi padri
        nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Amazia.
 13 [1]
        Nell'anno ventitré di Ioas figlio di Acazia, re di Giuda, su Israele in
        Samaria divenne re Ioacaz figlio di Ieu, che regnò diciassette anni.
 [2] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò il peccato con
        cui Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto peccare Israele, né mai se
        ne allontanò.
 
 [3] L'ira del Signore divampò contro Israele e li mise nelle mani di
        Cazaèl re di Aram e di Ben-Hadàd figlio di Cazaèl, per tutto quel
        tempo.
 
 [4] Ma Ioacaz placò il volto del Signore. Il Signore lo ascoltò, perché
        aveva visto come il re di Aram opprimeva gli Israeliti.
 
 [5] Il Signore concesse un liberatore a Israele. Essi sfuggirono al
        potere di Aram; gli Israeliti poterono abitare nelle loro tende come
        prima.
 
 [6] Ma essi non si allontanarono dal peccato che la casa di Geroboamo
        aveva fatto commettere a Israele; anzi lo ripeterono. Perfino il palo
        sacro rimase in piedi in Samaria.
 
 [7] Pertanto, di tutte le truppe di Ioacaz il Signore lasciò soltanto
        cinquanta cavalli, dieci carri e diecimila fanti, perché li aveva
        distrutti il re di Aram, riducendoli come la polvere che si calpesta.
 
 [8] Le altre gesta di Ioacaz, tutte le sue azioni e prodezze, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [9] Ioacaz si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al
        suo posto divenne re suo figlio Ioas.
 
 [10] Nell'anno trentasette di Ioas re di Giuda, su Israele in Samaria
        divenne re Ioas, figlio di Ioacaz, che regnò sedici anni.
 
 [11] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da
        tutti i peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a
        Israele, ma li ripetè.
 
 [12] Le altre gesta di Ioas, tutte le sue azioni e prodezze, le guerre
        combattute con Amazia re di Giuda, sono descritte nel libro delle
        Cronache dei re di Israele.
 
 [13] Ioas si addormentò con i suoi padri e sul suo trono salì
        Geroboamo. Ioas fu sepolto in Samaria insieme con i re di Israele.
 
 [14] Quando Eliseo si ammalò della malattia di cui morì, Ioas re di
        Israele, sceso a visitarlo, scoppiò in pianto davanti a lui, dicendo:
        "Padre mio, padre mio, carro di Israele e sua cavalleria".
 
 [15] Eliseo gli disse: "Prendi arco e frecce". Egli prese arco
        e frecce.
 
 [16] Aggiunse al re di Israele: "Impugna l'arco". Quando il re
        l'ebbe impugnato, Eliseo mise la mano sulla mano del re,
 
 [17] quindi disse: "Apri la finestra verso oriente". Aperta
        che fu la finestra, Eliseo disse: "Tira!". Ioas tirò. Eliseo
        disse: "Freccia vittoriosa per il Signore, freccia vittoriosa su
        Aram. Tu sconfiggerai, fino allo sterminio, gli Aramei in Afèk".
 
 [18] Eliseo disse: "Prendi le frecce". E quando quegli le ebbe
        prese, disse al re di Israele: "Percuoti con le tue frecce la
        terra" ed egli la percosse tre volte, poi si fermò.
 
 [19] L'uomo di Dio s'indignò contro di lui e disse: "Avresti
        dovuto colpire cinque o sei volte; allora avresti sconfitto l'Aram fino
        allo sterminio; ora, invece, sconfiggerai l'Aram solo tre volte".
 
 [20] Eliseo morì; lo seppellirono. All'inizio dell'anno nuovo irruppero
        nel paese alcune bande di Moab.
 
 [21] Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori,
        gettarono il cadavere sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L'uomo,
        venuto a contatto con le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi.
 
 [22] Cazaèl re di Aram oppresse gli Israeliti finché visse Ioacaz.
 
 [23] Alla fine il Signore si mostrò benevolo, ne ebbe compassione e
        tornò a favorirli a causa della sua alleanza con Abramo, Isacco e
        Giacobbe; per questo non volle distruggerli né scacciarli davanti a sé,
        fino ad oggi.
 
 [24] Cazaèl re di Aram morì. Al suo posto divenne re suo figlio
        Ben-Hadàd.
 
 [25] Allora Ioas figlio di Ioacaz riprese a Ben-Hadàd, figlio di Cazaèl
        le città che Cazaèl aveva tolte con le armi a suo padre Ioacaz. Ioas
        lo sconfisse tre volte; così riconquistò le città di Israele.
 14 [1]
        Nell'anno secondo di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, divenne re
        Amazia figlio di Ioas, re di Giuda.
 [2] Quando divenne re aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in
        Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddain.
 
 [3] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non come
        Davide suo antenato: agì in tutto come suo padre Ioas.
 
 [4] Solo non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e
        offriva incensi sulle alture.
 
 [5] Quando il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che
        avevano assassinato il re suo padre.
 
 [6] Ma non uccise i figli degli assassini, secondo quanto è scritto nel
        libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: "I padri non
        moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà
        per il suo peccato".
 
 [7] Egli sconfisse gli Idumei nella Valle del sale, uccidendone
        diecimila. In tale guerra occupò Sela e la chiamò Iokteèl, come è
        chiamata fino ad oggi.
 
 [8] Allora Amazia mandò messaggeri a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di
        Ieu, re di Israele, per dirgli: "Su, guardiamoci in faccia".
 
 [9] Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il
        cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Dà in moglie tua
        figlia a mio figlio. Ora passò una bestia selvatica del Libano e
        calpestò il cardo.
 
 [10] Tu hai sconfitto Edom, per questo il tuo cuore ti ha reso altero.
        Sii glorioso, ma resta nella tua casa. Perché provocare una calamità?
        Potresti precipitare tu e Giuda con te".
 
 [11] Amazia non lo ascoltò. Allora Ioas re di Israele si mise in
        marcia; si guardarono in faccia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes,
        che appartiene a Giuda.
 
 [12] Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella
        propria tenda.
 
 [13] Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di
        Giuda figlio di Ioas, figlio di Acazia. Quindi, andato in Gerusalemme,
        ne demolì le mura dalla porta di Efraim fino alla porta dell'Angolo per
        quattrocento cubiti.
 
 [14] Prese tutto l'oro e l'argento e tutti gli oggetti trovati nel
        tempio e nei tesori della reggia, insieme con gli ostaggi, e tornò in
        Samaria.
 
 [15] Le altre gesta di Ioas, le sue azioni, le sue prodezze e le sue
        guerre con Amazia re di Giuda sono descritte nel libro delle Cronache
        dei re di Israele.
 
 [16] Ioas si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria vicino
        ai re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Geroboamo.
 
 [17] Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, dopo la morte di Ioas figlio di
        Ioacaz, re di Israele, visse quindici anni.
 
 [18] Le altre gesta di Amazia sono descritte nel libro delle Cronache
        dei re di Giuda.
 
 [19] Contro di lui si ordì una congiura in Gerusalemme. Egli fuggì a
        Lachis; lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero.
 
 [20] Trasportato su dei cavalli, fu sepolto con i suoi padri nella città
        di Davide.
 
 [21] Tutto il popolo di Giuda prese Azaria, che aveva sedici anni, e lo
        proclamò re al posto di suo padre Amazia.
 
 [22] Egli fortificò Elat, da lui riconquistata a Giuda dopo che il re
        si era addormentato con i suoi padri.
 
 [23] Nell'anno quindici di Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, in
        Samaria divenne re Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele, per
        quarantun anni.
 
 [24] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò
        da nessuno dei peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto
        commettere a Israele.
 
 [25] Egli ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al
        mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele,
        pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai,
        di Gat-Chefer,
 
 [26] perché il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele, in cui
        non c'era più né schiavo né libero, né chi lo potesse soccorrere.
 
 [27] Egli che aveva deciso di non far scomparire il nome di Israele
        sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas.
 
 [28] Le altre gesta di Geroboamo, le sue azioni e le sue prodezze in
        guerra, la sua riconquista di Damasco e di Amat in favore di Israele,
        sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [29] Geroboamo si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria
        con i re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria.
 15 [1]
        Nell'anno ventisette di Geroboamo re di Israele, divenne re Azaria
        figlio di Amazia, re di Giuda.
 [2] Quando divenne re aveva sedici anni; regnò in Gerusalemme
        cinquantadue anni. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia.
 
 [3] Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto fece
        Amazia sua padre.
 
 [4] Ma non scomparvero le alture. Il popolo ancora sacrificava e offriva
        incenso sulle alture.
 
 [5] Il Signore colpì con la lebbra il re, che rimase lebbroso fino al
        giorno della sua morte in una casa appartata. Iotam figlio del re
        dirigeva la reggia e governava il popolo del paese.
 
 [6] Le altre gesta di Azaria, tutte le sue azioni, sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [7] Azaria si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di
        Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Iotam.
 
 [8] Nell'anno trentotto di Azaria re di Giuda, in Samaria divenne re
        d'Israele per sei mesi Zaccaria, figlio di Geroboamo.
 
 [9] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'avevano fatto i
        suoi padri; non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt
        aveva fatto commettere a Israele.
 
 [10] Ma Sallùm figlio di Iabes congiurò contro di lui, lo assalì in
        Ibleam, lo uccise e regnò al suo posto.
 
 [11] Le altre gesta di Zaccaria, ecco, sono descritte nel libro delle
        Cronache dei re di Israele.
 
 [12] Così si avverò la parola che il Signore aveva predetta a Ieu
        quando disse: "I tuoi figli siederanno sul trono di Israele fino
        alla quarta generazione". E avvenne proprio così.
 
 [13] Sallùm figlio di Iabes divenne re nell'anno trentanove di Ozia re
        di Giuda; regnò un mese in Samaria.
 
 [14] Da Tirza avanzò Menachem figlio di Gadi, entrò in Samaria e
        sconfisse Sallùm, figlio di Iabes, l'uccise e divenne re al suo posto.
 
 [15] Le altre gesta di Sallùm e la congiura da lui organizzata, ecco,
        sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [16] In quel tempo Menachem, venendo da Tirza, espugnò Tifsach, uccise
        tutti i suoi abitanti e devastò tutto il suo territorio, perché non
        gli avevano aperto le porte e fece sventrare tutte le donne incinte.
 
 [17] Nell'anno trentanove di Azaria re di Giuda, Menachem figlio di Gadi
        divenne re d'Israele e regnò dieci anni in Samaria.
 
 [18] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai
        peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele.
        Durante il suo regno
 
 [19] Pul re d'Assiria invase il paese. Menachem diede a Pul mille
        talenti d'argento perché l'aiutasse a consolidare la regalità.
 
 [20] Menachem impose una tassa, per quel denaro, su Israele, sulle
        persone facoltose, sì da poterlo dare al re d'Assiria; da ognuno
        richiese cinquanta sicli. Così il re d'Assiria se ne andò e non rimase
        là nel paese.
 
 [21] Le altre gesta di Menachem e tutte le sue azioni, ecco, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [22] Menachem si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re
        suo figlio Pekachia.
 
 [23] Nell'anno cinquanta di Azaria re di Giuda, divenne re Pekachia
        figlio di Menachem su Israele in Samaria; regnò due anni.
 
 [24] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai
        peccati che Geroboamo, figlio di Nebàt, aveva fatto commettere a
        Israele.
 
 [25] Contro di lui congiurò Pekach figlio di Romelia, suo scudiero.
        L'uccise in Samaria nella torre della reggia insieme ad Argob e ad Arie
        e aveva con sé cinquanta uomini di Gàlaad; l'uccise e si proclamò re
        al suo posto.
 
 [26] Le altre gesta di Pekachia e tutte le sue azioni, ecco, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [27] Nell'anno cinquanta di Azaria re di Giuda, divenne re Pekach figlio
        di Romelia su Israele in Samaria; regnò vent'anni.
 
 [28] Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai
        peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele.
 
 [29] Al tempo di Pekach re di Israele, venne Tiglat-Pilèzer re di
        Assiria, che occupò Ijjon, Abel-Bet-Maaca, Ianoach, Kedes, Cazor, Gàlaad
        e la Galilea e tutto il territorio di Nèftali, deportandone la
        popolazione in Assiria.
 
 [30] Contro Pekach figlio di Romelia ordì una congiura Osea figlio di
        Ela, che lo assalì e lo uccise, divenendo re al suo posto, nell'anno
        venti di Iotam figlio di Ozia.
 
 [31] Le altre gesta di Pekach e tutte le sue azioni, ecco sono descritte
        nel libro delle Cronache dei re di Israele.
 
 [32] Nell'anno secondo di Pekach figlio di Romelia, re di Israele,
        divenne re Iotam figlio di Ozia, re di Giuda.
 
 [33] Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in
        Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk.
 
 [34] Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando in tutto la
        condotta di Ozia suo padre.
 
 [35] Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e
        offriva incenso sulle alture. Egli costruì la porta superiore del
        tempio.
 
 [36] Le altre gesta di Iotam, le sue azioni, sono descritte nel libro
        delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [37] In quel tempo il Signore cominciò a mandare contro Giuda Rezin re
        di Aram e Pekach figlio di Romelia.
 
 [38] Iotam si addormentò con i suoi padri, fu sepolto con essi nella
        città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Acaz.
 16 [1]
        Nell'anno diciassette di Pekach figlio di Romelia, divenne re Acaz
        figlio di Iotam, re di Giuda.
 [2] Quando divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in
        Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio,
        come Davide suo antenato.
 
 [3] Camminò sulla strada dei re di Israele; fece perfino passare per il
        fuoco suo figlio, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva
        scacciati di fronte agli Israeliti.
 
 [4] Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni
        albero verde.
 
 [5] In quel tempo marciarono contro Gerusalemme Rezin re di Aram, e
        Pekach figlio di Romelia, re di Israele; l'assediarono, ma non
        riuscirono a espugnarla.
 
 [6] Ma il re di Edom approfittò di quella occasione per riconquistare
        Elat e unirla al suo regno; ne scacciò i Giudei e tornarono ad abitarvi
        gli Idumei fino ad oggi.
 
 [7] Acaz mandò messaggeri a Tiglat-Pilèzer re di Assiria, per dirgli:
        "Io sono tuo servo e tuo figlio; vieni, liberami dalla mano del re
        di Aram e dalla mano del re di Israele, che sono insorti contro di
        me".
 
 [8] Acaz, preso l'argento e l'oro che si trovava nel tempio e nei tesori
        della reggia, lo mandò in dono al re di Assiria.
 
 [9] Il re di Assur lo ascoltò e assalì Damasco e la prese, ne deportò
        la popolazione a Kir e uccise Rezin.
 
 [10] Il re Acaz andò incontro a Tiglat-Pilèzer re di Assiria in
        Damasco e, visto l'altare che si trovava in Damasco, il re Acaz mandò
        al sacerdote Uria il disegno dell'altare e il suo piano secondo il
        lavoro.
 
 [11] Il sacerdote Uria costruì l'altare, prima che il re Acaz tornasse
        da Damasco, facendolo proprio identico a quello che il re Acaz gli aveva
        mandato da Damasco.
 
 [12] Tornato da Damasco, il re vide l'altare, vi si avvicinò, vi salì,
 
 [13] vi bruciò l'olocausto e l'offerta, vi versò la libazione e vi
        sparse il sangue dei sacrifici di comunione collocati sull'altare.
 
 [14] Separò l'altare di bronzo, che era di fronte al Signore, dalla
        fronte del tempio, ossia dal punto fra l'altare e il tempio, e lo pose
        al fianco del nuovo altare verso settentrione.
 
 [15] Il re Acaz ordinò al sacerdote Uria: "Sull'altare grande
        brucerai l'olocausto del mattino, l'offerta della sera, l'olocausto del
        re e la sua offerta, l'olocausto di tutto il popolo del paese, la sua
        offerta e le sue libazioni, vi verserai sopra tutto il sangue
        dell'olocausto e tutto il sangue dei sacrifici di comunione; circa
        l'altare di bronzo io deciderò".
 
 [16] Il sacerdote Uria eseguì a puntino l'ordine di Acaz.
 
 [17] Il re Acaz smontò le basi, da cui rimosse le doghe e tolse i
        bacini. Fece scendere il grande bacino dai buoi di bronzo che lo
        sostenevano e lo collocò sul pavimento di pietre.
 
 [18] In considerazione del re d'Assiria egli eliminò anche il portico
        del sabato, che era stato costruito nel tempio, e l'ingresso esterno del
        re.
 
 [19] Le altre gesta di Acaz, le sue azioni, ecco, sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [20] Acaz si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nella città di
        Davide e al suo posto divenne re suo figlio Ezechia.
 17 [1]
        Nell'anno decimosecondo di Acaz re di Giuda divenne re in Samaria su
        Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove anni.
 [2] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di
        Israele che erano stati prima di lui.
 
 [3] Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria; Osea divenne suo
        vassallo e gli pagò un tributo.
 
 [4] Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva
        inviato messaggeri a So re d'Egitto e non spediva più il tributo al re
        d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d'Assiria lo fece
        imprigionare e lo chiuse in carcere.
 
 [5] Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò
        per tre anni.
 
 [6] Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli
        Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabòr,
        fiume del Gozan, e alle città della Media.
 
 [7] Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore
        loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal
        potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dei.
 
 [8] Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore
        all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele.
 
 [9] Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non
        giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più
        piccoli villaggi alle fortezze.
 
 [10] Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni
        albero verde.
 
 [11] Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore
        aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive,
        irritando il Signore.
 
 [12] Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto:
        "Non farete una cosa simile!".
 
 [13] Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei
        veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle
        vostre vie malvagie e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo
        ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi
        per mezzo dei miei servi, i profeti".
 
 [14] Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile
        a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro
        Dio.
 
 [15] Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i
        loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità
        e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei
        quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi.
 
 [16] Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i
        due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si
        prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal.
 
 [17] Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco;
        praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere
        ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno.
 
 [18] Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò
        dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda.
 
 [19] Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro
        Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele.
 
 [20] Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li
        umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla
        sua presenza.
 
 [21] Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e
        proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal
        seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato.
 
 [22] Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo;
        non se ne allontanarono,
 
 [23] finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come
        aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece
        deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi.
 
 [24] Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da
        Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece
        degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si
        stabilirono nelle sue città.
 
 [25] All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli
        inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage.
 
 [26] Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti che tu hai
        trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la
        religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni,
        i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del
        Dio del paese".
 
 [27] Il re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che
        avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione
        del Dio del paese".
 
 [28] Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a
        Betel e insegnò loro come temere il Signore.
 
 [29] Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dei e li mise nei
        templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove
        dimorava.
 
 [30] Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini
        di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono
        Asima.
 
 [31] Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim
        bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di
        Anam-Mèlech, dei di Sefarvàim.
 
 [32] Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture,
        presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture.
 
 [33] Temevano il Signore e servivano i loro dei secondo gli usi delle
        popolazioni, dalle quali provenivano i deportati.
 
 [34] Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il
        Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né
        secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di
        Giacobbe, che chiamò Israele.
 
 [35] Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro
        ordinato: "Non venerate altri dei, non prostratevi davanti a loro,
        non serviteli e non sacrificate a loro,
 
 [36] ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con
        grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a
        lui offrite sacrifici.
 
 [37] Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli
        vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità
        straniere.
 
 [38] Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non
        venererete divinità straniere,
 
 [39] ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal
        potere di tutti i vostri nemici".
 
 [40] Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi
        costumi.
 
 [41] Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i
        loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro
        padri.
 18 [1]
        Nell'anno terzo di Osea figlio di Ela, re di Israele, divenne re Ezechia
        figlio di Acaz, re di Giuda.
 [2] Quando egli divenne re, aveva venticinque anni; regnò ventinove
        anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria.
 
 [3] Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto aveva
        fatto Davide suo antenato.
 
 [4] Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo sacro
        e fece a pezzi il serpente di bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a
        quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano
        Necustan.
 
 [5] Egli confidò nel Signore, Dio di Israele. Fra tutti i re di Giuda
        nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori né fra i suoi
        predecessori.
 
 [6] Attaccato al Signore, non se ne allontanò; osservò i decreti che
        il Signore aveva dati a Mosè.
 
 [7] Il Signore fu con Ezechia e questi riuscì in tutte le iniziative.
        Egli si ribellò al re d'Assiria e non gli fu sottomesso.
 
 [8] Sconfisse i Filistei fino a Gaza e ai suoi confini, dal più piccolo
        villaggio fino alle fortezze.
 
 [9] Nell'anno quarto del re Ezechia, cioè l'anno settimo di Osea figlio
        di Ela, re di Israele, Salmanassar re di Assiria marciò contro Samaria
        e la assediò.
 
 [10] Dopo tre anni la prese; nell'anno sesto di Ezechia, cioè l'anno
        nono di Osea re di Israele, Samaria fu presa.
 
 [11] Il re d'Assiria deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a
        Chelach, al Cabòr, fiume del Gozan, e alle città della Media.
 
 [12] Ciò accadde perché quelli non avevano ascoltato la voce del
        Signore loro Dio e ne avevano trasgredito l'alleanza e non avevano
        ascoltato né messo in pratica quanto aveva loro comandato Mosè, servo
        di Dio.
 
 [13] Nell'anno quattordici del re Ezechia, Sennàcherib re di Assiria
        assalì e prese tutte le fortezze di Giuda.
 
 [14] Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al re d'Assiria in Lachis:
        "Ho peccato; allontànati da me e io sopporterò quanto mi
        imporrai". Il re di Assiria impose a Ezechia re di Giuda trecento
        talenti d'argento e trenta talenti d'oro.
 
 [15] Ezechia consegnò tutto il denaro che si trovava nel tempio e nei
        tesori della reggia.
 
 [16] In quel tempo Ezechia staccò dalle porte del tempio del Signore e
        dagli stipiti l'oro, di cui egli stesso re di Giuda li aveva rivestiti,
        e lo diede al re d'Assiria.
 
 [17] Il re d'Assiria mandò il tartan, il capo delle guardie e il gran
        coppiere da Lachis a Gerusalemme, al re Ezechia, con un grande esercito.
        Costoro salirono e giunsero a Gerusalemme; si fermarono al canale della
        piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio.
 
 [18] Essi chiesero del re e incontro a loro vennero Eliakìm figlio di
        Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf,
        l'archivista.
 
 [19] Il gran coppiere disse loro: "Riferite a Ezechia: Dice il gran
        re, il re d'Assiria: Che fiducia è quella su cui ti appoggi?
 
 [20] Pensi forse che la semplice parola possa sostituire il consiglio e
        la forza nella guerra? Ora, in chi confidi ribellandoti a me?
 
 [21] Ecco, tu confidi su questo sostegno di canna spezzata, che è
        l'Egitto, che penetra nella mano, forandola, a chi vi si appoggia; tale
        è il faraone re di Egitto per chiunque confida in lui.
 
 [22] Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è forse
        quello stesso del quale Ezechia distrusse le alture e gli altari,
        ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete soltanto
        davanti a questo altare in Gerusalemme?
 
 [23] Ora vieni al mio signore, re d'Assiria; io ti darò duemila
        cavalli, se potrai procurarti cavalieri per essi.
 
 [24] Come potresti fare retrocedere uno solo dei più piccoli servi del
        mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i carri e i cavalieri.
 
 [25] Ora, non è forse secondo il volere del Signore che io sono venuto
        contro questo paese per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Và contro
        questo paese e distruggilo".
 
 [26] Eliakìm figlio di Chelkia, Sebna e Ioach risposero al gran
        coppiere: "Parla, ti prego, ai tuoi servi in aramaico, perché noi
        lo comprendiamo; non parlare in ebraico, mentre il popolo che è sulle
        mura ascolta".
 
 [27] Il gran coppiere replicò: "Forse io sono stato inviato al tuo
        signore e a te dal mio signore per pronunziare tali parole e non
        piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali saranno ridotti a
        mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?".
 
 [28] Il gran coppiere allora si alzò e gridò a gran voce in ebraico:
        "Udite la parola del gran re, del re d'Assiria:
 
 [29] Dice il re: Non vi inganni Ezechia, poiché non potrà liberarvi
        dalla mia mano.
 
 [30] Ezechia non vi induca a confidare nel Signore, dicendo: Certo, il
        Signore ci libererà, questa città non sarà messa nelle mani del re
        d'Assiria.
 
 [31] Non ascoltate Ezechia, poiché dice il re d'Assiria: Fate la pace
        con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della sua
        vigna e dei suoi fichi, ognuno potrà bere l'acqua della sua cisterna,
 
 [32] finché io non venga per condurvi in un paese come il vostro, in un
        paese che produce frumento e mosto, in un paese ricco di pane e di
        vigne, in un paese di ulivi e di miele; voi vivrete e non morirete. Non
        ascoltate Ezechia che vi inganna, dicendovi: Il Signore ci libererà!
 
 [33] Forse gli dei delle nazioni hanno liberato ognuno il proprio paese
        dalla mano del re d'Assiria?
 
 [34] Dove sono gli dei di Amat e di Arpad? Dove sono gli dei di Sefarvàim,
        di Ena e di Ivva? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano?
 
 [35] Quali mai, fra tutti gli dei di quelle nazioni, hanno liberato il
        loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare Gerusalemme
        dalla mia mano?".
 
 [36] Quelli tacquero e non gli risposero neppure una parola, perché
        l'ordine del re era: "Non rispondete loro".
 
 [37] Eliakìm figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach
        figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti
        stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere.
 19 [1]
        Quando udì, il re Ezechia si lacerò le vesti, si coprì di sacco e andò
        nel tempio.
 [2] Quindi mandò Eliadìm, il maggiordomo, Sebna lo scriba e gli
        anziani dei sacerdoti coperti di sacco dal profeta Isaia figlio di Amoz,
 
 [3] perché gli dicessero: "Dice Ezechia: Giorno di angoscia, di
        castigo e di vergogna è questo, poiché i bambini giungono al punto di
        venire alla luce, ma manca alla partoriente la forza di partorire.
 
 [4] Forse il Signore tuo Dio ha udito le parole del gran coppiere, che
        il re d'Assiria suo signore ha inviato a insultare il Dio vivente e lo
        castigherà per le parole che il Signore tuo Dio ha udito. Innalza ora
        una preghiera per quelli che ancora sopravvivono".
 
 [5] Così i ministri del re Ezechia andarono da Isaia.
 
 [6] Disse loro Isaia: "Riferite al vostro padrone: Dice il Signore:
        Non temere le cose che hai udite e con le quali i servitori del re
        d'Assiria mi hanno ingiuriato.
 
 [7] Ecco io manderò in lui uno spirito tale che egli, appena avrà
        udito una notizia, ritornerà nel suo paese e nel suo paese io lo farò
        perire di spada".
 
 [8] Il gran coppiere ritornò e trovò il re d'Assiria che assaliva
        Libna, poiché aveva saputo che si era allontanato da Lachis.
 
 [9] Appena Sennàcherib seppe che Tiraca re di Etiopia era uscito per
        muovergli guerra, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia per dirgli:
 
 [10] "Direte a Ezechia, re di Giuda: Non ti inganni il Dio in cui
        confidi, dicendoti: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re
        d'Assiria.
 
 [11] Ecco, tu sai ciò che hanno fatto i re di Assiria in tutti i paesi
        che votarono allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?
 
 [12] Gli dei delle nazioni che i miei padri distrussero hanno forse
        salvato quelli di Gozan, di Carran, di Rezef e le genti di Eden in
        Telassàr?
 
 [13] Dove sono il re di Amat e il re di Arpad e il re della città di
        Sefarvàim, di Ena e di Ivva?".
 
 [14] Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse, poi
        salì al tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore,
 
 [15] pregò: "Signore Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu
        solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la
        terra.
 
 [16] Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e
        vedi; ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha fatto dire per
        insultare il Dio vivente.
 
 [17] È vero, o Signore, che i re d'Assiria hanno devastato tutte le
        nazioni e i loro territori;
 
 [18] hanno gettato i loro dei nel fuoco; quelli però, non erano dei, ma
        solo opera delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno
        distrutti.
 
 [19] Ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano, perché sappiano
        tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo Dio".
 
 [20] Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: "Dice il
        Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera
        riguardo a Sennàcherib re d'Assiria.
 
 [21] Questa è la parola che il Signore ha pronunziato contro di lui:
 Ti disprezza, ti deride
 la vergine figlia di Sion.
 Dietro a te scuote il capo
 la figlia di Gerusalemme.
 
 [22] Chi hai insultato e schernito?
 Contro chi hai alzato la voce
 e hai elevato, superbo, i tuoi occhi?
 Contro il Santo di Israele!
 
 [23] Per mezzo dei tuoi messaggeri hai insultato il
        Signore
 e hai detto: Con i miei carri numerosi
 sono salito in cima ai monti,
 sugli estremi gioghi del Libano:
 ne ho tagliato i cedri più alti,
 i suoi cipressi più belli;
 sono penetrato nel suo angolo più remoto,
 nella sua foresta lussureggiante.
 
 [24] Io ho scavato e bevuto
 acque straniere;
 ho fatto inaridire con la pianta dei miei piedi
 tutti i torrenti d'Egitto.
 
 [25] Non hai forse udito? Da tempo
 ho preparato questo;
 da giorni remoti io l'ho progettato;
 ora lo eseguisco.
 Era deciso che tu riducessi un cumulo di rovine
 le città fortificate;
 
 [26] i loro abitanti impotenti
 erano spaventati e confusi,
 erano come l'erba dei campi,
 come una giovane pianta verde,
 come l'erba dei tetti,
 bruciata dal vento d'oriente.
 
 [27] Ti sieda, esca
 o rientri, io ti conosco.
 
 [28] Siccome infuri contro di me e la tua arroganza
 è salita ai miei orecchi,
 ti porrò il mio anello alle narici
 e il mio morso alle labbra;
 ti farò tornare per la strada,
 per la quale sei venuto.
 
 [29] Questo ti serva come segno:
 si mangi quest'anno il frutto dei semi caduti,
 nell'anno prossimo ciò che nasce da sé,
 nel terzo anno semineranno e mieteranno,
 pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
 
 [30] Il resto della casa di Giuda che scamperà
 continuerà a mettere radici di sotto
 e a dar frutto in alto.
 
 [31] Poiché da Gerusalemme uscirà il resto,
 dal monte Sion il residuo.
 
 [32] Perciò dice il Signore contro il re d'Assiria:
 Non entrerà in questa città
 e non vi lancerà una freccia,
 non l'affronterà con scudi
 e non vi costruirà terrapieno.
 
 [33] Ritornerà per la strada per cui è venuto;
 non entrerà in questa città.
 Oracolo del Signore.
 
 [34] Proteggerò questa città per salvarla,
 per amore di me e di Davide mio servo".
 
 [35] Ora in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse
        nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i
        superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti.
 
 [36] Sennàcherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a
        Ninive.
 
 [37] Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Mèlech e Sarèzer
        suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di
        Araràt. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon.
 20 [1] In
        quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia figlio di
        Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Dà
        disposizioni per la tua casa, perché morirai e non guarirai".
 [2] Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore:
 
 [3] "Su, Signore, ricordati che ho camminato davanti a te con
        fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che a te sembra
        bene". Ed Ezechia fece un gran pianto.
 
 [4] Prima che Isaia uscisse dal cortile centrale, il Signore gli disse:
 
 [5] "Torna indietro e riferisci a Ezechia, principe del mio popolo:
        Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e
        visto le tue lacrime; ecco io ti guarirò; il terzo giorno salirai al
        tempio.
 
 [6] Aggiungerò alla durata della tua vita quindici anni. Libererò te e
        questa città dalla mano del re d'Assiria; proteggerò questa città per
        amore di me e di Davide mio servo".
 
 [7] Isaia disse: "Prendete un impiastro di fichi". Lo presero
        e lo posero sull'ulcera e il re guarì.
 
 [8] Ezechia disse a Isaia: "Qual è il segno che il Signore mi
        guarirà e che, il terzo giorno, salirò al tempio?".
 
 [9] Isaia rispose: "Da parte del Signore questo ti sia come segno
        che il Signore manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra
        avanzi di dieci gradi oppure che retroceda di dieci gradi?".
 
 [10] Ezechia disse: "È facile che l'ombra si allunghi di dieci
        gradi, non però che torni indietro di dieci gradi".
 
 [11] Il profeta Isaia invocò il Signore e l'ombra tornò indietro per i
        dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana di Acaz.
 
 [12] In quel tempo Merodak-Baladan figlio di Baladan, re di Babilonia,
        mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva saputo che Ezechia era
        stato malato.
 
 [13] Ezechia gioì al loro arrivo. Egli mostrò agli inviati tutta la
        camera del suo tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e l'olio fino, il
        suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che
        Ezechia non mostrasse nella reggia e in tutto il suo regno.
 
 [14] Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò:
        "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?".
        Ezechia rispose: "Sono venuti da una regione lontana, da
        Babilonia".
 
 [15] Quegli soggiunse: "Che cosa han visto nella tua reggia?".
        Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia; non
        c'è nulla nei miei magazzini che io non abbia mostrato loro".
 
 [16] Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore!
 
 [17] Ecco giorni verranno in cui quanto si trova nella tua reggia e
        quanto hanno accumulato i tuoi antenati fino ad oggi verrà portato in
        Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore.
 
 [18] Dei figli, che da te saranno nati e che tu avrai generato, alcuni
        saranno presi e saranno eunuchi nella reggia di Babilonia".
 
 [19] Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi
        hai riferita". Egli pensava: "Perché no? Almeno vi saranno
        pace e sicurezza durante la mia vita".
 
 [20] Le altre gesta di Ezechia, tutte le sue prodezze, la costruzione
        della piscina e del canale, con cui portò l'acqua nella città, sono
        descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [21] Ezechia si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re
        suo figlio Manàsse.
 21 [1]
        Quando divenne re, Manàsse aveva dodici anni; regnò cinquantacinque
        anni in Gerusalemme; sua madre si chiamava Chefziba.
 [2] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando gli abomini
        delle popolazioni sterminate già dal Signore all'arrivo degli
        Israeliti.
 
 [3] Ricostruì le alture demolite dal padre Ezechia, eresse altari a
        Baal, innalzò un palo sacro, come l'aveva fatto Acab, re di Israele. Si
        prostrò davanti a tutta la milizia del cielo e la servì.
 
 [4] Costruì altari nel tempio riguardo al quale il Signore aveva detto:
        "In Gerusalemme porrò il mio nome".
 
 [5] Costruì altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del
        tempio.
 
 [6] Fece passare suo figlio per il fuoco, praticò la divinazione e la
        magìa, istituì i negromanti e gli indovini. Compì in tante maniere ciò
        che è male agli occhi del Signore, da provocare il suo sdegno.
 
 [7] Collocò l'immagine di Asera, da lui fatta fare, nel tempio,
        riguardo al quale il Signore aveva detto a Davide e al figlio Salomone:
        "In questo tempio e in Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le
        tribù di Israele, porrò il mio nome per sempre.
 
 [8] Non sopporterò più che il piede degli Israeliti vada errando
        lontano dal paese che io ho dato ai loro padri, purché procurino di
        eseguire quanto ho comandato loro e tutta la legge, che ha imposto loro
        il mio servo Mosè".
 
 [9] Ma essi non ascoltarono. Manàsse li spinse ad agire peggio delle
        popolazioni sterminate dal Signore alla venuta degli Israeliti.
 
 [10] Allora il Signore disse per mezzo dei suoi servi i profeti:
 
 [11] "Poiché Manàsse re di Giuda ha compiuto tali abomini,
        peggiori di tutti quelli commessi dagli Amorrèi prima di lui, e ha
        indotto a peccare anche Giuda per mezzo dei suoi idoli,
 
 [12] per questo dice il Signore Dio di Israele: Eccomi, mando su
        Gerusalemme e su Giuda una tale sventura da far rintronare gli orecchi
        di chi l'udrà.
 
 [13] Stenderò su Gerusalemme la cordicella di Samaria e il piombino
        della casa di Acab; asciugherò Gerusalemme come si asciuga un piatto,
        che si asciuga e si rovescia.
 
 [14] Rigetterò il resto della mia eredità; li metterò nelle mani dei
        loro nemici; diventeranno preda e bottino di tutti i loro nemici,
 
 [15] perché hanno fatto ciò che è male ai miei occhi e mi hanno
        provocato a sdegno da quando i loro padri uscirono dall'Egitto fino ad
        oggi".
 
 [16] Manàsse versò anche sangue innocente in grande quantità fino a
        riempirne Gerusalemme da un'estremità all'altra, oltre i peccati che
        aveva fatto commettere a Giuda, facendo ciò che è male agli occhi del
        Signore.
 
 [17] Le altre gesta di Manàsse, tutte le sue azioni e le colpe
        commesse, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [18] Manàsse si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nel giardino
        di casa sua, nel giardino di Uzza. Al suo posto divenne re suo figlio
        Amon.
 
 [19] Quando divenne re, Amon aveva ventidue anni; regnò due anni in
        Gerusalemme. Sua madre, di Iotba, si chiamava Meshullemet figlia di
        Caruz.
 
 [20] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'aveva fatto il
        padre Manàsse.
 
 [21] Camminò su tutte le strade su cui aveva camminato il padre e servì
        gli idoli che suo padre aveva servito e si prostrò davanti ad essi.
 
 [22] Abbandonò il Signore, Dio dei suoi padri, e non seguì la via del
        Signore.
 
 [23] Contro Amon congiurarono i suoi ufficiali, che uccisero il re nel
        suo palazzo.
 
 [24] Ma il popolo del paese uccise quanti avevano congiurato contro il
        re Amon. Il medesimo popolo proclamò re al suo posto il figlio Giosia.
 
 [25] Le altre gesta di Amon, le sue azioni, sono descritte nel libro
        delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [26] Lo seppellirono nel suo sepolcro, nel giardino di Uzza. Al suo
        posto divenne re suo figlio Giosia.
 22 [1]
        Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni in
        Gerusalemme. Sua madre, di Boscat, si chiamava Iedida figlia di Adaia.
 [2] Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando in tutto la
        condotta di Davide, suo antenato, senza deviare né a destra né a
        sinistra.
 
 [3] Nell'anno diciotto del suo regno, Giosia mandò Safàn figlio di
        Asalia, figlio di Mesullàm, scriba, nel tempio dicendogli:
 
 [4] "Và da Chelkia sommo sacerdote; egli raccolga il denaro
        portato nel tempio, che i custodi della soglia hanno raccolto dal
        popolo.
 
 [5] Lo consegni agli esecutori dei lavori, addetti al tempio; costoro lo
        diano a quanti compiono le riparazioni del tempio,
 
 [6] ossia ai falegnami, ai costruttori e ai muratori e l'usino per
        acquistare legname e pietre da taglio occorrenti per il restauro del
        tempio.
 
 [7] Non c'è bisogno di controllare il denaro consegnato nelle mani di
        costoro, perché la loro condotta ispira fiducia".
 
 [8] Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safàn: "Ho
        trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a
        Safàn, che lo lesse.
 
 [9] Lo scriba Safàn quindi andò dal re e gli riferì: "I tuoi
        servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno
        consegnato agli esecutori dei lavori, addetti al tempio".
 
 [10] Inoltre lo scriba Safàn riferì al re: "Il sacerdote Chelkia
        mi ha dato un libro". Safàn lo lesse davanti al re.
 
 [11] Udite le parole del libro della legge, il re si lacerò le vesti.
 
 [12] Egli comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad
        Acbor figlio di Michea, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re:
 
 [13] "Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per
        tutto Giuda, intorno alle parole di questo libro ora trovato; difatti
        grande è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi perché
        i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro e nelle
        loro azioni non si sono ispirati a quanto è stato scritto per
        noi".
 
 [14] Il sacerdote Chelkia insieme con Achikam, Acbor, Safàn e Asaia
        andarono dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tikva,
        figlio di Carcas, guardarobiere; essa abitava in Gerusalemme nel secondo
        quartiere.
 
 [15] L'interrogarono ed essa rispose loro: "Dice il Signore Dio di
        Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me:
 
 [16] Così parla il Signore: Eccomi, io faccio piombare una sciagura su
        questo luogo e sui suoi abitanti, attuando tutte le parole del libro
        lette dal re di Giuda,
 
 [17] perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dei
        per provocarmi a sdegno con tutte le opere delle loro mani; la mia
        collera divamperà contro questo luogo e non si spegnerà!
 
 [18] Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore,
        riferirete: Queste cose dice il Signore Dio d'Israele: Quanto alle
        parole che hai udito,...
 
 [19] poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti al
        Signore, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi
        abitanti, che cioè diverranno una desolazione e una maledizione, ti sei
        lacerate le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato.
        Oracolo del Signore.
 
 [20] Per questo, ecco, io ti riunirò ai tuoi padri; sarai composto nel
        tuo sepolcro in pace; i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io
        farò piombare su questo luogo". Quelli riferirono il messaggio al
        re.
 23 [1] Per
        suo ordine si radunarono presso il re tutti gli anziani di Giuda e di
        Gerusalemme.
 [2] Il re salì al tempio del Signore insieme con tutti gli uomini di
        Giuda e con tutti gli abitanti di Gerusalemme, con i sacerdoti, con i
        profeti e con tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Ivi fece
        leggere alla loro presenza le parole del libro dell'alleanza, trovato
        nel tempio.
 
 [3] Il re, in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al
        Signore, impegnandosi a seguire il Signore e a osservarne i comandi, le
        leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, mettendo in
        pratica le parole dell'alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo
        aderì all'alleanza.
 
 [4] Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo
        ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio tutti gli
        oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del
        cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò
        la cenere a Betel.
 
 [5] Destituì i sacerdoti, creati dai re di Giuda per offrire incenso
        sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme, e
        quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, alle stelle e a
        tutta la milizia del cielo.
 
 [6] Fece portare il palo sacro dal tempio fuori di Gerusalemme, nel
        torrente Cedron, e là lo bruciò e ne fece gettar la cenere nel
        sepolcro dei figli del popolo.
 
 [7] Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e nelle
        quali le donne tessevano tende per Asera.
 
 [8] Fece venire tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, profanò le
        alture, dove i sacerdoti offrivano incenso, da Gheba a Bersabea; demolì
        l'altura dei satiri, che era davanti alla porta di Giosuè governatore
        della città, a sinistra di chi entra per la porta della città.
 
 [9] Però i sacerdoti delle alture non salirono più all'altare del
        Signore in Gerusalemme, anche se mangiavano pane azzimo in mezzo ai loro
        fratelli.
 
 [10] Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Hinnòn,
        perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria
        figlia per il fuoco in onore di Moloch.
 
 [11] Fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al
        sole all'ingresso del tempio, nel locale dell'eunuco Netan-Mèlech, che
        era nei cortili, e diede alle fiamme i carri del sole.
 
 [12] Demolì gli altari sulla terrazza del piano di sopra di Acaz,
        eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manàsse nei due cortili
        del tempio, li frantumò e ne gettò la polvere nel torrente Cedron.
 
 [13] Il re profanò le alture che erano di fronte a Gerusalemme, a sud
        del monte della perdizione, erette da Salomone, re di Israele, in onore
        di Astàrte, obbrobrio di quelli di Sidòne, di Càmos, obbrobrio dei
        Moabiti, e di Milcom, abominio degli Ammoniti.
 
 [14] Fece a pezzi le stele e tagliò i pali sacri, riempiendone il posto
        con ossa umane.
 
 [15] Demolì anche l'altare di Betel e l'altura eretta da Geroboamo
        figlio di Nebàt, che aveva fatto commettere peccati a Israele; demolì
        quest'altare e l'altura; di quest'ultima frantumò le pietre, rendendole
        polvere; bruciò anche il palo sacro.
 
 [16] Volgendo Giosia lo sguardo intorno vide i sepolcri che erano sul
        monte; egli mandò a prendere le ossa dai sepolcri e le bruciò
        sull'altare profanandolo secondo le parole del Signore pronunziate
        dall'uomo di Dio quando Geroboamo durante la festa stava presso
        l'altare. Quindi si voltò; alzato lo sguardo verso il sepolcro
        dell'uomo di Dio che aveva preannunziato queste cose,
 
 [17] Giosia domandò: "Che è quel monumento che io vedo?".
        Gli uomini della città gli dissero: "È il sepolcro dell'uomo di
        Dio che, partito da Giuda, preannunziò quanto tu hai fatto contro
        l'altare di Betel".
 
 [18] Egli disse: "Lasciatelo in pace; nessuno rimuova le sue
        ossa". Le ossa di lui in tal modo furono risparmiate, insieme con
        le ossa del profeta venuto da Samaria.
 
 [19] Giosia eliminò anche tutti i templi delle alture, costruiti dai re
        di Israele nelle città della Samaria per provocare a sdegno il Signore.
        In essi ripetè quanto aveva fatto a Betel.
 
 [20] Immolò sugli altari tutti i sacerdoti delle alture locali e vi
        bruciò sopra ossa umane. Quindi ritornò in Gerusalemme.
 
 [21] Il re ordinò a tutto il popolo: "Celebrate la pasqua per il
        Signore vostro Dio, con il rito descritto nel libro di questa
        alleanza".
 
 [22] Difatti una pasqua simile non era mai stata celebrata dal tempo dei
        Giudici, che governarono Israele, ossia per tutto il periodo dei re di
        Israele e dei re di Giuda.
 
 [23] In realtà, tale pasqua fu celebrata per il Signore, in
        Gerusalemme, solo nell'anno diciotto di Giosia.
 
 [24] Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i
        terafim, gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel paese di Giuda e
        in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel
        libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio.
 
 [25] Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse
        convertito al Signore con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta
        la forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non ne sorse un
        altro simile.
 
 [26] Tuttavia il Signore non attenuò l'ardore della sua grande ira, che
        era divampata contro Giuda a causa di tutte le provocazioni di Manàsse.
 
 [27] Perciò il Signore disse: "Anche Giuda allontanerò dalla mia
        presenza, come ho allontanato Israele; respingerò questa città,
        Gerusalemme, che mi ero scelta, e il tempio di cui avevo detto: Ivi sarà
        il mio nome".
 
 [28] Le altre gesta di Giosia e tutte le sue azioni sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [29] Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto si mosse per
        soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufràte. Il re Giosia gli andò
        incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto.
 
 [30] I suoi ufficiali portarono su un carro il morto da Meghiddo a
        Gerusalemme e lo seppellirono nel suo sepolcro. Il popolo del paese
        prese Ioacaz figlio di Giosia, lo unse e lo proclamò re al posto di suo
        padre.
 
 [31] Quando divenne re, Ioacaz aveva trentitré anni; regnò tre mesi in
        Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di
        Geremia.
 
 [32] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto
        avevano fatto i suoi padri.
 
 [33] Il faraone Necao l'imprigionò a Ribla, nel paese di Amat, per non
        farlo regnare in Gerusalemme; al paese egli impose un gravame di cento
        talenti d'argento e di un talento d'oro.
 
 [34] Il faraone Necao nominò re Eliakìm figlio di Giosia, al posto di
        Giosia suo padre, cambiandogli il nome in Ioiakìm. Quindi prese Ioacaz
        e lo deportò in Egitto, ove morì.
 
 [35] Ioiakìm consegnò l'argento e l'oro al faraone, avendo tassato il
        paese per pagare il denaro secondo la disposizione del faraone. Con una
        tassa individuale, proporzionata ai beni, egli riscosse l'argento e
        l'oro dal popolo del paese per consegnarlo al faraone Necao.
 
 [36] Quando divenne re, Ioiakìm aveva venticinque anni; regnò undici
        anni in Gerusalemme. Sua madre, di Ruma, si chiamava Zebida, figlia di
        Pedaia.
 
 [37] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto
        avevano fatto i suoi padri.
 24 [1]
        Durante il suo regno, Nabucodonosor re di Babilonia gli mosse guerra;
        Ioiakìm gli fu sottomesso per tre anni, poi gli si ribellò.
 [2] Il Signore mandò contro di lui bande armate di Caldei, di Aramei,
        di Moabiti e di Ammoniti; le mandò in Giuda per annientarlo, secondo la
        parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo dei suoi servi, i
        profeti.
 
 [3] Ciò avvenne in Giuda solo per volere del Signore, che volle
        allontanarlo dalla sua presenza a causa del peccato di Manàsse, per
        tutto ciò che aveva fatto,
 
 [4] e anche a causa del sangue innocente versato quando aveva riempito
        di sangue innocente Gerusalemme; per questo il Signore non volle
        placarsi.
 
 [5] Le altre gesta di Ioiakìm e tutte le sue azioni sono descritte nel
        libro delle Cronache dei re di Giuda.
 
 [6] Ioiakìm si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re
        suo figlio Ioiachìn.
 
 [7] Il re d'Egitto non uscì più dal suo paese, perché il re di
        Babilonia, dal torrente di Egitto sino al fiume Eufràte, aveva
        conquistato quanto una volta apparteneva al re d'Egitto.
 
 [8] Ioiachìn aveva diciotto anni, quando divenne re; regnò tre mesi in
        Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Necusta, figlia di
        Elnatàn.
 
 [9] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto aveva
        fatto suo padre.
 
 [10] In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor re di Babilonia
        marciarono contro Gerusalemme; la città subì l'assedio.
 
 [11] Nabucodònosor re di Babilonia giunse presso la città, mentre i
        suoi ufficiali l'assediavano.
 
 [12] Ioiachìn re di Giuda si presentò con sua madre, i suoi ministri,
        i suoi capi e i suoi eunuchi, al re di Babilonia; questi, nell'anno
        ottavo del suo regno, lo fece prigioniero.
 
 [13] Il re di Babilonia portò via di là tutti i tesori del tempio e i
        tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d'oro, che Salomone
        re di Israele aveva posti nel tempio. Così si adempì la parola del
        Signore.
 
 [14] Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i capi, tutti i prodi, in
        numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; rimase solo la gente
        povera del paese.
 
 [15] Deportò in Babilonia Ioiachìn, la madre del re, le mogli del re,
        i suoi eunuchi e le guide del paese, conducendoli in esilio da
        Gerusalemme in Babilonia.
 
 [16] Tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i
        fabbri, in numero di mille, e tutti i guerrieri più prodi furono
        condotti in esilio a Babilonia dal re di Babilonia.
 
 [17] Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattania suo
        zio, cambiandogli il nome in Sedecìa.
 
 [18] Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici anni
        in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di
        Geremia.
 
 [19] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto aveva
        fatto Ioiakìm.
 
 [20] Ciò accadde in Gerusalemme e in Giuda a causa dell'ira del
        Signore, tanto che infine li allontanò da sé. Sedecìa poi si ribellò
        al re di Babilonia.
 25 [1]
        Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese,
        Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro
        Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere
        d'assedio.
 [2] La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa.
 
 [3] Al nono giorno del quarto mese, quando la fame dominava la città e
        non c'era più pane per la popolazione,
 
 [4] fu aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i
        soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta
        fra le due mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano
        tutt'intorno alla città, presero la via dell'Araba.
 
 [5] I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di Gerico,
        mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo.
 
 [6] Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu
        pronunziata contro di lui la sentenza.
 
 [7] Furono uccisi alla presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor
        fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia.
 
 [8] Il settimo giorno del quinto mese - era l'anno decimonono del re
        Nabucodònosor re di Babilonia - Nabuzardàn, capo delle guardie,
        ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme,
 
 [9] bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando
        alle fiamme tutte le case di lusso.
 
 [10] Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie,
        demolì il muro intorno a Gerusalemme.
 
 [11] Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era
        stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di
        Babilonia e il resto della moltitudine.
 
 [12] Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese
        come vignaioli e come campagnoli.
 
 [13] I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio,
        le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto
        il loro bronzo in Babilonia.
 
 [14] Essi presero ancora le caldaie, le palette, i coltelli, le coppe e
        tutte le suppellettili di bronzo che servivano al culto.
 
 [15] Il capo delle guardie prese ancora i bracieri e i bacini, quanto
        era d'oro puro e quanto era d'argento puro.
 
 [16] Quanto alle due colonne, al grande bacino e alle basi, tutto opera
        di Salomone per il tempio, non si poteva calcolare il peso del loro
        bronzo, cioè di tutti questi oggetti.
 
 [17] Delle colonne, poi, ciascuna era alta diciotto cubiti ed era
        sormontata da un capitello di bronzo, la cui altezza era di cinque
        cubiti; tutto intorno al capitello c'erano un reticolato e melagrane,
        tutto di bronzo; così pure era l'altra colonna.
 
 [18] Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e Zofonia,
        sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della soglia.
 
 [19] Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo dei
        guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in
        città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo
        del paese, e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in
        città.
 
 [20] Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di
        Babilonia, a Ribla.
 
 [21] Il re di Babilonia li fece uccidere a Ribla, nel paese di Amat. Così
        fu deportato Giuda dal suo paese.
 
 [22] Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda, lasciatovi da
        Nabucodònosor re di Babilonia, gli fu posto a loro capo Godolia figlio
        di Achikam, figlio di Safàn.
 
 [23] Quando tutti i capi delle bande armate e i loro uomini seppero che
        il re di Babilonia aveva fatto governatore Godolia, si presentarono a
        costui in Mizpà. Essi erano: Ismaele figlio di Netania, Giovanni figlio
        di Kareach, Seraia figlio di Tancùmet, il Netofatita e Iaazania figlio
        del Maacateo, insieme con i loro uomini.
 
 [24] Godolia giurò a loro e ai loro uomini: "Non temete da parte
        degli ufficiali dei Caldei; rimanete nel paese e servite il re di
        Babilonia; sarà per il vostro meglio".
 
 [25] Nel settimo mese venne Ismaele figlio di Netania, figlio di
        Elisama, di stirpe regale, con dieci uomini; costoro colpirono a morte
        Godolia, i Giudei e i Caldei che erano con lui in Mizpà.
 
 [26] Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle bande
        armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei
        Caldei.
 
 [27] Ora nell'anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di
        Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re
        di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di
        Giuda e lo fece uscire dalla prigione.
 
 [28] Gli parlò con benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai
        seggi dei re che si trovavano con lui in Babilonia
 
 [29] e gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione.
        Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della
        sua vita.
 
 [30] Il suo vitto quotidiano gli fu assicurato sempre dal re di
        Babilonia, finché visse.
 PRIMO
        LIBRO DELLE CRONACHE 1 [1]
        Adamo, Set, Enos,
 [2] Kenan, Maalaleèl, Iared,
 
 [3] Enoch, Matusalemme, Lamech,
 
 [4] Noè, Sem, Cam e Iafet.
 
 [5] Figli di Iafet: Gomer, Magòg, Media, Grecia, Tubal, Mesech e Tiras.
 
 [6] Figli di Gomer: Ascanàz, Rifat e Togarmà.
 
 [7] Figli di Grecia: Elisà, Tarsìs, quelli di Cipro e quelli di Rodi.
 
 [8] Figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Cànaan.
 
 [9] Figli di Etiopia: Seba, Avila, Sabta, Raemà e Sabtecà. Figli di
        Raemà: Saba e Dedan.
 
 [10] Etiopia generò Nimròd, che fu il primo eroe sulla terra.
 
 [11] Egitto generò i Ludi, gli Anamiti, i Leabiti, i Naftuchiti,
 
 [12] i Patrositi, i Casluchiti e i Caftoriti, dai quali derivarono i
        Filistei.
 
 [13] Cànaan generò Sidòne suo primogenito, Chet,
 
 [14] il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo,
 
 [15] l'Eveo, l'Archita, il Sineo,
 
 [16] l'Arvadeo, lo Zemareo e l'Amateo.
 
 [17] Figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsàd, Lud e Aram. Figli di Aram:
        Uz, Cul, Gheter e Mesech.
 
 [18] Arpacsàd generò Selàch; Selàch generò Eber.
 
 [19] A Eber nacquero due figli, uno si chiamava Peleg, perché ai suoi
        tempi si divise la terra, e suo fratello si chiamava Ioktàn.
 
 [20] Ioktàn generò Almodàd, Salef, Cazarmàvet, Ièrach,
 
 [21] Adoràm, Uzàl, Diklà,
 
 [22] Ebàl, Abimaèl, Saba,
 
 [23] Ofir, Avila e Iobàb; tutti costoro erano figli di Ioktàn.
 
 [24] Sem, Arpacsàd, Selàch,
 
 [25] Eber, Peleg, Reu,
 
 [26] Serug, Nacor, Terach,
 
 [27] Abram, cioè Abramo.
 
 [28] Figli di Abramo: Isacco e Ismaele.
 
 [29] Ecco la loro discendenza:
 Primogenito di Ismaele fu Nebaiòt; altri suoi figli: Kedàr, Adbeèl,
        Mibsàm,
 
 [30] Mismà, Duma, Massa, Cadàd, Tema,
 
 [31] Ietur, Nafis e Kedma; questi furono discendenti di Ismaele.
 
 [32] Figli di Keturà, concubina di Abramo: essa partorì Zimràn, Ioksàn,
        Medan, Madian, Isbak e Suach. Figli di Ioksàn: Saba e Dedan.
 
 [33] Figli di Madian: Efa, Efer, Enoch, Abibà ed Eldaà; tutti questi
        furono discendenti di Keturà.
 
 [34] Abramo generò Isacco. Figli di Isacco: Esaù e Israele.
 
 [35] Figli di Esaù: Elifàz, Reuèl, Ieus, Ialam e Core.
 
 [36] Figli di Elifàz: Teman, Omar, Zefi, Gatam, Kenaz, Timna e Amalek.
 
 [37] Figli di Reuèl: Nacat, Zerach, Sammà e Mizza.
 
 [38] Figli di Seir: Lotàn, Sobàl, Zibeòn, Ana, Dison, Eser e Disan.
 
 [39] Figli di Lotàn: Corì e Omàm. Sorella di Lotàn: Timna.
 
 [40] Figli di Sobàl: Alvan, Manàcat, Ebal, Sefi e Onam. Figli di Zibeòn:
        Aia e Ana.
 
 [41] Figli di Ana: Dison. Figli di Dison: Camràn, Esban, Itràn e Cheràn.
 
 [42] Figli di Eser: Bilàn, Zaavàn, Iaakàn. Figli di Dison: Uz e Aran.
 
 [43] Ecco i re che regnarono nel paese di Edom, prima che gli Israeliti
        avessero un re: Bela, figlio di Beòr; la sua città si chiamava Dinàba.
 
 [44] Morto Bela, divenne re al suo posto Iobàb, figlio di Zerach di
        Bozra.
 
 [45] Morto Iobàb, divenne re al suo posto Cusàm della regione dei
        Temaniti.
 
 [46] Morto Cusàm, divenne re al suo posto Hadàd figlio di Bedàd, il
        quale sconfisse i Madianiti nei campi di Moab; la sua città si chiamava
        Avit.
 
 [47] Morto Hadàd, divenne re al suo posto Samlà di Masrekà.
 
 [48] Morto Samlà, divenne re al suo posto Saul di Recobòt, sul fiume.
 
 [49] Morto Saul, divenne re al suo posto Baal-Canàn, figlio di Acbòr.
 
 [50] Morto Baal-Canàn, divenne re al suo posto Hadàd; la sua città si
        chiamava Pai; sua moglie si chiamava Mechetabèl, figlia di Matred,
        figlia di Mezaàb.
 
 [51] Morto Hadàd, in Edom ci furono capi: il capo di Timna, il capo di
        Alva, il capo di Ietet,
 
 [52] il capo di Oolibamà, il capo di Ela, il capo di Pinon,
 
 [53] il capo di Kenaz, il capo di Teman, il capo di Mibzar,
 
 [54] il capo di Magdièl, il capo di Iram. Questi furono i capi di Edom.
 2 [1]
        Questi sono i figli di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zàbulon,
 [2] Dan, Giuseppe, Beniamino, Nèftali, Gad e Aser.
 
 [3] Figli di Giuda: Er, Onan, Sela; i tre gli nacquero dalla figlia di
        Sua la Cananea. Er, primogenito di Giuda, era malvagio agli occhi del
        Signore, che perciò lo fece morire.
 
 [4] Tamàr sua nuora gli partorì Perez e Zerach. Totale dei figli di
        Giuda: cinque.
 
 [5] Figli di Perez: Chezròn e Camùl.
 
 [6] Figli di Zerach: Zimri, Etan, Eman, Calcol e Darda; in tutto:
        cinque.
 
 [7] Figli di Carmì: Acar, che provocò una disgrazia in Israele con la
        trasgressione dello sterminio.
 
 [8] Figli di Etan: Azaria.
 
 [9] Figli che nacquero a Chezròn: Ieracmèl, Ram e Chelubài.
 
 [10] Ram generò Amminadàb; Amminadàb generò Nacsòn, capo dei figli
        di Giuda.
 
 [11] Nacsòn generò Salmà; Salmà generò Booz.
 
 [12] Booz generò Obed; Obed generò Iesse.
 
 [13] Iesse generò Eliàb il primogenito, Abinadàb, secondo, Simèa,
        terzo,
 
 [14] Netaneèl, quarto, Raddài, quinto,
 
 [15] Ozem, sesto, Davide, settimo.
 
 [16] Loro sorelle furono: Zeruià e Abigàil. Figli di Zeruià furono
        Abisài, Ioab e Asaèl: tre.
 
 [17] Abigàil partorì Amasà, il cui padre fu Ieter l'Ismaelita.
 
 [18] Caleb, figlio di Chezròn, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi
        sono i figli di lei: Ieser, Sobàb e Ardon.
 
 [19] Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur.
 
 [20] Cur generò Uri; Uri generò Bezaleèl.
 
 [21] Dopo Chezròn si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli
        la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segùb.
 
 [22] Segùb generò Iair, cui appartennero ventitré città nella
        regione di Gàlaad.
 
 [23] Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le
        dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre
        di Gàlaad.
 
 [24] Dopo la morte di Chezròn, Caleb si unì a Efrata, moglie di suo
        padre Chezròn, la quale gli partorì Ascùr, padre di Tekòa.
 
 [25] I figli di Ieracmèl, primogenito di Chezròn, furono Ram il
        primogenito, Buna, Oren, Achia.
 
 [26] Ieracmèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atara e fu madre
        di Onam.
 
 [27] I figli di Ram, primogenita di Ieracmèl, furono Maas, Iamin ed
        Eker.
 
 [28] I figli di Onam furono Sammài e Iada. Figli di Sammài: Nadàb e
        Abisùr.
 
 [29] La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acbàn e
        Molìd.
 
 [30] Figli di Nadàb furono Seled ed Efraim. Seled morì senza figli.
 
 [31] Figli di Efraim: Isèi; figli di Isèi: Sesan; figli di Sesan: Aclài.
 
 [32] Figli di Iada, fratello di Sammài: Ieter e Giònata. Ieter morì
        senza figli.
 
 [33] Figli di Giònata: Pelet e Zaza. Questi furono i discendenti di
        Ieracmèl.
 
 [34] Sesan non ebbe figli, ma solo figlie; egli aveva uno schiavo
        egiziano chiamato Iarcà.
 
 [35] Sesan diede in moglie allo schiavo Iarcà una figlia, che gli
        partorì Attài.
 
 [36] Attài generò Natàn; Natàn generò Zabad;
 
 [37] Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed;
 
 [38] Obed generò Ieu; Ieu generò Azaria;
 
 [39] Azaria generò Chelez; Chelez generò Eleasà;
 
 [40] Eleasà generò Sismài; Sismài generò Sallùm;
 
 [41] Sallùm generò Iekamià; Iekamià generò Elisamà.
 
 [42] Figli di Caleb, fratello di Ieracmèl, furono Mesa, suo
        primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di
        Ebron.
 
 [43] Figli di Ebron: Core, Tappùach, Rekem e Samài.
 
 [44] Samài generò Ràcam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài.
 
 [45] Figlio di Sammài: Maòn, che fu padre di Bet-Zur.
 
 [46] Efa, concubina di Caleb, partorì Caràn, Moza e Gazez; Caran generò
        Gazez.
 
 [47] Figli di Iadài: Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saàf.
 
 [48] Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà;
 
 [49] partorì anche Saàf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà
        e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa.
 
 [50] Questi furono i figli di Caleb.
 Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm,
 
 [51] Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader.
 
 [52] Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt.
 
 [53] Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma
        e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl.
 
 [54] Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei
        Manactei e degli Zoreatei.
 
 [55] Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei,
        Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della
        famiglia di Recàb.
 3 [1]
        Questi sono i figli che nacquero a Davide in Ebron: il primogenito Amnòn,
        nato da Achinoàm di Izreèl; Daniele secondo, nato da Abigàil del
        Carmelo;
 [2] Assalonne terzo, figlio di Maaca figlia di Talmài, re di Ghesur;
        Adonia quarto, figlio di Agghìt;
 
 [3] Sefatìa quinto, nato da Abitàl; Itràm sesto, figlio della moglie
        Egla.
 
 [4] Sei gli nacquero in Ebron, ove egli regnò sette anni e sei mesi,
        mentre regnò trentatré anni in Gerusalemme.
 
 [5] I seguenti gli nacquero in Gerusalemme: Simèa, Sobàb, Natàn e
        Salomone, ossia quattro figli natigli da Betsabea, figlia di Ammièl;
 
 [6] inoltre Ibcàr, Elisàma, Elifèlet,
 
 [7] Noga, Nefeg, Iafia,
 
 [8] Elisamà, Eliadà ed Elifèlet, ossia nove figli.
 
 [9] Tutti costoro furono figli di Davide, senza contare i figli delle
        sue concubine. Tamàr era loro sorella.
 
 [10] Figli di Salomone: Roboamo, di cui fu figlio Abia, di cui fu figlio
        Asa, di cui fu figlio Giòsafat,
 
 [11] di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Acazia, di cui fu figlio
        Ioas,
 
 [12] di cui fu figlio Amazia, di cui fu figlio Azaria, di cui fu figlio
        Iotam,
 
 [13] di cui fu figlio Acaz, di cui fu figlio Ezechia, di cui fu figlio
        Manàsse,
 
 [14] di cui fu figlio Amòn, di cui fu figlio Giosia.
 
 [15] Figli di Giosia: Giovanni primogenito, Ioakìm secondo, Sedecìa
        terzo, Sallùm quarto.
 
 [16] Figli di Ioakìm: Ieconia, di cui fu figlio Sedecìa.
 
 [17] Figli di Ieconia, il prigioniero: Sealtièl,
 
 [18] Malchiràm, Pedaià, Seneazzàr, Iekamià, Hosamà e Nedabia.
 
 [19] Figli di Pedaià: Zorobabele e Simei. Figli di Zorobabele: Mesullàm
        e Anania e Selomìt, loro sorella.
 
 [20] Figli di Mesullàm: Casubà, Oel, Berechia, Casadia, Iusab-Chèsed:
        cinque figli.
 
 [21] Figli di Anania: Pelatia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio
        Refaià, di cui fu figlio Arnan, di cui fu figlio Abdia, di cui fu
        figlio Secania.
 
 [22] Figli di Secania: Semaià, Cattùs, Igheal, Barìach, Naaria e Safàt:
        sei.
 
 [23] Figli di Naaria: Elioenài, Ezechia e Azrikàm: tre.
 
 [24] Figli di Elioenài: Odavià, Eliasìb, Pelaià, Akub, Giovanni,
        Delaià e Anani: sette.
 4 [1]
        Figli di Giuda: Perez, Chezròn, Carmì, Cur e Sobal.
 [2] Reaia figlio di Sobal generò Iacat; Iacat generò Acumài e Laad.
        Queste sono le famiglie degli Zoreatei.
 
 [3] Questi furono i figli del padre di Etam: Izreèl, Isma e Ibdas; la
        loro sorella si chiamava Azlelpòni.
 
 [4] Penuel fu padre di Ghedor; Ezer fu padre di Cusa. Questi furono i
        figli di Cur il primogenito di Efrata padre di Betlemme.
 
 [5] Ascùr padre di Tekòa aveva due mogli, Chelea e Naara.
 
 [6] Naara gli partorì Acuzzàm, Chefer, il Temanita e l'Acastarita;
        questi furono figli di Naara.
 
 [7] Figli di Chelea: Zeret, Zocar, Etnan e Koz.
 
 [8] Koz generò Anub, Azzobebà e le famiglie di Acarchè, figlio di
        Arum.
 
 [9] Iabez fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l'aveva chiamato
        Iabez poiché diceva: "Io l'ho partorito con dolore".
 
 [10] Iabez invocò il Dio di Israele dicendo: "Se tu mi benedicessi
        e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi tenessi
        lontano dal male sì che io non soffra!". Dio gli concesse quanto
        aveva chiesto.
 
 [11] Chelub, fratello di Sucà, generò Mechir, che fu padre di Eston.
 
 [12] Eston generò Bet-Rafa, Paseach e Techinna, padre di Ir-Nacàs.
        Questi sono gli uomini di Reca.
 
 [13] Figli di Kenaz: Otniel e Seraià; figli di Otniel: Catat e Meonotài.
 
 [14] Meonotài generò Ofra; Seraià generò Ioab, padre della valle
        degli artigiani, poiché erano artigiani.
 
 [15] Figli di Caleb, figlio di Iefunne: Ir, Ela e Naam. Figli di Ela:
        Kenaz.
 
 [16] Figli di Ieallelèl: Zif, Zifa, Tiria e Asarèl.
 
 [17] Figli di Ezra: Ieter, Mered, Efer e Ialon. Partorì Miriam, Sammài
        e Isbach, padre di Estemoà.
 
 [18] Sua moglie, la Giudea, partorì Ieter padre di Ghedor, Cheber padre
        di Soco e Iekutièl padre di Zanòach. Questi invece sono i figli di
        Bitia, figlia del faraone, che Mered aveva presa in moglie.
 
 [19] Figli della moglie Odaia, sorella di Nacam, padre di Keilà il
        Garmita e di Estemoà il Maacateo.
 
 [20] Figli di Simone: Ammòn, Rinna, Ben-Canan e Tilon. Figli di Iseì:
        Zochet e Ben-Zochet.
 
 [21] Figli di Sela, figlio di Giuda: Er padre di Leca, Laadà padre di
        Maresà, e le famiglie dei lavoratori del bisso in Bet-Asbèa,
 
 [22] Iokim e la gente di Cozeba, Ioas e Saraf, che dominarono in Moab e
        poi tornarono in Betlemme. Ma si tratta di fatti antichi.
 
 [23] Erano vasai e abitavano a Netàim e a Ghederà; abitavano là con
        il re, al suo servizio.
 
 [24] Figli di Simeone: Nemuèl, Iamin, Iarib, Zerach, Saul,
 
 [25] di cui fu figlio Sallùm, di cui fu figlio Mibsàm, di cui fu
        figlio Misma.
 
 [26] Figli di Misma: Cammuèl, di cui fu figlio Zaccur, di cui fu figlio
        Simei.
 
 [27] Simei ebbe sedici figli e sei figlie, ma i suoi fratelli ebbero
        pochi figli; le loro famiglie non si moltiplicarono come quelle dei
        discendenti di Giuda.
 
 [28] Si stabilirono in Bersabea, in Molada, in Cazar-Sual,
 
 [29] in Bila, in Ezem, in Tolad,
 
 [30] in Betuel, in Corma, in Ziklàg,
 
 [31] in Bet-Marcabòt, in Cazar-Susìm, in Bet-Bireì e in Saaràim.
        Queste furono le loro città fino al regno di Davide.
 
 [32] Loro villaggi erano Etam, Ain, Rimmòn, Tochen e Asan: cinque città
 
 [33] e tutti i villaggi dei loro dintorni fino a Baal. Questa era la
        loro sede e questi i loro nomi nei registri genealogici.
 
 [34] Mesobàb, Iamlech, Iosa figlio di Amasia,
 
 [35] Gioele, Ieu figlio di Iosibià, figlio di Seraià, figlio di Asièl,
 
 [36] Elioenài, Iaakòba, Iesocàia, Asaia, Adièl, Iesimièl, Benaià,
 
 [37] Ziza figlio di Sifei, figlio di Allon, figlio di Iedaià, figlio di
        Simrì, figlio di Semaià.
 
 [38] Questi, elencati per nome, erano capi nelle loro famiglie; i loro
        casati si estesero molto.
 
 [39] Andarono verso l'ingresso di Ghedor fino a oriente della valle in
        cerca di pascoli per i greggi.
 
 [40] Trovarono pascoli pingui e buoni; la regione era estesa, tranquilla
        e quieta.
 Prima vi abitavano i discendenti di Cam.
 
 [41] Ma gli uomini di cui sono stati elencati i nomi, al tempo di
        Ezechia, re di Giuda, assalirono e sbaragliarono le tende di Cam e i
        Meuniti, che si trovavano là; li votarono allo sterminio, che è durato
        fino ad oggi, e ne occuparono il posto poiché era ricco di pascoli per
        i greggi.
 
 [42] Alcuni di loro, fra i discendenti di Simeone, andarono sulle
        montagne di Seir: cinquecento uomini, guidati da Pelatià, Nearia,
        Refaia e Uzzièl, figli di Iseì.
 
 [43] Eliminarono i superstiti degli Amaleciti e si stabilirono là fino
        ad oggi.
 5 [1]
        Figli di Ruben, primogenito di Israele. Egli era il primogenito, ma,
        poiché aveva profanato il letto del padre, la primogenitura fu
        assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele. Ma nella registrazione
        non si tenne conto della primogenitura,
 [2] perché Giuda ebbe il sopravvento sui fratelli, essendo il capo un
        suo discendente; tuttavia la primogenitura appartiene a Giuseppe.
 
 [3] Figli di Ruben, primogenito di Israele: Enoch, Pallu, Chezròn e
        Carmi.
 
 [4] Figli di Gioele: Semaià, di cui fu figlio Gog, di cui fu figlio
        Simei,
 
 [5] di cui fu figlio Mica, di cui fu figlio Reaia, di cui fu figlio
        Baal,
 
 [6] di cui fu figlio Beera, che fu deportato nella deportazione di
        Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria; egli era il capo dei Rubeniti.
 
 [7] Suoi fratelli, secondo le loro famiglie, come sono iscritti nelle
        genealogie, furono: primo Ieiel, quindi Zaccaria
 
 [8] e Bela figlio di Azaz, figlio di Sema, figlio di Gioele, che
        dimorava in Aroer e fino al Nebo e a Baal-Meòn.
 
 [9] A oriente si estendevano fra l'inizio del deserto che va dal fiume
        Eufràte in qua, perché i loro greggi erano numerosi nel paese di Gàlaad.
 
 [10] Al tempo di Saul mossero guerra agli Agarèni; caduti questi nelle
        loro mani, essi si stabilirono nelle loro tende su tutta la parte
        orientale di Gàlaad.
 
 [11] I figli di Gad dimoravano di fronte nella regione di Basàn fino a
        Salca.
 
 [12] Gioele, il capo, Safàm, secondo, quindi Iaanài e Safat in Basàn.
 
 [13] Loro fratelli, secondo i loro casati, furono Michele, Mesullàm,
        Seba, Iorài, Iaacàn, Zia ed Eber: sette.
 
 [14] Costoro erano figli di Abicàil, figlio di Curì, figlio di Iaròach,
        figlio di Gàlaad, figlio di Michele, figlio di Iesisài, figlio di
        Iacdo, figlio di Buz.
 
 [15] Achì, figlio di Abdièl, figlio di Guni, era il capo del loro
        casato.
 
 [16] Dimoravano in Gàlaad e in Basàn e nelle loro dipendenze e in
        tutti i pascoli di Saron fino ai loro estremi confini.
 
 [17] Tutti costoro furono registrati negli elenchi genealogici di Iotam
        re di Giuda e al tempo di Geroboamo, re di Israele.
 
 [18] I figli di Ruben, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse, gente
        valorosa, armata di scudo e di spada, tiratori di arco ed esperti della
        guerra, potevano uscire in campo in
        quarantaquattromilasettecentosessanta.
 
 [19] Essi attaccarono gli Agarèni, Ietur, Nafis e Nodab.
 
 [20] Essi furono aiutati contro costoro, perché durante l'assalto si
        erano rivolti a Dio, che li aiutò per la loro fiducia in lui e così
        gli Agarèni e tutti i loro alleati furono consegnati nelle loro mani.
 
 [21] Essi razziarono il bestiame degli Agarèni: cinquantamila cammelli,
        duecentocinquantamila pecore, duemila asini e centomila persone,
 
 [22] poiché numerosi furono i feriti a morte, dato che la guerra era
        voluta da Dio. I vincitori si stabilirono nei territori dei vinti fino
        alla deportazione.
 
 [23] I figli di metà della tribù di Manàsse abitavano dalla regione
        di Basàn a Baal-Ermon, a Senir e al monte Ermon; essi erano numerosi.
 
 [24] Questi sono i capi dei loro casati: Efer, Isèi, Elièl, Azrièl,
        Geremia, Odavìa e Iacdièl, uomini valorosi e famosi, capi dei loro
        casati.
 
 [25] Ma furono infedeli al Dio dei loro padri, prostituendosi agli dei
        delle popolazioni indigene, che Dio aveva distrutte davanti a essi.
 
 [26] Il Dio di Israele eccitò lo spirito di Pul re d'Assiria, cioè lo
        spirito di Tiglat-Pilèzer re d'Assiria, che deportò i Rubeniti, i
        Gaditi e metà della tribù di Manàsse; li condusse in Chelàch, presso
        Cabòr, fiume del Gozan, ove rimangono ancora.
 
 [27] (6,1) Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.
 
 [28] (2) Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzzièl.
 
 [29] (3) Figli di Amram: Aronne, Mosè e Maria. Figli di Aronne: Nadàb,
        Abìu, Eleàzaro e Itamar.
 
 [30] (4) Eleàzaro generò Pincas; Pincas generò Abisuà;
 
 [31] (5) Abisuà generò Bukki; Bukki generò Uzzi;
 
 [32] (6) Uzzi generò Zerachia; Zerachia generò Meraiòt;
 
 [33] (7) Meraiòt generò Amaria; Amaria generò Achitòb;
 
 [34] (8) Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Achimàaz;
 
 [35] (9) Achimàaz generò Azaria; Azaria generò Giovanni;
 
 [36] (10) Giovanni generò Azaria, che fu sacerdote nel tempio costruito
        da Salomone in Gerusalemme.
 
 [37] (11) Azaria generò Amaria; Amaria generò Achitòb;
 
 [38] (12) Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Sallùm;
 
 [39] (13) Sallùm generò Chelkia; Chelkia generò Azaria;
 
 [40] (14) Azaria generò Seraià; Seraià generò Iozadàk.
 
 [41] (15) Iozadàk partì quando il Signore, per mezzo di Nabucodònosor,
        fece deportare Giuda e Gerusalemme.
 6 [1] (16)
        Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.
 [2] (17) Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.
 
 [3] (18) Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.
 
 [4] (19) Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi
        secondo i loro casati.
 
 [5] (20) Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui
        fu figlio Zimma,
 
 [6] (21) di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio
        Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
 
 [7] (22) Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu
        figlio Assir,
 
 [8] (23) di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu
        figlio Assir,
 
 [9] (24) di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu
        figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.
 
 [10] (25) Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,
 
 [11] (26) di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu
        figlio Nacat,
 
 [12] (27) di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu
        figlio Elkana.
 
 [13] (28) Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
 
 [14] (29) Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu
        figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,
 
 [15] (30) di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu
        figlio Asaià.
 
 [16] (31) Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel
        tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.
 
 [17] (32) Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora
        della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in
        Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
 
 [18] (33) Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei
        Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,
 
 [19] (34) figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio
        di Toach,
 
 [20] (35) figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di
        Amasài,
 
 [21] (36) figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio
        di Sofonia,
 
 [22] (37) figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di
        Core,
 
 [23] (38) figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di
        Israele.
 
 [24] (39) Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio
        di Berechia, figlio di Simeà,
 
 [25] (40) figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,
 
 [26] (41) figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,
 
 [27] (42) figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,
 
 [28] (43) figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
 
 [29] (44) I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra,
        erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,
 
 [30] (45) figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,
 
 [31] (46) figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,
 
 [32] (47) figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di
        Levi.
 
 [33] (48) I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della
        Dimora nel tempio.
 
 [34] (49) Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare
        dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio
        nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele
        secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
 
 [35] (50) Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio
        Pincas, di cui fu figlio Abisuà,
 
 [36] (51) di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu
        figlio Zerachia,
 
 [37] (52) di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu
        figlio Achitòb,
 
 [38] (53) di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
 
 [39] (54) Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni
        nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che
        furono sorteggiati per primi,
 
 [40] (55) fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,
 
 [41] (56) ma il territorio della città e i suoi villaggi furono
        assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.
 
 [42] (57) Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio,
        Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,
 
 [43] (58) Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,
 
 [44] (59) Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli
 
 [45] (60) e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con
        i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro
        pascoli.
 
 [46] (61) Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono
        assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Efraim, dalla tribù
        di Dan e da metà della tribù di Manàsse.
 
 [47] (62) Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono
        assegnate tredici città prese dalla tribù di Issacar, dalla tribù di
        Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.
 
 [48] (63) Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate
        in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad
        e dalla tribù di Zàbulon.
 
 [49] (64) Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i
        pascoli.
 
 [50] (65) Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei
        figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando
        loro il relativo nome.
 
 [51] (66) Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città
        appartenenti alla tribù di Efraim.
 
 [52] (67) Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli,
        sulle montagne di Efraim, Ghezer con i pascoli,
 
 [53] (68) Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,
 
 [54] (69) Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli
 
 [55] (70) e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli,
        Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli
        altri figli di Keat.
 
 [56] (71) Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in
        sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i
        pascoli e Asaròt con i pascoli;
 
 [57] (72) dalla tribù di Issacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i
        pascoli,
 
 [58] (73) Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;
 
 [59] (74) dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i
        pascoli,
 
 [60] (75) Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;
 
 [61] (76) dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn
        con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
 
 [62] (77) Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono
        assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;
 
 [63] (78) oltre il Giordano di Gerico, a oriente del Giordano, dalla
        tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,
 
 [64] (79) Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;
 
 [65] (80) della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim
        con i pascoli,
 
 [66] (81) Chesbòn con i pascoli e Iazer con i pascoli.
 7 [1]
        Figli di Issacar: Tola, Pua, Iasub, Simron: quattro.
 [2] Figli di Tola: Uzzi, Refaià, Ierièl. Iacmài, Ibsam, Samuele, capi
        dei casati di Tola, uomini valorosi. Nel censimento al tempo di Davide
        il loro numero era di ventiduemilaseicento.
 
 [3] Figli di Uzzi: Izrachia. Figli di Izrachia: Michele, Abdia,
        Gioele... Issia: cinque, tutti capi.
 
 [4] Secondo il censimento, eseguito per casati, avevano trentaseimila
        uomini nelle loro schiere armate per la guerra, poiché abbondavano di
        mogli e di figli.
 
 [5] I loro fratelli, appartenenti a tutti i clan di Issacar, uomini
        valorosi, nel censimento erano ottantasettemila in tutto.
 
 [6] Figli di Beniamino: Bela, Beker e Iedaièl; tre.
 
 [7] Figli di Bela: Ezbon, Uzzi, Uzzièl, Ierimòt, Iri, cinque capi dei
        loro casati, uomini valorosi; ne furono censiti
        ventiduemilatrentaquattro.
 
 [8] Figli di Beker: Zemira, Ioas, Eliezer, Elioenài, Omri, Ieremòt,
        Abia, Anatòt e Alèmet; tutti costoro erano figli di Beker.
 
 [9] Il loro censimento, eseguito secondo le loro genealogie in base ai
        capi dei loro casati, indicò ventimiladuecento uomini valorosi.
 
 [10] Figli di Iedaièl: Bilan. Figli di Bilan: Ieus, Beniamino, Eud,
        Kenaana, Zetan, Tarsìs e Achisàcar.
 
 [11] Tutti questi erano figli di Iedaièl, capi dei loro casati, uomini
        valorosi, in numero di diciassettemiladuecento, pronti per una
        spedizione militare e per combattere.
 
 [12] Suppim e Cuppim, figli di Ir; Cusim, figlio di Acher.
 
 [13] Figli di Nèftali: Iacazièl, Guni, Iezer e Sallùm, figli di Bila.
 
 [14] Figli di Manàsse: Asrièl..., quelli che gli aveva partoriti la
        concubina aramea: Machir, padre di Gàlaad.
 
 [15] Machir prese una moglie per Cuppim e Suppim; sua sorella si
        chiamava Maaca. Il secondo figlio si chiamava Zelofcàd; Zelofcàd aveva
        figlie.
 
 [16] Maaca, moglie di Machir, partorì un figlio che chiamò Peres,
        mentre suo fratello si chiamava Seres; suoi figli erano Ulam e Rekem.
 
 [17] Figli di Ulam: Bedan. Questi furono i figli di Gàlaad, figlio di
        Machir, figlio di Manàsse.
 
 [18] La sua sorella Ammolèket partorì Iseod, Abièzer e Macla.
 
 [19] Figli di Semidà furono Achian, Seken, Likchi e Aniam.
 
 [20] Figli di Efraim: Sutèlach, di cui fu figlio Bered, di cui fu
        figlio Tacat, di cui fu figlio Eleadà, di cui fu figlio Tacat,
 
 [21] di cui fu figlio Zabad, di cui furono figli Sutèlach, Ezer ed
        Elead, uccisi dagli uomini di Gat, indigeni della regione, perché erano
        scesi a razziarne il bestiame.
 
 [22] Il loro padre Efraim li pianse per molti giorni e i suoi fratelli
        vennero per consolarlo.
 
 [23] Quindi si unì alla moglie che rimase incinta e partorì un figlio
        che il padre chiamò Beria, perché nato con la sventura in casa.
 
 [24] Figlia di Efraim fu Seera, la quale edificò Bet-Coròn inferiore e
        superiore e Uzen-Seera.
 
 [25] Suo figlio fu anche Refach, di cui fu figlio Resef, di cui fu
        figlio Telach, di cui fu figlio Tacan,
 
 [26] di cui fu figlio Laadan, di cui fu figlio Amiùd, di cui fu figlio
        Elisamà,
 
 [27] di cui fu figlio Nun, di cui fu figlio Giosuè.
 
 [28] Loro proprietà e loro domicilio furono Betel con le dipendenze, a
        oriente Naaran, a occidente Ghezer con le dipendenze, Sichem con le
        dipendenze fino ad Aiia con le dipendenze.
 
 [29] Appartenevano ai figli di Manàsse: Beisan con le dipendenze, Tàanach
        con le dipendenze e Dor con le dipendenze. In queste località abitavano
        i figli di Giuseppe, figlio di Israele.
 
 [30] Figli di Aser: Imna, Isva, Isvi, Beria e Serach loro sorella.
 
 [31] Figli di Beria: Cheber e Malchiel, padre di Birzait.
 
 [32] Cheber generò Iaflet, Semer, Cotam e Suà loro sorella.
 
 [33] Figli di Iaflet: Pasach, Bimeàl e Asvat; questi furono i figli di
        Iaflet.
 
 [34] Figli di Semer suo fratello: Roga, Cubba e Aram.
 
 [35] Figli di Chelem suo fratello: Zofach, Imna, Seles e Amal.
 
 [36] Figli di Zofach: Such, Carnefer, Sual, Beri, Imra,
 
 [37] Bezer, Od, Sammà, Silsa, Itran e Beera.
 
 [38] Figli di Ieter: Iefunne, Pispa e Ara.
 
 [39] Figli di Ulla: Arach, Caniel e Rizia.
 
 [40] Tutti costoro furono figli di Aser, capi di casati, uomini scelti e
        valorosi, capi tra i principi. Nel loro censimento, eseguito in base
        alla capacità militare, risultò il numero ventiseimila.
 8 [1]
        Beniamino generò Bela suo primogenito, Asbel secondo, Achiràm terzo,
 [2] Noca quarto e Rafa quinto.
 
 [3] Bela ebbe i figli Addar, Ghera padre di Ecud,
 
 [4] Abisuà, Naaman, Acoach,
 
 [5] Ghera, Sepufàn e Curam.
 
 [6] Questi furono i figli di Ecud, che erano capi di casati fra gli
        abitanti di Gheba e che furono deportati in Manàcat.
 
 [7] Naaman, Achia e Ghera, che li deportò e generò Uzza e Achiud.
 
 [8] Sacaràim ebbe figli nei campi di Moab, dopo aver ripudiato le mogli
        Cusim e Baara.
 
 [9] Da Codes, sua moglie, generò Iobab, Zibia, Mesa, Melcam,
 
 [10] Jeus, Sachia e Mirma. Questi furono i suoi figli, capi di casati.
 
 [11] Da Cusim generò Abitùb ed Elpaal.
 
 [12] Figli di Elpaal: Eber, Miseam e Semed, che costruì Ono e Lidda con
        le dipendenze.
 
 [13] Beria e Sema, che furono capi di casati fra gli abitanti di Aialon,
        misero in fuga gli abitanti di Gat.
 
 [14] Loro fratelli: Sasak e Ieremòt.
 
 [15] Zebadia, Arad, Ader,
 
 [16] Michele, Ispa e Ioca erano figli di Beria.
 
 [17] Zebadia, Mesullàm, Chizki, Cheber,
 
 [18] Ismerai, Izlia e Iobab erano figli di Elpaal.
 
 [19] Iakim, Zikri, Zabdi,
 
 [20] Elienài, Silletài, Elièl,
 
 [21] Adaià, Beraià e Simrat erano figli di Simei.
 
 [22] Ispan, Eber, Eliel,
 
 [23] Abdon, Zikri, Canàn,
 
 [24] Anania, Elam, Antotia,
 
 [25] Ifdia e Penuèl erano figli di Sasak.
 
 [26] Samserài, Secaria, Atalia,
 
 [27] Iaaresia, Elia e Zikri erano figli di Ierocàm.
 
 [28] Questi erano capi di casati, secondo le loro genealogie; essi
        abitavano in Gerusalemme.
 
 [29] In Gàbaon abitava il padre di Gàbaon; sua moglie si chiamava
        Maaca;
 
 [30] il primogenito era Abdon, poi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb,
 
 [31] Ghedor, Achio, Zeker e Miklòt.
 
 [32] Miklòt generò Simeà. Anche costoro abitavano in Gerusalemme
        accanto ai fratelli.
 
 [33] Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malkisùa,
        Abinadàb e Is-Bàal.
 
 [34] Figlio di Giònata fu Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica.
 
 [35] Figli di Mica: Piton, Melech, Tarea e Acaz.
 
 [36] Acaz generò Ioadda; Ioadda generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì;
        Zimrì generò Moza.
 
 [37] Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio Eleasà,
        di cui fu figlio Azel.
 
 [38] Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikàm, Bocru, Ismaele,
        Searia, Abdia e Canan; tutti questi erano figli di Azel.
 
 [39] Figli di Esek suo fratello: Ulam suo primogenito, Ieus secondo,
        Elifèlet terzo.
 
 [40] I figli di Ulam erano uomini valorosi e tiratori di arco. Ebbero
        numerosi figli e nipoti: centocinquanta. Tutti questi erano discendenti
        di Beniamino.
 9 [1]
        Tutti gli Israeliti furono registrati per genealogie e iscritti nel
        libro dei re di Israele e di Giuda; per le loro colpe furono deportati
        in Babilonia.
 [2] I primi abitanti che si erano ristabiliti nelle loro proprietà,
        nelle loro città, erano Israeliti, sacerdoti, leviti e oblati.
 
 [3] In Gerusalemme abitavano figli di Giuda, di Beniamino, di Efraim e
        di Manàsse.
 
 [4] Figli di Giuda: Utai, figlio di Ammiud, figlio di Omri, figlio di
        Imri, figlio di Bani dei figli di Perez, figlio di Giuda.
 
 [5] Dei Siloniti: Asaia il primogenito e i suoi figli.
 
 [6] Dei figli di Zerach: Ieuèl e seicentonovanta suoi fratelli.
 
 [7] Dei figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio di Odavia,
        figlio di Assenua,
 
 [8] Ibnia, figlio di Ierocam, Ela, figlio di Uzzi, figlio di Micri, e
        Mesullàm, figlio di Sefatia, figlio di Reuel, figlio di Ibnia.
 
 [9] I loro fratelli, secondo le loro genealogie, erano
        novecentocinquantasei; tutti costoro erano capi delle loro famiglie.
 
 [10] Dei sacerdoti: Iedaia, Ioarib, Iachin
 
 [11] e Azaria, figlio di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk,
        figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio,
 
 [12] Adaia, figlio di Ierocam, figlio di Pascur, figlio di Malchia, e
        Maasai, figlio di Adièl, figlio di Iaczèra, figlio di Mesullàm,
        figlio di Mesillemìt, figlio di Immer.
 
 [13] I loro fratelli, capi dei loro casati, erano
        millesettecentosessanta, uomini abili in ogni lavoro per il servizio del
        tempio.
 
 [14] Dei Leviti: Semaia, figlio di Cassub, figlio di Azrikam, figlio di
        Casabià dei figli di Merari,
 
 [15] Bakbakar, Cheresh, Galal, Mattania, figlio di Mica, figlio di
        Zikri, figlio di Asaf,
 
 [16] Abdia, figlio di Semaia, figlio di Galal, figlio di Idutun, e
        Berechia, figlio di Asa, figlio di Elkana, che abitava nei villaggi dei
        Netofatiti.
 
 [17] Dei portieri: Sallùm, Akkub, Talmon, Achiman e i loro fratelli.
        Sallùm era il capo
 
 [18] e sta fino ad oggi alla porta del re a oriente. Costoro erano i
        portieri degli accampamenti dei figli di Levi:
 
 [19] Sallùm figlio di Kore, figlio di Ebiasàf, figlio di Korach, e i
        suoi fratelli, i Korachiti, della casa di suo padre, attendevano al
        servizio liturgico; erano custodi della soglia della tenda; i loro padri
        custodivano l'ingresso nell'accampamento del Signore.
 
 [20] Pincas, figlio di Eleàzaro, prima era loro capo - il Signore sia
        con lui! -.
 
 [21] Zaccaria, figlio di Meselemia, custodiva la porta della tenda del
        convegno.
 
 [22] Tutti costoro, scelti come custodi della soglia, erano
        duecentododici; erano iscritti nelle genealogie nei loro villaggi. Li
        avevano stabiliti nell'ufficio per la loro fedeltà Davide e il veggente
        Samuele.
 
 [23] Essi e i loro figli avevano la responsabilità delle porte nel
        tempio, cioè nella casa della tenda.
 
 [24] C'erano portieri ai quattro lati: oriente, occidente, settentrione
        e meridione.
 
 [25] I loro fratelli, che abitavano nei loro villaggi, talvolta dovevano
        andare con loro per sette giorni.
 
 [26] Poiché erano sempre in funzione, quei quattro capiportieri - essi
        erano leviti - controllavano le stanze e i tesori del tempio.
 
 [27] Alloggiavano intorno al tempio, perché a loro incombeva la sua
        custodia e la sua apertura ogni mattina.
 
 [28] Di essi alcuni controllavano gli arredi liturgici, che contavano
        quando li portavano dentro e quando li riportavano fuori.
 
 [29] Alcuni erano incaricati degli arredi, di tutti gli oggetti del
        santuario, della farina, del vino, dell'olio e degli aromi.
 
 [30] Alcuni figli dei sacerdoti preparavano le sostanze aromatiche per i
        profumi.
 
 [31] Il levita Mattatia, primogenito di Sallùm il Korachita, per la sua
        fedeltà era incaricato di ciò che si preparava nei tegami.
 
 [32] Tra i figli dei Keatiti, alcuni loro fratelli badavano ai pani
        dell'offerta da disporre ogni sabato.
 
 [33] Questi erano i cantori, capi di casati levitici; liberi da altri
        compiti, abitavano nelle stanze del tempio, perché giorno e notte erano
        in attività.
 
 [34] Questi erano i capi delle famiglie levitiche secondo le loro
        genealogie; essi abitavano in Gerusalemme.
 
 [35] In Gàbaon abitavano il padre di Gàbaon, Ieiel, la cui moglie si
        chiamava Maaca.
 
 [36] Suo figlio primogenito era Abdon, quindi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb,
 
 [37] Ghedor, Achio, Zaccaria e Miklòt.
 
 [38] Miklòt generò Simeàm. Anch'essi abitavano in Gerusalemme con i
        fratelli, di fronte a loro.
 
 [39] Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malchisùa,
        Abinadàb e Is-Bàal.
 
 [40] Figlio di Giònata: Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica.
 
 [41] Figli di Mica: Piton, Melek e Tacrea.
 
 [42] Acaz generò Iaara; Iaara generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì; Zimrì
        generò Moza.
 
 [43] Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio
        Eleasa, di cui fu figlio Azel.
 
 [44] Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikam, Bocru, Ismaele,
        Searia, Abdia e Canan; questi erano figli di Azel.
 10 [1] I
        Filistei attaccarono Israele; gli Israeliti fuggirono davanti ai
        Filistei e caddero, colpiti a morte, sul monte Gelboe.
 [2] I Filistei inseguirono molto da vicino Saul e i suoi figli e
        uccisero Giònata, Abinadàb e Malchisùa, figli di Saul.
 
 [3] La battaglia si riversò tutta su Saul; sorpreso dagli arcieri, fu
        ferito da tali tiratori.
 
 [4] Allora Saul disse al suo scudiero: "Prendi la spada e
        trafiggimi; altrimenti verranno quei non circoncisi e infieriranno
        contro di me". Ma lo scudiero, in preda a forte paura, non volle.
        Saul allora, presa la spada, vi si gettò sopra.
 
 [5] Anche lo scudiero, visto che Saul era morto, si gettò sulla spada e
        morì.
 
 [6] Così finì Saul con i tre figli; tutta la sua famiglia perì
        insieme.
 
 [7] Quando tutti gli Israeliti della valle constatarono che i loro erano
        fuggiti e che erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro
        città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi si insediarono.
 
 [8] Il giorno dopo i Filistei andarono a spogliare i cadaveri e
        trovarono Saul e i suoi figli che giacevano sul monte Gelboe.
 
 [9] Lo spogliarono asportandogli il capo e le armi; quindi inviarono per
        tutto il paese filisteo ad annunziare la vittoria ai loro idoli e al
        popolo.
 
 [10] Depositarono le sue armi nel tempio del loro dio; il teschio
        l'inchiodarono nel tempio di Dagon.
 
 [11] Quando gli abitanti di Iabes vennero a sapere ciò che i Filistei
        avevano fatto a Saul,
 
 [12] tutti i loro guerrieri andarono a prelevare il cadavere di Saul e i
        cadaveri dei suoi figli e li portarono in Iabes; seppellirono le loro
        ossa sotto la quercia in Iabes, quindi digiunarono per sette giorni.
 
 [13] Così Saul morì a causa della sua infedeltà al Signore, perché
        non ne aveva ascoltato la parola e perché aveva evocato uno spirito per
        consultarlo.
 
 [14] Non aveva consultato il Signore; per questo il Signore lo fece
        morire e trasferì il regno a Davide figlio di Iesse.
 11 [1]
        Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide in Ebron e gli
        dissero: "Ecco noi siamo tue ossa e tua carne.
 [2] Anche prima, quando regnava Saul, tu guidavi nei movimenti le truppe
        di Israele. Inoltre il Signore tuo Dio ti ha detto: Tu pascerai il mio
        popolo, Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele".
 
 [3] Tutti gli anziani di Israele si presentarono al re in Ebron. Davide
        concluse con loro un'alleanza in Ebron davanti al Signore. Con l'unzione
        consacrarono Davide re su Israele, secondo la parola pronunziata dal
        Signore per mezzo di Samuele.
 
 [4] Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus,
        ove c'erano i Gebusei, abitanti del paese.
 
 [5] Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: "Tu qui non
        entrerai". Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città
        di Davide.
 
 [6] Davide aveva detto: "Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà
        capo e principe". Salì per primo Ioab, figlio di Zeruià, che
        divenne così capo.
 
 [7] Davide si stabilì nella cittadella, che perciò fu chiamata città
        di Davide.
 
 [8] Egli fortificò la città tutt'intorno, dal Millo per tutto il suo
        perimetro; Ioab restaurò il resto della città.
 
 [9] Davide cresceva sempre più in potenza e il Signore degli eserciti
        era con lui.
 
 [10] Questi sono i capi dei prodi di Davide, che si erano affermati con
        il valore nel suo regno e che, insieme con tutto Israele, lo avevano
        costituito re, secondo la parola del Signore nei riguardi di Israele.
 
 [11] Ecco l'elenco dei prodi di Davide: Iasobeam figlio di un Cacmonita,
        capo dei Tre; egli brandì la lancia su trecento vittime in una sola
        volta.
 
 [12] Dopo di lui c'era Eleàzaro figlio di Dodo, l'Acochita; era uno dei
        tre prodi.
 
 [13] Egli fu con Davide in Pas-Dammim. I Filistei vi si erano riuniti
        per combattere; c'era un campo pieno di orzo. La truppa fuggì di fronte
        ai Filistei.
 
 [14] Egli allora si appostò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i
        Filistei; così il Signore operò una grande vittoria.
 
 [15] Scesero tre dei trenta capi sulla roccia presso Davide, nella
        fortezza di Adullàm; il campo dei Filistei si estendeva nella valle di
        Rèfaim.
 
 [16] Davide era nella fortezza, mentre un presidio di Filistei era in
        Betlemme.
 
 [17] Davide ebbe un desiderio che espresse a parole: "Potessi bere
        l'acqua della cisterna che sta alla porta di Betlemme!".
 
 [18] I tre attraversarono il campo dei Filistei, attinsero l'acqua dalla
        cisterna che era alla porta di Betlemme e la portarono a Davide, ma egli
        non volle berla; la versò in libazione al Signore.
 
 [19] Egli disse: "Mi guardi il mio Dio dal compiere una cosa
        simile. Dovrei bere il sangue di quegli uomini insieme con la loro vita?
        Difatti l'hanno portata a rischio della propria vita". Non volle
        berla. Tali gesta compirono i tre prodi.
 
 [20] Abisài fratello di Ioab era capo dei Trenta. Egli brandì la
        lancia contro trecento vittime e così divenne famoso fra i Trenta.
 
 [21] Fu stimato doppiamente fra i Trenta; divenne loro capo, ma non
        giunse ad eguagliare i Tre.
 
 [22] Benaià, da Kabzeèl, era figlio di Ioiadà, uomo valoroso e pieno
        di prodezze. Egli uccise i due figli di Arièl di Moab; inoltre, sceso
        in una cisterna in un giorno di neve, vi uccise un leone.
 
 [23] Egli uccise anche un Egiziano alto cinque cubiti, il quale aveva in
        mano una lancia come un subbio di tessitore; gli andò incontro con un
        bastone, strappò la lancia dalla mano dell'Egiziano e lo uccise con la
        stessa lancia.
 
 [24] Tale gesta compì Benaià, figlio di Ioiadà; egli divenne famoso
        fra i trenta prodi.
 
 [25] Fra i Trenta fu molto stimato, ma non giunse a eguagliare i Tre.
        Davide lo mise a capo della sua guardia del corpo.
 
 [26] Ecco i prodi valorosi: Asaèl fratello di Ioab, Elcanan figlio di
        Dodo, di Betlemme,
 
 [27] Sammòt di Charod, Chelez di Pelet,
 
 [28] Ira figlio di Ikkes di Tekòa, Abièzer di Anatòt,
 
 [29] Sibbekai di Cusa, Ilai di Acoch,
 
 [30] Macrai di Netofa, Cheled figlio di Baana, di Netofa,
 
 [31] Itai figlio di Ribai, di Gàbaa dei figli di Beniamino, Benaià di
        Piraton,
 
 [32] Curai di Nacale-Gaas, Abiel di Arbot,
 
 [33] Azmàvet di Bacurìm, Eliacba di Saalbon,
 
 [34] Iasen di Gun, Giònata figlio di Saghe, di Charar,
 
 [35] Achiam figlio di Sacar, di Carar, Elifèlet figlio di Ur,
 
 [36] Efer di Mechera, Achia di Pelon,
 
 [37] Chezro del Carmelo, Naarai figlio di Ezbai,
 
 [38] Gioele fratello di Natàn, Mibcar figlio di Agri,
 
 [39] Zèlek l'Ammonita, Nacrai di Berot, scudiero di Ioab figlio di
        Zeruià,
 
 [40] Ira di Ieter, Gareb di Ieter,
 
 [41] Uria l'Hittita, Zabad figlio di Aclai,
 
 [42] Adina figlio di Zisa il Rubenita, capo dei Rubeniti, e con lui
        altri trenta,
 
 [43] Canan, figlio di Maaca, Giòsafat di Meten,
 
 [44] Uzzia di Astarot, Sama e Ieiel, figli di Cotam di Aroer,
 
 [45] Iediael figlio di Simri e Ioca suo fratello, di Tisi,
 
 [46] Eliel di Macavim, Ieribài e Osea, figli di Elnaam, Itma il
        Moabita,
 
 [47] Elièl, Obed e Iaasièl di Zoba.
 12 [1]
        Questi sono gli uomini che raggiunsero Davide in Ziklàg, quando ancora
        fuggiva di fronte a Saul, figlio di Kis. Essi erano i prodi che
        l'aiutarono in guerra.
 [2] Erano armati d'arco e sapevano tirare frecce e sassi con la destra e
        con la sinistra; erano della tribù di Beniamino, fratelli di Saul:
 
 [3] Achièzer, il capo, e Ioas figli di Semaa, di Gàbaa; Ieziel e Pelet
        figli di Azmàvet; Beraca e Ieu di Anatòt;
 
 [4] Ismaia di Gàbaon, prode fra i Trenta e capo dei Trenta;
 
 [5] Geremia, Iacaziel, Giovanni e Iozabàd di Ghedera;
 
 [6] Eleuzai, Ierimòt, Bealia, Semaria, Sefatia di Carif;
 
 [7] Elkana, Issia, Azarel, Ioezer, Iosgibeam, Korachiti;
 
 [8] Oela e Zebadia figli di Ierocam, di Ghedor.
 
 [9] Dei Gaditi alcuni uomini passarono a Davide nella fortezza del
        deserto; erano uomini valorosi, guerrieri pronti a combattere, abili
        nell'uso dello scudo e della lancia; sembravano leoni ed erano agili
        come gazzelle sui monti:
 
 [10] Ezer era il capo, Abdia il secondo, Eliàb il terzo,
 
 [11] Mismanna il quarto, Geremia il quinto,
 
 [12] Attài il sesto, Eliel il settimo,
 
 [13] Giovanni l'ottavo, Elzabàd il nono,
 
 [14] Geremia il decimo, Makbannai l'undecimo.
 
 [15] Costoro erano discendenti di Gad, capi dell'esercito; il più
        piccolo ne comandava cento e il più grande mille.
 
 [16] Questi attraversarono il Giordano nel primo mese dell'anno, mentre
        era in piena su tutte le rive, e misero in fuga tutti gli abitanti della
        valle a oriente e a occidente.
 
 [17] Alcuni dei figli di Beniamino e di Giuda andarono da Davide fino
        alla sua fortezza.
 
 [18] Davide uscì loro incontro e presa la parola disse loro: "Se
        siete venuti da me con intenzioni pacifiche per aiutarmi, sono disposto
        a unirmi a voi; ma se venite per tradirmi e consegnarmi ai miei
        avversari, mentre io non mi abbandono affatto alla violenza, il Dio dei
        nostri padri veda e punisca".
 
 [19] Allora lo spirito invase Amasài, capo dei Trenta:
 "Siamo tuoi, Davide;
 con te, figlio di Iesse!
 Pace, pace a te,
 pace a chi ti aiuta,
 perché il tuo Dio ti aiuta".
 Davide li accolse e li costituì capi di schiere.
 
 [20] Anche da Manàsse passarono a Davide, mentre insieme con i Filistei
        marciava in guerra contro Saul. Egli però non li aiutò perché nel
        consiglio i capi dei Filistei lo rimandarono dicendo: "A scapito
        delle nostre teste, egli passerebbe a Saul suo signore".
 
 [21] Mentre erano diretto a Ziklàg, passarono dalla sua parte i
        manassiti Adnach, Iozabàd, Iediaèl, Michele, Iozabàd, Eliu e
        Zilletai, capi di migliaia nella tribù di Manàsse.
 
 [22] Essi aiutarono Davide contro i razziatori, perché erano tutti
        valorosi, e divennero capi dell'esercito.
 
 [23] In verità ogni giorno passavano dalla parte di Davide per aiutarlo
        e così il suo divenne un accampamento enorme.
 
 [24] Ecco le cifre dei capi armati che passarono a Davide in Ebron per
        effettuare, secondo l'ordine del Signore, il trasferimento del regno da
        Saul a lui.
 
 [25] Dei figli di Giuda, che portavano scudo e lancia: seimilaottocento
        armati.
 
 [26] Dei figli di Simeone, uomini valorosi in guerra: settemilacento.
 
 [27] Dei figli di Levi: quattromilaseicento,
 
 [28] Inoltre Ioiadà, capo della famiglia di Aronne, e con lui
        tremilasettecento
 
 [29] e Zadòk, giovane molto valoroso, e il casato con i ventidue capi.
 
 [30] Dei figli di Beniamino, fratelli di Saul: tremila, perché in
        massima parte essi rimasero al servizio della casa di Saul.
 
 [31] Dei figli di Efraim: ventimilaottocento uomini valorosi, celebri
        nei loro casati.
 
 [32] Di metà della tribù di Manàsse: diciottomila, scelti
        singolarmente per partecipare alla nomina di Davide a re.
 
 [33] Dei figli di Issacar, che conoscevano bene i vari tempi sì da
        sapere che dovesse fare Israele nei singoli casi: duecento capi e tutti
        i loro fratelli alle loro dipendenze.
 
 [34] Di Zàbulon: cinquantamila, arruolati in un esercito, pronti per la
        battaglia con tutte le armi da guerra, disposti ad aiutare senza
        doppiezza.
 
 [35] Di Nèftali: mille capi e con loro trentasettemila dotati di scudo
        e di lancia.
 
 [36] Dei Daniti: ventottomilaseicento, armati per la guerra.
 
 [37] Di Aser: quarantamila guerrieri, pronti per la battaglia.
 
 [38] Dalla Transgiordania, ossia dei Rubeniti, dei Gaditi e di metà
        della tribù di Manàsse: centoventimila con tutte le armi di guerra.
 
 [39] Tutti costoro, guerrieri pronti a marciare, con cuore leale si
        presentarono in Ebron per proclamare Davide re su tutto Israele; anche
        il resto di Israele era concorde nel proclamare re Davide.
 
 [40] Rimasero lì con Davide tre giorni mangiando e bevendo quanto i
        fratelli avevano preparato per loro.
 
 [41] Anche i loro vicini e perfino da Issacar, da Zàbulon e da Nèftali
        avevano portato cibarie con asini, cammelli, muli e buoi: farina,
        schiacciate di fichi, uva passa, vino, olio, buoi e pecore in gran
        quantità, perché c'era allegria in Israele.
 13 [1]
        Davide si consigliò con i capi di migliaia e di centinaia e con tutti i
        prìncipi.
 [2] A tutta l'assemblea d'Israele Davide disse: "Se vi piace e se
        il Signore nostro Dio lo consente, comunichiamo ai nostri fratelli
        rimasti in tutte le regioni di Israele, ai sacerdoti e ai leviti nelle
        città dei loro pascoli, di radunarsi presso di noi.
 
 [3] Così riporteremo l'arca del nostro Dio qui presso di noi, perché
        non ce ne siamo più curati dal tempo di Saul".
 
 [4] Tutti i partecipanti all'assemblea approvarono che si facesse così,
        perché la proposta parve giusta agli occhi di tutto il popolo.
 
 [5] Davide convocò tutto Israele, da Sicor d'Egitto fino al passo di
        Amat, per trasportare l'arca di Dio da Kiriat-Iearìm.
 
 [6] Davide con tutto Israele salì a Baala, in Kiriat-Iearìm, che
        apparteneva a Giuda, per prendere di là l'arca di Dio, chiamata: Il
        Signore seduto sui cherubini.
 
 [7] Dalla casa di Abinadàb trasportarono l'arca di Dio su un carro
        nuovo; Uzza e Achio guidavano il carro.
 
 [8] Davide e tutto Israele danzavano con tutte le forze davanti a Dio,
        cantando e suonando cetre, arpe, timpani, cembali e trombe.
 
 [9] Giunti all'aia di Chidon, Uzza stese la mano per trattenere l'arca,
        perché i buoi la facevano barcollare.
 
 [10] Ma l'ira del Signore divampò contro Uzza e lo colpì perché aveva
        steso la mano sull'arca. Così egli morì lì davanti a Dio.
 
 [11] Davide si rattristò, perché il Signore era sceso con ira contro
        Uzza e chiamò quel luogo Perez-Uzza, nome ancora in uso.
 
 [12] In quel giorno Davide ebbe paura di Dio e pensò: "Come potrei
        condurre presso di me l'arca di Dio?".
 
 [13] Così Davide non portò l'arca presso di sé nella città di
        Davide, ma la diresse verso la casa di Obed-Edom di Gat.
 
 [14] L'arca di Dio rimase nella casa di Obed-Edom tre mesi. Il Signore
        benedisse la casa di Obed-Edom e quanto gli apparteneva.
 14 [1]
        Chiram, re di Tiro, mandò messaggeri a Davide con legno di cedro,
        muratori e falegnami per costruirgli una casa.
 [2] Davide allora riconobbe che il Signore l'aveva confermato re su
        Israele e che il suo regno era molto esaltato a causa del suo popolo
        Israele.
 
 [3] Davide prese altre mogli in Gerusalemme e generò figli e figlie.
 
 [4] I figli che gli erano nati in Gerusalemme si chiamavano Sammua,
        Sobab, Natàn, Salomone,
 
 [5] Ibcar, Elisua, Elipelet,
 
 [6] Noga, Nefeg, Iafia,
 
 [7] Elisamà, Beeliada ed Elifèlet.
 
 [8] Quando i Filistei seppero che Davide era stato unto re su tutto
        Israele, vennero tutti per impadronirsi di lui. Appena ne fu informato,
        Davide uscì loro incontro.
 
 [9] I Filistei giunsero e si sparsero per la valle di Rèfaim.
 
 [10] Davide consultò Dio: "Se marcio contro i Filistei, li
        metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose: "Marcia; li
        metterò nelle tue mani".
 
 [11] Quelli vennero a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse. Questi
        disse: "Dio ha aperto per mio mezzo una breccia fra i miei nemici,
        come una breccia prodotta dall'acqua"; per questo il luogo fu
        chiamato Baal-Perazìm.
 
 [12] I Filistei vi abbandonarono i loro idoli e Davide ordinò:
        "Brucino tra le fiamme!".
 
 [13] Di nuovo i Filistei tornarono a invadere la valle.
 
 [14] Davide consultò ancora Dio, che gli rispose: "Non seguirli;
        aggirali e raggiungili dalla parte di Becoim.
 
 [15] Quando sentirai rumore di passi fra le cime degli alberi, allora
        uscirai a combattere, perché Dio ti precederà per colpire
        l'accampamento dei Filistei".
 
 [16] Davide fece come Dio gli aveva comandato. Sbaragliò l'esercito dei
        Filistei da Gàbaon fino a Ghezer.
 
 [17] La fama di Davide si diffuse in tutti i paesi, mentre il Signore lo
        rendeva terribile fra tutte le genti.
 15 [1] Egli
        si costruì edifici nella città di Davide, preparò il posto per l'arca
        di Dio ed eresse per essa una tenda.
 [2] Allora Davide disse: "Nessuno, se non i leviti, porti l'arca di
        Dio, perché Dio li ha scelti come portatori dell'arca e come suoi
        ministri per sempre".
 
 [3] Davide convocò tutto Israele in Gerusalemme per trasportare l'arca
        del Signore nel posto che le aveva preparato.
 
 [4] Davide radunò i figli di Aronne e i leviti.
 
 [5] Dei figli di Keat: Urièl il capo con i centoventi fratelli;
 
 [6] dei figli di Merari: Asaia il capo con i duecentoventi fratelli;
 
 [7] dei figli di Gherson: Gioele il capo con i centotrenta fratelli;
 
 [8] dei figli di Elisafan: Semaia il capo con i duecento fratelli;
 
 [9] dei figli di Ebron: Eliel il capo con gli ottanta fratelli;
 
 [10] dei figli di Uzziel: Amminadàb il capo con i centodieci fratelli.
 
 [11] Davide chiamò i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr e i leviti Urièl,
        Asaia, Gioele, Semaia, Eliel e Amminadàb
 
 [12] e disse loro: "Voi siete i capi dei casati levitici.
        Santificatevi, voi e i vostri fratelli. Quindi trasportate l'arca del
        Signore, Dio di Israele, nel posto che io le ho preparato.
 
 [13] Poiché la prima volta voi non c'eravate, il Signore nostro Dio si
        irritò con noi; non c'eravamo infatti rivolti a voi, come
        conveniva".
 
 [14] I sacerdoti e i leviti si santificarono per trasportare l'arca del
        Signore Dio di Israele.
 
 [15] I figli dei leviti sollevarono l'arca di Dio sulle loro spalle per
        mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore.
 
 [16] Davide disse ai capi dei leviti di mandare i loro fratelli, i
        cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cembali, perché,
        levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia.
 [17] I leviti destinarono Eman figlio di Gioele, Asaf uno dei suoi
        fratelli, figlio di Berechia, e, fra i figli di Merari, loro fratelli,
        Etan figlio di Kusaia.
 
 [18] Con loro c'erano i loro fratelli di secondo grado: Zaccaria,
        Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliel, Benaià, Maaseia, Mattatia,
        Elifel, Micneia, Obed-Edom e Ieièl portieri.
 
 [19] I cantori Eman, Asaf ed Etan usavano cembali di bronzo per il loro
        suono squillante.
 
 [20] Zaccaria, Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliàb, Maaseia e
        Benaià suonavano arpe in sordina.
 
 [21] Mattatia, Elifel, Micneia, Obed-Edom, Ieièl, Azaria suonavano
        sull'ottava per dare il tono.
 
 [22] Chenania, capo dei leviti, dirigeva l'esecuzione, perché era
        esperto.
 
 [23] Berechia ed Elkana facevano da portieri presso l'arca.
 
 [24] I sacerdoti Sebania, Giòsafat, Netaneèl, Amasài, Zaccaria, Benaià,
        Eliezer suonavano le trombe davanti all'arca di Dio; Obed-Edom e Iechièl
        facevano da portieri presso l'arca.
 
 [25] Davide, gli anziani di Israele e i capi di migliaia procedettero
        con gioia al trasporto dell'arca dell'alleanza del Signore dalla casa di
        Obed-Edom.
 
 [26] Poiché Dio assisteva i leviti che portavano l'arca dell'alleanza
        del Signore, si sacrificarono sette giovenchi e sette arieti.
 
 [27] Davide indossava un manto di bisso, come pure tutti i leviti che
        portavano l'arca, i cantori e Chenania che dirigeva l'esecuzione. Davide
        aveva inoltre un efod di lino.
 
 [28] Tutto Israele accompagnava l'arca dell'alleanza del Signore con
        grida, con suoni di corno, con trombe e con cembali, suonando arpe e
        cetre.
 
 [29] Quando l'arca dell'alleanza del Signore giunse alla città di
        Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra, vide il re
        danzare e saltare; lo disprezzò in cuor suo.
 16 [1] Così
        introdussero e collocarono l'arca di Dio al centro della tenda eretta
        per essa da Davide; offrirono olocausti e sacrifici di comunione a Dio.
 [2] Terminati gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse
        il popolo in nome del Signore.
 
 [3] Distribuì a tutti gli Israeliti, uomini e donne, una pagnotta, una
        porzione di carne e una schiacciata d'uva.
 
 [4] Egli stabilì che alcuni leviti stessero davanti all'arca del
        Signore come ministri per celebrare, ringraziare e lodare il Signore,
        Dio di Israele.
 
 [5] Erano Asaf il capo, Zaccaria il suo secondo, Uzzièl, Semiramot,
        Iechièl, Mattatia, Eliàb, Benaià, Obed-Edom e Ieièl, che suonavano
        strumenti musicali, arpe e cetre; Asaf suonava i cembali.
 
 [6] I sacerdoti Benaià e Iacazièl con le trombe erano sempre davanti
        all'arca dell'alleanza di Dio.
 
 [7] Proprio in quel giorno Davide per la prima volta affidò ad Asaf e
        ai suoi fratelli questa lode al Signore:
 
 [8] Lodate il Signore, acclamate il suo nome;
 manifestate ai popoli le sue gesta.
 
 [9] Cantate in suo onore, inneggiate a lui,
 ripetete tutti i suoi prodigi.
 
 [10] Gloriatevi sul suo santo nome;
 gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore.
 
 [11] Cercate il Signore e la sua forza,
 ricercate sempre il suo volto.
 
 [12] Ricordate i prodigi che egli ha compiuti,
 i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca.
 
 [13] Stirpe di Israele suo servo,
 figli di Giacobbe, suoi eletti,
 
 [14] egli, il Signore, è il nostro Dio;
 in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi.
 
 [15] Si ricorda sempre dell'alleanza,
 della parola data a mille generazioni,
 
 [16] dell'alleanza conclusa con Abramo,
 del giuramento fatto a Isacco,
 
 [17] confermato a Giacobbe come statuto,
 a Israele come alleanza perenne:
 
 [18] "A te darò il paese di Cànaan,
 come tua parte di eredità".
 
 [19] Eppure costituivano un piccolo numero;
 erano pochi e per di più stranieri nel paese.
 
 [20] Passarono dall'una all'altra nazione,
 da un regno a un altro popolo.
 
 [21] Egli non tollerò che alcuno li opprimesse;
 per essi egli castigò i re:
 
 [22] "Non toccate i miei consacrati,
 non maltrattate i miei profeti".
 
 [23] Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra;
 annunziate ogni giorno la sua salvezza.
 
 [24] Proclamate fra i popoli la sua gloria,
 fra tutte le nazioni i suoi prodigi.
 
 [25] Difatti grande è il Signore, degnissimo di lode
 e tremendo sopra tutti gli dei.
 
 [26] Tutti gli dei venerati dai popoli sono un nulla;
 il Signore, invece, ha formato il cielo.
 
 [27] Splendore e maestà stanno davanti a lui;
 potenza e bellezza nel suo santuario.
 
 [28] Date per il Signore, stirpi dei popoli,
 date per il Signore gloria e onore.
 
 [29] Date per il Signore gloria al suo nome;
 con offerte presentatevi a lui.
 
 [30] Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra;
 egli fissò il mondo sì che non crolli.
 
 [31] Gioiscano i cieli ed esulti la terra;
 si dica fra i popoli: "Il Signore regna".
 
 [32] Frema il mare con quanto contiene;
 tripudi la campagna con quanto è in essa.
 
 [33] Gridino di giubilo gli alberi della foresta
 di fronte al Signore, perché viene
 per giudicare la terra.
 
 [34] Lodate il Signore, perché è buono,
 perché la sua grazia dura sempre.
 
 [35] Dite: "Salvaci, Dio della nostra salvezza;
 raccoglici, liberaci dalle genti
 sì che possiamo celebrare il tuo santo nome,
 gloriarci della tua lode.
 
 [36] Sia benedetto il Signore, Dio di Israele,
 di secolo in secolo".
 E tutto il popolo disse: "Amen, alleluia".
 
 [37] Quindi Davide lasciò Asaf e i suoi fratelli davanti all'arca
        dell'alleanza del Signore, perché officiassero davanti all'arca secondo
        il rituale quotidiano;
 
 [38] lasciò Obed-Edom figlio di Idutun, e Cosà, insieme con
        sessantotto fratelli, come portieri.
 
 [39] Egli incaricò della Dimora del Signore che era sull'altura di Gàbaon
        il sacerdote Zadòk e i suoi fratelli,
 
 [40] perché offrissero olocausti al Signore sull'altare degli olocausti
        per sempre, al mattino e alla sera, e compissero quanto è scritto nella
        legge che il Signore aveva imposta a Israele.
 
 [41] Con loro erano Eman, Idutun e tutti gli altri scelti e designati
        per nome perché lodassero il Signore, perché la sua grazia dura
        sempre.
 
 [42] Con loro avevano trombe e cembali per suonare e altri strumenti per
        il canto divino. I figli di Idutun erano incaricati della porta.
 
 [43] Infine tutto il popolo andò a casa e Davide tornò per salutare la
        sua famiglia.
 17 [1] Una
        volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: "Ecco, io
        abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta
        sotto una tenda".
 [2] Natan rispose a Davide: "Fà quanto desideri in cuor tuo, perché
        Dio è con te".
 
 [3] Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a
        Natan:
 
 [4] "Và a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi
        costruirai la casa per la mia dimora.
 
 [5] Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire
        Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da
        una dimora all'altra.
 
 [6] Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele
        non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di
        pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro?
 
 [7] Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti:
        Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti
        principe sul mio popolo Israele.
 
 [8] Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi
        nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi
        personaggi sulla terra.
 
 [9] Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò
        perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i
        malvagi non continuino ad angariarlo come una volta,
 
 [10] come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i
        tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di
        costruire a te una casa.
 
 [11] Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi
        padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli
        renderò saldo il regno.
 
 [12] Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per
        sempre.
 
 [13] Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò
        da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore.
 
 [14] Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono
        sarà sempre stabile".
 
 [15] Natan riferì a Davide tutte queste parole e tutta la presente
        visione.
 
 [16] Allora il re Davide, presentatosi al Signore disse: "Chi sono
        io, Signore Dio, e che cos'è la mia casa perché tu mi abbia condotto
        fin qui?
 
 [17] E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della
        casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come
        una successione di uomini in ascesa, Signore Dio!
 
 [18] Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria?
        Tu conosci il tuo servo.
 
 [19] Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai
        compiuto quest'opera straordinaria per manifestare tutte le tue
        meraviglie.
 
 [20] Signore, non esiste uno simile a te e non c'è Dio fuori di te,
        come abbiamo sentito con i nostri orecchi.
 
 [21] E chi è come il tuo popolo, Israele, l'unico popolo sulla terra
        che Dio sia andato a riscattare per farne un suo popolo e per procurarsi
        un nome grande e stabile? Tu hai scacciato le nazioni davanti al tuo
        popolo, che tu hai riscattato dall'Egitto.
 
 [22] Hai deciso che il tuo popolo Israele sia tuo popolo per sempre. Tu,
        Signore, sei stato il loro Dio.
 
 [23] Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla
        sua famiglia resti sempre verace; fà come hai detto.
 
 [24] Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il
        Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo
        sarà stabile davanti a te.
 
 [25] Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli
        una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla
        tua presenza.
 
 [26] Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene.
 
 [27] Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché
        sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre
        benedetto".
 18 [1] In
        seguito Davide sconfisse i Filistei, li piegò e tolse loro Gat con le
        dipendenze.
 [2] Quindi sconfisse i Moabiti, che divennero sudditi e tributari di
        Davide.
 
 [3] Davide sconfisse anche Hadad-Ezer, re di Zoba, verso Amat, nella sua
        marcia verso il fiume Eufràte per stabilirvi il suo dominio.
 
 [4] Davide gli prese mille carri, settemila cavalieri e ventimila fanti.
        Davide poi fece tagliare i garretti a tutti i cavalli, risparmiandone un
        centinaio.
 
 [5] Gli Aramei di Damasco andarono in aiuto di Hadad-Ezer, re di Zoba,
        ma Davide ne uccise ventiduemila.
 
 [6] Davide mise guarnigioni in Aram di Damasco; gli Aramei divennero
        sudditi e tributari di Davide. Il Signore rese vittorioso Davide in ogni
        sua impresa.
 
 [7] Davide prese gli scudi d'oro agli ufficiali di Hadad-Ezer e li portò
        in Gerusalemme.
 
 [8] Da Tibcat e da Cun, città di Hadad-Ezer, Davide asportò una grande
        quantità di bronzo, con cui Salomone costruì il bacino di bronzo, le
        colonne e i vari arredi di bronzo.
 
 [9] Tou re di Amat, saputo che Davide aveva sconfitto tutto l'esercito
        di Hadad-Ezer re di Zoba,
 
 [10] mandò Adoram suo figlio per salutare il re Davide e per
        felicitarsi con lui d'avere assalito e vinto Hadad-Ezer, poiché Tou era
        sempre in guerra con Hadad-Ezer; Adoram portava con sé oggetti d'oro,
        d'argento e di bronzo.
 
 [11] Anche tali oggetti il re Davide li consacrò al Signore insieme con
        l'argento e l'oro che aveva preso da tutti gli altri popoli, ossia da
        Edom, da Moab, dagli Ammoniti, dai Filistei e dagli Amaleciti.
 
 [12] Abisài figlio di Zeruià sconfisse nella Valle del sale
        diciottomila Idumei.
 
 [13] Pose guarnigioni in Edom; tutti gli Idumei divennero sudditi di
        Davide. Il Signore rendeva vittorioso Davide in ogni sua impresa.
 
 [14] Davide regnò su tutto Israele e rese giustizia con retti giudizi a
        tutto il popolo.
 
 [15] Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito; Giòsafat figlio di
        Achilud era archivista.
 
 [16] Zadòk figlio di Achitùb e Abimèlech figlio di Ebiatàr erano
        sacerdoti; Savsa era scriba.
 
 [17] Benaià figli di Ioiadà comandava i Cretei e i Peletei; i figli di
        Davide erano i primi al fianco del re.
 19 [1]
        Dopo, morì Nacas re degli Ammoniti; al suo posto divenne re suo figlio.
 [2] Davide disse: "Userò benevolenza con Canun figlio di Nacas,
        perché anche suo padre è stato benevolo con me". Davide mandò
        messaggeri per consolarlo della morte di suo padre. I ministri di Davide
        andarono nella regione degli Ammoniti da Canun per consolarlo.
 
 [3] Ma i capi degli Ammoniti dissero a Canun: "Forse Davide intende
        onorare tuo padre ai tuoi occhi mandandoti consolatori? Questi suoi
        ministri non sono venuti forse da te per spiare, per informarsi e per
        esplorare la regione?".
 
 [4] Canun allora prese i ministri di Davide, li fece radere, tagliò a
        metà le loro vesti fino alle natiche e li rimandò.
 
 [5] Alcuni vennero a riferire a Davide la sorte di quegli uomini. Poiché
        costoro si vergognavano moltissimo, il re mandò ad incontrarli con
        questo messaggio: "Rimanete in Gerico finché non sia cresciuta la
        vostra barba; allora ritornerete".
 
 [6] Gli Ammoniti, accortisi di essersi inimicati Davide, mandarono, essi
        e Canun, mille talenti d'argento per assoldare carri e cavalieri nel
        paese dei due fiumi, in Aram Maaca e in Zoba.
 
 [7] Assoldarono trentaduemila carri e il re di Maaca con le sue truppe.
        Questi vennero e si accamparono di fronte a Màdaba; frattanto gli
        Ammoniti si erano radunati dalle loro città e si erano mossi per la
        guerra.
 
 [8] Quando Davide lo venne a sapere, mandò Ioab con tutto il gruppo dei
        prodi.
 
 [9] Gli Ammoniti uscirono per disporsi a battaglia davanti alla città
        mentre i re alleati stavano da parte nella campagna.
 
 [10] Ioab si accorse che la battaglia gli si profilava di fronte e alle
        spalle. Egli scelse i migliori di Israele e li schierò contro gli
        Aramei.
 
 [11] Affidò il resto dell'esercito ad Abisài suo fratello che lo
        schierò contro gli Ammoniti.
 
 [12] E gli disse: "Se gli Aramei prevarranno su di me, mi verrai in
        aiuto; se invece gli Ammoniti prevarranno su di te, io ti verrò in
        aiuto.
 
 [13] Coraggio, dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città
        del nostro Dio; il Signore faccia ciò che gli piacerà".
 
 [14] Ioab con i suoi mosse verso gli Aramei per combatterli, ma essi
        fuggirono davanti a lui.
 
 [15] Anche gli Ammoniti, visto che gli Aramei si erano dati alla fuga,
        fuggirono di fronte ad Abisài fratello di Ioab, rientrando in città.
        Ioab allora tornò in Gerusalemme.
 
 [16] Gli Aramei, visto che erano stati battuti dagli Israeliti,
        mandarono messaggeri e fecero venire gli Aramei d'Oltrefiume; li
        comandava Sofach, capo dell'esercito di Hadad-Ezer.
 
 [17] Quando ciò fu riferito a Davide, egli radunò tutto Israele e
        attraversò il Giordano. Li raggiunse e si schierò davanti a loro;
        Davide si dispose per la battaglia contro gli Aramei, che l'attaccarono.
 
 [18] Gli Aramei fuggirono di fronte agli Israeliti. Davide uccise, degli
        Aramei, settemila cavalieri e quarantamila fanti; uccise anche Sofach
        capo dell'esercito.
 
 [19] Gli uomini di Hadad-Ezer, visto che erano stati battuti dagli
        Israeliti, fecero la pace con Davide e si sottomisero a lui. Gli Aramei
        non vollero più recare aiuto agli Ammoniti.
 20 [1]
        All'inizio dell'anno successivo, quando i re sono soliti andare in
        guerra, Ioab, alla testa di un forte esercito, devastò la regione degli
        Ammoniti, quindi andò ad assediare Rabbà, mentre Davide se ne stava in
        Gerusalemme. Ioab occupò e distrusse Rabbà.
 [2] Davide prese dalla testa di Milcom il diadema; trovò che pesava un
        talento d'oro; in esso era incastonata una pietra preziosa. Il diadema
        fu posto sulla testa di Davide. Egli asportò dalla città un grande
        bottino.
 
 [3] Ne fece uscire anche gli abitanti, che destinò ai lavori con seghe,
        picconi di ferro e asce. Allo stesso modo Davide trattò tutte le città
        degli Ammoniti. Quindi Davide con tutti i suoi tornò in Gerusalemme.
 
 [4] Dopo, ci fu una guerra in Ghezer con i Filistei. Allora Sibbekài di
        Cusa uccise Sippai dei discendenti dei Refaim. I Filistei furono
        soggiogati.
 
 [5] Ci fu un'altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di
        Iair uccise Lacmi, fratello di Golia di Gat, l'asta della cui lancia era
        come un subbio di tessitore.
 
 [6] Ci fu un'altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto,
        con le dita a sei a sei, - in totale ventiquattro - anch'egli era della
        stirpe di Rafa -
 
 [7] ingiuriò Israele; Giònata figlio di Simeà, fratello di Davide,
        l'uccise.
 
 [8] Questi uomini erano discendenti di Rafa in Gat; essi caddero colpiti
        da Davide e dai suoi uomini.
 21 [1]
        Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli
        Israeliti.
 [2] Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: "Andate, contate gli
        Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io
        conosca il loro numero".
 
 [3] Ioab disse a Davide: "Il Signore aumenti il suo popolo sì da
        renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi
        del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché
        dovrebbe cadere tale colpa su Israele?".
 
 [4] Ma l'opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto
        Israele, quindi tornò a Gerusalemme.
 
 [5] Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In
        tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi;
        in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi.
 
 [6] Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino,
        perché l'ordine del re gli appariva un abominio.
 
 [7] Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele.
 
 [8] Davide disse a Dio: "Facendo una cosa simile, ho peccato
        gravemente. Perdona, ti prego, l'iniquità del tuo servo, perché ho
        commesso una vera follia".
 
 [9] Il Signore disse a Gad, veggente di Davide:
 
 [10] "Và, riferisci a Davide: Dice il Signore: Ti pongo davanti
        tre cose, scegline una e io te la concederò".
 
 [11] Gad andò da Davide e gli riferì: "Dice il Signore: Scegli
 
 [12] fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga per te di fronte ai tuoi
        avversari, sotto l'incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni
        della spada del Signore con la peste che si diffonde sul paese e
        l'angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio di
        Israele. Ora decidi che cosa io debba riferire a chi mi ha
        inviato".
 
 [13] Davide disse a Gad: "Sono in un'angoscia terribile. Ebbene, io
        cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è molto
        grande, ma io non cada nelle mani degli uomini".
 
 [14] Così il Signore mandò la peste in Israele; morirono settantamila
        Israeliti.
 
 [15] Dio mandò un angelo in Gerusalemme per distruggerla. Ma, come
        questi stava distruggendola, il Signore volse lo sguardo e si astenne
        dal male minacciato. Egli disse all'angelo sterminatore: "Ora
        basta! Ritira la mano".
 L'angelo del Signore stava in piedi presso l'aia di Ornan il Gebuseo.
 
 [16] Davide, alzati gli occhi, vide l'angelo del Signore che stava fra
        terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme.
        Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la
        faccia a terra.
 
 [17] Davide disse a Dio: "Non sono forse stato io a ordinare il
        censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il
        gregge, che cosa hanno fatto? Signore Dio mio, sì, la tua mano
        infierisca su di me e sul mio casato, ma non colpisca il tuo
        popolo".
 
 [18] L'angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse
        ad erigere un altare al Signore nell'aia di Ornan il Gebuseo.
 
 [19] Davide vi andò secondo l'ordine di Gad, comunicatogli a nome del
        Signore.
 
 [20] Ornan si volse e vide l'angelo; i suoi quattro figli, che erano con
        lui, si nascosero. Ornan stava trebbiando il grano,
 
 [21] quando gli si avvicinò Davide. Ornan guardò e, riconosciuto
        Davide, uscì dall'aia, prostrandosi con la faccia a terra davanti a
        Davide.
 
 [22] Davide disse a Ornan: "Cedimi il terreno dell'aia, perché io
        vi costruisca un altare al Signore; cedimelo per tutto il suo valore,
        così che il flagello cessi di infierire sul popolo".
 
 [23] Ornan rispose a Davide: "Prenditelo; il re mio signore ne
        faccia quello che vuole. Vedi, io ti dò anche i buoi per gli olocausti,
        le trebbie per la legna e il grano per l'offerta; tutto io ti
        offro".
 
 [24] Ma il re Davide disse a Ornan: "No! Lo voglio acquistare per
        tutto il suo valore; non presenterò al Signore una cosa che appartiene
        a te offrendo così un olocausto gratuitamente".
 
 [25] E così Davide diede a Ornan seicento sicli d'oro per il terreno.
 
 [26] Quindi Davide vi eresse un altare per il Signore e vi offrì
        olocausti e sacrifici di comunione. Invocò il Signore, che gli rispose
        con il fuoco sceso dal cielo sull'altare dell'olocausto.
 
 [27] Il Signore ordinò all'angelo e questi ripose la spada nel fodero.
 
 [28] Allora, visto che il Signore l'aveva ascoltato sull'aia di Ornan il
        Gebuseo, Davide offrì là un sacrificio.
 
 [29] La Dimora del Signore, eretta da Mosè nel deserto, e l'altare
        dell'olocausto in quel tempo stavano sull'altura che era in Gàbaon;
 
 [30] ma Davide non osava recarsi là a consultare Dio perché si era
        molto spaventato di fronte alla spada dell'angelo del Signore.
 22 [1]
        Davide disse: "Questa è la casa del Signore Dio e questo è
        l'altare per gli olocausti di Israele".
 [2] Davide ordinò di radunare gli stranieri che erano nel paese di
        Israele. Quindi diede incarico agli scalpellini perché squadrassero
        pietre per la costruzione del tempio.
 
 [3] Davide preparò ferro per i chiodi dei battenti delle porte e per le
        spranghe di ferro e anche molto bronzo in quantità incalcolabile.
 
 [4] Il legno di cedro non si contava, poiché quelli di Sidòne e di
        Tiro avevano portato a Davide molto legno di cedro.
 
 [5] Davide pensava: "Mio figlio Salomone è ancora giovane e
        inesperto, mentre la costruzione da erigersi per il Signore deve essere
        straordinariamente grande, tale da suscitare fama e ammirazione in tutti
        i paesi; per questo ne farò i preparativi io". Davide, prima di
        morire, effettuò preparativi imponenti.
 
 [6] Poi chiamò Salomone suo figlio e gli comandò di costruire un
        tempio al Signore Dio di Israele.
 
 [7] Davide disse a Salomone: "Figlio mio, io avevo deciso di
        costruire un tempio al nome del Signore mio Dio.
 
 [8] Ma mi fu rivolta questa parola del Signore: Tu hai versato troppo
        sangue e hai fatto grandi guerre; per questo non costruirai il tempio al
        mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me.
 
 [9] Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò
        la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli
        si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità
        a Israele.
 
 [10] Egli costruirà un tempio al mio nome; egli sarà figlio per me e
        io sarò padre per lui. Stabilirò il trono del suo regno su Israele per
        sempre.
 
 [11] Ora, figlio mio, il Signore sia con te perché tu riesca a
        costruire un tempio al Signore tuo Dio, come ti ha promesso.
 
 [12] Ebbene, il Signore ti conceda senno e intelligenza, ti costituisca
        re di Israele per osservare la legge del Signore tuo Dio.
 
 [13] Certo riuscirai, se cercherai di praticare gli statuti e i decreti
        che il Signore ha prescritti a Mosè per Israele. Sii forte, coraggio;
        non temere e non abbatterti.
 
 [14] Ecco, anche in mezzo alle angosce, ho preparato per il tempio
        centomila talenti d'oro, un milione di talenti d'argento, bronzo e ferro
        in quantità incalcolabile. Inoltre ho preparato legname e pietre; tu ve
        ne aggiungerai ancora.
 
 [15] Ti assisteranno molti operai, scalpellini e lavoratori della pietra
        e del legno e tecnici di ogni sorta per qualsiasi lavoro.
 
 [16] L'oro, l'argento, il bronzo e il ferro non si calcolano; su,
        mettiti al lavoro e il Signore ti assista".
 
 [17] Davide comandò a tutti i capi di Israele di aiutare Salomone suo
        figlio.
 
 [18] Disse: "Il Signore vostro Dio non è forse con voi e non vi ha
        concesso tranquillità all'intorno? Difatti ha già messo nelle mie mani
        gli abitanti della regione; il paese si è assoggetato davanti al
        Signore e davanti al suo popolo.
 
 [19] Ora perciò dedicatevi con tutto il cuore e con tutta l'anima alla
        ricerca del Signore vostro Dio. Su, costruite il santuario del Signore
        vostro Dio, per introdurre l'arca dell'alleanza del Signore e gli
        oggetti consacrati a Dio nel tempio che sarà eretto al nome del
        Signore".
 23 [1]
        Davide, ormai vecchio e sazio di giorni, nominò re su Israele suo
        figlio Salomone.
 [2] Egli radunò tutti i capi di Israele, i sacerdoti e i leviti.
 
 [3] Si contarono i leviti, dai trent'anni in su; censiti, uno per uno,
        risultarono trentottomila.
 
 [4] "Di costoro ventiquattromila dirigano l'attività del tempio,
        seimila siano magistrati e giudici,
 
 [5] quattromila portieri e quattromila lodino il Signore con tutti gli
        strumenti inventati da me per lodarlo".
 
 [6] Davide divise in classi i figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.
 
 [7] Dei Ghersoniti: Ladan e Simei.
 
 [8] Figli di Ladan: Iechièl, primo, Zetan e Gioele; tre.
 
 [9] Figli di Simei: Selomìt, Cazièl, Aran; tre. Costoro sono i capi
        dei casati di Ladan.
 
 [10] Figli di Simei: Iacat, Ziza, Ieus, Beria; questi sono i quattro
        figli di Simei.
 
 [11] Iacat era il capo e Ziza il secondo. Ieus e Beria non ebbero molti
        figli; riguardo al censimento furono considerati come unico casato.
 
 [12] Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzziel; quattro.
 
 [13] Figli di Amram: Aronne e Mosè. Aronne fu scelto per consacrare le
        cose sacrosante, egli e i suoi figli, per sempre, perché offrisse
        incenso davanti al Signore, lo servisse e benedicesse in suo nome per
        sempre.
 
 [14] Riguardo a Mosè, uomo di Dio, i suoi figli furono contati nella
        tribù di Levi.
 
 [15] Figli di Mosè: Gherson ed Eliezèr.
 
 [16] Figli di Gerson: Sebuèl, il primo.
 
 [17] I figli di Eliezèr furono Recabia, il primo. Eliezèr non ebbe
        altri figli, mentre i figli di Recabia furono moltissimi.
 
 [18] Figli di Isear: Selomìt, il primo.
 
 [19] Figli di Ebron: Ieria il primo, Amaria secondo, Iacaziel terzo,
        Iekameàm quarto.
 
 [20] Figli di Uzziel: Mica il primo, Icasia secondo.
 
 [21] Figli di Merari: Macli e Musi. Figli di Macli: Eleàzaro e Kis.
 
 [22] Eleàzaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i
        figli di Kis, loro fratelli.
 
 [23] Figli di Musi: Macli, Eder e Ieremòt; tre.
 
 [24] Questi sono i figli di Levi secondo i loro casati, i capifamiglia
        secondo il censimento, contati nominalmente, uno per uno, incaricati dei
        lavori per il servizio del tempio, dai venti anni in su.
 
 [25] Poiché Davide aveva detto: "Il Signore, Dio di Israele, ha
        concesso la tranquillità al suo popolo; egli si è stabilito in
        Gerusalemme per sempre,
 
 [26] anche i leviti non avranno più da trasportare la Dimora e tutti i
        suoi oggetti per il suo servizio".
 
 [27] Secondo le ultime disposizioni di Davide, il censimento dei figli
        di Levi si fece dai venti anni in su.
 
 [28] Dipendevano dai figli di Aronne per il servizio del tempio;
        presiedevano ai cortili, alle stanze, alla purificazione di ogni cosa
        sacra e all'attività per il servizio del tempio,
 
 [29] al pane dell'offerta, alla farina, all'offerta, alle focacce non
        lievitate, alle cose da cuocere sulle graticole e da friggere e a tutte
        le misure di capacità e di lunghezza.
 
 [30] Dovevano presentarsi ogni mattina per celebrare e lodare il
        Signore, così pure alla sera.
 
 [31] Presiedevano a tutti gli olocausti da offrire al Signore nei
        sabati, nei noviluni, nelle feste fisse, secondo un numero preciso e
        secondo le loro regole, sempre davanti al Signore.
 
 [32] Pensavano anche al servizio della tenda del convegno e al servizio
        del santuario e stavano agli ordini dei figli di Aronne, loro fratelli,
        per il servizio del tempio.
 24 [1]
        Classi dei figli di Aronne. Figli di Aronne: Nadàb, Abiu, Ebiatàr, Eleàzaro
        e Itamar.
 [2] Nadàb e Abiu morirono prima del padre e non lasciarono discendenti.
        Esercitarono il sacerdozio Eleàzaro e Itamar.
 
 [3] Davide, insieme con Zadòk dei figli di Eleàzaro e con Achimèlech
        dei figli di Itamar, li divise in classi secondo il loro servizio.
 
 [4] Poiché risultò che i figli di Eleàzaro, relativamente alla somma
        dei maschi, erano più numerosi dei figli di Itamar, furono così
        classificati: sedici capi di casati per i figli di Eleàzaro, otto per i
        figli di Itamar.
 
 [5] Li divisero a sorte, questi come quelli, perché c'erano principi
        del santuario e principi di Dio sia tra i figli di Eleàzaro che tra i
        figli di Itamar.
 
 [6] Lo scriba Semaia figlio di Netaneèl, dei figli di Levi, ne fece il
        catalogo alla presenza del re, dei capi, del sacerdote Zadòk, di Achimèlech
        figlio di Ebiàtar, dei capi dei casati sacerdotali e levitici; si
        registravano due casati per Eleàzaro e uno per Itamar.
 
 [7] La prima sorte toccò a Ioarib, la seconda a Iedaia,
 
 [8] la terza a Carim, la quarta a Seorim,
 
 [9] la quinta a Malchia, la sesta a Miamin,
 
 [10] la settimana a Akkoz, l'ottava ad Abia,
 
 [11] la nona a Giosuè, la decima a Secania,
 
 [12] l'undecima a Eliasib, la dodicesima a Iakim,
 
 [13] la tredicesima a Cuppa, la quattordicesima a Is-Bàal,
 
 [14] la quindicesima a Bilga, la sedicesima a Immer,
 
 [15] la diciassettesima a Chezir, la diciottesima a Happizzès,
 
 [16] la diciannovesima a Petachia, la ventesima a Ezechiele,
 
 [17] la ventunesima a Iachin, la ventiduesima a Gamul,
 
 [18] la ventitreesima a Delaia, la ventiquattresima a Maazia.
 
 [19] Questi furono i turni per il loro servizio; a turno entravano nel
        tempio secondo la regola stabilita dal loro antenato Aronne, come gli
        aveva ordinato il Signore, Dio di Israele.
 
 [20] Quanto agli altri figli di Levi, per i figli di Amram c'era Subaèl,
        per i figli di Subaèl Iecdia.
 
 [21] Quanto a Recabia, il capo dei figli di Recabia era Issia.
 
 [22] Per gli Iseariti, Selomòt; per i figli di Selomòt, Iacat.
 
 [23] Figli di Ebron: Ieria il primo, Amaria secondo, Iacaziel terzo,
        Iekameam quarto.
 
 [24] Figli di Uzziel: Mica; per i figli di Mica, Samir;
 
 [25] fratello di Mica era Issia; per i figli di Issia, Zaccaria.
 
 [26] Figli di Merari: Macli e Musi; per i figli di Iaazia suo figlio.
 
 [27] Figli di Merari nella linea di Iaazia suo figlio: Soam, Zaccur e
        Ibri.
 
 [28] Per Macli: Eleàzaro, che non ebbe figli.
 
 [29] Per Kis i figli di Kis: Ieracmèl.
 
 [30] Figli di Musi: Macli, Eder e Ierimòt. Questi sono i figli dei
        leviti secondo i loro casati.
 
 [31] Anch'essi, come i loro fratelli, figli di Aronne, furono
        sorteggiati alla presenza del re Davide, di Zadòk, di Achimèlech, dei
        casati sacerdotali e levitici, il casato del primogenito come quello del
        fratello minore.
 25 [1]
        Quindi Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio
        i figli di Asaf, di Eman e di Idutun, che eseguivano la musica sacra con
        cetre, arpe e cembali. Il numero di questi uomini incaricati di tale
        attività fu:
 [2] Per i figli di Asaf: Zaccur, Giuseppe, Natania, Asareela; i figli di
        Asaf erano sotto la direzione di Asaf, che eseguiva la musica secondo le
        istruzioni del re.
 
 [3] Per Idutun i figli di Idutun: Ghedalia, Seri, Isaia, Casabià,
        Simei, Mattatia: sei sotto la direzione del loro padre Idutun, che
        cantava con cetre per celebrare e lodare il Signore.
 
 [4] Per Eman i figli di Eman: Bukkia, Mattania, Uzziel, Sebuel, Ierimòt,
        Anania, Anani, Eliata, Ghiddalti, Romamti-Ezer, Iosbekasa, Malloti,
        Cotir, Macaziot.
 
 [5] Tutti costoro erano figli di Eman, veggente del re riguardo alle
        parole di Dio; per esaltare la sua potenza Dio concesse a Eman
        quattordici figli e tre figlie.
 
 [6] Tutti costoro, sotto la direzione del padre, cioè di Asaf, di
        Idutun e di Eman, cantavano nel tempio con cembali, arpe e cetre, per il
        servizio del tempio, agli ordini del re.
 
 [7] Il numero di costoro, insieme con i fratelli, esperti nel canto del
        Signore, cioè tutti veramente capaci, era di duecentottantotto.
 
 [8] Per i loro turni di servizio furono sorteggiati i piccoli come i
        grandi, i maestri come i discepoli.
 
 [9] La prima sorte toccò a Giuseppe, con i fratelli e figli: dodici; la
        seconda a Ghedalia, con i fratelli e figli: dodici;
 
 [10] la terza a Zaccur, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [11] la quarta a Isri, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [12] la quinta a Natania, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [13] la sesta a Bukkia, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [14] la settima a Iesareela, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [15] l'ottava a Isaia, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [16] la nona a Mattania, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [17] la decima a Simei, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [18] l'undecima ad Azarel, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [19] la dodicesima a Casabià, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [20] la tredicesima a Subaèl, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [21] la quattordicesima a Mattatia, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [22] la quindicesima a Ieremòt, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [23] la sedicesima ad Anania, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [24] la diciassettesima a Iosbecasa, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [25] la diciottesima ad Anani, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [26] la diciannovesima a Malloti, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [27] la ventesima a Eliata, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [28] la ventunesima a Cotir, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [29] la ventiduesima a Ghiddalti, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [30] la ventitreesima a Macaziot, con i figli e fratelli: dodici;
 
 [31] la ventiquattresima a Romamti-Ezer, con i figli e fratelli: dodici.
 26 [1] Per
        le classi dei portieri. Dei Coriti: Meselemia, figlio di Core, dei
        discendenti di Ebiasaf.
 [2] Figli di Meselemia: Zaccaria il primogenito, Iediael il secondo,
        Zebadia il terzo, Iatnièl il quarto,
 
 [3] Elam il quinto, Giovanni il sesto, Elioènai il settimo.
 
 [4] Figli di Obed-Edom: Semaia il primogenito, Iozabàd il secondo,
        Iaoch il terzo, Sacar il quarto, Netaneèl il quinto,
 
 [5] Ammièl il sesto, Issacar il settimo, Peulletài l'ottavo, poiché
        Dio aveva benedetto Obed-Edom.
 
 [6] A Semaia suo figlio nacquero figli, che signoreggiavano nel loro
        casato perché erano uomini valorosi.
 
 [7] Figli di Semaia: Otni, Raffaele, Obed, Elzabàd con i fratelli,
        uomini valorosi, Eliu e Semachia.
 
 [8] Tutti costoro erano discendenti di Obed-Edom. Essi e i figli e i
        fratelli, uomini valorosi, erano adattissimi per il servizio. Per
        Obed-Edom: sessantadue in tutto.
 
 [9] Meselemia ne aveva diciotto tra figli e fratelli, tutti uomini
        valorosi.
 
 [10] Figli di Cosà, dei discendenti di Merari: Simri, il primo; non era
        primogenito ma suo padre lo aveva costituito capo.
 
 [11] Chelkia era il secondo, Tebalia il terzo, Zaccaria il quarto.
        Totale dei figli e fratelli di Cosà: tredici.
 
 [12] Queste classi di portieri, cioè i capigruppo, avevano l'incarico,
        come i loro fratelli, di servire nel tempio.
 
 [13] Gettarono le sorti, il piccolo come il grande, secondo i loro
        casati, per ciascuna porta.
 
 [14] Per il lato orientale la sorte toccò a Selemia; a Zaccaria suo
        figlio, consigliere assennato, in seguito a sorteggio toccò il lato
        settentrionale,
 
 [15] a Obed-Edom quello meridionale, ai suoi figli toccarono i
        magazzini.
 
 [16] Il lato occidentale con la porta Sallèchet, sulla via della
        salita, toccò a Suppim e a Cosà. Un posto di guardia era proporzionato
        all'altro.
 
 [17] Per il lato orientale erano incaricati sei uomini ogni giorno; per
        il lato settentrionale quattro al giorno; per quello meridionale quattro
        al giorno, per ogni magazzino due.
 
 [18] Al Parbàr a occidente, ce n'erano quattro per la strada e due per
        il Parbàr.
 
 [19] Queste le classi dei portieri discendenti di Core, figli di Merari.
 
 [20] I leviti loro fratelli, addetti alla sorveglianza sui tesori del
        tempio e sui tesori delle cose consacrate,
 
 [21] erano figli di Ladan, ghersoniti secondo la linea di Ladan. Capi
        dei casati di Ladan il Ghersonita erano gli Iechieliti.
 
 [22] Gli Iechieliti Zetan e Gioele, suo fratello, erano addetti ai
        tesori del tempio.
 
 [23] Fra i discendenti di Amram, di Isear, di Ebron e di Uzziel:
 
 [24] Subaèl figlio di Gherson, figlio di Mosè, era sovrintendente dei
        tesori.
 
 [25] Tra i suoi fratelli, nella linea di Eliezer: suo figlio Recabia, di
        cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Zikri, di
        cui fu figlio Selomìt.
 
 [26] Questo Selomìt con i fratelli era addetto ai tesori delle cose
        consacrate, che il re Davide, i capi dei casati, i capi di migliaia e di
        centinaia e i capi dell'esercito
 
 [27] avevano consacrate, prendendole dal bottino di guerra e da altre
        prede, per la manutenzione del tempio.
 
 [28] Inoltre c'erano tutte le cose consacrate dal veggente Samuele, da
        Saul figlio di Kis, da Abner figlio di Ner, e da Ioab figlio di Zeruià;
        tutti questi oggetti consacrati dipendevano da Selomìt e dai suoi
        fratelli.
 
 [29] Fra i discendenti di Isear: Chenania e i suoi figli erano addetti
        agli affari esterni di Israele come magistrati e giudici.
 
 [30] Fra i discendenti di Ebron: Casabià e i suoi fratelli, uomini
        valorosi, in numero di millesettecento, erano addetti alla sorveglianza
        di Israele, dalla Transgiordania all'occidente, riguardo a ogni cosa
        relativa al culto del Signore e al servizio del re.
 
 [31] Fra i discendenti di Ebron c'era Ieria, il capo degli Ebroniti
        divisi secondo le loro genealogie; nell'anno quarantesimo del regno di
        Davide si effettuarono ricerche sugli Ebroniti; fra di loro c'erano
        uomini valorosi in Iazer di Gàlaad.
 
 [32] Tra i fratelli di Ieria, uomini valorosi, c'erano duemilasettecento
        capi di casati. Il re Davide diede a costoro autorità sui Rubeniti, sui
        Gaditi e su metà della tribù di Manàsse per ogni questione
        riguardante Dio o il re.
 27 [1] Ecco
        i figli di Israele, secondo il loro numero, i capi dei casati, i capi di
        migliaia e di centinaia, i loro ufficiali al servizio del re, secondo le
        loro classi, delle quali una entrava e l'altra usciva, ogni mese, per
        tutti i mesi dell'anno. Ogni classe comprendeva ventiquattromila
        individui.
 [2] Alla prima classe, in funzione nel primo mese, presiedeva Iasobeam
        figlio di Zabdiel; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [3] Egli era dei discendenti di Perez ed era il capo di tutti gli
        ufficiali dell'esercito, per il primo mese.
 
 [4] Alla classe del secondo mese presiedeva Dodo di Acoch; la sua classe
        era di ventiquattromila.
 
 [5] Al terzo gruppo, per il terzo mese, presiedeva Benaià figlio di
        Ioiadà, sommo sacerdote; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [6] Questo Benaià era un prode fra i Trenta e aveva il comando dei
        Trenta e della sua classe. Suo figlio era Ammizabàd.
 
 [7] Quarto, per il quarto mese, era Asaèl fratello di Ioab e, dopo di
        lui, Zebadia suo figlio; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [8] Quinto, per il quinto mese, era l'ufficiale Samehut di Zerach; la
        sua classe era di ventiquattromila.
 
 [9] Sesto, per il sesto mese, Ira, figlio di Ikkes di Tekoà; la sua
        classe era di ventiquattromila.
 
 [10] Settimo, per il settimo mese, era Chelez di Pelon, dei discendenti
        di Efraim; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [11] Ottavo, per l'ottavo mese, era Sibbecài di Cusa, della famiglia
        degli Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [12] Nono, per il nono mese, era Abièzer, il Beniaminita; la sua classe
        era di ventiquattromila.
 
 [13] Decimo, per il decimo mese, era Marai di Netofa, appartenente agli
        Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [14] Undecimo, per l'undecimo mese, era Benaià di Piraton, dei
        discendenti di Efraim; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [15] Dodicesimo, per il dodicesimo mese, era Cheldai di Netofa, della
        stirpe di Otniel; la sua classe era di ventiquattromila.
 
 [16] Riguardo alle tribù di Israele: sui Rubeniti presiedeva Elièzer
        figlio di Zikri; sulla tribù di Simeone, Sefatia figlio di Maaca;
 
 [17] su quella di Levi, Casabia figlio di Kemuel; sugli Aronnidi, Zadòk;
 
 [18] su quella di Giuda, Eliu, dei fratelli di Davide; su quella di
        Issacar, Omri figlio di Michele;
 
 [19] su quella di Zàbulon, Ismaia figlio di Abdia; su quella di Nèftali,
        Ierimòt figlio di Azrièl;
 
 [20] sugli Efraimiti, Osea figlio di Azazia; su metà della tribù di
        Manàsse, Gioele figlio di Pedaia;
 
 [21] su metà della tribù di Manàsse in Gàlaad, Iddo figlio di
        Zaccaria; su quella di Beniamino, Iaasiel figlio di Abner;
 
 [22] su quella di Dan, Azarel figlio di Ierocam. Questi furono i capi
        delle tribù di Israele.
 
 [23] Davide non fece il censimento di quelli al di sotto dei vent'anni,
        perché il Signore aveva detto che avrebbe moltiplicato Israele come le
        stelle del cielo.
 
 [24] Ioab figlio di Zeruià aveva cominciato il censimento, ma non lo
        terminò; proprio per esso si scatenò l'ira su Israele. Questo
        censimento non fu registrato nel libro delle Cronache del re Davide.
 
 [25] Sui tesori del re presiedeva Azmàvet figlio di Adiel; sui tesori
        che erano nella campagna, nelle città, nei villaggi e nelle torri
        presiedeva Giònata figlio di Uzzia.
 
 [26] Sugli operai agricoli, per la lavorazione del suolo, c'era Ezri
        figlio di Chelub.
 
 [27] Alle vigne era addetto Simei di Rama; ai prodotti delle vigne
        depositati nelle cantine era addetto Zabdai di Sefàm.
 
 [28] Agli oliveti e ai sicomòri, che erano nella Sefela, era addetto
        Baal-Canan di Ghedera; ai depositi di olio Ioas.
 
 [29] Agli armenti che pascolavano nella pianura di Saron era addetto il
        Saronita Sitri; agli armenti che pascolavano in altre valli Safat figlio
        di Adlai.
 
 [30] Ai cammelli era addetto Obil, l'Ismaelita; alle asine Iecdaia di
        Meronot;
 
 [31] alle pecore Iaziu l'Agareno. Tutti costoro erano amministratori dei
        beni del re Davide.
 
 [32] Giònata, zio di Davide, era consigliere; uomo intelligente e
        scriba, egli insieme con Iechiel figlio di Cakmonì, si occupava dei
        figli del re.
 
 [33] Achitofel era consigliere del re; Cusai l'Arkita era amico del re.
 
 [34] Ad Achitofel successero Ioiadà figlio di Benaià ed Ebiatàr; capo
        dell'esercito del re era Ioab.
 28 [1]
        Davide convocò tutti gli ufficiali di Israele, i capitribù e i capi
        delle varie classi al servizio del re, i capi di migliaia, i capi di
        centinaia, gli amministratori di tutti i beni e di tutto il bestiame del
        re e dei suoi figli, insieme con i consiglieri, i prodi e ogni soldato
        valoroso in Israele.
 [2] Davide si alzò in piedi e disse:
 "Ascoltatemi, miei fratelli e mio popolo! Io avevo deciso di
        costruire una dimora tranquilla per l'arca dell'alleanza del Signore,
        per lo sgabello dei piedi del nostro Dio. Avevo fatto i preparativi per
        la costruzione,
 
 [3] ma Dio mi disse: Non costruirai un tempio al mio nome, perché tu
        sei stato un guerriero e hai versato sangue.
 
 [4] Il Signore Dio di Israele scelse me fra tutta la famiglia di mio
        padre perché divenissi per sempre re su Israele; difatti egli si è
        scelto Giuda come capo e fra la discendenza di Giuda ha scelto il casato
        di mio padre e, fra i figli di mio padre, si è compiaciuto di me per
        costituirmi re su Israele.
 
 [5] Fra tutti i miei figli, poiché il Signore mi ha dato molti figli,
        ha scelto il mio figlio Salomone per farlo sedere sul trono del regno
        del Signore su Israele.
 
 [6] Egli infatti mi ha detto: Salomone tuo figlio costruirà il mio
        tempio e i miei cortili, perché io mi sono scelto lui come figlio e
        intendo essergli padre.
 
 [7] Renderò saldo il suo regno per sempre, se egli persevererà nel
        compiere i miei comandi e i miei decreti, come fa oggi.
 
 [8] Ora, davanti a tutto Israele, assemblea del Signore, e davanti al
        nostro Dio che ascolta, vi scongiuro: osservate e praticate tutti i
        decreti del Signore vostro Dio, perché possediate questo buon paese e
        lo passiate in eredità ai vostri figli dopo di voi, per sempre.
 
 [9] Tu, Salomone figlio mio, riconosci il Dio di tuo padre, servilo con
        cuore perfetto e con animo volenteroso, perché il Signore scruta i
        cuori e penetra ogni intimo pensiero; se lo ricercherai, ti si farà
        trovare; se invece l'abbandonerai, egli ti rigetterà per sempre.
 
 [10] Vedi: ora il Signore ti ha scelto perché tu gli costruisca una
        casa come santuario; sii forte e mettiti al lavoro".
 
 [11] Davide diede a Salomone suo figlio il modello del vestibolo e degli
        edifici, delle stanze per i tesori, dei piani di sopra e delle camere
        interne e del luogo per il propiziatorio,
 
 [12] inoltre la descrizione di quanto aveva in animo riguardo ai cortili
        del tempio, a tutte le stanze laterali, ai tesori del tempio e ai tesori
        delle cose consacrate,
 
 [13] alle classi dei sacerdoti e dei leviti e a tutta l'attività per il
        servizio del tempio e a tutti gli arredi usati nel tempio.
 
 [14] Relativamente a tutti gli oggetti d'oro, gli consegnò l'oro,
        indicando il peso dell'oro di ciascun oggetto destinato al culto e il
        peso dell'argento di ciascun oggetto destinato al culto.
 
 [15] Gli consegnò anche l'oro destinato ai candelabri e alle loro
        lampade, indicando il peso dei singoli candelabri e delle loro lampade,
        e l'argento destinato ai candelabri, indicando il peso dei candelabri e
        delle loro lampade, secondo l'uso di ogni candelabro.
 
 [16] Gli indicò il quantitativo dell'oro per le tavole dell'offerta,
        per ogni tavola, e dell'argento per le tavole d'argento,
 
 [17] dell'oro puro per i ganci, i vassoi e le brocche. Gli indicò il
        quantitativo dell'oro per le coppe, per ogni coppa d'oro, e quello
        dell'argento, per ogni coppa d'argento.
 
 [18] Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso.
        Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano
        le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore.
 
 [19] "Tutto ciò - disse - era in uno scritto da parte del Signore
        per farmi comprendere tutti i particolari del modello".
 
 [20] Davide disse a Salomone suo figlio: "Sii forte, coraggio;
        mettiti al lavoro, non temere e non abbatterti, perché il Signore Dio,
        mio Dio, è con te. Non ti lascerà e non ti abbandonerà finché tu non
        abbia terminato tutto il lavoro per il tempio.
 
 [21] Ecco le classi dei sacerdoti e dei leviti per ogni servizio nel
        tempio. Presso di te, per ogni lavoro, ci sono esperti in qualsiasi
        attività e ci sono capi e tutto il popolo, pronti a tutti i tuoi
        ordini".
 29 [1] Il
        re Davide disse a tutta l'assemblea: "Salomone mio figlio, il solo
        che Dio ha scelto, è ancora giovane e debole, mentre l'impresa è
        grandiosa, perché la Dimora non è destinata a un uomo ma al Signore
        Dio.
 [2] Secondo tutta la mia possibilità ho fatto preparativi per il tempio
        del mio Dio; ho preparato oro su oro, argento su argento, bronzo su
        bronzo, ferro su ferro, legname su legname, ònici, brillanti, topàzi,
        pietre di vario valore e pietre preziose e marmo bianco in quantità.
 
 [3] Inoltre, per il mio amore per la casa del mio Dio, quanto possiedo
        in oro e in argento dò per il tempio del mio Dio, oltre quanto ho
        preparato per il santuario:
 
 [4] tremila talenti d'oro, d'oro di Ofir, e settemila talenti d'argento
        raffinato per rivestire le pareti interne,
 
 [5] l'oro per gli oggetti in oro, l'argento per quelli in argento e per
        tutti i lavori da eseguirsi dagli artisti. Ora, chi vuole essere
        generoso oggi per il Signore?".
 
 [6] Si dimostrarono volenterosi i capifamiglia, i capitribù di Israele,
        i capi di migliaia e di centinaia e i dirigenti degli affari del re.
 
 [7] Essi diedero per l'opera del tempio cinquemila talenti d'oro,
        diecimila darìci, diecimila talenti d'argento, diciottomila talenti di
        bronzo e centomila talenti di ferro.
 
 [8] Quanti si ritrovarono pietre preziose le diedero a Iechièl il
        Ghersonita, perché fossero depositate nel tesoro del tempio.
 
 [9] Il popolo gioì per la loro generosità, perché le offerte erano
        fatte al Signore con cuore sincero; anche il re Davide gioì vivamente.
 
 [10] Davide benedisse il Signore davanti a tutta l'assemblea. Davide
        disse: "Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e
        sempre.
 
 [11] Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore
        e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore,
        tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa.
 
 [12] Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella
        tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere.
 
 [13] Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso.
 
 [14] E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di
        offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi,
        dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l'abbiamo ridato.
 
 [15] Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri
        padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è
        speranza.
 
 [16] Signore nostro Dio, quanto noi abbiamo preparato per costruire una
        casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo.
 
 [17] So, mio Dio, che tu provi i cuori e ti compiaci della rettitudine.
        Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose. Ora io
        vedo il tuo popolo qui presente portarti offerte con gioia.
 
 [18] Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, nostri padri,
        custodisci questo sentimento per sempre nell'intimo del cuore del tuo
        popolo. Dirigi i loro cuori verso di te.
 
 [19] A Salomone mio figlio concedi un cuore sincero perché custodisca i
        tuoi comandi, le tue disposizioni e i tuoi decreti, perché eseguisca
        tutto ciò e costruisca l'edificio, per il quale io ho eseguito i
        preparativi".
 
 [20] Davide disse a tutta l'assemblea: "Su, benedite il Signore
        vostro Dio!". Tutta l'assemblea benedisse il Signore, Dio dei suoi
        padri; si inginocchiarono e si prostrarono davanti al Signore e al re.
 
 [21] Offrirono sacrifici al Signore e gli bruciarono olocausti il giorno
        dopo: mille giovenchi, mille arieti, mille agnelli con le relative
        libazioni, oltre numerosi sacrifici per tutto Israele.
 
 [22] Mangiarono e bevvero alla presenza del Signore in quel giorno con
        manifestazioni di grande gioia. Di nuovo proclamarono re Salomone,
        figlio di Davide, lo unsero, consacrando lui al Signore come capo e Zadòk
        come sacerdote.
 
 [23] Salomone sedette sul trono del Signore come re al posto di Davide
        suo padre; prosperò e tutto Israele gli fu sottomesso.
 
 [24] Tutti gli ufficiali, i prodi e anche tutti i figli del re Davide si
        sottomisero al re Salomone.
 
 [25] Il Signore rese grande Salomone di fronte a tutto Israele e gli
        diede uno splendore di regno, che nessun predecessore in Israele aveva
        avuto.
 
 [26] Davide, figlio di Iesse, aveva regnato su tutto Israele.
 
 [27] La durata del suo regno su Israele era stata di quarant'anni; in
        Ebron aveva regnato sette anni e in Gerusalemme trentatré.
 
 [28] Morì molto vecchio, sazio di anni, di ricchezza e di gloria. Al
        suo posto divenne re il figlio Salomone.
 
 [29] Le gesta del re Davide, le prime come le ultime, ecco sono
        descritte nei libri del veggente Samuele, nel libro del profeta Natan e
        nel libro del veggente Gad,
 
 [30] con tutta la storia del suo regno, della sua potenza e di quanto
        avvenne in quei tempi durante la sua vita, in Israele e in tutti i regni
        degli altri paesi.
 SECONDO
        LIBRO DELLE CRONACHE 1 [1]
        Salomone figlio di Davide si affermò nel regno. Il Signore suo Dio era
        con lui e lo rese molto grande.
 [2] Salomone mandò ordini a tutto Israele, ai capi di migliaia e di
        centinaia, ai magistrati, a tutti i principi di tutto Israele e ai
        capifamiglia.
 
 [3] Poi Salomone e tutto Israele con lui si recarono all'altura di Gàbaon,
        perché là si trovava la tenda del convegno di Dio, eretta da Mosè,
        servo di Dio, nel deserto.
 
 [4] Ma l'arca di Dio Davide l'aveva trasportata da Kiriat-Iearìm nel
        luogo che aveva preparato per essa, perché egli aveva innalzato per
        essa una tenda in Gerusalemme.
 
 [5] L'altare di bronzo, opera di Bezalèel figlio di Uri, figlio di Cur,
        era là davanti alla Dimora del Signore. Salomone e l'assemblea vi
        andarono per consultare il Signore.
 
 [6] Salomone salì all'altare di bronzo davanti al Signore nella tenda
        del convegno e vi offrì sopra mille olocausti.
 
 [7] In quella notte Dio apparve a Salomone e gli disse: "Chiedimi
        ciò che vuoi che io ti conceda".
 
 [8] Salomone disse a Dio: "Tu hai trattato mio padre Davide con
        grande benevolenza e mi hai fatto regnare al suo posto.
 
 [9] Ora, Signore Dio, si avveri la tua parola a Davide mio padre, perché
        mi hai costituito re su un popolo numeroso come la polvere della terra.
 
 [10] Ora concedimi saggezza e scienza e che io possa guidare questo
        popolo; perché chi potrebbe mai governare questo tuo grande
        popolo?".
 
 [11] Dio disse a Salomone: "Poiché ti sta a cuore una cosa simile
        e poiché non hai domandato né ricchezze, né beni, né gloria, né la
        vita dei tuoi nemici e neppure una lunga vita, ma hai domandato
        piuttosto saggezza e scienza per governare il mio popolo, su cui ti ho
        costituito re,
 
 [12] saggezza e scienza ti saranno concesse. Inoltre io ti darò
        ricchezze, beni e gloria, quali non ebbero mai i re tuoi predecessori e
        non avranno mai i tuoi successori".
 
 [13] Salomone poi dall'altura, che si trovava in Gàbaon, tornò a
        Gerusalemme, lontano dalla tenda del convegno, e regnò su Israele.
 
 [14] Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e
        dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re in
        Gerusalemme.
 
 [15] Il re fece in modo che in Gerusalemme l'argento e l'oro
        abbondassero come i sassi e i cedri fossero numerosi come i sicomòri
        nella Sefela.
 
 [16] I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del
        re li acquistavano in Kue.
 
 [17] Essi facevano venire e importavano da Muzri un carro per seicento
        sicli d'argento, un cavallo per centocinquanta. In tal modo ne
        importavano per fornirli a tutti i re degli Hittiti e ai re di Aram.
 
 [18] Salomone decise di costruire un tempio al nome del Signore e una
        reggia per sé.
 2 [1]
        Salomone ingaggiò settantamila portatori, ottantamila scalpellini per
        lavorare in montagna e tremilaseicento sorveglianti.
 [2] Salomone mandò a dire a Chiram, re di Tiro: "Come hai fatto
        con mio padre Davide, al quale avevi spedito legno di cedro per la
        costruzione della sua dimora, fà anche con me.
 
 [3] Ecco ho deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio Dio,
        per consacrarlo a lui sì che io possa bruciare profumi fragranti
        davanti a lui, esporre sempre i pani dell'offerta e presentare olocausti
        mattina e sera, nei sabati, nei noviluni e nelle feste del Signore
        nostro Dio. Per Israele questo è un obbligo perenne.
 
 [4] Il tempio, che io intendo costruire, deve essere grande, perché il
        nostro Dio è più grande di tutti gli dei.
 
 [5] Ma chi avrà la capacità di costruirgli un tempio, quando i cieli e
        i cieli dei cieli non bastano per contenerlo? E chi sono io perché gli
        costruisca un tempio, anche solo per bruciare incenso alla sua presenza?
 
 [6] Ora mandami un uomo esperto nel lavorare l'oro, l'argento, il
        bronzo, il ferro, filati di porpora, di cremisi e di violetto e che
        sappia eseguire intagli di ogni genere; egli lavorerà con gli altri
        artigiani che io ho in Gerusalemme e in Giuda, preparati da mio padre
        Davide.
 
 [7] Mandami legno di cedro, di abete e di sandalo dal Libano. Io so,
        infatti, che i tuoi uomini sono abili nel tagliare gli alberi del
        Libano. Ora i miei uomini si uniranno ai tuoi
 
 [8] per prepararmi legno in grande quantità, perché il tempio che
        intendo costruire deve essere grande e stupendo.
 
 [9] Ecco, a quanti abbatteranno e taglieranno gli alberi io darò grano
        per vettovagliamento; ai tuoi uomini darò ventimila kor di grano,
        ventimila kor d'orzo, ventimila bat di vino e ventimila bat
        d'olio".
 
 [10] Chiram re di Tiro mandò per iscritto a Salomone questo messaggio:
        "Per l'amore che il Signore porta al suo popolo, ti ha costituito
        re su di esso".
 
 [11] Quindi Chiram diceva: "Sia benedetto il Signore Dio di
        Israele, che ha fatto il cielo e la terra, che ha concesso al re Davide
        un figlio saggio, pieno di senno e di intelligenza, il quale costruirà
        un tempio al Signore e una reggia per sé.
 
 [12] Ora ti mando un uomo esperto, pieno di saggezza, Curam-Abi,
 
 [13] figlio di una donna della tribù di Dan e di un padre di Tiro. Egli
        sa lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno,
        i filati di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi; sa eseguire
        ogni intaglio e concretare genialmente ogni progetto gli venga
        sottoposto. Egli lavorerà con i tuoi artigiani e con gli artigiani del
        mio signore Davide tuo padre.
 
 [14] Ora il mio Signore mandi ai suoi uomini il grano, l'orzo, l'olio e
        il vino promessi.
 
 [15] Noi taglieremo nel Libano il legname, quanto te ne occorrerà, e te
        lo porteremo per mare su zattere fino a Giaffa e tu lo farai salire a
        Gerusalemme".
 
 [16] Salomone censì tutti gli stranieri che erano nel paese di Israele:
        un nuovo censimento dopo quello effettuato dal padre Davide. Ne furono
        trovati centocinquantatremilaseicento.
 
 [17] Ne prese settantamila come portatori, ottantamila come scalpellini
        perché lavorassero sulle montagne e tremilaseicento come sorveglianti
        perché facessero lavorare quella gente.
 3 [1]
        Salomone cominciò a costruire il tempio del Signore in Gerusalemme sul
        monte Moria dove il Signore era apparso a Davide suo padre, nel luogo
        preparato da Davide sull'aia di Ornan il Gebuseo.
 [2] Incominciò a costruire nel secondo mese dell'anno quarto del suo
        regno.
 
 [3] Queste sono le misure delle fondamenta poste da Salomone per
        edificare il tempio: lunghezza, in cubiti dell'antica misura, sessanta
        cubiti; larghezza venti cubiti.
 
 [4] Il vestibolo, che era di fronte al tempio nel senso della larghezza
        del tempio, era di venti cubiti; la sua altezza era di centoventi
        cubiti. Egli ricoprì l'interno di oro purissimo.
 
 [5] Ricoprì con legno di abete il vano maggiore e lo rivestì d'oro
        fino; sopra vi scolpì palme e catenelle.
 
 [6] Rivestì l'aula con pietre preziose per ornamento. L'oro era oro di
        Parvàim.
 
 [7] Rivestì d'oro la navata, cioè le travi, le soglie, le pareti e le
        porte; sulle pareti scolpì cherubini.
 
 [8] Costruì la cella del Santo dei santi, lunga, nel senso della
        larghezza della navata, venti cubiti e larga venti cubiti. La rivestì
        di oro fino, impiegandone seicento talenti.
 
 [9] Il peso dei chiodi era di cinquanta sicli d'oro; anche i piani di
        sopra rivestì d'oro.
 
 [10] Nella cella del Santo dei santi eresse due cherubini, lavoro di
        scultura e li rivestì d'oro.
 
 [11] Le ali dei cherubini erano lunghe venti cubiti. Un'ala del primo
        cherubino, lunga cinque cubiti, toccava la parete della cella; l'altra,
        lunga cinque cubiti, toccava l'ala del secondo cherubino.
 
 [12] Un'ala del secondo cherubino, di cinque cubiti, toccava la parete
        della cella; l'altra, di cinque cubiti, toccava l'ala del primo
        cherubino.
 
 [13] Queste ali dei cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti; essi
        stavano in piedi, voltati verso l'interno.
 
 [14] Salomone fece la cortina di stoffa di violetto, di porpora, di
        cremisi e di bisso; sopra vi fece ricamare cherubini.
 
 [15] Di fronte al tempio eresse due colonne, alte trentacinque cubiti;
        il capitello sulla cima di ciascuna era di cinque cubiti.
 
 [16] Fece ghirlande e le pose sulla cima delle colonne. Fece anche cento
        melagrane e le collocò fra le ghirlande.
 
 [17] Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a
        sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz.
 4 [1]
        Salomone fece l'altare di bronzo lungo venticinque cubiti, largo
        venticinque e alto dieci.
 [2] Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda,
        alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla.
 
 [3] Sotto l'orlo, per l'intera circonferenza, la circondavano animali
        dalle sembianze di buoi, dieci per cubito, disposti in due file e fusi
        insieme con la vasca.
 
 [4] Questa poggiava su dodici buoi: tre guardavano verso settentrione,
        tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. La vasca
        vi poggiava sopra e le loro parti posteriori erano rivolte verso
        l'interno.
 
 [5] Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo era come l'orlo di un
        calice a forma di giglio. Conteneva tremila bat.
 
 [6] Fece anche dieci recipienti per la purificazione ponendone cinque a
        destra e cinque a sinistra; in essi si lavava quanto si adoperava per
        l'olocausto. La vasca serviva alle abluzioni dei sacerdoti.
 
 [7] Fece dieci candelabri d'oro, secondo la forma prescritta, e li pose
        nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra.
 
 [8] Fece dieci tavoli e li collocò nella navata, cinque a destra e
        cinque a sinistra.
 
 [9] Fece il cortile dei sacerdoti, il gran cortile e le porte di detto
        cortile, che rivestì di bronzo.
 
 [10] Collocò la vasca dal lato destro, a sud-est.
 
 [11] Curam fece le caldaie, le palette e gli aspersori. Egli portò a
        termine il lavoro, eseguito nel tempio per il re Salomone:
 
 [12] le due colonne, i due globi dei capitelli sopra le colonne, i due
        reticolati per coprire i globi dei capitelli sopra le colonne,
 
 [13] le quattrocento melagrane per i due reticolati, due file di
        melagrane per ogni reticolato per coprire i due globi dei capitelli
        sopra le colonne,
 
 [14] le dieci basi e i dieci recipienti sulle basi,
 
 [15] l'unica vasca e i dodici buoi sotto di essa,
 
 [16] le caldaie, le palette, i forchettoni e tutti gli accessori che
        Curam-Abi fece di bronzo splendido per il re Salomone per il tempio.
 
 [17] Il re li fece fondere nella valle del Giordano, nella fonderia, fra
        Succot e Zereda.
 
 [18] Salomone fece tutti questi oggetti in grande quantità da non
        potersi calcolare il peso del bronzo.
 
 [19] Salomone fece tutti gli oggetti destinati al tempio: l'altare d'oro
        e le tavole, su cui si ponevano i pani dell'offerta,
 
 [20] i candelabri e le lampade d'oro da accendersi, come era prescritto,
        di fronte alla cella,
 
 [21] i fiori, le lampade e gli spegnitoi d'oro, di quello più
        raffinato,
 
 [22] i coltelli, gli aspersori, le coppe e i bracieri d'oro fino. Quanto
        alle porte del tempio, i battenti interni verso il Santo dei santi e i
        battenti della navata del tempio erano d'oro.
 5 [1] Fu
        ultimato così quanto Salomone aveva disposto per il tempio. Allora
        Salomone fece portare gli oggetti consacrati da Davide suo padre e
        depositò l'argento, l'oro e ogni arredo nel tesoro del tempio.
 [2] Salomone allora convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di
        Israele e tutti i capitribù, i principi dei casati israeliti, per
        trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè
        da Sion.
 
 [3] Si radunarono presso il re tutti gli Israeliti per la festa che
        cadeva nel settimo mese.
 
 [4] Quando furono giunti tutti gli anziani di Israele, i leviti
        sollevarono l'arca.
 
 [5] Trasportarono l'arca e la tenda del convegno e tutti gli oggetti
        sacri che erano nella tenda; li trasportarono i sacerdoti e i leviti.
 
 [6] Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di
        lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi, da non potersi contare né
        calcolare per il gran numero.
 
 [7] I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo
        posto nella cella del tempio, nel Santo dei santi, sotto le ali dei
        cherubini.
 
 [8] Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano
        l'arca e le sue stanghe dall'alto.
 
 [9] Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si
        prolungavano oltre l'arca verso la cella, ma non si vedevano di fuori;
        così è fino ad oggi.
 
 [10] Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole, che Mosè vi pose
        sull'Oreb, le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli
        Israeliti quando uscirono dall'Egitto.
 
 [11] Ora avvenne che, usciti i sacerdoti dal Santo - tutti i sacerdoti
        presenti infatti si erano santificati senza badare alle classi -
 
 [12] mentre tutti i leviti cantori, cioè Asaf, Eman, Idutun e i loro
        figli e fratelli, vestiti di bisso, con cembali, arpe e cetre stavano in
        piedi a oriente dell'altare e mentre presso di loro 120 sacerdoti
        suonavano le trombe,
 
 [13] avvenne che, quando i suonatori e i cantori fecero udire
        all'unisono la voce per lodare e celebrare il Signore e il suono delle
        trombe, dei cembali e degli altri strumenti si levò per lodare il
        Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre, allora il
        tempio si riempì di una nube, cioè della gloria del Signore.
 
 [14] I sacerdoti non riuscivano a rimanervi per il loro servizio a causa
        della nube, perché la gloria del Signore aveva riempito il tempio di
        Dio.
 6 [1]
        Allora Salomone disse:"Il Signore ha deciso di abitare nella nube.
 
 [2] Ora io ti ho costruito una casa sublime,
 un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora".
 
 [3] Il re poi si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre
        tutta l'assemblea di Israele stava in piedi
 
 [4] e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, che ha adempiuto
        con potenza quanto aveva predetto di sua bocca a Davide, mio padre:
 
 [5] Da quando feci uscire il mio popolo dal paese d'Egitto non mi sono
        scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si
        costruisse un tempio ove abitasse il mio nome e non mi sono scelto
        nessuno perché fosse guida del mio popolo Israele;
 
 [6] ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi
        sono scelto Davide perché governi il mio popolo Israele.
 
 [7] Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del
        Signore, Dio di Israele,
 
 [8] ma il Signore disse a Davide mio padre: Hai deciso di costruire un
        tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto;
 
 [9] solo che tu non costruirai il tempio, ma tuo figlio, generato da te,
        costruirà un tempio al mio nome.
 
 [10] Il Signore ha attuato la sua parola; sono succeduto infatti a
        Davide mio padre e siedo sul trono di Israele, come aveva preannunziato
        il Signore e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele.
 
 [11] Vi ho collocato l'arca dell'alleanza che il Signore aveva conclusa
        con gli Israeliti".
 
 [12] Egli si pose poi davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta
        l'assemblea di Israele, e stese le mani.
 
 [13] Salomone, infatti, aveva eretto una tribuna di bronzo e l'aveva
        collocata in mezzo al grande cortile; era lunga cinque cubiti, larga
        cinque e alta tre. Egli vi salì e si inginocchiò di fronte a tutta
        l'assemblea di Israele. Stese le mani verso il cielo e
 
 [14] disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è Dio simile a te in
        cielo e sulla terra. Tu mantieni l'alleanza e la misericordia verso i
        tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore.
 
 [15] Tu hai mantenuto, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre,
        quanto gli avevi promesso; quanto avevi pronunziato con la bocca l'hai
        adempiuto con potenza, come appare oggi.
 
 [16] Ora, Signore Dio di Israele, mantieni, nei riguardi del tuo servo
        Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà mai un
        discendente, il quale stia davanti a me e sieda sul trono di Israele,
        purché i tuoi figli vigilino sulla loro condotta, secondo la mia legge,
        come hai fatto tu con me.
 
 [17] Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai
        rivolta al tuo servo Davide!
 
 [18] Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco i
        cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa
        che ti ho costruita!
 
 [19] Tuttavia volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica,
        Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo
        innalza a te.
 
 [20] Siano i tuoi occhi aperti verso questa casa, giorno e notte, verso
        il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la
        preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
 
 [21] Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando
        pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua
        dimora; ascolta e perdona!
 
 [22] Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposta una
        maledizione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio,
 
 [23] tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fà giustizia fra i tuoi
        servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e
        dichiara giusto l'innocente, rendendogli quanto merita la sua innocenza.
 
 [24] Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico perché ha
        peccato contro di te, se si convertirà e loderà il tuo nome, pregherà
        e supplicherà davanti a te, in questo tempio,
 
 [25] tu ascolta dal cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e
        fallo tornare nel paese che hai concesso loro e ai loro padri.
 
 [26] Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno
        peccato contro di te, se ti pregheranno in questo luogo, loderanno il
        tuo nome e si convertiranno dal loro peccato perché tu li avrai
        umiliati,
 
 [27] tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo
        popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e
        concedi la pioggia alla terra, che hai dato in eredità al tuo popolo.
 
 [28] Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o
        ruggine, invasione di cavallette o di bruchi, quando il nemico assedierà
        il tuo popolo nella sua terra o nelle sue città, quando scoppierà
        un'epidemia o un flagello qualsiasi,
 
 [29] ogni preghiera e ogni supplica fatta da un individuo o da tutto il
        tuo popolo Israele, in seguito alla prova del castigo e del dolore, con
        le mani tese verso questo tempio,
 
 [30] tu ascoltala dal cielo, luogo della tua dimora e perdona, rendendo
        a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il cuore di ognuno,
        poiché solo tu conosci il cuore dei figli dell'uomo.
 
 [31] Fà sì che ti temano e camminino nelle tue vie per tutti i giorni
        della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri.
 
 [32] Anche lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, se
        viene da un paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano
        potente e del tuo braccio teso, a pregare in questo tempio,
 
 [33] tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le
        richieste dello straniero e tutti i popoli della terra conoscano il tuo
        nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è
        stato invocato su questo tempio, che io ho costruito.
 
 [34] Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici,
        seguendo la via per la quale l'avrai indirizzato, se ti pregheranno
        rivolti verso questa città che ti sei scelta, e verso il tempio che ho
        costruito al tuo nome,
 
 [35] ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro
        giustizia.
 
 [36] Quando peccheranno contro di te - non c'è, infatti, nessuno senza
        peccato - e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i
        loro conquistatori li deporteranno in un paese lontano o vicino,
 
 [37] se, nel paese in cui saranno stati deportati, rientrando in se
        stessi, si convertiranno a te supplicandoti nel paese della loro
        prigionia dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,
 
 [38] se faranno ritorno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima, nel
        paese della loro prigionia ove li avranno deportati e ti supplicheranno
        rivolti verso il paese che tu hai concesso ai loro padri, verso la città
        che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,
 
 [39] tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e
        la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo che ha
        peccato contro di te.
 
 [40] Ora, mio Dio, i tuoi occhi siano aperti e le tue orecchie attente
        alla preghiera innalzata in questo luogo.
 
 [41] Ora, alzati, Signore Dio, vieni al luogo del tuo riposo, tu e
        l'arca tua potente. Siano i tuoi sacerdoti, Signore Dio, rivestiti di
        salvezza e i tuoi fedeli esultino nel benessere.
 
 [42] Signore Dio, non rigettare il tuo consacrato; ricordati i favori
        fatti a Davide tuo servo".
 7 [1]
        Appena Salomone ebbe finito di pregare, cadde dal cielo il fuoco, che
        consumò l'olocausto e le altre vittime, mentre la gloria del Signore
        riempiva il tempio.
 [2] I sacerdoti non potevano entrare nel tempio, perché la gloria del
        Signore lo riempiva.
 
 [3] Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del
        Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento,
        adorarono e celebrarono il Signore perché è buono, perché la sua
        grazia dura sempre.
 
 [4] Il re e tutto il popolo sacrificarono vittime al Signore.
 
 [5] Il re Salomone offrì in sacrificio ventiduemila buoi e
        centoventimila pecore; così il re e tutto il popolo dedicarono il
        tempio.
 
 [6] I sacerdoti attendevano al servizio; i leviti con tutti gli
        strumenti musicali, fatti dal re Davide, celebravano il Signore, perché
        la sua grazia dura sempre, eseguendo le laudi composte da Davide. I
        sacerdoti suonavano le trombe di fronte ai leviti, mentre tutti gli
        Israeliti stavano in piedi.
 
 [7] Salomone consacrò il centro del cortile di fronte al tempio;
        infatti ivi offrì gli olocausti e il grasso dei sacrifici di comunione,
        poiché l'altare di bronzo, eretto da Salomone, non poteva contenere gli
        olocausti, le offerte e i grassi.
 
 [8] In quel tempo Salomone celebrò la festa per sette giorni; tutto
        Israele, dall'ingresso di Amat al torrente di Egitto, un'assemblea
        grandissima, era con lui.
 
 [9] Nel giorno ottavo ci fu una riunione solenne, essendo durata la
        dedicazione dell'altare sette giorni e sette giorni anche la festa.
 
 [10] Il ventitré del settimo mese Salomone congedò il popolo perché
        tornasse alle sue case contento e con la gioia nel cuore per il bene
        concesso dal Signore a Davide, a Salomone e a Israele suo popolo.
 
 [11] Salomone terminò il tempio e la reggia; attuò quanto aveva deciso
        di fare nella casa del Signore e nella propria.
 
 [12] Il Signore apparve di notte a Salomone e gli disse: "Ho
        ascoltato la tua preghiera; mi sono scelto questo luogo come casa di
        sacrificio.
 
 [13] Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò
        alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo
        al mio popolo,
 
 [14] se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si
        umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo
        peccato e risanerò il suo paese.
 
 [15] Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla
        preghiera fatta in questo luogo.
 
 [16] Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio perché la mia
        presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio
        cuore.
 
 [17] Se tu camminerai davanti a me come ha camminato Davide tuo padre,
        facendo quanto ti ho comandato, e osserverai i miei statuti e decreti,
 
 [18] consoliderò il trono del tuo regno come ho promesso a Davide tuo
        padre dicendogli: Non mancherà per te un successore che regni in
        Israele.
 
 [19] Ma se voi devierete e abbandonerete i decreti e i comandi, che io
        ho posto innanzi a voi e andrete a servire dei stranieri e a prostrarvi
        a loro,
 
 [20] vi sterminerò dal paese che vi ho concesso, e ripudierò questo
        tempio, che ho consacrato al mio nome, lo renderò la favola e l'oggetto
        di scherno di tutti i popoli.
 
 [21] Riguardo a questo tempio, già così eccelso, chiunque vi passerà
        vicino stupirà e dirà: Perché il Signore ha agito così con questo
        paese e con questo tempio?
 
 [22] Si risponderà: Perché hanno abbandonato il Signore Dio dei loro
        padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e si sono legati a
        dei stranieri, prostrandosi davanti a loro e servendoli. Per questo egli
        ha mandato su di loro tutte queste sciagure".
 8 [1]
        Passati i vent'anni durante i quali aveva edificato il tempio e la
        reggia,
 [2] Salomone ricostruì le città che Curam gli aveva dato e vi stabilì
        gli Israeliti.
 
 [3] Salomone andò ad Amat di Zoba e l'occupò.
 
 [4] Egli ricostruì Palmira nel deserto e tutte le città di
        rifornimento, che aveva costruito in Amat.
 
 [5] Ricostruì Bet-Coròn superiore e Bet-Coròn inferiore, fortezze con
        mura, battenti e catenacci.
 
 [6] Lo stesso fece con Baalat, con tutte le città di rifornimento di
        sua proprietà e con tutte le città dei carri e dei cavalli; insomma
        eseguì tutto ciò che gli piacque di costruire in Gerusalemme, nel
        Libano e in tutto il territorio del suo dominio.
 
 [7] Quanti rimanevano degli Hittiti, degli Amorrèi, dei Perizziti,
        degli Evei e dei Gebusei, che non erano Israeliti,
 
 [8] cioè i loro discendenti, sopravvissuti dopo di loro nel paese,
        quanti non erano stati sterminati dagli Israeliti, Salomone li rese
        tributari, come lo sono fino ad oggi.
 
 [9] Ma degli Israeliti Salomone non impiegò nessuno come schiavo per i
        suoi lavori, perché essi erano guerrieri, capi dei suoi scudieri, capi
        dei suoi carri e dei suoi cavalieri.
 
 [10] Questi capi di prefetti, eletti dal re Salomone, erano
        duecentocinquanta e avevano la sorveglianza sul popolo.
 
 [11] Salomone trasferì la figlia del faraone dalla città di Davide
        alla casa che aveva costruita per lei, perché aveva stabilito:
        "Una donna non deve abitare per me nella casa di Davide, re di
        Israele, perché è sacro ogni luogo in cui ha sostato l'arca del
        Signore".
 
 [12] In quel tempo Salomone offrì olocausti al Signore sull'altare del
        Signore, che aveva costruito di fronte al vestibolo.
 
 [13] Ogni giorno offriva olocausti secondo il comando di Mosè, nei
        sabati, nei noviluni e nelle tre feste dell'anno, cioè nella festa
        degli azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle capanne.
 
 [14] Secondo le disposizioni di Davide suo padre, stabilì le classi dei
        sacerdoti per il loro servizio; anche per i leviti dispose che nel loro
        ufficio lodassero Dio e assistessero i sacerdoti ogni giorno; ai
        portieri nelle loro classi assegnò le singole porte, perché così
        aveva comandato Davide, uomo di Dio.
 
 [15] Non si allontanarono in nulla dalle disposizioni del re Davide
        riguardo ai sacerdoti e ai leviti; lo stesso avvenne riguardo ai tesori.
 
 [16] Così fu realizzata tutta l'opera di Salomone da quando si
        gettarono le fondamenta del tempio fino al suo compimento definitivo.
 
 [17] Allora Salomone andò ad Ezion-Ghèber e ad Elat sulla riva del
        mare, nella regione di Edom.
 
 [18] Curam gli mandò alcune navi con propri equipaggi e uomini esperti
        del mare. Costoro, insieme con i marinai di Salomone, andarono in Ofir e
        di là presero quattrocentocinquanta talenti d'oro e li portarono al re
        Salomone.
 9 [1] La
        regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne a Gerusalemme per
        metterlo alla prova mediante enigmi. Arrivò con un corteo molto
        numeroso e con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di
        pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva in
        mente.
 [2] Salomone rispose a tutte le sue domande; nessuna risultò occulta
        per Salomone tanto da non poterle rispondere.
 
 [3] La regina di Saba, quando ebbe ammirato la sapienza di Salomone, la
        reggia che egli aveva costruito,
 
 [4] i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi servitori, l'attività
        dei suoi ministri e le loro divise, i suoi coppieri e le loro vesti, gli
        olocausti che egli offriva nel tempio, ne rimase incantata.
 
 [5] Quindi disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito
        dire nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza.
 
 [6] Io non avevo voluto credere a quanto si diceva finché non sono
        giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non mi era stata
        riferita neppure una metà della grandezza della tua sapienza; tu superi
        la fama che avevo sentito su di te.
 
 [7] Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi ministri, che stanno sempre
        alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza!
 
 [8] Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te e ti
        ha costituito, sul suo trono, re per il Signore Dio tuo. Poiché il tuo
        Dio ama Israele e intende renderlo stabile per sempre, ti ha costituito
        suo re perché tu eserciti il diritto e la giustizia".
 
 [9] Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e
        pietre preziose. Non ci furono mai tanti aromi come quelli che la regina
        di Saba diede al re Salomone.
 
 [10] Gli uomini di Curam e quelli di Salomone, che caricavano oro da
        Ofir, portarono legno di sandalo e pietre preziose.
 
 [11] Con il legno di sandalo il re fece le scale del tempio e della
        reggia, cetre e arpe per i cantori; strumenti simili non erano mai stati
        visti nel paese di Giuda.
 
 [12] Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto ella aveva mostrato
        di gradire, oltre l'equivalente di quanto ella aveva portato al re. Ella
        poi tornò nel suo paese con i suoi uomini.
 
 [13] Il peso dell'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era
        di seicentosessantasei talenti d'oro,
 
 [14] senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai
        commercianti; tutti i re dell'Arabia e i governatori del paese portavano
        a Salomone oro e argento.
 
 [15] Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ognuno
        dei quali adoperò seicento sicli d'oro,
 
 [16] e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ognuno dei quali adoperò
        trecento sicli d'oro. Il re li pose nel palazzo della foresta del
        Libano.
 
 [17] Il re fece un grande trono d'avorio, che rivestì d'oro puro.
 
 [18] Il trono aveva sei gradini e uno sgabello d'oro connessi fra loro.
        Ai due lati del sedile c'erano due bracci, vicino ai quali si ergevano
        due leoni.
 
 [19] Dodici leoni si ergevano, di qua e di là, sui sei gradini; non ne
        esistevano di simili in nessun regno.
 
 [20] Tutto il vasellame per bere del re Salomone era d'oro; tutti gli
        arredi del palazzo della foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo
        di Salomone l'argento non valeva nulla.
 
 [21] Difatti le navi del re andavano a Tarsìs, guidate dai marinai di
        Curam; ogni tre anni tornavano le navi di Tarsìs cariche d'oro,
        d'argento, di avorio, di scimmie e di babbuini.
 
 [22] Il re Salomone superò, per ricchezza e sapienza, tutti i re della
        terra.
 
 [23] Tutti i re della terra desideravano avvicinare Salomone per
        ascoltare la sapienza che Dio gli aveva infusa.
 
 [24] Ognuno di essi gli portava ogni anno il proprio tributo, oggetti
        d'oro e oggetti d'argento, vesti, armi, aromi, cavalli e muli.
 
 [25] Salomone aveva quattromila stalle per i suoi cavalli e i suoi carri
        e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re
        in Gerusalemme.
 
 [26] Egli dominava su tutti i re, dal fiume fino alla regione dei
        Filistei e fino al confine dell'Egitto.
 
 [27] Il re fece sì che in Gerusalemme l'argento fosse comune come i
        sassi, i cedri numerosi come i sicomòri nella Sefela.
 
 [28] Da Muzri e da tutti i paesi si importavano cavalli per Salomone.
 
 [29] Le altre gesta di Salomone, dalle prime alle ultime, sono descritte
        negli atti del profeta Natan, nella profezia di Achia di Silo e nelle
        visioni del veggente Iedò riguardo a Geroboamo figlio di Nebàt.
 
 [30] Salomone regnò in Gerusalemme su Israele quarant'anni.
 
 [31] Salomone si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella
        città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Roboamo.
 10 [1]
        Roboamo andò a Sichem, perché tutti gli Israeliti erano convenuti in
        Sichem per proclamarlo re.
 [2] Quando lo seppe, Geroboamo figlio di Nebàt, che era in Egitto dove
        era fuggito per paura del re Salomone, tornò dall'Egitto.
 
 [3] Lo avevano mandato a chiamare e perciò Geroboamo si presentò con
        tutto Israele e dissero a Roboamo:
 
 [4] "Tuo padre ha reso pesante il nostro giogo, ora tu alleggerisci
        la dura schiavitù di tuo padre e il giogo gravoso, che quegli ci ha
        imposto, e noi ti serviremo".
 
 [5] Rispose loro: "Tornate da me fra tre giorni". Il popolo se
        ne andò.
 
 [6] Il re Roboamo si consigliò con gli anziani, che erano stati al
        servizio di Salomone suo padre durante la sua vita e domandò: "Che
        mi consigliate di rispondere a questo popolo?".
 
 [7] Gli dissero: "Se oggi ti mostrerai benevolo verso questo
        popolo, se l'accontenterai e se dirai loro parole gentili, essi saranno
        tuoi docili sudditi per sempre".
 
 [8] Ma quegli trascurò il consiglio datogli dagli anziani e si consultò
        con i giovani, che erano cresciuti con lui ed erano al suo servizio.
 
 [9] Domandò loro: "Che mi consigliate di rispondere a questo
        popolo che mi ha chiesto: Alleggerisci il giogo impostoci da tuo
        padre?".
 
 [10] I giovani, che erano cresciuti con lui, gli dissero: "Al
        popolo che si è rivolto a te dicendo: Tuo padre ha reso pesante il
        nostro giogo, tu alleggeriscilo! annunzierai:
 Il mio mignolo è più grosso dei fianchi di mio
        padre.
 
 [11] Ora, se mio padre vi ha caricati di un giogo
        pesante,
 io renderò ancora più grave il vostro giogo.
 Mio padre vi ha castigati con fruste,
 io vi castigherò con flagelli".
 
 [12] Geroboamo e tutto il popolo si presentarono a Roboamo il terzo
        giorno, come aveva ordinato il re quando affermò: "Tornate da me
        il terzo giorno".
 
 [13] Il re rispose loro duramente. Il re Roboamo, respinto il consiglio
        degli anziani,
 
 [14] disse loro secondo il consiglio dei giovani:
 "Mio padre vi ha imposto un giogo pesante,
 io lo renderò ancora più grave.
 Mio padre vi ha castigati con fruste,
 io vi castigherò con flagelli".
 
 [15] Il re non ascoltò il popolo, poiché era disposizione divina che
        il Signore attuasse la parola che aveva rivolta a Geroboamo, figlio di
        Nebàt, per mezzo di Achia di Silo.
 
 [16] Tutto Israele, visto che il re non li ascoltava, rispose al re:
 "Che c'è fra noi e Davide?
 Nulla in comune con il figlio di Iesse!
 Ognuno alle proprie tende, Israele!
 Ora pensa alla tua casa, Davide".
 Tutto Israele se ne andò alle sue tende.
 
 [17] Sugli Israeliti che abitavano nelle città di Giuda regnò Roboamo.
 
 [18] Il re Roboamo mandò Adoram, sovrintendente ai lavori forzati, ma
        gli Israeliti lo lapidarono ed egli morì. Il re Roboamo allora salì in
        fretta sul suo carro e fuggì in Gerusalemme.
 
 [19] Così Israele si ribellò alla casa di Davide; tale situazione dura
        fino ad oggi.
 11 [1]
        Roboamo, giunto in Gerusalemme, vi convocò le tribù di Giuda e di
        Beniamino, centottantamila guerrieri scelti, per combattere contro
        Israele allo scopo di riconquistare il regno a Roboamo.
 [2] Ma questa parola del Signore fu rivolta a Semaia:
 
 [3] "Annunzia a Roboamo figlio di Salomone, re di Giuda, e a tutti
        gli Israeliti che sono in Giuda e in Beniamino:
 
 [4] Dice il Signore: Non andate a combattere contro i vostri fratelli.
        Ognuno torni a casa, perché questa situazione è stata voluta da
        me". Ascoltarono le parole del Signore e rinunziarono a marciare
        contro Geroboamo.
 
 [5] Roboamo abitò in Gerusalemme. Egli trasformò in fortezze alcune
        città di Giuda.
 
 [6] Ricostruì Betlemme, Etam, Tekòa,
 
 [7] Bet-Zur, Soco, Adullàm,
 
 [8] Gat, Maresa, Zif,
 
 [9] Adoràim, Lachis, Azekà,
 
 [10] Zorea, Aialon ed Ebron; queste fortezze erano in Giuda e in
        Beniamino.
 
 [11] Egli rafforzò queste fortezze, vi prepose comandanti e vi stabilì
        depositi di cibarie, di olio e di vino.
 
 [12] In ogni città depositò scudi e lance, rendendole fortissime.
 Rimasero fedeli Giuda e Beniamino.
 
 [13] I sacerdoti e i leviti, che erano in tutto Israele, si radunarono
        da tutto il loro territorio per passare dalla sua parte.
 
 [14] Sì, i leviti lasciarono i pascoli, le proprietà e andarono in
        Giuda e in Gerusalemme, perché Geroboamo e i suoi figli li avevano
        esclusi dal sacerdozio del Signore.
 
 [15] Geroboamo aveva stabilito suoi sacerdoti per le alture, per i
        demoni e per i vitelli che aveva eretti.
 
 [16] Dopo, da tutto Israele quanti avevano determinato in cuor loro di
        rimanere fedeli al Signore, Dio di Israele, andarono in Gerusalemme per
        sacrificare al Signore, Dio dei loro padri.
 
 [17] Così rafforzarono il regno di Giuda e sostennero Roboamo figlio di
        Salomone, per tre anni, perché per tre anni egli imitò la condotta di
        Davide e di Salomone.
 
 [18] Roboamo si prese in moglie Macalat figlia di Ierimot, figlio di
        Davide, e di Abiàil figlia di Eliàb, figlio di Iesse.
 
 [19] Essa gli partorì i figli Ieus, Semaria e Zaam.
 
 [20] Dopo di lei prese Maaca figlia di Assalonne, che gli partorì Abia,
        Attài, Ziza e Selomìt.
 
 [21] Roboamo amò Maaca figlia di Assalonne più di tutte le altre mogli
        e concubine; egli prese diciotto mogli e sessanta concubine e generò
        ventotto figli e sessanta figlie.
 
 [22] Roboamo costituì Abia figlio di Maaca capo, ossia principe tra i
        suoi fratelli, perché pensava di farlo re.
 
 [23] Con astuzia egli sparse in tutte le contrade di Giuda e di
        Beniamino, in tutte le fortezze, alcuni suoi figli. Diede loro viveri in
        abbondanza e li provvide di mogli.
 12 [1]
        Quando il regno fu consolidato ed egli si sentì forte, Roboamo abbandonò
        la legge del Signore e tutto Israele lo seguì.
 [2] Nell'anno quinto del re Roboamo, Sisach re d'Egitto marciò contro
        Gerusalemme, perché i suoi abitanti si erano ribellati al Signore.
 
 [3] Egli aveva milleduecento carri, sessantamila cavalli. Coloro che
        erano venuti con lui dall'Egitto non si contavano: Libi, Succhei ed
        Etiopi.
 
 [4] Egli prese le fortezze di Giuda e giunse fino a Gerusalemme.
 
 [5] Il profeta Semaia si presentò a Roboamo e agli ufficiali di Giuda,
        che si erano raccolti in Gerusalemme per paura di Sisach, e disse loro:
        "Dice il Signore: Voi mi avete abbandonato, perciò anch'io vi ho
        abbandonati nelle mani di Sisach".
 
 [6] Allora i capi di Israele e il re si umiliarono e dissero:
        "Giusto è il Signore!".
 
 [7] Poiché si erano umiliati, il Signore parlò a Semaia: "Si sono
        umiliati e io non li distruggerò. Anzi concederò loro la liberazione
        fra poco; la mia ira non si rovescerà su Gerusalemme per mezzo di
        Sisach.
 
 [8] Tuttavia essi saranno a lui sottomessi; così conosceranno la
        differenza fra la sottomissione a me e quella ai regni delle
        nazioni".
 
 [9] Sisach, re d'Egitto, venne a Gerusalemme e prese i tesori del tempio
        e i tesori della reggia, li vuotò. Prese anche gli scudi d'oro fatti da
        Salomone.
 
 [10] Il re Roboamo li sostituì con scudi di bronzo, che affidò agli
        ufficiali delle guardie addette alla reggia.
 
 [11] Ogni volta che il re andava nel tempio, le guardie li prendevano,
        quindi li riportavano nella sala delle guardie.
 
 [12] Perché Roboamo si era umiliato, lo sdegno del Signore si ritirò
        da lui e non lo distrusse del tutto. Anzi in Giuda ci furono avvenimenti
        felici.
 
 [13] Il re Roboamo si consolidò in Gerusalemme e regnò. Quando divenne
        re, Roboamo aveva quarantun anni; regnò diciassette anni in
        Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele
        per porvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama.
 
 [14] Egli fece il male, perché non aveva applicato il cuore alla
        ricerca del Signore.
 
 [15] Le gesta di Roboamo, le prime e le ultime, sono descritte negli
        atti del profeta Semaia e del veggente Iddo, secondo le genealogie. Ci
        furono guerre continue fra Roboamo e Geroboamo.
 
 [16] Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città
        di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Abia.
 13 [1]
        Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo divenne re di Giuda Abia.
 [2] Regnò tre anni in Gerusalemme; sua madre, di Gàbaa, si chiamava
        Maaca, figlia di Urièl. Ci fu guerra fra Abia e Geroboamo.
 
 [3] Abia attaccò battaglia con un esercito di valorosi,
        quattrocentomila uomini scelti. Geroboamo si schierò in battaglia
        contro di lui con ottocentomila uomini scelti.
 
 [4] Abia si pose sul monte Semaraim, che è sulle montagne di Efraim e
        gridò: "Ascoltatemi, Geroboamo e tutto Israele!
 
 [5] Non sapete forse che il Signore, Dio di Israele, ha concesso il
        regno a Davide su Israele per sempre, a lui e ai suoi figli con
        un'alleanza inviolabile?
 
 [6] Geroboamo figlio di Nebàt, ministro di Salomone figlio di Davide,
        è sorto e si è ribellato contro il suo padrone.
 
 [7] Presso di lui si sono radunati uomini sfaccendati e iniqui; essi si
        fecero forti contro Roboamo figlio di Salomone. Roboamo era giovane,
        timido di carattere; non fu abbastanza forte di fronte a loro.
 
 [8] Ora voi pensate di imporvi sul regno del Signore, che è nelle mani
        dei figli di Davide, perché siete una grande moltitudine e con voi sono
        i vitelli d'oro, che Geroboamo vi ha fatti come dei.
 
 [9] Non avete forse voi scacciato i sacerdoti del Signore, figli di
        Aronne, e i leviti e non vi siete costituiti sacerdoti come i popoli
        degli altri paesi? Chiunque si è presentato con un giovenco di armento
        e con sette arieti a farsi consacrare è divenuto sacerdote di chi non
        è Dio.
 
 [10] Quanto a noi, il Signore è nostro Dio; non l'abbiamo abbandonato.
        I sacerdoti, che prestano servizio al Signore, sono figli di Aronne e
        leviti sono gli addetti alle funzioni.
 
 [11] Essi offrono al Signore olocausti ogni mattina e ogni sera, il
        profumo fragrante, i pani dell'offerta su una tavola monda, dispongono i
        candelabri d'oro con le lampade da accendersi ogni sera, perché noi
        osserviamo i comandi del Signore nostro Dio, mentre voi lo avete
        abbandonato.
 
 [12] Ecco noi abbiamo, alla nostra testa, Dio con noi; i suoi sacerdoti
        e le trombe squillanti stanno per suonare la carica contro di voi.
        Israeliti, non combattete contro il Signore, Dio dei vostri padri, perché
        non avrete successo".
 
 [13] Geroboamo li aggirò con un agguato per assalirli alle spalle. Le
        truppe stavano di fronte a Giuda, mentre coloro che erano in agguato si
        trovavano alle spalle.
 
 [14] Quelli di Giuda si volsero. Avendo da combattere di fronte e alle
        spalle, gridarono al Signore e i sacerdoti suonarono le trombe.
 
 [15] Tutti quelli di Giuda alzarono grida. Mentre quelli di Giuda
        emettevano grida, Dio sconfisse Geroboamo e tutto Israele di fronte ad
        Abia e a Giuda.
 
 [16] Gli Israeliti fuggirono di fronte a Giuda; Dio li aveva messi in
        potere di costoro.
 
 [17] Abia e la sua truppa inflissero loro una grave sconfitta; fra gli
        Israeliti caddero morti cinquecentomila uomini scelti.
 
 [18] In quel tempo furono umiliati gli Israeliti, mentre si rafforzarono
        quelli di Giuda, perché avevano confidato nel Signore, Dio dei loro
        padri.
 
 [19] Abia inseguì Geroboamo; gli prese le seguenti città: Betel con le
        dipendenze, Iesana con le dipendenze ed Efron con le dipendenze.
 
 [20] Durante la vita di Abia Geroboamo non ebbe più forza alcuna; il
        Signore lo colpì ed egli morì.
 
 [21] Abia, invece, si rafforzò; egli prese quattordici mogli e generò
        ventidue figli e sedici figlie.
 
 [22] Le altre gesta di Abia, le sue azioni e le sue parole, sono
        descritte nella memoria del profeta Iddo.
 
 [23] Abia si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città
        di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Asa.
 Ai suoi tempi il paese restò tranquillo per dieci anni.
 14 [1] Asa
        fece ciò che è bene e giusto agli occhi del Signore suo Dio.
 [2] Allontanò gli altari stranieri e le alture; spezzò le stele ed
        eliminò i pali sacri.
 
 [3] Egli ordinò a Giuda di ricercare il Signore, Dio dei loro padri, e
        di eseguirne la legge e i comandi.
 
 [4] Da tutte le città di Giuda allontanò le alture e gli altari per
        l'incenso. Il regno fu tranquillo sotto di lui.
 
 [5] Ricostruì le fortezze in Giuda, poiché il paese era tranquillo e
        in quegli anni non si trovava in guerra; il Signore gli aveva concesso
        pace.
 
 [6] Egli disse a Giuda: "Ricostruiamo quelle città circondandole
        di mura e di torri con porte e sbarre, mentre il paese è ancora in
        nostro potere perché abbiamo ricercato il Signore nostro Dio; noi
        l'abbiamo ricercato ed egli ci ha concesso la pace alle frontiere".
        Ricostruirono e prosperarono.
 
 [7] Asa aveva un esercito di trecentomila uomini di Giuda con grandi
        scudi e lance e di duecentottantamila Beniaminiti con piccoli scudi e
        archi. Tutti costoro erano uomini valorosi.
 
 [8] Contro di loro marciò Zerach l'Etiope con un esercito di un milione
        di uomini e con trecento carri; egli giunse fino a Maresa.
 
 [9] Asa gli andò incontro; si schierarono a battaglia nella valle di
        Sefata presso Maresa.
 
 [10] Asa domandò al Signore, suo Dio: "Signore, fuori di te,
        nessuno può soccorrere nella lotta fra il potente e chi è senza forza;
        soccorrici, Signore nostro Dio, perché noi confidiamo in te e nel tuo
        nome marciamo contro questa moltitudine; Signore, tu sei nostro Dio; un
        uomo non prevalga su di te!".
 
 [11] Il Signore sconfisse gli Etiopi di fronte ad Asa e di fronte a
        Giuda. Gli Etiopi si diedero alla fuga.
 
 [12] Asa e quanti erano con lui li inseguirono fino a Gherar. Degli
        Etiopi ne caddero tanti da non restarne uno vivo, perché fatti a pezzi
        di fronte al Signore e al suo esercito. Quelli riportarono molto
        bottino.
 
 [13] Conquistarono anche tutte le città intorno a Gherar, poiché lo
        spavento del Signore si era diffuso in esse; saccheggiarono tutte le
        città, nelle quali c'era grande bottino.
 
 [14] Si abbatterono anche sulle tende dei pastori, facendo razzie di
        pecore e di cammelli in grande quantità, quindi tornarono a
        Gerusalemme.
 15 [1] Lo
        spirito di Dio investì Azaria, figlio di Obed.
 [2] Costui, uscito incontro ad Asa, gli disse: "Asa e voi tutti di
        Giuda e di Beniamino, ascoltatemi! Il Signore sarà con voi, se voi
        sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo
        abbandonerete, vi abbandonerà.
 
 [3] Per lungo tempo in Israele non c'era il vero Dio, né un sacerdote
        che insegnasse, né una legge.
 
 [4] Ma, nella miseria, egli fece ritorno al Signore, Dio di Israele; lo
        ricercarono ed Egli si lasciò trovare da loro.
 
 [5] In quei tempi non c'era pace per nessuno, perché grandi
        perturbazioni c'erano fra gli abitanti dei vari paesi.
 
 [6] Una nazione cozzava contro l'altra, una città contro l'altra, perché
        Dio li affliggeva con tribolazioni di ogni genere.
 
 [7] Ma voi siate forti e le vostre mani non crollino, perché ci sarà
        un salario per il vostro lavoro".
 
 [8] Quando Asa ebbe udito queste parole e la profezia, riprese animo.
        Eliminò gli idoli da tutto il paese di Giuda e di Beniamino e dalle
        città che egli aveva conquistate sulle montagne di Efraim; rinnovò
        l'altare del Signore, che si trovava di fronte al vestibolo del Signore.
 
 [9] Radunò tutti gli abitanti di Giuda e di Beniamino e quanti,
        provenienti da Efraim, da Manàsse e da Simeone, abitavano in mezzo a
        loro come stranieri; difatti da Israele erano venuti da lui in grande
        numero, avendo constatato che il Signore era con lui.
 
 [10] Si radunarono in Gerusalemme nel terzo mese dell'anno quindicesimo
        del regno di Asa.
 
 [11] In quel giorno sacrificarono al Signore parte della preda che
        avevano riportata: settecento buoi e settemila pecore.
 
 [12] Si obbligarono con un'alleanza a ricercare il Signore, Dio dei loro
        padri, con tutto il cuore e con tutta l'anima.
 
 [13] Per chiunque, grande o piccolo, uomo o donna, non avesse ricercato
        il Signore, Dio di Israele, c'era la morte.
 
 [14] Giurarono al Signore a voce alta e con acclamazioni, fra suoni di
        trombe e di corni.
 
 [15] Tutto Giuda gioì per il giuramento, perché avevano giurato con
        tutto il cuore e avevano ricercato il Signore con tutto l'ardore e
        questi si era lasciato trovare da loro e aveva concesso la pace alle
        frontiere.
 
 [16] Il re destituì dalla sua dignità di regina Maaca, madre di Asa,
        perché aveva eretto un abominio in onore di Asera. Asa demolì questo
        abominio, lo fece a pezzi e lo bruciò nel torrente Cedron.
 
 [17] Ma non scomparvero le alture da Israele, anche se il cuore di Asa
        si mantenne integro per tutta la vita.
 
 [18] Egli fece portare nel tempio le cose consacrate da suo padre e
        quelle consacrate da lui stesso, consistenti in argento, oro e
        vasellame.
 
 [19] Non ci fu guerra fino all'anno trentacinquesimo del regno di Asa.
 16 [1]
        Nell'anno trentaseiesimo del regno di Asa il re di Israele Baasa marciò
        contro Giuda. Egli fortificò Rama per impedire le comunicazioni con Asa
        re di Giuda.
 [2] Asa tirò fuori dai tesori del tempio e della reggia argento e oro e
        li mandò a Ben-Hadàd, re di Aram residente in Damasco, con questa
        proposta:
 
 [3] "Ci sia alleanza fra me e te, come c'era fra mio padre e tuo
        padre. Ecco ti mando argento e oro. Su, rompi l'alleanza con Baasa re di
        Israele ed egli si ritiri da me".
 
 [4] Ben-Hadàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città di Israele i
        suoi capi delle forze armate, che occuparono Iion, Dan, Abel-Maim e
        tutte le città di approvvigionamento di Nèftali.
 
 [5] Quando lo seppe, Baasa cessò di fortificare Rama, desistette dalla
        sua impresa.
 
 [6] Il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, che andarono a prendere le
        pietre e il legname con cui Baasa stava fortificando Rama e con questo
        materiale egli fortificò Gheba e Mizpà.
 
 [7] In quel tempo il veggente Canàni si presentò ad Asa re di Giuda e
        gli disse: "Poiché ti sei appoggiato al re di Aram e non al
        Signore tuo Dio, l'esercito del re di Aram è sfuggito al tuo potere.
 
 [8] Etiopi e Libi non costituivano forse un grande esercito, con
        numerosissimi carri e cavalli? Poiché ti appoggiasti al Signore, egli
        non li consegnò forse in tuo potere?
 
 [9] Difatti il Signore con gli occhi scruta tutta la terra per mostrare
        la sua potenza a favore di chi si comporta con lui con cuore sincero. Tu
        in ciò hai agito da stolto; per questo d'ora in poi avrai guerre".
 
 [10] Asa si sdegnò contro il veggente e lo mise in prigione, essendo
        adirato con lui per tali parole. In quel tempo Asa oppresse anche parte
        del popolo.
 
 [11] Ecco le gesta di Asa, le prime come le ultime, sono descritte nel
        libro dei re di Giuda e di Israele.
 
 [12] Nell'anno trentanovesimo del suo regno, Asa si ammalò gravemente
        ai piedi. Neppure nell'infermità egli ricercò il Signore, ricorrendo
        solo ai medici.
 
 [13] Asa si addormentò con i suoi padri; morì nell'anno quarantunesimo
        del suo regno.
 
 [14] Lo seppellirono nel sepolcro che egli si era scavato nella città
        di Davide. Lo stesero su un letto pieno di aromi e profumi lavorati da
        un esperto di profumeria; ne bruciarono per lui una quantità immensa.
 17 [1] Al
        suo posto divenne re suo figlio Giòsafat, che si fortificò contro
        Israele.
 [2] Egli mise guarnigioni militari in tutte le fortezze di Giuda; nominò
        governatori per le città di Giuda e per le città di Efraim occupate
        dal padre Asa.
 
 [3] Il Signore fu con Giòsafat, perché egli seguì la primitiva
        condotta di suo padre e non ricercò i Baal,
 
 [4] ma piuttosto ricercò il Dio di suo padre e ne seguì i comandi,
        senza imitare Israele.
 
 [5] Il Signore consolidò il regno nelle mani di Giòsafat e tutto Giuda
        gli portava offerte. Egli ebbe ricchezze e gloria in quantità.
 
 [6] Il suo cuore divenne forte nel seguire il Signore; eliminò anche le
        alture e i pali sacri da Giuda.
 
 [7] Nell'anno terzo del suo regno mandò i suoi ufficiali Ben-Cail,
        Abdia, Zaccaria, Netaneèl e Michea a insegnare nelle città di Giuda.
 
 [8] Con essi c'erano i leviti Semaia, Natania, Zebadia, Asael,
        Semiraimot, Giònata, Adonia e Tobia e i sacerdoti Elisama e Ioram.
 
 [9] Insegnarono in Giuda; avevano con sé il libro della legge del
        Signore e percorsero tutte le città di Giuda, istruendo il popolo.
 
 [10] Il terrore del Signore si diffuse per tutti i regni che
        circondavano Giuda e così essi non fecero guerra a Giòsafat.
 
 [11] Da parte dei Filistei si portavano a Giòsafat tributi e argento in
        dono; anche gli Arabi gli portavano bestiame minuto: settemilasettecento
        arieti e settemilasettecento capri.
 
 [12] Giòsafat cresceva sempre in potenza. Egli costruì in Giuda
        castelli e città di approvvigionamento.
 
 [13] Disponeva di molta manodopera nelle città di Giuda. In Gerusalemme
        risiedevano i suoi guerrieri, uomini valorosi.
 
 [14] Ecco il loro censimento secondo i casati: per Giuda, capi di
        migliaia: Adna il capo, e con lui trecentomila uomini valorosi.
 
 [15] Alle sue dipendenze c'era il comandante Giovanni e con lui
        duecentottantamila uomini.
 
 [16] Alle sue dipendenze c'era Amasia figlio di Zicrì, votato al
        Signore, e con lui duecentomila uomini valorosi;
 
 [17] per Beniamino, Eliada, uomo valoroso, e con lui duecentomila armati
        di arco e di scudo.
 
 [18] Alle sue dipendenze c'era Iozabad e con lui centottantamila uomini
        in assetto di guerra.
 
 [19] Tutti costoro erano al servizio del re, oltre quelli che il re
        aveva stabiliti nelle fortezze in tutto Giuda.
 18 [1] Giòsafat,
        che aveva ricchezza e gloria in abbondanza, si imparentò con Acab.
 [2] Dopo alcuni anni scese da Acab in Samaria e Acab uccise per lui e
        per la gente del suo seguito pecore e buoi in quantità e lo persuase ad
        attaccare con lui Ramot di Gàlaad.
 
 [3] Acab re di Israele disse a Giòsafat re di Giuda: "Vuoi venire
        con me contro Ramot di Gàlaad?". Gli rispose: "Conta su di me
        come su di te, sul mio popolo come sul tuo; sarò con te in
        battaglia".
 
 [4] Allora Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso
        l'oracolo del Signore".
 
 [5] Il re di Israele radunò i profeti, quattrocento circa, e domandò
        loro: "Devo marciare contro Ramot di Gàlaad o devo
        rinunziarvi?". Gli risposero: "Attacca; Dio la metterà nelle
        mani del re".
 
 [6] Giòsafat disse: "Non c'è qui nessun profeta del Signore da
        consultare?".
 
 [7] Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe un uomo con
        cui consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice il
        bene ma sempre il male. Si tratta di Michea figlio di Imla". Giòsafat
        disse: "Il re mio signore non parli così".
 
 [8] Il re di Israele, chiamato un consigliere, gli ordinò:
        "Convoca subito Michea figlio di Imla!".
 
 [9] Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda, seduti ognuno sul suo
        trono, vestiti dei loro mantelli sedevano nell'aia di fronte alla porta
        di Samaria e tutti i profeti predicevano davanti a loro.
 
 [10] Sedecia, figlio di Chenaana, che si era fatto corna di ferro,
        affermava: "Così dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli
        Aramei sino ad annientarli".
 
 [11] Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di
        Gàlaad, avrai successo; il Signore la metterà nelle mani del re".
 
 [12] Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse:
        "Ecco le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo
        del re; ora la tua parola sia identica alle loro; predici il
        successo".
 
 [13] Michea rispose: "Per la vita del Signore, io annunzierò solo
        quanto mi dirà il mio Dio".
 
 [14] Si presentò al re, che gli domandò: "Michea, dobbiamo
        marciare contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?".
        Quegli rispose: "Attaccatela, avrete successo; i suoi abitanti
        saranno messi nelle vostre mani".
 
 [15] Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non
        dirmi altro che la verità in nome del Signore?".
 
 [16] Allora egli disse:
 "Ho visto tutti gli Israeliti
 vagare sui monti
 come pecore senza pastore.
 Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace!".
 
 [17] Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse
        detto che non mi avrebbe predetto nulla di buono, ma solo il
        male?".
 
 [18] Michea disse: "Pertanto, ascoltate la parola del Signore. Io
        ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito celeste stava
        alla sua destra e alla sua sinistra.
 
 [19] Il Signore domandò: Chi ingannerà Acab re di Israele, perché
        marci contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi rispose in un modo e chi
        in un altro.
 
 [20] Si fece avanti uno spirito che - presentatosi al Signore - disse:
        Io lo ingannerò. Il Signore gli domandò: Come?
 
 [21] Rispose: Andrò e diventerò uno spirito di menzogna sulla bocca di
        tutti i suoi profeti. Quegli disse: Lo ingannerai; certo riuscirai; và
        e fà così.
 
 [22] Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella
        bocca di tutti questi tuoi profeti, ma il Signore a tuo riguardo
        preannunzia una sciagura".
 
 [23] Allora Sedecia figlio di Chenaana si avvicinò e percosse Michea
        sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è
        passato da me per venire a parlare in te?".
 
 [24] Michea rispose: "Ecco lo vedrai quando passerai di stanza in
        stanza per nasconderti".
 
 [25] Il re di Israele disse: "Prendete Michea e conducetelo ad Amon
        capo della città e a Ioas figlio del re.
 
 [26] Riferite loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo
        con il minimo di pane e di acqua finché tornerò in pace".
 
 [27] Michea disse: "Se tu tornerai in pace, il Signore non ha
        parlato per mezzo mio".
 
 [28] Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda marciarono su Ramot di Gàlaad.
 
 [29] Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io mi travestirò per
        andare in battaglia. Tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele
        si travestì ed entrarono in battaglia.
 
 [30] Il re di Aram aveva ordinato ai suoi capi dei carri: "Non
        combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma unicamente contro il re
        di Israele!".
 
 [31] Quando i capi dei carri videro Giòsafat dissero: "È il re di
        Israele!". Lo circondarono per assalirlo; Giòsafat gridò e il
        Signore gli venne in aiuto e Dio li allontanò dalla sua persona.
 
 [32] Quando si accorsero che non era il re di Israele, i capi dei carri
        si allontanarono da lui.
 
 [33] Ma uno, teso a caso l'arco, colpì il re di Israele fra le maglie
        dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira,
        portami fuori dalla mischia, perché sono ferito".
 
 [34] La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re di Israele
        stette sul carro di fronte agli Aramei sino alla sera e morì al
        tramonto del sole.
 19 [1] Giòsafat,
        re di Giuda, tornò in pace a casa in Gerusalemme.
 [2] Il veggente Ieu, figlio di Canàni, gli andò incontro e disse a Giòsafat:
        "Si doveva forse recare aiuto a un empio? Potevi dunque amare
        coloro che odiano il Signore? Per questo lo sdegno del Signore è contro
        di te.
 
 [3] Tuttavia in te si sono trovate cose buone, perché hai bruciato i
        pali sacri nella regione e hai rivolto il tuo cuore alla ricerca di
        Dio".
 
 [4] Giòsafat, dopo un soggiorno in Gerusalemme, si recò di nuovo fra
        il suo popolo da Bersabea alle montagne di Efraim, riportandolo al
        Signore, Dio dei loro padri.
 
 [5] Egli stabilì giudici nella regione, in tutte le fortezze di Giuda,
        città per città.
 
 [6] Ai giudici egli raccomandò: "Guardate a quello che fate, perché
        non giudicate per gli uomini, ma per il Signore, il quale sarà con voi
        quando pronunzierete la sentenza.
 
 [7] Ora il timore del Signore sia con voi; nell'agire badate che nel
        Signore nostro Dio non c'è nessuna iniquità; egli non ha preferenze
        personali né accetta doni".
 
 [8] Anche in Gerusalemme Giòsafat costituì alcuni leviti, sacerdoti e
        capifamiglia di Israele, per dirimere le questioni degli abitanti di
        Gerusalemme.
 
 [9] Egli comandò loro: "Voi agirete nel timore del Signore, con
        fedeltà e con cuore integro.
 
 [10] Su ogni causa che vi verrà presentata da parte dei vostri fratelli
        che abitano nelle loro città - si tratti di omicidio o di una questione
        che riguarda la legge o un comando, gli statuti o i decreti - istruiteli
        in modo che non si rendano colpevoli davanti al Signore e il suo sdegno
        non si riversi su di voi e sui vostri fratelli. Agite così e non
        diventerete colpevoli.
 
 [11] Ecco Amaria sommo sacerdote vi guiderà in ogni questione
        religiosa, mentre Zebadia figlio di Ismaele, capo della casa di Giuda,
        vi guiderà in ogni questione che riguarda il re; in qualità di scribi
        sono a vostra disposizioni i leviti. Coraggio, mettetevi al lavoro. Il
        Signore sarà con il buono".
 20 [1] In
        seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a
        Giòsafat.
 [2] Andarono ad annunziare a Giòsafat: "Una grande moltitudine è
        venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono in Cazezon-Tamàr,
        cioè in Engàddi".
 
 [3] Nella paura Giòsafat si rivolse al Signore; per questo indisse un
        digiuno per tutto Giuda.
 
 [4] Quelli di Giuda si radunarono per implorare aiuto dal Signore;
        vennero da tutte le città di Giuda per implorare aiuto dal Signore.
 
 [5] Giòsafat stette in piedi in mezzo all'assemblea di Giuda e di
        Gerusalemme nel tempio, di fronte al nuovo cortile.
 
 [6] Egli disse: "Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il
        Dio che è in cielo? Tu domini su tutti i regni dei popoli. Nelle tue
        mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te.
 
 [7] Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa regione di
        fronte al tuo popolo Israele e non hai consegnato il paese per sempre
        alla discendenza del tuo amico Abramo?
 
 [8] Gli Israeliti lo hanno abitato e vi hanno costruito un santuario al
        tuo nome dicendo:
 
 [9] Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste
        o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il
        tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e
        tu ci ascolterai e ci aiuterai.
 
 [10] Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir,
        nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando
        venivano dal paese d'Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli
        e non li hanno distrutti,
 
 [11] ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dalla eredità che
        tu hai acquistata per noi.
 
 [12] Dio nostro, non ci vorrai rendere giustizia nei loro riguardi,
        poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così
        grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri
        occhi sono rivolti a te".
 
 [13] Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore,
        con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli.
 
 [14] Allora lo spirito del Signore, in mezzo all'assemblea, fu su Iacazièl,
        figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di
        Mattania, levita dei figli di Asaf.
 
 [15] Egli disse: "Porgete l'orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti
        di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non
        spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non
        è diretta contro di voi, ma contro Dio.
 
 [16] Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di
        Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di
        Ieruel.
 
 [17] Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene
        ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda
        e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro
        incontro; il Signore sarà con voi".
 
 [18] Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli
        abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo.
 
 [19] I leviti, dei figli dei Keatiti e dei figli dei Korachiti, si
        alzarono a lodare il Signore, Dio di Israele, a piena voce.
 
 [20] La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di
        Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse:
        "Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore
        vostro Dio e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete".
 
 [21] Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore,
        vestiti con paramenti sacri, davanti agli uomini in armi, perché
        lodassero il Signore dicendo:
 Lodate il Signore,
 perché la sua grazia dura sempre.
 
 [22] Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore
        tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne
        di Seir, venuti contro Giuda e furono sconfitti.
 
 [23] Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti delle
        montagne di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando
        ebbero finito con gli abitanti delle montagne di Seir, contribuirono a
        distruggersi a vicenda.
 
 [24] Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il
        deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco non c'erano che
        cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite.
 
 [25] Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi
        trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi.
        Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a
        raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante.
 
 [26] Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là
        benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle della Benedizione,
        nome ancora in uso.
 
 [27] Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat
        alla testa, partirono per tornare in Gerusalemme, pieni di gioia perché
        il Signore li aveva riempiti di letizia a spese dei loro nemici.
 
 [28] Entrarono in Gerusalemme diretti al tempio, fra suoni di arpe, di
        cetre e di trombe.
 
 [29] Quando si seppe che il Signore aveva combattuto contro i nemici di
        Israele, il terrore di Dio si diffuse su tutti i regni dei vari paesi.
 
 [30] Il regno di Giòsafat fu tranquillo; Dio gli aveva concesso la pace
        su tutte le frontiere.
 
 [31] Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne
        re; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba
        figlia di Silchi.
 
 [32] Seguì la strada di suo padre, senza allontanarsi, per fare ciò
        che è retto agli occhi del Signore.
 
 [33] Ma non scomparvero le alture; il popolo non aveva ancora rafforzato
        il cuore nella ricerca del Dio dei suoi padri.
 
 [34] Le altre gesta di Giòsafat, le prime come le ultime, ecco sono
        descritte negli atti di Ieu, figlio di Canàni, inseriti nel libro dei
        re di Israele.
 
 [35] In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia re di
        Israele che agiva con empietà.
 
 [36] Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere
        Tarsis. Allestirono le navi in Ezion-Ghèber.
 
 [37] Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat:
        "Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una
        breccia nei tuoi lavori". Le navi si sfasciarono e non poterono
        salpare per Tarsis.
 21 [1] Giòsafat
        si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di
        Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram.
 [2] I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl,
        Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat
        re di Israele.
 
 [3] Il padre aveva dato loro ricchi doni: argento, oro e oggetti
        preziosi insieme con fortezze in Giuda; il regno però l'aveva assegnato
        a Ioram, perché era il primogenito.
 
 [4] Ioram prese in possesso il regno di suo padre e quando si fu
        rafforzato, uccise di spada tutti i suoi fratelli e, con loro, anche
        alcuni ufficiali di Israele.
 
 [5] Quando divenne re, Ioram aveva trentadue anni; regnò in Gerusalemme
        otto anni.
 
 [6] Seguì la strada dei re di Israele, come aveva fatto la casa di
        Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Egli fece ciò che è male
        agli occhi del Signore,
 
 [7] ma il Signore non volle distruggere la casa di Davide a causa
        dell'alleanza che aveva conclusa con Davide e della promessa fattagli di
        lasciargli sempre una lampada, per lui e per i suoi figli.
 
 [8] Durante il suo regno Edom si ribellò a Giuda e si elesse un re.
 
 [9] Ioram con i suoi ufficiali e con tutti i carri passò la frontiera
        e, assalendoli di notte, sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato,
        insieme con gli ufficiali dei suoi carri.
 
 [10] Ma Edom, ribellatosi a Giuda, ancora oggi è indipendente. In quel
        tempo anche Libna si ribellò al suo dominio, perché Ioram aveva
        abbandonato il Signore, Dio dei suoi padri.
 
 [11] Egli inoltre eresse alture nelle città di Giuda, spinse alla
        idolatria gli abitanti di Gerusalemme e fece traviare Giuda.
 
 [12] Gli giunse da parte del profeta Elia uno scritto che diceva:
        "Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Perché non hai seguito
        la condotta di Giòsafat tuo padre, né la condotta di Asa re di Giuda,
 
 [13] ma hai seguito piuttosto la condotta dei re di Israele, hai spinto
        alla idolatria Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, come ha fatto la
        casa di Acab, e inoltre hai ucciso i tuoi fratelli, cioè la famiglia di
        tuo padre, uomini migliori di te,
 
 [14] ecco, il Signore farà cadere un grave disastro sul tuo popolo, sui
        tuoi figli, sulle tue mogli e su tutti i tuoi beni.
 
 [15] Tu soffrirai gravi malattie, una malattia intestinale tale che per
        essa le tue viscere ti usciranno nel giro di due anni".
 
 [16] Il Signore risvegliò contro Ioram l'ostilità dei Filistei e degli
        Arabi che abitano al fianco degli Etiopi.
 
 [17] Costoro attaccarono Giuda, vi penetrarono e razziarono tutti i beni
        della reggia, asportando anche i figli e le mogli del re. Non gli rimase
        nessun figlio, se non Ioacaz il più piccolo.
 
 [18] Dopo tutto questo, il Signore lo colpì con una malattia
        intestinale inguaribile.
 
 [19] Andò avanti per più di un anno; verso la fine del secondo anno,
        gli uscirono le viscere per la gravità della malattia e così morì fra
        dolori atroci. E per lui il popolo non bruciò aromi, come si erano
        bruciati per i suoi padri.
 
 [20] Quando divenne re, egli aveva trentadue anni; regnò otto anni in
        Gerusalemme. Se ne andò senza lasciare rimpianti; lo seppellirono nella
        città di Davide, ma non nei sepolcri dei re.
 22 [1] Gli
        abitanti di Gerusalemme proclamarono re al suo posto Acazia, il minore
        dei figli, perché tutti quelli più anziani erano stati uccisi dalla
        banda che era penetrata con gli Arabi nell'accampamento. Così divenne
        re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda.
 [2] Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in
        Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia ed era figlia di Omri.
 
 [3] Anch'egli imitò la condotta della casa di Acab, perché sua madre
        lo consigliava ad agire da empio.
 
 [4] Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come facevano quelli
        della famiglia di Acab, perché dopo la morte di suo padre costoro, per
        sua rovina, erano i suoi consiglieri.
 
 [5] Su consiglio di costoro entrò anche in guerra con Ioram figlio di
        Acab, re di Israele e contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad.
        Gli Aramei ferirono Ioram,
 
 [6] che tornò a curarsi in Izreèl per le ferite ricevute in Ramot di Gàlaad
        mentre combatteva con Cazaèl re di Aram. Acazia figlio di Ioram, re di
        Giuda, scese per visitare Ioram figlio di Acab, in Izreèl perché
        costui era malato.
 
 [7] Fu volontà di Dio che Acazia, per sua rovina, andasse da Ioram.
        Difatti, quando giunse, uscì con Ioram incontro a Ieu figlio di Nimsi,
        che il Signore aveva consacrato perché distruggesse la casa di Acab.
 
 [8] Mentre faceva giustizia della casa di Acab, Ieu trovò i capi di
        Giuda e i nipoti di Acazia, suoi servi, e li uccise.
 
 [9] Egli fece ricercare Acazia e lo catturarono mentre era nascosto in
        Samaria; lo condussero da Ieu, che lo uccise. Ma lo seppellirono, perché
        dicevano: "È figlio di Giòsafat, che ha ricercato il Signore con
        tutto il cuore".
 Nella casa di Acazia nessuno era in grado di regnare.
 
 [10] Atalia, madre di Acazia, visto che era morto il figlio, si propose
        di sterminare tutta la discendenza regale della casa di Giuda.
 
 [11] Ma Iosabeat figlia del re, prese Ioas figlio di Acazia, e lo
        nascose, togliendolo dal gruppo dei figli del re destinati alla morte.
        Essa lo introdusse insieme con la nutrice in una camera da letto e così
        Iosabeat, figlia del re Ioram e moglie del sacerdote Ioiadà - era anche
        sorella di Acazia - sottrasse Ioas ad Atalia, che perciò non lo mise a
        morte.
 
 [12] Egli rimase nascosto presso di lei nel tempio di Dio per sei anni;
        intanto Atalia regnava sul paese.
 23 [1]
        Nell'anno settimo Ioiadà, sentendosi sicuro, prese i capi di centurie,
        cioè Azaria, figlio di Ierocam, Ismaele figlio di Giovanni, Azaria
        figlio di Obed, Maaseia figlio di Adaia, ed Elisafàt figlio di Zicrì,
        e concluse un'alleanza con loro.
 [2] Percorsero Giuda e radunarono i leviti da tutte le città di Giuda e
        i capi dei casati di Israele; essi vennero in Gerusalemme.
 
 [3] Tutta l'assemblea concluse un'alleanza con il re nel tempio di Dio.
        Ioiadà disse loro: "Ecco il figlio del re. Deve regnare come ha
        promesso il Signore ai figli di Davide.
 
 [4] Questo è ciò che dovrete fare: un terzo fra quelli di voi che
        prendono servizio il sabato, sacerdoti e leviti, monterà la guardia
        alle porte;
 
 [5] un altro terzo starà nella reggia e un terzo alla porta di Iesod,
        mentre tutto il popolo starà nei cortili del tempio.
 
 [6] Nessuno entri nel tempio, se non i sacerdoti e i leviti di servizio;
        costoro vi entreranno, perché essi sono santificati; tutto il popolo
        osserverà l'ordine del Signore.
 
 [7] I leviti circonderanno il re, ognuno con l'arma in pugno; chiunque
        tenti di entrare nel tempio sia messo a morte. Essi staranno vicino al
        re seguendolo in ogni movimento".
 
 [8] I leviti e tutti quelli di Giuda fecero quanto aveva comandato il
        sacerdote Ioiadà. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in
        servizio di sabato come quelli che smontavano di sabato, perché il
        sacerdote Ioiadà non aveva licenziato le classi uscenti.
 
 [9] Il sacerdote Ioiadà diede ai capi delle centurie lance, scudi
        grandi e piccoli, già appartenenti al re Davide e allora depositati nel
        tempio di Dio.
 
 [10] Mise tutto il popolo, ognuno con l'arma in pugno, nel lato
        meridionale e nel lato settentrionale del tempio, lungo l'altare e
        l'edificio, in modo da circondare il re.
 
 [11] Si fece uscire il figlio del re e gli si impose il diadema con le
        insegne. Lo si proclamò re; Ioiadà e i suoi figli lo unsero e poi
        gridarono: "Viva il re!".
 
 [12] Quando sentì le grida del popolo che acclamando correva verso il
        re, Atalia si presentò al popolo nel tempio.
 
 [13] Guardò ed ecco, il re stava sul suo seggio all'ingresso; gli
        ufficiali e i trombettieri circondavano il re; tutto il popolo del paese
        gioiva a suon di trombe; i cantori, con gli strumenti musicali,
        intonavano i canti di lode. Atalia si strappò le vesti e gridò:
        "Tradimento, tradimento!".
 
 [14] Il sacerdote Ioiadà ordinò ai capi delle centurie, che
        comandavano la truppa: "Fatela uscire attraverso le file! Chi la
        segue sia ucciso di spada". Infatti il sacerdote aveva detto:
        "Non uccidetela nel tempio".
 
 [15] Le aprirono un passaggio con le mani; essa raggiunse la reggia per
        l'ingresso della porta dei Cavalli e là essi l'uccisero.
 
 [16] Ioiadà concluse un'alleanza tra sé, il popolo tutto e il re, che
        il popolo fosse cioè il popolo del Signore.
 
 [17] Tutti andarono nel tempio di Baal e lo demolirono; fecero a pezzi i
        suoi altari e le sue statue e uccisero Mattan, sacerdote di Baal,
        davanti agli altari.
 
 [18] Ioiadà affidò la sorveglianza del tempio ai sacerdoti e ai
        leviti, che Davide aveva divisi in classi per il tempio, perché
        offrissero olocausti al Signore, come sta scritto nella legge di Mosè,
        fra gioia e canti, secondo le disposizioni di Davide.
 
 [19] Stabilì i portieri alle porte del tempio perché non vi entrasse
        alcun immondo per nessun motivo.
 
 [20] Prese i capi di centinaia, i notabili e quanti avevano autorità in
        mezzo al popolo del paese e fece scendere il re dal tempio. Attraverso
        la porta Superiore lo condussero nella reggia e lo fecero sedere sul
        trono regale.
 
 [21] Tutto il popolo fu in festa e la città restò tranquilla benché
        Atalia fosse stata uccisa a fil di spada.
 24 [1]
        Quando Ioas divenne re aveva sette anni; regnò quarant'anni in
        Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia.
 [2] Ioas fece ciò che è retto agli occhi del Signore finché visse il
        sacerdote Ioiadà.
 
 [3] Ioiadà gli diede due mogli ed egli generò figli e figlie.
 
 [4] In seguito, Ioas decise di restaurare il tempio.
 
 [5] Radunò i sacerdoti e i leviti e disse loro: "Andate nelle città
        di Giuda e raccogliete ogni anno da tutti gli Israeliti denaro per
        restaurare il tempio del vostro Dio. Cercate di sollecitare il
        lavoro". Ma i leviti non mostrarono nessuna fretta.
 
 [6] Allora il re convocò Ioiadà loro capo e gli disse: "Perché
        non hai richiesto dai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la
        tassa prescritta da Mosè servo del Signore e fissata dall'assemblea di
        Israele per la tenda della testimonianza?
 
 [7] L'empia Atalia, infatti, e i suoi adepti hanno dilapidato il tempio
        di Dio; perfino tutte le cose consacrate del tempio hanno adoperato per
        i Baal".
 
 [8] Per ordine del re fecero una cassa, che posero davanti alla porta
        del tempio.
 
 [9] Quindi fecero un proclama in Giuda e in Gerusalemme perché si
        portasse al Signore la tassa imposta da Mosè servo di Dio a Israele nel
        deserto.
 
 [10] Tutti i capi e tutto il popolo si rallegrarono e portarono il
        denaro che misero nella cassa fino a riempirla.
 
 [11] Quando la cassa veniva portata per l'ispezione reale affidata ai
        leviti ed essi vedevano che c'era molto denaro, allora veniva lo scriba
        del re e l'ispettore nominato dal sommo sacerdote, vuotavano la cassa,
        quindi la prendevano e la ricollocavano al suo posto. Facevano così
        ogni giorno e così misero insieme molto denaro.
 
 [12] Il re e Ioiadà lo diedero ai dirigenti dei lavori addetti al
        tempio ed essi impegnarono scalpellini e falegnami per le riparazioni
        del tempio; anche lavoratori del ferro e del bronzo si misero al lavoro
        per riparare il tempio.
 
 [13] I dirigenti dei lavori si mostrarono molto attivi; per la loro
        opera le riparazioni progredirono; essi riportarono il tempio di Dio
        allo stato di una volta e lo consolidarono.
 
 [14] Quando ebbero finito, portarono davanti al re e a Ioiadà il resto
        del denaro e con esso fecero arredi per il tempio: vasi per il servizio
        liturgico e per gli olocausti, coppe e altri oggetti d'oro e d'argento.
 Finché visse Ioiadà, si offrirono sempre olocausti nel tempio.
 
 [15] Ma Ioiadà, divenuto vecchio e sazio di anni, morì a centotrenta
        anni.
 
 [16] Lo seppellirono nella città di Davide con i re, perché aveva
        agito bene in Israele per il servizio del Signore e per il suo tempio.
 
 [17] Dopo la morte di Ioiadà, i capi di Giuda andarono a prostrarsi
        davanti al re, che allora diede loro ascolto.
 
 [18] Costoro trascurarono il tempio del Signore Dio dei loro padri, per
        venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa si scatenò
        l'ira di Dio su Giuda e su Gerusalemme.
 
 [19] Il Signore mandò loro profeti perché li facessero ritornare a
        lui. Essi comunicarono loro il proprio messaggio, ma non furono
        ascoltati.
 
 [20] Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote
        Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: "Dice Dio: perché
        trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché
        avete abbandonato il Signore, anch'egli vi abbandona".
 
 [21] Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel
        cortile del tempio.
 
 [22] Il re Ioas non si ricordò del favore fattogli da Ioiadà padre di
        Zaccaria, ma ne uccise il figlio, che morendo disse: "Il Signore lo
        veda e ne chieda conto!".
 
 [23] All'inizio dell'anno successivo, marciò contro Ioas l'esercito
        degli Aramei. Essi vennero in Giuda e in Gerusalemme, sterminarono fra
        il popolo tutti i capi e inviarono l'intero bottino al re di Damasco.
 
 [24] L'esercito degli Aramei era venuto con pochi uomini, ma il Signore
        mise nelle loro mani un grande esercito, perché essi avevano
        abbandonato il Signore Dio dei loro padri. Gli Aramei fecero giustizia
        di Ioas.
 
 [25] Quando furono partiti, lasciandolo gravemente malato, i suoi
        ministri ordirono una congiura contro di lui per vendicare il figlio del
        sacerdote Ioiadà e lo uccisero nel suo letto. Così egli morì e lo
        seppellirono nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re.
 
 [26] Questi furono i congiurati contro di lui: Zabàd figlio di Simeat,
        l'Ammonita, e Iozabàd figlio di Simrit, il Moabita.
 
 [27] Quanto riguarda i suoi figli, la quantità dei tributi da lui
        riscossi, il restauro del tempio di Dio, ecco tali cose sono descritte
        nella memoria del libro dei re. Al suo posto divenne re suo figlio
        Amazia.
 25 [1]
        Quando divenne re, Amazia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni
        in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Ioaddan.
 [2] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non con cuore
        perfetto.
 
 [3] Quando il regno si fu rafforzato nelle sue mani, egli uccise gli
        ufficiali che avevano assassinato il re suo padre.
 
 [4] Ma non uccise i loro figli, perché sta scritto nel libro della
        legge di Mosè il comando del Signore: "I padri non moriranno per i
        figli, né i figli per i padri, ma ognuno morirà per il suo
        peccato".
 
 [5] Amazia riunì quelli di Giuda e li distribuì, secondo i casati,
        sotto capi di migliaia e sotto capi di centinaia, per tutto Giuda e
        Beniamino. Fece un censimento di tutti gli abitanti dai vent'anni in su
        e trovò che c'erano trecentomila uomini atti alla guerra, armati di
        lancia e di scudo.
 
 [6] Egli assoldò da Israele centomila uomini valorosi per cento talenti
        d'argento.
 
 [7] Gli si presentò un uomo di Dio che gli disse: "O re, non si
        unisca a te l'esercito di Israele, perché il Signore non è con
        Israele, né con alcuno dei figli di Efraim.
 
 [8] Ma se tu vuoi marciare con loro, fà pure. Raffòrzati pure per la
        battaglia; Dio ti farà stramazzare davanti al nemico, poiché Dio ha la
        forza per aiutare e per abbattere".
 
 [9] Amazia rispose all'uomo di Dio: "Che ne sarà dei cento talenti
        che ho dato per la schiera di Israele?". L'uomo di Dio rispose:
        "Il Signore può darti molto più di questo".
 
 [10] Amazia congedò la schiera venuta a lui da Efraim perché se ne
        tornasse a casa; ma la loro ira divampò contro Giuda; tornarono a casa
        loro pieni di sdegno.
 
 [11] Amazia, fattosi animo, andò a capo del suo esercito nella Valle
        del sale, ove sconfisse diecimila figli di Seir.
 
 [12] Quelli di Giuda ne catturarono diecimila vivi e, condottili sulla
        cima della Roccia, li precipitarono giù; tutti si sfracellarono.
 
 [13] I componenti della schiera, che Amazia aveva congedato perché non
        andassero con lui, assalirono le città di Giuda, da Samaria a Bet-Coròn,
        uccidendo in esse tremila persone e facendo un immenso bottino.
 
 [14] Tornato dalla vittoria sugli Idumei, Amazia fece portare le divinità
        dei figli di Seir e le costituì suoi dei e si prostrò davanti a loro e
        offrì loro incenso.
 
 [15] Perciò l'ira del Signore divampò contro Amazia; gli mandò un
        profeta che gli disse: "Perché ti sei rivolto a dei che non sono
        stati capace di liberare il loro popolo dalla tua mano?".
 
 [16] Mentre costui lo apostrofava, il re lo interruppe: "Forse ti
        abbiamo costituito consigliere del re? Smettila! Perché vuoi farti
        uccidere?". Il profeta cessò, ma disse: "Vedo che Dio ha
        deciso di distruggerti, perché hai fatto una cosa simile e non hai dato
        retta al mio consiglio".
 
 [17] Consigliatosi, Amazia re di Giuda mandò a dire a Ioas figlio di
        Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele: "Su, misuriamoci in
        guerra!".
 
 [18] Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il
        cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Dà in moglie tua
        figlia a mio figlio. Ma una bestia selvatica del Libano passò e calpestò
        il cardo.
 
 [19] Tu ripeti: Ecco ho sconfitto Edom! E il tuo cuore si è inorgoglito
        esaltandosi. Ma stattene a casa! Perché provocare una calamità e
        precipitare tu e Giuda con te?".
 
 [20] Ma Amazia non diede ascolto. Era volontà di Dio che fossero
        consegnati nelle mani del nemico, perché si erano rivolti agli dei di
        Edom.
 
 [21] Allora si mosse Ioas re di Israele; si sfidarono a battaglia, lui e
        Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes che appartiene a Giuda.
 
 [22] Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella sua
        tenda.
 
 [23] Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di
        Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacaz. Condottolo in Gerusalemme,
        demolì una parte delle mura cittadine, dalla porta di Efraim fino alla
        porta dell'Angolo, per quattrocento cubiti.
 
 [24] Prese tutto l'oro, l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio
        di Dio, che erano affidati a Obed-Edom, i tesori della reggia e alcuni
        ostaggi e poi tornò a Samaria.
 
 [25] Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni dopo
        la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele.
 
 [26] Le altre gesta di Amazia, le prime come le ultime, sono descritte
        nel libro dei re di Giuda e di Israele.
 
 [27] Dopo che Amazia si fu allontanato dal Signore, fu ordita una
        congiura contro di lui in Gerusalemme. Egli fuggì in Lachis, ma lo
        fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero.
 
 [28] Lo caricarono su cavalli e lo seppellirono con i suoi padri nella
        città di Davide.
 26 [1]
        Tutto il popolo di Giuda prese Ozia che aveva sedici anni e lo proclamò
        re al posto del padre Amazia.
 [2] Egli ricostruì Elat e la ricondusse sotto il dominio di Giuda, dopo
        che il re si era addormentato con i suoi padri.
 
 [3] Ozia aveva sedici anni quando divenne re; regnò cinquantadue anni
        in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Iecolia.
 
 [4] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come aveva fatto
        Amazia suo padre.
 
 [5] Egli ricercò Dio finché visse Zaccaria, che l'aveva istruito nel
        timore di Dio, e finché egli ricercò il Signore, Dio lo fece
        prosperare.
 
 [6] Uscito in guerra contro i Filistei, smantellò le mura di Gat, di
        Iabne e di Asdòd; costruì piazzeforti nel territorio di Asdòd e in
        quello dei Filistei.
 
 [7] Dio lo aiutò contro i Filistei, contro gli Arabi abitanti in
        Gur-Baal e contro i Meuniti.
 
 [8] Gli Ammoniti pagavano un tributo a Ozia, la cui fama giunse sino
        alla frontiera egiziana, perché egli era divenuto molto potente.
 
 [9] Ozia costruì torri in Gerusalemme alla porta dell'Angolo e alla
        porta della Valle e sul Cantone e le fortificò.
 
 [10] Costruì anche torri nella steppa e scavò molte cisterne perché
        possedeva numeroso bestiame nella pianura e nell'altipiano; aveva
        campagnoli e vignaioli sui monti e sulle colline, perché egli amava
        l'agricoltura.
 
 [11] Ozia possedeva un esercito agguerrito e pronto per combattere,
        diviso in schiere, registrate sotto la sorveglianze dello scriba Ieiel e
        di Maaseia, commissario agli ordini di Anania, uno degli ufficiali del
        re.
 
 [12] Tutti i capi dei casati di quei prodi ammontavano a
        duemilaseicento.
 
 [13] Da loro dipendeva un esercito di trecentosettemilacinquecento
        guerrieri di grande valore, pronti per aiutare il re contro il nemico.
 
 [14] A loro, cioè a tutto l'esercito, Ozia fornì scudi e lance, elmi,
        corazze, archi e pietre per le fionde.
 
 [15] In Gerusalemme aveva fatto costruire macchine, inventate da un
        esperto, che collocò sulle torri e sugli angoli per scagliare frecce e
        grandi pietre. La fama di Ozia giunse in regioni lontane; divenne
        potente perché fu molto assistito.
 
 [16] Ma in seguito a tanta potenza si insuperbì il suo cuore fino a
        rovinarsi. Difatti si mostrò infedele al Signore suo Dio. Penetrò nel
        tempio per bruciare incenso sull'altare.
 
 [17] Dietro a lui entrò il sacerdote Azaria con ottanta sacerdoti del
        Signore, uomini virtuosi.
 
 [18] Questi si opposero al re Ozia, dicendogli: "Non tocca a te,
        Ozia, offrire l'incenso, ma ai sacerdoti figli di Aronne che sono stati
        consacrati per offrire l'incenso. Esci dal santuario, perché hai
        commesso un'infrazione alla legge. Non hai diritto alla gloria che viene
        dal Signore Dio".
 
 [19] Ozia, che teneva in mano il braciere per offrire l'incenso, si adirò.
        Mentre sfogava la sua collera contro i sacerdoti, gli spuntò la lebbra
        sulla fronte davanti ai sacerdoti nel tempio presso l'altare
        dell'incenso.
 
 [20] Azaria sommo sacerdote, e tutti i sacerdoti si voltarono verso di
        lui, che apparve con la lebbra sulla fronte. Lo fecero uscire in fretta
        di lì; anch'egli si precipitò per uscire, poiché il Signore l'aveva
        colpito.
 
 [21] Il re Ozia rimase lebbroso fino al giorno della morte. Egli abitò
        in una casa di isolamento, come lebbroso, escluso dal tempio. Suo figlio
        Iotam dirigeva la reggia e governava il popolo del paese.
 
 [22] Le altre gesta di Ozia, le prime come le ultime, le ha descritte il
        profeta Isaia, figlio di Amoz.
 
 [23] Ozia si addormentò con i suoi padri con i quali fu sepolto nel
        campo presso le tombe reali, perché si diceva: "È un
        lebbroso". Al suo posto divenne re suo figlio Iotam.
 27 [1]
        Quando Iotam divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in
        Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk.
 [2] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come agì Ozia
        suo padre, ma non entrò nel tempio e il popolo continuava a
        pervertirsi.
 
 [3] Egli restaurò la porta Superiore del tempio; lavorò molto anche
        per le mura dell'Ofel.
 
 [4] Ricostruì città sulle montagne di Giuda; costruì castelli e torri
        nelle zone boscose.
 
 [5] Attaccò il re degli Ammoniti, vincendolo. Gli Ammoniti gli diedero
        in quell'anno - e anche nel secondo e terzo anno - cento talenti
        d'argento, diecimila kor di grano e altrettanti di orzo; questo gli
        consegnarono gli Ammoniti.
 
 [6] Iotam divenne potente, perché aveva sempre camminato davanti al
        Signore suo Dio.
 
 [7] Le altre gesta di Iotam, tutte le sue guerre e la sua condotta, ecco
        sono descritte nel libro dei re di Israele e di Giuda.
 
 [8] Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in
        Gerusalemme.
 
 [9] Iotam si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città
        di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Acaz.
 28 [1]
        Quando Acaz divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in
        Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come
        Davide suo antenato.
 [2] Seguì le strade dei re di Israele; fece perfino fondere statue per
        i Baal.
 
 [3] Egli bruciò incenso nella valle di Ben-Hinnòn; bruciò i suoi
        figli nel fuoco, imitando gli abomini delle popolazioni che il Signore
        aveva scacciate davanti agli Israeliti.
 
 [4] Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni
        albero verde.
 
 [5] Ma il Signore suo Dio lo mise nelle mani del re degli Aramei, i
        quali lo vinsero e gli presero un gran numero di prigionieri, che
        condussero in Damasco. Fu consegnato anche nelle mani del re di Israele,
        che gli aveva inflitto una grande sconfitta.
 
 [6] Pekach, figlio di Romelia, in un giorno uccise centomila uomini in
        Giuda, tutti uomini valorosi, perché avevano abbandonato il Signore Dio
        dei loro padri.
 
 [7] Zicri, un eroe di Efraim, uccise Maaseia figlio del re e Azrikam
        maggiordomo, ed Elkana luogotenente del re.
 
 [8] Gli Israeliti condussero in prigionia, bottino preso ai propri
        fratelli, duecentomila persone fra donne, figli e figlie; essi
        raccolsero anche una preda abbondante che portarono in Samaria.
 
 [9] C'era là un profeta del Signore, di nome Oded. Costui uscì
        incontro all'esercito che giungeva in Samaria e disse: "Ecco, a
        causa dello sdegno contro Giuda, il Signore, Dio dei vostri padri, li ha
        messi nelle vostre mani; ma voi li avete massacrati con un furore tale
        che è giunto fino al cielo.
 
 [10] Ora voi dite di soggiogare, come vostri schiavi e schiave, gli
        abitanti di Giuda e di Gerusalemme. Ma non siete anche voi colpevoli nei
        confronti del Signore vostro Dio?
 
 [11] Ora ascoltatemi e rimandate i prigionieri, che avete catturati in
        mezzo ai vostri fratelli, perché altrimenti l'ira ardente del Signore
        ricadrà su di voi".
 
 [12] Alcuni capi tra gli efraimiti, cioè Azaria figlio di Giovanni,
        Berechia figlio di Mesillemòt, Ezechia figlio di Sallùm, e Amasa
        figlio di Caldài si alzarono contro quanti tornavano dalla guerra,
 
 [13] dicendo loro: "Non portate qui i prigionieri, perché su di
        noi pesa già una colpa nei riguardi del Signore. Voi intendete
        aumentare il numero dei nostri peccati e delle nostre colpe, mentre la
        nostra colpa è già grande e su Israele incombe un'ira ardente".
 
 [14] I soldati allora rilasciarono i prigionieri e la preda davanti ai
        capi e a tutta l'assemblea.
 
 [15] Alcuni uomini, designati per nome, si misero a rifocillare i
        prigionieri; quanti erano nudi li rivestirono e li calzarono con capi di
        vestiario presi dal bottino; diedero loro da mangiare e da bere, li
        medicarono con unzioni; quindi, trasportando su asini gli inabili a
        marciare, li condussero in Gerico, città delle palme, presso i loro
        fratelli. Poi tornarono in Samaria.
 
 [16] In quel tempo il re Acaz mandò a chiedere aiuto al re di Assiria.
 
 [17] Gli Idumei erano venuti ancora una volta e avevano sconfitto Giuda
        e fatto prigionieri.
 
 [18] Anche i Filistei si erano sparsi per le città della Sefela e del
        Negheb di Giuda, occupando Bet-Sèmes, Aialon, Ghederot, Soco con le
        dipendenze, Timna con le dipendenze e Ghimzo con le dipendenze, vi si
        erano insediati.
 
 [19] Poiché il Signore aveva umiliato Giuda a causa di Acaz re di
        Giuda, che aveva fomentato l'immoralità in Giuda ed era stato infedele
        al Signore.
 
 [20] Anche Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria, venne contro di lui e lo
        oppresse anziché aiutarlo.
 
 [21] Acaz spogliò il tempio, il palazzo del re e dei principi e consegnò
        tutto all'Assiria, ma non ne ricevette alcun aiuto.
 
 [22] Anche quando si trovava alle strette, questo re Acaz continuava a
        essere infedele al Signore.
 
 [23] Sacrificò agli dei di Damasco, che lo avevano sconfitto, dicendo:
        "Poiché gli dei dei re di Aram aiutano i loro fedeli, io
        sacrificherò loro ed essi mi aiuteranno". In realtà, essi
        provocarono la sua caduta e quella di tutto Israele.
 
 [24] Acaz radunò gli arredi del tempio e li fece a pezzi; chiuse le
        porte del tempio, mentre eresse altari in tutti i crocicchi di
        Gerusalemme.
 
 [25] In tutte le città di Giuda eresse alture per bruciare incenso ad
        altri dei, provocando così lo sdegno del Signore Dio dei suoi padri.
 
 [26] Le altre gesta di lui e tutte le sue azioni, le prime come le
        ultime, ecco, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele.
 
 [27] Acaz si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in città,
        in Gerusalemme, ma non lo collocarono nei sepolcri dei re di Israele. Al
        suo posto divenne re suo figlio Ezechia.
 29 [1]
        Ezechia divenne re a venticinque anni; regnò ventinove anni in
        Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abia, figlia di Zaccaria.
 [2] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come aveva fatto
        Davide suo antenato.
 
 [3] Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, aprì le porte del
        tempio e le restaurò.
 
 [4] Fece venire i sacerdoti e i leviti, ai quali, dopo averli radunati
        nella piazza d'oriente,
 
 [5] disse: "Ascoltatemi, leviti! Ora purificatevi e poi purificate
        il tempio del Signore Dio dei vostri padri, e portate fuori l'impurità
        dal santuario.
 
 [6] I nostri padri sono stati infedeli e hanno commesso ciò che è male
        agli occhi del Signore nostro Dio, che essi avevano abbandonato,
        distogliendo lo sguardo dalla dimora del Signore e voltandole le spalle.
 
 [7] Han chiuso perfino le porte del vestibolo, spento le lampade, non
        hanno offerto più incenso né olocausti nel santuario al Dio di
        Israele.
 
 [8] Perciò l'ira del Signore si è riversata su Giuda e su Gerusalemme
        ed egli ha reso gli abitanti oggetto di terrore, di stupore e di
        scherno, come potete constatare con i vostri occhi.
 
 [9] Ora ecco, i nostri padri sono caduti di spada; i nostri figli, le
        nostre figlie e le nostre mogli sono andati per questo in prigionia.
 
 [10] Ora io ho deciso di concludere un'alleanza con il Signore, Dio di
        Israele, perché si allontani da noi la sua ira ardente.
 
 [11] Figli miei, non siate negligenti perché il Signore ha scelto voi
        per stare alla sua presenza, per servirlo, per essere suoi ministri e
        per offrirgli incenso".
 
 [12] Si alzarono allora i leviti Macat figlio di Amasai, Gioele figlio
        di Azaria, dei Keatiti; dei figli di Merari: Kis figlio di Abdi, e
        Azaria figlio di Ieallelel; dei Ghersoniti: Ioach figlio di Zimma, ed
        Eden figlio di Ioach;
 
 [13] dei figli di Elizafan, Simri e Ieiel; dei figli di Asaf, Zaccaria e
        Mattania;
 
 [14] dei figli di Eman, Iechièl e Simei; dei figli di Idutun, Semaia e
        Uzziel.
 
 [15] Essi riunirono i fratelli e si purificarono; quindi entrarono,
        secondo il comando del re e le prescrizioni del Signore, per purificare
        il tempio.
 
 [16] I sacerdoti entrarono nell'interno del tempio per purificarlo;
        portarono fuori, nel cortile del tempio, ogni immondezza trovata nella
        navata. I leviti l'ammucchiarono per portarla fuori nel torrente Cedron.
 
 [17] Il primo mese cominciarono la purificazione; nel giorno ottavo del
        mese entrarono nel vestibolo del Signore, purificarono il tempio in otto
        giorni; finirono il sedici del primo mese.
 
 [18] Quindi entrarono negli appartamenti reali di Ezechia e gli dissero:
        "Abbiamo purificato il tempio, l'altare degli olocausti con tutti
        gli accessori e la tavola dei pani dell'offerta con tutti gli accessori.
 
 [19] Abbiamo rinnovato e consacrato tutti gli oggetti che il re Acaz con
        empietà aveva messo da parte durante il suo regno. Ecco stanno davanti
        all'altare del Signore".
 
 [20] Allora il re Ezechia, alzatosi subito, riunì i capi della città e
        salì al tempio.
 
 [21] Portarono sette giovenchi, sette arieti, sette agnelli e sette
        capri per offrirli in sacrificio espiatorio per la casa reale, per il
        santuario e per Giuda. Il re ordinò ai sacerdoti, figli di Aronne, di
        offrirli in olocausto sull'altare del Signore.
 
 [22] Scannarono i giovenchi, quindi i sacerdoti ne raccolsero il sangue
        e lo sparsero sull'altare. Scannarono gli arieti e ne sparsero il sangue
        sull'altare. Scannarono gli agnelli e ne sparsero il sangue sull'altare.
 
 [23] Quindi fecero avvicinare i capri per il sacrificio espiatorio,
        davanti al re e all'assemblea, che imposero loro le mani.
 
 [24] I sacerdoti li scannarono e ne sparsero il sangue - sacrificio per
        il peccato - sull'altare in espiazione per tutto Israele, perché il re
        aveva ordinato l'olocausto e il sacrificio espiatorio per tutto Israele.
 
 [25] Il re assegnò il loro posto ai leviti nel tempio con cembali, arpe
        e cetre, secondo le disposizioni di Davide, di Gad veggente del re, e
        del profeta Natan, poiché si trattava di un comando del Signore dato
        per mezzo dei suoi profeti.
 
 [26] Quando i leviti ebbero preso posto con gli strumenti musicali di
        Davide e i sacerdoti con le loro trombe,
 
 [27] Ezechia ordinò di offrire gli olocausti sull'altare. Quando iniziò
        l'olocausto, cominciarono anche i canti del Signore al suono delle
        trombe e con l'accompagnamento degli strumenti di Davide re di Israele.
 
 [28] Tutta l'assemblea si prostrò, mentre si cantavano inni e si
        suonavano le trombe; tutto questo durò fino alla fine dell'olocausto.
 
 [29] Terminato l'olocausto, il re e tutti i presenti si inginocchiarono
        e si prostrarono.
 
 [30] Il re Ezechia e i suoi capi ordinarono ai leviti di lodare il
        Signore con le parole di Davide e del veggente Asaf; lo lodarono fino
        all'entusiasmo, poi si inchinarono e adorarono.
 
 [31] Allora Ezechia presa la parola, disse: "Ora siete incaricati
        ufficialmente del servizio del Signore. Avvicinatevi e portate qui le
        vittime e i sacrifici di lode nel tempio". L'assemblea portò le
        vittime e i sacrifici di lode, mentre quelli dal cuore generoso
        offrirono olocausti.
 
 [32] Il numero degli olocausti offerti dall'assemblea fu: settanta buoi,
        cento arieti, duecento agnelli, tutti per l'olocausto in onore del
        Signore.
 
 [33] Si consacrarono anche seicento buoi e tremila pecore.
 
 [34] I sacerdoti erano troppo pochi e non bastavano a scuoiare tutti gli
        olocausti, perciò i loro fratelli i leviti li aiutarono finché non
        terminò il lavoro e finché i sacerdoti non si furono purificati;
        difatti i leviti erano stati più zelanti dei sacerdoti nel purificarsi.
 
 [35] Ci fu anche un abbondante olocausto del grasso dei sacrifici di
        comunione e delle libazioni connesse con l'olocausto. Così fu
        ristabilito il culto nel tempio.
 
 [36] Ezechia con tutto il popolo gioì perché Dio aveva ben disposto il
        popolo; tutto infatti si fece senza esitazioni.
 30 [1]
        Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche
        lettere a Efraim e a Manàsse per convocare tutti nel tempio in
        Gerusalemme a celebrare la pasqua per il Signore Dio di Israele.
 [2] Il re, i suoi ufficiali e tutta l'assemblea di Gerusalemme decisero
        di celebrare la pasqua nel secondo mese,
 
 [3] perché non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato per il fatto
        che i sacerdoti non si erano purificati in numero sufficiente e il
        popolo non si era radunato in Gerusalemme.
 
 [4] La proposta piacque al re e a tutta l'assemblea.
 
 [5] Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a
        Dan, che tutti venissero a celebrare in Gerusalemme la pasqua per il
        Signore Dio di Israele, perché molti non avevano osservato le norme
        prescritte.
 
 [6] Partirono i corrieri con lettere da parte del re e dei suoi
        ufficiali per recarsi in tutto Israele e Giuda. Secondo l'ordine del re
        dicevano: "Israeliti, fate ritorno al Signore Dio di Abramo, di
        Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati
        dal pugno dei re d'Assiria.
 
 [7] Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al
        Signore Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla
        desolazione, come potete constatare.
 
 [8] Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al
        Signore, venite nel santuario che egli ha santificato per sempre.
        Servite il Signore vostro Dio e si allontanerà da voi la sua ira
        ardente.
 
 [9] Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri
        figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati;
        ritorneranno in questo paese, poiché il Signore vostro Dio è clemente
        e misericordioso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete
        ritorno a lui".
 
 [10] I corrieri passarono di città in città nel paese di Efraim e di
        Manàsse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di
        loro.
 
 [11] Solo alcuni di Aser, di Manàsse e di Zàbulon si umiliarono e
        vennero a Gerusalemme.
 
 [12] In Giuda invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini
        un pentimento concorde per eseguire il comando del re e degli ufficiali
        secondo la parola del Signore.
 
 [13] Si riunì in Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa
        degli azzimi nel secondo mese; fu un'assemblea molto numerosa.
 
 [14] Cominciarono a eliminare gli altari che si trovavano in
        Gerusalemme; eliminarono anche tutti gli altari dei profumi e li
        gettarono nel torrente Cedron.
 
 [15] Essi immolarono la pasqua il quattordici del secondo mese; i
        sacerdoti e i leviti, pieni di confusione, si purificarono e quindi
        presentarono gli olocausti nel tempio.
 
 [16] Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro
        nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con
        il sangue che ricevevano dai leviti
 
 [17] perché molti dell'assemblea non si erano purificati. I leviti si
        occupavano dell'uccisione degli agnelli pasquali per quanti non avevano
        la purità richiesta per consacrarli al Signore.
 
 [18] In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da
        Efraim, da Manàsse, da Issacar e da Zàbulon, non si era purificata;
        mangiarono la pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per
        loro: "Il Signore che è buono perdoni
 
 [19] chiunque abbia il cuore disposto a ricercare Dio, ossia il Signore
        Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il
        santuario".
 
 [20] Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo.
 
 [21] Così gli Israeliti che si trovavano in Gerusalemme celebrarono la
        festa degli azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti
        e i leviti lodavano ogni giorno il Signore con gli strumenti che
        risuonavano in suo onore.
 
 [22] Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato
        un profondo senso del Signore; per sette giorni parteciparono al
        banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il
        Signore, Dio dei loro padri.
 
 [23] Tutta l'assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così
        passarono ancora sette giorni di gioia.
 
 [24] Difatti il re Ezechia aveva donato alla moltitudine mille giovenchi
        e settemila pecore; anche i capi avevano donato alla moltitudine mille
        giovenchi e diecimila pecore. I sacerdoti si purificarono in gran
        numero.
 
 [25] Tutta l'assemblea di Giuda, i sacerdoti e i leviti, tutto il gruppo
        venuto da Israele, gli stranieri venuti dal paese di Israele e gli
        abitanti di Giuda furono in festa.
 
 [26] Ci fu una gioia straordinaria in Gerusalemme, perché dal tempo di
        Salomone figlio di Davide, re di Israele, non c'era mai stata una cosa
        simile in Gerusalemme.
 
 [27] I sacerdoti e i leviti si levarono a benedire il popolo; la loro
        voce fu ascoltata e la loro preghiera raggiunse la santa dimora di Dio
        nel cielo.
 31 [1]
        Quando tutto fu finito, gli Israeliti presenti andarono tutti nelle città
        di Giuda a infrangere le stele, a tagliare i pali sacri e a distruggere
        completamente le alture e gli altari in tutto Giuda, nel territorio di
        Beniamino, di Efraim e di Manàsse. Poi gli Israeliti tornarono nelle
        loro città, ognuno nella sua proprietà.
 [2] Ezechia ricostituì le classi dei sacerdoti e dei leviti secondo le
        loro funzioni, assegnando a ognuno, ai sacerdoti e ai leviti, il proprio
        servizio riguardo all'olocausto e ai sacrifici di comunione per
        celebrare e lodare con inni e per servire alle porte degli accampamenti
        del Signore.
 
 [3] Il re determinò quanto dei suoi beni dovesse essere destinato agli
        olocausti del mattino e della sera, agli olocausti dei sabati, dei
        noviluni e delle feste, come sta scritto nella legge del Signore.
 
 [4] Egli ordinò al popolo, agli abitanti di Gerusalemme, di consegnare
        ai sacerdoti e ai leviti la loro parte perché questi potessero
        attendere alla legge del Signore.
 
 [5] Appena si diffuse quest'ordine, gli Israeliti offrirono in
        abbondanza le primizie del grano, del mosto, dell'olio, del miele e di
        ogni altro prodotto agricolo e la decima abbondante di ogni cosa.
 
 [6] Anche gli Israeliti e i Giudei, che abitavano nelle città di Giuda,
        portarono la decima degli armenti e dei greggi; portarono la decima dei
        doni consacrati al Signore loro Dio, facendone grandi ammassi.
 
 [7] Nel terzo mese si cominciò a fare gli ammassi, che furono
        completati nel settimo mese.
 
 [8] Vennero Ezechia e i capi; visti gli ammassi, benedissero il Signore
        e il popolo di Israele.
 
 [9] Ezechia interrogò i sacerdoti e i leviti riguardo agli ammassi
 
 [10] e il sommo sacerdote Azaria della casa di Zadòk gli rispose:
        "Da quando si è cominciato a portare l'offerta nel tempio, noi
        abbiamo mangiato e ci siamo saziati, ma ne è rimasto in abbondanza,
        perché il Signore ha benedetto il suo popolo; ne è rimasta questa
        grande quantità".
 
 [11] Ezechia allora ordinò che si preparassero stanze nel tempio; le
        prepararono.
 
 [12] Vi depositarono scrupolosamente le offerte, le decime e le cose
        consacrate. A tali cose presiedeva il levita Conania, alle cui
        dipendenze era il fratello Simei.
 
 [13] Iechièl, Azaria, Nacat, Asaèl, Ierimòt, Iozabàd, Eliel,
        Ismachia, Macat e Benaià erano impiegati sotto la direzione di Conania
        e di suo fratello Simei per ordine del re Ezechia e di Azaria preposto
        al tempio.
 
 [14] Kore figlio di Imna, levita custode della porta d'oriente, si
        occupava delle offerte spontanee fatte a Dio; egli distribuiva quanto si
        prelevava per l'offerta al Signore e le cose santissime.
 
 [15] Da lui dipendevano Eden, Miniàmin, Giosuè, Semaia, Amaria e
        Secania nelle città sacerdotali come distributori fedeli tra i loro
        fratelli, grandi e piccoli, secondo le loro classi,
 
 [16] oltre ai maschi registrati dai tre anni in su; questi entravano
        ogni giorno nel tempio per il loro servizio, secondo le loro funzioni e
        secondo le loro classi.
 
 [17] La registrazione dei sacerdoti era fatta secondo i loro casati;
        quella dei leviti, dai vent'anni in su, secondo le loro funzioni e
        secondo le loro classi.
 
 [18] Erano registrati con tutti i bambini, le mogli, i figli e le figlie
        di tutta la comunità, poiché dovevano consacrarsi con fedeltà a ciò
        che è sacro.
 
 [19] Per i figli di Aronne, ossia per i sacerdoti residenti in campagna,
        nelle zone attorno alle loro città, in ogni città c'erano uomini
        designati nominalmente per distribuire la parte dovuta a ogni maschio
        fra i sacerdoti e a ogni registrato fra i leviti.
 
 [20] Ezechia fece lo stesso in tutto Giuda; egli fece ciò che è buono
        e retto davanti al Signore suo Dio.
 
 [21] Quanto aveva intrapreso per il servizio del tempio, per la legge e
        per i comandi, lo fece cercando il suo Dio con tutto il cuore; per
        questo ebbe successo.
 32 [1] Dopo
        questi fatti e queste prove di fedeltà, ci fu l'invasione di Sennàcherib
        re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate per
        forzarne le mura.
 [2] Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso
        Gerusalemme per assediarla.
 
 [3] Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le
        acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono.
 
 [4] Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il
        torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: "Perché
        dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza?".
 
 [5] Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle
        mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo
        della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi.
 
 [6] Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé
        nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore:
 
 [7] "Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti
        al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché
        con noi c'è uno più grande di chi è con lui.
 
 [8] Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore nostro Dio
        per aiutarci e per combattere le nostre battaglie". Il popolo
        rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
 
 [9] In seguito Sennàcherib, re d'Assiria, mandò i suoi ministri a
        Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a
        Ezechia re di Giuda e a tutti quelli di Giuda che erano in Gerusalemme:
 
 [10] "Dice Sennàcherib re d'Assiria: Di chi avete fiducia voi per
        restare in Gerusalemme assediata?
 
 [11] Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete
        quando asserisce: Il Signore nostro Dio ci libererà dalle mani del re
        di Assiria?
 
 [12] Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture
        e i suoi altari dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti
        a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso?
 
 [13] Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i
        popoli di tutti i paesi? Forse gli dei dei popoli di quei paesi hanno
        potuto liberare i loro paesi dalla mia mano?
 
 [14] Quale, fra tutti gli dei dei popoli di quei paesi che i miei padri
        avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla
        mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano?
 
 [15] Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non
        credetegli, perché nessun dio di qualsiasi popolo o regno ha potuto
        liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri.
        Nemmeno i vostri dei vi libereranno dalla mia mano!".
 
 [16] Parlarono ancora i suoi ministri contro il Signore Dio e contro
        Ezechia suo servo.
 
 [17] Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio
        di Israele e sparlando di lui in questi termini: "Come gli dei dei
        popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia
        mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo
        popolo".
 
 [18] Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di
        Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine
        di occuparne la città.
 
 [19] Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dei degli
        altri popoli della terra, opera di mani d'uomo.
 
 [20] Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a
        questo fine e gridarono al Cielo.
 
 [21] Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri
        valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d'Assiria. Questi
        se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel
        tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere,
        l'uccisero di spada.
 
 [22] Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme
        dalla mano di Sennàcherib re d'Assiria e dalla mano di tutti gli altri
        e concesse loro la pace alle frontiere.
 
 [23] Allora molti portarono offerte al Signore in Gerusalemme e oggetti
        preziosi a Ezechia re di Giuda, che, dopo simili cose, aumentò in
        prestigio agli occhi di tutti i popoli.
 
 [24] In quei giorni Ezechia si ammalò di malattia mortale. Egli pregò
        il Signore, che l'esaudì e operò un prodigio per lui.
 
 [25] Ma la riconoscenza di Ezechia non fu proporzionata al beneficio,
        perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda
        e su Gerusalemme si riversò l'ira divina.
 
 [26] Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si
        associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l'ira del Signore
        non si abbatté su di essi finché Ezechia restò in vita.
 
 [27] Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì
        depositi per l'argento, l'oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi
        e per qualsiasi cosa pregevole,
 
 [28] magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell'olio, stalle
        per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore.
 
 [29] Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché
        Dio gli aveva concesso beni molto grandi.
 
 [30] Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon,
        convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella città di
        Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa.
 
 [31] Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per
        informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l'abbandonò per
        metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore.
 
 [32] Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà ecco sono
        descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, e nel libro
        dei re di Giuda e di Israele.
 
 [33] Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella
        salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero
        omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne
        re suo figlio Manàsse.
 33 [1]
        Quando Manàsse divenne re, aveva dodici anni; regnò cinquantacinque
        anni in Gerusalemme.
 [2] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo gli
        abomini dei popoli che il Signore aveva scacciato di fronte agli
        Israeliti.
 
 [3] Ricostruì le alture demolite da suo padre Ezechia, eresse altari ai
        Baal, piantò pali sacri, si prostrò davanti a tutta la milizia del
        cielo e la servì.
 
 [4] Costruì altari nel tempio, del quale il Signore aveva detto:
        "In Gerusalemme sarà il mio nome per sempre".
 
 [5] Eresse altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del
        tempio.
 
 [6] Fece passare i suoi figli per il fuoco nella Valle di Ben-Hinnòn.
        Praticò la magìa, gli incantesimi e la stregoneria; istituì
        negromanti e indovini. Compì in molte maniere ciò che è male agli
        occhi del Signore provocando il suo sdegno.
 
 [7] E collocò la statua dell'idolo che aveva fatto, nel tempio, di cui
        Dio aveva detto a Davide e al figlio Salomone: "In questo tempio e
        in Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le tribù di Israele, porrò
        il mio nome per sempre.
 
 [8] Non lascerò più che il piede degli Israeliti si allontani dal
        paese che io ho concesso ai loro padri, purché procurino di eseguire
        quanto ho comandato loro nell'intera legge, ossia negli statuti e nei
        decreti dati loro per mezzo di Mosè".
 
 [9] Manàsse fece traviare Giuda e gli abitanti di Gerusalemme
        spingendoli ad agire peggio delle popolazioni che il Signore aveva
        sterminate di fronte agli Israeliti.
 
 [10] Il Signore parlò a Manàsse e al suo popolo, ma non gli badarono.
 
 [11] Allora il Signore mandò contro di loro i capi dell'esercito del re
        assiro; essi presero Manàsse con uncini, lo legarono con catene di
        bronzo e lo condussero in Babilonia.
 
 [12] Ridotto in tale miseria, egli placò il volto del Signore suo Dio e
        si umiliò molto di fronte al Dio dei suoi padri.
 
 [13] Egli lo pregò e Dio si lasciò commuovere, esaudì la sua supplica
        e lo fece tornare in Gerusalemme nel suo regno; così Manàsse riconobbe
        che solo il Signore è Dio.
 
 [14] In seguito, egli costruì il muro esteriore della città di Davide,
        a occidente del Ghicon, nella valle fino alla porta dei Pesci, che
        circondava l'Ofel; Manàsse lo tirò su a notevole altezza. In tutte le
        fortezze di Giuda egli pose capi militari.
 
 [15] Rimosse gli dei stranieri e l'idolo dal tempio insieme con tutti
        gli altari che egli aveva costruito sul monte del tempio e in
        Gerusalemme e gettò tutto fuori della città.
 
 [16] Restaurò l'altare del Signore e vi offrì sacrifici di comunione e
        di lode e comandò a Giuda di servire il Signore, Dio di Israele.
 
 [17] Tuttavia il popolo continuava a sacrificare sulle alture, anche se
        lo faceva per il Signore.
 
 [18] Le altre gesta di Manàsse, la sua preghiera a Dio e le parole che
        i veggenti gli comunicarono a nome del Signore Dio di Israele, ecco sono
        descritte nelle gesta dei re di Israele.
 
 [19] La sua preghiera e come fu esaudito, tutta la sua colpa e la sua
        infedeltà, le località ove costruì alture, eresse pali sacri e statue
        prima della sua umiliazione, ecco sono descritte negli atti di Cozai.
 
 [20] Manàsse si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nel suo
        palazzo. Al suo posto divenne re suo figlio Amòn.
 
 [21] Quando Amòn divenne re, aveva ventidue anni; regnò due anni in
        Gerusalemme.
 
 [22] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'aveva
        fatto Manàsse suo padre. Amòn offrì sacrifici a tutti gli idoli
        eretti da Manàsse suo padre e li servì.
 
 [23] Non si umiliò davanti al Signore, come si era umiliato Manàsse
        suo padre; anzi Amòn aumentò le sue colpe.
 
 [24] I suoi ministri ordirono una congiura contro di lui e l'uccisero
        nella reggia,
 
 [25] ma il popolo del paese uccise quanti avevano congiurato contro Amòn.
        Lo stesso popolo del paese proclamò re, al posto di lui, suo figlio
        Giosia.
 34 [1]
        Quando Giosia divenne re, aveva otto anni; regnò trentun anni in
        Gerusalemme.
 [2] Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore e seguì le
        strade di Davide suo antenato, senza fuorviare in nulla.
 
 [3] Nell'anno ottavo del suo regno, era ancora un ragazzo, cominciò a
        ricercare il Dio di Davide suo padre. Nell'anno decimosecondo cominciò
        a purificare Giuda e Gerusalemme, eliminando le alture, i pali sacri e
        gli idoli scolpiti o fusi.
 
 [4] Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari di Baal; infranse gli
        altari per l'incenso, che vi erano sopra; distrusse i pali sacri e gli
        idoli scolpiti o fusi, riducendoli in polvere che sparse sui sepolcri di
        coloro che avevano sacrificato a tali cose.
 
 [5] Le ossa dei sacerdoti le bruciò sui loro altari; così purificò
        Giuda e Gerusalemme.
 
 [6] Lo stesso fece nella città di Manàsse, di Efraim e di Simeone fino
        a Nèftali, nei loro villaggi devastati.
 
 [7] Demolì gli altari; fece a pezzi i pali sacri e gli idoli in modo da
        ridurli in polvere; demolì tutti gli altari per l'incenso in tutto il
        paese di Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme.
 
 [8] Nell'anno decimottavo del suo regno, dopo aver purificato il paese e
        il tempio, affidò a Safàn figlio di Asalia, a Maaseia governatore
        della città, e a Ioach figlio di Ioacaz, archivista, il restauro del
        tempio del Signore suo Dio.
 
 [9] Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli
        consegnarono il denaro depositato nel tempio; l'avevano raccolto i
        leviti custodi della soglia da Manàsse, da Efraim e da tutto il resto
        di Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di
        Gerusalemme.
 
 [10] Lo misero in mano ai direttori dei lavori che sovraintendevano al
        tempio ed essi l'utilizzarono per gli operai che lavoravano nel tempio
        per restaurarlo e rafforzarlo.
 
 [11] Lo diedero ai falegnami e ai muratori per l'acquisto di pietre da
        taglio e di legname per l'armatura e la travatura dei locali lasciati
        rovinare dai re di Giuda.
 
 [12] Quegli uomini lavoravano con fedeltà; erano stati loro preposti
        per la direzione Iacat e Abdia, leviti dei figli di Merari, Zaccaria e
        Mesullàm, Keatiti. Leviti esperti di strumenti musicali
 
 [13] sorvegliavano i portatori e dirigevano quanti compivano lavori di
        qualsiasi genere; altri leviti erano scribi, ispettori e portieri.
 
 [14] Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio, il sacerdote
        Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè.
 
 [15] Chelkia prese la parola e disse allo scriba Safàn: "Ho
        trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a
        Safàn.
 
 [16] Safàn portò il libro dal re; egli inoltre riferì al re:
        "Quanto è stato ordinato, i tuoi servitori lo eseguiscono.
 
 [17] Hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato ai
        sorveglianti e ai direttori dei lavori".
 
 [18] Poi lo scriba Safàn annunziò al re: "Il sacerdote Chelkia mi
        ha dato un libro". Safàn ne lesse una parte alla presenza del re.
 
 [19] Udite le parole della legge, il re si strappò le vesti
 
 [20] e comandò a Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Abdon figlio
        di Mica, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re:
 
 [21] "Andate, consultate il Signore per me e per quanti sono
        rimasti in Israele e in Giuda riguardo alle parole di questo libro ora
        trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa
        contro di noi, poiché i nostri padri non hanno ascoltato le parole del
        Signore facendo quanto sta scritto in questo libro".
 
 [22] Chelkia insieme con coloro che il re aveva designati si recò dalla
        profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tokat, figlio di Casra, il
        guardarobiere; essa abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le
        parlarono in tal senso
 
 [23] ed essa rispose loro: "Dice il Signore Dio di Israele:
        Riferite all'uomo che vi ha inviati da me:
 
 [24] Dice il Signore: Ecco, io farò piombare una sciagura su questo
        luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte nel libro letto
        davanti al re di Giuda,
 
 [25] perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dei
        provocandomi a sdegno con tutte le opere delle loro mani. La mia collera
        si accenderà contro questo luogo e non si potrà spegnere.
 
 [26] Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore,
        riferirete: Dice il Signore, Dio di Israele: A proposito delle parole
        che hai udito,
 
 [27] poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti a
        Dio, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti;
        poiché ti sei umiliato davanti a me, ti sei strappate le vesti e hai
        pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato. Oracolo del Signore!
 
 [28] Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri e sarai deposto nel tuo
        sepolcro in pace. I tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò
        piombare su questo luogo e sui suoi abitanti". Quelli riferirono il
        messaggio al re.
 
 [29] Allora il re inviò dei messi e radunò tutti gli anziani di Giuda
        e di Gerusalemme.
 
 [30] Il re, insieme con tutti gli uomini di Giuda, con gli abitanti di
        Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al
        più piccolo, salì al tempio. Egli fece leggere ai loro orecchi tutte
        le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio.
 
 [31] Il re, stando in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza
        davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore, a osservarne i
        comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima,
        eseguendo le parole dell'alleanza scritte in quel libro.
 
 [32] Fece impegnare quanti si trovavano in Gerusalemme e in Beniamino.
        Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l'alleanza di Dio, del Dio
        dei loro padri.
 
 [33] Giosia rimosse tutti gli abomini da tutti i territori appartenenti
        agli Israeliti; costrinse quanti si trovavano in Israele a servire il
        Signore loro Dio. Finché egli visse non desistettero dal seguire il
        Signore, Dio dei loro padri.
 35 [1]
        Giosia celebrò in Gerusalemme la pasqua per il Signore. Gli agnelli
        pasquali furono immolati il quattordici del primo mese.
 [2] Il re ristabilì i sacerdoti nei loro uffici e li incoraggiò al
        servizio del tempio.
 
 [3] Egli disse ai leviti che ammaestravano tutto Israele e che si erano
        consacrati al Signore: "Collocate l'arca santa nel tempio costruito
        da Salomone figlio di Davide, re di Israele; essa non costituirà più
        un peso per le vostre spalle. Ora servite il Signore vostro Dio e il suo
        popolo Israele.
 
 [4] Disponetevi, secondo i vostri casati, secondo le vostre classi, in
        base alla prescrizione di Davide, re di Israele, e alla prescrizione di
        Salomone suo figlio.
 
 [5] State nel santuario a disposizione dei casati dei vostri fratelli,
        dei figli del popolo; per i leviti ci sarà una parte nei singoli
        casati.
 
 [6] Immolate gli agnelli pasquali, purificatevi e mettetevi a
        disposizione dei vostri fratelli, secondo la parola del Signore
        comunicata per mezzo di Mosè".
 
 [7] Giosia diede ai figli del popolo, a quanti erano lì presenti, del
        bestiame minuto, cioè tremila agnelli e capretti come vittime pasquali,
        e in più tremila buoi. Tutto questo bestiame era di proprietà del re.
 
 [8] I suoi ufficiali fecero offerte spontanee per il popolo, per i
        sacerdoti e per i leviti. Chelkia, Zaccaria, Iechièl, preposti al
        tempio, diedero ai sacerdoti, per i sacrifici pasquali, duemilaseicento
        agnelli e capretti, oltre trecento buoi.
 
 [9] Conania, Semaia e Netaneèl suoi fratelli, Casabia, Iechièl e Iozabàd
        capi dei leviti, diedero ai leviti, per i sacrifici pasquali, cinquemila
        agnelli e capretti, oltre cinquecento buoi.
 
 [10] Così tutto fu pronto per il servizio; i sacerdoti si misero al
        loro posto, così anche i leviti secondo le loro classi, secondo il
        comando del re.
 
 [11] Immolarono gli agnelli pasquali: i sacerdoti spargevano il sangue,
        mentre i leviti scuoiavano.
 
 [12] Misero da parte l'olocausto da distribuire ai figli del popolo,
        secondo le divisioni dei vari casati, perché lo presentassero al
        Signore, come sta scritto nel libro di Mosè. Lo stesso fecero per i
        buoi.
 
 [13] Secondo l'usanza arrostirono l'agnello pasquale sul fuoco; le parti
        consacrate le cossero in pentole, in caldaie e tegami e le distribuirono
        sollecitamente a tutto il popolo.
 
 [14] Dopo, prepararono la pasqua per se stessi e per i sacerdoti, poiché
        i sacerdoti, figli di Aronne, furono occupati fino a notte nell'offrire
        gli olocausti e le parti grasse; per questo i leviti prepararono per se
        stessi e per i sacerdoti figli di Aronne.
 
 [15] I cantori, figli di Asaf, occupavano il loro posto, secondo le
        prescrizioni di Davide, di Asaf, di Eman e di Idutun veggente del re; i
        portieri erano alle varie porte. Costoro non dovettero allontanarsi dal
        loro posto, perché i leviti loro fratelli prepararono tutto per loro.
 
 [16] Così in quel giorno fu disposto tutto il servizio del Signore per
        celebrare la pasqua e per offrire gli olocausti sull'altare del Signore,
        secondo l'ordine del re Giosia.
 
 [17] Gli Israeliti presenti celebrarono allora la pasqua e la festa
        degli azzimi per sette giorni.
 
 [18] Dal tempo del profeta Samuele non era stata celebrata una pasqua
        simile in Israele; nessuno dei re di Israele aveva celebrato una pasqua
        come questa celebrata da Giosia, insieme con i sacerdoti, i leviti,
        tutti quelli di Giuda, i convenuti da Israele e gli abitanti di
        Gerusalemme.
 
 [19] Questa pasqua fu celebrata nel decimottavo anno del regno di
        Giosia.
 
 [20] Dopo tutto ciò, dopo che Giosia aveva riorganizzato il tempio,
        Necao re d'Egitto andò a combattere in Carchemis sull'Eufràte. Giosia
        marciò contro di lui.
 
 [21] Quegli mandò messaggeri a dirgli: "Che c'è fra me e te, o re
        di Giuda? Io non vengo contro di te, ma contro un'altra casa sono in
        guerra e Dio mi ha imposto di affrettarmi. Pertanto non opporti a Dio
        che è con me affinché egli non ti distrugga".
 
 [22] Ma Giosia non si ritirò. Deciso ad affrontarlo, non ascoltò le
        parole di Necao, che venivano dalla bocca di Dio, e attaccò battaglia
        nella valle di Meghiddo.
 
 [23] Gli arcieri tirarono sul re Giosia. Il re diede l'ordine ai suoi
        ufficiali: "Portatemi via, perché sono ferito gravemente".
 
 [24] I suoi ufficiali lo tolsero dal suo carro, lo misero in un altro
        carro e lo riportarono in Gerusalemme, ove morì. Fu sepolto nei
        sepolcri dei suoi padri. Tutti quelli di Giuda e di Gerusalemme fecero
        lutto per Giosia.
 
 [25] Geremia compose un lamento su Giosia; tutti i cantori e le cantanti
        lo ripetono ancora nei lamenti su Giosia; è diventata una tradizione in
        Israele. Esso è inserito fra i lamenti.
 
 [26] Le altre gesta di Giosia, le sue opere di pietà secondo le
        prescrizioni della legge del Signore,
 
 [27] le sue gesta, le prime come le ultime, ecco sono descritte nel
        libro dei re di Israele e di Giuda.
 36 [1] Il
        popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia e lo proclamò re, al
        posto del padre, in Gerusalemme.
 [2] Quando Ioacaz divenne re, aveva ventitré anni; regnò tre mesi in
        Gerusalemme.
 
 [3] Lo spodestò in Gerusalemme il re d'Egitto, che impose al paese
        un'indennità di cento talenti d'argento e di un talento d'oro.
 
 [4] Il re d'Egitto nominò re su Giuda e Gerusalemme il fratello Eliakìm,
        cambiandogli il nome in Ioiakìm. Quanto al fratello di Ioacaz, Necao lo
        prese e lo deportò in Egitto.
 
 [5] Quando Ioiakìm divenne re, aveva venticinque anni; regnò undici
        anni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore
        suo Dio.
 
 [6] Contro di lui marciò Nabucodònosor re di Babilonia, che lo legò
        con catene di bronzo per deportarlo in Babilonia.
 
 [7] Nabucodònosor portò in Babilonia parte degli oggetti del tempio,
        che depose in Babilonia nella sua reggia.
 
 [8] Le altre gesta di Ioiakìm, gli abomini da lui commessi e le colpe
        che risultarono sul suo conto, ecco sono descritti nel libro dei re di
        Israele e di Giuda. Al suo posto divenne re suo figlio Ioiachìn.
 
 [9] Quando Ioiachìn divenne re, aveva diciotto anni; regnò tre mesi e
        dieci giorni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del
        Signore.
 
 [10] All'inizio del nuovo anno il re Nabucodònosor mandò a
        imprigionarlo per deportarlo in Babilonia con gli oggetti più preziosi
        del tempio. Egli nominò re su Giuda e Gerusalemme il fratello di suo
        padre Sedecìa.
 
 [11] Quando Sedecìa divenne re, aveva ventun anni; regnò undici anni
        in Gerusalemme.
 
 [12] Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio. Non si
        umiliò davanti al profeta Geremia che gli parlava a nome del Signore.
 
 [13] Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare
        fedeltà in nome di Dio. Egli si ostinò e decise fermamente in cuor suo
        di non far ritorno al Signore Dio di Israele.
 
 [14] Anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono
        le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e
        contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato in
        Gerusalemme.
 
 [15] Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e
        incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo
        popolo e la sua dimora.
 
 [16] Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue
        parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore
        contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
 
 [17] Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei Caldei,
        che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà
        per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone
        canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani.
 
 [18] Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e
        piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali.
 
 [19] Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e
        diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case
        più eleganti.
 
 [20] Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero
        schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento del regno persiano,
 
 [21] attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di
        Geremia: "Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso
        riposerà per tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di
        settanta anni".
 
 [22] Nell'anno primo di Ciro, re di Persia, a compimento della parola
        del Signore predetta per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo
        spirito di Ciro re di Persia, che fece proclamare per tutto il regno, a
        voce e per iscritto:
 
 [23] "Dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha
        consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha comandato di
        costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi
        appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e parta!".
 ESDRA 1 [1]
        Nell'anno primo del regno di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la
        parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore destò
        lo spirito di Ciro re di Persia, il quale fece passare quest'ordine in
        tutto il suo regno, anche con lettera:
 [2] "Così dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha
        concesso tutti i regni della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli
        un tempio in Gerusalemme, che è in Giudea.
 
 [3] Chi di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni
        a Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il tempio del Signore
        Dio d'Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme.
 
 [4] Ogni superstite in qualsiasi luogo sia immigrato, riceverà dalla
        gente di quel luogo argento e oro, beni e bestiame con offerte generose
        per il tempio di Dio che è in Gerusalemme".
 
 [5] Allora si misero in cammino i capifamiglia di Giuda e di Beniamino e
        i sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a tornare per
        ricostruire il tempio del Signore in Gerusalemme.
 
 [6] Tutti i loro vicini li aiutarono validamente con oggetti d'argento e
        d'oro, con beni e bestiame e con oggetti preziosi, e inoltre quello che
        ciascuno offrì volontariamente.
 
 [7] Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio, che
        Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio
        del suo dio.
 
 [8] Ciro, re di Persia, li fece trarre fuori per mano di Mitridate il
        tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda.
 
 [9] Questo è il loro computo:
 Bacili d'oro: trenta;
 bacili d'argento: mille;
 coltelli: ventinove;
 
 [10] coppe d'oro: trenta,
 coppe d'argento di second'ordine: quattrocentodieci;
 altri arredi: mille.
 
 [11] Tutti gli oggetti d'oro e d'argento erano cinquemilaquattrocento.
 Sesbassar li riportò da Babilonia a Gerusalemme, in occasione del
        ritorno degli esuli.
 2 [1]
        Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i
        deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a
        Babilonia.Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città;
 
 [2] vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia,
        Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana.
 
 [3] Figli di Paros: duemilacentosettantadue.
 
 [4] Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
 
 [5] Figli di Arach: settecentosettantacinque.
 
 [6] Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab:
        duemilaottocentodieci.
 
 [7] Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro.
 
 [8] Figli di Zattu: novecentoquarantacinque.
 
 [9] Figli di Zaccai: settecentosessanta.
 
 [10] Figli di Bani: seicentoquarantadue.
 
 [11] Figli di Bebai: seicentoventitré.
 
 [12] Figli di Azgad: milleduecentoventidue.
 
 [13] Figli di Adonikam: seicentosettantasei.
 
 [14] Figli di Bigvai: duemilacinquantasei.
 
 [15] Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro.
 
 [16] Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
 
 [17] Figli di Bezài: trecentoventitré.
 
 [18] Figli di Iora: centododici.
 
 [19] Figli di Casum: duecentoventitré.
 
 [20] Figli di Ghibbar: novantacinque.
 
 [21] Figli di Betlemme: centoventitré.
 
 [22] Uomini di Netofa: cinquantasei.
 
 [23] Uomini di Anatòt: centoventotto.
 
 [24] Figli di Azmàvet: quarantadue.
 
 [25] Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt:
        settecentoquarantatré.
 
 [26] Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
 
 [27] Uomini di Micmas: centoventidue.
 
 [28] Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré.
 
 [29] Figli di Nebo: cinquantadue.
 
 [30] Figli di Magbis: centocinquantasei.
 
 [31] Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro.
 
 [32] Figli di Carim: trecentoventi.
 
 [33] Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque.
 
 [34] Figli di Gerico: trecentoquarantacinque.
 
 [35] Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta.
 
 [36] I sacerdoti:
 Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré.
 
 [37] Figli di Immer: millecinquantadue.
 
 [38] Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
 
 [39] Figli di Carìm: millediciassette.
 
 [40] I leviti:
 Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro.
 
 [41] I cantori:
 Figli di Asaf: centoventotto.
 
 [42] I portieri:
 Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli
        di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.
 
 [43] Gli oblati:
 Figli di Zica, figli di Casufa,
 figli di Tabbaot,
 
 [44] figli di Keros,
 figli di Siaà, figli di Padon,
 
 [45] figli di Lebana, figli di Cagabà,
 figli di Akkub,
 
 [46] figli di Cagàb,
 figli di Samlai, figli di Canan,
 
 [47] figli di Ghiddel, figli di Gacar,
 figli di Reaia,
 
 [48] figli di Rezin,
 figli di Nekoda, figli di Gazzam,
 
 [49] figli di Uzza, figli di Paseach,
 figli di Besai,
 
 [50] figli di Asna,
 figli di Meunim, figli dei Nefisim,
 
 [51] figli di Bakbuk, figli di Cakufa,
 figli di Carcur,
 
 [52] figli di Bazlut,
 figli di Mechida, figli di Carsa,
 
 [53] figli di Barkos, figli di Sisara,
 figli di Temach,
 
 [54] figli di Nesiach,
 figli di Catifa.
 
 [55] Figli dei servi di Salomone:
 Figli di Sotai, figli di Assofèret,
 figli di Peruda,
 
 [56] figli di Iaalà,
 figli di Darkon, figli di Ghiddel,
 
 [57] figli di Sefatia, figli di Cattil,
 figli di Pochèret Azzebàim, figli di Ami.
 
 [58] Totale degli oblati e dei figli dei servi di Salomone:
        trecentonovantadue.
 
 [59] I seguenti rimpatriati da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addàn,
        Immer, non potevano dimostrare se il loro casato e la loro discendenza
        fossero d'Israele:
 
 [60] figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekodà:
        seicentoquarantadue.
 
 [61] Tra i sacerdoti i seguenti:
 figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva
        preso in moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva
        assunto il suo nome,
 
 [62] cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono; allora
        furono esclusi dal sacerdozio.
 
 [63] Il governatore ordinò loro che non mangiassero le cose santissime,
        finché non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim.
 
 [64] Tutta la comunità così radunata era di
        quarantaduemilatrecentosessanta persone;
 
 [65] inoltre vi erano i loro schiavi e le loro schiave: questi erano
        settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i cantori e le cantanti:
        duecento.
 
 [66] I loro cavalli: settecentotrentasei.
 I loro muli: duecentoquarantacinque.
 
 [67] I loro cammelli: quattrocentotrentacinque.
 I loro asini: seimilasettecentoventi.
 
 [68] Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che è in Gerusalemme,
        fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse ripristinato nel
        suo stato.
 
 [69] Secondo le loro forze diedero al tesoro della fabbrica: oro: dramme
        sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da sacerdoti: cento.
 
 [70] Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri
        e gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e tutti gli
        Israeliti nelle loro città.
 3 [1]
        Giunse il settimo mese e gli Israeliti si erano ormai insediati nelle
        loro città.Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme.
 
 [2] Allora Giosuè figlio di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e
        Zorobabele figlio di Sealtiel con i suoi fratelli, si misero al lavoro
        per ricostruire l'altare del Dio d'Israele, per offrirvi olocausti, come
        è scritto nella legge di Mosè uomo di Dio.
 
 [3] Ristabilirono l'altare al suo posto, pur angustiati dal timore delle
        popolazioni locali, e vi offrirono sopra olocausti al Signore, gli
        olocausti del mattino e della sera.
 
 [4] Celebrarono la festa delle capanne secondo il rituale e offrirono
        olocausti quotidiani nel numero stabilito dal regolamento per ogni
        giorno.
 
 [5] In seguito continuarono ad offrire l'olocausto perenne e i sacrifici
        dei giorni di novilunio e di tutte le solennità consacrate al Signore,
        più tutte le offerte volontarie al Signore.
 
 [6] Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del
        mese settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste le
        fondamenta.
 
 [7] Allora diedero denaro ai tagliapietre e ai falegnami; e alimenti,
        bevande e olio alla gente di Sidòne e di Tiro, perché trasportassero
        il legname di cedro dal Libano per mare fino a Giaffa: ciò secondo la
        concessione loro fatta da Ciro re di Persia.
 
 [8] Nel secondo anno dal loro arrivo al tempio di Dio in Gerusalemme,
        nel secondo mese, diedero inizio ai lavori Zorobabele figlio di
        Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk, con gli altri fratelli sacerdoti
        e leviti e quanti erano tornati dall'esilio a Gerusalemme. Essi
        incaricarono i leviti dai vent'anni in su di dirigere i lavori del
        tempio.
 
 [9] Giosuè, i suoi figli e i suoi fratelli, Kadmiel, Binnui e Odavia si
        misero come un solo uomo a dirigere i lavoratori dell'impresa
        riguardante il tempio. Così pure i figli di Chenadàd con i loro figli
        e fratelli, leviti.
 
 [10] Quando i costruttori ebbero gettato le fondamenta del tempio,
        invitarono a presenziare i sacerdoti con i loro paramenti e le trombe e
        i leviti, figli di Asaf, con i cembali per lodare il Signore con i canti
        di Davide re d'Israele.
 
 [11] Essi cantavano a cori alterni lodi e ringraziamenti al Signore
        perché è buono, perché la sua grazia dura sempre verso Israele. Tutto
        il popolo faceva risuonare il grido della grande acclamazione, lodando
        così il Signore perché erano state gettate le fondamenta del tempio.
 
 [12] Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i capifamiglia anziani,
        che avevano visto il tempio di prima, mentre si gettavano le nuove
        fondamenta di questo tempio sotto i loro occhi piangevano ad alta voce,
        ma i più continuavano ad alzare la voce con il grido dell'acclamazione
        e della gioia.
 
 [13] Così non si poteva distinguere il grido dell'acclamazione di gioia
        dal grido del pianto del popolo, perché il popolo faceva echeggiare la
        grande acclamazione e la voce si sentiva lontano.
 4 [1]
        Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che gli esuli
        rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore Dio d'Israele,
 [2] si presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero:
        "Vogliamo costruire anche noi insieme con voi, perché anche noi,
        come voi, cerchiamo il vostro Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal
        tempo di Assaràddon re di Assiria, che ci ha fatti immigrare in questo
        paese".
 
 [3] Ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capifamiglia d'Israele dissero
        loro: "Non conviene che costruiamo insieme la casa del nostro Dio;
        ma noi soltanto la ricostruiremo al Signore Dio d'Israele, come Ciro re
        di Persia ci ha ordinato".
 
 [4] Allora la popolazione indigena si mise a scoraggiare il popolo dei
        Giudei e a molestarlo per impedirgli di costruire.
 
 [5] Inoltre sobillarono contro di loro alcuni funzionari per mandar
        fallito il loro piano; ciò per tutto il tempo di Ciro re di Persia fino
        al regno di Dario re di Persia.
 
 [6] Durante il regno di Serse, al principio del suo regno, essi
        presentarono una denunzia contro gli abitanti di Giuda a Gerusalemme.
 
 [7] Poi al tempo di Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e
        gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo
        del documento era in caratteri aramaici e redatto in aramaico.
 
 [8] Recum governatore e Simsai scriba scrissero questa lettera contro
        Gerusalemme al re Artaserse:
 
 [9] "Recum governatore e Simsai scriba e gli altri loro colleghi
        giudici, legati, sovrintendenti e funzionari, uomini di Uruk, di
        Babilonia e di Susa, cioè di Elam,
 
 [10] e degli altri popoli che il grande e illustre Asnappàr deportò e
        stabilì nella città di Samaria e nel resto della regione d'Oltrefiume.
        -
 
 [11] Questa è la copia della lettera che gli mandarono. -
 Al re Artaserse i tuoi servi, uomini della regione d'Oltrefiume.
 
 [12] Sia reso noto al re che i Giudei, partiti da te e venuti presso di
        noi, a Gerusalemme, stanno ricostruendo la città ribelle e malvagia, ne
        rialzano le mura e ne restaurano le fondamenta.
 
 [13] Ora sia noto al re che, se questa città sarà ricostruita e
        saranno rialzate le sue mura, tributi, imposte e diritti di passaggio
        non saranno più pagati e i diritti dei re saranno lesi.
 
 [14] Ora, poiché noi mangiamo il sale della reggia e non possiamo
        tollerare l'insulto al re, perciò mandiamo a lui queste informazioni,
 
 [15] perché si facciano ricerche nel libro delle memorie dei tuoi
        padri: tu troverai in questo libro di memorie e constaterai che questa
        città è ribelle, causa di guai per i re e le province, e le ribellioni
        vi sono avvenute dai tempi antichi. Per tali ragioni questa città è
        stata distrutta.
 
 [16] Noi informiamo il re che, se questa città sarà ricostruita e
        saranno rialzate le sue mura, ben presto nella regione d'Oltrefiume non
        avrai più alcun possesso".
 
 [17] Il re inviò questa risposta: "A Recum governatore e Simsai
        scriba e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e altrove
        nella regione d'Oltrefiume, salute! Ora:
 
 [18] il documento che mi avete mandato è stato letto davanti a me
        accuratamente.
 
 [19] Dietro mio ordine si sono fatte ricerche, e si è trovato che
        questa città fin dai tempi antichi si è sollevata contro i re e in
        essa sono avvenute rivolte e sedizioni.
 
 [20] A Gerusalemme vi sono stati re potenti che comandavano su tutto il
        territorio d'Oltrefiume; a loro si pagavano tributi, imposte e diritti
        di passaggio.
 
 [21] Date perciò ordine che quegli uomini interrompano i lavori e che
        quella città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine.
 
 [22] Badate di non essere negligenti in questo, perché non ne venga
        maggior danno al re".
 
 [23] Appena il testo del documento del re Artaserse fu letto davanti a
        Recum e a Simsai scriba e ai loro colleghi, questi andarono in gran
        fretta a Gerusalemme dai Giudei e fecero loro interrompere i lavori con
        la forza delle armi.
 
 [24] Così fu sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase
        sospeso fino all'anno secondo del regno di Dario re di Persia.
 5 [1] Ma i
        profeti Aggeo e Zaccaria figlio di Iddo si rivolsero ai Giudei che erano
        in Giuda e a Gerusalemme, profetando in nome del Dio d'Israele, che li
        ispirava.
 [2] Allora Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk
        subito ripresero a costruire il tempio di Gerusalemme; con essi erano i
        profeti di Dio, che li incoraggiavano.
 
 [3] In quel tempo Tattènai, governatore della regione d'Oltrefiume,
        Setar-Boznai e i loro colleghi vennero da loro e dissero: "Chi vi
        ha dato ordine di ricostruire questa casa e di rialzare questa cinta di
        mura?
 
 [4] Chi sono e come si chiamano gli uomini che costruiscono questo
        edificio?".
 
 [5] Ma l'occhio vigile del loro Dio era sugli anziani dei Giudei: quelli
        non li costrinsero a desistere dai lavori in attesa che fosse portata a
        Dario una interpellanza e ne venisse in risposta un decreto su questo
        affare.
 
 [6] Copia della lettera che Tattènai, governatore dell'Oltrefiume,
        Setar-Boznai e i loro colleghi, funzionari dell'Oltrefiume, mandarono al
        re Dario.
 
 [7] Gli mandarono un rapporto in cui era scritto: "Al re Dario
        salute perfetta!
 
 [8] Sia noto al re che siamo andati nella provincia della Giudea, al
        tempio del grande Dio: esso viene ricostruito con blocchi di pietra; si
        mette legname nelle pareti; questo lavoro viene fatto con diligenza e
        progredisce nelle loro mani.
 
 [9] Allora abbiamo interrogato quegli anziani e abbiamo loro detto: Chi
        ha dato ordine di ricostruire questo tempio e di rialzare questa cinta
        di mura?
 
 [10] Inoltre abbiamo domandato i loro nomi, per farteli conoscere; così
        abbiamo scritto il nome degli uomini che stanno loro a capo.
 
 [11] Essi hanno risposto: Noi siamo servitori del Dio del cielo e della
        terra e ricostruiamo il tempio che fu costruito una volta, or sono molti
        anni. Un grande re d'Israele lo ha costruito e lo ha portato a termine.
 
 [12] Ma poiché i nostri padri hanno provocato all'ira il Dio del cielo,
        egli li ha messi nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia, il
        Caldeo, che distrusse questo tempio e deportò a Babilonia il popolo.
 
 [13] Ma nel primo anno di Ciro re di Babilonia, il re Ciro ha dato
        ordine di ricostruire questo tempio;
 
 [14] inoltre gli arredi del tempio, d'oro e d'argento, che Nabucodònosor
        aveva portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito al tempio di
        Babilonia, il re Ciro li ha fatti togliere dal tempio di Babilonia e li
        ha fatti consegnare a un tale di nome Sesbassar, che egli aveva
        costituito governatore.
 
 [15] Ciro gli disse: Prendi questi arredi, portali nel tempio di
        Gerusalemme e fà in modo che il tempio sia ricostruito al suo posto.
 
 [16] Allora questo Sesbassar venne, gettò le fondamenta del tempio in
        Gerusalemme e da allora fino ad oggi esso è in costruzione, ma non è
        ancora finito.
 
 [17] Ora, se piace al re, si cerchi negli archivi del re in Babilonia se
        vi è un decreto emanato dal re Ciro per ricostruire questo tempio in
        Gerusalemme: e ci si mandi la decisione del re".
 6 [1]
        Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell'archivio, là
        dove si conservano i tesori a Babilonia,
 [2] e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò
        un rotolo in cui era scritto:
 "Promemoria.
 
 [3] Nell'anno primo del re Ciro, il re Ciro prese questa decisione
        riguardo al tempio in Gerusalemme: la casa sia ricostruita come luogo in
        cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza
        sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti.
 
 [4] Vi siano nei muri tre spessori di blocchi di pietra e uno di legno.
        La spesa sia pagata dalla reggia.
 
 [5] Inoltre gli arredi del tempio fatti d'oro e d'argento, che Nabucodònosor
        ha portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito a Babilonia, siano
        restituiti e rimessi al loro posto nel tempio di Gerusalemme e
        ricollocati nella casa di Dio".
 
 [6] "Quindi voi Tattènai, governatore d'Oltrefiume e Setar-Boznai,
        con i vostri colleghi funzionari residenti nell'Oltrefiume, tenetevi in
        disparte.
 
 [7] Lasciate che lavorino a quella casa di Dio il governatore dei Giudei
        e i loro anziani. Essi ricostruiscano questo tempio al suo posto.
 
 [8] Ecco i miei ordini sull'atteggiamento che dovete tenere con questi
        anziani dei Giudei per la ricostruzione del tempio: dalle entrate del
        re, cioè dalla imposta dell'Oltrefiume, saranno rimborsate puntualmente
        le spese a quegli uomini, senza interruzione.
 
 [9] Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli, per gli
        olocausti al Dio del cielo, come anche grano, sale, vino e olio, siano
        loro forniti ogni giorno senza esitazione, secondo le indicazioni dei
        sacerdoti di Gerusalemme,
 
 [10] perché si facciano offerte di odore soave al Dio del cielo e si
        preghi per la vita del re e dei suoi figli.
 
 [11] Ordino ancora: se qualcuno trasgredisce questo decreto, si tolga
        una trave dalla sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. Poi la
        sua casa sia ridotta a letamaio.
 
 [12] Il Dio che ha fatto risiedere là il suo nome disperda qualsiasi re
        o popolo che presuma trasgredire il mio ordine, distruggendo questo
        tempio che è a Gerusalemme. Io Dario ho emanato questo ordine: sia
        eseguito alla lettera".
 
 [13] Allora Tattènai, governatore dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i
        loro colleghi eseguirono alla lettera quel che aveva comandato il re
        Dario.
 
 [14] Quanto agli anziani dei Giudei, essi continuarono a costruire e
        fecero progressi con l'incoraggiamento delle parole ispirate del profeta
        Aggeo e di Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a compimento la
        costruzione secondo il comando del Dio d'Israele e secondo il decreto di
        Ciro, di Dario e di Artaserse re di Persia.
 
 [15] Si terminò la costruzione di questo tempio il giorno tre del mese
        di Adàr nell'anno sesto del regno del re Dario.
 
 [16] Allora gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati
        celebrarono con gioia la dedicazione di questa casa di Dio;
 
 [17] offrirono per la dedicazione di questa casa di Dio cento tori,
        duecento arieti, quattrocento agnelli; inoltre dodici capri come
        sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù
        d'Israele.
 
 [18] Inoltre stabilirono i sacerdoti divisi secondo le loro classi e i
        leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come
        è scritto nel libro di Mosè.
 
 [19] I rimpatriati celebrarono la pasqua il quattordici del primo mese,
 
 [20] poiché i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme
        come un sol uomo: tutti erano mondi. Così immolarono la pasqua per
        tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi.
 
 [21] Mangiarono la pasqua gli Israeliti che erano tornati dall'esilio e
        quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese e si
        erano uniti a loro per aderire al Signore Dio d'Israele.
 
 [22] Celebrarono con gioia la festa degli azzimi per sette giorni poiché
        il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il
        cuore del re di Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il
        tempio del Dio d'Israele.
 7 [1] Dopo
        questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra,figlio di Seraia,
 figlio di Azaria,
 figlio di Chelkia,
 
 [2] figlio di Sallùm,
 figlio di Zadòk,
 figlio di Achitùb,
 
 [3] figlio di Amaria,
 figlio di Azaria,
 figlio di Meraiòt,
 
 [4] figlio di Zerachia,
 figlio di Uzzi,
 figlio di Bukki,
 
 [5] figlio di Abisuà,
 figlio di Pincas,
 figlio di Eleàzaro,
 figlio di Aronne sommo sacerdote:
 
 [6] questo Esdra, partì da Babilonia. Egli era uno scriba abile nella
        legge di Mosè, data dal Signore Dio d'Israele e, poiché la mano del
        Signore suo Dio era su di lui, il re aveva aderito a ogni sua richiesta.
 
 [7] Nel settimo anno del re Artaserse anche un gruppo di Israeliti,
        sacerdoti, leviti, cantori, portieri e oblati partirono per Gerusalemme.
 
 [8] Egli arrivò a Gerusalemme nel quinto mese: era l'anno settimo del
        re.
 
 [9] Egli aveva stabilito la partenza da Babilonia per il primo giorno
        del primo mese e il primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme, poiché
        la mano benevola del suo Dio era con lui.
 
 [10] Infatti Esdra si era dedicato con tutto il cuore a studiare la
        legge del Signore e a praticarla e ad insegnare in Israele la legge e il
        diritto.
 
 [11] Questa è la copia del documento che il re Artaserse consegnò a
        Esdra sacerdote, scriba esperto nei comandi del Signore e nei suoi
        statuti dati a Israele:
 
 [12] "Artaserse, re dei re, al sacerdote Esdra, scriba della legge
        del Dio del cielo, salute perfetta. Ora:
 
 [13] da me è dato questo decreto. Chiunque nel mio regno degli
        appartenenti al popolo d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti ha deciso
        liberamente di andare a Gerusalemme, può venire con te;
 
 [14] infatti da parte del re e dei suoi sette consiglieri tu sei inviato
        a fare inchiesta in Giudea e a Gerusalemme intorno all'osservanza della
        legge del tuo Dio, che hai nelle mani,
 
 [15] e a portare l'argento e l'oro che il re e i suoi consiglieri
        inviano come offerta volontaria per devozione al Dio d'Israele che è in
        Gerusalemme,
 
 [16] e tutto l'argento e l'oro che troverai in tutte le province di
        Babilonia insieme con le offerte volontarie che il popolo e i sacerdoti
        offriranno per la casa del loro Dio a Gerusalemme.
 
 [17] Perciò con questo argento ti prenderai cura di acquistare tori,
        arieti, agnelli e ciò che occorre per le offerte e libazioni che vi si
        uniscono e li offrirai sull'altare della casa del vostro Dio che è in
        Gerusalemme.
 
 [18] Quanto al resto dell'argento e dell'oro farete come sembrerà bene
        a te e ai tuoi fratelli, secondo la volontà del vostro Dio.
 
 [19] Gli arredi che ti sono stati consegnati per il culto del tuo Dio,
        rimettili davanti al Dio di Gerusalemme.
 
 [20] Per il resto di quanto occorre per la casa del tuo Dio e che spetta
        a te di procurare, lo procurerai a spese del tesoro reale.
 
 [21] Io, il re Artaserse, ordino a tutti i tesorieri dell'Oltrefiume:
 Tutto ciò che Esdra, sacerdote e scriba della legge del Dio del cielo,
        vi domanderà, dateglielo puntualmente,
 
 [22] fino a cento talenti d'argento, cento kor di grano, cento bat di
        vino, cento bat di olio e sale a volontà.
 
 [23] Quanto è secondo la volontà del Dio del cielo sia fatto con
        precisione per la casa del Dio del cielo, perché non venga l'ira sul
        regno del re e dei suoi figli.
 
 [24] Vi rendiamo poi noto che non è permesso riscuotere tributi e
        diritti di pedaggio su tutti i sacerdoti, leviti, cantori, portieri,
        oblati e inservienti di questa casa di Dio.
 
 [25] Quanto a te, Esdra, con la sapienza del tuo Dio, che ti è stata
        data, stabilisci magistrati e giudici, ai quali sia affidata
        l'amministrazione della giustizia per tutto il popolo dell'Oltrefiume,
        cioè per quanti conoscono la legge del tuo Dio, e istruisci quelli che
        non la conoscono.
 
 [26] A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la
        legge del re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il
        bando o con ammenda in denaro o con il carcere".
 
 [27] Benedetto il Signore, Dio dei padri nostri, che ha disposto il
        cuore del re a glorificare la casa del Signore che è a Gerusalemme,
 
 [28] e ha volto verso di me la benevolenza del re, dei suoi consiglieri
        e di tutti i potenti principi reali. Allora io mi sono sentito
        incoraggiato, perché la mano del Signore mio Dio era su di me e ho
        radunato alcuni capi d'Israele, perché partissero con me.
 8 [1]
        Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che
        sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
 [2] dei figli di Pincas: Ghersom;
 dei figli di Itamar: Daniele;
 dei figli di Davide: Cattus
 
 [3] figlio di Secania;
 dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta
        maschi;
 
 [4] dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui
        duecento maschi;
 
 [5] dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento
        maschi;
 
 [6] dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta
        maschi;
 
 [7] dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
 
 [8] dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta
        maschi;
 
 [9] dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui
        duecentodiciotto maschi;
 
 [10] dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui
        centosessanta maschi;
 
 [11] dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto
        maschi;
 
 [12] dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci
        maschi;
 
 [13] dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet,
        Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi;
 
 [14] dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta
        maschi.
 
 [15] Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo
        stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i
        sacerdoti e non ho trovato nessun levita.
 
 [16] Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn,
        Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn
 
 [17] e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di
        Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi
        fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè
        inservienti per il tempio del nostro Dio.
 
 [18] Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno
        mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio
        d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone;
 
 [19] inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello
        e i loro figli: venti persone.
 
 [20] Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio
        dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome.
 
 [21] Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci
        davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i
        nostri bambini e tutti i nostri averi.
 
 [22] Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per
        difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto
        al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro
        bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano".
 
 [23] Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci
        è venuto in aiuto.
 
 [24] Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià
        e i dieci loro fratelli con essi:
 
 [25] ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano
        l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi
        consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano
        da quelle parti.
 
 [26] Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani:
 argento: seicentocinquanta talenti;
 arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
 oro: cento talenti.
 
 [27] Inoltre:
 coppe d'oro venti: di mille darici;
 vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
 
 [28] Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi
        sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore,
        Dio dei nostri padri.
 
 [29] Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti
        ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a
        Gerusalemme, nelle stanze del tempio".
 
 [30] Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico
        dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel
        tempio del nostro Dio.
 
 [31] Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a
        Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati
        dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino.
 
 [32] Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni.
 
 [33] Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi
        nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di
        Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti
        Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui;
 
 [34] ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il
        peso totale.
 
 [35] quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire
        olocausti al Dio d'Israele:
 tori: dodici per tutto Israele,
 arieti: novantasei,
 agnelli: settantasette,
 capri di espiazione: dodici,
 tutto come olocausto al Signore.
 
 [36] Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al
        governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al
        tempio.
 9 [1]
        Terminate queste cose, sono venuti a trovarmi i capi per dirmi: "Il
        popolo d'Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati dalle
        popolazioni locali, nonostante i loro abomini, cioè dai Cananei,
        Hittiti, Perizziti, Gebusei, Ammoniti, Moabiti, Egiziani, Amorrèi,
 [2] ma hanno preso in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli:
        così hanno profanato la stirpe santa con le popolazioni locali; anzi i
        capi e i magistrati sono stati i primi a darsi a questa infedeltà".
 
 [3] Udito ciò, ho lacerato il mio vestito e il mio mantello, mi sono
        strappato i capelli e i peli della barba e mi sono seduto costernato.
 
 [4] Quanti tremavano per i giudizi del Dio d'Israele su questa infedeltà
        dei rimpatriati, si radunarono presso di me. Ma io restai seduto
        costernato, fino all'offerta della sera.
 
 [5] All'offerta della sera mi sono alzato dal mio stato di prostrazione
        e con il vestito e il mantello laceri sono caduto in ginocchio e ho
        steso le mani al mio Signore,
 
 [6] e ho detto:
 "Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare, Dio mio, la faccia
        verso di te, poiché le nostre colpe si sono moltiplicate fin sopra la
        nostra testa; la nostra colpevolezza è aumentata fino al cielo.
 
 [7] Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto
        colpevoli e per le nostre colpe, noi, i nostri re e i nostri sacerdoti,
        siamo stati dati nelle mani dei re stranieri; siamo stati consegnati
        alla spada, alla prigionia, alla rapina, all'insulto fino ad oggi.
 
 [8] Ora, da poco, il nostro Dio ci ha fatto una grazia: ha liberato un
        resto di noi, dandoci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro
        Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un pò di sollievo
        nella nostra schiavitù.
 
 [9] Perché noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio
        non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia; ci ha fatti
        rivivere, perché rialzassimo la casa del nostro Dio e restaurassimo le
        sue rovine e ci ha concesso di avere un riparo in Giuda e in
        Gerusalemme.
 
 [10] Ma ora, che dire, Dio nostro, dopo questo? Poiché abbiamo
        abbandonato i tuoi comandi
 
 [11] che tu avevi dato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, dicendo: Il
        paese di cui voi andate a prendere il possesso è un paese immondo, per
        l'immondezza dei popoli indigeni, per le nefandezze di cui l'hanno
        colmato da un capo all'altro con le loro impurità.
 
 [12] Per questo non dovete dare le vostre figlie ai loro figli, né
        prendere le loro figlie per i vostri figli; non dovrete mai contribuire
        alla loro prosperità e al loro benessere, così diventerete forti voi e
        potrete mangiare i beni del paese e lasciare un'eredità ai vostri figli
        per sempre.
 
 [13] Dopo ciò che è venuto su di noi a causa delle nostre cattive
        azioni e per la nostra grande colpevolezza, benché tu, Dio nostro, ci
        abbia punito meno di quanto meritavano le nostre colpe e ci abbia
        concesso di formare questo gruppo di superstiti,
 
 [14] potremmo forse noi tornare a violare i tuoi comandi e a
        imparentarci con questi popoli abominevoli? Non ti adireresti contro di
        noi fino a sterminarci, senza lasciare resto né superstite?
 
 [15] Signore, Dio di Israele, per la tua bontà è rimasto di noi oggi
        un gruppo di superstiti: eccoci davanti a te con la nostra colpevolezza.
        Ma a causa di essa non possiamo resistere alla tua presenza!".
 10 [1]
        Mentre Esdra pregava e faceva questa confessione piangendo, prostrato
        davanti alla casa di Dio, si riunì intorno a lui un'assemblea molto
        numerosa d'Israeliti, uomini, donne e fanciulli, e il popolo piangeva
        dirottamente.
 [2] Allora Secania, figlio di Iechièl, uno dei figli di Elam, prese la
        parola e disse a Esdra: "Noi siamo stati infedeli verso il nostro
        Dio, sposando donne straniere, prese dalle popolazioni del luogo.
        Orbene: c'è ancora una speranza per Israele nonostante ciò.
 
 [3] Ora noi facciamo questa alleanza davanti al nostro Dio: rimanderemo
        tutte queste donne e i figli nati da esse, secondo il tuo consiglio, mio
        signore, e il consiglio di quelli che tremano davanti al comando del
        nostro Dio. Si farà secondo la legge!
 
 [4] Alzati, perché a te è affidato questo compito; noi saremo con te;
        sii forte e mettiti all'opera!".
 
 [5] Allora Esdra si alzò e fece giurare ai capi dei sacerdoti e dei
        leviti e a tutto Israele che avrebbero agito secondo quelle parole; essi
        giurarono.
 
 [6] Esdra allora, alzatosi davanti alla casa di Dio, andò nella camera
        di Giovanni, figlio di Eliasib. Là egli passò la notte, senza prendere
        cibo né bere acqua, perché era in lutto a causa dell'infedeltà dei
        rimpatriati.
 
 [7] Poi fu fatta passare la voce in Giuda e Gerusalemme a tutti i
        rimpatriati che si radunassero in Gerusalemme:
 
 [8] a chiunque non fosse venuto entro tre giorni - così disponeva il
        consiglio dei capi e degli anziani - sarebbero stati votati allo
        sterminio tutti i beni ed egli stesso sarebbe stato escluso dalla
        comunità dei rimpatriati.
 
 [9] Allora tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono a
        Gerusalemme entro tre giorni; si era al nono mese, il venti del mese.
        Tutto il popolo stava nella piazza del tempio, tremante per questo
        evento e per gli scrosci della pioggia.
 
 [10] Allora il sacerdote Esdra si alzò e disse loro: "Voi avete
        commesso un atto d'infedeltà, sposando donne straniere: così avete
        accresciuto la colpevolezza d'Israele.
 
 [11] Ma ora rendete lode al Signore, Dio dei vostri padri, e fate la sua
        volontà, separandovi dalle popolazioni del paese e dalle donne
        straniere".
 
 [12] Tutta l'assemblea rispose a gran voce: "Sì, dobbiamo fare
        secondo la tua parola.
 
 [13] Ma il popolo è numeroso e siamo al tempo delle piogge; non è
        possibile restare all'aperto. D'altra parte non è lavoro di un giorno o
        di due, perché siamo in molti ad aver peccato in questa materia.
 
 [14] I nostri capi stiano a rappresentare tutta l'assemblea; e tutti
        quelli delle nostre città che hanno sposato donne straniere vengano in
        date determinate e accompagnati dagli anziani della rispettiva città e
        dai loro giudici, finché non abbiano allontanato da noi l'ira ardente
        del nostro Dio per questa causa".
 
 [15] Soltanto Giònata figlio di Asaèl e Iaczeia figlio di Tikva si
        opposero, appoggiati da Mesullàm e dal levita Sabbetài.
 
 [16] I rimpatriati fecero come era stato proposto: il sacerdote Esdra si
        scelse alcuni uomini, capifamiglia, uno per casato, tutti designati per
        nome. Essi iniziarono le sedute il primo giorno del decimo mese per
        esaminare la questione
 
 [17] e terminarono di esaminare tutti gli uomini che avevano sposato
        donne straniere il primo giorno del primo mese.
 
 [18] Tra gli appartenenti ai sacerdoti, che avevano sposato donne
        straniere, c'erano:
 dei figli di Giosuè figlio di Iozadàk e tra i suoi fratelli: Maaseia,
        Elièzer, Iarib e Godolia.
 
 [19] Essi hanno promesso con giuramento di rimandare le loro donne e
        hanno offerto un ariete in espiazione della loro colpa.
 
 [20] Dei figli di Immer: Canàni e Zebadia.
 
 [21] Dei figli di Carim: Maaseia, Elia, Semaia, Iechièl e Uzzia.
 
 [22] Dei figli di Pascur: Elioènai, Maaseia, Ismaele, Natanaele, Iozabàd
        ed Eleasà.
 
 [23] Degli appartenenti ai leviti: Iozabàd, Simei, Chelaia, chiamato il
        Chelita, Petachia, Giuda ed Elièzer.
 
 [24] Dei cantori: Eliasib.
 Dei portinai: Sallùm, Telem e Uri.
 
 [25] Tra gli Israeliti: dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia,
        Miamin, Eleàzaro, Malchia e Benaià.
 
 [26] Dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdi, Ieremòt ed
        Elia.
 
 [27] Dei figli di Zattu: Elioenài, Eliasib, Mattania, Ieremòt, Zabad e
        Aziza.
 
 [28] Dei figli di Bebai: Giovanni, Anania, Zabbai e Atlai.
 
 [29] Dei figli di Bani: Mesullàm, Malluch, Adaia, Iasub, Seal e Ieramòt.
 
 [30] Dei figli di Pacat-Moab: Adna, Kelal, Benaià, Maaseia, Mattania,
        Bezaleèl, Binnui e Manàsse.
 
 [31] Dei figli di Carim: Elièzer, Ishshia, Malchia, Semaia, Simeone,
 
 [32] Beniamino, Malluch, Semaria.
 
 [33] Dei figli di Casum: Mattenai, Mattatta, Zabad, Elifèlet, Ieremai,
        Manàsse e Simei.
 
 [34] Dei figli di Bani: Maadai, Amram, Uel,
 
 [35] Benaià, Bedia, Cheluu,
 
 [36] Vania, Meremòt, Eliasib,
 
 [37] Mattenai, Iaasai.
 
 [38] Dei figli di Binnui: Simei,
 
 [39] Selemia, Natàn, Adaia.
 
 [40] Dei figli di Azzur: Sasai, Sàrai,
 
 [41] Azareèl, Selemia, Semaria,
 
 [42] Sallùm, Amaria, Giuseppe.
 
 [43] Dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebina, Iaddai, Gioele,
        Benaià.
 
 [44] Tutti questi avevano sposato donne straniere e rimandarono le donne
        insieme con i figli che avevano avuti da esse.
 NEEMIA 1 [1]
        Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno
        ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa,
 [2] Canàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono
        dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei che erano rimpatriati,
        superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme.
 
 [3] Essi mi dissero: "I superstiti della deportazione sono là,
        nella provincia, in grande miseria e abbattimento; le mura di
        Gerusalemme restano piene di brecce e le sue porte consumate dal
        fuoco".
 
 [4] Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi
        giorni, digiunando e pregando davanti al Dio del cielo.
 
 [5] E dissi: "Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che
        mantieni l'alleanza e la misericordia con quelli che ti amano e
        osservano i tuoi comandi,
 
 [6] siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la
        preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per
        gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi Israeliti
        abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo
        peccato.
 
 [7] Ci siamo comportati male con te e non abbiamo osservato i comandi,
        le leggi e le decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo.
 
 [8] Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete
        infedeli, io vi disperderò fra i popoli;
 
 [9] ma se tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete,
        anche se i vostri esiliati si trovassero all'estremità dell'orizzonte,
        io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per
        farvi dimorare il mio nome.
 
 [10] Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con
        grande potenza e con mano forte.
 
 [11] Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo
        e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome;
        concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare benevolenza
        davanti a questo uomo".
 Io allora ero coppiere del re.
 2 [1] Nel
        mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu
        pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero
        mai stato triste in sua presenza.
 [2] Perciò il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure
        non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore".
        Allora io ebbi grande timore
 
 [3] e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio
        aspetto non esser triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei
        padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?".
 
 [4] Il re mi disse: "Che cosa domandi?". Allora io pregai il
        Dio del cielo,
 
 [5] e poi risposi al re: "Se piace al re e se il tuo servo ha
        trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono
        i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla".
 
 [6] Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse:
        "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?". Io gli
        indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re; mi lasciò andare.
 
 [7] Poi dissi al re: "Se piace al re, mi si diano le lettere per i
        governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare in
        Giudea,
 
 [8] e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia
        il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per
        le mura della città e per la casa che io abiterò". Il re mi diede
        le lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
 
 [9] Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere
        del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di
        cavalieri.
 
 [10] Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono
        informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un
        uomo a procurare il bene degli Israeliti.
 
 [11] Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni.
 
 [12] Poi mi alzai di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla
        ad alcuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per
        Gerusalemme e senza aver altro giumento oltre quello che io cavalcavo.
 
 [13] Uscii di notte per la porta della Valle e andai verso la fonte del
        Drago e alla porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, come
        erano piene di brecce e come le sue porte erano consumate dal fuoco.
 
 [14] Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del re, ma non vi
        era posto per cui potesse passare il giumento che cavalcavo.
 
 [15] Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi,
        rientrato per la porta della Valle, tornai a casa.
 
 [16] I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa
        facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai
        sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli
        che si occupavano dei lavori.
 
 [17] Allora io dissi loro: "Voi vedete la miseria nella quale ci
        troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal
        fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più
        insultati!".
 
 [18] Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e
        anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero:
        "Alziamoci e costruiamo!". E misero mano vigorosamente alla
        buona impresa.
 
 [19] Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e
        Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo:
        "Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?".
 
 [20] Allora io risposi loro: "Il Dio del cielo ci darà successo.
        Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi non avete né parte né
        diritto né ricordo in Gerusalemme".
 3 [1]
        Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a
        costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti;
        continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e
        fino alla torre di Cananeèl.
 [2] Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gerico e accanto a loro
        lavorava Zaccùr figlio di Imri.
 
 [3] I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero
        l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.
 
 [4] Accanto a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria,
        figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm,
        figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle
        riparazioni Zadòk figlio di Baana;
 
 [5] accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i
        loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro
        Signore.
 
 [6] Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia,
        restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i
        battenti, le serrature e le sbarre.
 
 [7] Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita,
        Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle
        dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume;
 
 [8] accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia
        tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi
        hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo;
 
 [9] accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo
        della metà del distretto di Gerusalemme.
 
 [10] Accanto a loro lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa,
        Iedaia figlio di Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di
        Casabnià.
 
 [11] Malchia figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono
        la parte successiva di mura e la torre dei Forni.
 
 [12] Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie,
        Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di
        Gerusalemme.
 
 [13] Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle;
        la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero
        inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.
 
 [14] Malchia figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò
        la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e
        le sbarre.
 
 [15] Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò
        la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le
        serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe,
        presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla
        città di Davide.
 
 [16] Dopo di lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto
        di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide,
        fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi.
 
 [17] Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum
        figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto Casabià,
        capo della metà del distretto di Keilà.
 
 [18] Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto
        Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà;
 
 [19] accanto a lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava
        un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale,
        all'angolo.
 
 [20] Dopo di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore
        un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb sommo
        sacerdote.
 
 [21] Dopo di lui Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava
        un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità
        della casa di Eliasìb.
 
 [22] Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia.
 
 [23] Dopo di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla lo
 
 [33] Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si
        indignò molto, si fece beffe dei Giudei
 
 [34] e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria:
        "Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e
        farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far
        rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal
        fuoco?".
 
 [35] Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Edifichino
        pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di
        pietra!".
 
 [36] Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fà ricadere sul loro
        capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di
        schiavitù!
 
 [37] Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista
        il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
 
 [38] Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto
        portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
 4 [1] Ma
        quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdoditi seppero
        che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva e che le brecce
        cominciavano a chiudersi, si adirarono molto
 [2] e tutti assieme congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e
        crearvi confusione.
 
 [3] Allora noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo
        sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi.
 
 [4] Quelli di Giuda dicevano: "Le forze dei portatori vengono meno
        e le macerie sono molte; noi non potremo costruire le mura!".
 
 [5] I nostri avversari dicevano: "Senza che s'accorgano di nulla,
        noi piomberemo in mezzo a loro, li uccideremo e faremo cessare i
        lavori".
 
 [6] Poiché i Giudei che dimoravano vicino a loro vennero a riferirci
        dieci volte: "Da tutti i luoghi ai quali vi volgete, essi saranno
        contro di noi",
 
 [7] io, nelle parti sottostanti a ciascun posto oltre le mura, in luoghi
        scoperti, disposi il popolo per famiglie, con le loro spade, le loro
        lance, i loro archi.
 
 [8] Dopo aver considerato la cosa, mi alzai e dissi ai notabili, ai
        magistrati e al resto del popolo: "Non li temete! Ricordatevi del
        Signore grande e tremendo; combattete per i vostri fratelli, per i
        vostri figli e le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre
        case!".
 
 [9] Quando i nostri nemici vennero a sapere che eravamo informati della
        cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo alle mura,
        ognuno al suo lavoro.
 
 [10] Da quel giorno la metà dei miei giovani lavorava e l'altra metà
        stava armata di lance, di scudi, di archi, di corazze; i capi erano
        dietro tutta la casa di Giuda.
 
 [11] Quelli che costruivano le mura e quelli che portavano o caricavano
        i pesi, con una mano lavoravano e con l'altra tenevano la loro arma;
 
 [12] tutti i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta
        ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me.
 
 [13] Dissi allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo:
        "L'opera è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e
        distanti l'uno dall'altro.
 
 [14] Dovunque udirete il suono della tromba, raccoglietevi presso di
        noi; il nostro Dio combatterà per noi".
 
 [15] Così continuavamo i lavori, mentre la metà della mia gente teneva
        impugnata la lancia, dall'apparire dell'alba allo spuntar delle stelle.
 
 [16] Anche in quell'occasione dissi al popolo: "Ognuno con il suo
        aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, per far con noi la guardia
        durante la notte e riprendere il lavoro di giorno".
 
 [17] Io poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che
        mi seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva l'arma a
        portata di mano.
 5 [1] Si
        alzò un gran lamento da parte della gente del popolo e delle loro mogli
        contro i loro fratelli Giudei.
 [2] Alcuni dicevano: "Noi, i nostri figli e le nostre figlie siamo
        numerosi; ci si dia il grano perché possiamo mangiare e vivere!".
 
 [3] Altri dicevano: "Dobbiamo impegnare i nostri campi, le nostre
        vigne e le nostre case per assicurarci il grano durante la
        carestia!".
 
 [4] Altri ancora dicevano: "Abbiamo preso denaro a prestito sui
        nostri campi e sulle nostre vigne per pagare il tributo del re.
 
 [5] La nostra carne è come la carne dei nostri fratelli, i nostri figli
        sono come i loro figli; ecco dobbiamo sottoporre i nostri figli e le
        nostre figlie alla schiavitù e alcune delle nostre figlie sono già
        state ridotte schiave; noi non abbiamo via d'uscita, perché i nostri
        campi e le nostre vigne sono in mano d'altri".
 
 [6] Quando udii i loro lamenti e queste parole, ne fui molto indignato.
 
 [7] Dopo aver riflettuto dentro di me, ripresi duramente i notabili e i
        magistrati e dissi loro: "Dunque voi esigete un interesse da
        usuraio dai nostri fratelli?". Convocai contro di loro una grande
        assemblea
 
 [8] e dissi loro: "Noi, secondo la nostra possibilità, abbiamo
        riscattato i nostri fratelli Giudei che si erano venduti agli stranieri
        e voi stessi vendereste i vostri fratelli ed essi si venderebbero a
        noi?". Allora quelli tacquero e non seppero che rispondere.
 
 [9] Io dissi: "Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste
        voi camminare nel timore del nostro Dio per non essere scherniti dagli
        stranieri nostri nemici?
 
 [10] Anch'io, i miei fratelli e i miei servi abbiamo dato loro in
        prestito denaro e grano. Ebbene, condoniamo loro questo debito!
 
 [11] Rendete loro oggi stesso i loro campi, le loro vigne, i loro
        oliveti e le loro case e l'interesse del denaro del grano, del vino e
        dell'olio di cui siete creditori nei loro riguardi".
 
 [12] Quelli risposero: "Restituiremo e non esigeremo più nulla da
        loro; faremo come tu dici". Allora chiamai i sacerdoti e in loro
        presenza li feci giurare che avrebbero mantenuto la promessa.
 
 [13] Poi scossi la piega anteriore del mio mantello e dissi: "Così
        Dio scuota dalla sua casa e dai suoi beni chiunque non avrà mantenuto
        questa promessa e così sia egli scosso e vuotato di tutto!". Tutta
        l'assemblea disse: "Amen" e lodarono il Signore. Il popolo
        mantenne la promessa.
 
 [14] Di più, da quando il re mi aveva stabilito loro governatore nel
        paese di Giuda, dal ventesimo anno fino al trentaduesimo anno del re
        Artaserse, durante dodici anni, né io né i miei fratelli mangiammo la
        provvista assegnata al governatore.
 
 [15] I governatori che mi avevano preceduto, avevano gravato il popolo,
        ricevendone pane e vino, oltre a quaranta sicli d'argento; perfino i
        loro servi angariavano il popolo, ma io non ho fatto così, poiché ho
        avuto timore di Dio.
 
 [16] Anzi ho messo mano ai lavori di queste mura e non abbiamo comperato
        alcun podere. Tutti i miei giovani erano raccolti là a lavorare.
 
 [17] Avevo alla mia tavola centocinquanta uomini, Giudei e magistrati,
        oltre a quelli che venivano a noi dalle nazioni vicine.
 
 [18] Quel che si preparava a mie spese ogni giorno era un bue, sei capi
        scelti di bestiame minuto e cacciagione; ogni dieci giorni vino per
        tutti in abbondanza. Tuttavia non ho mai chiesto la provvista assegnata
        al governatore, perché il popolo era già gravato abbastanza a causa
        dei lavori.
 
 [19] Mio Dio, ricordati in mio favore per quanto ho fatto a questo
        popolo.
 6 [1]
        Quando Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici
        seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più rimasta
        alcuna breccia, sebbene ancora io non avessi messo i battenti alle
        porte,
 [2] Sanballàt e Ghesem mi mandarono a dire: "Vieni e troviamoci
        insieme a Chefirim, nella valle di Oni". Essi pensavano di farmi
        del male.
 
 [3] Ma io inviai loro messaggeri a dire: "Sto facendo un gran
        lavoro e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il lavoro,
        mentre io lo lascio per scendere da voi?".
 
 [4] Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e io risposi
        nello stesso modo.
 
 [5] Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta
        per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta,
 
 [6] nella quale stava scritto: "Si sente dire fra queste nazioni, e
        Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu
        ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu diventeresti loro re
 
 [7] e avresti inoltre stabilito profeti per far questa proclamazione a
        Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi saranno riferiti
        al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme".
 
 [8] Ma io gli feci rispondere: "Le cose non stanno come tu dici, ma
        tu inventi!".
 
 [9] Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: "Le
        loro mani desisteranno e il lavoro non si farà". Ora invece si
        sono irrobustite le mie mani!
 
 [10] Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel,
        che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: "Troviamoci insieme
        nel tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario,
        perché verranno ad ucciderti, di notte verranno ad ucciderti".
 
 [11] Ma io risposi: "Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo
        della mia condizione potrebbe entrare nel santuario per salvare la vita?
        No, io non entrerò".
 
 [12] Compresi che non era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella
        profezia a mio danno, perché Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato.
 
 [13] Era stato pagato per impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a
        peccare, per farmi una cattiva fama ed espormi al disonore.
 
 [14] Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro opere;
        anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercavano di
        spaventarmi!
 
 [15] Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di
        Elul, in cinquantadue giorni.
 
 [16] Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni che
        stavano intorno a noi furono prese da timore e restarono molto sorprese
        alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta per
        l'intervento del nostro Dio.
 
 [17] In quei giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a
        Tobia e da Tobia ne ricevevano;
 
 [18] infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero
        di Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia
        di Mesullàm figlio di Berechia.
 
 [19] Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie
        parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi.
 7 [1]
        Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte e i
        portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici,
 [2] diedi il governo di Gerusalemme a Canàni mio fratello e ad Anania
        comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più
        di tanti altri.
 
 [3] Ordinai loro: "Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il
        sole non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte mentre
        i cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese
        fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti
        alla propria casa".
 
 [4] La città era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e non
        si costruivano case.
 
 [5] Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il
        popolo, per farne il censimento.
 Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio
        la prima volta e vi trovai scritto quanto segue:
 
 [6] Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati
        dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e
        che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città.
 
 [7] Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia,
        Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana.
 
 [8] Figli di Pareos: duemila centosettantadue.
 
 [9] Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
 
 [10] Figli di Arach: seicentocinquantadue.
 
 [11] Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemila
        ottocentodiciotto.
 
 [12] Figli di Elam: milleduecento cinquantaquattro.
 
 [13] Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque.
 
 [14] Figli di Zaccai: settecentosessanta.
 
 [15] Figli di Binnui: seicentoquarantotto.
 
 [16] Figli di Bebai: seicentoventotto.
 
 [17] Figli di Azgad: duemilatrecento ventidue.
 
 [18] Figli di Adonikam: seicentosessantasette.
 
 [19] Figli di Bigvai: duemilasessantasette.
 
 [20] Figli di Adin: seicentocinquantacinque.
 
 [21] Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
 
 [22] Figli di Casum: trecentoventotto.
 
 [23] Figli di Bezai: trecentoventiquattro.
 
 [24] Figli di Carif: centododici.
 
 [25] Figli di Gàbaon: novantacinque.
 
 [26] Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto.
 
 [27] Uomini di Anatòt: centoventotto.
 
 [28] Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue.
 
 [29] Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt:
        settecentoquarantatré.
 
 [30] Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
 
 [31] Uomini di Micmas: centoventidue.
 
 [32] Uomini di Betel e di Ai: centoventitré.
 
 [33] Uomini di un altro Nebo: cinquantadue.
 
 [34] Figli di un altro Elam: milleduecento cinquantaquattro.
 
 [35] Figli di Carim: trecentoventi.
 
 [36] Figli di Gerico: trecentoquarantacinque.
 
 [37] Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno.
 
 [38] Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta.
 
 [39] I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè:
        novecentosessantatré.
 
 [40] Figli di Immer: millecinquantadue.
 
 [41] Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
 
 [42] Figli di Carim: millediciassette.
 
 [43] I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di Binnui e di Odevà:
        settantaquattro.
 
 [44] I cantori: figli di Asaf: centoquarantotto.
 
 [45] I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli
        di Catità, figli di Sobai: centotrentotto.
 
 [46] Gli oblati: figli di Zica, figli di Casufa,
 figli di Tabbaot,
 
 [47] figli di Keros,
 figli di Sia, figli di Padon,
 
 [48] figli di Lebana, figli di Agabà,
 figli di Salmai,
 
 [49] figli di Canan,
 figli di Ghiddel, figli di Gacar,
 
 [50] figli di Reaia, figli di Rezin,
 figli di Nekoda,
 
 [51] figli di Gazzam,
 figli di Uzza, figli di Pasèach,
 
 [52] figli di Besai, figli dei Meunim, figli dei Nefisesim,
 
 [53] figli di Bakbuk, figli di Cakufa.
 figli di Carcur,
 
 [54] figli di Baslit,
 figli di Mechida, figli di Carsa,
 
 [55] figli di Barkos, figli di Sisara,
 figli di Temach,
 
 [56] figli di Neziach,
 figli di Catifa.
 
 [57] Discendenti dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Sofèret,
        figli di Perida,
 
 [58] figli di Iaala, figli di Darkon, figli di Ghiddel,
 
 [59] figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochèret-Azzebàim,
        figli di Amòn.
 
 [60] Totale degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone:
        trecentonovantadue.
 
 [61] Ecco quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da
        Cherub-Addòn e da Immer e che non avevano potuto stabilire il loro
        casato per dimostrare che erano della stirpe di Israele:
 
 [62] figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekoda:
        seicentoquarantadue.
 
 [63] Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di Barzillài,
        il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il Galaadita e fu
        chiamato con il loro nome.
 
 [64] Questi cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono
        e furono quindi esclusi dal sacerdozio;
 
 [65] il governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime finché
        non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim.
 
 [66] La comunità nel suo totale era di quarantaduemila trecentosessanta
        persone,
 
 [67] oltre ai loro schiavi e alle loro schiave in numero di settemila
        trecentotrentasette. Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e
        cantanti.
 
 [68] Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli,
 
 [69] quattrocentotrentacinque cammelli, seimila settecentoventi asini.
 
 [70] Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il
        governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe,
        cinquecentotrenta vesti sacerdotali.
 
 [71] Alcuni capifamiglia diedero al tesoro della fabbrica ventimila
        dracme d'oro e duemiladuecento mine d'argento.
 
 [72] Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine
        d'argento e sessantanove vesti sacerdotali.
 
 [73a] I sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, alcuni del popolo,
        gli oblati e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro città.
 
 [73b] Come giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro città.
 8 [1]
        Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti
        alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro
        della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele.
 [2] Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge
        davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci
        di intendere.
 
 [3] Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo
        spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle
        donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva
        l'orecchio a sentire il libro della legge.
 
 [4] Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano
        costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia,
        Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael,
        Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm.
 
 [5] Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava
        più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il
        popolo si alzò in piedi.
 
 [6] Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose:
        "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si
        prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
 
 [7] Giosuè, Bani, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia,
        Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge al
        popolo e il popolo stava in piedi al suo posto.
 
 [8] Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con
        spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.
 
 [9] Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti
        che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo
        giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non
        piangete!". Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le
        parole della legge.
 
 [10] Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete
        vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato,
        perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi
        rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza".
 
 [11] I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: "Tacete, perché
        questo giorno è santo; non vi rattristate!".
 
 [12] Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai
        poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state
        loro proclamate.
 
 [13] Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e
        i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole
        della legge.
 
 [14] Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè,
        che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del
        settimo mese.
 
 [15] Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo bando in tutte
        le loro città e in Gerusalemme: "Andate al monte e portatene rami
        di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di
        alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto".
 
 [16] Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la
        sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili
        della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza
        della porta di Efraim.
 
 [17] Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla
        deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè
        figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più fatto
        nulla di simile. Vi fu gioia molto grande.
 
 [18] Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal
        primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo
        vi fu una solenne assemblea secondo il rito.
 9 [1] Il
        ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un
        digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere.
 [2] Quelli che appartenevano alla stirpe d'Israele si separarono da
        tutti gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e confessarono i loro
        peccati e le iniquità dei loro padri.
 
 [3] Poi si alzarono in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la
        lettura del libro della legge del Signore loro Dio, per un quarto della
        giornata; per un altro quarto essi fecero la confessione dei peccati e
        si prostrarono davanti al Signore loro Dio.
 
 [4] Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bani e Kenani si
        alzarono sulla pedana dei leviti e invocarono a gran voce il Signore
        loro Dio.
 
 [5] I leviti Giosuè, Kadmiel, Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e
        Petachia dissero: "Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio ora e
        sempre! Si benedica il tuo nome glorioso che è esaltato al di sopra di
        ogni benedizione e di ogni lode!
 
 [6] Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli
        e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e
        quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei
        cieli ti adora.
 
 [7] Tu sei il Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire
        da Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo.
 
 [8] Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con
        lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza il paese
        dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrèi, dei Perizziti, dei Gebusei e
        dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto.
 
 [9] Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in Egitto e hai ascoltato
        il loro grido presso il Mare Rosso;
 
 [10] hai operato segni e prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi
        servi, contro tutto il popolo del suo paese, perché sapevi che essi
        avevano trattato i nostri padri con durezza; ti sei fatto un nome fino
        ad oggi.
 
 [11] Hai aperto il mare davanti a loro, ed essi sono passati in mezzo al
        mare sull'asciutto; quelli che li inseguivano tu li hai precipitati
        nell'abisso, come una pietra in fondo alle acque impetuose.
 
 [12] Li hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con una
        colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui camminare.
 
 [13] Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo e hai
        dato loro decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni
        comandi;
 
 [14] hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro
        comandi, decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo.
 
 [15] Hai dato loro pane del cielo quando erano affamati e hai fatto
        scaturire acqua dalla rupe quando erano assetati e hai comandato loro
        che andassero a prendere in possesso il paese che avevi giurato di dare
        loro.
 
 [16] Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno
        indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi;
 
 [17] si sono rifiutati di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli
        che tu avevi operato in loro favore; hanno indurito la loro cervice e
        nella loro ribellione si sono dati un capo per tornare alla loro
        schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, pietoso e
        misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e non li hai
        abbandonati.
 
 [18] Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e hanno
        detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti hanno
        insultato gravemente,
 
 [19] tu nella tua misericordia non li hai abbandonati nel deserto: la
        colonna di nube che stava su di loro non ha cessato di guidarli durante
        il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha cessato di
        rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte.
 
 [20] Hai concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai
        rifiutato la tua manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando
        erano assetati.
 
 [21] Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro
        nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono
        gonfiati.
 
 [22] Poi hai dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro come
        un sovrappiù; essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese
        del re di Chesbòn e il paese di Og re di Basan.
 
 [23] Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai
        introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di farli
        entrare per possederlo.
 
 [24] I loro figli vi sono entrati e hanno preso in possesso il paese; tu
        hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e li hai
        messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché ne
        disponessero a loro piacere.
 
 [25] Essi si sono impadroniti di fortezze, di una terra grassa, e hanno
        posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate, vigne, oliveti,
        alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si sono saziati e si
        sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua grande bontà.
 
 [26] Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si
        sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti
        che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente.
 
 [27] Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li hanno
        oppressi. Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu
        li hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato
        loro liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici.
 
 [28] Ma quando avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te,
        perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li
        opprimevano; poi quando ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi
        dal cielo; così nella tua misericordia più volte li hai salvati.
 
 [29] Tu li ammonivi per farli tornare alla tua legge; ma essi si
        mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi comandi; peccavano contro i
        tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette in pratica; la loro spalla
        rifiutava il giogo, indurivano la loro cervice e non obbedivano.
 
 [30] Hai pazientato con loro molti anni e li hai scongiurati per mezzo
        del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto
        prestare orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei paesi
        stranieri.
 
 [31] Però nella tua molteplice compassione, tu non li hai sterminati
        del tutto e non li hai abbandonati perché sei un Dio clemente e
        misericordioso.
 
 [32] Ora, Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni
        l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi occhi tutta
        la sventura che è piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri capi,
        sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il
        tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino ad oggi.
 
 [33] Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu
        hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà.
 
 [34] I nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non
        hanno messo in pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi
        né agli ammonimenti con i quali tu li scongiuravi.
 
 [35] Essi mentre godevano del loro regno, del grande benessere che tu
        largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro
        disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro
        azioni malvagie.
 
 [36] Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai nostri padri
        perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. I suoi prodotti
        abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri
        peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro
        piacere, e noi siamo in grande angoscia".
 10 [1]
        "A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e
        lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei
        nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti".
 [2] Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di
        Akalià, e Sedecìa,
 
 [3] Seraia, Azaria, Geremia,
 
 [4] Pascur, Amaria, Malchia,
 
 [5] Cattus, Sebania, Malluch,
 
 [6] Carim, Meremòt, Abdia,
 
 [7] Daniele, Ghinneton, Baruch,
 
 [8] Mesullàm, Abia, Miamin,
 
 [9] Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti.
 
 [10] Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd,
        Kadmiel,
 
 [11] e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn,
 
 [12] Mica, Recob, Casaoià,
 
 [13] Zaccur, Serebia, Sebania,
 
 [14] Odia, Bani, Beninu.
 
 [15] Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani,
 
 [16] Bunni, Azgad, Bebai,
 
 [17] Adonia, Bigvai, Adin,
 
 [18] Ater, Ezechia, Azzur,
 
 [19] Odia, Casum, Bezai,
 
 [20] Carif, Anatòt, Nebai,
 
 [21] Magpias, Mesullàm, Chezìr,
 
 [22] Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua,
 
 [23] Pelatia, Canan, Anaia,
 
 [24] Osea, Anania, Cassùb,
 
 [25] Alloches, Pilca, Sobek,
 
 [26] Recum, Casabna, Maaseia,
 
 [27] Achia, Canàn, Anan,
 
 [28] Malluch, Carim, Baana.
 
 [29] Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori,
        gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri
        per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro
        figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza,
 
 [30] si unirono ai loro fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con
        giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè,
        servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del
        Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi.
 
 [31] E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del
        paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli;
 
 [32] a non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai
        popoli che portassero a vendere in giorno di sabato qualunque genere di
        merci o di derrate; a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a
        rinunziare a ogni credito.
 
 [33] Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un
        siclo per il servizio della casa del nostro Dio:
 
 [34] per i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per
        l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni, delle
        feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di
        Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio.
 
 [35] Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso
        circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo
        i nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia
        bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella
        legge.
 
 [36] Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del
        nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta,
 
 [37] come anche i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame,
        secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro
        bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai
        sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio.
 
 [38] Ci siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della
        casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le nostre offerte
        prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque albero, del vino e
        dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro suolo ai leviti.
        I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi
        coltivati.
 
 [39] Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti quando
        preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della decima alla
        casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro;
 
 [40] perché in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono
        portare l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel
        luogo stanno gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il
        servizio, i portieri e i cantori. Ci siamo impegnati così a non
        trascurare la casa del nostro Dio.
 11 [1] I
        capi del popolo si sono stabiliti a Gerusalemme; il resto del popolo ha
        tirato a sorte per far venire uno su dieci a popolare Gerusalemme, la
        città santa; gli altri nove potevano rimanere nelle altre città.
 [2] Il popolo benedisse quanti si erano offerti spontaneamente per
        abitare in Gerusalemme.
 
 [3] Ecco i capi della provincia che si sono stabiliti a Gerusalemme,
        mentre nelle città di Giuda ognuno si è stabilito nella sua proprietà,
        nella sua città: Israeliti, sacerdoti, leviti, oblati e i discendenti
        dei servi di Salomone.
 
 [4] A Gerusalemme si sono stabiliti i figli di Giuda e i figli di
        Beniamino.
 Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria, figlio
        di Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel, dei figli di Perez:
 
 [5] Maaseia figlio di Baruch, figlio di Col-Coze, figlio di Cazaia,
        figlio di Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della
        famiglia Selanita.
 
 [6] Totale dei figli di Perez che si sono stabiliti a Gerusalemme:
        quattrocentosessantotto uomini valorosi.
 
 [7] Questi sono i figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio
        di Ioed, figlio di Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia, figlio
        di Itiel, figlio di Isaia;
 
 [8] dopo di lui, Gabbai, Sallai: in tutto, novecentoventotto.
 
 [9] Gioele figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda figlio di Assenùa
        era il secondo capo della città.
 
 [10] Dei sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin,
 
 [11] Seraia figlio di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk,
        figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio,
 
 [12] e i loro fratelli addetti al lavoro del tempio, in numero di
        ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di Pelalia, figlio di
        Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di Malchia,
 
 [13] e i suoi fratelli, capi delle casate, in numero di
        duecentoquarantadue; Amasai figlio di Azareèl, figlio di Aczai, figlio
        di Mesillemòt, figlio di Immer,
 
 [14] e i loro fratelli uomini valorosi, in numero di centoventotto;
        Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo.
 
 [15] Dei leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di
        Casabià, figlio di Bunni;
 
 [16] Sabbetài e Iozabàd, preposti al servizio esterno del tempio, fra
        i capi dei leviti;
 
 [17] Mattania figlio di Mica, figlio di Zabdi, figlio di Asaf, il capo
        della salmodia, che intonava le lodi durante la preghiera; Bakbukia che
        gli veniva secondo tra i suoi fratelli; Abda figlio di Sammua, figlio di
        Galal, figlio di Ieditun.
 
 [18] Totale dei leviti nella città santa: duecentottantaquattro.
 
 [19] I portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli, custodi delle porte:
        centosettantadue.
 
 [20] Il resto d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti si è stabilito in
        tutte le città di Giuda, ognuno nella sua proprietà.
 
 [21] Gli oblati si sono stabiliti sull'Ofel e Zica e Ghispa erano a capo
        degli oblati.
 
 [22] Il capo dei leviti a Gerusalemme era Uzzi figlio di Bani, figlio di
        Casabià, figlio di Mattania, figlio di Mica, dei figli di Asaf, che
        erano i cantori addetti al servizio del tempio;
 
 [23] poiché vi era un ordine del re che riguardava i cantori e vi era
        una provvista assicurata loro ogni giorno.
 
 [24] Petachia figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di
        Giuda, suppliva il re per tutti gli affari del popolo.
 
 [25] Quanto ai villaggi con le loro campagne, alcuni figli di Giuda si
        sono stabiliti in Kiriat-Arba e nei villaggi dipendenti, in Dibon e nei
        suoi villaggi, in Iekabseèl e nei suoi villaggi,
 
 [26] in Iesuà, in Molada, in Bet-Pelet,
 
 [27] in Cazar-Sual, in Bersabea e nei suoi villaggi,
 
 [28] in Ziklàg, in Mecona e nei suoi villaggi,
 
 [29] in En-Rimmòn, in Zorea, in Iarmut,
 
 [30] in Zanoach, in Adullàm e nei suoi villaggi, in Lachis e nei suoi
        villaggi, in Azekà e nei suoi villaggi. Si sono stabiliti da Bersabea
        fino alla valle di Hinnòm.
 
 [31] I figli di Beniamino si sono stabiliti a Gheba, Micmas, Ai, Betel e
        nei luoghi che ne dipendevano;
 
 [32] ad Anatòt, Nob, Anania,
 
 [33] a Cazòr, Rama, Ghittàim,
 
 [34] Cadid, Zeboim, Neballat,
 
 [35] e Lod e Ono, nella valle degli Artigiani.
 
 [36] Dei leviti parte si è stabilita con Giuda, parte con Beniamino.
 12 [1]
        Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle
        figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra,
 [2] Amaria, Malluch, Cattus,
 
 [3] Secania, Recum, Meremòt,
 
 [4] Iddo, Ghinneton, Abia,
 
 [5] Miamin, Maadia, Bilga,
 
 [6] Semaia, Ioiarìb, Iedaia,
 
 [7] Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e
        dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
 
 [8] Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con
        i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode.
 
 [9] Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i
        loro turni di servizio.
 
 [10] Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb
        generò Ioiadà;
 
 [11] Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
 
 [12] Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate
        sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di
        Geremia, Anania;
 
 [13] di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni;
 
 [14] di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe;
 
 [15] di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài;
 
 [16] di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm;
 
 [17] di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di
        Moadia, Piltai;
 
 [18] di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata;
 
 [19] di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi;
 
 [20] di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber;
 
 [21] di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl.
 
 [22] I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di
        Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il
        regno di Dario, il Persiano.
 
 [23] I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache
        fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.
 
 [24] I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel,
        insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano
        cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo
        di Dio.
 
 [25] Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri
        e facevano la guardia ai magazzini delle porte.
 
 [26] Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di
        Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e
        scriba.
 
 [27] Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare
        i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a
        Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e
        cantici e suono di cembali, saltèri e cetre.
 
 [28] Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto
        intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti,
 
 [29] da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i
        cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme.
 
 [30] I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le
        porte e le mura.
 
 [31] Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due
        grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la
        porta del Letame;
 
 [32] dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda,
 
 [33] Azaria, Esdra, Mesullàm,
 
 [34] Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia,
 
 [35] appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio
        di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea,
        figlio di Zaccur, figlio di Asaf,
 
 [36] e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài,
        Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di
        Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa.
 
 [37] Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la
        scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di
        Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente.
 
 [38] Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con
        l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei
        Forni, esso andò fino al muro Largo,
 
 [39] poi oltre la porta di Efraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci,
        la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle
        Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione.
 
 [40] I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la
        metà dei magistrati che si trovavano con me,
 
 [41] e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai,
        Zaccaria, Anania con le trombe
 
 [42] e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer.
        I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore.
 
 [43] In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò,
        perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i
        fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di
        lontano.
 
 [44] In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che
        servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime,
        perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le
        parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei
        gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti.
 
 [45] Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e
        alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i
        portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio.
 
 [46] Poiché già anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano
        capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a
        Dio.
 
 [47] Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno
        le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose
        consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che
        loro spettavano.
 13 [1] In
        quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si
        trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare
        nella comunità di Dio,
 [2] perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e
        l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per
        maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in
        benedizione.
 
 [3] Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento
        straniero che vi si trovava mescolato.
 
 [4] Prima di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze
        della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia,
 
 [5] aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande dove,
        prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli arredi, la
        decima del grano, del vino e dell'olio, quanto spettava per legge ai
        leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che se ne prelevava per i
        sacerdoti.
 
 [6] Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché
        nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero tornato presso
        il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una licenza dal re,
 
 [7] tornai a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto
        in favore di Tobia, mettendo a sua disposizione una stanza nei cortili
        del tempio.
 
 [8] La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutte
        le masserizie appartenenti a Tobia;
 
 [9] poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare
        gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso.
 
 [10] Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e
        che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno
        al suo paese.
 
 [11] Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: "Perché la casa
        di Dio è stata abbandonata?". Poi radunai i leviti e i cantori e
        li ristabilii nei loro uffici.
 
 [12] Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del frumento, del
        vino e dell'olio;
 
 [13] affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo
        scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali aggiunsi Canan
        figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini
        fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli.
 
 [14] Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di
        pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
 
 [15] In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in
        giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli
        asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che
        introducevano a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa
        del giorno in cui vendevano le derrate.
 
 [16] C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a Gerusalemme che
        importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai figli di Giuda
        in giorno di sabato e in Gerusalemme.
 
 [17] Allora io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: "Che
        cosa è mai questo male che fate, profanando il giorno di sabato?
 
 [18] I nostri padri non hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha
        fatto cadere su noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete
        l'ira accesa contro Israele, profanando il sabato!".
 
 [19] Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra
        della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e
        che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi
        alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato.
 
 [20] Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte
        passarono la notte fuori di Gerusalemme.
 
 [21] Allora io protestai contro di loro e dissi: "Perché passate
        la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò
        arrestare". Da quel momento non vennero più in giorno di sabato.
 
 [22] Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le
        porte per santificare il giorno del sabato.
 Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo
        la tua grande misericordia!
 
 [23] In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con
        donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab;
 
 [24] la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la
        lingua di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico.
 
 [25] Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro
        i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le
        loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le
        figlie di quelli per i loro figli né per se stessi.
 
 [26] Dissi: "Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto
        in questo? Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era
        amato dal suo Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le
        donne straniere fecero peccare anche lui.
 
 [27] Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che
        siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?".
 
 [28] Uno dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote,
        era genero di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me.
 
 [29] Ricordati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e
        l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti.
 
 [30] Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i
        servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro.
 
 [31] Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi
        stabiliti, e circa le primizie.
 
 [32] Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene!
 TOBI 1 [1]
        Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel,
        figlio di Aduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della
        tribù di Nèftali.
 [2] Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto
        prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta
        Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet.
 
 [3] Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della
        verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che
        erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli
        Assiri, facevo molte elemosine.
 
 [4] Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora
        giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa
        di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù
        d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio,
        dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future.
 
 [5] Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali
        facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re
        d'Israele aveva fabbricato in Dan.
 
 [6] Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per
        obbedienza ad una legge perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a
        Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime
        del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore.
 
 [7] Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare. Davo
        anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del
        grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri
        frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima
        e la spendevo ogni anno a Gerusalemme.
 
 [8] La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che
        si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si
        consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le
        raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre,
        poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.
 
 [9] Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e
        da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.
 
 [10] Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e
        arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente
        mangiavano i cibi dei pagani;
 
 [11] ma io mi guardai bene dal farlo.
 
 [12] Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore,
 
 [13] l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale
        presi a trattare gli affari.
 
 [14] Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari
        per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael, un mio
        parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci
        talenti d'argento.
 
 [15] Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib.
        Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei più
        tornarvi.
 
 [16] Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli della
        mia gente;
 
 [17] donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo
        qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive,
        io lo seppellivo.
 
 [18] Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò
        fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui
        bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i
        loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava.
 
 [19] Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li
        seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che
        mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla
        fuga.
 
 [20] I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re.
        Mi restò solo la moglie Anna con il figlio Tobia.
 
 [21] Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i
        quali poi fuggirono sui monti dell'Araràt. Gli successe allora il
        figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Anael,
        incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale
        degli affari.
 
 [22] Allora Achikar intercedette per me e io potei ritornare a ninive,
        poiché Achikar anche sotto Sennàcherib, re d'Assiria, era stato gran
        coppiere, custode del sigillo, primo ministro e direttore dei conti, e
        Assarhaddon l'aveva confermato in carica: era mio nipote.
 2 [1]
        Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu
        restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la
        nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto
        preparare un buon pranzo e mi posi a tavola:
 [2] la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia:
        "Figlio mio, và, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a
        Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo
        insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni".
 
 [3] Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno
        disse: "Padre!". Gli risposi: "Ebbene, figlio mio".
        "Padre - riprese - uno della nostra gente è stato strangolato e
        gettato nella piazza, dove ancora si trova".
 
 [4] Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l'uomo dalla
        piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per
        poterlo seppellire.
 
 [5] Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza,
 
 [6] ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
 "Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in
        lamento".
 
 [7] E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve
        lo seppellii.
 
 [8] I miei vicini mi deridevano dicendo: "Non ha più paura!
        Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È
        dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti".
 
 [9] Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel
        mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che
        c'era tenevo la faccia scoperta,
 
 [10] ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero
        sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie
        bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi
        applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie
        bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e
        ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che
        precedettero la sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio
        sostentamento.
 
 [11] In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a
        pagamento,
 
 [12] tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la
        paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il
        pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede
        completa, le fecero dono di un capretto per il desinare.
 
 [13] Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai
        allora mia moglie e le dissi: "Da dove viene questo capretto? Non
        sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il
        diritto di mangiare cosa alcuna rubata".
 
 [14] Ella mi disse: "Mi è stato dato in più del salario". Ma
        io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e a causa di
        ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: "Dove
        sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede
        bene dal come sei ridotto!".
 3 [1] Con
        l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa
        preghiera di lamento:
 [2] "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni
        tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo.
 
 [3] Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei
        peccati e per gli errori miei e dei miei padri.
 
 [4] Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai
        lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla
        prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di
        tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi.
 
 [5] Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono
        tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti,
        camminando davanti a te nella verità.
 
 [6] Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga presa la
        mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché
        per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca
        sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da
        questa prova; fà che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non
        distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi
        davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più
        insultare!".
 
 [7] Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di
        Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo
        padre.
 
 [8] Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e
        che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che
        potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la
        serva: "Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già
        stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere.
 
 [9] Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con
        loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia".
 
 [10] In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella
        stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a
        riflettere pensava: "Che non abbiano ad insultare mio padre e non
        gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata
        per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre
        con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare
        il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più
        insulti nella mia vita".
 
 [11] In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò:
        "Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome
        nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre.
 
 [12] Ora a te alzo la faccia e gli occhi.
 
 [13] Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più
        insulti.
 
 [14] Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo
 
 [15] e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella
        terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha
        altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un
        parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. già sette mariti ho
        perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia,
        guardami con benevolenza: che io non senta più insulti".
 
 [16] In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta
        davanti alla gloria di Dio
 
 [17] e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie
        bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di
        Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e
        a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a
        Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio
        allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele,
        stava scendendo dalla camera.
 4 [1] In
        quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso
        Gabael in Rage di Media
 [2] e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei
        chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma
        di denaro?".
 
 [3] Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una
        sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i
        giorni della sua vita; fà ciò che è di suo gradimento e non
        procurarle nessun motivo di tristezza.
 
 [4] Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri
        nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una
        medesima tomba.
 
 [5] Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né
        trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della
        tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia.
 
 [6] Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di
        chiunque pratichi la giustizia.
 
 [7] Dei tuoi beni fà elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal
        povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio.
 
 [8] La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai
        molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.
 
 [9] Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno,
 
 [10] poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le
        tenebre.
 
 [11] Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso
        davanti all'Altissimo.
 
 [12] Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto
        prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna
        straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi
        siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di
        Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna
        della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro
        discendenza avrà in eredità la terra.
 
 [13] Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire
        disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di
        loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di
        grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché
        l'ignavia è madre della fame.
 
 [14] Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala
        subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni
        attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo
        comportamento.
 
 [15] Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino
        all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.
 
 [16] Dà il tuo pane a chi ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli
        ignudi. Dà in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi
        con malevolenza, quando fai l'elemosina.
 
 [17] Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non
        darne invece ai peccatori.
 
 [18] Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare
        nessun buon consiglio.
 
 [19] In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida
        nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon
        fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che
        elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella
        regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi
        comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
 
 [20] Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti
        d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media.
 
 [21] Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza
        se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che
        piace al Signore Dio tuo".
 5 [1]
        Allora Tobia rispose al padre: "Quanto mi hai comandato io farò, o
        padre.
 [2] Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce
        me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi
        creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade
        della Media per andarvi".
 
 [3] Rispose Tobi al figlio: "Mi ha dato un documento autografo e
        anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e
        ne prendemmo ciascuno una parte; l'altra parte la lasciai presso di lui
        con il denaro. Sono ora vent'anni da quando ho depositato quella somma.
        Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo
        pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a
        ritirare il denaro".
 
 [4] Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo
        accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele,
        non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio.
 
 [5] Gli disse: "Di dove sei, o giovane?". Rispose: "Sono
        uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro". Riprese
        Tobia: "Conosci la strada per andare nella Media?".
 
 [6] Gli disse: "Certo, parecchie volte sono stato là e conosco
        bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso
        Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni
        di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è
        nella pianura".
 
 [7] E Tobia a lui: "Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio
        padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo
        salario".
 
 [8] Gli rispose: "Ecco, ti attendo; soltanto non tardare".
 
 [9] Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: "Ecco, ho
        trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti". Gli rispose:
        "Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e
        se è persona fidata per venire con te, o figlio".
 
 [10] Tobia uscì a chiamarlo: "Quel giovane, mio padre ti
        chiama". Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l'altro gli
        disse: "Possa tu avere molta gioia!". Tobi rispose: "Che
        gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del
        cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la
        luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma
        non li vedo". Gli rispose: "Fatti coraggio, Dio non tarderà a
        guarirti, coraggio!". E Tobi: "Mio figlio Tobia vuole andare
        nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò,
        fratello!". Rispose: "Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte
        le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le
        sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade".
 
 [11] Tobi a lui: "Fratello, di che famiglia e di che tribù sei?
        Indicamelo, fratello".
 
 [12] Ed egli: "Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una
        famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel
        viaggio?". L'altro gli disse: "Voglio sapere con verità di
        chi tu sei figlio e il tuo vero nome".
 
 [13] Rispose: "Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei
        tuoi fratelli".
 
 [14] Gli disse allora: "Sii benvenuto e in buona salute, o
        fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità
        sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona
        discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande.
        Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me;
        non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu
        sei di buona radice: sii benvenuto!".
 
 [15] Continuò: "Ti dò una dramma al giorno, oltre quello che
        occorre a te e a mio figlio insieme. Fà dunque il viaggio con mio
        figlio e poi ti darò ancora di più".
 
 [16] Gli disse: "Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo
        sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura".
 
 [17] Tobi gli disse: "Sia con te la benedizione, o fratello!".
        Si rivolse poi al figlio e gli disse: "Figlio, prepara quanto
        occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei
        cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il
        suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!".
 
 [18] Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino,
        baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: "Fà buon
        viaggio!".
 
 [19] Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: "Perché
        hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra
        mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e vada
        in cambio di nostro figlio.
 
 [20] Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza
        per noi".
 
 [21] Le disse: "Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon
        viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il
        giorno in cui tornerà sano e salvo da te.
 
 [22] Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon
        angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà
        sano e salvo".
 
 [23] Essa cessò di piangere.
 6 [1] Il
        giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò
        con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora
        si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri.
 [2] Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso
        pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che
        si mise a gridare.
 
 [3] Ma l'angelo gli disse: "Afferra il pesce e non lasciarlo
        fuggire". Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a
        riva.
 
 [4] Gli disse allora l'angelo: "Aprilo e togline il fiele, il cuore
        e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il
        fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti".
 
 [5] Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il
        fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la
        mise in serbo dopo averla salata.
 
 [6] Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono
        vicini alla Media.
 
 [7] Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: "Azaria,
        fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del
        pesce?".
 
 [8] Gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare
        suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio
        o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne
        resterà più traccia alcuna.
 
 [9] Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da
        albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono".
 
 [10] Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana,
 
 [11] quando Raffaele disse al ragazzo: "Fratello Tobia!". Gli
        rispose: "Eccomi". Riprese: "Questa notte dobbiamo
        alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia
        chiamata Sara
 
 [12] e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il
        parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro
        uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria,
        coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona".
 
 [13] E aggiunse: "Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami,
        fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la
        serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il
        matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad
        altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge
        di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua
        figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della
        fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la
        prenderemo e la condurremo con noi a casa tua".
 
 [14] Allora Tobia rispose a Raffaele: "Fratello Azaria, ho sentito
        dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono
        morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei.
        Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti.
 
 [15] Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del
        male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono
        l'unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla
        tomba la vita di mio padre e di mia madre per l'angoscia della mia
        perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire".
 
 [16] Ma quello gli disse: "Hai forse dimenticato i moniti di tuo
        padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo
        casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo
        demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie.
 
 [17] Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il
        fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L'odore si
        spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più
        intorno a lei.
 
 [18] Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare.
        Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e
        la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità.
        Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che
        saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero".
 
 [19] Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua
        consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò al punto
        da non saper più distogliere il cuore da lei.
 7 [1]
        Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: "Fratello Azaria,
        conducimi diritto da nostro fratello Raguele". Egli lo condusse
        alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile.
        Lo salutarono per primi ed egli rispose: "Salute fratelli, siate i
        benvenuti!". Li fece entrare in casa.
 [2] Disse alla moglie Edna: "Quanto somiglia questo giovane a mio
        fratello Tobi!".
 
 [3] Edna domandò loro: "Di dove siete, fratelli?", ed essi
        risposero: "Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive".
 
 [4] Disse allora: "Conoscete nostro fratello Tobi?". Le
        dissero: "Lo conosciamo". Riprese: "Come sta?".
 
 [5] Risposero: "Vive e sta bene". E Tobia aggiunse: "È
        mio padre".
 
 [6] Raguele allora balzò in piedi, l'abbracciò e pianse. Poi gli
        disse: "Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre.
        Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato
        cieco!". Si gettò al collo del parente Tobia e pianse.
 
 [7] Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara.
 
 [8] Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa
        accoglienza.
 
 [9] Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola,
        Tobia disse a Raffaele: "Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi
        dia in moglie mia cugina Sara".
 
 [10] Raguele udì queste parole e disse al giovane: "Mangia, bevi e
        stà allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio
        parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto
        neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te,
        poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono
        dirti con franchezza la verità.
 
 [11] L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti
        sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il
        Signore provvederà".
 
 [12] Ma Tobia disse: "Non mangerò affatto né berrò, prima che tu
        abbia preso una decisione a mio riguardo". Rispose Raguele:
        "Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè
        e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua
        cugina, d'ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene
        concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa
        notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace".
 
 [13] Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per
        mano e l'affidò a Tobia con queste parole: "Prendila; secondo la
        legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in
        moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo
        vi assista con la sua pace".
 
 [14] Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese
        il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia
        la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò
        cominciarono a mangiare e a bere.
 
 [15] Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: "Sorella mia,
        prepara l'altra camera e conducila dentro".
 
 [16] Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva
        ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le
        lacrime e disse:
 
 [17] "Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo
        dolore. Coraggio, figlia!". E uscì.
 8 [1]
        Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a
        dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da
        letto.
 [2] Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo
        sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso.
 
 [3] L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni
        dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo
        incatenò e lo mise in ceppi.
 
 [4] Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della
        camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: "Sorella, alzati!
        Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza".
 
 [5] Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di
        loro la salvezza, dicendo: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri,
        e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i
        cieli e tutte le creature per tutti i secoli!
 
 [6] Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse
        di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai
        detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto
        simile a lui.
 
 [7] Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con
        rettitudine d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e
        di farci giungere insieme alla vecchiaia".
 
 [8] E dissero insieme: "Amen, amen!".
 
 [9] Poi dormirono per tutta la notte.
 
 [10] Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una
        fossa. Diceva infatti: "Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare
        oggetto di scherno e di ribrezzo".
 
 [11] Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in
        casa; chiamò la moglie
 
 [12] e le disse: "Manda in camera una delle serve a vedere se è
        vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo
        sappia".
 
 [13] Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta;
        essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno
        profondo.
 
 [14] La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo
        nulla di male.
 
 [15] Benedissero allora il Dio del cielo: "Tu sei benedetto, o Dio,
        con ogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli!
 
 [16] Tu sei benedetto, perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò
        che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia.
 
 [17] Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli
        unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere fino al
        termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia".
 
 [18] Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse
        giorno.
 
 [19] Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a
        prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare
        e cominciarono così a preparare il banchetto.
 
 [20] Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: "Per
        quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a
        mangiare e a bere e così allieterai l'anima già tanto afflitta di mia
        figlia.
 
 [21] Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo
        padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l'altra metà sarà
        vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre; noi
        apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre. Coraggio,
        figlio!".
 9 [1]
        Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse:
 [2] "Fratello Azaria, prendi con te quattro servi e due cammelli e
        mettiti in viaggio per Rage.
 
 [3] Và da Gabael, consegnagli il documento, riporta il denaro e conduci
        anche lui con te alle feste nuziali.
 
 [4] Tu sai infatti che mio padre starà a contare i giorni e, se tarderò
        anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi bene che cosa ha
        giurato Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento".
 
 [5] Partì dunque Raffaele per Rage di Media con quattro servi e due
        cammelli. Alloggiarono da Gabael. Raffaele gli presentò il documento e
        insieme lo informò che Tobia, figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo
        invitava alle nozze. Gabael andò subito a prendere i sacchetti, ancora
        con i loro sigilli e li contò in sua presenza; poi li caricarono sui
        cammelli.
 
 [6] Partirono insieme di buon mattino per andare alle nozze. Giunti da
        Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli saltò in piedi a
        salutarlo e Gabael pianse e lo benedisse: "Figlio ottimo di un uomo
        ottimo, giusto e largo di elemosine, conceda il Signore la benedizione
        del cielo a te, a tua moglie, al padre e alla madre di tua moglie.
        Benedetto Dio, poiché ho visto mio cugino Tobi, vedendo te che tanto
        gli somigli!".
 10 [1] Ogni
        giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie
        all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e
        il figlio non era ancora tornato,
 [2] pensò: "Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael
        e nessuno gli darà il denaro?".
 
 [3] Cominciò così a rattristarsi.
 
 [4] La moglie Anna diceva: "Mio figlio è perito e non è più tra
        i vivi, perché troppo è il ritardo".
 
 [5] E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo:
        "Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei
        miei occhi!".
 
 [6] Le rispondeva Tobi: "Taci, non stare in pensiero, sorella; egli
        sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto
        l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non
        affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui".
 
 [7] Ma essa replicava: "Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio
        è perito". E subito usciva e osservava la strada per la quale era
        partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere
        da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a
        lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno.
 
 [8] Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con
        giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da
        lui e gli disse: "Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia
        madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di
        volermi congedare: possa così tornare da mio padre. già ti ho spiegato
        in quale condizione l'ho lasciato".
 
 [9] Rispose Raguele a Tobia: "Resta figlio, resta con me. Manderò
        messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto".
        Ma quegli disse: "No, ti prego di lasciarmi andare da mio
        padre".
 
 [10] Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà
        dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti,
        denaro e masserizie.
 
 [11] Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto:
        "Stà sano, o figlio, e fà buon viaggio! Il Signore del cielo
        assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di
        morire".
 
 [12] Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: "Onora tuo suocero e
        tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come
        coloro che ti hanno dato la vita. Và in pace, figlia, e possa sentire
        buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita". Dopo averli
        salutati, li congedò.
 
 [13] Da parte sua Edna disse a Tobia: "Figlio e fratello carissimo,
        il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara
        mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia
        figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita.
        Figlio, và in pace. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua
        sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni
        della nostra vita". Li baciò tutti e due e li congedò in buona
        salute.
 
 [14] Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo
        il Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva
        dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con
        quest'augurio: "Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i
        giorni della vostra vita".
 11 [1]
        Quando furono nei pressi di Kaserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele:
 [2] "Tu sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre.
 
 [3] Corriamo avanti, prima di tua moglie, e prepariamo la casa, mentre
        gli altri vengono".
 
 [4] Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse:
        "Prendi in mano il fiele". Il cane li seguiva.
 
 [5] Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era partito il
        figlio.
 
 [6] Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui: "Ecco viene
        tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava".
 
 [7] Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: "Io so
        che i suoi occhi si apriranno.
 
 [8] Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e
        asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo
        padre riavrà la vista e vedrà la luce".
 
 [9] Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli:
        "Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!". E pianse.
 
 [10] Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile.
 
 [11] Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò
        sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: "Coraggio,
        padre!". Spalmò il farmaco che operò come un morso,
 
 [12] poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli
        occhi.
 
 [13] Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: "Ti vedo,
        figlio, luce dei miei occhi!".
 
 [14] E aggiunse: "Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome!
        Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di
        noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha
        colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio
        Tobia".
 
 [15] Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva.
        Poi Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente,
        del denaro che aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva
        presa in moglie e che stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla
        porta di Ninive.
 
 [16] Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di
        lui, lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare
        e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo
        conducesse per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a
        loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi.
 
 [17] Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la
        benedisse: "Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio,
        perché ti ha condotta da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre,
        benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa
        che è tua in buona salute e benedizione e gioia; entra, o
        figlia!".
 
 [18] In quel giorno ci fu una grande festa per tutti i Giudei di Ninive
 
 [19] e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a congratularsi con Tobi.
 
 [20] E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia per sette giorni.
 12 [1]
        Quando furon terminate le feste nuziali, Tobi chiamò il figlio Tobia e
        gli disse: "Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui
        che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcosa d'altro alla somma
        pattuita".
 [2] Gli disse Tobia: "Padre, quanto potrò dargli come salario?
        Anche se gli lasciassi la metà dei beni che egli ha portati con me, io
        non ci perderei.
 
 [3] Egli mi ha condotto sano e salvo, mi ha guarito la moglie, è andato
        a prendere per me il denaro e infine ha guarito te! Quanto posso ancora
        dargli come salario?".
 
 [4] Tobi rispose: "È giusto ch'egli riceva la metà di tutti i
        beni che ha riportati".
 
 [5] Fece dunque venire l'angelo e gli disse: "Prendi come tuo
        salario la metà di tutti i beni che tu hai portati e và in pace".
 
 [6] Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro:
        "Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi
        ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere
        a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di
        ringraziarlo.
 
 [7] È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa
        rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi
        colpirà alcun male.
 
 [8] Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la
        giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con
        ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro.
 
 [9] L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che
        fanno l'elemosina godranno lunga vita.
 
 [10] Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della
        propria vita.
 
 [11] Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi:
        vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è
        cosa gloriosa rivelare le opere di Dio.
 
 [12] Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io
        presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del
        Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti.
 
 [13] Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo
        pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono
        stato inviato per provare la tua fede,
 
 [14] ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua
        nuora.
 
 [15] Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad
        entrare alla presenza della maestà del Signore".
 
 [16] Allora furono riempiti di terrore tutti e due; si prostrarono con
        la faccia a terra ed ebbero una grande paura.
 
 [17] Ma l'angelo disse loro: "Non temete; la pace sia con voi.
        Benedite Dio per tutti i secoli.
 
 [18] Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per
        la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni.
 
 [19] A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò
        che vedevate era solo apparenza.
 
 [20] Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io
        ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi
        sono accadute". E salì in alto.
 
 [21] Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo.
 
 [22] Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per
        queste grandi opere, perché era loro apparso l'angelo di Dio.
 13 [1]
        Allora Tobi scrisse questa preghiera di esultanza e disse:
 [2] "Benedetto Dio che vive in eterno
 il suo regno dura per tutti i secoli;
 Egli castiga e usa misericordia,
 fa scendere negli abissi della terra,
 fa risalire dalla Grande Perdizione
 e nulla sfugge alla sua mano.
 
 [3] Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle genti;
 Egli vi ha disperso in mezzo ad esse
 
 [4] per proclamare la sua grandezza.
 Esaltatelo davanti ad ogni vivente;
 è lui il Signore, il nostro Dio,
 lui il nostro Padre, il Dio per tutti i secoli.
 
 [5] Vi castiga per le vostre ingiustizie,
 ma userà misericordia a tutti voi.
 Vi raduna da tutte le genti,
 fra le quali siete stati dispersi.
 
 [6] Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l'anima,
 per fare la giustizia davanti a Lui,
 allora Egli si convertirà a voi
 e non vi nasconderà il suo volto.
 
 [7] Ora contemplate ciò che ha operato con voi
 e ringraziatelo con tutta la voce;
 benedite il Signore della giustizia
 ed esaltate il re dei secoli.
 
 [8] Io gli do lode nel paese del mio esilio
 e manifesto la sua forza e grandezza a un popolo di peccatori.
 Convertitevi, o peccatori, e operate la giustizia davanti a lui;
 chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia?
 
 [9] Io esalto il mio Dio e celebro il re del cielo
 ed esulto per la sua grandezza.
 
 [10] Tutti ne parlino
 e diano lode a lui in Gerusalemme.
 Gerusalemme, città santa,
 ti ha castigata per le opere dei tuoi figli,
 e avrà ancora pietà per i figli dei giusti.
 
 [11] Dà lode degnamente al Signore
 e benedici il re dei secoli;
 egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia,
 
 [12] per allietare in te tutti i deportati,
 per far contenti in te tutti gli sventurati,
 per tutte le generazioni dei secoli.
 
 [13] Come luce splendida brillerai sino ai confini della terra;
 nazioni numerose verranno a te da lontano;
 gli abitanti di tutti i confini della terra
 verranno verso la dimora del tuo santo nome,
 portando in mano i doni per il re del cielo.
 Generazioni e generazioni esprimeranno in te l'esultanza
 e il nome della città eletta durerà nei secoli.
 
 [14] Maledetti coloro che ti malediranno,
 maledetti saranno quanti ti distruggono,
 demoliscono le tue mura,
 rovinano le tue torri
 e incendiano le tue abitazioni!
 Ma benedetti sempre quelli che ti ricostruiranno.
 
 [15] Sorgi ed esulta per i figli dei giusti,
 tutti presso di te si raduneranno
 e benediranno il Signore dei secoli.
 Beati coloro che ti amano
 beati coloro che gioiscono per la tua pace.
 
 [16] Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure:
 gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre.
 Anima mia, benedici il Signore, il gran re,
 
 [17] Gerusalemme sarà ricostruita
 come città della sua residenza per sempre.
 Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza
 per vedere la tua gloria e dar lode al re del cielo.
 Le porte di Gerusalemme
 saranno ricostruite di zaffìro e di smeraldo
 e tutte le sue mura di pietre preziose.
 Le torri di Gerusalemme si costruiranno con l'oro
 e i loro baluardi con oro finissimo.
 Le strade di Gerusalemme saranno lastricate
 con turchese e pietra di Ofir.
 
 [18] Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di
 esultanza, e in tutte le sue case canteranno: "Alleluia!
 Benedetto il Dio d'Israele
 e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome
 per sempre e nei secoli!".
 14 [1] Qui
        finirono le parole del canto di Tobi.
 [2] Tobi morì in pace all'età di centododici anni e fu sepolto con
        onore a Ninive. Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo
        la sua guarigione visse nella felicità, praticò l'elemosina e continuò
        sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza.
 
 [3] Quando stava per morire, fece venire il figlio Tobia e gli diede
        queste istruzioni:
 
 [4] "Figlio, porta via i tuoi figli e rifugiati in Media, perché
        io credo alla parola di Dio, che Nahum ha pronunziato su Ninive. Tutto
        dovrà accadere, tutto si realizzerà sull'Assiria e su Ninive, come
        hanno predetto i profeti d'Israele, che Dio ha inviati; non una delle
        loro parole cadrà. Ogni cosa capiterà a suo tempo. Vi sarà maggior
        sicurezza in Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo
        che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà e non cadrà una sola
        parola delle profezie. I nostri fratelli che abitano il paese d'Israele
        saranno tutti dispersi e deportati lontano dal loro bel paese e tutto il
        paese d'Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme
        diventeranno un deserto e il tempio di Dio sarà nell'afflizione e
        resterà bruciato fino ad un certo tempo.
 
 [5] Poi di nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nel paese
        d'Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, finché
        sarà completo il computo dei tempi. Dopo, torneranno tutti dall'esilio
        e ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza e il tempio di Dio
        sarà ricostruito, come hanno preannunziato i profeti di Israele.
 
 [6] Tutte le genti che si trovano su tutta la terra si convertiranno e
        temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li
        hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella
        giustizia.
 
 [7] Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si
        ricorderanno di Dio con sincerità, si raduneranno e verranno a
        Gerusalemme e per sempre abiteranno tranquilli il paese di Abramo, che
        sarà dato in loro possesso. Coloro che amano Dio nella verità
        gioiranno; coloro invece che commettono il peccato e l'ingiustizia
        spariranno da tutta la terra.
 
 [8] Ora, figli, vi comando: servite Dio nella verità e fate ciò che a
        lui piace. Anche ai vostri figli insegnate l'obbligo di fare la
        giustizia e l'elemosina, di ricordarsi di Dio, di benedire il suo nome
        sempre, nella verità e con tutte le forze.
 
 [9] Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non restare più qui. Dopo aver
        sepolto tua madre presso di me, quel giorno stesso non devi più restare
        entro i confini di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta
        ingiustizia e grande perfidia e neppure se ne vergognano.
 
 [10] Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikar. Non
        è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio ha
        rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce
        mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato
        di far morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì
        al laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel
        laccio, che lo fece perire.
 
 [11] Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e dove conduce
        l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge il
        respiro!". Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con
        onore.
 
 [12] Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì
        per la Media con la moglie e i figli. Abitò in Ecbàtana, presso
        Raguele suo suocero.
 
 [13] Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a Ecbàtana
        in Media.
 
 [14] Tobia ereditò il patrimonio di Raguele come ereditò quello del
        padre Tobi. Morì da tutti stimato all'età di centodiciassette anni.
 
 [15] Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i
        prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achiacar re
        della Media. Benedisse allora Dio per quanto aveva fatto nei confronti
        degli abitanti di Ninive e dell'Assiria. Prima di morire potè dunque
        gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei
        secoli.
 GIUDITTA 1 [1]
        Nell'anno decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava sugli
        Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui Medi in Ecbàtana.
 [2] Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate nella
        misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando
        l'altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti.
 
 [3] Costruì alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e
        larghe alla base sessanta cubiti;
 
 [4] costruì le porte portandole fino all'altezza di settanta cubiti: la
        larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio
        dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi fanti.
 
 [5] In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re
        Arpacsàd nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel
        territorio di Ragau.
 
 [6] Ma si schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle
        montagne e quelli della zona dell'Eufràte, del Tigri e dell'Idaspe e
        gli abitanti della pianura di Arioch, re degli Elamìti. Così molte
        genti si trovarono adunate in aiuto ai figli di Cheleud.
 
 [7] Allora Nabucodònosor re degli Assiri spedì messaggeri a tutti gli
        abitanti della Persia e a tutti gli abitanti delle regioni occidentali:
        a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano e dell'Antilibano e a
        tutti gli abitanti della fascia litoranea
 
 [8] e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad,
        della Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon;
 
 [9] a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che
        stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane, Chelus e Cades e
        al torrente d'Egitto, nonchè a Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di
        Gessen,
 
 [10] fino a comprendere la regione al di sopra di Tanis e Menfi, e
        ancora a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia.
 
 [11] Ma gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l'invito di
        Nabucodònosor re degli Assiri e non lo seguirono nella guerra, perché
        non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo
        qualunque. Essi respinsero i suoi messaggeri a mani vuote e con
        disonore.
 
 [12] Allora Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte
        queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che avrebbe
        fatto sicura vendetta, devastando con la spada i paesi della Cilicia, di
        Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli
        Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al
        limite dei due mari.
 
 [13] Quindi marciò con l'esercito contro il re Arpacsàd nel
        diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo
        l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi
        carri.
 
 [14] S'impadronì delle sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò
        le torri, ne saccheggiò le piazze e ne mutò lo splendore in ludibrio.
 
 [15] Poi sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue
        lance e lo tolse di mezzo in quel giorno.
 
 [16] Fece quindi ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che
        era una moltitudine infinita di guerrieri e si fermò là, egli e il suo
        esercito, per centoventi giorni dandosi a divertimenti e banchetti.
 2 [1]
        Nell'anno decimottavo, il giorno ventidue del primo mese, nel palazzo di
        Nabucodònosor re degli Assiri, fu discusso un piano di vendetta contro
        tutta la terra, come aveva annunziato.
 [2] Radunò tutti i suoi ministri e i suoi dignitari, tenne con loro
        consiglio segreto ed espose compiutamente con la sua parola tutta la
        perfidia di quelle regioni.
 
 [3] Essi decisero che si dovesse punire con la distruzione chiunque non
        si era allineato con l'ordine da lui emanato.
 
 [4] Quando ebbe finito la consultazione, Nabucodònosor re degli Assiri
        chiamò Oloferne, generale supremo del suo esercito, che teneva il
        secondo posto dopo di lui, e gli disse:
 
 [5] "Questo dice il gran re, il signore di tutta la terra: Ecco tu
        uscirai come mio luogotenente e prenderai con te uomini valorosi:
        centoventimila fanti e un contingente di dodicimila cavalli con i loro
        cavalieri;
 
 [6] quindi muoverai contro tutti i paesi di occidente, perché quelle
        regioni hanno disobbedito al mio comando.
 
 [7] A costoro ordinerai di preparare la terra e l'acqua, perché con
        collera piomberò su di loro e coprirò la terra con i piedi del mio
        esercito e li metterò in suo potere per il saccheggio.
 
 [8] Quelli di loro che cadranno colpiti riempiranno le loro valli e ogni
        torrente e fiume sarà pieno dei loro cadaveri fino a straripare;
 
 [9] i loro prigionieri li spingerò fino agli estremi di tutta la terra.
 
 [10] Tu dunque và e occupa per me tutto il loro paese e, quando si
        saranno arresi a te, li terrai a mia disposizione fino al giorno del
        loro castigo.
 
 [11] Quanto ai ribelli, non abbia il tuo occhio compassione di
        destinarli alla morte e alla devastazione in tutto il territorio.
 
 [12] Come è vero che vivo io e vive la potenza del mio regno, questo ho
        detto e questo farò di mia mano.
 
 [13] Da parte tua bada di non trasgredire alcuna parola del tuo signore,
        ma eseguisci esattamente ciò che ti ho comandato e non indugiare a
        tradurre in atto i comandi".
 
 [14] Oloferne uscì dalla corte del suo signore e convocò i comandanti,
        gli strateghi e gli ufficiali dell'esercito assiro;
 
 [15] quindi scelse e contò gli uomini per le sue formazioni, come gli
        aveva comandato il suo signore, in numero di centoventimila, più
        dodicimila arcieri a cavallo,
 
 [16] e li ordinò come si usa inquadrare la truppa per la guerra.
 
 [17] Prese poi cammelli e asini e muli in dotazione alle truppe, in
        numero grandissimo, e ancora pecore e buoi e capre in quantità
        innumerevole per il loro vettovagliamento.
 
 [18] Provvide ancora razioni in abbondanza per ciascun uomo e gran
        rifornimento d'oro e d'argento dal tesoro del re.
 
 [19] Partirono dunque lui e tutte le sue truppe per iniziare la
        spedizione e precedere il re Nabucodònosor e ricoprire la terra
        occidentale con i loro carri e i cavalieri e la fanteria scelta.
 
 [20] Si unì anche a loro una moltitudine varia, numerosa come le
        cavallette e come la polvere del suolo, che non si poteva affatto
        contare per la grande quantità.
 
 [21] Mossero da Ninive camminando tre giorni in direzione della pianura
        di Bectilet e si accamparono a distanza di Bectilet vicino al monte che
        sta sulla sinistra della Cilicia superiore.
 
 [22] Di là, muovendo tutto il suo esercito, fanti e cavalli e carri,
        Oloferne si diresse verso la montagna.
 
 [23] Quindi devastò Fud e Lud e depredò i figli di Rassis e gli
        Ismaeliti, che abitavano lungo il deserto a mezzogiorno di Cheleon.
 
 [24] In seguito passò l'Eufràte, attraversò la Mesopotamia e demolì
        le città che s'innalzavano sul torrente Abrona e nel territorio fino al
        mare.
 
 [25] Poi invase i paesi della Cilicia, sterminò quanti gli si
        opponevano e venne nella regione di Iafet verso mezzogiorno alle
        frontiere dell'Arabia.
 
 [26] Accerchiò anche tutti i Madianiti e appiccò il fuoco ai loro
        attendamenti e depredò il loro bestiame.
 
 [27] Proseguendo, scese verso la pianura di Damasco nei giorni della
        mietitura del grano, diede fuoco a tutti i loro campi e votò allo
        sterminio i loro greggi e armenti, saccheggiò le loro città, devastò
        le loro campagne e passò a fil di spada tutti i giovani.
 
 [28] Allora si sparse la paura e il terrore di lui fra tutte le
        popolazioni della costa, su quelle che si trovavano in Sidòne e in
        Tiro, fra gli abitanti di Sur e Okina, su tutte le genti di Iemnaan, e
        anche gli abitanti di Asdòd e Ascalon ne ebbero grande terrore.
 3 [1]
        Perciò gli inviarono messaggeri con proposte di pace:
 [2] "Ecco, ci mettiamo davanti a te noi, figli del gran re Nabucodònosor;
        fà di noi quanto ti piacerà.
 
 [3] Ecco le nostre case e tutto il nostro territorio e tutti i campi di
        grano, i greggi e gli armenti e tutto il bestiame dei nostri
        attendamenti sono a tua disposizione perché tu ne faccia quel che vuoi.
 
 [4] Anche le nostre città e quanti vi abitano, ecco sono tuoi servi,
        vieni e trattale come ti piacerà".
 
 [5] Si presentarono di fatto ad Oloferne quegli uomini e si espressero
        con lui su questo tono.
 
 [6] Egli scese allora con il suo esercito lungo la costa e pose presidi
        nelle fortezze, poi prelevò da esse uomini scelti come ausiliari.
 
 [7] Quelle popolazioni con tutto il paese circostante lo accolsero con
        corone e danze e suono di timpani.
 
 [8] Ma egli demolì tutti i loro templi e tagliò i boschi sacri, perché
        aveva ordine di distruggere tutti gli dei della terra, in modo che tutti
        i popoli adorassero solo Nabucodònosor e tutte le lingue e le tribù lo
        acclamassero come dio.
 
 [9] Poi giunse in vista di Esdrelon, vicino a Dotain, che è di fronte
        alle grandi montagne della Giudea.
 
 [10] Essi si accamparono fra Gebe e Scitopoli e Oloferne rimase là un
        mese intero per raccogliere tutto il bottino delle sue truppe.
 4 [1]
        Quando gli Israeliti che abitavano in tutta la Giudea sentirono per fama
        quanto Oloferne, il comandante supremo di Nabucodònosor, aveva fatto
        agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti i loro templi e li
        aveva votati allo sterminio,
 [2] furono presi da indescrivibile terrore all'avanzarsi di lui e furono
        costernati a causa di Gerusalemme e del tempio del Signore, loro Dio.
 
 [3] Oltre tutto, essi erano tornati da poco dalla prigionia e di recente
        tutto il popolo si era radunato in Giudea; erano stati consacrati gli
        arredi sacri e l'altare e il tempio dopo la profanazione.
 
 [4] Perciò spedirono messaggeri in tutto il territorio della Samaria, a
        Kona, a Bet-Coron, a Belmain, a Gerico e ancora a Choba, ad Aisora e
        alle strette di Salem,
 
 [5] e disposero di occupare in anticipo le cime dei monti più alti, di
        circondare di mura i villaggi di quelle zone e di raccogliere
        vettovaglie in preparazione alla guerra, tanto più che nelle loro
        campagne era appena terminata la mietitura.
 
 [6] Inoltre Ioakìm, sommo sacerdote in Gerusalemme in quel periodo di
        tempo, scrisse agli abitanti di Betulia e Betomestaim, situata di fronte
        a Esdrelon all'imbocco della pianura che si stende vicino a Dotain,
 
 [7] ordinando loro di occupare i valichi dei monti, perché di là si
        apriva la via d'ingresso alla Giudea e sarebbe stato facile arrestarli
        al valico, dove erano obbligati per la strettezza del passaggio a
        procedere tutti a due a due.
 
 [8] Gli Israeliti fecero come aveva loro ordinato il sommo sacerdote
        Ioakìm e il consiglio degli anziani di tutto il popolo d'Israele, che
        si trovava a Gerusalemme.
 
 [9] Nello stesso tempo ogni Israelita levò il suo grido a Dio con
        fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande impegno.
 
 [10] Essi con le mogli e i bambini, i loro armenti e ogni ospite e
        mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi.
 
 [11] Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in
        Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di
        cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore.
 
 [12] Ricoprirono di sacco anche l'altare e alzarono il loro grido al Dio
        di Israele tutt'insieme senza interruzione, supplicando che i loro figli
        non venissero abbandonati allo sterminio, le loro mogli alla schiavitù,
        le città di loro eredità alla distruzione, il santuario alla
        profanazione e al ludibrio in mano alle genti.
 
 [13] Il Signore porse l'orecchio al loro grido e volse lo sguardo alla
        loro tribolazione, mentre il popolo digiunava da molti giorni in tutta
        la Giudea e in Gerusalemme davanti al santuario del Signore onnipotente.
 
 [14] Ioakìm sommo sacerdote e tutti gli altri sacerdoti che stavano
        davanti al Signore e tutti i ministri del culto divino, con i fianchi
        cinti di sacco, offrivano l'olocausto perenne, i sacrifici votivi e le
        offerte volontarie del popolo.
 
 [15] Avevano cosparso di cenere i loro turbanti e invocavano a piena
        voce il Signore, perché provvedesse benignamente a tutta la casa di
        Israele.
 5 [1] Fu
        riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur,
        che gli Israeliti si preparavano alla guerra e avevano bloccato i passi
        montani, avevano fortificato tutte le sommità dei monti e avevano
        disposto ostacoli nelle pianure.
 [2] Egli montò in gran furore e convocò tutti i capi di Moab e gli
        strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime,
 
 [3] e disse loro: "Spiegatemi un pò, voi figli di Cànaan, che
        popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città che egli
        abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la loro
        forza e il loro vigore, chi si è messo alla loro testa come re e
        condottiero del loro esercito
 
 [4] e perché hanno rifiutato di venire incontro a me a differenza di
        tutte le popolazioni dell'occidente".
 
 [5] Gli rispose Achior, condottiero di tutti gli Ammoniti: "Ascolti
        bene il mio signore la risposta dalle labbra del suo servo: io riferirò
        la verità sul conto di questo popolo, che sta su queste montagne vicino
        al luogo ove risiedi, né uscirà menzogna dalla bocca del suo servo.
 
 [6] Questo popolo si compone di discendenti dei Caldei.
 
 [7] Essi si trasferirono dapprima nella Mesopotamia, perché non vollero
        seguire gli dei dei loro padri che si trovavano nel paese dei Caldei.
 
 [8] Essi avevano abbandonato la tradizione dei loro padri e avevano
        adorato il Dio del cielo, quel Dio che essi avevano conosciuto; perciò
        li avevano scacciati dalla presenza dei loro dei ed essi si erano
        rifugiati in Mesopotamia e furono là per molto tempo.
 
 [9] Ma il loro Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e
        venire nel paese di Cànaan. Qui infatti si stabilirono e si
        arricchirono di oro e di argento e di bestiame in gran numero.
 
 [10] Poi scesero in Egitto, perché la fame aveva invaso tutto il paese
        di Cànaan, e vi rimasero come stranieri finché trovarono da vivere. Là
        divennero anche una moltitudine imponente, tanto che non si poteva
        contare la loro discendenza.
 
 [11] Ma si alzò contro di loro il re dell'Egitto che li sfruttò nella
        preparazione dei mattoni e perciò furono umiliati e trattati come
        schiavi.
 
 [12] Essi alzarono suppliche al loro Dio e questi percosse tutto il
        paese d'Egitto con castighi ai quali non c'era rimedio. Perciò gli
        Egiziani li mandarono via dal loro paese.
 
 [13] Dio asciugò il Mare Rosso davanti a loro
 
 [14] e li guidò per la via del Sinai e di Cadesbarne; essi eliminarono
        quanti risiedevano nel deserto.
 
 [15] Poi dimorarono nel paese degli Amorrèi e sterminarono con la loro
        forza gli abitanti di Esebon; quindi passarono il Giordano e si
        insediarono in tutte quelle montagne.
 
 [16] Scacciarono davanti a loro il Cananeo, il Perizzita, il Gebuseo,
        Sichem e tutti i Gergesei e abitarono nel loro territorio per molti
        anni.
 
 [17] In realtà fin quando non peccavano contro il loro Dio erano nella
        prosperità, perché il Dio che è con loro odia il male.
 
 [18] Quando invece si allontanarono dagli ordinamenti che egli aveva
        loro imposti, furono terribilmente sconfitti in molte guerre e condotti
        prigionieri in paese straniero, il tempio del loro Dio fu raso al suolo
        e le loro città caddero in potere dei loro nemici.
 
 [19] Ora appunto, riconciliati con il loro Dio, hanno fatto ritorno dai
        luoghi dove erano stati dispersi, hanno ripreso possesso di Gerusalemme,
        dove è il loro santuario, e si sono stabiliti sulle montagne, che prima
        erano deserte.
 
 [20] Ora, mio sovrano e signore, se vi è qualche aberrazione in questo
        popolo perché ha peccato contro il suo Dio, se cioè ci accorgiamo che
        c'è in mezzo a loro questo inciampo, avanziamo e diamo loro battaglia.
 
 [21] Ma se non vi è nessuna iniquità in mezzo a questa gente, il
        signor mio passi oltre, per tèma che il loro Signore non li difenda e
        il loro Dio vegli su questo popolo, e noi non si diventi l'obbrobrio di
        tutta la terra."
 
 [22] Quando Achior ebbe finito di parlare, tutti i convenuti, che erano
        intorno alla tenda, si misero a mormorare. I magnati di Oloferne, come
        pure gli abitanti della costa e quelli di Moab gridarono di farlo a
        pezzi.
 
 [23] "Non abbiamo niente da temere dai figli d'Israele, è un
        popolo senza forza e senza vigore per una lotta dura.
 
 [24] Coraggio, dunque! Saliamo contro di loro e saranno divorati da
        tutto il tuo esercito, o potente Oloferne!"
 6 [1]
        Quando si fu calmata l'agitazione degli uomini che presenziavano
        tutt'intorno al convegno, parlò Oloferne, comandante supremo
        dell'esercito di Assur, rivolgendosi ad Achior alla presenza di tutta
        quell'assemblea di stranieri e a tutti i Moabiti:
 [2] "Chi sei tu, Achior, e i mercenari di Efraim, per profetare in
        mezzo a noi come hai fatto oggi e suggerire di non combattere il popolo
        d'Israele, perché il loro Dio li proteggerà dall'alto? E che altro dio
        c'è se non Nabucodònosor? Questi invierà la sua forza e li sterminerà
        dalla terra, né servirà il loro Dio a liberarli.
 
 [3] Saremo noi suoi servi a spazzarli via come un sol uomo, perché non
        potranno sostenere l'impeto dei nostri cavalli.
 
 [4] Li bruceremo in casa loro, i loro monti s'inebrieranno del loro
        sangue, i loro campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà
        resistere la pianta dei loro piedi davanti a noi, ma saranno tutti
        distrutti. Questo dice Nabucodònosor, il signore di tutta la terra: così
        ha parlato e le sue parole non potranno essere smentite.
 
 [5] Quanto a te, Achior, mercenario di Ammon, che hai detto queste cose
        nel giorno della tua sventura, non vedrai più la mia faccia da oggi
        fino a quando farò vendetta di questa razza che viene dall'Egitto.
 
 [6] Allora il ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei miei
        ministri trapasserà i tuoi fianchi e tu cadrai fra i loro cadaveri,
        quando io tornerò a vederti.
 
 [7] I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti porranno in una
        delle città sul percorso;
 
 [8] non morirai finché non sarai sterminato con loro.
 
 [9] Ma se speri in cuor tuo che essi non saranno presi, non sia il tuo
        aspetto così depresso. Ho detto: nessuna mia parola andrà a
        vuoto".
 
 [10] Allora Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di turno
        nella sua tenda, di prendere Achior, di esporlo vicino a Betulia e di
        abbandonarlo nelle mani degli Israeliti.
 
 [11] I suoi servi lo presero e lo condussero fuori dell'accampamento in
        aperta campagna, lo menarono dal mezzo della pianura verso la montagna e
        si trovarono presso le fonti che erano sotto Betulia.
 
 [12] Quando gli uomini della città li scorsero sulla cresta del monte,
        presero le armi e uscirono dalla città dirigendosi verso la cresta.
        Tutti i frombolieri occuparono i sentieri di accesso e si misero a
        lanciare pietre su di loro.
 
 [13] Quelli ridiscesero al riparo del monte, legarono Achior e lo
        abbandonarono gettandolo a terra alle falde del monte, quindi fecero
        ritorno al loro signore.
 
 [14] Gli Israeliti scesero dalla loro città, si avvicinarono a lui, lo
        slegarono, lo condussero in Betulia e lo presentarono ai capi della città,
 
 [15] che in quel tempo erano Ozia figlio di Mica della tribù di
        Simeone, Cabri figlio di Gotonièl e Carmi figlio di Melchièl.
 
 [16] Radunarono subito tutti gli anziani della città e tutti i giovani
        e le donne accorsero al luogo del raduno. Posero Achior in mezzo a tutta
        quell'adunanza e Ozia lo interrogò sull'accaduto.
 
 [17] Quegli riferì loro le parole del consiglio di Oloferne e tutto il
        discorso che Oloferne aveva pronunziato in mezzo ai capi degli Assiri e
        quanto aveva detto superbamente contro il popolo d'Israele.
 
 [18] Allora tutto il popolo si prostrò ad adorare Dio e alzò queste
        suppliche:
 
 [19] "Signore, Dio del cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà
        dell'umiliazione della nostra stirpe e accogli benigno in questo giorno
        la presenza di coloro che sono consacrati a te".
 
 [20] Poi confortarono Achior e gli rivolsero parole di gran lode;
 
 [21] Ozia da parte sua lo accolse dopo l'adunanza nella sua casa e offrì
        un banchetto a tutti gli anziani; per tutta quella notte invocarono
        l'aiuto del Dio d'Israele.
 7 [1] Il
        giorno dopo, Oloferne diede ordine a tutto l'esercito e a tutta la
        moltitudine di coloro che erano venuti come suoi alleati, di iniziare
        l'azione contro Betulia, occupando le vie d'accesso alla montagna e
        attaccando battaglia contro gli Israeliti.
 [2] In quel giorno effettivamente ogni uomo valido fra loro si pose in
        marcia. Il loro esercito si componeva di centosettantamila fanti e
        dodicimila cavalieri, senza contare gli addetti ai servizi e molti altri
        uomini che erano a piedi con loro, in numero ingente.
 
 [3] Essi si accamparono nella valle vicina a Betulia oltre la sorgente,
        allargandosi dalla zona sopra Dotain fino a Belbaim ed estendendosi da
        Betulia fino a Kiamon, che è di fronte a Esdrelon.
 
 [4] Gli Israeliti, quando videro la loro moltitudine, rimasero molto
        costernati e si dicevano l'un l'altro: "Ora costoro inghiottiranno
        tutta la terra, né i monti più alti, né le valli profonde, né i
        colli potranno resistere al loro peso".
 
 [5] Ognuno prese la sua armatura e, accesi i fuochi sulle torri,
        stettero in guardia tutta quella notte.
 
 [6] Il giorno seguente Oloferne fece uscire tutta la cavalleria contro
        il fronte degli Israeliti che erano in Betulia,
 
 [7] osservò le vie di accesso alla loro città, ispezionò le sorgenti
        d'acqua e le occupò e, dopo avervi posto attorno guarnigioni di uomini
        armati, fece ritorno tra la sua gente.
 
 [8] Allora gli si avvicinarono tutti gli Idumei e tutti i capi del
        popolo di Moab e gli strateghi della costa e gli dissero:
 
 [9] "Voglia ascoltare il signor nostro una parola, perché siano
        evitati inconvenienti nel tuo esercito.
 
 [10] Questo popolo non si affida alle sue lance, ma all'altezza dei
        monti, sui quali essi si sono appostati, e certo non è facile arrivare
        sulle creste dei loro monti.
 
 [11] Quindi, signore, non attaccare costoro come si usa nella battaglia
        campale e non cadrà un sol uomo del tuo esercito.
 
 [12] Rimani fermo nel tuo accampamento avendo buona cura di ogni uomo
        del tuo esercito: intanto i tuoi gregari vadano ad occupare la sorgente
        dell'acqua che sgorga alla radice del monte,
 
 [13] perché di là attingono tutti gli abitanti di Betulia; vedrai che
        la sete li farà morire e verranno alla resa della loro città. Noi e la
        nostra gente saliremo sulle vicine alture dei monti e ci apposteremo su
        di esse e staremo a guardia per non lasciare uscire dalla città alcun
        uomo.
 
 [14] Così cadranno sfiniti dalla fame essi, le loro donne, i loro figli
        e, prima che la spada arrivi su di loro, saranno stesi sulle piazze fra
        le loro case.
 
 [15] Avrai così reso loro un terribile contraccambio perché si sono
        ribellati e non hanno voluto venire incontro a te con intenzioni
        pacifiche".
 
 [16] Piacque questo discorso ad Oloferne e a tutti i suoi ministri e
        diede ordine che si facesse come avevano proposto.
 
 [17] Si mosse quindi il reparto dei Moabiti e cinquemila Assiri con
        loro, si accamparono nella valle e occuparono gli acquedotti e le
        sorgenti d'acqua degli Israeliti.
 
 [18] A loro volta gli Idumei e gli Ammoniti, con dodicimila Assiri,
        salirono e si appostarono sulla montagna di fronte a Dotain. Spinsero
        anche contingenti dei loro a meridione e a oriente di fronte a Egrebel,
        che si trova vicino a Chus, situata sul torrente Mochmur. Il rimanente
        esercito degli Assiri restò accampato nella pianura ricoprendo tutta
        l'estensione del terreno. Le tende e gli equipaggiamenti costituivano
        una massa imponente, perché essi erano in realtà una turba immensa.
 
 [19] Allora gli Israeliti alzarono suppliche al Signore loro Dio, con
        l'animo in preda all'abbattimento, perché da ogni parte li avevano
        circondati i nemici e non c'era modo di passare in mezzo a loro.
 
 [20] Il campo degli Assiri al completo, fanti, carri e cavalli, rimase
        fermo tutt'attorno per trentaquattro giorni e venne a mancare a tutti
        gli abitanti di Betulia ogni riserva d'acqua.
 
 [21] Anche le cisterne erano vuote e non potevano più bere a sazietà
        un giorno solo, perché distribuivano da bere in quantità razionata.
 
 [22] Incominciarono i bambini a cadere sfiniti, le donne e i ragazzi
        venivano meno per la sete e cadevano nelle piazze della città e nei
        passaggi delle porte e ormai non rimaneva più in loro alcuna energia.
 
 [23] Allora tutto il popolo si radunò presso Ozia e i capi della città,
        con giovani, donne e fanciulli, e alzarono grida e dissero davanti a
        tutti gli anziani:
 
 [24] "Sia giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci avete
        recato un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri.
 
 [25] Ora non c'è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha
        venduti in balìa di costoro per essere abbattuti davanti a loro dalla
        sete e da terribili mali.
 
 [26] Ormai chiamateli e consegnate la città intera per il saccheggio al
        popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito.
 
 [27] È meglio per noi esser loro preda; diventeremo certo loro schiavi,
        ma potremo vivere e non vedremo con i nostri occhi la morte dei nostri
        bambini, né le donne e i nostri figli esalare l'ultimo respiro.
 
 [28] Chiamiamo a testimonio contro di voi il cielo e la terra e il
        nostro Dio, il Signore dei nostri padri, che ci punisce per la nostra
        iniquità e per le colpe dei nostri padri, perché non ci lasci più in
        una situazione come questa in cui siamo oggi".
 
 [29] Successe allora un pianto generale in mezzo all'adunanza e
        gridarono suppliche a gran voce al Signore loro Dio.
 
 [30] Ozia rispose loro: "Coraggio, fratelli, resistiamo ancora
        cinque giorni e in questo tempo il Signore Dio nostro rivolgerà di
        nuovo la misericordia su di noi; non è possibile che egli ci abbandoni
        fino all'ultimo.
 
 [31] Ma se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun
        aiuto, farò secondo le vostre richieste".
 
 [32] Così rimandò il popolo ciascuno al proprio posto ed essi
        tornarono sulle mura e sulle torri della città e rimandarono le donne e
        i figli alle loro case; ma tutti nella città erano in grande
        abbattimento.
 8 [1] In
        quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di
        Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di
        Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di
        Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di
        Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele.
 [2] Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di
        lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo.
 
 [3] Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella
        campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a
        letto e morì in Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri
        nel campo che sta tra Dotain e Balamon.
 
 [4] Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano
        passati già tre anni e quattro mesi.
 
 [5] Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era
        cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove.
 
 [6] Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie
        dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e
        i giorni di gioia per Israele.
 
 [7] Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo
        marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave,
        armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto.
 
 [8] Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché
        temeva molto Dio.
 
 [9] Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle
        autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche
        Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come
        avesse giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque
        giorni.
 
 [10] Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le
        sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua
        città.
 
 [11] Vennero da lei ed essa disse loro: "Ascoltatemi bene, voi capi
        dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso
        che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete
        pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai
        nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto.
 
 [12] Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi
        siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini?
 
 [13] Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non
        ci capirete niente, né ora né mai.
 
 [14] Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di
        afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore,
        che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o
        comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il
        Signore nostro Dio.
 
 [15] Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno
        potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere
        da parte dei nostri nemici.
 
 [16] E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro,
        perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e
        pressioni come ad uno degli uomini.
 
 [17] Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui,
        supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se
        a lui piacerà.
 
 [18] Realmente in questa nostra generazione non c'è mai stata, né
        esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che
        adori gli dei fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati.
 
 [19] Per questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e
        alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici.
 
 [20] Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo
        speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione.
 
 [21] Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e
        sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella
        profanazione al nostro sangue.
 
 [22] L'uccisione dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la
        devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul nostro capo
        in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di essere schiavi e
        saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri
        padroni.
 
 [23] La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la
        porrà a nostro disonore il Signore Dio nostro.
 
 [24] Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita
        dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano
        su di noi.
 
 [25] Oltre tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla
        prova, come ha già fatto con i nostri padri.
 
 [26] Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto
        passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di
        Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno.
 
 [27] Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per
        saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a
        fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno
        vicino".
 
 [28] Allora rispose a lei Ozia: "Quanto hai detto, l'hai proferito
        con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole.
 
 [29] Non da oggi si manifesta la tua saggezza, ma fin dall'inizio dei
        tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua intelligenza e quanto è
        buona la natura del tuo cuore.
 
 [30] Tuttavia il popolo soffre la sete e ci ha costretti a fare quello
        che gli abbiamo detto e a vincolarci con un giuramento che noi non
        trasgrediremo.
 
 [31] E ora prega per noi, perché tu sei una donna timorata, e il
        Signore ci manderà una pioggia abbondante per riempire le nostre
        cisterne e non verremo più meno."
 
 [32] Giuditta rispose loro: "Sentite, voglio compiere un'impresa
        che passerà di generazione in generazione ai figli del nostro popolo.
 
 [33] Voi starete di guardia alla porta della città questa notte: io
        uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni dopo i quali avete
        deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mia mano
        provvederà a Israele.
 
 [34] Voi però non indagate sul mio piano: non vi dirò niente finché
        non sarà compiuto quel che voglio fare".
 
 [35] Le risposero Ozia e i capi: "Va' in pace e il Signore Dio sia
        con te per far vendetta dei nostri nemici".
 
 [36] Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti.
 9 [1]
        Allora Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e
        mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell'ora in
        cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l'incenso della
        sera, Giuditta supplicò a gran voce il Signore:
 [2] "Signore, Dio del padre mio Simeone, tu hai messo nella sua
        mano la spada della vendetta contro gli stranieri, contro coloro che
        avevano sciolto a ignominia la cintura d'una vergine, ne avevano
        denudato i fianchi a vergogna e ne avevano contaminato il grembo a
        infamia. Tu avevi detto: non si deve fare tal cosa! ma essi l'hanno
        fatta.
 
 [3] Per questo hai consegnato alla morte i loro capi e al sangue quel
        loro giaciglio, macchiato del loro inganno, ripagato con l'inganno; hai
        abbattuto i servi con i loro capi e i capi sui loro troni.
 
 [4] Hai destinato le loro mogli alla preda, le loro figlie alla schiavitù,
        tutte le loro spoglie alla divisione tra i tuoi figli diletti, perché
        costoro, accesi del tuo zelo, erano rimasti inorriditi della
        profanazione del loro sangue e a te avevano gridato chiamandoti in
        aiuto. Dio, Dio mio, ascolta anche me che sono vedova.
 
 [5] Tu hai preordinato ciò che precedette quei fatti e i fatti stessi e
        ciò che seguì. Tu hai disposto le cose presenti e le future e quello
        che tu hai pensato si è compiuto.
 
 [6] Le cose da te deliberate si sono presentate e hanno detto: Ecco ci
        siamo; perché tutte le tue vie sono preparate e i tuoi giudizi sono
        preordinati.
 
 [7] Or ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro eserciti,
        vanno in superbia per i loro cavalli e i cavalieri, si vantano della
        forza dei loro fanti, poggiano la loro speranza sugli scudi e sulle
        lance, sugli archi e sulle fionde e ignorano che tu sei il Signore che
        disperdi le guerre;
 
 [8] Signore è il tuo nome. Abbatti la loro forza con la tua potenza e
        rovescia la loro violenza con la tua ira: fanno conto di profanare il
        tuo santuario, di contaminare la Dimora ove riposa il tuo nome e la tua
        gloria, di abbattere con il ferro il corno del tuo altare.
 
 [9] Guarda la loro superbia, fà scendere la tua ira sulle loro teste;
        infondi a questa vedova la forza di fare quello che ho deciso.
 
 [10] Con l'inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone
        e il padrone con il suo ministro; spezza la loro alterigia per mezzo di
        una donna.
 
 [11] Perché la tua forza non sta nel numero, né sugli armati si regge
        il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei
        derelitti, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il
        salvatore dei disperati.
 
 [12] Sì, sì, Dio del padre mio e di Israele tua eredità, Signore del
        cielo e della terra, creatore delle acque, re di tutte le tue creature,
        ascolta la mia preghiera;
 
 [13] fà che la mia parola e l'inganno diventino piaga e flagello di
        costoro, che fanno progetti crudeli contro la tua alleanza e il tuo
        tempio consacrato, contro il monte elevato di Sion e la sede dei tuoi
        figli.
 
 [14] Dà a tutto il tuo popolo e ad ogni tribù la prova che sei tu il
        Signore, il Dio d'ogni potere e d'ogni forza e non c'è altri fuori di
        te, che possa proteggere la stirpe d'Israele".
 10 [1]
        Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe
        terminato di pronunziare tutte queste parole,
 [2] si alzò dalla prostrazione, chiamò la sua ancella particolare e
        scese nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le sue feste.
 
 [3] Qui si tolse il sacco di cui era rivestita, depose le vesti di
        vedova, poi lavò con acqua il corpo e lo unse con profumo denso; spartì
        i capelli del capo e vi impose il diadema. Poi si mise gli abiti da
        festa, che aveva usati quando era vivo suo marito Manàsse.
 
 [4] Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i
        braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che
        aveva e si rese molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che
        l'avesse vista.
 
 [5] Poi affidò alla sua ancella un otre di vino, un'ampolla di olio;
        riempì anche una bisaccia di farina tostata, di fichi secchi e di pani
        puri e, fatto un involto di tutti questi recipienti, glielo mise sulle
        spalle.
 
 [6] Allora uscirono verso la porta della città di Betulia e trovarono
        pronti sul luogo Ozia e gli anziani della città, Cabri e Carmi.
 
 [7] Costoro, quando la videro trasformata nell'aspetto e con gli abiti
        mutati, restarono molto ammirati della sua bellezza e le dissero: "
 
 [8] Il Dio dei padri nostri ti conceda di trovar favore e di portare a
        termine quello che hai stabilito di fare, a vanto degli Israeliti e ad
        esaltazione di Gerusalemme".
 
 [9] Essa si chinò ad adorare Dio e rispose loro: "Fatemi aprire la
        porta della città e io uscirò per dar compimento alle parole augurali
        che mi avete rivolto". Quelli diedero ordine ai giovani di guardia
        di aprirle come aveva chiesto.
 
 [10] Così fecero e Giuditta uscì: essa sola e l'ancella che aveva con
        sé. Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre
        scendeva il monte, finché attraversò la vallata e non poterono più
        scorgerla.
 
 [11] Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro
        incontro le sentinelle assire.
 
 [12] La presero e la interrogarono: "Di qual popolo sei, donde
        vieni e dove vai?". Essa rispose: "Sono figlia degli Ebrei e
        fuggo da loro, perché stanno per essere consegnati in vostra balìa.
 
 [13] Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei
        vostri eserciti, per rivolgergli parole di verità e mettergli sotto gli
        occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi
        monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini".
 
 [14] Quegli uomini, quando sentirono queste parole e considerarono
        l'aspetto di lei, che appariva loro come un miracolo di bellezza, le
        dissero:
 
 [15] "Hai messo in salvo la tua vita, scendendo in fretta e venendo
        alla presenza del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di lui; alcuni
        di noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle sue
        mani.
 
 [16] Quando poi sarai alla sua presenza, non tremare dentro di te, ma
        riferisci a lui quanto ci hai detto ed egli ti tratterà bene".
 
 [17] Scelsero pertanto cento uomini tra di loro, i quali si affiancarono
        a lei e alla sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne.
 
 [18] In tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la
        voce della sua venuta tra gli attendamenti. La circondarono in massa
        mentre era fuori della tenda di Oloferne, in attesa che gliela
        annunziassero.
 
 [19] Erano ammirati della bellezza di lei e ammirati degli Israeliti a
        causa di lei e si dicevano l'un l'altro: "Chi disprezzerà un
        popolo che possiede tali donne? Sarà bene non lasciarne sopravvivere
        alcun uomo, perché, liberi, potrebbero far perdere la testa a tutto il
        mondo".
 
 [20] Venne fuori la guardia del corpo di Oloferne e tutti gli
        inservienti e la introdussero nella tenda.
 
 [21] Oloferne riposava sul suo letto sotto un padiglione di porpora e
        d'oro, adorno di smeraldi e di pietre preziose.
 
 [22] Gli venne annunziata ed egli avanzò fino all'ingresso del
        padiglione, preceduto da fiaccole d'argento.
 
 [23] Quando Giuditta apparve alla presenza di lui e dei suoi aiutanti,
        tutti ammirarono la bellezza del suo volto, ed essa si prostrò davanti
        a lui con la faccia a terra, ma gli aiutanti la fecero alzare.
 11 [1]
        Allora Oloferne le rivolse la parola: "Stà tranquilla, o donna, il
        tuo cuore non abbia timore, perché io non ho mai fatto male ad alcun
        uomo che abbia accettato di servire Nabucodònosor, re di tutta la
        terra.
 [2] Quanto al tuo popolo che abita su questi monti, se non mi avessero
        disprezzato, non avrei alzato la lancia contro di loro; essi stessi si
        sono procurati tutto questo.
 
 [3] Ma ora dimmi per qual motivo sei fuggita da loro e sei venuta da
        noi. Certamente sei venuta per trovar salvezza. Fatti animo: resterai
        viva questa notte e in seguito.
 
 [4] Nessuno ti può fare un torto, ma ti useranno ogni riguardo, come si
        fa con i servi del mio signore, il re Nabucodònosor".
 
 [5] Giuditta gli rispose: "Degnati di accogliere le parole della
        tua serva e possa la tua schiava parlare alla tua presenza. Io non dirò
        il falso al mio signore in questa notte.
 
 [6] Certo, se vorrai seguire le parole della tua serva, Dio agirà
        magnificamente con te e il mio signore non fallirà nei suoi progetti.
 
 [7] Perché, per la vita di Nabucodònosor, re di tutta la terra, e per
        la potenza di lui che ti ha inviato a riordinare ogni essere vivente,
        non gli uomini soltanto per mezzo tuo lo servono, ma anche le bestie
        selvatiche e gli armenti e gli uccelli del cielo vivranno in grazia
        della tua forza per l'onore di Nabucodònosor e di tutta la sua casa.
 
 [8] Abbiamo già conosciuto per fama la tua saggezza e le abili astuzie
        del tuo genio ed è risaputo in tutta la terra che tu sei il migliore in
        tutto il regno, esperto nelle conoscenze e meraviglioso nelle imprese
        militari.
 
 [9] Quanto al discorso tenuto da Achior nella tua riunione, noi ne
        abbiamo udito il contenuto, perché gli uomini di Betulia l'hanno
        risparmiato ed egli ha rivelato loro quanto aveva detto davanti a te.
 
 [10] Perciò, signore sovrano, non trascurare le sue parole, ma
        imprimile bene nella tua memoria perché sono vere: realmente il nostro
        popolo non sarà punito e non prevarrà la spada contro di lui, se non
        avrà peccato contro il suo Dio.
 
 [11] Ora perché il mio signore non resti deluso e a mani vuote, sappia
        che si avventerà la morte contro di loro, perché li stringe il peccato
        per il quale provocheranno l'ira del loro Dio appena compiranno un gesto
        inconsulto.
 
 [12] Siccome sono venuti a mancare loro i viveri e tutta l'acqua è
        stata consumata, han deciso di mettere le mani sul loro bestiame e
        deliberato di consumare quanto Dio con leggi ha vietato loro di
        mangiare.
 
 [13] Hanno perfino decretato di dar fondo alle primizie del frumento e
        alle decime del vino e dell'olio che conservavano come diritto sacro dei
        sacerdoti che stanno in Gerusalemme e fanno servizio alla presenza del
        nostro Dio, tutte cose che a nessuno del popolo era permesso neppure di
        toccare con la mano.
 
 [14] Perciò hanno mandato messaggeri a Gerusalemme, dove anche i
        cittadini hanno fatto altrettanto, perché riportino loro il permesso da
        parte del consiglio degli anziani.
 
 [15] Ma, quando riceveranno la risposta e la eseguiranno, in quel giorno
        preciso saranno messi in tuo potere per l'estrema rovina.
 
 [16] Per questo, io tua serva, conscia di tutte queste cose, sono
        fuggita da loro e Dio mi ha indirizzata a compiere con te un'impresa che
        farà stupire la terra ovunque ne giungerà la fama.
 
 [17] La tua serva è religiosa e serve notte e giorno al Dio del cielo.
        Ora io intendo restare con te, mio signore, ma uscirà la tua serva di
        notte nella valle; io pregherò il mio Dio ed egli mi rivelerà quando
        essi avranno commesso i loro peccati.
 
 [18] Allora verrò a riferirti e tu uscirai con tutto l'esercito e
        nessuno di loro potrà opporti resistenza.
 
 [19] Io ti guiderò attraverso la Giudea, finché giungerò davanti a
        Gerusalemme e vi porrò in mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via
        come pecore senza pastore e nemmeno un cane abbaierà davanti a te.
        Queste cose mi sono state dette prima, io ne ho avuto la rivelazione e
        l'incarico di annunziarle a te".
 
 [20] Le parole di lei piacquero a Oloferne e ai suoi servi, i quali
        tutti ammirarono la sua sapienza e dissero:
 
 [21] "Da un capo all'altro della terra non esiste donna simile, per
        la bellezza dell'aspetto e il senno della parola".
 
 [22] E Oloferne le disse: "Bene ha fatto Dio a mandarti avanti al
        tuo popolo, perché resti nelle vostre mani la forza e coloro che hanno
        disprezzato il mio signore vadano in rovina.
 
 [23] Tu sei bella d'aspetto e saggia nelle parole; se farai come hai
        detto, il tuo Dio sarà mio Dio e tu siederai nel palazzo del re Nabucodònosor
        e sarai famosa in tutto il mondo.
 12 [1]
        Ordinò poi che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie e
        prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi approntati per
        lui e le dessero da bere il suo vino.
 [2] Ma disse Giuditta: "Io non toccherò questi cibi, perché non
        ne venga qualche contaminazione, ma mi saranno serviti quelli che ho
        portato con me".
 
 [3] Oloferne le fece osservare: "Quando verrà a mancare quello che
        hai con te, dove andremo a rifornirci di cibi uguali per darteli? In
        mezzo a noi non c'è nessuno della tua gente".
 
 [4] Ma Giuditta rispose: "Per la tua vita, mio signore, ti assicuro
        che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il
        Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito".
 
 [5] Così i servi di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò
        fino a mezzanotte; poi si alzò all'ora della veglia del mattino.
 
 [6] Essa fece dire ad Oloferne: "Comandi il mio signore che lascino
        uscire la tua serva per la preghiera".
 
 [7] Oloferne comandò alla guardia del corpo di non impedirla. Rimase
        così al campo tre giorni: usciva di notte nella valle sotto Betulia e
        si lavava nella zona dell'accampamento alla sorgente d'acqua.
 
 [8] Risalita dal lavacro, pregava il Signore Dio di Israele di dirigere
        la sua impresa volta a ristabilire i figli del suo popolo.
 
 [9] Rientrando purificata, rimaneva nella sua tenda, finché, verso
        sera, non le si apprestava il cibo.
 
 [10] Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco
        riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi
        ufficiali,
 
 [11] e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue cose:
        "Và e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con
        noi, per mangiare e bere assieme a noi,
 
 [12] poiché è cosa disonorevole alla nostra reputazione se lasceremo
        andare una donna simile senza godere della sua compagnia; se non sapremo
        conquistarla, si farà beffe di noi".
 
 [13] Bagoa, uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse:
        "Non abbia difficoltà questa bella ragazza a venire presso il mio
        signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in
        giocondità e divenire oggi come una delle donne assire, che stanno nel
        palazzo di Nabucodònosor".
 
 [14] Giuditta rispose a lui: "E chi sono io per osare contraddire
        il mio signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a
        compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della mia
        morte".
 
 [15] Subito si alzò e si adornò delle vesti e d'ogni altro ornamento
        muliebre; la sua ancella l'aveva preceduta e aveva steso a terra per lei
        davanti ad Oloferne le pellicce che aveva ricevuto da Bagoa per suo uso
        quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo.
 
 [16] Giuditta entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase estasiato
        e si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la passione
        per lei; già da quando l'aveva vista, cercava l'occasione di sedurla.
 
 [17] Le disse pertanto Oloferne: "Bevi e datti alla gioia con
        noi".
 
 [18] Giuditta rispose: "Sì, berrò, signore, perché oggi sento
        dilatarsi la vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto".
 
 [19] Incominciò quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le
        aveva preparato l'ancella.
 
 [20] Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente
        tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando
        era al mondo.
 13 [1]
        Quando si fece buio, i suoi servi si affrettarono a ritirarsi. Bagoa
        chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le guardie dalla vista del suo
        signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in realtà erano tutti
        fiaccati, perché il bere era stato eccessivo.
 [2] Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano,
        ubriaco fradicio.
 
 [3] Allora Giuditta ordinò all'ancella di stare fuori della sua tenda e
        di aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva detto
        infatti che sarebbe uscita per la sua preghiera e anche con Bagoa aveva
        parlato in questo senso.
 
 [4] Si erano allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o
        grande, era rimasto nella parte più interna della tenda; Giuditta,
        fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: "Signore, Dio
        d'ogni potenza, guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani
        per l'esaltazione di Gerusalemme.
 
 [5] È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire
        il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di
        noi".
 
 [6] Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di
        Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui;
 
 [7] poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e
        disse: "Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo
        momento".
 
 [8] E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo
        e gli staccò la testa.
 
 [9] Indi ne fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le
        cortine dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne
        alla sua ancella,
 
 [10] la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt'e due,
        secondo il loro uso, per la preghiera; attraversarono il campo, fecero
        un giro nella valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero
        alle porte della città.
 
 [11] Giuditta gridò di lontano al corpo di guardia delle porte:
        "Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per
        esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i
        nemici, come ha dimostrato oggi".
 
 [12] Non appena gli uomini della sua città sentirono la sua voce,
        corsero giù in fretta alla porta della città e chiamarono gli anziani.
 
 [13] Corsero tutti, piccoli e grandi, perché non s'aspettavano il suo
        arrivo; aprirono dunque la porta, le accolsero dentro e, acceso il fuoco
        per far chiaro, si fecero loro attorno.
 
 [14] Giuditta disse loro a gran voce: "Lodate Dio, lodatelo; lodate
        Dio, perché non ha distolto la sua misericordia dalla casa d'Israele,
        ma ha colpito i nostri nemici in questa notte per mano mia".
 
 [15] Estrasse allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo
        loro: "Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell'esercito
        assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco; Dio l'ha colpito
        per mano di donna.
 
 [16] Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché
        costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha
        potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna".
 
 [17] Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad
        adorare Dio, esclamando in coro: "Benedetto sei tu, nostro Dio, che
        hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo".
 
 [18] Ozia a sua volta le disse: "Benedetta sei tu, figlia, davanti
        al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e
        benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha
        guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici.
 
 [19] Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli
        uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio.
 
 [20] Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione,
        ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai
        esposto la vita di fronte all'umiliazione della nostra stirpe, e hai
        sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al
        nostro Dio". E tutto il popolo esclamò: "Amen! Amen!".
 14 [1]
        Giuditta rispose loro: "Ascoltatemi bene, fratelli: prendete questa
        testa e appendetela sugli spalti delle vostre mura.
 [2] Attendete poi che sia apparsa la luce del mattino e sia sorto il
        sole sulla terra: allora, ognuno prenda l'armatura da guerra e ogni uomo
        valido esca dalla città. Quindi, date inizio all'azione contro di loro
        come se voleste scendere al piano contro le prime difese degli Assiri,
        ma in realtà non scenderete.
 
 [3] Quelli prenderanno le loro armi e correranno entro il loro
        accampamento a svegliare i capi dell'esercito assiro. Poi si raduneranno
        insieme davanti alla tenda di Oloferne, ma non lo troveranno e così si
        lasceranno prendere dal terrore e fuggiranno davanti a voi.
 
 [4] Allora inseguiteli voi e quanti abitano l'intero territorio
        d'Israele e abbatteteli nella loro fuga.
 
 [5] Ma, prima di far questo, chiamatemi Achior l'Ammonita, perché venga
        a vedere e riconoscere colui che ha disprezzato la casa d'Israele e che
        l'ha inviato qui tra noi come per votarlo alla morte".
 
 [6] Chiamarono subito Achior dalla casa di Ozia ed egli appena giunse e
        vide la testa di Oloferne in mano ad un uomo in mezzo al popolo
        radunato, cadde a terra e rimase senza fiato.
 
 [7] Quando l'ebbero sollevato, si gettò ai piedi di Giuditta pieno di
        riverenza per la sua persona e disse: "Benedetta sei tu in tutto
        l'accampamento di Giuda e in mezzo a tutti i popoli: quanti udranno il
        tuo nome si sentiranno scossi.
 
 [8] Ma ora raccontami quanto hai fatto in questi giorni". Giuditta
        gli narrò in mezzo al popolo quanto aveva compiuto dal giorno in cui
        era partita fino al momento in cui parlava.
 
 [9] Quando finì di parlare, il popolo scoppiò in alte grida di giubilo
        e riempì la città di voci festose.
 
 [10] Allora Achior, vedendo quanto aveva fatto il Dio di Israele,
        credette fermamente in Dio, si fece circoncidere e fu aggregato
        definitivamente alla casa d'Israele.
 
 [11] Quando spuntò il mattino, appesero la testa di Oloferne alle mura;
        poi ogni uomo prese le sue armi e scesero lungo i sentieri del monte
        divisi in manipoli.
 
 [12] Appena li videro, gli Assiri mandarono in cerca dei loro capi e
        questi corsero dagli strateghi, dai chiliarchi e da tutti i loro
        ufficiali.
 
 [13] Poi si radunarono davanti alla tenda di Oloferne e dissero al suo
        attendente: "Sveglia il nostro signore, perché quegli schiavi
        hanno osato scendere per darci battaglia, a loro estrema rovina".
 
 [14] Bagoa entrò e bussò alle cortine della tenda, poiché pensava che
        egli dormisse con Giuditta.
 
 [15] Ma siccome nessuno rispondeva, aprì ed entrò nella parte più
        interna della tenda e lo trovò cadavere, steso a terra vicino
        all'ingresso, con la testa tagliata via dal tronco.
 
 [16] Allora diede in alte grida di dolore e di lamento, urlando con
        tutte le forze e stracciandosi le vesti.
 
 [17] Poi si precipitò nella tenda dove era alloggiata Giuditta e non ve
        la trovò. Allora corse fuori davanti al popolo e gridò:
 
 [18] "Gli schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha gettato
        la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra e
        la testa non è più sul suo busto".
 
 [19] I comandanti dell'esercito assiro, appena udirono questo annunzio,
        si stracciarono i mantelli e rimasero terribilmente sconvolti nel loro
        animo; risuonarono entro l'accampamento altissime le loro grida e gli
        urli di dolore.
 15 [1]
        Tutti gli altri che erano nelle tende, appena seppero dell'accaduto,
        restarono allibiti
 [2] e furono presi dal panico e nessuno volle più restare vicino al
        compagno, ma tutti si sparsero in fuga in ogni senso nella pianura e su
        per i monti.
 
 [3] Anche quelli accampati sulle montagne intorno a Betulia si diedero
        alla fuga. A questo punto gli Israeliti, cioè quanti tra di loro erano
        atti alle armi, si buttarono su di essi.
 
 [4] Ozia mandò subito a Betomastaim, a Bebai, a Cobai, a Cola e in
        tutti i territori d'Israele messaggeri ad annunziare l'accaduto e a
        invitare tutti a gettarsi sui nemici e annientarli.
 
 [5] Appena gli Israeliti udirono ciò, tutti compatti piombarono su di
        loro e li fecero a pezzi arrivando fino a Coba. Scesero in campo anche
        quelli di Gerusalemme e di tutta la zona montuosa, perché anche a loro
        avevano riferito i casi successi nell'accampamento dei loro nemici.
        Quelli che abitavano in Gàlaad e nella Galilea li colpirono
        terribilmente aggirandoli, arrivando fino a Damasco e al suo territorio.
 
 [6] I cittadini rimasti in Betulia si gettarono sul campo degli Assiri,
        si impadronirono delle loro spoglie e ne trassero ingente ricchezza.
 
 [7] Gli Israeliti tornati dalla strage si impadronirono del resto e le
        borgate e i villaggi del monte e del piano vennero in possesso di grande
        bottino, poiché ve n'era in grandissima quantità.
 
 [8] Allora il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani
        degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i
        benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre per vedere
        Giuditta e porgerle il loro omaggio.
 
 [9] Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole
        di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo: "Tu sei la gloria
        di Gerusalemme, tu magnifico vanto d'Israele, tu splendido onore della
        nostra gente.
 
 [10] Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato
        per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta
        dall'onnipotente Signore". Tutto il popolo soggiunse:
        "Amen!".
 
 [11] Tutto il popolo continuò per trenta giorni a saccheggiare
        l'accampamento. A Giuditta diedero la tenda di Oloferne, tutte le
        argenterie, i divani, i vasi e tutti gli arredi: essa prese tutto in
        consegna e cominciò a caricarlo sulla sua mula, poi aggiogiò i suoi
        carri e vi accumulò sopra la roba.
 
 [12] Intanto si radunarono tutte le donne d'Israele per vederla e la
        colmavano di elogi e composero tra loro una danza in suo onore. Essa
        prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne che erano con lei.
 
 [13] Insieme con esse si incoronò di fronde di ulivo: precedette tutto
        il popolo, guidando la danza di tutte le donne, mentre ogni Israelita
        seguiva in armi portando corone; risuonavano inni sulle loro labbra.
 
 [14] Allora Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in mezzo a
        tutto Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa lode.
 16 [1]
        Giuditta disse:"Lodate il mio Dio con i timpani,
 cantate al Signore con cembali,
 elevate a lui l'accordo del salmo e della lode;
 esaltate e invocate il suo nome.
 
 [2] Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;
 egli mi ha riportata nel suo accampamento
 in mezzo al suo popolo,
 mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.
 
 [3] Calò Assur dai monti, giù da settentrione,
 calò con le torme dei suoi armati,
 il suo numero ostruì i torrenti,
 i suoi cavalli coprirono i colli.
 
 [4] Affermò di bruciare il mio paese,
 di stroncare i miei giovani con la spada,
 di schiacciare al suolo i miei lattanti,
 di prender come preda i miei fanciulli,
 di rapire le mie vergini.
 
 [5] Il Signore onnipotente li ha rintuzzati
 per mano di donna!
 
 [6] Poiché non cadde il loro capo contro giovani
        forti,
 né figli di titani lo percossero,
 né alti giganti l'oppressero,
 ma Giuditta figlia di Merari,
 con la bellezza del suo volto lo fiaccò.
 
 [7] Essa depose la veste di vedova
 per sollievo degli afflitti in Israele,
 si unse con aroma il volto,
 
 [8] cinse del diadema i capelli,
 indossò una veste di lino per sedurlo.
 
 [9] I suoi sandali rapirono i suoi occhi
 la sua bellezza avvinse il suo cuore
 e la scimitarra gli troncò il collo.
 
 [10] I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,
 per la sua forza raccapricciarono i Medi.
 
 [11] Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra
 e quelli si spaventarono;
 i miei deboli alzarono il grido
 e quelli furono sconvolti;
 gettarono alte grida e quelli volsero in fuga.
 
 [12] Come figli di donnicciuole li trafissero,
 li trapassarono come disertori,
 perirono sotto le schiere del mio Signore.
 
 [13] Innalzerò al mio Dio un canto nuovo:
 Signore, grande sei tu e glorioso,
 mirabile nella tua potenza e invincibile.
 
 [14] Ti sia sottomessa ogni tua creatura:
 perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte;
 mandasti il tuo spirito e furono costruite
 e nessuno può resistere alla tua voce.
 
 [15] I monti sulle loro basi insieme con le acque
        sussulteranno,
 davanti a te le rocce si struggeranno come cera;
 ma a coloro che ti temono
 tu sarai sempre propizio.
 
 [16] Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave
        odore,
 non basta quanto è pingue per farti un olocausto;
 ma chi teme il Signore è sempre grande.
 
 [17] Guai alle genti che insorgono contro il mio
        popolo:
 il Signore onnipotente li punirà nel giorno del
        giudizio,
 immettendo fuoco e vermi nelle loro carni,
 e piangeranno nel tormento per sempre".
 
 [18] Quando giunsero a Gerusalemme si prostrarono ad adorare Dio e,
        appena il popolo fu purificato, offrirono i loro olocausti e le offerte
        spontanee e i doni.
 
 [19] Giuditta dedicò tutti gli oggetti di Oloferne, che il popolo le
        aveva dati, e anche la cortina che aveva presa direttamente dal letto di
        lui, come offerta consacrata a Dio.
 
 [20] Il popolo continuò a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per
        tre mesi e Giuditta rimase con loro.
 
 [21] Dopo quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria;
        Giuditta tornò a Betulia e dimorò nella sua proprietà e divenne
        famosa in tutta la terra durante la sua vita.
 
 [22] Molti ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo potè avvicinarla
        per tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse morì e
        fu riunito al suo popolo.
 
 [23] Essa andò molto avanti negli anni protraendo la vecchiaia nella
        casa del marito fino a centocinque anni: alla sua ancella preferita
        aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e la seppellirono nella
        grotta sepolcrale del marito Manàsse
 
 [24] e la casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva
        diviso i suoi beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo marito e
        tra i parenti più stretti della sua famiglia.
 
 [25] Né vi fu più nessuno che incutesse timore agli Israeliti finché
        visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua morte.
 ESTER 1 [1a] Nel
        secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di Nisan,
        Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù
        di Beniamino ebbe un sogno.
 [1b] Era un Giudeo che abitava nella città di Susa, uomo grande, che
        prestava servizio alla corte del re
 
 [1c] e proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di
        Babilonia aveva deportato da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea.
 
 [1d] Questo era il suo sogno: ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto,
        agitazione sulla terra.
 
 [1e] Ecco due enormi draghi avanzarono, pronti tutti e due alla lotta, e
        risuonò potente il loro sibilo.
 
 [1f] Al loro sibilo ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere
        contro il popolo dei giusti.
 
 [1g] Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di tribolazione e
        angustia, di malessere e grande agitazione sulla terra.
 
 [1h] Tutta la nazione dei giusti fu agitata: essi temevano la propria
        rovina, si prepararono a perire e gridarono a Dio.
 
 [1i] Ma dal loro grido sorse, come da una piccola fonte, un grande
        fiume, acque copiose.
 
 [1k] Spuntò la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i
        superbi.
 
 [1l] Mardocheo allora si svegliò: aveva visto questo sogno e che cosa
        Dio aveva deciso di fare; continuava a ripensarvi entro il suo cuore e
        cercava di comprenderlo, in ogni suo particolare, fino a notte.
 
 [1m] Mardocheo alloggiava alla corte con Bigtàn e Tères, i due eunuchi
        del re che custodivano la corte,
 
 [1n] quando udì i loro ragionamenti e, indagando sui loro disegni,
        venne a sapere che quelli si preparavano a mettere le mani sul re
        Assuero. Allora ne avvertì il re.
 
 [1o] Il re sottopose i due eunuchi a un interrogatorio: essi
        confessarono e furono tolti di mezzo.
 
 [1p] Poi il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche
        Mardocheo le mise in iscritto. [1q]Il re costituì Mardocheo funzionario
        della corte e gli fece regali in compenso di queste cose.
 
 [1r] Ma vi era anche Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, che era
        potente davanti al re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al
        suo popolo per l'affare dei due eunuchi del re.
 
 [1] Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino
        all'Etiopia sopra centoventisette province,
 
 [2] in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo
        regno nella cittadella di Susa,
 
 [3] l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi principi
        e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di Persia e di Media, i nobili
        e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza.
 
 [4] Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno
        e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per
        centottanta giorni,
 
 [5] passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni,
        nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si
        trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo.
 
 [6] Vi erano cortine di lino fine e di porpora viola, sospese con
        cordoni di bisso e di porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne di
        marmo bianco; divani d'oro e d'argento sopra un pavimento di marmo
        verde, bianco e di madreperla e di pietre a colori.
 
 [7] Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme svariate e il vino del re
        era abbondante, grazie alla liberalità del re.
 
 [8] Era dato l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva
        prescritto a tutti i maggiordomi che lasciassero fare a ciascuno secondo
        la propria volontà.
 
 [9] Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle donne nella reggia
        del re Assuero.
 
 [10] Il settimo giorno, il re che aveva il cuore allegro per il vino,
        ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà, ad Abagtà, a Zetàr
        e a Carcàs, i sette eunuchi che servivano alla presenza del re Assuero,
 
 [11] che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale,
        per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di
        aspetto avvenente.
 
 [12] Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro l'ordine che il re
        aveva dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai irritato e la
        collera si accese dentro di lui.
 
 [13] Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei tempi. - Poiché
        gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti
        conoscevano la legge e il diritto,
 
 [14] e i più vicini a lui erano Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères,
        Marsenà e Memucàn, sette capi della Persia e della Media che erano
        suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno. -
 
 [15] Domandò dunque: "Secondo la legge, che cosa si deve fare alla
        regina Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re Assuero per
        mezzo degli eunuchi?".
 
 [16] Memucàn rispose alla presenza del re e dei principi: "La
        regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i
        capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero.
 
 [17] Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e
        le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero
        aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed
        essa non vi è andata.
 
 [18] Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il
        fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno
        insolenze e irritazioni all'eccesso.
 
 [19] Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da
        scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi
        irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza
        del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un'altra
        migliore di lei.
 
 [20] Quando l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo
        regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro
        mariti dal più grande al più piccolo".
 
 [21] La cosa parve buona al re e ai principi. Il re fece come aveva
        detto Memucàn:
 
 [22] mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni provincia
        secondo il suo modo di scrivere e ad ogni popolo secondo la sua lingua;
        perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse parlare a suo
        arbitrio.
 2 [1] Dopo
        queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si ricordò di
        Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo
        riguardo.
 [2] Allora quelli che stavano al servizio del re dissero: "Si
        cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente;
 
 [3] stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari, i
        quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa,
        nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e
        guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per
        abbigliarsi;
 
 [4] la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di
        Vasti". La cosa piacque al re e così si fece.
 
 [5] Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo,
        figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita,
 
 [6] che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio
        con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia.
 
 [7] Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio,
        perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella
        presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre,
        Mardocheo l'aveva presa come propria figlia.
 
 [8] Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran
        numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la
        sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia,
        sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne.
 
 [9] La fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui;
        egli si preoccupò di darle il necessario per l'abbigliamento e il
        vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e
        alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne.
 
 [10] Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua
        famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne.
 
 [11] Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa
        delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei.
 
 [12] Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero
        alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi,
        sei mesi per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri
        cosmetici usati dalle donne,
 
 [13] la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla casa
        delle donne alla reggia quanto chiedeva.
 
 [14] Vi andava la sera e la mattina seguente passava nella seconda casa
        delle donne, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e
        guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re
        la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome.
 
 [15] Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che
        l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò
        se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano
        delle donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano.
 
 [16] Ester fu dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il
        decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno.
 
 [17] Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia
        e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose
        in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti.
 
 [18] Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai ministri,
        che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle province
        e fece doni con munificenza regale.
 
 [19] Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo
        aveva stanza alla porta del re.
 
 [20] Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva
        detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo poiché essa
        faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua
        tutela.
 
 [21] In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del re,
        Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia,
        irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani
        sulla persona del re.
 
 [22] La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed
        Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo.
 
 [23] Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono
        impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache,
        alla presenza del re.
 3 [1] In
        seguito, il re Assuero promosse Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita,
        alla più alta dignità e pose il suo seggio al di sopra di quelli di
        tutti i prìncipi che erano con lui.
 [2] Tutti i ministri del re, che stavano alla porta del re, piegavano il
        ginocchio e si prostravano davanti ad Amàn, perché così aveva
        ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non piegava il ginocchio né
        si prostrava.
 
 [3] I ministri del re che stavano alla porta del re dissero a Mardocheo:
        "Perché trasgredisci l'ordine del re?".
 
 [4] Ma, sebbene glielo ripetessero tutti i giorni, egli non dava loro
        ascolto. Allora quelli riferirono la cosa ad Amàn, per vedere se
        Mardocheo avrebbe insistito nel suo atteggiamento, perché aveva detto
        loro che era un Giudeo.
 
 [5] Amàn vide che Mardocheo non s'inginocchiava né si prostrava
        davanti a lui e ne fu pieno d'ira;
 
 [6] ma disdegnò di metter le mani addosso soltanto a Mardocheo, poiché
        gli avevano detto a quale popolo Mardocheo apparteneva. Egli si propose
        di distruggere il popolo di Mardocheo, tutti i Giudei che si trovavano
        in tutto il regno d'Assuero.
 
 [7] Il primo mese, cioè il mese di Nisan, il decimosecondo anno del re
        Assuero, si gettò il pur, cioè la sorte, alla presenza di Amàn, per
        la scelta del giorno e del mese. La sorte cadde sul tredici del
        decimosecondo mese, chiamato Adàr.
 
 [8] Allora Amàn disse al re Assuero: "Vi è un popolo segregato e
        anche disseminato fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le
        cui leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo e che non osserva
        le leggi del re; non conviene quindi che il re lo tolleri.
 
 [9] Se così piace al re, si ordini che esso sia distrutto; io farò
        passare diecimila talenti d'argento in mano agli amministratori del re,
        perché siano versati nel tesoro reale".
 
 [10] Allora il re si tolse l'anello di mano e lo diede ad Amàn,
        l'Agaghita, figlio di Hammedàta e nemico dei Giudei.
 
 [11] Il re disse ad Amàn: "Il denaro sia per te: al popolo fà
        pure quello che ti sembra bene".
 
 [12] Il tredici del primo mese furono chiamati i segretari del re e fu
        scritto, seguendo in tutto gli ordini di Amàn, ai satrapi del re e ai
        governatori di ogni provincia secondo il loro modo di scrivere e ad ogni
        popolo nella sua lingua. Lo scritto fu redatto in nome del re Assuero e
        sigillato con il sigillo reale.
 
 [13] Questi documenti scritti furono spediti per mezzo di corrieri in
        tutte le province del re, perché si distruggessero, si uccidessero, si
        sterminassero tutti i Giudei, giovani e vecchi, bambini e donne, in un
        medesimo giorno, il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr,
        e si saccheggiassero i loro beni.
 
 [13a] Questa è la copia della lettera:
 "Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette province
        dall'India all'Etiopia e ai capidistretto loro subordinati scrive quanto
        segue:
 
 [13b] Essendo io alla testa di molte nazioni e avendo l'impero di tutto
        il mondo, non esaltato dall'orgoglio del potere, ma governando sempre
        con moderazione e con dolcezza, ho deciso di rendere sempre indisturbata
        la vita dei sudditi, di assicurare un regno tranquillo e sicuro fino
        alle frontiere e di far rifiorire la pace sospirata da tutti gli uomini.
 
 [13c] Avendo io chiesto ai miei consiglieri come tutto questo possa
        essere attuato, Amàn, distinto presso di noi per prudenza, segnalato
        per inalterata devozione e sicura fedeltà ed elevato alla seconda
        dignità del regno,
 
 [13d] ci ha avvertiti che in mezzo a tutte le stirpi
        che vi sono nel mondo si è mescolato un popolo ostile, diverso nelle
        sue leggi da ogni altra nazione, che trascura sempre i decreti del re,
        così da impedire l'assetto dell'impero da noi irreprensibilmente
        diretto.
 
 [13e] Considerando dunque che questa nazione è l'unica ad essere in
        continuo contrasto con ogni essere umano, differenziandosi per uno
        strano tenore di leggi, e che, malintenzionata contro i nostri
        interessi, compie le peggiori malvagità e riesce di ostacolo alla
        stabilità del regno,
 
 [13f] abbiamo ordinato che le persone a voi
        segnalate nei rapporti scritti da Amàn, incaricato dei nostri interessi
        e per noi un secondo padre, tutte, con le mogli e i figli, siano
        radicalmente sterminate per mezzo della spada dei loro avversari,
        senz'alcuna pietà né perdono, il quattordici del decimosecondo mese,
        cioè Adàr;
 
 [13g] perché questi nostri oppositori di ieri e di oggi,
        precipitando violentemente negli inferi in un sol giorno, ci assicurino
        per l'avvenire un governo completamente stabile e indisturbato".
 
 [14] Una copia dell'editto, che doveva essere promulgato in ogni
        provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché si tenessero pronti
        per quel giorno.
 
 [15] I corrieri partirono in tutta fretta per ordine del re e il decreto
        fu promulgato subito nella cittadella di Susa. Mentre il re e Amàn
        stavano a gozzovigliare, la città di Susa era costernata.
 4 [1]
        Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si
        coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte
        e amare grida;
 [2] venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto
        di sacco era permesso di entrare per la porta del re.
 
 [3] In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo
        editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a
        molti servirono di letto il sacco e la cenere.
 
 [4] Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la
        regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le
        mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò.
 
 [5] Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo
        al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che
        cosa era avvenuto e perché si comportava così.
 
 [6] Atàch si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla
        porta del re.
 
 [7] Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma
        di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per far
        distruggere i Giudei;
 
 [8] gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro
        sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le
        ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere
        in favore del suo popolo.
 
 [8a] "Ricordati - le fece dire - dei
        giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn,
        il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci
        mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e
        liberaci dalla morte!".
 
 [9] Atàch ritornò da Ester e le riferì
        le parole di Mardocheo.
 
 [10] Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo:
 
 [11] "Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno
        che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza
        essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve
        essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo
        scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già
        trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re".
 
 [12] Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo
 
 [13] e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di
        salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi
        nella reggia.
 
 [14] Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione
        sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la
        casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio
        in previsione d'una circostanza come questa?".
 
 [15] Allora Ester fece rispondere a Mardocheo:
 
 [16] "Và, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate
        per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e
        giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò
        dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!".
 
 [17] Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
 
 [17a] Poi pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse:
 
 [17b] "Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose
        sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua
        volontà di salvare Israele.
 
 [17c] Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si
        trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e
        nessuno può resistere a te, Signore.
 
 [17d] Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per
        superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti
        al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi
        per la salvezza d'Israele.
 
 [17e] Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra
        della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non
        davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia.
 
 [17f] Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché
        mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua
        eredità dai tempi antichi.
 
 [17g] Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese
        d'Egitto.
 
 [17h] Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità;
        cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al
        tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti
        lodano".
 
 [17i] Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte
        stava davanti ai loro occhi.
 
 [17k] Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da
        un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di
        miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di
        ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli
        sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi
        supplicò il Signore e disse:
 
 [17l] "Mio Signore, nostro re, tu sei
        l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se
        non te, perché un grande pericolo mi sovrasta.
 
 [17m] Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che
        tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da
        tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo
        quanto avevi promesso.
 
 [17n] Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai
        messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro
        dei. Tu sei giusto, Signore!
 
 [17o] Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù,
        hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire
        l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la
        bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il
        tuo altare,
 
 [17p] di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli
        idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di
        carne.
 
 [17q] Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dei che neppure esistono.
        Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi
        loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri
        persecutori.
 
 [17r] Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione
        e a me dà coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità.
 
 [17s] Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e
        volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio
        di lui e di coloro che sono d'accordo con lui.
 
 [17t] Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché
        sono sola e non ho altri che te, Signore!
 
 [17u] Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e
        detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero.
 
 [17v] Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia
        fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare
        comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in
        cui mi tengo appartata.
 
 [17x] La tua serva non ha mangiato alla tavola di
        Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle
        libazioni.
 
 [17y] La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad
        oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo.
 
 [17z] Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati
        e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!".
 5 [1] Il
        terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si tolse le vesti da
        schiava e si coprì di tutto il fasto del suo grado.
 [1a] Divenuta così
        splendente di bellezza, dopo aver invocato il Dio che veglia su tutti e
        li salva, prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con
        apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva tenendo sollevato il
        mantello di lei.
 
 [1b] Appariva rosea nello splendore della sua bellezza e
        il suo viso era gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era
        stretto dalla paura.
 
 [1c] Attraversate una dopo l'altra tutte le porte,
        si trovò alla presenza del re. Egli era seduto sul trono regale,
        vestito di tutti gli ornamenti maestosi delle sue comparse, tutto
        splendente di oro e di pietre preziose, e aveva un aspetto molto
        terribile.
 
 [1d] Alzò il viso splendente di maestà e guardò in un
        accesso di collera. La regina si sentì svenire, mutò il suo colore in
        pallore e poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava.
 
 [1e] Ma Dio
        volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi ansioso, balzò dal
        trono, la prese fra le braccia, sostenendola finché non si fu ripresa,
        e andava confortandola con parole rasserenanti, dicendole:
 
 [1f] "Che
        c'è, Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire.
        Il nostro ordine riguarda solo la gente comune. Avvicinati!".
 
 [2] Alzato lo scettro d'oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le
        disse: "Parlami!".
 
 [2a] Gli disse: "Ti ho visto, signore,
        come un angelo di Dio e il mio cuore si è agitato davanti alla tua
        gloria. Perché tu sei meraviglioso, signore, e il tuo volto è pieno
        d'incanto".
 
 [2b] Ma mentre parlava, cadde svenuta; il re
        s'impressionò e tutta la gente del suo seguito cercava di rianimarla.
 
 [3] Allora il re le disse: "Che vuoi, Ester, qual è la tua
        richiesta? Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!".
 
 [4] Ester rispose: "Se così piace al re, venga oggi il re con Amàn
        al banchetto che gli ho preparato".
 
 [5] Il re disse: "Convocate subito Amàn, per far ciò che Ester ha
        detto". Il re andò dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva
        preparato.
 
 [6] Il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua
        richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del
        regno, sarà fatto!".
 
 [7] Ester rispose: "Ecco la mia richiesta e quel che desidero:
 
 [8] se ho trovato grazia agli occhi del re e se piace al re di
        concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il
        re con Amàn anche domani al banchetto che io preparerò loro e io
        risponderò alla domanda del re".
 
 [9] Amàn quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando
        vide alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si muoveva per
        lui, fu preso d'ira contro Mardocheo.
 
 [10] Tuttavia Amàn si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare i
        suoi amici e Zeres sua moglie.
 
 [11] Amàn parlò loro della magnificenza delle sue ricchezze, del gran
        numero dei suoi figli, di quanto il re aveva fatto per renderlo grande e
        come l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del re.
 
 [12] Aggiunse: "Anche la regina Ester non ha invitato con il re
        nessun altro se non me al banchetto che ha dato; anche per domani sono
        invitato da lei con il re.
 
 [13] Ma tutto questo non mi basta, fin quando io vedrò Mardocheo, il
        Giudeo, restar seduto alla porta del re".
 
 [14] Allora sua moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: "Si
        prepari un palo alto cinquanta cubiti e tu domani mattina dì al re che
        vi sia impiccato Mardocheo; poi và pure contento al banchetto con il
        re". La cosa piacque ad Amàn che fece preparare il palo.
 6 [1]
        Quella notte il re non poteva prendere sonno. Allora ordinò che gli si
        portasse il libro delle memorie, le cronache, e ne fu fatta la lettura
        alla presenza del re.
 [2] Vi si trovò scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères,
        i due eunuchi del re tra i custodi della soglia, i quali avevano cercato
        di porre le mani sulla persona del re Assuero.
 
 [3] Allora il re chiese: "Che si è fatto per dare a Mardocheo
        onore e grandezza in premio di questo?". I giovani che servivano il
        re risposero: "Non s'è fatto nulla per lui".
 
 [4] Il re disse: "Chi c'è nell'atrio?". Appunto Amàn era
        venuto nell'atrio esterno della reggia per dire al re di impiccare
        Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui.
 
 [5] I giovani servi del re gli risposero: "Ecco c'è Amàn
        nell'atrio". Il re disse: "Entri!".
 
 [6] Amàn entrò e il re gli disse: "Che si deve fare a un uomo che
        il re voglia onorare?". Amàn pensò: "Chi mai vorrebbe il re
        onorare, se non me?".
 
 [7] Amàn rispose al re: "Per l'uomo che il re vuole onorare,
 
 [8] si prenda la veste reale che suole indossare il re e il cavallo che
        suole cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale;
 
 [9] si consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del
        re; si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si
        faccia percorrere a cavallo le vie della città e si gridi davanti a
        lui: Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare".
 
 [10] Allora il re disse ad Amàn: "Presto, prendi la veste e il
        cavallo, come hai detto, e fà così a Mardocheo il Giudeo che si trova
        alla porta del re; non tralasciar nulla di quello che hai detto".
 
 [11] Amàn prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo,
        gli fece percorrere a cavallo le vie della città e gridava davanti a
        lui: "Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare".
 
 [12] Poi Mardocheo tornò alla porta del re, ma Amàn andò subito a
        casa, tutto aggrondato e con il capo velato.
 
 [13] Amàn raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto
        gli era accaduto. I suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli dissero:
        "Se Mardocheo, davanti al quale tu hai cominciato a decadere, è
        della stirpe dei Giudei, tu non potrai nulla contro di lui, anzi
        soccomberai del tutto davanti a lui".
 
 [14] Essi stavano ancora parlando con lui, quando giunsero gli eunuchi
        del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn al banchetto che Ester
        aveva preparato.
 7 [1] Il
        re e Amàn andarono dunque al banchetto con la regina Ester.
 [2] Il re anche questo secondo giorno disse a Ester, mentre si beveva il
        vino: "Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà concessa.
        Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!".
 
 [3] Allora la regina Ester rispose: "Se ho trovato grazia ai tuoi
        occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia
        concessa la vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio
        popolo.
 
 [4] Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti,
        uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per diventare schiavi
        e schiave, avrei taciuto; ma il nostro avversario non potrebbe riparare
        al danno fatto al re con la nostra morte".
 
 [5] Subito il re Assuero disse alla regina Ester: "Chi è e dov'è
        colui che ha pensato di fare una cosa simile?".
 
 [6] Ester rispose: "L'avversario, il nemico, è quel malvagio di Amàn".
        Allora Amàn fu preso da terrore alla presenza del re e della regina.
 
 [7] Il re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino della
        reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della vita alla
        regina Ester, perché vedeva bene che da parte del re la sua rovina era
        decisa.
 
 [8] Poi tornò dal giardino della reggia nel luogo del banchetto;
        intanto Amàn si era prostrato sul divano sul quale si trovava Ester.
        Allora il re esclamò: "Vuole anche far violenza alla regina,
        davanti a me, in casa mia?". Non appena questa parola fu uscita
        dalla bocca del re, posero un velo sulla faccia di Amàn.
 
 [9] Carbonà, uno degli eunuchi, disse alla presenza del re: "Ecco,
        è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta cubiti,
        che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale aveva parlato per
        il bene del re". Il re disse: "Impiccatevi lui!".
 
 [10] Così Amàn fu impiccato al palo che aveva preparato per Mardocheo.
        E l'ira del re si calmò.
 8 [1] In
        quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn,
        nemico dei Giudei. Mardocheo si presentò al re, al quale Ester aveva
        dichiarato il rapporto di parentela che egli aveva con lei.
 [2] Il re si tolse l'anello che aveva fatto ritirare ad Amàn e lo diede
        a Mardocheo. Ester affidò a Mardocheo l'amministrazione della casa che
        era stata di Amàn.
 
 [3] Poi Ester parlò di nuovo alla presenza del re, gli si gettò ai
        piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d'impedire gli effetti
        della malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva
        preparato contro i Giudei.
 
 [4] Allora il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si alzò,
        rimase in piedi davanti al re
 
 [5] e disse: "Se così piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi
        occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per
        revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn figlio di Hammedàta,
        l'Agaghita, in cui si ordina di far perire i Giudei che sono in tutte le
        province del re.
 
 [6] Perché come potrei io resistere al vedere la sventura che
        colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione
        della mia stirpe?".
 
 [7] Allora il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il
        Giudeo: "Ecco, ho dato a Ester la casa di Amàn e questi è stato
        impiccato al palo, perché aveva voluto stendere la mano sui Giudei.
 
 [8] Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate
        con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re e
        sigillato con l'anello reale è irrevocabile".
 
 [9] Senza perdere tempo il ventitré del terzo mese, cioè il mese di
        Sivan, furono convocati i segretari del re e fu scritto, seguendo in
        tutto l'ordine di Mardocheo, ai Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai
        capi delle centoventisette province, dall'India all'Etiopia, a ogni
        provincia secondo il suo modo di scrivere, a ogni popolo nella sua
        lingua e ai Giudei secondo il loro modo di scrivere e nella loro lingua.
 
 [10] Fu dunque scritto in nome del re Assuero, si sigillarono i
        documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di corrieri a
        cavallo, che cavalcavano corsieri reali, figli di cavalle di razza.
 
 [11] Con questi scritti il re dava facoltà ai Giudei, in qualunque città
        si trovassero, di radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere,
        uccidere, sterminare, compresi i bambini e le donne, tutta la gente
        armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia, che li assalisse,
        e di saccheggiare i loro beni;
 
 [12] e ciò in un medesimo giorno in tutte le province del re Assuero:
        il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr.
 
 [12a] Quanto segue è la copia della lettera relativa a queste cose:
 
 [12b] "Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette
        satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore i nostri
        interessi, salute.
 
 [12c] Molti uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più larga
        generosità dei benefattori, tanto più s'inorgogliscono e non solo
        cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma incapaci di frenare la
        loro superbia, tramano insidie anche contro i loro benefattori.
 
 [12d] Non
        solo cancellano la riconoscenza dal cuore degli uomini, ma esaltati
        dallo strepito spavaldo di chi ignora il bene, si lusingano di sfuggire
        a Dio, che tutto vede, e alla sua giustizia che odia il male.
 
 [12e] Spesso poi accadde a molti costituiti in autorità che, per aver
        affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per
        aver subìto la loro influenza, divennero con essi responsabili del
        sangue innocente, con disgrazia senza rimedio;
 
 [12f] perché i falsi
        ragionamenti di nature perverse avevano sviato l'incontaminata buona
        fede dei governanti.
 
 [12g] Questo si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui
        abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate da
        quella peste che sono coloro i quali senza merito esercitano il potere.
 
 [12h] Provvederemo per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un
        regno indisturbato e pacifico,
 
 [12i] operando cambiamenti opportuni e
        giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono
        posti sotto gli occhi.
 
 [12k] Così è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il Macedone, il
        quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano dalla
        nostra bontà, accolto come ospite presso di noi,
 
 [12l] aveva tanto
        approfittato dell'amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da
        essere proclamato nostro padre e da costituire la seconda personalità
        nel regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione.
 
 [12m] Ma non
        reggendo al peso della sua superbia, egli si adoperò per privare noi
        del potere e della vita
 
 [12n] e con falsi e tortuosi argomenti richiese
        la pena di morte per il nostro salvatore e in ogni circostanza
        benefattore Mardocheo, per l'irreprensibile consorte del nostro regno
        Ester e per tutto il loro popolo.
 
 [12o] Pensava infatti per questa via di
        sorprenderci nell'isolamento e di trasferire l'impero dei Persiani ai
        Macedoni.
 
 [12p] Ora noi troviamo che questi Giudei, da quell'uomo tre volte
        scellerato destinati allo sterminio, non sono malfattori, ma si reggono
        con leggi giustissime,
 
 [12q] sono figli del Dio altissimo, massimo,
        vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno
        nella migliore floridezza.
 
 [12r] Farete dunque bene a non tener conto
        delle lettere scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta, perché
        costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato ad un palo con
        tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli
        velocemente da Dio, signore di tutti gli eventi.
 
 [12s] Esposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo,
        permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e
        prestate loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli
        nel giorno della persecuzione, cioè il tredici del decimosecondo mese
        chiamato Adàr.
 
 [12t] Infatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe
        eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro cambiato in giorno di
        gioia.
 
 [12u] Quanto a voi, Giudei, tra le vostre feste commemorative celebrate
        questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, e ora e in
        avvenire, sia ricordo di salvezza per noi e per i Persiani benevoli, per
        quelli invece che ci insidiano sia ricordo della loro perdizione.
 
 [12v] Ogni città e più generalmente ogni località che non agirà
        secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e
        fuoco; non soltanto agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle
        fiere e agli uccelli resterà odiosissima per tutti i tempi".
 
 [13] Una copia dell'editto che doveva essere promulgato in ogni
        provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché i Giudei si tenessero
        pronti per quel giorno a vendicarsi dei loro nemici.
 
 [14] Così i corrieri sui cavalli reali partirono premurosi e stimolati
        dal comando del re, mentre il decreto veniva subito promulgato nella
        cittadella di Susa.
 
 [15] Mardocheo si allontanò dal re con una veste reale di porpora viola
        e di lino bianco, con una grande corona d'oro e un manto di bisso e di
        porpora rossa; la città di Susa gridava di gioia ed era in festa.
 
 [16] Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza, onore.
 
 [17] In ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del
        re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e
        feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché
        il timore dei Giudei era piombato su di loro.
 9 [1] Il
        decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del mese, quando
        l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in
        cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne
        invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro
        nemici.
 [2] I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del
        re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del male;
        nessuno potè resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato
        su tutti i popoli.
 
 [3] Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che
        curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il
        timore di Mardocheo si era impadronito di essi.
 
 [4] Perché Mardocheo era grande nella reggia e per tutte le province si
        diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo cresceva sempre in potere.
 
 [5] I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada,
        uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero.
 
 [6] Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e sterminarono
        cinquecento uomini
 
 [7] e misero a morte Parsandàta, Dalfòn, Aspàta,
 
 [8] Poràta, Adalià, Aridàta,
 
 [9] Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta,
 
 [10] i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei Giudei,
        ma non si diedero al saccheggio.
 
 [11] Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella
        cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re.
 
 [12] Il re disse alla regina Ester: "Nella cittadella di Susa i
        Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli
        di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che
        chiedi di più? Ti sarà dato. Che altro desideri? Sarà fatto!".
 
 [13] Allora Ester disse: "Se così piace al re, sia permesso ai
        Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato
        decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci figli di Amàn".
 
 [14] Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a
        Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo.
 
 [15] I Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del
        mese di Adàr e uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al
        saccheggio.
 
 [16] Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si
        radunarono, difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi
        dei nemici; uccisero settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma
        non si diedero al saccheggio.
 
 [17] Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si
        riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia.
 
 [18] Ma i Giudei che erano a Susa si radunarono il tredici e il
        quattordici di quel mese; il quindici si riposarono e ne fecero un
        giorno di banchetto e di gioia.
 
 [19] Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non
        circondate da mura, fanno del quattordici del mese di Adàr un giorno di
        gioia, di banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli
        altri.
 
 [19a] Invece gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di
        allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai vicini.
 
 [20] Mardocheo scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i
        Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani,
 
 [21] per stabilire che ogni anno celebrassero il quattordici e il
        quindici del mese di Adàr,
 
 [22] perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei
        nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il
        loro lutto in festa, e perché facessero di questi giorni giorni di
        banchetto e di gioia, nei quali si mandassero regali scambievolmente e
        si facessero doni ai poveri.
 
 [23] I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano già
        cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto.
 
 [24] Amàn infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di
        tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva
        gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli e farli perire;
 
 [25] ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con
        documenti scritti che la scellerata trama di Amàn contro i Giudei fosse
        fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero
        impiccati al palo.
 
 [26] Perciò quei giorni furono chiamati Purim dalla parola pur. Secondo
        tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a quanto avevano visto
        a questo proposito ed era loro avvenuto,
 
 [27] i Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e per
        quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare
        ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e
        alla data fissata.
 
 [28] Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione
        in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città;
        questi giorni di Purim non devono cessare mai di essere celebrati fra i
        Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro
        discendenti.
 
 [29] La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero
        con ogni autorità per dar valore a questa loro seconda lettera relativa
        ai Purim.
 
 [30] Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle centoventisette
        province del regno di Assuero, con parole di saluto e di fedeltà,
 
 [31] per stabilire questi giorni di Purim nelle loro date precise, come
        li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come essi
        stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in
        occasione del loro digiuno e della loro invocazione.
 
 [32] Un ordine di Ester stabilì le circostanze di questi Purim e fu
        scritto in un libro.
 10 [1] Il
        re Assuero impose un tributo al continente e alle isole del mare.
 [2] Quanto poi a tutti i fatti concernenti la potenza e il valore di
        Mardocheo e quanto alla completa descrizione della sua grandezza e della
        sua elevazione da parte del re, sono cose scritte nel libro delle
        cronache dei re di Media e di Persia.
 
 [3] Infatti il giudeo Mardocheo era il secondo dopo il re Assuero:
        grande fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercava
        il bene del suo popolo e parlava in favore della prosperità di tutta la
        sua stirpe.
 
 [3a] Mardocheo disse: "Queste cose sono avvenute per opera di Dio.
 
 [3b] Mi ricordo infatti del sogno che avevo visto intorno a questi fatti
        e nessuno di essi è stato tralasciato:
 
 [3c] la piccola sorgente che
        divenne un fiume, la luce che spuntò, il sole e l'acqua copiosa. Questo
        fiume è Ester che il re ha sposata e costituita regina.
 
 [3d] I due draghi siamo io e Amàn.
 
 [3e] Le nazioni sono quelle che si sono
        coalizzate per distruggere il nome dei Giudei.
 
 [3f] La mia nazione è
        Israele, quelli cioè che avevano gridato a Dio e furono salvati. Sì,
        il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha liberato da tutti questi mali
        e Dio ha operato segni e prodigi grandi quali mai erano avvenuti tra le
        nazioni.
 
 [3g] In tal modo egli ha stabilito due sorti, una per il popolo
        di Dio e una per tutte le nazioni.
 
 [3h] Queste due sorti si sono
        realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno stabilito dal giudizio di
        Dio e in mezzo a tutte le nazioni.
 
 [3i] Dio si è allora ricordato del
        suo popolo e ha reso giustizia alla sua eredità.
 
 [3k] Questi giorni del
        mese di Adàr, il quattordici e il quindici del mese, saranno celebrati
        con adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in
        generazione per sempre nel suo popolo Israele".
 
 [3l] Nell'anno quarto di Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di
        essere sacerdote e levita, e Tolomeo suo figlio, portarono in Egitto la
        presente lettera sui Purim, affermando che si trattava della lettera
        autentica tradotta da Lisimaco, figlio di Tolomeo, uno dei residenti in
        Gerusalemme.
 PRIMO
        LIBRO DEI MACCABEI 1 [1]
        Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di
        Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei
        Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia.
 [2] Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re
        della terra;
 
 [3] arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti
        popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si
        esaltò e si gonfiò di orgoglio.
 
 [4] Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che
        divennero suoi tributari.
 
 [5] Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire.
 
 [6] Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano
        cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise
        tra di loro il suo impero.
 
 [7] Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì.
 
 [8] I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione;
 
 [9] dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro
        figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra.
 
 [10] Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del
        re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno
        centotrentasette del dominio dei Greci.
 
 [11] In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti
        dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno
        attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati
        molti mali".
 
 [12] Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento;
 
 [13] alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede
        loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani.
 
 [14] Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei
        pagani
 
 [15] e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla
        santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare
        il male.
 
 [16] Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle
        conquistare l'Egitto per dominare due regni:
 
 [17] entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed
        elefanti, con la cavalleria e una grande flotta
 
 [18] e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto
        davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte.
 
 [19] Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese
        di Egitto.
 
 [20] Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno
        centoquarantatré, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme
        con forze ingenti.
 
 [21] Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e
        il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi
 
 [22] e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli
        incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del
        tempio e lo sguarnì tutto;
 
 [23] si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e
        asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare;
 
 [24] quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece
        anche molte stragi e parlò con grande arroganza.
 
 [25] Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti
 in ogni loro regione.
 
 [26] Gemettero i capi e gli anziani,
 le vergini e i giovani persero vigore
 e la bellezza delle donne svanì.
 
 [27] Ogni sposo levò il suo lamento
 e la sposa nel talamo fu in lutto.
 
 [28] Tremò la terra per i suoi abitanti
 e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna.
 
 [29] Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un sovrintendente
        ai tributi. Egli venne in Gerusalemme con ingenti forze
 
 [30] e rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono
        fede. Ma all'improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli
        e mise a morte molta gente in Israele.
 
 [31] Mise a sacco la città, la diede alle fiamme e distrusse le sue
        abitazioni e le mura intorno.
 
 [32] Trassero in schiavitù le donne e i bambini e si impossessarono dei
        greggi.
 
 [33] Poi costruirono attorno alla città di Davide un muro grande e
        massiccio, con torri solidissime, e questa divenne per loro una
        fortezza.
 
 [34] Vi stabilirono una razza empia, uomini scellerati, che si
        fortificarono dentro,
 
 [35] vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il bottino di
        Gerusalemme, lo depositarono colà e divennero come una grande trappola;
 
 [36] questo fu un'insidia per il santuario e un avversario maligno per
        Israele in ogni momento
 
 [37] Versarono sangue innocente intorno al santuario
 e profanarono il luogo santo.
 
 [38] Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro
 e la città divenne abitazione di stranieri;
 divenne straniera alla sua gente
 e i suoi figli l'abbandonarono.
 
 [39] Il suo santuario fu desolato come il deserto,
 le sue feste si mutarono in lutto,
 i suoi sabati in vergogna
 il suo onore in disprezzo.
 
 [40] Quanta era stata la sua gloria
 altrettanto fu il suo disonore
 e il suo splendore si cambiò in lutto.
 
 [41] Poi il re prescrisse con decreto a tutto il suo regno, che tutti
        formassero un sol popolo
 
 [42] e ciascuno abbandonasse le proprie leggi. Tutti i popoli
        consentirono a fare secondo gli ordini del re.
 
 [43] Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e sacrificarono agli
        idoli e profanarono il sabato.
 
 [44] Il re spedì ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e
        alle città di Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro
        paese,
 
 [45] di far cessare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le
        libazioni, di profanare i sabati e le feste
 
 [46] e di contaminare il santuario e i fedeli,
 
 [47] di innalzare altari, templi ed edicole e sacrificare carni suine e
        animali immondi,
 
 [48] di lasciare che i propri figli, non circoncisi, si contaminassero
        con ogni impurità e profanazione,
 
 [49] così da dimenticare la legge e mutare ogni istituzione,
 
 [50] pena la morte a chiunque non avesse agito secondo gli ordini del
        re.
 
 [51] Secondo questi ordini scrisse a tutto il regno, stabilì ispettori
        su tutto il popolo e intimò alle città di Giuda di sacrificare città
        per città.
 
 [52] Anche molti del popolo si unirono a loro, tutti i traditori della
        legge, e commisero il male nella regione
 
 [53] e ridussero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio.
 
 [54] Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò
        sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari
 
 [55] e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze.
 
 [56] Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li
        gettavano nel fuoco.
 
 [57] Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro
        dell'alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo
        condannava a morte.
 
 [58] Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni
        mese nella città
 
 [59] e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano
        sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici.
 
 [60] Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto
        circoncidere i loro figli,
 
 [61] con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li
        avevano circoncisi.
 
 [62] Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non
        mangiare cibi immondi
 
 [63] e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non
        disonorare la santa alleanza; così appunto morirono.
 
 [64] Sopra Israele fu così scatenata un'ira veramente grande.
 2 [1] In
        quei giorni Mattatia figlio di Giovanni, figlio di Simone, sacerdote
        della stirpe di Ioarìb, partì da Gerusalemme e venne a stabilirsi a
        Modin.
 [2] Egli aveva cinque figli: Giovanni chiamato anche Gaddi,
 
 [3] Simeone chiamato Tassi,
 
 [4] Giuda chiamato Maccabeo,
 
 [5] Eleàzaro chiamato Auaran, Giònata chiamato Affus.
 
 [6] Viste le empietà che si commettevano in Giuda e Gerusalemme,
 
 [7] disse: "Ohimè! perché mai sono nato per vedere lo strazio del
        mio popolo e lo strazio della città santa e debbo sedere qui mentre
        essa è in balìa dei nemici e il santuario in mano agli stranieri?
 
 [8] Il suo tempio è diventato come un uomo ignobile,
 
 [9] gli ornamenti della sua gloria sono stati portati
 via come preda,
 sono stati sgozzati i suoi bambini nelle piazze
 e i giovinetti dalla spada nemica.
 
 [10] Qual popolo non ha invaso il suo regno
 e non si è impadronito delle sue spoglie?
 
 [11] Ogni ornamento le è stato strappato,
 da padrona è diventata schiava.
 
 [12] Ecco, le nostre cose sante,
 la nostra bellezza, la nostra gloria
 sono state devastate,
 le hanno profanate i pagani.
 
 [13] Perché vivere ancora?".
 
 [14] Mattatia e i suoi figli si stracciarono le vesti, si vestirono di
        sacco e si misero in grande lutto.
 
 [15] Ora vennero nella città di Modin i messaggeri del re, incaricati
        di costringere all'apostasia e a far sacrificare.
 
 [16] Molti Israeliti andarono da loro; invece Mattatia e i suoi figli si
        raccolsero in disparte.
 
 [17] I messaggeri del re si rivolsero a Mattatia e gli dissero: "Tu
        sei uomo autorevole e stimato e grande in questa città e sei sostenuto
        da figli e fratelli;
 
 [18] su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno
        fatto tutti i popoli e gli uomini di Giuda e quelli rimasti in
        Gerusalemme; così passerai tu e i tuoi figli nel numero degli amici del
        re e tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità".
 
 [19] Ma Mattatia rispose a gran voce: "Anche se tutti i popoli nei
        domini del re lo ascolteranno e ognuno si staccherà dal culto dei suoi
        padri e vorranno tutti aderire alle sue richieste,
 
 [20] io, i miei figli e i miei fratelli cammineremo nell'alleanza dei
        nostri padri;
 
 [21] ci guardi il Signore dall'abbandonare la legge e le tradizioni;
 
 [22] non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra
        religione a destra o a sinistra".
 
 [23] Terminate queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti
        per sacrificare sull'altare in Modin secondo il decreto del re.
 
 [24] Ciò vedendo Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere ed
        egli ribollì di giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa, lo uccise
        sull'altare;
 
 [25] uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a
        sacrificare, e distrusse l'altare.
 
 [26] Egli agiva per zelo verso la legge come aveva fatto Pincas con
        Zambri figlio di Salom.
 
 [27] La voce di Mattatia tuonò nella città: "Chiunque ha zelo per
        la legge e vuol difendere l'alleanza mi segua!".
 
 [28] Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto
        avevano.
 
 [29] Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero per
        dimorare nel deserto
 
 [30] con i loro figli, le loro mogli e i greggi, perché si erano
        addensati i mali sopra di essi.
 
 [31] Fu riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano in
        Gerusalemme, nella città di Davide, che si erano raccolti laggiù in
        luoghi nascosti del deserto uomini che avevano stracciato l'editto del
        re.
 
 [32] Molti corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di
        fronte a loro e si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato.
 
 [33] Dicevano loro: "Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del
        re e avrete salva la vita".
 
 [34] Ma quelli risposero: "Non usciremo, né seguiremo gli ordini
        del re, profanando il giorno del sabato".
 
 [35] Quelli si precipitarono all'assalto contro di loro.
 
 [36] Ma essi non risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i
        nascondigli,
 
 [37] protestando: "Moriamo tutti nella nostra innocenza.
        Testimoniano per noi il cielo e la terra che ci fate morire
        ingiustamente".
 
 [38] Così quelli mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi
        morirono con le mogli e i figli e i loro greggi, in numero di circa
        mille persone.
 
 [39] Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran pianto.
 
 [40] Poi dissero tra di loro: "Se faremo tutti come hanno fatto i
        nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e
        per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra".
 
 [41] Presero in quel giorno questa decisione: "Noi combatteremo
        contro chiunque venga a darci battaglia in giorno di sabato e non
        moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli".
 
 [42] In quel tempo si unì con loro un gruppo degli Asidei, i forti
        d'Israele, e quanti volevano mettersi a disposizione della legge;
 
 [43] inoltre quanti fuggivano davanti alle sventure si univano a loro e
        divenivano loro rinforzo.
 
 [44] Così organizzarono un contingente di forze e percossero con ira i
        peccatori e gli uomini empi con furore; gli scampati fuggirono tra i
        pagani per salvarsi.
 
 [45] Mattatia poi e i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari
 
 [46] e fecero circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che
        trovarono nel territorio d'Israele;
 
 [47] non diedero tregua agli orgogliosi e l'impresa ebbe buona riuscita
        nelle loro mani;
 
 [48] difesero la legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la
        diedero vinta ai peccatori.
 
 [49] Intanto si avvicinava per Mattatia l'ora della morte ed egli disse
        ai figli: "Ora domina la superbia e l'ingiustizia, è il tempo
        della distruzione e dell'ira rabbiosa.
 
 [50] Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per
        l'alleanza dei nostri padri.
 
 [51] Ricordate le gesta compiute dai nostri padri ai loro tempi e ne
        trarrete gloria insigne e nome eterno.
 
 [52] Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò
        accreditato a giustizia?
 
 [53] Giuseppe nell'ora dell'oppressione osservò il precetto e divenne
        signore dell'Egitto.
 
 [54] Pincas nostro padre per lo zelo dimostrato conseguì l'alleanza del
        sacerdozio perenne.
 
 [55] Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne giudice in Israele.
 
 [56] Caleb, testimoniando nell'adunanza, ebbe in sorte parte del nostro
        paese.
 
 [57] Davide per la sua pietà ottenne il trono del regno per sempre.
 
 [58] Elia, poiché aveva dimostrato zelo ardente per la legge, fu
        assunto in cielo.
 
 [59] Anania, Azaria e Misaele per la loro fede furono salvati dalla
        fiamma.
 
 [60] Daniele nella sua innocenza fu sottratto alle fauci dei leoni.
 
 [61] Così, di seguito, considerate di generazione in generazione che
        quanti hanno fiducia in lui non soccombono.
 
 [62] Non abbiate paura delle parole dell'empio, perché la sua gloria
        andrà a finire ai rifiuti e ai vermi;
 
 [63] oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla
        sua polvere e i suoi calcoli falliscono.
 
 [64] Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete
        glorificati.
 
 [65] Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo
        sempre, egli sarà vostro padre.
 
 [66] Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del
        vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani.
 
 [67] Voi, dunque, radunate intorno a voi quanti praticano la legge e
        vendicate il vostro popolo;
 
 [68] rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento
        della legge".
 
 [69] Poi li benedisse e si riunì ai suoi padri.
 
 [70] Morì nell'anno centoquarantasei e fu sepolto nella tomba dei suoi
        padri in Modin; tutto Israele fece grande pianto su di lui.
 3 [1] Al
        suo posto sorse il figlio di lui Giuda, chiamato Maccabeo;
 [2] lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano legati al padre e
        conducevano la battaglia d'Israele con entusiasmo.
 
 [3] Egli accrebbe la gloria del suo popolo,
 rivestì la corazza come gigante,
 cinse l'armatura di guerra
 e impegnò battaglia
 difendendo il campo con la spada.
 
 [4] Nelle sue gesta fu simile a leone,
 come leoncello ruggente sulla preda.
 
 [5] Inseguì gli empi braccandoli;
 i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
 
 [6] Gli empi sbigottirono per paura di lui
 e tutti i malfattori furono confusi
 e si avviò la salvezza per mano di lui.
 
 [7] Inflisse amarezze a molti re,
 rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
 sempre la sua memoria sarà benedetta.
 
 [8] Egli passò per le città di Giuda
 e vi disperse gli empi
 e distolse l'ira da Israele.
 
 [9] Divenne celebre fino all'estremità della terra
 perché radunò coloro che erano sperduti.
 
 [10] Apollonio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per
        combattere Israele.
 
 [11] Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise;
        molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono.
 
 [12] Così si impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la
        spada di Apollonio e l'adoperò in guerra per tutto il tempo della sua
        vita.
 
 [13] Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda
        aveva radunato un contingente e c'era con lui uno stuolo di fedeli e
        uomini preparati alla guerra,
 
 [14] disse: "Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno
        combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del
        re".
 
 [15] Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di empi per
        aiutarlo a vendicarsi degli Israeliti.
 
 [16] Si spinse fino alla salita di Bet-Coròn e Giuda gli andò incontro
        con piccola schiera.
 
 [17] Ma come videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a
        Giuda: "Come faremo noi così pochi ad attaccar battaglia contro
        una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza
        mangiare".
 
 [18] Giuda rispose: "Non è impossibile che molti cadano in mano a
        pochi e non c'è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di
        molti e il salvare per mezzo di pochi;
 
 [19] perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle
        forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto.
 
 [20] Costoro vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per
        eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci;
 
 [21] noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi.
 
 [22] Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non
        temeteli".
 
 [23] Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all'improvviso e
        Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui;
 
 [24] lo inseguirono nella discesa di Bet-Coròn fino alla pianura. Di
        essi caddero circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nella regione
        dei Filistei.
 
 [25] Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi
        fratelli e le genti intorno furon prese da terrore.
 
 [26] La fama di lui giunse fino al re e delle sue imprese militari
        parlavano le genti.
 
 [27] Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e
        diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno: un
        esercito grande e potente.
 
 [28] Aprì l'erario e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando
        loro di star pronti per ogni evenienza.
 
 [29] Ma si accorse che non bastavano le riserve del suo tesoro e che le
        entrate del paese erano poche a causa delle rivolte e delle rovine che
        aveva provocato nella regione per estirpare le tradizioni che erano in
        vigore dai tempi antichi;
 
 [30] temette di non poter disporre, come altre volte in passato, delle
        risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i
        re precedenti.
 
 [31] Allora si sentì grandemente angustiato e prese la decisione di
        invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e
        ammassare molto denaro.
 
 [32] Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regia, alla direzione
        degli affari del re dall'Eufràte fino ai confini dell'Egitto
 
 [33] e con l'incarico di curare l'educazione del figlio Antioco fino al
        suo ritorno.
 
 [34] A lui affidò metà dell'esercito e gli elefanti e gli diede
        istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli
        abitanti della Giudea e di Gerusalemme,
 
 [35] gli ordinò di mandare contro di loro milizie per distruggere ed
        eliminare le forze d'Israele e quanto restava in Gerusalemme e
        cancellare il loro ricordo dalla regione;
 
 [36] di trasferire degli stranieri su tutti i loro monti e di
        distribuire le loro terre.
 
 [37] Il re poi prese l'altra metà dell'esercito e partì da Antiochia,
        la capitale del suo regno, nell'anno centoquarantasette; passò l'Eufràte
        e percorse le regioni settentrionali.
 
 [38] Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorìmene, Nicànore e
        Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re
 
 [39] e spedì ai loro ordini quarantamila uomini e settemila cavalli nel
        paese di Giuda per devastarlo secondo il comando del re.
 
 [40] Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi
        vicino ad Emmaus nella pianura.
 
 [41] I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono molto
        di oro e di argento e di catene e vennero presso l'accampamento per
        acquistare come schiavi gli Israeliti. A quelle truppe si aggiunsero
        forze della Siria e di paesi stranieri.
 
 [42] Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che
        l'esercito era accampato nel loro territorio e vennero a conoscenza che
        il re aveva ordinato di attuare la distruzione totale del loro popolo.
 
 [43] Allora si dissero l'un l'altro: "Facciamo risorgere il popolo
        dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per i nostri
        luoghi santi".
 
 [44] Si radunò l'assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare
        e chiedere pietà e misericordia.
 
 [45] Gerusalemme era disabitata come un deserto,
 nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
 il santuario era calpestato,
 gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra,
 soggiorno dei pagani.
 La gioia era sparita da Giacobbe,
 erano scomparsi il flauto e la cetra.
 
 [46] Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a Gerusalemme,
        perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di preghiera in Israele.
 
 [47] In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si sparsero la
        cenere sul capo e si stracciarono le vesti.
 
 [48] Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani
        cercavano di sapere dagli idoli dei loro dei.
 
 [49] Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero
        venire avanti i Nazirei, che avevano compiuto i giorni del loro voto,
 
 [50] e alzarono la voce al cielo gridando: "Che faremo di costoro e
        dove li condurremo,
 
 [51] mentre il tuo santuario è conculcato e profanato e i tuoi
        sacerdoti sono in lutto e desolazione?
 
 [52] Ecco i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu
        sai quello che vanno macchinando contro di noi.
 
 [53] Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci
        aiuterai?".
 
 [54] Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce.
 
 [55] Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti
        di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini.
 
 [56] Disse a coloro che costruivano case o che stavano per prendere
        moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi, di tornare
        a casa loro, secondo la legge.
 
 [57] Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Emmaus.
 
 [58] Giuda ordinò: "Cingetevi e siate forti e state preparati per
        l'alba di domani a dar battaglia a questi stranieri che si sono alleati
        per distruggere noi e il nostro santuario.
 
 [59] Del resto è meglio per noi morire in battaglia che vedere poi la
        rovina della nostra gente e del santuario.
 
 [60] Il Cielo farà succedere gli avvenimenti secondo quanto è
        stabilito lassù".
 4 [1]
        Gorgia prese allora cinquemila uomini e mille cavalli scelti e si levò
        il campo di notte
 [2] per sorprendere il campo dei Giudei e annientarli all'improvviso;
        gli uomini dell'Acra gli facevano da guida.
 
 [3] Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per
        assalire le forze del re che sostavano in Emmaus,
 
 [4] mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo.
 
 [5] Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li
        andava cercando sui monti dicendo: "Costoro ci sfuggono".
 
 [6] Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non
        avevano però né corazze né spade come avrebbero voluto.
 
 [7] Videro l'accampamento dei pagani difeso e fortificato e la
        cavalleria disposta intorno e tutti esperti nella guerra.
 
 [8] Ma Giuda disse ai suoi uomini: "Non temete il loro numero, né
        abbiate paura dei loro assalti;
 
 [9] ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso, quando
        il faraone li inseguiva con l'esercito.
 
 [10] Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si
        ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo
        schieramento davanti a noi oggi;
 
 [11] si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva
        Israele".
 
 [12] Gli stranieri alzarono gli occhi e videro che quelli venivano loro
        incontro;
 
 [13] così uscirono dagli accampamenti per dar battaglia. Gli uomini di
        Giuda diedero fiato alle trombe
 
 [14] e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la
        pianura,
 
 [15] ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li
        inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell'Idumea e di Asdòd e
        di Iamnia; ne furono uccisi circa tremila.
 
 [16] Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento,
 
 [17] egli disse alla sua gente: "Non siate avidi delle spoglie,
        perché ci attende ancora la battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul
        monte vicino a noi;
 
 [18] ora voi state pronti ad opporvi ai nemici e a combatterli; in
        seguito farete tranquillamente bottino".
 
 [19] Aveva appena finito di parlare, quando apparve un reparto che
        spiava dal monte.
 
 [20] Avevano visto infatti che i loro erano stati sconfitti e gli altri
        incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l'accaduto.
 
 [21] Ed essi a quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo
        inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all'attacco,
 
 [22] fuggirono tutti nel territorio dei Filistei.
 
 [23] Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e
        argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e
        grandi ricchezze.
 
 [24] Di ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al cielo "perché
        egli è buono e la sua grazia dura sempre".
 
 [25] Fu quello un giorno di grande liberazione in Israele.
 
 [26] Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli
        narrarono tutto quello che era accaduto.
 
 [27] Egli sentendo ciò, fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché
        le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l'esito non era
        stato secondo gli ordini del re.
 
 [28] Perciò l'anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e
        cinquemila cavalli per combattere contro di loro.
 
 [29] Vennero nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda mosse contro
        di essi con diecimila uomini.
 
 [30] Quando vide l'imponente accampamento, innalzò questa preghiera:
        "Benedetto sei tu, o salvatore d'Israele, tu che hai fiaccato
        l'impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere
        l'esercito degli stranieri nelle mani di Giònata, figlio di Saul e del
        suo scudiero;
 
 [31] fà cadere ancora nello stesso modo questo esercito nelle mani di
        Israele tuo popolo e fà ricadere l'obbrobrio sul loro esercito e sulla
        loro cavalleria;
 
 [32] infondi in loro timore e spezza l'audacia della loro forza, siano
        travolti nella loro rovina.
 
 [33] Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti
        coloro che riconoscono il tuo nome".
 
 [34] Poi sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra e caddero
        davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia.
 
 [35] Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre alle schiere di
        Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire
        gloriosamente, se ne tornò in Antiochia dove assoldò mercenari in
        maggior numero per venire di nuovo in Giudea.
 
 [36] Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: "Ecco sono stati
        sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a
        riconsacrarlo".
 
 [37] Così si radunò tutto l'esercito e salirono al monte Sion.
 
 [38] Trovarono il santuario desolato, l'altare profanato, le porte arse
        e cresciute le erbe nei cortili come in un luogo selvatico o montuoso, e
        gli appartamenti sacri in rovina.
 
 [39] Allora si stracciarono le vesti, fecero grande pianto, si
        cosparsero di cenere,
 
 [40] si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le
        trombe e alzarono grida al Cielo.
 
 [41] Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli dell'Acra,
        finché non avesse purificato il santuario.
 
 [42] Poi scelse sacerdoti incensurati, osservanti della legge,
 
 [43] i quali purificarono il santuario e portarono le pietre profanate
        in luogo immondo.
 
 [44] Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l'altare degli
        olocausti, che era stato profanato.
 
 [45] Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse
        loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque
        l'altare
 
 [46] e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente
        finché fosse comparso un profeta a decidere di esse.
 
 [47] Poi presero pietre grezze secondo la legge ed edificarono un altare
        nuovo come quello di prima;
 
 [48] restaurarono il santuario e consacrarono l'interno del tempio e i
        cortili;
 
 [49] rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l'altare
        degli incensi e la tavola nel tempio.
 
 [50] Poi bruciarono incenso sull'altare e accesero sul candelabro le
        lampade che splendettero nel tempio.
 
 [51] Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così
        portarono a termine le opere intraprese.
 
 [52] Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il
        mese di Casleu, nell'anno centoquarantotto,
 
 [53] e offrirono il sacrificio secondo la legge sull'altare degli
        olocausti che avevano rinnovato.
 
 [54] Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano
        profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e
        cembali.
 
 [55] Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra e adorarono e
        benedissero il Cielo che era stato loro propizio.
 
 [56] Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni e offrirono
        olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode.
 
 [57] Poi ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli
        scudi. Rifecero i portoni e le camere e vi misero le porte.
 
 [58] Vi fu gioia molto grande in mezzo al popolo, perché era stata
        cancellata la vergogna dei pagani.
 
 [59] Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele
        stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare
        nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal
        venticinque del mese di Casleu, con gioia e letizia.
 
 [60] Edificarono in quel tempo intorno al monte Sion mura alte e torri
        solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto
        la prima volta.
 
 [61] Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò il presidio
        di Bet-Zur perché il popolo avesse una difesa contro l'Idumea.
 5 [1] I
        popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito l'altare e
        rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia
 [2] e decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si
        trovavano in mezzo a loro e cominciarono a uccidere e sopprimere gente
        in mezzo al popolo.
 
 [3] Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell'Idumea e nella
        Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo e
        li umiliò e si impadronì delle loro spoglie.
 
 [4] Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di
        laccio e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie.
 
 [5] Pressati da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò
        contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di
        quella città con quanti vi stavano.
 
 [6] Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un
        popolo numeroso al comando di Timòteo.
 
 [7] Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti
        e annientati.
 
 [8] Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea.
 
 [9] Si allearono allora i pagani di Gàlaad contro gli Israeliti che
        erano nel loro territorio per eliminarli, ma questi fuggirono a Dàtema,
        nella fortezza,
 
 [10] e scrissero questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: "Sono
        riuniti contro di noi i popoli vicini per eliminarci
 
 [11] e si preparano a venire a espugnare la fortezza ove siamo
        rifugiati; Timòteo è a capo del loro esercito.
 
 [12] Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché si è
        precipitata su di noi una moltitudine:
 
 [13] tutti i nostri fratelli che erano nel territorio di Tobia sono
        stati messi a morte, sono state condotte in schiavitù le loro mogli con
        i figli e gli averi e sono periti circa un migliaio di uomini".
 
 [14] Stavano ancora leggendo la lettera ed ecco presentarsi altri
        messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate portando notizie
        simili.
 
 [15] Dicevano che si erano uniti contro di loro gli abitanti di Tolemàide,
        Tiro e Sidòne e tutta la parte pagana della Galilea per distruggerli.
 
 [16] Quando Giuda e il popolo ebbero udito queste cose, si raccolse una
        grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro fratelli posti
        nella tribolazione e attaccati dai pagani.
 
 [17] Giuda disse a Simone suo fratello: "Scegliti degli uomini e
        corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio fratello Giònata
        andremo nella regione di Gàlaad".
 
 [18] Lasciò Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria capo del popolo, con
        il resto delle forze a presidiare la Giudea,
 
 [19] dando loro questa consegna: "Governate questo popolo, ma non
        attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro ritorno".
 
 [20] Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in
        Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad.
 
 [21] Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani
        e questi rimasero sconfitti davanti a lui;
 
 [22] egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani
        circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie.
 
 [23] Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le
        donne e i figli e tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande
        gioia.
 
 [24] Da parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il
        Giordano e camminarono per tre giorni nel deserto.
 
 [25] S'imbatterono nei Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente
        e narrarono tutte le vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad,
 
 [26] e che molti di loro erano assediati in Bozra e Bozor, in Alema, in
        Casfo, in Maked e Karnàin; e che tutte queste città erano fortificate
        e grandi.
 
 [27] Ve n'erano pure rinchiusi nelle altre città di Gàlaad e -
        dicevano - per il giorno dopo era stabilito di dar l'assalto alle
        fortezze, espugnarle e di eliminare tutti costoro in un sol giorno.
 
 [28] Allora Giuda con il suo esercito tornò indietro subito per la via
        del deserto verso Bozra; prese la città e passò ogni maschio a fil di
        spada, s'impadronì di tutte le loro spoglie e incendiò la città.
 
 [29] Nella notte partì di là e marciarono fino alla fortezza.
 
 [30] Verso il mattino alzarono gli occhi ed ecco gran folla che non si
        poteva contare issava scale e macchine per espugnare la fortezza e già
        attaccava gli assediati.
 
 [31] Giuda, vedendo che la battaglia era già incominciata e che le
        grida della città arrivavano al cielo per il suono delle trombe e le
        urla altissime,
 
 [32] disse ai suoi soldati: "Combattete oggi per i vostri
        fratelli".
 
 [33] Irruppero in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle
        trombe e innalzarono grida e invocazioni.
 
 [34] Nell'esercito di Timòteo si sparse la notizia che c'era il
        Maccabeo e fuggirono davanti a lui; egli inflisse loro una grave
        sconfitta e ne rimasero uccisi in quel giorno circa ottomila.
 
 [35] Poi piegò su Alim, l'assalì e la prese; ne uccise tutti i maschi,
        la saccheggiò e le appiccò il fuoco.
 
 [36] Tolse il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bozor e le altre
        città di Gàlaad.
 
 [37] Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò
        di fronte a Rafon al di là del torrente.
 
 [38] Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: "Sono
        radunati con lui tutti gli stranieri che ci circondano: sono un esercito
        imponente.
 
 [39] Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati
        al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te".
        Giuda andò incontro a loro.
 
 [40] Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il
        suo esercito si avvicinavano al torrente: "Se passerà per primo
        contro di noi, non potremo resistergli, perché sarà molto potente
        contro di noi.
 
 [41] Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del
        fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio".
 
 [42] Quando Giuda si avvicinò al corso d'acqua, dispose gli scribi del
        popolo lungo il torrente con questi ordini: "Non permettete che
        alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere".
 
 [43] Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I
        pagani furono travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel
        tempio di Karnàin.
 
 [44] Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti
        c'erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non potè resistere oltre di
        fronte a Giuda.
 
 [45] Giuda radunò tutti gli Israeliti che erano nella regione di Gàlaad
        dal più piccolo al più grande con le donne e i figli e gli averi,
        carovana sterminata, per andare nella Giudea.
 
 [46] Arrivarono a Efron, città posta sul percorso, grande e
        particolarmente forte, che non era possibile evitare da nessuna parte e
        bisognava passarvi in mezzo.
 
 [47] Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio
        barricando le porte con pietre.
 
 [48] Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo:
        "Attraverseremo il tuo paese solo per tornare al nostro, nessuno vi
        farà alcun male, solo passeremo a piedi". Ma non vollero aprirgli.
 
 [49] Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse
        dov'era.
 
 [50] I militari si fermarono e diedero l'assalto alla città tutto quel
        giorno e tutta la notte e la città dovette arrendersi.
 
 [51] Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse
        totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città sopra i
        cadaveri.
 
 [52] Poi attraversò il Giordano verso la grande pianura di fronte a
        Beisan.
 
 [53] Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il
        popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea.
 
 [54] Salirono il monte Sion in letizia e gioia e offrirono olocausti,
        perché senza aver perduto neppure uno di loro erano tornati
        felicemente.
 
 [55] Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad e Simone
        loro fratello in Galilea di fronte a Tolemàide,
 
 [56] Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria, comandanti dell'esercito,
        vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano
        compiute
 
 [57] e dissero: "Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere
        contro i pagani che ci circondano".
 
 [58] Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a
        Iamnia.
 
 [59] Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per
        attaccarli.
 
 [60] Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della
        Giudea e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo di
        Israele.
 
 [61] Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano
        ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche:
 
 [62] ma essi non erano della stirpe di quei valorosi, per le cui mani
        era stata compiuta la salvezza in Israele.
 
 [63] Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso
        tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro
        nome;
 
 [64] si adunavano attorno a loro acclamandoli.
 
 [65] Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i
        figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue
        dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno alle
        sue torri.
 
 [66] Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò
        Maresa.
 
 [67] In quel giorno caddero in battaglia sacerdoti, i quali, smaniosi di
        eroismi, erano usciti a combattere inconsideratamente.
 
 [68] Giuda piegò su Asdòd, terra dei Filistei: distrusse i loro
        altari, bruciò le statue dei loro dei, mise a sacco la loro città e
        fece ritorno in Giudea.
 6 [1] Il
        re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali e seppe che
        c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento e
        oro;
 [2] che vi era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro,
        corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re
        macedone, che aveva regnato per primo sui Greci.
 
 [3] Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di
        depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli
        abitanti della città,
 
 [4] che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette
        partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia.
 
 [5] Poi venne un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state
        sconfitte le truppe inviate contro Giuda,
 
 [6] che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era
        rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano rinforzati con
        armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli accampamenti che
        avevano distrutti;
 
 [7] che inoltre avevano demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in
        Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il
        santuario e anche Bet-Zur, che era una sua città.
 
 [8] Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso
        terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché
        non era avvenuto secondo i suoi desideri.
 
 [9] Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte
        depressione e credeva di morire.
 
 [10] Allora chiamò tutti i suoi amici e disse loro: "Se ne va il
        sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri;
 
 [11] ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile
        agitazione sono caduto io che ero sì fortunato e benvoluto sul mio
        trono!
 
 [12] Ora mi ricordo dei mali che ho fatto in Gerusalemme, portando via
        tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi erano e mandando a sopprimere
        gli abitanti di Giuda senza ragione.
 
 [13] Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed
        ecco muoio nella più nera tristezza in paese straniero".
 
 [14] Poi chiamò Filippo, uno dei suoi amici, lo costituì reggente su
        tutto il suo regno
 
 [15] e gli diede il diadema e la veste regia e l'anello con l'incarico
        di guidare Antioco suo figlio e di educarlo al regno.
 
 [16] Il re Antioco morì in quel luogo nel centoquarantanove.
 
 [17] Lisia fu informato che il re era morto e dispose che regnasse
        Antioco figlio di lui, che egli aveva educato fin da piccolo, e lo chiamò
        Eupàtore.
 
 [18] Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il passaggio degli
        Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli continuamente e di
        sostenere gli stranieri.
 
 [19] Giuda si propose di eliminarli e radunò in assemblea tutto il
        popolo per stringerli d'assedio.
 
 [20] Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno all'Acra
        nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e macchine.
 
 [21] Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si unirono ad essi
        alcuni rinnegati d'Israele
 
 [22] e andarono dal re e gli dissero: "Fino a quando non farai
        giustizia e vendetta dei nostri fratelli?
 
 [23] Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di comportarci secondo
        i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti.
 
 [24] A causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio
        alla fortezza e si sono estraniati da noi; inoltre uccidono quanti di
        noi capitano nelle loro mani e si dividono i nostri averi.
 
 [25] E non soltanto contro di noi allungano le mani, ma anche su tutto
        il tuo territorio.
 
 [26] Ed ecco, ora hanno posto il campo contro l'Acra in Gerusalemme per
        espugnarla e hanno fortificato il santuario e Bet-Zur.
 
 [27] Se tu non sarai sollecito nel prevenirli, faranno peggio e non li
        potrai più arrestare".
 
 [28] Il re si adirò, quando ebbe sentito ciò, e radunò tutti i suoi
        amici, comandanti dell'esercito e della cavalleria.
 
 [29] Anche dagli altri regni e dalle isole del mare gli giunsero truppe
        mercenarie.
 
 [30] Gli effettivi del suo esercito assommavano a centomila fanti,
        ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati alla guerra.
 
 [31] Passarono per l'Idumea e posero il campo contro Bet-Zur;
        attaccarono per molti giorni e allestirono macchine; ma quelli uscivano,
        le incendiavano e contrattaccavano con valore.
 
 [32] Giuda allora levò il campo dall'Acra e lo trasferì a Bet-Zaccaria
        di fronte al campo del re.
 
 [33] Ma il re si mosse alle prime luci del mattino e trasferì lo
        schieramento con impeto lungo la strada di Bet-Zaccaria; le truppe si
        disposero a battaglia e suonarono le trombe.
 
 [34] Posero innanzi agli elefanti succo d'uva e di more per stimolarli
        al combattimento.
 
 [35] Distribuirono le bestie tra le falangi e affiancarono a ciascun
        elefante mille uomini protetti da corazze a maglia e da elmi di bronzo
        in testa e cinquecento cavalieri scelti disposti in ordine intorno a
        ciascuna bestia:
 
 [36] questi in ogni caso si tenevano ai lati della bestia e, quando si
        muoveva, si spostavano insieme senza allontanarsi da essa.
 
 [37] Sopra ogni elefante vi erano solide torrette di legno, protette
        dagli attacchi, legate con cinghie, e su ogni torretta stavano quattro
        soldati, che di là bersagliavano, e un conducente indiano.
 
 [38] Il resto della cavalleria si dispose di qua e di là sui due
        fianchi dello schieramento, per terrorizzare i nemici e proteggere le
        falangi.
 
 [39] Quando il sole brillava sugli scudi d'oro e di bronzo, ne
        risplendevano per quei riflessi i monti e brillavano come fiaccole
        ardenti.
 
 [40] Un distaccamento delle truppe del re si dispose sulle cime dei
        monti, un altro nella pianura e avanzavano sicuri e ordinati.
 
 [41] Tremavano quanti sentivano il frastuono di quella moltitudine e la
        marcia di tanta gente e il cozzo delle armi: era veramente un esercito
        immenso e forte.
 
 [42] Giuda con le sue truppe si avvicinò per attaccare lo schieramento
        e caddero nel campo del re seicento uomini.
 
 [43] Eleàzaro, chiamato Auaran, vide uno degli elefanti, protetto di
        corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci
        fosse il re;
 
 [44] volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e
        procurarsi nome eterno.
 
 [45] Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a
        morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a
        lui, ritirandosi sui due lati.
 
 [46] Egli s'introdusse sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo
        uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì.
 
 [47] Ma vedendo la potenza delle forze del re e l'impeto delle milizie,
        i Giudei si ritirarono.
 
 [48] Allora i reparti dell'esercito del re salirono per attaccarli a
        Gerusalemme e il re si accampò contro la Giudea e il monte Sion.
 
 [49] Fece pace con quelli che erano in Bet-Zur, i quali uscirono dalla
        città, non avendo più vettovaglie per sostenere l'assedio: la terra
        infatti era nel riposo dell'anno sabbatico.
 
 [50] Il re s'impadronì di Bet-Zur e vi pose un presidio a guardia.
 
 [51] Intanto si accampò contro il santuario per molto tempo e allestì
        terrapieni e macchine, lanciafiamme e baliste, scorpioni per lanciar
        frecce e fionde.
 
 [52] Anche i difensori opposero macchine alle loro macchine e i
        combattimenti durarono molti giorni.
 
 [53] Ma non c'erano più viveri nei depositi poiché era in corso l'anno
        sabbatico e coloro che erano arrivati in Giudea per sfuggire ai pagani
        avevano consumato il resto delle provviste.
 
 [54] Furono allora lasciati pochi uomini nel santuario, perché li aveva
        sorpresi la fame, e gli altri si dispersero ciascuno al suo paese.
 
 [55] Lisia poi venne a sapere che Filippo, designato dal re Antioco,
        ancora in vita, per educare Antioco suo figlio e prepararlo al regno,
 
 [56] era tornato dalla Persia e dalla Media; c'era con lui l'esercito
        partito con il re ed egli cercava di prendere in mano il governo.
 
 [57] Allora mostrò fretta e accennò di voler partire e disse al re e
        ai comandanti dell'esercito e ai soldati: "Noi ci esauriamo di
        giorno in giorno: il cibo è scarso e il luogo che assediamo è ben
        munito, mentre gli affari del regno ci premono.
 
 [58] Ora dunque offriamo la destra a questi uomini e facciamo pace con
        loro e con tutto il loro popolo
 
 [59] e permettiamo loro di seguire le loro tradizioni come prima;
        proprio per queste tradizioni che noi abbiamo cercato di distruggere,
        essi si sono irritati e hanno provocato tutto questo".
 
 [60] La proposta piacque al re e a tutti i capi e mandò a negoziare la
        pace con loro ed essi accettarono.
 
 [61] Il re e i capi giurarono davanti a loro ed essi a tali patti
        uscirono dalla fortezza.
 
 [62] Ma quando il re fece l'ingresso sul monte Sion e vide le
        fortificazioni del luogo, violò il giuramento che aveva fatto e impose
        la distruzione delle mura all'intorno.
 
 [63] Poi partì in fretta e fece ritorno ad Antiochia; vi trovò Filippo
        padrone della città, gli fece guerra e s'impadronì della città con la
        forza.
 7 [1]
        Nell'anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Selèuco, evase da Roma e
        sbarcò con pochi uomini in una città della costa e là si proclamò
        re.
 [2] Quando rientrò nella reggia dei suoi padri, l'esercito catturò
        Antioco e Lisia per consegnarglieli.
 
 [3] Informato della cosa, disse: "Non mostratemi la loro
        faccia".
 
 [4] Perciò i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo
        regno.
 
 [5] Allora andarono da lui tutti gli uomini perfidi ed empi d'Israele,
        guidati da Alcimo che aspirava al sommo sacerdozio.
 
 [6] Essi accusarono il popolo davanti al re dicendo: "Giuda con i
        suoi fratelli ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal
        nostro paese.
 
 [7] Ora manda un uomo fidato, che venga e prenda visione della rovina
        generale da quello procurata a noi e ai domini del re e provveda a
        punire quella famiglia e tutti i suoi sostenitori".
 
 [8] Il re designò Bàcchide, uno degli amici del re, preposto alla
        regione dell'Oltrefiume, potente nel regno e fedele al re,
 
 [9] e lo inviò con l'empio Alcimo; attribuì a questi il sommo
        sacerdozio e gli diede ordine di far vendetta contro gli Israeliti.
 
 [10] Così partirono e giunsero in Giudea con forze numerose. Bàcchide
        mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli per portare con inganno
        parole di pace.
 
 [11] Ma essi non credettero alle sue parole: avevano infatti saputo che
        era giunto con un forte esercito.
 
 [12] Si radunò tuttavia presso Alcimo e Bàcchide un gruppo di scribi
        per chiedere il riconoscimento dei diritti.
 
 [13] Gli Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chieder loro la pace.
 
 [14] Dicevano infatti: "Un uomo della stirpe di Aronne è venuto
        con i soldati, non ci farà certo del male".
 
 [15] Egli usò con loro parole di pace e giurò loro: "Non faremo
        alcun male né a voi né ai vostri amici".
 
 [16] E quelli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in
        un sol giorno, proprio secondo la parola che sta scritta:
 
 [17] "Le carni dei tuoi santi e il loro sangue
 hanno sparso intorno a Gerusalemme
 e nessuno li seppelliva".
 
 [18] Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il popolo, perché
        tutti dicevano: "Non c'è in loro verità né giustizia, perché
        hanno trasgredito l'alleanza e il giuramento prestato".
 
 [19] Bàcchide levò il campo da Gerusalemme e si accampò in Bet-Zait;
        mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla sua parte
        e alcuni del popolo e li fece uccidere e gettare nel pozzo grande.
 
 [20] Affidò il paese ad Alcimo e gli lasciò soldati che lo
        sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re.
 
 [21] Alcimo rivendicava con le armi il sommo sacerdozio;
 
 [22] tutti i perturbatori del popolo si unirono a lui, si impadronirono
        della Giudea e procurarono grandi sventure a Israele.
 
 [23] Giuda vide tutti i mali che facevano Alcimo e i suoi fautori agli
        Israeliti peggio dei pagani,
 
 [24] uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece vendetta degli
        uomini che avevano disertato e impedì loro di far scorrerie nella
        regione.
 
 [25] Quando Alcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati e che non
        avrebbe potuto resister loro, ritornò presso il re e mosse contro di
        loro accuse di misfatti.
 
 [26] Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che
        aveva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di sterminare il
        popolo.
 
 [27] Nicànore venne in Gerusalemme con truppe ingenti e mandò
        messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli con inganno a far queste proposte
        di pace:
 
 [28] "Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini
        per incontrarmi pacificamente".
 
 [29] Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i
        nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda.
 
 [30] Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ed
        ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia.
 
 [31] Nicànore si accorse che il suo piano era stato scoperto e uscì
        all'attacco contro Giuda verso Cafarsalama.
 
 [32] Caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini; gli
        altri ripararono nella città di Davide.
 
 [33] Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero
        incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per
        salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per
        il re.
 
 [34] Ma egli li schernì, li derise, anzi li contaminò e parlò con
        arroganza;
 
 [35] giurò incollerito: "Se non sarà consegnato subito Giuda e il
        suo esercito nelle mie mani, vi assicuro che quando tornerò a guerra
        finita, darò alle fiamme questo tempio"; e se ne andò tutto
        furioso.
 
 [36] I sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio
        dissero tra il pianto:
 
 [37] "Tu hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato
        il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo.
 
 [38] Fà vendetta di questo uomo e delle sue schiere; siano trafitti di
        spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli
        sopravvivere".
 
 [39] Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Coròn e gli andò
        incontro l'esercito della Siria.
 
 [40] Giuda pose il campo in Adasa con tremila uomini e pregò:
 
 [41] "Quando gli ufficiali del re assiro dissero bestemmie, venne
        il tuo angelo e ne abbatté centottantacinquemila:
 
 [42] abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi;
        sappiano tutti gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo
        santuario e tu giudicalo secondo le sue empietà".
 
 [43] Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di
        Adàr e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi egli cadde in
        battaglia per primo.
 
 [44] Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le
        armi e fuggirono.
 
 [45] Li inseguirono per una giornata di cammino da Adasa fino a Ghezer e
        suonavano le trombe dietro a loro per dare l'allarme.
 
 [46] Uscirono allora uomini da tutti i villaggi della Giudea all'intorno
        e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero
        tutti di spada: non ne rimase neppure uno.
 
 [47] I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore
        e la destra, che aveva steso con superbia, e le portarono e le esposero
        in Gerusalemme.
 
 [48] Il popolo fece gran festa e passò quel giorno come giornata di
        gioia straordinaria.
 
 [49] Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adàr.
 
 [50] Così la Giudea ebbe quiete per un pò di tempo.
 8 [1]
        Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti
        e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano
        amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti.
 [2] Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose
        compiute tra i Galli: come li avessero vinti e sottoposti al tributo.
 
 [3] Aveva saputo quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi
        delle miniere di oro e di argento che vi sono;
 
 [4] e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e
        costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro, e avevano vinto
        i re che erano venuti contro di loro dall'estremità della terra: li
        avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi e gli altri re
        pagavano loro il tributo ogni anno.
 
 [5] Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Perseo re dei
        Chittim e quanti si erano sollevati contro di loro.
 
 [6] Venne a sapere che Antioco, il grande re dell'Asia, era sceso in
        guerra contro di loro con centoventi elefanti e cavalleria e carri e
        un'esercito immenso e fu sconfitto da loro,
 
 [7] che lo presero vivo e gli imposero di pagare, lui e i suoi
        successori, un tributo ingente, di consegnare ostaggi e cedere
        territori:
 
 [8] la regione dell'India, la Media, la Lidia, tra le migliori loro
        province, e che, dopo averle tolte a lui, le avevano date al re Eumene.
 
 [9] Gli fu riferito inoltre come i Greci avevano deciso di affrontarli e
        distruggerli,
 
 [10] ma la cosa fu da loro risaputa e mandarono contro di quelli un solo
        generale; vennero a battaglia con loro e ne caddero uccisi molti; i
        Romani condussero in schiavitù le loro mogli e i loro figli e
        saccheggiarono i loro beni, conquistarono il paese e abbatterono le loro
        fortezze e li resero soggetti fino ad oggi.
 
 [11] Gli altri regni e le isole e quanti per avventura si erano opposti
        a loro, li distrussero e soggiogarono; con i loro amici invece e con
        quanti si appoggiavano ad essi avevano mantenuto amicizia.
 
 [12] Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani e quanti
        sentivano il loro nome ne avevano timore.
 
 [13] Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che
        essi vogliono, li depongono, tanto si sono innalzati in potenza.
 
 [14] Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema
        e non vestono la porpora per fregiarsene.
 
 [15] Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi
        consiglieri discutono pienamente riguardo al popolo perché tutto vada
        bene.
 
 [16] Affidano il comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di
        loro per un anno e tutti obbediscono a quel solo e non c'è in loro
        invidia né gelosia.
 
 [17] Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di
        Accos, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere
        amicizia e alleanza
 
 [18] per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci
        riduceva Israele in schiavitù.
 
 [19] Andarono fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel senato
        e incominciarono a dire:
 
 [20] "Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i suoi fratelli e il popolo
        dei Giudei ci hanno inviati a voi, per concludere con voi alleanza e
        amicizia e per essere iscritti tra i vostri alleati e amici".
 
 [21] Piacque loro la proposta.
 
 [22] Questa è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di
        bronzo e inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di
        amicizia e alleanza per i Giudei.
 
 [23] "Salute ai Romani e al popolo dei Giudei per mare e per terra
        sempre; lungi da loro la spada nemica.
 
 [24] Se verrà mossa guerra prima contro Roma o contro uno qualsiasi dei
        suoi alleati in tutto il suo dominio,
 
 [25] il popolo dei Giudei combatterà al loro fianco con piena lealtà
        come suggerirà loro l'occasione;
 
 [26] ai nemici non forniranno né procureranno granaglie, armi, denaro,
        navi, secondo la decisione di Roma, ma manterranno i loro impegni senza
        compenso.
 
 [27] Allo stesso modo se capiterà prima una guerra al popolo dei
        Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l'animo, come
        permetteranno loro le circostanze;
 
 [28] ai nemici non forniranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la
        decisione di Roma; osserveranno questi impegni senza frode.
 
 [29] Secondo queste formule i Romani hanno stabilito un'alleanza con il
        popolo dei Giudei.
 
 [30] Se dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o
        togliere qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quello che avranno
        aggiunto o tolto sarà obbligatorio.
 
 [31] Riguardo poi ai mali che il re Demetrio compie ai loro danni, gli
        abbiamo scritto: Perché aggravi il giogo sui Giudei nostri amici e
        alleati?
 
 [32] Se dunque si appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti
        e ti faremo guerra per mare e per terra".
 9 [1]
        Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo
        esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo Bàcchide e
        Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro.
 [2] Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla;
        la occuparono prima e vi fecero morire molti uomini.
 
 [3] Nel primo mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro
        Gerusalemme.
 
 [4] Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila
        cavalli.
 
 [5] Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini scelti.
 
 [6] Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero
        sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero che ottocento
        uomini.
 
 [7] Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia
        incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità
        di radunare i suoi,
 
 [8] e tutto affranto disse ai superstiti: "Alziamoci e andiamo
        contro i nostri avversari, se mai possiamo debellarli".
 
 [9] Ma lo dissuadevano dicendo: "Non riusciremo ora se non a
        mettere in salvo noi stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e
        combatteremo; da soli siamo troppo pochi".
 
 [10] Giuda disse: "Non sia mai che facciamo una cosa simile,
        fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i
        nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria".
 
 [11] L'esercito nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la
        cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri
        precedevano lo schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide
        stava all'ala destra.
 
 [12] La falange si mosse avanzando ai due lati e al suono delle trombe;
        anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe.
 
 [13] La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si scatenò la
        battaglia che durò dal mattino fino a sera.
 
 [14] Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a
        destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi
 
 [15] e fu travolta l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al
        monte di Asdòd.
 
 [16] Ma quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala
        destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini
        assalendoli alle spalle.
 
 [17] Così si accese la battaglia e caddero feriti a morte molti da una
        parte e dall'altra;
 
 [18] cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
 
 [19] Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono
        nel sepolcro dei suoi padri in Modin.
 
 [20] Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per
        molti giorni, esclamando:
 
 [21] Come è caduto l'eroe che salvava Israele?".
 
 [22] Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli
        eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato
        scritto, perché troppo grande era il loro numero.
 
 [23] Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il
        territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità.
 
 [24] In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa
        congiurò in loro favore.
 
 [25] Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della
        regione.
 
 [26] Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li
        condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva.
 
 [27] Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da
        quando fra loro erano scomparsi i profeti.
 
 [28] Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata:
 
 [29] "Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a
        lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari
        della nostra nazione.
 
 [30] Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre
        battaglie".
 
 [31] Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di
        Giuda suo fratello.
 
 [32] Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo.
 
 [33] Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i
        loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono
        presso la cisterna di Asfar.
 
 [34] Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo
        esercito al di là del Giordano.
 
 [35] Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai
        Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che
        erano abbondanti.
 
 [36] Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e
        catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via
        tutto.
 
 [37] Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello:
        "I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat
        la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Cànaan, con corteo
        solenne".
 
 [38] Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò
        si mossero e si appostarono in un antro del monte.
 
 [39] Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo
        sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con
        tamburi e strumenti musicali e grande apparato.
 
 [40] Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero
        colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le
        loro spoglie.
 
 [41] Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in
        lamento.
 
 [42] Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle
        paludi del Giordano.
 
 [43] Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle
        sponde del Giordano con numeroso esercito.
 
 [44] Giònata disse ai suoi: "Alziamoci e combattiamo per la nostra
        vita, perché oggi non è come gli altri giorni.
 
 [45] Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e
        dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è
        possibilità di sfuggire.
 
 [46] Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare
        dalla mano dei vostri nemici".
 
 [47] E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide,
        ma questi lo scansò e si tirò indietro.
 
 [48] Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e
        raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano
        per inseguirli.
 
 [49] Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila
        uomini.
 
 [50] Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la
        Giudea: le fortezze di Gerico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata,
        Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e
 
 [51] vi pose un presidio per molestare Israele.
 
 [52] Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì
        milizie e vettovaglie.
 
 [53] Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come
        prigionieri nell'Acra a Gerusalemme.
 
 [54] Nell'anno centocinquantatré, nel secondo mese, Alcimo ordinò di
        demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva
        l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire.
 
 [55] Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera.
        La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né
        dare disposizioni per la sua casa.
 
 [56] Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo.
 
 [57] Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re
        e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
 
 [58] Tutti gli empi tennero questo consiglio: "Ecco Giònata e i
        suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li
        catturerà tutti in una sola notte".
 
 [59] Andarono e tennero consiglio da lui.
 
 [60] Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di
        nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché
        s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era
        stata svelata la loro trama.
 
 [61] Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di
        tale iniquità nel paese e li misero a morte.
 
 [62] Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese
        a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono.
 
 [63] Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della
        Giudea.
 
 [64] Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni
        allestendo anche macchine.
 
 [65] Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella
        regione, percorrendola con un drappello di armati.
 
 [66] Battè Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro
        attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze.
 
 [67] Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e
        incendiarono le macchine.
 
 [68] Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in
        grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a
        vuoto.
 
 [69] Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano
        consigliato di venire nel paese.
 
 [70] Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace
        con lui e scambiare i prigionieri.
 
 [71] Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non
        gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni;
 
 [72] poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella
        Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non
        volle più tornare nel loro territorio.
 
 [73] Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas
        e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da
        Israele.
 10 [1]
        Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s'imbarcò
        e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e cominciò a regnare.
 [2] Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e
        gli mosse contro per fargli guerra.
 
 [3] Demetrio mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia
        per esaltarlo.
 
 [4] Diceva infatti: "Preveniamo costoro con la proposta di far pace
        con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza con Alessandro contro
        tutti noi.
 
 [5] Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causati a lui, ai
        suoi fratelli e al suo popolo".
 
 [6] Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e
        considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano
        nell'Acra.
 
 [7] Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il
        popolo e a quelli dell'Acra.
 
 [8] Questi ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva
        concesso facoltà di arruolare milizie.
 
 [9] Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi ed egli li rese ai loro
        genitori.
 
 [10] Giònata pose la residenza in Gerusalemme e incominciò a
        ricostruire e rinnovare la città.
 
 [11] Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del
        monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero.
 
 [12] Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide
        fuggirono;
 
 [13] ognuno abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra;
 
 [14] solo in Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei
        comandamenti; fu quello il loro rifugio.
 
 [15] Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a
        Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli
        e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate
 
 [16] e disse: "Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e
        alleato".
 
 [17] Scrisse e spedì a lui questa lettera:
 
 [18] "Il re Alessandro al fratello Giònata salute.
 
 [19] Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto
        ad essere nostro amico.
 
 [20] Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico
        del re - gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro - perché
        tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi".
 
 [21] Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell'anno
        centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e fece
        preparare molte armi.
 
 [22] Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e disse:
 
 [23] "Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse
        nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno?
 
 [24] Scriverò anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni,
        perché passino dalla nostra parte".
 
 [25] Scrisse loro in questi termini: "Il re Demetrio al popolo dei
        Giudei salute.
 
 [26] Avete osservato le nostre alleanze e siete rimasti nella nostra
        amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne
        siamo felici.
 
 [27] Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo
        con favori quello che farete per noi.
 
 [28] Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni.
 
 [29] Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e
        dalla tassa del sale e dalle corone.
 
 [30] Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre
        distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza
        parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da
        oggi per sempre.
 
 [31] Gerusalemme sia santa ed esente con il suo distretto e così siano
        sacre le decime e i tributi.
 
 [32] Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme e la concedo al
        sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui scelti a
        presidiarla.
 
 [33] Rimetto in libertà senza compenso anche ogni persona giudea, fatta
        prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti
        siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame.
 
 [34] Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il triduo prima e il
        triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e di immunità per
        tutti i Giudei che sono nel mio regno;
 
 [35] nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di
        disturbarli per alcun motivo.
 
 [36] Si potranno arruolare nell'esercito del re fino a tremila Giudei e
        sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re.
 
 [37] Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più grandi fortezze
        del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli affari di fiducia del
        regno; i loro superiori e i comandamenti saranno scelti tra di loro e
        potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche
        per la Giudea.
 
 [38] I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione
        della Samaria, saranno riconosciuti dalla Giudea e considerati come
        sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia
        quella del sommo sacerdote.
 
 [39] Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di
        Gerusalemme per le spese necessarie al santuario.
 
 [40] Io personalmente assegno ogni anno quindicimila sicli d'argento
        prelevati dai diritti del re sulle località più convenienti.
 
 [41] Gli ulteriori contributi che non sono stati versati dagli
        incaricati come negli anni precedenti, d'ora in poi saranno corrisposti
        per le opere del tempio.
 
 [42] Oltre a ciò i cinquemila sicli che venivano prelevati
        dall'ammontare delle entrate annuali del tempio sono anche condonati
        perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio.
 
 [43] Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona
        con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato
        libero con quanto gli appartiene nel mio regno.
 
 [44] Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno
        sostenute dalla cassa del re.
 
 [45] Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno
        a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall'erario del re e così la
        costruzione di mura nella Giudea".
 
 [46] Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi
        prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da
        lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire.
 
 [47] Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad
        avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.
 
 [48] Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro
        Demetrio.
 
 [49] I due re attaccarono battaglia e l'esercito di Demetrio fu messo in
        fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe;
 
 [50] la battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde
        ucciso in quel giorno.
 
 [51] Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con questo
        messaggio:
 
 [52] "Poiché sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul
        trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio -
        egli si era impadronito del mio territorio
 
 [53] ma io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono
        sconfitti dal nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno -
 
 [54] concludiamo tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia,
        io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te".
 
 [55] Tolomeo rispose: "Felice il giorno in cui sei tornato nella
        terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno.
 
 [56] Io farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro
        fino a Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo
        suocero, come hai chiesto".
 
 [57] Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a
        Tolemàide nell'anno centosessantadue.
 
 [58] Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia
        Cleopatra e celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei
        re con grande sfarzo.
 
 [59] Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro.
 
 [60] Egli andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due
        re; offrì loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò
        il loro favore.
 
 [61] Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d'Israele,
        traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò
        loro ascolto.
 
 [62] Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e
        di rivestirlo della porpora e l'ordine fu eseguito.
 
 [63] Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali:
        "Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti
        accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli rechi molestia
        in alcun modo".
 
 [64] Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come
        proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si
        dileguarono tutti.
 
 [65] Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo
        costituì stratega e governatore della provincia.
 
 [66] Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.
 
 [67] Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne
        da Creta nella terra dei suoi padri.
 
 [68] Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò
        in Antiochia.
 
 [69] Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollonio e questi
        raccolse un grande esercito, si accampò presso Iamnia e inviò al sommo
        sacerdote Giònata questo messaggio:
 
 [70] "Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato
        oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte
        contro di noi stando sui monti?
 
 [71] Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi
        nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città.
 
 [72] Infòrmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati.
        Questi ti diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché
        già due volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro
        terra.
 
 [73] Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come
        il nostro in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui
        rifugiarsi".
 
 [74] Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe l'animo
        irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello
        Simone gli venne incontro per aiutarlo.
 
 [75] Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città,
        perché a Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto;
 
 [76] i cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa.
 
 [77] Apollonio lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e
        si mosse verso Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito
        si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla
        quale contava.
 
 [78] Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli
        eserciti attaccarono battaglia.
 
 [79] Apollonio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro
        di loro;
 
 [80] Giònata però si era accorto che c'era un appostamento dietro di
        lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro
        le truppe da mattina fino a sera.
 
 [81] Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata, mentre i
        cavalli di quelli si stancarono.
 
 [82] Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e
        poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono travolti e si
        diedero alla fuga;
 
 [83] i cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono
        in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca
        di scampo.
 
 [84] Giònata allora incendiò Asdòd e le città all'intorno, prese le
        loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon e quanti vi si
        erano rifugiati.
 
 [85] Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa
        ottomila uomini.
 
 [86] Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna
        e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori.
 
 [87] Così Giònata tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di
        bottino.
 
 [88] Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata;
 
 [89] gli inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e
        gli diede in possesso Ekròn e tutto il suo territorio.
 11 [1] Il
        re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido
        del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con inganno del regno di
        Alessandro per annetterlo al proprio regno.
 [2] Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli
        aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re
        Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero.
 
 [3] Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse
        le sue truppe di guarnigione.
 
 [4] Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato
        e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli
        carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano appunto accumulati
        lungo il percorso del re.
 
 [5] Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in
        cattiva luce, ma il re tacque.
 
 [6] Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande apparato e si
        salutarono a vicenda e passarono la notte colà.
 
 [7] Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e
        fece ritorno in Gerusalemme.
 
 [8] Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a
        Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro.
 
 [9] Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: "Su, concludiamo
        un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro ha in
        moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre.
 
 [10] Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di
        uccidermi".
 
 [11] Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno;
 
 [12] quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò
        atteggiamento verso Alessandro e divenne così manifesta la loro
        inimicizia.
 
 [13] Tolomeo entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in
        capo due corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia.
 
 [14] Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano
        sollevati gli abitanti di quelle province.
 
 [15] Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per
        combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui e gli andò
        incontro con forze ingenti e lo sconfisse.
 
 [16] Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo
        trionfò.
 
 [17] L'arabo Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a
        Tolomeo.
 
 [18] Ma anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli
        aveva lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si
        trovavano sulle fortezze stesse.
 
 [19] Così Demetrio divenne re nell'anno centosessantasette.
 
 [20] In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per
        espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di
        essa.
 
 [21] Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero dal re ad
        annunciare che Giònata assediava l'Acra.
 
 [22] Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si
        mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di
        sospendere l'assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto
        per un colloquio.
 
 [23] Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare
        l'assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se
        stesso al pericolo;
 
 [24] prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni e si recò
        dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui.
 
 [25] C'erano però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di
        lui,
 
 [26] ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e
        lo esaltò davanti a tutti i suoi amici,
 
 [27] lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori
        che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici.
 
 [28] Giònata ottenne che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi
        insieme alle tre toparchie e alla Samaria e gli promise trecento
        talenti.
 
 [29] Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto
        questo, lettere del seguente tenore:
 
 [30] "Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei Giudei
        salute.
 
 [31] Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritta a Làstene
        nostro parente intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza.
 
 [32] Re Demetrio a Làstene suo padre salute.
 
 [33] Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici nostri amici e
        rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri
        riguardi.
 
 [34] Abbiamo assegnato a loro il territorio della Giudea; i tre
        distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano trasferiti dalla
        Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono
        sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in
        passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi.
 
 [35] Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e
        delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto
        condoniamo loro.
 
 [36] Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi.
 
 [37] Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e
        rimetterla a Giònata perché sia esposta sul monte santo in luogo
        visibile".
 
 [38] Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di lui e
        nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno
        tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate
        dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei
        suoi padri.
 
 [39] Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che tutte le milizie
        mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo Imalcue che allevava
        il piccolo Antioco figlio di Alessandro.
 
 [40] Egli insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di
        suo padre e gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che
        avevano per lui i soldati, e rimase là molti giorni.
 
 [41] Giònata intanto mandò a chiedere al re che richiamasse gli
        occupanti dell'Acra in Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché
        erano sempre in lotta con Israele.
 
 [42] Demetrio fece rispondere a Giònata: "Non solo questo farò
        per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo di onori
        appena ne avrò l'opportunità.
 
 [43] Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché
        si sono ritirate le mie truppe".
 
 [44] Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli uomini più forti;
        essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò della loro venuta.
 
 [45] I cittadini della capitale si radunarono al centro della città in
        numero di circa centoventimila uomini e volevano eliminare il re.
 
 [46] Il re si rifugiò nel palazzo, ma i cittadini occuparono le vie
        della città e incominciarono i combattimenti.
 
 [47] Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti a lui; poi
        si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila;
 
 [48] quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e
        salvarono il re.
 
 [49] I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a
        loro piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce
        supplichevole:
 
 [50] "Stendi a noi la destra e desistano i Giudei dal combattere
        noi e la città".
 
 [51] Gettarono le armi e fecero la pace. I Giudei crebbero in fama
        presso il re e presso quanti erano nel suo regno e fecero ritorno in
        Gerusalemme portando grande bottino.
 
 [52] Demetrio rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto
        di lui.
 
 [53] Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non
        corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece
        soffrire molto.
 
 [54] Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente,
        il quale cominciò a regnare e cinse la corona.
 
 [55] Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva
        licenziate e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase
        sconfitto.
 
 [56] Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia.
 
 [57] Allora il giovinetto Antioco scrisse a Giònata: "Ti confermo
        il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo
        di essere tra gli amici del re".
 
 [58] Gli inviò vasi d'oro e un servizio da tavola con la facoltà di
        bere in quei vasi, di vestire la porpora e portare la fibbia d'oro.
 
 [59] Nominò anche Simone suo fratello comandante dalla Scala di Tiro
        fino ai confini dell'Egitto.
 
 [60] Giònata si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le
        varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della
        Siria. Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a
        rendergli omaggio.
 
 [61] Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le
        porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a
        sacco.
 
 [62] Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la
        destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a
        Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco.
 
 [63] Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso
        Cades in Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di
        distorglielo dall'impresa.
 
 [64] Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel
        paese.
 
 [65] Simone si accampò contro Bet-Zur e l'assalì per molti giorni
        assediandola.
 
 [66] Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma
        li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione.
 
 [67] Giònata a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il
        lago di Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr.
 
 [68] Ed ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella
        pianura, dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi
        avanzavano di fronte
 
 [69] quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono
        battaglia.
 
 [70] Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase se
        non Mattatia figlio di Assalonne e Giuda figlio di Calfi, comandanti di
        contingenti dell'esercito.
 
 [71] Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di
        polvere e si prostrò a pregare.
 
 [72] Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li
        costrinse alla fuga.
 
 [73] I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e
        con lui si diedero all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro
        accampamento e là anch'essi si accamparono.
 
 [74] Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata
        tornò poi in Gerusalemme.
 12 [1] Giònata,
        vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse uomini adatti e li
        inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l'amicizia con quel popolo.
 [2] Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo
        stesso argomento.
 
 [3] Partirono dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero:
        "Giònata sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a
        rinnovare la comune amicizia e l'alleanza come la prima volta".
 
 [4] E i Romani diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità
        dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea.
 
 [5] Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli
        Spartani:
 
 [6] "Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del
        popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani
        loro fratelli salute.
 
 [7] Gia in passato era stata spedita una lettera ad Onia sommo sacerdote
        da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l'attestazione che siete
        nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa.
 
 [8] Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva accettato la lettera
        nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e di amicizia.
 
 [9] Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture
        sacre che sono nelle nostre mani,
 
 [10] ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e
        l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei;
        molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi.
 
 [11] Noi dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni
        prescritti ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle
        nostre invocazioni, com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei
        fratelli.
 
 [12] Ci rallegriamo della vostra gloria.
 
 [13] Noi invece siamo stati circondati da tante oppressioni e molte
        guerre: ci hanno combattuti i re dei paesi vicini,
 
 [14] ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri
        alleati e amici in queste lotte:
 
 [15] abbiamo infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo
        stati liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati.
 
 [16] Ora abbiamo designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio
        di Giasone e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la
        precedente amicizia e alleanza con loro.
 
 [17] Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per
        salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei
        nostri rapporti e la nostra fraternità.
 
 [18] Voi dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste
        cose".
 
 [19] Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad Onia:
 
 [20] "Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute.
 
 [21] Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i
        Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo.
 
 [22] Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci
        farete cosa gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia.
 
 [23] Noi intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci
        appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto
        perché vi sia riferito in questo senso".
 
 [24] Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati
        con forze più numerose di prima per ritentare la guerra contro di lui.
 
 [25] Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di
        Amat, perché non volle dar loro il tempo di entrare nel suo paese.
 
 [26] Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando
        che essi stavano disponendosi per dar loro l'assalto di notte.
 
 [27] Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta
        la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia e dispose
        sentinelle intorno al campo.
 
 [28] Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano
        pronti per la battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e
        allora accesero fuochi nel loro campo.
 
 [29] Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino,
        perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi.
 
 [30] Allora si diede a inseguire le loro tracce, ma non potè
        raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero.
 
 [31] Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si
        impadronì delle loro spoglie.
 
 [32] Poi ripartì e andò a Damasco e si diede a percorrere tutto il
        paese.
 
 [33] Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai
        vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì;
 
 [34] aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la
        fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per
        presidiarla.
 
 [35] Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del
        popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea,
 
 [36] di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande
        barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinché
        fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere.
 
 [37] Si organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era
        rovinato parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì
        il cosiddetto Kafenata.
 
 [38] Simone a sua volta ricostruì Adida nella Sefela fortificandola e
        applicandovi porte e sbarre.
 
 [39] Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere la
        corona e stendere la mano contro il re Antioco,
 
 [40] ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli
        muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo;
        si mosse dunque e venne a Beisan.
 
 [41] Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e
        inquadrati e venne a Beisan.
 
 [42] Trifone, vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò
        bene dal mettergli le mani addosso.
 
 [43] Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi
        amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di
        obbedirgli come a lui stesso.
 
 [44] Disse a Giònata: "Perché mai hai disturbato tutta questa
        gente, non essendoci guerra tra di noi?
 
 [45] Su, dovresti rimandarli alle loro case; tu scegli per te pochi
        uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide e io la consegnerò
        a te insieme con le altre fortezze e il resto dell'esercito e tutti i
        funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per
        questo".
 
 [46] Giònata, fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le
        truppe che tornarono nella Giudea.
 
 [47] Fece rimanere tremila uomini, di cui duemila lasciò in Galilea e
        gli altri mille andarono con lui.
 
 [48] Ma quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero
        le porte e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti
        erano entrati con lui.
 
 [49] Trifone mandò poi fanti e cavalli in Galilea e nella grande
        pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata.
 
 [50] Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato e che
        era finita per lui e per quelli che erano con lui e, incoraggiatisi l'un
        l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia.
 
 [51] Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e se ne
        tornarono.
 
 [52] Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata
        e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto
        Israele si immerse in un lutto profondo.
 
 [53] Tutti i popoli intorno a loro cercarono subito di sterminarli,
        dicendo appunto: "Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo
        ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il loro ricordo dagli
        uomini".
 13 [1]
        Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire
        in Giudea a schiacciarla;
 [2] vide che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e
        radunò il popolo;
 
 [3] li confortò e disse loro: "Voi sapete bene quanto io e i miei
        fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il
        santuario e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenute.
 
 [4] Per questa causa sono morti i miei fratelli, tutti per la causa di
        Israele, e sono restato io solo.
 
 [5] Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione:
        perché io non sono più importante dei miei fratelli.
 
 [6] Anzi io difenderò il mio popolo e il santuario e le vostre mogli e
        i figli vostri, poiché si sono radunati tutti i pagani per sterminarci,
        spinti dall'odio".
 
 [7] Lo spirito del popolo si infiammò all'udire queste parole;
 
 [8] perciò risposero gridando a gran voce: "Tu sei il nostro
        condottiero al posto di Giuda e di Giònata tuo fratello;
 
 [9] combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi faremo".
 
 [10] Egli allora radunò tutti gli uomini atti alle armi e accelerò il
        completamento delle mura di Gerusalemme e le fortificò tutt'attorno.
 
 [11] Poi inviò Giònata figlio di Assalonne con un forte esercito a
        Giaffa; egli ne scacciò gli occupanti e rimase là sul posto.
 
 [12] Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire
        in Giudea e aveva con sé Giònata come prigioniero.
 
 [13] Simone a sua volta si accampò in Adida di fronte alla pianura.
 
 [14] Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata suo
        fratello e che si accingeva a muovergli guerra, perciò mandò
        messaggeri a proporgli:
 
 [15] "Giònata tuo fratello lo tratteniamo a causa del denaro che
        doveva all'erario del re per gli affari che amministrava.
 
 [16] Ora, mandaci cento talenti d'argento e due dei suoi figli in
        ostaggio, perché una volta liberato non si allontani per ribellarsi a
        noi. Con questo lo rimetteremo in libertà".
 
 [17] Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò
        ugualmente a prendere l'argento e i figli, per non attirarsi forte
        inimicizia da parte del popolo,
 
 [18] che poteva commentare: "È perito perché non gli hai mandato
        l'argento né i figli".
 
 [19] Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quegli non
        mantenne la parola e non liberò Giònata.
 
 [20] Fatto questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo,
        girando per la via che conduce ad Adòra. Ma Simone con le sue truppe ne
        seguiva le mosse puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva.
 
 [21] Quelli dell'Acra intanto inviarono messaggeri a Trifone
        sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro
        vettovaglie.
 
 [22] Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella
        notte cadde neve abbondantissima, e così a causa della neve non potè
        andare. Perciò si mosse e andò in Gàlaad.
 
 [23] Quando fu vicino a Bascama, uccise Giònata e lo seppellì sul
        posto.
 
 [24] Poi tornò e partì per la sua regione.
 
 [25] Simone mandò a prendere le ossa di Giònata suo fratello e lo
        seppellì in Modin, città dei suoi padri.
 
 [26] Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di
        lui per molti giorni.
 
 [27] Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose
        bene in vista con pietre levigate, dietro e davanti.
 
 [28] Poi dispose sette piramidi, l'una di fronte all'altra, per il
        padre, per la madre e per i quattro fratelli.
 
 [29] Le completò con una struttura architettonica, ponendovi attorno
        grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e
        presso i trofei navi scolpite che si potessero osservare da quanti erano
        in navigazione sul mare.
 
 [30] Tale è il mausoleo che eresse in Modin e che esiste ancora.
 
 [31] Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovinetto,
        finché lo uccise
 
 [32] e si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell'Asia e
        procurò grandi rovine al paese.
 
 [33] Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di
        torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le
        fortezze di viveri.
 
 [34] Poi Simone scelse uomini adatti e li inviò al re Demetrio per
        ottenere esoneri al paese; perché tutti gli atti di Trifone erano state
        rapine.
 
 [35] Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli rispose per
        iscritto inviandogli la seguente lettera:
 
 [36] "Il re Demetrio a Simone sommo sacerdote e amico del re, agli
        anziani e al popolo dei Giudei salute.
 
 [37] Abbiamo ricevuto la corona d'oro e la palma che ci avete inviata e
        siamo pronti a concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai
        sovrintendenti agli affari di concedervi le esenzioni;
 
 [38] quanto stabilimmo con voi resta stabilito e le fortezze che avete
        costruite restino di vostra proprietà.
 
 [39] Vi condoniamo le mancanze e le colpe fino ad oggi e la corona che
        ci dovete; se altro si riscuoteva in Gerusalemme, non sia più riscosso.
 
 [40] Se alcuni di voi sono atti ad essere iscritti al seguito della
        nostra persona, siano iscritti e regni la pace tra di noi".
 
 [41] Nell'anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da Israele
 
 [42] e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici e nei
        contratti: "Anno primo di Simone il grande, sommo sacerdote,
        stratega e capo dei Giudei".
 
 [43] In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di
        accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città
        e abbatté una torre impadronendosene.
 
 [44] I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si
        produsse in città un grande trambusto.
 
 [45] I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini,
        con le vesti stracciate, e supplicarono a gran voce per indurre Simone a
        dar loro la destra
 
 [46] e dissero: "Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma
        secondo la tua clemenza".
 
 [47] Simone venne a patti con loro e non combattè oltre contro di loro;
        ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c'erano
        idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento.
 
 [48] Egli eliminò da essa ogni contaminazione e vi stabilì uomini che
        fossero osservanti della legge; poi la fortificò e costruì in essa la
        propria dimora.
 
 [49] Ora quelli dell'Acra in Gerusalemme, messi nell'impossibilità di
        uscire e venire nel paese a comprare e vendere, erano terribilmente
        affamati e buon numero di essi moriva di fame.
 
 [50] Allora fecero giungere il loro grido a Simone, perché desse loro
        la destra, e Simone la diede; così li sloggiò di là e purificò
        l'Acra da tutte le contaminazioni.
 
 [51] Fecero ingresso in quel luogo il ventitré del secondo mese
        dell'anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di
        cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un
        grande nemico da Israele.
 
 [52] Simone stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa.
        Intanto completò la fortificazione del monte del tempio lungo l'Acra;
        qui abitò con i suoi.
 
 [53] Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo, Simone lo fece
        capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza in Ghezer.
 14 [1]
        Nell'anno centosettantadue il re Demetrio radunò le sue milizie e partì
        per la Media per raccogliere rinforzi e combattere Trifone.
 [2] Ma Arsace, re della Persia e della Media, appena seppe che Demetrio
        era entrato nel suo territorio, mandò uno dei suoi generali per
        catturarlo vivo.
 
 [3] Costui venne, battè l'esercito di Demetrio, lo catturò e lo
        condusse ad Arsace e questi lo mise in carcere.
 
 [4] Ebbe pace la terra di Giuda per tutta la vita di
        Simone;
 egli cercò il bene della sua gente
 e ad essi fu gradito il suo potere
 e la sua gloria per tutti i suoi giorni.
 
 [5] In aggiunta a tutte le sue glorie
 egli prese Giaffa per farne un porto
 e aprì un accesso alle isole del mare.
 
 [6] Ampliò i confini del suo popolo
 e riconquistò la regione.
 
 [7] Raccolse una turba di prigionieri
 e s'impadronì di Ghezer, di Bet-Zur e dell'Acra;
 
 [8] spazzò via da essa le immondezze,
 e nessuno gli si oppose.
 In pace si diedero a coltivare la loro terra;
 il suolo dava i suoi prodotti
 e gli alberi della campagna i loro frutti.
 
 [9] I vecchi sedevano nelle piazze,
 tutti s'interessavano al bene
 i giovani indossavano splendide vesti
 e armature di guerra.
 
 [10] Alle città fornì vettovaglie,
 e le munì con mezzi di difesa;
 così divenne celebre il suo nome
 e la sua gloria fino all'estremità della terra.
 
 [11] Fece regnare sul paese la pace
 e Israele gioì di grande letizia.
 
 [12] Ognuno sedeva sotto la sua vite
 e sotto il suo fico
 e nessuno incuteva loro timore.
 
 [13] Scomparve dal paese chi li avversava
 e i re andarono in rovina in quei giorni.
 
 [14] Confortò tutti i derelitti nel suo popolo;
 ricercò la legge ed eliminò ogni iniquo e maligno.
 
 [15] Diede splendore al tempio
 e lo rifornì di tutti gli arredi.
 
 [16] Si sparse fino a Roma e a Sparta la notizia che era morto Giònata
        e se ne rattristarono molto.
 
 [17] Tuttavia, quando seppero che Simone suo fratello era divenuto sommo
        sacerdote al suo posto e continuava a mantenere il potere sulla regione
        e sulle città,
 
 [18] scrissero a lui su tavolette di bronzo per rinnovare con lui
        l'amicizia e l'alleanza che avevano concluso con Giuda e Giònata suoi
        fratelli.
 
 [19] I messaggi furono letti davanti all'adunanza in Gerusalemme.
 
 [20] Questa è la copia della lettera che inviarono gli Spartani:
 "Le autorità e la cittadinanza degli Spartani a Simone sommo
        sacerdote, agli anziani, ai sacerdoti e al resto del popolo giudaico,
        loro fratelli, salute.
 
 [21] I messaggeri inviati al nostro popolo ci hanno riferito intorno
        alla vostra gloria e al vostro onore e noi ci siamo rallegrati per il
        loro arrivo.
 
 [22] Abbiamo registrato le loro dichiarazioni negli atti pubblici, in
        questi termini: Numenio, figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di
        Giasone, messaggeri dei Giudei, sono giunti presso di noi per rinnovare
        l'amicizia con noi.
 
 [23] È piaciuto al popolo di ricevere questi uomini con ogni onore e di
        inserire il testo del loro discorso nei registri a disposizione del
        pubblico, perché il popolo degli Spartani ne mantenga il ricordo".
 
 [24] Successivamente Simone mandò a Roma Numenio con un grande scudo
        d'oro, del peso di mille mine, per concludere l'alleanza con loro.
 
 [25] Quando il popolo seppe queste cose, disse: "Quale
        contraccambio daremo a Simone e ai suoi figli?
 
 [26] Egli infatti e i suoi fratelli e la casa di suo padre sono stati
        saldi e hanno scacciato da sé con le armi i nemici d'Israele e hanno
        assicurato la libertà". Poi fecero un'iscrizione su tavole di
        bronzo, che furono poste su colonne sul monte Sion.
 
 [27] Questo è il testo dell'iscrizione:
 "Il diciotto di Elul dell'anno centosettantadue, che è il terzo
        anno di Simone sommo sacerdote, in Asaramel,
 
 [28] nella grande assemblea dei sacerdoti e del popolo, dei capi della
        nazione e degli anziani della regione ci è stato reso noto:
 
 [29] Poiché più volte erano sorte guerre nel paese, Simone, figlio di
        Mattatia, sacerdote della stirpe di Ioarìb, e i suoi fratelli si
        gettarono nella mischia e si opposero agli avversari del loro popolo,
        perché restassero incolumi il santuario e la legge, e arrecarono gloria
        grande al loro popolo.
 
 [30] Giònata riunì la sua nazione e ne divenne il sommo sacerdote, poi
        andò a raggiungere i suoi antenati.
 
 [31] I loro nemici vollero invadere il loro paese e stendere la mano
        contro il santuario.
 
 [32] Simone allora si oppose e si battè per il suo popolo e spese molto
        del suo per dotare di armi le milizie della sua nazione e assegnare loro
        un salario.
 
 [33] Inoltre fortificò le città della Giudea e Bet-Zur nel territorio
        della Giudea, dove prima c'era la roccaforte dei nemici, e vi pose un
        presidio di soldati giudei.
 
 [34] Fortificò Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i confini di
        Asdòd, nelle quali prima risiedevano i nemici, e vi impiantò i Giudei
        e provvide in esse quanto era necessario al loro sostentamento.
 
 [35] Il popolo ammirò la fede di Simone e la gloria che egli si
        proponeva di procurare al suo popolo; lo costituirono loro capo e sommo
        sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli
        aveva conservate al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di
        elevare la sua gente.
 
 [36] Nei suoi giorni si riuscì felicemente per mezzo suo a scacciare
        dal loro paese i pagani e quelli che erano nella città di Davide e in
        Gerusalemme, che si erano edificati l'Acra e ne uscivano profanando i
        dintorni del santuario e recando offesa grande alla sua purità.
 
 [37] Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la purità della
        regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme.
 
 [38] Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo sacerdozio;
 
 [39] lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì grandi onori.
 
 [40] Seppe infatti che i Giudei erano considerati amici, alleati e
        fratelli da parte dei Romani, e che questi erano andati incontro ai
        messaggeri di Simone con segni di onore;
 
 [41] che i Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse
        sempre loro condottiero e sommo sacerdote finché sorgesse un profeta
        fedele,
 
 [42] che fosse loro comandante militare e avesse cura del santuario e
        fossero nominati da lui i sovrintendenti ai loro lavori, al paese, agli
        armamenti e alle fortezze;
 
 [43] che, prendendosi cura del santuario, fosse da tutti obbedito; che
        scrivessero nel suo nome tutti i contratti del paese e vestisse di
        porpora e ornamenti d'oro;
 
 [44] né doveva essere lecito a nessuno del popolo né dei sacerdoti
        respingere alcuno di questi diritti o disobbedire ai suoi ordini o
        convocare riunioni senza suo consenso e vestire di porpora e ornarsi
        della fibbia aurea;
 
 [45] chiunque agisse contro questi decreti o ne respingesse alcuno,
        fosse ritenuto colpevole.
 
 [46] Piacque a tutto il popolo sancire che Simone si comportasse secondo
        questi decreti.
 
 [47] Simone da parte sua accettò e gradì di esercitare il sommo
        sacerdozio, di essere anche stratega ed etnarca dei Giudei e dei
        sacerdoti e capo di tutti".
 
 [48] Disposero che questa iscrizione fosse riportata su tavole di bronzo
        da collocarsi nel recinto del santuario in luogo visibile
 
 [49] e che se ne depositasse copia nel tesoro, perché fosse a
        disposizione di Simone e dei suoi figli.
 15 [1]
        Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole del mare, a
        Simone sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei e a tutto il popolo,
 [2] il cui contenuto era del seguente tenore: "Il re Antioco a
        Simone sommo sacerdote ed etnarca e al popolo dei Giudei salute.
 
 [3] Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti del regno dei
        nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno, per
        ricostruirlo com'era prima; ho reclutato un esercito ingente di
        mercenari e allestito navi da guerra.
 
 [4] È mia volontà sbarcare nella regione, per punire coloro che hanno
        rovinato il nostro paese e desolato molte città nel mio regno.
 
 [5] Ora ti confermo tutte le esenzioni che ti hanno concesse i re miei
        predecessori, e tutti gli altri esoneri dai doni.
 
 [6] Ti concedo di batter moneta propria con corso legale al tuo paese;
 
 [7] Gerusalemme e il suo santuario siano liberi; tutti gli armamenti che
        hai preparato e le fortezze che hai costruite e occupi, restino in tuo
        possesso.
 
 [8] Quanto devi al re e i debiti che potrai avere verso il re in
        avvenire da ora e sempre ti sono rimessi.
 
 [9] Quando poi avremo preso possesso del nostro regno, onoreremo te, il
        tuo popolo e il tempio con grandi onori, così da render chiara la
        vostra gloria in tutta la terra".
 
 [10] Nell'anno centosettantaquattro Antioco entrò nella terra dei suoi
        padri e si schierarono con lui tutte le milizie, così che pochi
        rimasero con Trifone.
 
 [11] Antioco si diede ad inseguirlo e quegli dovette fuggire e venne
        fino a Dora situata sul mare,
 
 [12] perché vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le
        truppe lo abbandonavano.
 
 [13] Antioco pose il campo contro Dora, avendo con sé centoventimila
        armati e ottomila cavalli.
 
 [14] Egli circondò la città mentre le navi attaccarono dal mare; fece
        così pressione contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando
        più entrare né uscire nessuno.
 
 [15] Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suo compagni, portando
        lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano:
 
 [16] "Lucio console dei Romani al re Tolomeo salute.
 
 [17] Gli anziani dei Giudei sono giunti a noi come amici nostri e
        alleati, a rinnovare l'antica amicizia e alleanza, inviati da Simone
        sommo sacerdote e dal popolo dei Giudei.
 
 [18] Essi hanno portato uno scudo d'oro di mille mine.
 
 [19] È piaciuto a noi di scrivere ai re dei vari paesi, perché non
        procurino loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla
        loro regione, né prestino alleanza a chi entri in guerra con loro.
 
 [20] Ci è parso bene accettare da essi lo scudo.
 
 [21] Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso
        di voi, consegnateli a Simone, perché ne faccia giustizia secondo la
        loro legge".
 
 [22] Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Attalo, ad Ariarate
        e Arsace
 
 [23] e a tutti i paesi: a Sampsame, agli Spartani, a Delo, a Mindo, a
        Sicione, alla Caria, a Samo, alla Pamfilia, alla Lidia, ad Alicarnasso,
        a Rodi, a Faselide, a Coo, a Side, ad Arado, a Gortina, a Cnido, a Cipro
        e a Cirène.
 
 [24] Copia di queste lettere avevano trascritto per Simone sommo
        sacerdote.
 
 [25] Antioco dunque teneva il campo contro Dora da due giorni, lanciando
        continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine; aveva
        precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare.
 
 [26] Simone gli inviò duemila uomini scelti per combattere al suo
        fianco e insieme argento, oro e molti equipaggiamenti.
 
 [27] Ma Antioco non volle accettare niente, anzi ritirò quanto aveva
        prima concesso a Simone e si inimicò con lui.
 
 [28] Poi gli inviò Atenobio, uno dei suoi amici, a trattare con lui in
        questi termini: "Voi occupate Giaffa, Ghezer e l'Acra in
        Gerusalemme, tutte città del mio regno.
 
 [29] Avete devastato il loro territorio e avete causato rovina grande
        nel paese e vi siete impadroniti di molte località nel mio regno.
 
 [30] Ora, consegnate le città che avete occupate, insieme con i tributi
        delle località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della
        Giudea,
 
 [31] oppure date in sostituzione cinquecento talenti d'argento e, in
        compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri
        cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra".
 
 [32] Atenobio, l'amico del re, si recò in Gerusalemme e vide la gloria
        di Simone, il vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande
        fasto, e ne rimase meravigliato; poi gli riferì le parole del re.
 
 [33] Simone gli rispose: "Non abbiamo occupato terra straniera né
        ci siamo impossessati di beni altrui ma dell'eredità dei nostri padri,
        che fu posseduta dai nostri nemici senza alcun diritto nel tempo
        passato.
 
 [34] Noi, avendone avuta l'opportunità, abbiamo ricuperato l'eredità
        dei nostri padri.
 
 [35] Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse causarono rovina
        grande nel nostro paese: per esse daremo cento talenti".
 
 [36] Atenobio non gli rispose parola, ma tornò indispettito presso il
        re, al quale riferì quelle parole e la gloria di Simone e quanto aveva
        visto. Il re si adirò furiosamente.
 
 [37] Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosia.
 
 [38] Il re allora nominò Cendebèo primo stratega della zona litoranea
        e mise al suo comando forze di fanteria e cavalleria.
 
 [39] Poi gli ordinò di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò
        di ricostruire Cedron, rinforzando le porte, e di iniziare la guerra
        contro il popolo. Il re intanto coninuò la caccia a Trifone.
 
 [40] Cendebèo si recò a Iamnia e cominciò a molestare il popolo, a
        invadere la Giudea, a far prigionieri tra il popolo e metterli a morte.
 
 [41] Egli ricostruì Cedron e vi dispose la cavalleria e la truppa perché
        potessero uscire e battere le strade della Giudea, come gli aveva
        ordinato il re.
 16 [1]
        Allora Giovanni salì da Ghezer e riferì a Simone suo padre quanto
        faceva Cendebèo.
 [2] Simone chiamò i suoi due figli maggiori Giuda e Giovanni e disse
        loro: "Io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo
        combattuto le battaglie d'Israele dalla gioventù fino ad oggi e riuscì
        nelle nostre mani l'impresa di salvare Israele ripetutamente;
 
 [3] ora io sono vecchio e voi, per misericordia del Cielo, siete nell'età
        buona; prendete il posto mio e di mio fratello e fatevi avanti a
        combattere per il vostro popolo; l'aiuto del Cielo sia con voi".
 
 [4] Giovanni arruolò nella regione ventimila uomini esperti nelle armi
        e cavalieri; partirono contro Cendebèo e passarono la notte in Modin.
 
 [5] Alzatisi il mattino, proseguirono per la pianura ed ecco venire
        incontro a loro un esercito ingente, fanti e cavalleria; ma un torrente
        li separava.
 
 [6] Giovanni con la sua gente pose il campo di fronte. Vedendo che il
        grosso esitava ad attraversare il torrente, passò per primo. Lo videro
        i suoi uomini e passarono dopo di lui.
 
 [7] Egli divise la moltitudine e pose i cavalieri in mezzo ai fanti,
        perché la cavalleria degli avversari era molto numerosa.
 
 [8] Poi diedero fiato alle trombe: Cendebèo e il suo schieramento
        furono respinti; molti della loro parte caddero colpiti a morte e i
        superstiti si rifugiarono nella fortezza.
 
 [9] Fu ferito allora anche Giuda, fratello di Giovanni. Giovanni invece
        li inseguì, finché giunse a Cedron che Cendebèo aveva ricostruito.
 
 [10] I nemici fuggirono nelle torri esistenti nelle campagne di Asdòd,
        ma egli vi appiccò il fuoco. Restarono sul campo circa duemila nemici.
        Poi Giovanni ritornò in Giudea senza molestie.
 
 [11] Tolomeo, figlio di Abùbo, era stato costituito stratega della
        pianura di Gerico. Egli possedeva molto argento e oro,
 
 [12] poiché era il genero del sommo sacerdote.
 
 [13] Il suo cuore si inorgoglì e si propose di impadronirsi del paese e
        covava perfidi disegni contro Simone e i suoi figli per eliminarli.
 
 [14] Simone era in visita alle città della regione e si interessava
        delle loro necessità. Venne allora in Gerico insieme con Mattatia e
        Giuda suoi figli, nell'anno centosettantasette, nell'undicesimo mese,
        cioè il mese di Sabat.
 
 [15] Il figlio di Abùbo, che covava il tradimento, li ricevette nella
        cittadella, chiamata Dok, che egli aveva costruita, e servì loro un
        gran banchetto, nascondendo ivi degli armati.
 
 [16] Quando Simone e i figli furono inebriati, Tolomeo e i suoi uomini
        si alzarono, impugnarono le armi, si scagliarono contro Simone nella
        sala del banchetto e trucidarono lui, i due figli e alcuni suoi servi.
 
 [17] Egli commise un'enorme perfidia e rese male per bene.
 
 [18] Tolomeo scrisse di questa cosa e spedì al re, perché gli inviasse
        milizie in aiuto e gli desse in consegna la loro regione e le città.
 
 [19] Inviò altri uomini a Ghezer per eliminare Giovanni e spedì
        lettere ai suoi comandanti, che venissero da lui, perché doveva loro
        argento e oro e doni;
 
 [20] altri uomini inviò ad occupare Gerusalemme e il monte del tempio.
 
 [21] Ma qualcuno corse avanti e informò Giovanni che suo padre e i suoi
        fratelli erano periti, aggiungendo: "Ha inviato uomini per uccidere
        anche te".
 
 [22] Udendo ciò, Giovanni rimase profondamente costernato; poi catturò
        gli uomini inviati per sopprimerlo e li mise a morte. Aveva infatti
        saputo che cercavano di ucciderlo.
 
 [23] Le altre azioni di Giovanni, le sue battaglie e gli atti di valore
        da lui compiuti, la ricostruzione delle mura da lui eseguita e le sue
        imprese, ecco stanno scritte negli annali del suo sommo sacerdozio, da
        quando divenne sommo sacerdote dopo la morte di suo padre.
 SECONDO
        LIBRO DEI MACCABEI 1 [1]
        "Ai fratelli giudei sparsi nell'Egitto salute. I fratelli giudei
        che sono in Gerusalemme e nella regione della Giudea augurano buona
        pace.
 [2] Dio voglia concedervi i suoi benefici e ricordarsi della sua
        alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe suoi servi fedeli;
 
 [3] conceda a tutti voi volontà di adorarlo e di compiere i suoi
        desideri con cuore generoso e animo pronto;
 
 [4] vi dia una mente aperta ad intender la sua legge e i suoi comandi, e
        volontà di pace.
 
 [5] Esaudisca le vostre preghiere e vi sia propizio e non vi abbandoni
        nell'ora dell'avversità.
 
 [6] Noi qui appunto preghiamo per voi.
 
 [7] Quando regnava Demetrio nell'anno centosessantanove, noi Giudei vi
        abbiamo scritto: "Nelle calamità e angosce che ci hanno colpiti in
        questi anni da quando Giasone e i suoi partigiani hanno apostatato dalla
        città santa e dal regno,
 
 [8] incendiando il portone e versando sangue innocente, noi abbiamo
        pregato il Signore e siamo stati esauditi. Quindi abbiamo preso
        l'offerta delle vittime e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade
        e presentato i pani".
 
 [9] Vi scriviamo la presente per esortarvi a celebrare i giorni delle
        Capanne nel mese di Casleu.
 
 [10] I Giudei residenti in Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio
        degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo,
        appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l'unzione, e ai
        Giudei dimoranti in Egitto, salute e prosperità.
 
 [11] Salvati da grandi pericoli per l'intervento di Dio, lo ringraziamo
        molto per esserci potuti schierare contro il re.
 
 [12] Perché egli stesso ha respinto le forze schierate contro la santa
        città.
 
 [13] Recatosi in Persia, il loro capo e con lui l'esercito creduto
        invincibile, fu ucciso nel tempio della dea Nanea, per gli inganni
        orditi dai sacerdoti di Nanea.
 
 [14] Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi
        amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a
        titolo di dote.
 
 [15] Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate,
        egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle
        spalle di Antioco
 
 [16] e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e
        fulminarono il condottiero e i suoi. Poi fattili a pezzi e tagliate le
        loro teste, le gettarono a quelli di fuori.
 
 [17] In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte
        gli empi.
 
 [18] Stando noi per celebrare la purificazione del tempio il venticinque
        di Casleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché
        anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando
        Neemia offrì i sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e
        dell'altare.
 
 [19] Infatti quando i nostri padri furono deportati in Persia, i
        sacerdoti fedeli di allora, preso il fuoco dall'altare, lo nascosero con
        cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo
        misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti.
 
 [20] Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia,
        rimandato dal re di Persia, inviò i discendenti di quei sacerdoti che
        avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando essi ci riferirono
        che non avevano trovato il fuoco ma acqua grassa, comandò loro di
        attingerne e portarne.
 
 [21] Poi furono portate le offerte per i sacrifici e Neemia comandò che
        venisse aspersa con quell'acqua la legna e quanto vi era sopra.
 
 [22] Così fu fatto e dopo un pò di tempo il sole, che prima era
        coperto di nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con
        grande meraviglia di tutti.
 
 [23] I sacerdoti si posero allora in preghiera, mentre il sacrificio
        veniva consumato, e con i sacerdoti tutti gli altri: Giònata intonava,
        gli altri continuavano in coro insieme a Neemia.
 
 [24] La preghiera era formulata in questo modo: Signore, Signore Dio,
        creatore di tutto, tremendo e potente, giusto e misericordioso, tu solo
        re e buono,
 
 [25] tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi
        Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e
        santificazione,
 
 [26] accetta il sacrificio offerto per Israele tuo popolo, custodisci la
        tua porzione e santificala.
 
 [27] Raccogli i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano
        ai pagani, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano i
        pagani che tu sei il nostro Dio.
 
 [28] Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia.
 
 [29] Concedi al tuo popolo di radicarsi nel tuo luogo santo, come ha
        detto Mosè.
 
 [30] I sacerdoti a loro volta cantavano inni.
 
 [31] Poi vennero consumate le vittime del sacrificio e Neemia ordinò
        che il resto dell'acqua venisse versata sulle pietre più grosse.
 
 [32] Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita
        dal bagliore del fuoco acceso sull'altare.
 
 [33] Quando fu divulgato il fatto e fu annunciato al re dei Persiani che
        nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco era
        comparsa acqua e che i sacerdoti al seguito di Neemia avevano con quella
        purificato le cose necessarie al sacrificio,
 
 [34] il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver
        accertato il fatto.
 
 [35] Il re ricevette anche molti doni da quelli che aveva favoriti e ne
        diede a sua volta.
 
 [36] I compagni di Neemia chiamarono questo luogo Neftar che significa
        spurificaziones; ma i più lo chiamano Neftai.
 2 [1] Si
        trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di
        prendere del fuoco, come è stato significato,
 [2] e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge
        raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non
        lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e
        il fasto di cui erano circondati,
 
 [3] e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la
        legge nel loro cuore.
 
 [4] Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso,
        ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il
        monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio,
 
 [5] Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse
        la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso.
 
 [6] Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non
        trovarono più il luogo.
 
 [7] Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare
        ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si
        sarà mostrato propizio.
 
 [8] Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del
        Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando
        Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato.
 
 [9] Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il
        sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio.
 
 [10] E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso
        il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche
        Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti.
 
 [11] Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta
        per il peccato, essa è stata consumata.
 
 [12] Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
 
 [13] Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di
        Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri
        dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni.
 
 [14] Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra
        che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi.
 
 [15] Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di
        portarveli.
 
 [16] Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione;
        farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni.
 
 [17] Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti
        l'eredità, nonchè il regno, il sacerdozio e la santificazione
 
 [18] come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che
        egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni
        regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha
        liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo".
 
 [19] I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la
        purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare,
 
 [20] come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore,
 
 [21] nonchè le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si
        erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a
        impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di
        barbari,
 
 [22] a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la
        città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando
        il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza:
 
 [23] questi fatti narrati da Giasone di Cirène nel corso di cinque
        libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione.
 
 [24] Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per
        chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della
        vastità della materia,
 
 [25] ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere,
        facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti
        gli eventuali lettori.
 
 [26] Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare,
        l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie,
 
 [27] così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le
        esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce
        sopportare la fatica,
 
 [28] lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari,
        curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto.
 
 [29] Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta
        la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco
        deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi.
 
 [30] L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e
        l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica;
 
 [31] curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della
        narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio.
 
 [32] Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a
        ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare
        nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.
 3 [1] Nel
        periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano
        osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua
        avversione al male,
 [2] gli stessi re avevano preso ad onorare il luogo santo e a
        glorificare il tempio con doni insigni,
 
 [3] al punto che Selèuco, re dell'Asia, provvedeva con le proprie
        entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici.
 
 [4] Ma un certo Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente
        del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno
        all'amministrazione della città.
 
 [5] Non potendo aver ragione con Onia, si recò da Apollonio di Tarso,
        che in quel periodo era stratega della Celesiria e della Fenicia,
 
 [6] e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze
        immense tanto che l'ammontare del capitale era incalcolabile e non
        serviva per le spese dei sacrifici; era quindi ben possibile ridurre
        tutto in potere del re.
 
 [7] Apollonio si incontrò con il re e gli riferì intorno alle
        ricchezze a lui denunciate; quegli designò l'incaricato degli affari
        Eliodòro e lo inviò con l'ordine di effettuare il prelevamento delle
        suddette ricchezze.
 
 [8] Eliodòro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le
        città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per compiere
        l'incarico del re.
 
 [9] Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote
        della città, espose le segnalazioni ricevute e disse chiaro il motivo
        per cui era venuto; domandava poi se le cose stavano realmente così.
 
 [10] Il sommo sacerdote gli spiegò che quelli erano i depositi delle
        vedove e degli orfani;
 
 [11] che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di
        condizione assai elevata; che l'empio Simone andava denunciando la cosa
        a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti
        d'argento e duecento d'oro;
 
 [12] che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati
        coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere
        sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
 
 [13] Ma Eliodòro, a causa degli ordini ricevuti dal re, rispose
        recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell'erario
        del re.
 
 [14] Venne in un giorno da lui stabilito per ordinare l'inventario delle
        medesime, mentre tutta la città era in grande agitazione.
 
 [15] I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati
        davanti all'altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la
        legge dei depositi, perché fossero conservati integri a coloro che li
        avevano consegnati.
 
 [16] Chi guardava l'aspetto del sommo sacerdote riportava uno strazio al
        cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano
        l'intimo tormento.
 
 [17] Tutta la sua persona era immersa in un timore e in un tremito del
        corpo da cui appariva manifesta, a chi osservava, l'angoscia che aveva
        in cuore.
 
 [18] Anche dalle case uscivano per accorrere in folla a una pubblica
        supplica, perché il luogo santo stava per essere violato.
 
 [19] Le donne, cingendo sotto il petto il cilicio, riempivano le strade;
        anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte,
        in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre;
 
 [20] tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le
        suppliche.
 
 [21] Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l'ansia
        tormentosa del sommo sacerdote.
 
 [22] Essi supplicavano l'onnipotente Signore che volesse conservare
        intatti in piena sicurezza i depositi per coloro che li avevano
        consegnati.
 
 [23] Eliodòro metteva ugualmente in esecuzione il suo programma.
 
 [24] Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro,
        il Signore degli spiriti e di ogni potere compì un'apparizione
        straordinaria, così che tutti i temerari che avevano osato entrare,
        colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono fiaccati e atterriti.
 
 [25] Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile
        e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro
        Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere
        appariva rivestito di armatura d'oro.
 
 [26] A lui apparvero inoltre altri due giovani dotati di gran forza,
        splendidi di bellezza e con vesti meravigliose, i quali, postisi ai due
        lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse.
 
 [27] In un attimo fu atterrato e si trovò immerso in una fitta oscurità.
        Allora i suoi lo afferrarono e lo misero in una barella.
 
 [28] Egli che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro
        con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad
        aiutarsi. Dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di
        Dio.
 
 [29] Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, era là senza
        voce e privo d'ogni speranza di salvezza,
 
 [30] gli altri benedicevano il Signore che aveva glorificato il suo
        luogo santo; il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e
        confusione, dopo che il Signore onnipotente aveva manifestato il suo
        intervento, si riempì di gioia e letizia.
 
 [31] Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onia che supplicasse
        l'Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava
        irrimediabilmente esalando l'ultimo respiro.
 
 [32] Il sommo sacerdote, temendo che il re per avventura venisse a
        sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un
        sacrificio per la salute dell'uomo.
 
 [33] Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero
        a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali in
        piedi dissero: "Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per
        merito del quale il Signore ti ridà la vita.
 
 [34] Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti
        la grande potenza di Dio". Dette queste parole, disparvero.
 
 [35] Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi
        preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da
        Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re.
 
 [36] Egli testimoniava a tutti le opere del sommo Dio, che aveva visto
        con i suoi occhi.
 
 [37] Quando poi il re gli domandava chi fosse adatto ad essere inviato
        ancora una volta in Gerusalemme, rispondeva:
 
 [38] Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo
        là e l'avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo,
        perché in quel luogo c'è veramente una potenza divina.
 
 [39] Lo stesso che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di
        quel luogo ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono
        con cattiva intenzione.
 
 [40] Così dunque si sono svolti i fatti rigurdanti Eliodòro e la
        difesa del tesoro.
 4 [1] Il
        suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria,
        diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodòro e fosse stato
        l'organizzatore dei disordini;
 [2] osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città,
        il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi.
 
 [3] L'odio era giunto a tal punto che si compirono delle uccisioni da
        parte di uno dei gregari di Simone;
 
 [4] allora Onia, vedendo l'aggravarsi dell'invidia e accorgendosi che
        Apollonio figlio di Menèsteo, stratega della Celesira e della Fenicia,
        aizzava la perfidia di Simone,
 
 [5] si recò dal re, non per far la parte di accusatore dei suoi
        concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno
        in particolare.
 
 [6] Vedeva infatti che senza un provvedimento del re era impossibile
        ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo
        freno alla sua pazzia.
 
 [7] Ma, Selèuco essendo passato all'altra vita e avendo preso le redini
        del governo Antioco chiamato anche Epìfane, Giasone, fratello di Onia,
        volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio
 
 [8] e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti
        d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata.
 
 [9] Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti,
        se gli fosse stato concesso di stabilire di sua autorità una palestra e
        un campo d'addestramento e di erigere una corporazione d'Antiocheni a
        Gerusalemme.
 
 [10] Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, si diede
        subito a trasformare i suoi connazionali secondo i costumi greci,
 
 [11] annullando i favori concessi dal re ai Giudei, ad opera di
        Giovanni, padre di quell'Eupolemo che aveva guidato l'ambasciata presso
        i Romani per negoziare il patto d'amicizia e di alleanza, e sradicando
        le leggi cittadine inaugurò usanze perverse.
 
 [12] Fu subito zelante nel costruire una palestra, proprio ai piedi
        dell'acròpoli, e nell'indurre i giovani più distinti a portare il pètaso.
 
 [13] Così era raggiunto il colmo dell'ellenizzazione e la diserzione
        verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione dell'empio e falso
        sommo sacerdote Giasone.
 
 [14] Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio
        all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si
        affrettarono a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella
        palestra, appena dato il segnale del lancio del disco.
 
 [15] Così tenendo in poco conto le glorie patrie stimavano nobilissime
        le glorie elleniche.
 
 [16] Ma appunto a causa di queste li sorprese una grave situazione e si
        ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni
        seguivano con zelo e a cui cercavano di rassomigliare in tutto.
 
 [17] Non è cosa che resti impunita il comportarsi empiamente contro le
        leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo di
        tempo.
 
 [18] Celebrandosi in Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re,
 
 [19] l'empio Giasone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di
        Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dramme d'argento per il
        sacrifico a Ercole; ma questi portatori ritennero non conveniente usarle
        per il sacrifico, bensì impiegarle per altra spesa.
 
 [20] Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del
        mandante, servì, grazie ai portatori, per la costruzione delle triremi.
 
 [21] Antioco, avendo mandato Apollonio, figlio di Menèsteo, in Egitto
        per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era
        diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua
        sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di
        Gerusalemme.
 
 [22] Fu accolto da Giasone e dalla città con dimostrazioni magnifiche e
        introdotto con corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la
        marcia militare verso la Fenicia.
 
 [23] Tre anni dopo, Giasone mandò Menelao, fratello del già menzionato
        Simone, a portare al re denaro e a presentargli un memoriale su alcuni
        affari importanti.
 
 [24] Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un
        portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio,
        superando l'offerta di Giasone di trecento talenti d'argento.
 
 [25] Munito delle disposizioni del re, si presentò di ritorno, non
        avendo con sé nulla che fosse degno del sommo sacerdozio, ma avendo le
        manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva.
 
 [26] Così Giasone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a
        sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide.
 
 [27] Menelato si impadronì del potere, ma non s'interessò più del
        denaro promesso al re,
 
 [28] sebbene gliele avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante
        dell'acròpoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei
        tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re.
 
 [29] Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco suo
        fratello; Sòstrato lasciò Cratète, comandante dei Ciprioti.
 
 [30] Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e Mallo si
        ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina
        del re.
 
 [31] Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione,
        lasciando come luogotenente Andronìco, uno dei suoi dignitari.
 
 [32] Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona,
        sottrasse alcuni arredi d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andronìco;
        altri poi si trovò che li aveva venduti a Tiro e nelle città vicine.
 
 [33] Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi
        rifugiato in località inviolabile a Dafne situata presso Antiochia.
 
 [34] Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andronìco, lo pregò
        di sopprimere Onia. Quegli, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la
        fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene ancora
        guardato con sospetto, ad uscire dall'asilo e subito lo uccise senza
        alcun riguardo alla giustizia.
 
 [35] Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti altri popoli si
        mossero a sdegno e tristezza per l'empia uccisione di tanto uomo.
 
 [36] Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono
        a lui i Giudei della città insieme con i Greci che condividevano
        l'esecrazione dell'uccisione di Onia contro ogni diritto.
 
 [37] Antioco fu intimamente rattristato, colpito da cordoglio e mosso a
        lacrime per la saggezza e la grande prudenza del defunto;
 
 [38] subito, acceso di sdegno, tolse la porpora ad Andronìco, ne
        stracciò le vesti e lo trascinò attraverso tutta la città fino al
        luogo stesso dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e là cancellò
        dal mondo l'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
 
 [39] Essendo poi avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di
        Lisìmaco su istigazione di Menelao ed essendosene sparsa la voce al di
        fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti arredi d'oro
        erano stati portati via.
 
 [40] La folla era eccitata e piena di furore e Lisìmaco, armati circa
        tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, mettendo come
        comandante un certo Aurano già avanzato in età e non meno in
        stoltezza.
 
 [41] Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco,
        afferrarono chi pietre, chi grossi bastoni, altri raccolsero a manciate
        la polvere sul posto e si gettarono contro coloro che stavano attorno a
        Lisìmaco.
 
 [42] A questo modo ne ferirono molti, alcuni ne stesero morti,
        costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del
        tempio presso la camera del tesoro.
 
 [43] Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao.
 
 [44] "Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli
        anziani difesero presso di lui il loro diritto.
 
 [45] Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona
        quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorìmene, perché traesse il
        re dalla sua parte.
 
 [46] Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per prendere il
        fresco, e gli fece mutar parere.
 
 [47] Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il
        male, e a quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche
        presso gli Sciti, sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la
        pena di morte.
 
 [48] Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano
        difeso la città, il popolo e gli arredi sacri.
 
 [49] Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto,
        provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura.
 
 [50] Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere,
        crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.
 5 [1] In
        questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in
        Egitto.
 [2] Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri
        che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di
        spade sguainate,
 
 [3] e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri
        vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e
        bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie.
 
 [4] Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio.
 
 [5] Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra
        vita, Giasone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un
        assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città
        era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli.
 
 [6] Giasone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non
        comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo
        insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla
        propria gente.
 
 [7] Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio
        della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide.
 
 [8] Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re
        degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e
        odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice
        della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto;
 
 [9] colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria
        morì presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare
        riparo in nome della comunanza di stirpe.
 
 [10] E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di
        gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal
        sepolcro dei suoi padri.
 
 [11] Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la
        Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come
        una belva, prese la città con le armi
 
 [12] e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti
        capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case.
 
 [13] Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di
        donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini.
 
 [14] Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel
        corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli
        venduti schiavi.
 
 [15] Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di
        tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore
        delle leggi e della patria,
 
 [16] e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re
        era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per
        segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe.
 
 [17] Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era
        sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città
        e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo.
 
 [18] Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come
        era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la
        camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da
        flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia.
 
 [19] Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel
        luogo, ma quel luogo a causa del popolo.
 
 [20] Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure
        piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per
        l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la
        riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua
        gloria.
 
 [21] Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti
        d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua
        superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per
        effetto del suo orgoglio.
 
 [22] Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in
        Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi
        l'aveva nominato;
 
 [23] sul Garizim Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli
        altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità
        dichiarata contro i Giudei.
 
 [24] Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila
        uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di
        vendere le donne e i fanciulli.
 
 [25] Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si
        tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora sorpresi i Giudei
        in riposo, comandò ai suoi una parata militare
 
 [26] e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, scorrendo
        con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone.
 
 [27] Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di
        dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera
        delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di
        alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione.
 6 [1] Non
        molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i
        Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più
        secondo le leggi divine,
 [2] inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a
        Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si
        confaceva agli abitanti del luogo.
 
 [3] Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male.
 
 [4] Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte
        dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici
        si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti.
 
 [5] L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi.
 
 [6] Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le
        feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo.
 
 [7] Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio
        del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste
        dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di
        Dioniso.
 
 [8] Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche,
        per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch'esse seguissero
        le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le
        carni dei sacrifici
 
 [9] e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle
        usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse.
 
 [10] Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i
        figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte
        in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura.
 
 [11] Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per
        celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro,
        perché essi avevano ripugnanza a difendersi per il rispetto a quel
        giorno santissimo.
 
 [12] Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi
        per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la
        distruzione ma per la correzione del nostro popolo.
 
 [13] E veramente il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo,
        e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza.
 
 [14] Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli
        altri popoli, attendendo pazientemente il tempo di punirli, quando siano
        giunti al colmo dei loro peccati;
 
 [15] e questo per non dovere alla fine punirci quando fossimo giunti
        all'estremo delle nostre colpe.
 
 [16] Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma,
        correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo.
 
 [17] Questo sia detto come verità da ricordare. Dopo questa breve
        parentesi torniamo alla narrazione.
 
 [18] Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti
        negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva
        costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina.
 
 [19] Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa,
        s'incamminò volontariamente al supplizio,
 
 [20] sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono
        pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di
        sopravvivere.
 
 [21] Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in
        nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo
        tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era
        lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la
        porzione delle carni sacrificate imposta dal re,
 
 [22] perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e
        approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che
        aveva con loro.
 
 [23] Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del
        prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e
        della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno
        specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo
        che lo mandassero alla morte.
 
 [24] "Non è affatto degno della nostra età fingere con il
        pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia
        passato agli usi stranieri,
 
 [25] a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e
        brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così
        disonore e macchia alla mia vecchiaia.
 
 [26] Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non
        potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipontente.
 
 [27] Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno
        della mia età
 
 [28] e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare
        la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande
        leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.
 
 [29] Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco
        prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima
        pronunziate fossero una pazzia.
 
 [30] Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: "Il
        Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire
        alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma
        nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui".
 
 [31] In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla
        grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e
        ricordo di fortezza.
 7 [1] Ci
        fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre,
        furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni
        suine proibite.
 [2] Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa
        cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che
        trasgredire le patrie leggi".
 
 [3] Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e
        caldaie.
 
 [4] Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la
        lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato
        loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre.
 
 [5] Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo
        al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si
        spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a
        vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando:
 
 [6] "Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà
        conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta:
        Egli si muoverà a compassione dei suoi servi".
 
 [7] Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo
        e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano:
        "Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in
        ogni suo membro?".
 
 [8] Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: "No".
        Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo.
 
 [9] Giunto all'ultimo respiro, disse: "Tu, o scellerato, ci elimini
        dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le
        sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna".
 
 [10] Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise
        fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani
 
 [11] e disse dignitosamente: "Da Dio ho queste membra e, per le sue
        leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo";
 
 [12] così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla
        fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture.
 
 [13] Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli
        stessi tormenti.
 
 [14] Ridotto in fin di vita, egli diceva: "È bello morire a causa
        degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di
        essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà
        per la vita".
 
 [15] Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato.
 
 [16] Ma egli, guardando il re, diceva: "Tu hai potere sugli uomini,
        e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro
        popolo sia stato abbandonato da Dio.
 
 [17] Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come
        strazierà te e la tua discendenza".
 
 [18] Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse:
        "Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa
        nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci
        succedono cose che muovono a meraviglia.
 
 [19] Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere
        contro Dio".
 
 [20] La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria,
        perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto
        serenamente per le speranze poste nel Signore.
 
 [21] Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili
        sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile,
        diceva loro:
 
 [22] "Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo
        spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi.
 
 [23] Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine
        l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua
        misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora
        per le sue leggi non vi curate di voi stessi".
 
 [24] Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse
        di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a
        parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto
        felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo
        amico e gli avrebbe affidato cariche.
 
 [25] Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re,
        chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il
        ragazzo.
 
 [26] Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di
        persuadere il figlio;
 
 [27] chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella
        lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in
        seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho
        condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento.
 
 [28] Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto
        vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale
        è anche l'origine del genere umano.
 
 [29] Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi
        fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i
        tuoi fratelli nel giorno della misericordia".
 
 [30] Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: "Che
        aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della
        legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè.
 
 [31] Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non
        sfuggirai alle mani di Dio.
 
 [32] Per i nostri peccati noi soffriamo.
 
 [33] Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per
        breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi.
 
 [34] Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non
        esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro
        i figli del Cielo;
 
 [35] perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio
        che tutto vede.
 
 [36] Gia ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento,
        hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai
        per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia.
 
 [37] Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita
        per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo
        popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo
        è Dio;
 
 [38] con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira
        dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe".
 
 [39] Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più cudelmente che
        sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno.
 
 [40] Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando
        pienamente nel Signore.
 
 [41] Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
 
 [42] Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le
        incredibili crudeltà.
 8 [1]
        Intanto Giuda Maccabeo e i suoi compagni, passando di nascosto nei
        villaggi, invitavano i parenti, raccogliendo in più coloro che erano
        rimasti fedeli al giudaismo; così misero insieme circa seimila uomini.
 [2] Alzarono allora suppliche al Signore, perché riguardasse il popolo
        da tutti calpestato, avesse pietà del tempio profanato da uomini empi,
 
 [3] usasse misericordia alla città devastata e prossima ad essere rasa
        al suolo, porgesse orecchio al sangue che gridava al suo cospetto,
 
 [4] non dimenticasse l'iniquo sterminio di fanciulli innocenti e le
        bestemmie pronunciate contro il suo nome e mostrasse sdegno contro la
        malvagità.
 
 [5] Il Maccabeo, postosi a capo del gruppo, divenne ormai invincibile ai
        pagani, mentre l'ira del Signore si volgeva in misericordia.
 
 [6] Piombando inaspettatamente su città e villaggi, li incendiava e,
        impadronendosi delle posizioni più opportune, metteva in fuga non pochi
        dei nemici,
 
 [7] scegliendo di preferenza la notte come tempo favorevole a queste
        incursioni. La fama del suo valore risuonava dovunque.
 
 [8] Filippo, osservando che quest'uomo a poco a poco otteneva vantaggio
        e progrediva continuamente nei successi, scrisse a Tolomeo, stratega
        della Celesiria e della Fenicia, perché intervenisse a favore degli
        interessi del re.
 
 [9] Quegli incaricò Nicànore, figlio di Pàtroclo, uno dei primi amici
        del re, e lo inviò, mettendo ai suoi ordini gente d'ogni nazione in
        numero non inferiore a ventimila, per sterminare totalmente la stirpe
        dei Giudei. Gli associò anche Gorgia, un generale di professione ed
        esperto nelle azioni belliche.
 
 [10] Nicànore stabilì di pagare il tributo che il re doveva ai Romani,
        che era di duemila talenti, con la vendita degli schiavi giudei.
 
 [11] Anzi spedì senz'altro un avviso alle città della costa,
        invitandole all'acquisto di schiavi giudei e promettendo di barattare
        novanta prigionieri per un talento; non immaginava che la vendetta
        dell'Onnipotente stava per piombare su di lui.
 
 [12] Giuda fu informato della spedizione di Nicànore e annunciò ai
        suoi uomini la presenza dell'esercito.
 
 [13] Allora i paurosi e i diffidenti della giustizia di Dio fuggirono,
        portandosi lontano dalla zona.
 
 [14] Altri vendevano tutte le cose che erano loro rimaste e insieme
        pregavano il Signore di salvare coloro che l'empio Nicànore aveva
        venduti prima ancora dello scontro;
 
 [15] questo, se non per loro merito, almeno per l'alleanza con i loro
        padri e per riguardo al suo glorioso nome invocato sopra di loro.
 
 [16] Il Maccabeo poi, radunando i suoi uomini in numero di seimila, li
        esortava a non scoraggiarsi davanti ai nemici, né a lasciarsi prendere
        da timore di fronte alla moltitudine dei pagani venuti ingiustamente
        contro di loro, ma a combattere da forti,
 
 [17] tenendo davanti agli occhi le violenze da essi empiamente
        perpetrate contro il luogo santo e lo strazio della città messa a
        ludibrio e ancora la soppressione dell'ordinamento politico degli
        antenati.
 
 [18] "Costoro - disse - confidano nelle armi e insieme nel loro
        ardire; noi confidiamo nel Dio onnipotente, capace di abbattere quanti
        vengono contro di lui e il mondo intero con un sol cenno".
 
 [19] Ricordò loro distintamente gli interventi divini al tempo degli
        antenati, quello avvenuto contro Sennàcherib, quando morirono
        centottantacinquemila uomini,
 
 [20] e quello successo in Babilonia nella battaglia contro i Gàlati,
        quando vennero nella necessità di battersi, essendo in tutto ottomila
        insieme con quattromila Macedoni, e mentre i Macedoni soccombevano, gli
        ottomila sterminarono centoventimila uomini con l'aiuto venuto loro dal
        Cielo e trassero un grande vantaggio.
 
 [21] Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi
        e per la patria; poi divise in qualche modo l'esercito in quattro parti;
 
 [22] mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone,
        Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini;
 
 [23] fece inoltre leggere da Eleàzaro il libro sacro e, data la parola
        d'ordine "Aiuto di Dio", postosi a capo del primo reparto,
        attaccò Nicànore.
 
 [24] L'Onnipotente si fece in realtà loro alleato ed essi uccisero più
        di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte
        dell'esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire.
 
 [25] S'impadronirono anche del denaro dei mercanti convenuti per
        acquistarli; inseguirono poi i nemici per un pezzo, ma tornarono
        indietro impediti dall'ora tarda.
 
 [26] Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero
        l'inseguimento.
 
 [27] Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il
        sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li
        aveva fatti giungere salvi fino a quel giorno, fissandolo per loro come
        inizio della sua misericordia.
 
 [28] Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai sinistrati,
        alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero loro e i loro figli.
 
 [29] Compiute queste cose, alzarono insieme preghiere al Signore
        misericordioso, scongiurandolo di riconciliarsi pienamente con i suoi
        servi.
 
 [30] Combatterono anche con gli uomini di Timòteo e di Bàcchide,
        uccidendone più di ventimila, e divennero padroni di alte fortezze e
        distribuirono le molte spoglie, facendo parti uguali per sé, per i
        sinistrati, per gli orfani, per le vedove e anche per i vecchi.
 
 [31] Raccolte le armi dei nemici, con molta cura riposero il tutto in
        luoghi opportuni; il resto del bottino lo portarono a Gerusalemme.
 
 [32] Uccisero anche l'ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo
        scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei.
 
 [33] Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che
        avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era
        rifugiato in una casupola; ricevette così una degna mercede della sua
        empietà.
 
 [34] Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti
        per la vendita dei Giudei,
 
 [35] umiliato, con l'aiuto di Dio, da coloro che erano da lui ritenuti
        insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo
        attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiochia, già
        troppo fortunato di essere sopravvissuto alla rovina dell'esercito.
 
 [36] Così chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con
        la vendita dei prigionieri in Gerusalemme, confessava ora che i Giudei
        avevano un difensore, che i Giudei erano per questa ragione invincibili,
        perché obbedivano alle leggi stabilite da lui.
 9 [1]
        Avvenne in quel periodo il ritorno ignominioso di Antioco dalle regioni
        della Persia.
 [2] Infatti egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era
        accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i
        cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò
        Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi
        vergognosamente.
 
 [3] Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò
        che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.
 
 [4] Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo
        smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede
        ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza
        sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva
        nella sua superbia: "Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei,
        appena vi sarò giunto".
 
 [5] Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga
        insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo
        colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi
        intestinali,
 
 [6] ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con
        molti e strani generi di tormenti.
 
 [7] Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora
        di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e
        comandava di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in
        corsa tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte
        le membra del corpo.
 
 [8] Colui che poco prima pensava di comandare ai flutti del mare,
        arrogandosi di essere un superuomo e di pesare sulla bilancia le cime
        dei monti, ora gettato a terra doveva farsi portare in lettiga, rendendo
        a tutti manifesta la potenza di Dio,
 
 [9] a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e,
        mentre era ancora vivo, le sue carni fra spasimi e dolori cadevano a
        brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di
        lui.
 
 [10] Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora
        nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore.
 
 [11] Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare
        il colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto
        del divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori.
 
 [12] Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: "È
        giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando
        si è mortali!".
 
 [13] Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più
        avuto misericordia di lui, e diceva
 
 [14] che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si
        affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero;
 
 [15] che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva
        stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto
        alle fiere insieme con i loro bambini;
 
 [16] che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che
        prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti
        gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai
        contributi fissati per i sacrifici;
 
 [17] inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni
        luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
 
 [18] Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla - era arrivato
        infatti su di lui il giusto giudizio di Dio - e disperando ormai di sé,
        scrisse ai Giudei la lettera che riportiamo qui sotto, nello stile di
        una supplica, così concepita:
 
 [19] "Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco
        augura magnifica salute, benessere e prosperità.
 
 [20] Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il
        vostro pensiero, io, riponendo le mie speranze nel Cielo,
 
 [21] mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra
        benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito
        da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla
        comune sicurezza di tutti.
 
 [22] Pur non disperando del mio stato, ma avendo molta fiducia di poter
        scampare dalla malattia,
 
 [23] considerando d'altra parte che anche mio padre, quando aveva
        intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, aveva indicato il
        successore,
 
 [24] perché se accadesse qualche cosa di inaspettato o si diffondesse
        la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo
        in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero;
 
 [25] e oltre a questo constatando che i sovrani vicini e confinanti con
        il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho
        designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando
        intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e
        affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita.
 
 [26] Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti
        pubblicamente o privatamente e prego ciascuno di conservare la vostra
        benevolenza verso di me e mio figlio.
 
 [27] Ho fiducia che egli si comporterà con voi con moderazione e umanità,
        secondo le mie direttive".
 
 [28] Quest'omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti,
        come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra
        straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera.
 
 [29] Curò il trasporto della salma Filippo, cresciuto insieme a lui, il
        quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si recò in Egitto presso
        Tolomeo Filomètore.
 10 [1] Il
        Maccabeo intanto e i suoi uomini, guidati dal Signore, rioccuparono il
        tempio e la città,
 [2] distrussero le are innalzate dagli stranieri sulle piazze e i
        recinti sacri.
 
 [3] Purificarono il tempio e vi costruirono un altro altare; poi facendo
        scintille con le pietre, ne trassero il fuoco e offrirono sacrifici,
        dopo un'interruzione di due anni; prepararono l'altare degli incensi, le
        lampade e l'offerta dei pani.
 
 [4] Fatto questo, prostrati a terra, supplicarono il Signore, che non li
        facesse più incorrere in quei mali ma, se mai peccassero ancora,
        venissero da lui corretti con clemenza, ma non abbandonati in mano a un
        popolo di barbari e bestemmiatori.
 
 [5] La purificazione del tempio avvenne nello stesso giorno in cui gli
        stranieri l'avevano profanato, il venticinque dello stesso mese, cioè
        di Casleu.
 
 [6] Con gioia passarono otto giorni come nella festa delle Capanne,
        ricordando come poco tempo prima avevano passato la feste delle Capanne
        dispersi sui monti e nelle caverne come animali selvatici.
 
 [7] Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme,
        innalzavano inni a colui che aveva fatto ben riuscire la purificazione
        del suo proprio tempio.
 
 [8] Stabilirono quindi con pubblico decreto e deliberazione per tutto il
        popolo dei Giudei, che ogni anno si celebrassero questi giorni.
 
 [9] Tali furono le vicende riguardanti la morte di Antioco chiamato Epìfane.
 
 [10] Ora invece esporremo le cose accadute sotto Antioco Eupàtore,
        figlio di quell'empio, sunteggiando le principali sventure connesse alle
        guerre.
 
 [11] Costui, dunque, succeduto nel regno, nominò capo degli affari
        politici un certo Lisia, primo stratega della Celesiria e della Fenicia.
 
 [12] Tolomeo, chiamato Macrone, preferendo osservare la giustizia nei
        riguardi dei Giudei, a causa dei torti che erano stati fatti loro,
        cercava di svolgere i rapporti con loro pacificamente.
 
 [13] Per questo motivo fu accusato dagli amici presso l'Eupàtore ed
        egli, sentendosi spesso chiamare traditore per aver abbandonato Cipro a
        lui affidata dal Filomètore ed essere passato dalla parte di Antioco Epìfane,
        né potendo esercitare con onore la carica, preso il veleno, pose fine
        alla propria vita.
 
 [14] Gorgia, divenuto stratega della regione, assoldava stranieri e
        teneva viva la guerra contro i Giudei.
 
 [15] Insieme con lui anche gli Idumei, che occupavano fortezze
        strategiche, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i
        fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra.
 
 [16] Pertanto gli uomini del Maccabeo, dopo aver innalzato preghiere e
        supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze
        degli Idumei
 
 [17] e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni,
        respinsero quelli che combattevano sulle mura e uccisero quanti erano
        venuti a tiro; ne uccisero così non meno di ventimila.
 
 [18] Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri fortificate a
        regola d'arte e fornite di tutto l'occorrente per sostenere l'assedio.
 
 [19] Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe e inoltre Zaccheo e
        i suoi uomini, sufficienti per quell'assedio, si recò in zone più
        critiche.
 
 [20] Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si
        lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e,
        ricevute settantamila dramme, ne lasciarono fuggire alcuni.
 
 [21] Quando fu riferito al Maccabeo l'accaduto, radunati i capi del
        popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, dando
        libertà ai loro nemici.
 
 [22] Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e
        senza indugio espugnò le due torri.
 
 [23] Essendo ben riuscito in tutto con le armi in mano, mise a morte
        nelle due fortezze più di ventimila uomini.
 
 [24] Timòteo, che prima aveva perduto di fronte ai Giudei, assoldando
        ora forze straniere in gran numero e radunando la cavalleria dell'Asia,
        che non era meno numerosa, avanzò con l'intenzione di soggiogare la
        Giudea con le armi.
 
 [25] Gli uomini del Maccabeo al suo avvicinarsi, si cosparsero il capo
        di polvere per la preghiera a Dio e, cintisi i fianchi di sacco,
 
 [26] si prostrarono sul rialzo davanti all'altare e lo supplicarono che
        si mostrasse loro propizio e fosse nemico dei loro nemici e avversario
        dei loro avversari, secondo l'espressione della legge.
 
 [27] Terminata la preghiera, presero le armi e uscirono dalla città per
        un bel tratto. Quando furono vicini ai nemici, si fermarono.
 
 [28] Appena spuntata la luce del mattino, iniziò l'attacco dalle due
        parti, gli uni avendo a garanzia del successo e della vittoria gloriosa
        la fiducia nel Signore, gli altri ponendo come guida nel conflitto il
        loro ardire.
 
 [29] Accesasi una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque
        uomini splendidi su cavalli dalle briglie d'oro, che guidavano i Giudei.
 
 [30] Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro
        armature, lo rendevano invulnerabile; contro gli avversari invece
        scagliavano dardi e folgori ed essi, confusi e accecati, si dispersero
        in preda al disordine.
 
 [31] Ne furono uccisi ventimilacinquecento e seicento cavalieri.
 
 [32] Lo stesso Timòteo dovette rifugiarsi nella fortezza chiamata
        Ghezer, ben munita, dove era comandante Chèrea.
 
 [33] Ma i soldati del Maccabeo assediarono con entusiasmo la fortezza
        per quattro giorni.
 
 [34] Gli assediati, fidando delle fortificazioni del luogo,
        bestemmiavano in modo orribile e lanciavano empie frasi.
 
 [35] Alle prime luci del quinto giorno, venti giovani del Maccabeo,
        accesi di sdegno per le bestemmie, prese d'assalto le mura
        coraggiosamente e con selvaggio furore, travolsero chiunque trovarono.
 
 [36] Anche altri, attaccando con una manovra di aggiramento,
        incendiarono le torri e, accesi dei fuochi, bruciarono vivi i
        bestemmiatori; altri ancora sfondarono le porte e fatto entrare il resto
        dell'esercito affrettarono la presa della città.
 
 [37] Uccisero Timòteo che si era nascosto in una buca e il fratello di
        lui Chèrea e Apollòfane.
 
 [38] Terminata l'impresa, con canti e inni di riconoscenza benedicevano
        il Signore che aveva magnificamente favorito Israele e concesso loro la
        vittoria.
 11 [1] Dopo
        brevissimo tempo Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli
        affari di stato, mal sopportando l'accaduto,
 [2] raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse
        contro i Giudei, calcolando di ridurre la città a dimora dei Greci,
 
 [3] di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto dei
        pagani e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio.
 
 [4] Egli non considerava per niente la potenza di Dio, ma si appoggiava
        sulla potenza di migliaia di fanti, sulle migliaia di cavalli e sugli
        ottanta elefanti.
 
 [5] Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Zur, che era una posizione
        fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse
        d'assedio.
 
 [6] Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava
        le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il
        Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele.
 
 [7] Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri ad
        esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti
        insieme partirono con coraggio.
 
 [8] Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come
        condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in
        atto di agitare un'armatura d'oro.
 
 [9] Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono così
        rafforzati in cuore, che erano pronti ad assalire non solo gli uomini ma
        anche le bestie più feroci e mura di ferro.
 
 [10] Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la
        misericordia che il Signore aveva avuto di loro.
 
 [11] Gettatisi come leoni sui nemici, ne stesero al suolo undicimila e
        milleseicento cavalieri, tutti gli altri li costrinsero a fuggire.
 
 [12] Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati.
        Anche Lisia per salvarsi fu costretto a fuggire vergognosamente.
 
 [13] Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subìta e
        constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché l'onnipotente Dio
        combatteva al loro fianco,
 
 [14] mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto,
        assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione
        su di lui perché diventasse loro amico.
 
 [15] Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto
        quanto Lisia chiedeva. Quanto infatti il Maccabeo aveva presentato a
        Lisia per iscritto a riguardo dei Giudei, fu accordato dal re.
 
 [16] Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del
        seguente tenore:
 
 [17] "Lisia al popolo dei Giudei salute. Giovanni e Assalonne,
        inviati da voi, ci hanno consegnato la decisione qui sotto riportata e
        hanno chiesto la ratifica dei punti in essa dichiarati.
 
 [18] Quanto era necessario riferire al re, l'ho riferito ed egli ha
        accordato quanto era accettabile.
 
 [19] Se dunque conserverete il vostro buon impegno per gli interessi del
        regno, procurerò anche in avvenire di esservi causa di favori.
 
 [20] Su questi punti e sui particolari ho dato ordine a questi due e ai
        miei incaricati di trattare con voi.
 
 [21] State bene. L'anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di
        Dioscorinzio".
 
 [22] La lettera del re si esprimeva così:
 "Il re Antioco al fratello Lisia salute.
 
 [23] Dopo che nostro padre è passato tra gli dei, volendo noi che i
        cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi
        particolari
 
 [24] e, avendo sentito che i Giudei, non favorevoli al disegno di
        ellenizzazione di nostro padre, attaccati invece al loro sistema di
        vita, chiedono di potersi attenere alle proprie leggi,
 
 [25] desiderosi a nostra volta che anche questo popolo sia libero da
        turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino
        secondo le tradizioni dei loro antenati.
 
 [26] Farai quindi cosa opportuna a inviare loro messaggeri e ad offrire
        loro la destra perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano
        contenti e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose".
 
 [27] La lettera del re indirizzata al popolo era così concepita:
 "Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri
        Giudei salute.
 
 [28] Se state bene, è appunto come noi vogliamo: anche noi godiamo
        ottima salute.
 
 [29] Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre
        sedi.
 
 [30] A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del
        mese di Xàntico, sarà garantita sicurezza e facoltà
 
 [31] di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro
        leggi come prima e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per
        le mancanze commesse per ignoranza.
 
 [32] Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi.
 
 [33] State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".
 
 [34] Anche i Romani inviarono loro questa lettera:
 "Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei
        Giudei salute.
 
 [35] Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha accordato, anche
        noi siamo d'accordo.
 
 [36] Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire
        al re, mandate subito uno, dopo aver deliberato tra di voi, perché
        possiamo esporre le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in
        viaggio per Antiochia.
 
 [37] Mandate dunque in fretta alcuni per farci conoscere di quale parere
        siete.
 
 [38] State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico".
 12 [1]
        Conclusi questi accordi, Lisia ritornò presso il re; i Giudei invece si
        diedero a coltivare la terra.
 [2] Ma alcuni dei comandanti dei distretti e precisamente Timòteo e
        Apollonio, figlio di Gennèo, Ierònimo e Demofonte e, oltre questi, Nicànore,
        il comandante dei mercenari di Cipro, non li lasciavano vivere
        tranquilli né procedere in pace.
 
 [3] Gli abitanti di Giaffa perpetrarono un'empietà di questo genere:
        invitarono i Giudei che abitavano con loro a salire con le mogli e con i
        figli su barche allestite da loro, come se non ci fosse alcuna cattiva
        intenzione a loro riguardo,
 
 [4] ma fosse un'iniziativa di tutta la cittadinanza. Essi accettarono,
        desiderosi di rinsaldare la pace, e lontani da ogni sospetto. Ma quando
        furono al largo, li fecero affondare in numero non inferiore a duecento.
 
 [5] Quando Giuda fu informato di questa crudeltà compiuta contro i suoi
        connazionali, diede ordine ai suoi uomini
 
 [6] e, invocando Dio, giusto giudice, mosse contro gli assassini dei
        suoi fratelli e nella notte incendiò il porto, bruciò le navi e uccise
        di spada quanti vi si erano rifugiati.
 
 [7] Poi, dato che il luogo era sbarrato, abbandonò l'impresa con l'idea
        di tornare un'altra volta e sradicare tutta la cittadinanza di Giaffa.
 
 [8] Avendo poi appreso che anche i cittadini di Iamnia volevano usare lo
        stesso sistema con i Giudei che abitavano con loro,
 
 [9] piombando di notte sui cittadini di Iamnia, incendiò il porto con
        la flotta, così che si vedeva il bagliore delle fiamme fino a
        Gerusalemme, che è distante duecentoquaranta stadi.
 
 [10] Quando si furono allontanati di là per nove stadi, dirigendosi
        contro Timòteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri
        irruppero contro Giuda.
 
 [11] Ne nacque una zuffa furiosa, ma gli uomini di Giuda con l'aiuto di
        Dio ebbero la meglio. I nomadi invece, sopraffatti, supplicarono Giuda
        che stendesse loro la destra promettendo di cedergli bestiame e di
        aiutarlo in tutto il resto.
 
 [12] Giuda, prevedendo che realmente gli sarebbero stati utili in molte
        cose, acconsentì a far la pace con loro ed essi, strette le destre,
        tornarono alle loro tende.
 
 [13] Attaccò anche una città difesa da contrafforti, circondata da
        mura e abitata da gente d'ogni stirpe, chiamata Casfin.
 
 [14] Quelli di dentro, sicuri della solidità delle mura e delle riserve
        di viveri, si mostravano insolenti con gli uomini di Giuda,
        insultandoli, aggiungendo bestemmie e pronunciando frasi che non è
        lecito riferire.
 
 [15] Ma gli uomini di Giuda, dopo aver invocato il grande Signore del
        mondo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto
        cadere Gerico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente le mura.
 
 [16] Presa la città per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi,
        cosicché il lago adiacente, largo due stadi, sembrava pieno del sangue
        che vi colava dentro.
 
 [17] Allontanatisi di là settecentocinquanta stadi giunsero a Caraca,
        presso i Giudei chiamati Tubiani;
 
 [18] ma da quelle parti non trovarono Timòteo, il quale era già
        partito dalla zona, senza aver intrapreso alcuna azione, ma lasciando in
        un certo luogo un presidio molto forte.
 
 [19] Dosìteo e Sosìpatro, due capitani del Maccabeo, in una sortita
        sterminarono gli uomini di Timòteo lasciati nella fortezza, che erano
        più di diecimila.
 
 [20] Intanto il Maccabeo ordinò il suo esercito dividendolo in reparti,
        nominò questi al comando dei reparti e mosse contro Timòteo, il quale
        aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri.
 
 [21] Quando Timòteo seppe dell'arrivo di Giuda, mandò avanti le donne,
        i fanciulli e tutto il bagaglio nel luogo chiamato Carnion: era questa
        una posizione inespugnabile e inaccessibile per la strettezza di tutti i
        passaggi.
 
 [22] All'apparire del primo reparto di Giuda, si diffuse tra i nemici il
        panico e il terrore perché si verificò contro di loro l'apparizione di
        colui che dall'alto tutto vede, e perciò cominciarono a fuggire
        precipitandosi chi da una parte chi dall'altra, cosicché spesso erano
        colpiti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade.
 
 [23] Giuda dirigeva l'inseguimento con ogni energia, trafiggendo quegli
        empi: ne sterminò circa trentamila.
 
 [24] Lo stesso Timòteo, caduto in mano agli uomini di Dosìteo e Sosìpatro,
        supplicava con molta astuzia di essere lasciato sano e salvo, perché
        tratteneva come ostaggi i genitori di molti di loro e di alcuni i
        fratelli ai quali sarebbe capitato di essere trattati senza riguardo.
 
 [25] Avendo egli con molti discorsi prestato solenne promessa di
        restituire incolumi gli ostaggi, lo lasciarono libero per la salvezza
        dei propri fratelli.
 
 [26] Giuda mosse poi contro Carnion e l'Atergatèo e uccise
        venticinquemila uomini.
 
 [27] Dopo la sconfitta e lo sterminio di questi, marciò contro la
        fortezza di Efron, nella quale era stanziato Lisia con una moltitudine
        di gente di ogni razza; davanti alle mura erano schierati i giovani più
        forti e combattevano vigorosamente, mentre nella città stavano pronte
        molte riserve di macchine e di proiettili.
 
 [28] Avendo invocato il Signore che distrugge con la sua potenza le
        forze dei nemici, i Giudei fecero cadere la città nelle proprie mani e
        uccisero venticinquemila di coloro che vi stavano dentro.
 
 [29] Ritornati di là, mossero verso Beisan, che dista seicento stadi da
        Gerusalemme.
 
 [30] Ma i Giudei che vi abitavano testimoniarono che i cittadini di
        Beisan avevano dimostrato loro benevolenza e buona comprensione nel
        tempo della sventura
 
 [31] e questi li ringraziarono e li esortarono ad essere ben disposti
        anche in seguito verso il loro popolo. Poi si recarono a Gerusalemme
        nell'imminenza della festa delle settimane.
 
 [32] Dopo questa festa, chiamata Pentecoste, mossero contro Gorgia,
        stratega dell'Idumea.
 
 [33] Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri.
 
 [34] Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei.
 
 [35] Un certo Dosìteo, degli uomini di Bacènore, abile nel cavalcare e
        valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo
        trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno
        dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia
        potè fuggire a Maresa.
 
 [36] Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano
        stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e
        guida nella battaglia.
 
 [37] Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si
        accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di
        Gorgia e le mise in fuga.
 
 [38] Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché
        si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il
        sabato.
 
 [39] Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli
        uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro
        parenti nei sepolcri di famiglia.
 
 [40] Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli
        idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti
        chiaro il motivo per cui costoro erano caduti.
 
 [41] Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che
        rende palesi le cose occulte,
 
 [42] ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse
        pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a
        conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era
        avvenuto per il peccato dei caduti.
 
 [43] Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme
        d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio
        espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal
        pensiero della risurrezione.
 
 [44] Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero
        risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.
 
 [45] Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro
        che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua
        considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il
        sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.
 13 [1]
        Nell'anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che
        Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe;
 [2] era con lui Lisia, suo tutore e preposto agli affari dello stato,
        che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti,
        cinquemilatrecento cavalli, ventidue elefanti e trecento carri falcati.
 
 [3] A costoro si unì anche Menelao, il quale incoraggiava con molta
        astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di
        essere rimesso al suo posto di comando.
 
 [4] Ma il Re dei re eccitò l'ira di Antioco contro quello scellerato e,
        quando Lisia ebbe additato costui come causa di tutti i mali, diede
        ordine che fosse condotto a Berèa e messo a morte secondo l'usanza del
        luogo.
 
 [5] Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere. Essa ha un
        ordigno girevole che da ogni lato fa cadere a precipizio sulla cenere.
 
 [6] Di lassù chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto gli estremi in
        certi altri delitti, tutti lo spingono alla morte.
 
 [7] In tal modo l'empio Menelao incontrò la morte e non trovò terra
        per la sepoltura;
 
 [8] giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno
        all'altare dov'erano il fuoco sacro e la cenere, nella cenere trovò la
        sua morte.
 
 [9] Il re avanzava con barbari sentimenti e con l'intenzione di far
        provare ai Giudei trattamenti peggiori di quelli che avevano subiti
        sotto suo padre.
 
 [10] Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il
        Signore giorno e notte, perché, come altre volte, così anche ora
        aiutasse coloro che erano in pericolo di essere privati della legge,
        della patria e del tempio santo
 
 [11] e non permettesse che il popolo, che aveva appena goduto di un
        breve respiro, cadesse in mano a quegli infami pagani.
 
 [12] Quando ebbero fatto ciò tutti insieme ed ebbero supplicato il
        Signore misericordioso con gemiti e digiuni e prostrazioni per tre
        giorni continui, Giuda li esortò e comandò loro di tenersi preparati.
 
 [13] Tenuto poi un convegno a parte con gli anziani, decise che si
        dovesse, con l'aiuto di Dio, risolvere le cose uscendo a battaglia prima
        che l'esercito entrasse nella Giudea e si impadronisse della città.
 
 [14] Affidando poi ogni cura al creatore del mondo, esortò i suoi a
        combattere da prodi fino alla morte per le leggi, per il tempio, per la
        città, per la patria, per le loro istituzioni, e pose il campo vicino a
        Modin.
 
 [15] Data ai suoi uomini la parola d'ordine "Vittoria di Dio",
        con giovani valorosi ben scelti, piombò di notte sulla tenda del re
        nell'accampamento, uccise circa tremila uomini e trafisse il più grosso
        degli elefanti insieme con l'uomo che era nella torretta
 
 [16] e alla fine riempirono tutto il campo di terrore e confusione; poi
        se ne tornarono ad impresa ben riuscita.
 
 [17] Quando già spuntava il giorno, la cosa era compiuta, per la
        protezione del Signore che aveva assistito Giuda.
 
 [18] Il re, avuto questo saggio dell'audacia dei Giudei, tentava con
        l'astuzia la conquista delle posizioni.
 
 [19] Così si spingeva contro Bet-Zur, una ben munita fortezza dei
        Giudei, ma veniva respinto, aveva sfortuna e falliva;
 
 [20] mentre Giuda faceva giungere il necessario agli assediati.
 
 [21] Intanto Rodoco, appartenente alle file dei Giudei, aveva rivelato i
        segreti ai nemici: fu ricercato, preso e tolto di mezzo.
 
 [22] Il re tornò a trattare con quelli che erano in Bet-Zur, diede e
        ricevette la destra di pace e se ne andò. Assalì gli uomini di Giuda
        ma ebbe la peggio.
 
 [23] Ricevette poi notizia che Filippo, lasciato in Antiochia a dirigere
        gli affari, agiva da dissennato e ne rimase sconcertato; invitò i
        Giudei a trattare, si sottomise, si obbligò con giuramento a rispettare
        tutte le giuste condizioni, ristabilì l'accordo e offrì un sacrificio,
        onorò il tempio e beneficò il luogo.
 
 [24] Fece accoglienze al Maccabeo e lasciò Egemònide come stratega da
        Tolemàide fino al paese dei Gerreni.
 
 [25] Venne a Tolemàide, ma i cittadini di Tolemàide si mostrarono
        malcontenti per quegli accordi; erano irritati contro coloro che avevano
        voluto abolire i loro privilegi.
 
 [26] Salì allora sulla tribuna Lisia, fece la sua difesa meglio che potè,
        li persuase, li calmò, li rese ragionevoli; poi tornò ad Antiochia.
        Così si svolse la spedizione del re e il suo ritorno.
 14 [1] Dopo
        un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che
        Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un
        grande esercito e la flotta
 [2] e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore
        Lisia.
 
 [3] Un certo Alcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era
        volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi
        che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore
        accesso al sacro altare,
 
 [4] andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una
        corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del
        tempio e per quel giorno stette quieto.
 
 [5] Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato
        da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e
        mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose:
 
 [6] "I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il
        Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno
        trovi la tranquillità.
 
 [7] Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire
        del sommo sacerdozio, sono venuto qui,
 
 [8] spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e
        dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in
        secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del
        disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non
        poco impoverito.
 
 [9] Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e
        alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che
        hai con tutti.
 
 [10] Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi
        tranquilla".
 
 [11] Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di
        Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio.
 
 [12] Questi, designato subito Nicànore, già a capo degli elefanti, e
        nominatolo stratega della Giudea, lo inviò
 
 [13] con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini
        e di costituire Alcimo sommo sacerdote del tempio massimo.
 
 [14] Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si
        univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei
        Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
 
 [15] Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei
        pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha
        stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre
        protegge la sua porzione.
 
 [16] Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si
        scontrò con loro presso il villaggio di Dessau.
 
 [17] Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma era
        rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici.
 
 [18] Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli
        uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patira, non si
        arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue.
 
 [19] Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere
        la destra per la pace.
 
 [20] Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il
        comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò
        concorde e accettarono gli accordi.
 
 [21] Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro
        privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono
        dei seggi.
 
 [22] Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per
        paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei
        nemici: così in buon accordo tennero il convegno.
 
 [23] Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori
        luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite.
 
 [24] Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima
        inclinazione per quel prode.
 
 [25] L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, potè
        mettersi a posto e godere giorni sereni.
 
 [26] Ma Alcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia
        degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore
        seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti
        nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno.
 
 [27] Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio
        malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle
        alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il
        Maccabeo in catene.
 
 [28] Nicànore, sopreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva
        ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna
        colpa.
 
 [29] Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re,
        cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma.
 
 [30] Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con
        lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che
        questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei
        suoi non si fece più vedere da Nicànore.
 
 [31] Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da
        quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano
        compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato
        l'uomo.
 
 [32] I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai
        fosse il ricercato
 
 [33] ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: "Se non
        mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una
        piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno
        splendido tempio a Dioniso".
 
 [34] Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le
        mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo:
 
 [35] "Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di
        porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi.
 
 [36] E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua
        casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni".
 
 [37] Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di
        Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima
        fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei.
 
 [38] Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata
        l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo
        e anima con piena generosità.
 
 [39] Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i
        Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo;
 
 [40] pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un
        grave colpo.
 
 [41] Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di
        forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di
        appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la
        spada in corpo,
 
 [42] preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli
        empi e subire insulti indegni della sua nobiltà.
 
 [43] Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della
        lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente
        sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da
        prode.
 
 [44] Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed
        egli cadde in mezzo allo spazio vuoto.
 
 [45] Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre
        il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata
        di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia,
 
 [46] ormai completamente esague; si trappò gli intestini e prendendoli
        con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il
        Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
 15 [1] Nicànore,
        avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della
        Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo.
 [2] Poiché i Giudei che l'avevano seguito forzatamente gli dicevano:
        "Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro;
        rendi onore al giorno che è stato già onorato rivestendolo di santità
        da colui che tutto vede",
 
 [3] quell'uomo tre volte scellerato chiese se c'era in cielo un Signore
        che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato.
 
 [4] Essi risposero: "Vi è il Signore vivente; egli è il sovrano
        del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno".
 
 [5] L'altro ribattè: "E io sono sovrano sulla terra, che comando
        di prendere le armi e portare a termine le disposizioni del re".
        Tuttavia non riuscì a mandare ad effetto il suo crudele intento.
 
 [6] Nicànore, dunque, alzata la testa con tutta la superbia, aveva
        decretato di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di
        Giuda.
 
 [7] Il Maccabeo invece era costantemente convinto e pienamente fiducioso
        di trovare protezione da parte del Signore.
 
 [8] Esortava i suoi uomini a non temere l'attacco dei pagani, ma a tener
        fissi in mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad
        aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa
        dall'Onnipotente.
 
 [9] Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e
        ricordando loro le lotte che avevano già condotte a termine, li rese più
        coraggiosi.
 
 [10] Avendo così stimolato i loro sentimenti, espose e denunziò la
        malafede dei pagani e la violazione dei giuramenti.
 
 [11] Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli
        scudi e delle lance quanto con il conforto delle egregie parole, li
        riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera
        visione.
 
 [12] La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote,
        uomo eccellente, modesto nel portamento, mite nel contegno, dignitoso
        nel proferir parole, occupato dalla fanciullezza in quanto riguardava la
        virtù, con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica.
 
 [13] Gli era anche apparso un personaggio che si distingueva per la
        canizie e la dignità ed era rivestito di una maestà meravigliosa e
        piena di magnificenza.
 
 [14] Onia disse: "Questi è l'amico dei suoi fratelli, colui che
        innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il
        profeta di Dio".
 
 [15] E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d'oro,
        pronunciando queste parole nel porgerla:
 
 [16] "Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa
        abbatterai i nemici".
 
 [17] Esortati dalle bellissime parole di Giuda, capaci di spingere
        all'eroismo e di rendere virile anche l'animo dei giovani, decisero di
        non restare in campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la
        sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le
        cose sante e il tempio erano in pericolo.
 
 [18] Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i
        fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era
        per il tempio consacrato.
 
 [19] Anche per quelli rimasti in città non era piccola l'angoscia,
        essendo tutti turbati per l'ansia del combattimento in campo aperto.
 
 [20] Mentre tutti erano in attesa della prova imminente e i nemici già
        avevano cominciato ad attaccare e l'esercito era in ordine di battaglia
        e gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria
        schierata ai lati,
 
 [21] il Maccabeo dopo aver osservato le moltitudini presenti e la
        svariata attrezzatura delle armi e la ferocia delle bestie, alzò le
        mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non
        è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a
        coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio.
 
 [22] Invocando il Signore, si esprimeva in questo modo: "Tu,
        Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia re della Giudea ed
        egli fece perire nel campo di Sennàcherib centottantacinquemila uomini.
 
 [23] Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi
        per incutere paura e tremore.
 
 [24] Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che
        bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio". Con
        queste parole egli terminò.
 
 [25] Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli
        inni di guerra.
 
 [26] Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono
        nella mischia contro i nemici.
 
 [27] In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore,
        travolsero non meno di tretacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente
        per la manifesta presenza di Dio.
 
 [28] Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia,
        riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi.
 
 [29] Levarono alte grida dandosi all'entusiasmo, mentre benedicevano
        l'Onnipotente nella lingua paterna.
 
 [30] Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi
        concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l'affetto
        della prima età verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la
        testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a
        Gerusalemme.
 
 [31] Quando vi giunse, chiamò a raccolta tutti i connazionali e i
        sacerdoti davanti all'altare: sostando in mezzo a loro mandò a chiamare
        quelli dell'Acra
 
 [32] e mostrò loro la testa dell'empio Nicànore e la mano che quel
        bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell'Onnipotente
        pronunciando parole orgogliose.
 
 [33] Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a
        pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la mercede
        della sua follia.
 
 [34] Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore
        glorioso dicendo: "Benedetto colui che ha conservato la sua dimora
        inviolata".
 
 [35] Fece poi appendere la testa di Nicànore all'Acra alla vista di
        tutti, perché fosse segno manifesto dell'aiuto di Dio.
 
 [36] Quindi decretarono unanimemente con voto pubblico di non lasciar
        passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del
        decimosecondo mese - che in lingua siriaca si chiama Adàr - il giorno
        precedente la festa di Mardocheo.
 
 [37] Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel
        tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch'io chiudo qui la mia
        narrazione.
 
 [38] Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben
        composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e
        mediocre, questo solo ho potuto fare.
 
 [39] Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e
        viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un
        delizioso piacere, così l'arte di ben disporre l'argomento delizia gli
        orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la
        fine.
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